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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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Il sito della parrocchia:

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martedì 12 marzo 2019

Interrogare la storia -5- Interrogating history - 5 -


 Interrogare la storia
-5-

Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current.


  Ci sono periodi della storia che sono più intensi di altri. Essi segnano passaggi di fase tra un ciclo storico e un altro. Uno di questi lo vivemmo in Europa negli scorsi anni ’80. Pose fine ad un ciclo storico iniziato in Europa nel 1914, con la Prima Guerra Mondiale (1914-1918). Secondo lo storico inglese Eric Hosbawn, il Novecento fu un  secolo breve. Fino al 1914 ebbe le caratteristiche dell’Ottocento, dopo il 1991 ebbe quelle del nuovo Millennio. Una delle figure più importanti degli anni ’80 fu l’arcivescovo polacco di Cracovia Karol Wojtyla, eletto Papa nel 1978. All’epoca la Polonia era governata da un regime comunista di ispirazione marxista-leninista, secondo l’ideologia dogmatica diffusa dall’Unione Sovietica, la grande repubblica federale comunista eurasiatica  che nel 1917 era succeduta all’impero zarista russo. La Chiesa cattolica polacca,  sotto l’ispirazione e la guida del Papa Wojtyla - Giovanni Paolo 2°, contribuì in maniera determinante a produrre una rivoluzione anticomunista in Polonia, portata a termine nel 1989 con elezioni vinte dal sindacato-partito Solidarietà - Solidarnosc, guidato da Lech Walesa, che nel 1990 fu eletto primo Presidente della nuova Repubblica liberal-democratica, con economia capitalista. Gli eventi polacchi contribuirono in maniera notevole a rafforzare l’opposizione agli altri regimi comunisti dell’Europa Orientali, finiti sotto l’influenza dell’Unione Sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale, a seguito di accordi politici di spartizione conclusi nella città di Jalta, in Crimea, nel febbraio 1945, tra statunitensi, inglesi e sovietici, le principali potenze Alleate  che stavano vincendo la guerra contro i fascismi europei. Nel quadro di quegli accordi l’Italia ricadde  nella  sfera di influenza statunitense.
  L’importanza degli eventi di quel decennio, degli anni ’80, è segnalata dal fatto che il Papa Wojtyla ne fece memoria espressa, fatto inusuale per quel tipo di documento del Magistero, nell’enciclica sociale diffusa nel 1991, quanto tutto era ormai compiuto in Europa, con il titolo Il Centenario - Centesimus annus, nell’anniversario dei cento anni dal primo documento della dottrina sociale moderna della Chiesa Cattolica, l’enciclica  Le Novità - Rerum Novarum  del 1891, del papa Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13°:


III - L'anno 1989
22. Partendo dalla situazione mondiale ora descritta, e già ampiamente esposta nell'Enciclica Sollicitudo rei socialis, si comprende l'inaspettata e promettente portata degli avvenimenti degli ultimi anni. Il loro culmine certo sono stati gli avvenimenti del 1989 nei Paesi dell'Europa centrale ed orientale, ma essi abbracciano un arco di tempo ed un orizzonte geografico più ampi. Nel corso degli anni '80 crollano progressivamente in alcuni Paesi dell'America Latina, ma anche dell'Africa e dell'Asia certi regimi dittatoriali ed oppressivi; in altri casi inizia un difficile, ma fecondo cammino di transizione verso forme politiche più partecipative e più giuste. Un contributo importante, anzi decisivo, ha dato l'impegno della Chiesa per la difesa e la promozione dei diritti dell'uomo: in ambienti fortemente ideologizzati, in cui lo schieramento di parte offuscava la consapevolezza della comune dignità umana, la Chiesa ha affermato con semplicità ed energia che ogni uomo — quali che siano le sue convinzioni personali — porta in sé l'immagine di Dio e, quindi, merita rispetto. In tale affermazione si è spesso riconosciuta la grande maggioranza del popolo, e ciò ha portato alla ricerca di forme di lotta e di soluzioni politiche più rispettose della dignità della persona.
  Da questo processo storico sono emerse nuove forme di democrazia, che offrono la speranza di un cambiamento nelle fragili strutture politiche e sociali, gravate dall'ipoteca di una penosa serie di ingiustizie e di rancori, oltre che da un'economia disastrata e da pesanti conflitti sociali. Mentre con tutta la Chiesa rendo grazie a Dio per la testimonianza, spesso eroica, che non pochi Pastori, intere comunità cristiane, singoli fedeli ed altri uomini di buona volontà hanno dato in tali difficili circostanze, prego perché egli sostenga gli sforzi di tutti per costruire un futuro migliore. È, questa, infatti una responsabilità non solo dei cittadini di quei Paesi, ma di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà. Si tratta di mostrare che i complessi problemi di quei popoli possono essere risolti col metodo del dialogo e della solidarietà, anziché con la lotta per la distruzione dell'avversario e con la guerra.
23. Tra i numerosi fattori della caduta dei regimi oppressivi alcuni meritano di essere ricordati in particolare. Il fattore decisivo, che ha avviato i cambiamenti, è certamente la violazione dei diritti del lavoro. Non si può dimenticare che la crisi fondamentale dei sistemi, che pretendono di esprimere il governo ed anzi la dittatura degli operai, inizia con i grandi moti avvenuti in Polonia in nome della solidarietà. Sono le folle dei lavoratori a delegittimare l'ideologia, che presume di parlare in loro nome, ed a ritrovare e quasi riscoprire, partendo dall'esperienza vissuta e difficile del lavoro e dell'oppressione, espressioni e principi della dottrina sociale della Chiesa.
 Merita, poi, di essere sottolineato il fatto che alla caduta di un simile «blocco», o impero, si arriva quasi dappertutto mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia. Mentre il marxismo riteneva che solo portando agli estremi le contraddizioni sociali fosse possibile arrivare alla loro soluzione mediante lo scontro violento, le lotte che hanno condotto al crollo del marxismo insistono con tenacia nel tentare tutte le vie del negoziato, del dialogo, della testimonianza della verità, facendo appello alla coscienza dell'avversario e cercando di risvegliare in lui il senso della comune dignità umana.
 Sembrava che l'ordine europeo, uscito dalla seconda guerra mondiale e consacrato dagli Accordi di Yalta, potesse essere scosso soltanto da un'altra guerra. È stato, invece, superato dall'impegno non violento di uomini che, mentre si sono sempre rifiutati di cedere al potere della forza, hanno saputo trovare di volta in volta forme efficaci per rendere testimonianza alla verità. Ciò ha disarmato l'avversario, perché la violenza ha sempre bisogno di legittimarsi con la menzogna, di assumere, pur se falsamente, l'aspetto della difesa di un diritto o della risposta a una minaccia altrui.54 Ringrazio ancora Dio che ha sostenuto il cuore degli uomini nel tempo della difficile prova, pregando perché un tale esempio possa valere in altri luoghi ed in altre circostanze. Che gli uomini imparino a lottare per la giustizia senza violenza, rinunciando alla lotta di classe nelle controversie interne, come alla guerra in quelle internazionali.
24. Il secondo fattore di crisi è certamente l'inefficienza del sistema economico, che non va considerata come un problema soltanto tecnico, ma piuttosto come conseguenza della violazione dei diritti umani all'iniziativa, alla proprietà ed alla libertà nel settore dell'economia. A questo aspetto va poi associata la dimensione culturale e nazionale: non è possibile comprendere l'uomo partendo unilateralmente dal settore dell'economia, né è possibile definirlo semplicemente in base all'appartenenza di classe. L'uomo è compreso in modo più esauriente, se viene inquadrato nella sfera della cultura attraverso il linguaggio, la storia e le posizioni che egli assume davanti agli eventi fondamentali dell'esistenza, come il nascere, l'amare, il lavorare, il morire. Al centro di ogni cultura sta l'atteggiamento che l'uomo assume davanti al mistero più grande: il mistero di Dio. Le culture delle diverse Nazioni sono, in fondo, altrettanti modi di affrontare la domanda circa il senso dell'esistenza personale: quando tale domanda viene eliminata, si corrompono la cultura e la vita morale delle Nazioni. Per questo, la lotta per la difesa del lavoro si è spontaneamente collegata a quella per la cultura e per i diritti nazionali.
 La vera causa delle novità, però, è il vuoto spirituale provocato dall'ateismo, il quale ha lasciato prive di orientamento le giovani generazioni e in non rari casi le ha indotte, nell'insopprimibile ricerca della propria identità e del senso della vita, a riscoprire le radici religiose della cultura delle loro Nazioni e la stessa persona di Cristo, come risposta esistenzialmente adeguata al desiderio di bene, di verità e di vita che è nel cuore di ogni uomo. Questa ricerca è stata confortata dalla testimonianza di quanti, in circostanze difficili e nella persecuzione, sono rimasti fedeli a Dio. Il marxismo aveva promesso di sradicare il bisogno di Dio dal cuore dell'uomo, ma i risultati hanno dimostrato che non è possibile riuscirci senza sconvolgere il cuore.
25. Gli avvenimenti dell' '89 offrono l'esempio del successo della volontà di negoziato e dello spirito evangelico contro un avversario deciso a non lasciarsi vincolare da principi morali: essi sono un monito per quanti, in nome del realismo politico, vogliono bandire dall'arena politica il diritto e la morale. Certo la lotta, che ha portato ai cambiamenti dell' '89, ha richiesto lucidità, moderazione, sofferenze e sacrifici; in un certo senso, essa è nata dalla preghiera, e sarebbe stata impensabile senza un'illimitata fiducia in Dio, Signore della storia, che ha nelle sue mani il cuore degli uomini. È unendo la propria sofferenza per la verità e per la libertà a quella di Cristo sulla Croce che l'uomo può compiere il miracolo della pace ed è in grado di scorgere il sentiero spesso angusto tra la viltà che cede al male e la violenza che, illudendosi di combatterlo, lo aggrava.
 Non si possono, tuttavia, ignorare gli innumerevoli condizionamenti, in mezzo ai quali la libertà del singolo uomo si trova ad operare: essi influenzano, sì, ma non determinano la libertà; rendono più o meno facile il suo esercizio, ma non possono distruggerla. Non solo non è lecito disattendere dal punto di vista etico la natura dell'uomo che è fatto per la libertà, ma ciò non è neppure possibile in pratica. Dove la società si organizza riducendo arbitrariamente o, addirittura, sopprimendo la sfera in cui la libertà legittimamente si esercita, il risultato è che la vita sociale progressivamente si disorganizza e decade.
 Inoltre, l'uomo creato per la libertà porta in sé la ferita del peccato originale, che continuamente lo attira verso il male e lo rende bisognoso di redenzione. Questa dottrina non solo è parte integrante della Rivelazione cristiana, ma ha anche un grande valore ermeneutico, in quanto aiuta a comprendere la realtà umana. L'uomo tende verso il bene, ma è pure capace di male; può trascendere il suo interesse immediato e, tuttavia, rimanere ad esso legato. L'ordine sociale sarà tanto più solido, quanto più terrà conto di questo fatto e non opporrà l'interesse personale a quello della società nel suo insieme, ma cercherà piuttosto i modi della loro fruttuosa coordinazione. Difatti, dove l'interesse individuale è violentemente soppresso, esso è sostituito da un pesante sistema di controllo burocratico, che inaridisce le fonti dell'iniziativa e della creatività. Quando gli uomini ritengono di possedere il segreto di un'organizzazione sociale perfetta che renda impossibile il male, ritengono anche di poter usare tutti i mezzi, anche la violenza o la menzogna, per realizzarla. La politica diventa allora una «religione secolare», che si illude di costruire il paradiso in questo mondo. Ma qualsiasi società politica, che possiede la sua propria autonomia e le sue proprie leggi,55 non potrà mai esser confusa col Regno di Dio. La parabola evangelica del buon grano e della zizzania (cf Mt 13,24-30.36-43) insegna che spetta solo a Dio separare i soggetti del Regno ed i soggetti del Maligno, e che siffatto giudizio avrà luogo alla fine dei tempi. Pretendendo di anticipare fin d'ora il giudizio, l'uomo si sostituisce a Dio e si oppone alla sua pazienza.
Grazie al sacrificio di Cristo sulla Croce, la vittoria del Regno di Dio è acquisita una volta per tutte; tuttavia, la condizione cristiana comporta la lotta contro le tentazioni e le forze del male. Solo alla fine della storia il Signore ritornerà nella gloria per il giudizio finale (cf Mt 25,31) con l'instaurazione dei cieli nuovi e della terra nuova (cf 2 Pt 3,13; Ap 21,1), ma, mentre dura il tempo, la lotta tra il bene e il male continua fin nel cuore dell'uomo.
 Ciò che la Sacra Scrittura ci insegna in ordine ai destini del Regno di Dio non è senza conseguenze per la vita delle società temporali, le quali — come dice la parola — appartengono alle realtà del tempo con quanto esso comporta di imperfetto e di provvisorio. Il Regno di Dio, presente nel mondo senza essere del mondo, illumina l'ordine dell'umana società, mentre le energie della grazia lo penetrano e lo vivificano. Così son meglio avvertite le esigenze di una società degna dell'uomo, sono rettificate le deviazioni, è rafforzato il coraggio dell'operare per il bene. A tale compito di animazione evangelica delle realtà umane sono chiamati, unitamente a tutti gli uomini di buona volontà, i cristiani ed in special modo i laici.
26. Gli avvenimenti dell' '89 si sono svolti prevalentemente nei Paesi dell'Europa orientale e centrale; tuttavia, hanno un'importanza universale, poiché ne discendono conseguenze positive e negative che interessano tutta la famiglia umana. Tali conseguenze non hanno un carattere meccanico o fatalistico, ma sono piuttosto occasioni offerte alla libertà umana per collaborare col disegno misericordioso di Dio che agisce nella storia.
 Prima conseguenza è stato, in alcuni Paesi, l'incontro tra la Chiesa e il Movimento operaio, nato da una reazione di ordine etico ed esplicitamente cristiano contro una diffusa situazione di ingiustizia. Per circa un secolo detto Movimento era finito in parte sotto l'egemonia del marxismo, nella convinzione che i proletari, per lottare efficacemente contro l'oppressione, dovessero far proprie le teorie materialistiche ed economicistiche.
 Nella crisi del marxismo riemergono le forme spontanee della coscienza operaia, che esprimono una domanda di giustizia e di riconoscimento della dignità del lavoro, conforme alla dottrina sociale della Chiesa.  Il Movimento operaio confluisce in un più generale movimento degli uomini del lavoro e degli uomini di buona volontà per la liberazione della persona umana e per l'affermazione dei suoi diritti; esso investe oggi molti Paesi e, lungi dal contrapporsi alla Chiesa cattolica, guarda ad essa con interesse.
La crisi del marxismo non elimina nel mondo le situazioni di ingiustizia e di oppressione, da cui il marxismo stesso, strumentalizzandole, traeva alimento. A coloro che oggi sono alla ricerca di una nuova ed autentica teoria e prassi di liberazione, la Chiesa offre non solo la sua dottrina sociale e, in generale, il suo insegnamento circa la persona redenta in Cristo, ma anche il concreto suo impegno ed aiuto per combattere l'emarginazione e la sofferenza.
Nel recente passato il sincero desiderio di essere dalla parte degli oppressi e di non esser tagliati fuori dal corso della storia ha indotto molti credenti a cercare in diversi modi un impossibile compromesso tra marxismo e cristianesimo. Il tempo presente, mentre supera tutto ciò che c'era di caduco in quei tentativi, induce a riaffermare la positività di un'autentica teologia dell'integrale liberazione umana. Considerati da questo punto di vista, gli avvenimenti del 1989 risultano importanti anche per i Paesi del Terzo Mondo, che sono alla ricerca della via del loro sviluppo, come lo sono stati per quelli dell'Europa centrale ed orientale.
27. La seconda conseguenza riguarda i popoli dell'Europa. Molte ingiustizie, individuali e sociali, regionali e nazionali, sono state commesse negli anni in cui dominava il comunismo ed anche prima; molti odi e rancori si sono accumulati. È reale il pericolo che questi riesplodano dopo il crollo della dittatura, provocando gravi conflitti e lutti, se verranno meno la tensione morale e la forza cosciente di rendere testimonianza alla verità che hanno animato gli sforzi nel tempo passato. È da auspicare che l'odio e la violenza non trionfino nei cuori, soprattutto di coloro che lottano per la giustizia, e cresca in tutti lo spirito di pace e di perdono.
 Occorrono, però, passi concreti per creare o consolidare strutture internazionali capaci di intervenire, per il conveniente arbitrato, nei conflitti che insorgono tra le Nazioni, sicché ciascuna di esse possa far valere i propri diritti e raggiungere il giusto accordo e la pacifica composizione con i diritti delle altre. Tutto ciò è particolarmente necessario per le Nazioni europee, unite intimamente tra loro nel vincolo della comune cultura e storia millenaria. Occorre un grande sforzo per la ricostruzione morale ed economica nei Paesi che hanno abbandonato il comunismo. Per molto tempo le relazioni economiche più elementari sono state distorte, ed anche fondamentali virtù legate al settore dell'economia, come la veridicità, l'affidabilità, la laboriosità, sono state mortificate. Occorre una paziente ricostruzione materiale e morale, mentre i popoli stremati da lunghe privazioni chiedono ai loro governanti risultati tangibili ed immediati di benessere ed adeguato soddisfacimento delle loro legittime aspirazioni.
 La caduta del marxismo naturalmente ha avuto effetti di grande portata in ordine alla divisione della terra in mondi chiusi l'uno all'altro ed in gelosa concorrenza tra loro. Essa mette in luce più chiaramente la realtà dell'interdipendenza dei popoli, nonché il fatto che il lavoro umano per sua natura è destinato ad unire i popoli, non già a dividerli. La pace e la prosperità, infatti, sono beni che appartengono a tutto il genere umano, sicché non è possibile goderne correttamente e durevolmente se vengono ottenuti e conservati a danno di altri popoli e Nazioni, violando i loro diritti o escludendoli dalle fonti del benessere.
28. Per alcuni Paesi di Europa inizia, in un certo senso, il vero dopoguerra. Il radicale riordinamento delle economie, fino a ieri collettivizzate, comporta problemi e sacrifici, i quali possono esser paragonati a quelli che i Paesi occidentali del Continente si imposero per la loro ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale. È giusto che nelle presenti difficoltà i Paesi ex-comunisti siano sostenuti dallo sforzo solidale delle altre Nazioni: ovviamente, essi devono essere i primi artefici del proprio sviluppo; ma deve esser data loro una ragionevole opportunità di realizzarlo, e ciò non può avvenire senza l'aiuto degli altri Paesi. Del resto, la presente condizione di difficoltà e di penuria è la conseguenza di un processo storico, di cui i Paesi ex-comunisti sono stati spesso oggetto, e non soggetto: essi, perciò, si trovano in tale situazione non per libera scelta o a causa di errori commessi, ma in conseguenza di tragici eventi storici imposti con la violenza, i quali hanno loro impedito di proseguire lungo la via dello sviluppo economico e civile.
  L'aiuto degli altri Paesi soprattutto europei, che hanno avuto parte nella medesima storia e ne portano le responsabilità, corrisponde ad un debito di giustizia. Ma corrisponde anche all'interesse ed al bene generale dell'Europa, che non potrà vivere in pace, se i conflitti di diversa natura, che emergono come conseguenza del passato, saranno resi più acuti da una situazione di disordine economico, di spirituale insoddisfazione e disperazione.
  Questa esigenza, però, non deve indurre a rallentare gli sforzi per il sostegno e l'aiuto ai Paesi del Terzo Mondo, che soffrono spesso di condizioni di insufficienza e di povertà assai più gravi.  Sarà necessario uno sforzo straordinario per mobilitare le risorse, di cui il mondo nel suo insieme non è privo, verso fini di crescita economica e di sviluppo comune, ridefinendo le priorità e le scale di valori, in base alle quali si decidono le scelte economiche e politiche. Ingenti risorse possono essere rese disponbili col disarmo degli enormi apparati militari, costruiti per il conflitto tra Est e Ovest. Esse potranno risultare ancora più ingenti, se si riuscirà a stabilire affidabili procedure per la soluzione dei conflitti, alternative alla guerra, ed a diffondere, quindi, il principio del controllo e della riduzione degli armamenti anche nei Paesi del Terzo Mondo, adottando opportune misure contro il loro commercio.60 Ma soprattutto sarà necessario abbandonare la mentalità che considera i poveri — persone e popoli — come un fardello e come fastidiosi importuni, che pretendono di consumare quanto altri han prodotto. I poveri chiedono il diritto di partecipare al godimento dei beni materiali e di mettere a frutto la loro capacità di lavoro, creando così un mondo più giusto e per tutti più prospero. L'elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale ed anche economica dell'intera umanità.
29. Lo sviluppo, infine, non deve essere inteso in un modo esclusivamente economico, ma in senso integralmente umano. Non si tratta solo di elevare tutti i popoli al livello di cui godono oggi i Paesi più ricchi, ma di costruire nel lavoro solidale una vita più degna, di far crescere effettivamente la dignità e la creatività di ogni singola persona, la sua capacità di rispondere alla propria vocazione e, dunque, all'appello di Dio, in essa contenuto. Al culmine dello sviluppo sta l'esercizio del diritto-dovere di cercare Dio, di conoscerlo e di vivere secondo tale conoscenza.  Nei regimi totalitari ed autoritari è stato portato all'estremo il principio del primato della forza sulla ragione. L'uomo è stato costretto a subire una concezione della realtà imposta con la forza, e non conseguita mediante lo sforzo della propria ragione e l'esercizio della propria libertà. Bisogna rovesciare quel principio e riconoscere integralmente i diritti della coscienza umana, legata solo alla verità sia naturale che rivelata. Nel riconoscimento di questi diritti consiste il fondamento primario di ogni ordinamento politico autenticamente libero.  È importante riaffermare tale principio per vari motivi:
a) perché le antiche forme di totalitarismo e di autoritarismo non sono ancora del tutto debellate, ed esiste anzi il rischio che riprendano vigore: ciò sollecita ad un rinnovato sforzo di collaborazione e di solidarietà tra tutti i Paesi;
b) perché nei Paesi sviluppati si fa a volte un'eccessiva propaganda dei valori puramente utilitaristici, con la sollecitazione sfrenata degli istinti e delle tendenze al godimento immediato, la quale rende difficile il riconoscimento ed il rispetto della gerarchia dei veri valori dell'umana esistenza;
c) perché in alcuni Paesi emergono nuove forme di fondamentalismo religioso che, velatamente o anche apertamente, negano ai cittadini di fedi diverse da quelle della maggioranza il pieno esercizio dei loro diritti civili o religiosi, impediscono loro di entrare nel dibattito culturale, restringono il diritto della Chiesa a predicare il Vangelo e il diritto degli uomini, che ascoltano tale predicazione, ad accoglierla ed a convertirsi a Cristo. Nessun autentico progresso è possibile senza il rispetto del naturale ed originario diritto di conoscere la verità e di vivere secondo essa. A questo diritto è legato, come suo esercizio ed approfondimento, il diritto di scoprire e di accogliere liberamente Gesù Cristo, che è il vero bene dell'uomo.

  Furono poi i democratici cristiani tedeschi, guidati da Helmut Kohl, capo del governo tedesco dal 1982 al 1998, a guidare il processo di integrazione nell’Unione Europea degli stati che erano usciti dal comunismo e dall’influenza del nuovo stato russo.
«Per alcuni Paesi di Europa inizia, in un certo senso, il vero dopoguerra. Il radicale riordinamento delle economie, fino a ieri collettivizzate, comporta problemi e sacrifici, i quali possono esser paragonati a quelli che i Paesi occidentali del Continente si imposero per la loro ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale. È giusto che nelle presenti difficoltà i Paesi ex-comunisti siano sostenuti dallo sforzo solidale delle altre Nazioni: ovviamente, essi devono essere i primi artefici del proprio sviluppo; ma deve esser data loro una ragionevole opportunità di realizzarlo, e ciò non può avvenire senza l'aiuto degli altri Paesi.», aveva scritto il papa Wojtyla nell’enciclica Il Centenario - Centesimus annus.  Questo fu il principio che orientò l’allargamento dell’Unione Europea verso stati che erano stati nemici, dal punto di vista economico, bellico e ideologico. Non era scontato che le cose andassero così. L’influenza di quel Papa fu determinante per spingerle in quella direzione. Egli espresse l’unica vera ideologia di integrazione europea che fu all’epoca disponibile e un orientamento politico che in particolare trovò nei partiti democristiani europei tedesco e italiano la forza politica necessaria ad attuarla. In questo modo, mentre la Russia, uscita del comunismo e dal duro confronto con gli Occidentali denominato  Guerra Fredda, si presentò come la parte perdente, in una guerra vinta dagli Stati Uniti d’America, non così avvenne per gli stati che vennero integrati nell’Unione Europea. Circa cento milioni di stranieri extracomunitari vennero in breve integrati e divennero cittadini europei a pieno titolo. Il sistema politico ed economico di riferimento fu quello della Germania democratica, che non era organizzata secondo il capitalismo brutale sostenuto da alcune potenti correnti ideologiche degli Stati Uniti d’America ma secondo l’economia sociale di mercato che coniugava liberalismo economico con importanti principi di solidarietà sociale. Di questo vi sono importanti tracce nel trattato sull’Unione Europea del 2007, entrato in vigore il 1 dicembre 2009, detto Trattato di Lisbona, che ha riformato l’Unione Europea, nel quale agli articoli 2 e  3 si si legge:
Articolo 2
 L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
art.3
1. L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli.
 2. L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest'ultima.
3. L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. L'Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo.
[…]

 Dunque: competizione e solidarietà, due principi che orientano la società in opposte direzioni. L’economia capitalista si regge sulla competizione. La solidarietà umana è stata storicamente l’obiettivo del socialismo, ma prima di esso, della teologia sociale cristiana. Realizzare politiche solidali, come quelle indicate nella moderna dottrina sociale, e in particolare dall metà del secolo scorso, richiede un’azione dei governi e un’azione collettiva delle masse verso comportamenti sociali virtuosi, tesi anche a legittimare democraticamente la politica di gioverno in quella direzione. Nella nuova Europa scaurita dalle rivoluzioni anticomuniste dell’Europa orientale e dal processo di integrazione europea verso di essa sono progressivamente venuti meno quegli elementi necessari per politiche solidali. Questo perché, nel nuovo corso, il socialismo europeo, che li aveva storicamente espressi, è stato considerato come la parte perdente in quanto in qualche modo compromesso con i regimi totalitari comunisti dell’Europa orientale. In realtà, nelle sue versioni dell’Europa occidentale, esso, dagli anni Sessanta, si era profondamente integrato con l’ideologia democratica e promuovendo nell’Europa occidentale politiche e principi solidali aveva determinato un considente miglioramento delle condizioni della classe lavoratrice sotto ogni punto di vista. Questo era stato particolarmente evidente in Italia, dove la Repubblica democratica aveva avuto  dal 1948 una Costituzione piena di principi socialisti, deliberata con l’apporto determinate di forze politiche socialiste e cattolico democratiche. Uno dei frutti di queste politiche in Italia fu, nel 1978, la riforma sanitaria che diede ad ogni italiano la possibilità di essere curato da un servizio sanitario pubblico, anche se disoccupato, quasi completamente in modo gratuito e, comunque, in modo gratuito per tutte le patologie gravi. Questo obiettivo è stato raggiunto storicamente solo in alcuni regimi comunisti, insieme ad altri che forse oggi potrebbero sorprendere: ad esempio non ci si doveva dannare per trovare e conservare un lavoro o per trovare un’abitazione, essi venivano assegnati dallo stato. Naturalmente l’accentramento di potere politico che quel tipo di programmazione inevitabilmente richiedeva portò, a mia memoria in tutti gli stati a regime comunista storicamente realizzati, a sistemi politici fondati su dittature personali, quindi all’emergere di regnanti comunisti e di loro corti, ad oligarchie fondate su singole personalità dominanti, regimi che contrastavano brutalmente ogni dissenso e il ricambio politico. Questo però privò di senso il socialismo che a parole quei regimi proclamavano e scrivevano nelle loro costituzioni, che ha come elemento costitutivo la critica sociale razionale diretta a svelare ogni impostura organizzata per sottomettere le masse al dominio di una classe di privilegiati.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

Interrogating history
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  There are periods of history that are more intense than others. They mark phase transitions between one historical cycle and another. We experienced one of these in Europe in the past 80s. He put an end to a historical cycle begun in Europe in 1914, with the First World War (1914-1918). According to the English historian Eric Hosbawn, the twentieth century was a short century. Until 1914 it had the characteristics of the nineteenth century, after 1991 it had those of the new millennium. One of the most important figures of the '80s was the Polish archbishop of Krakow, Karol Wojtyla, elected Pope in 1978. At that time Poland was governed by a Marxist-Leninist communist regime, according to the dogmatic ideology spread by the Union Soviet, the great Eurasian communist federal republic that in 1917 had succeeded the Russian tsarist empire. The Polish Catholic Church, under the inspiration and guidance of Pope Wojtyla - John Paul II, contributed decisively to producing an anti-Communist revolution in Poland, completed in 1989 with elections won by the Solidarity-Solidarity union-party, led by by Lech Walesa, who in 1990 was elected first President of the new liberal-democratic Republic, with a capitalist economy. Polish events contributed significantly to strengthening opposition to the other Eastern European communist regimes, which ended up under the influence of the Soviet Union after the Second World War, following political partition agreements concluded in the city of Yalta, Crimea, in February 1945, between the Americans, the British and the Soviets, the main Allied powers that were winning the war against European fascism. In the framework of those agreements Italy fell back into  the US sphere of influence.
  The importance of the events of that decade, of the Eighties, is signaled by the fact that Pope Wojtyla made an explicit memory of it, made unusual for that type of document of the Magisterium, in the social encyclical spread in 1991, when everything was already accomplished in Europe, with the title Il Centenario - Centesimus annus, on the anniversary of one hundred years from the first document of the modern social doctrine of the Catholic Church, the encyclical Le Novità - Rerum Novarum of 1891, by Pope Vincenzo Gioacchino Pecci - Leone 13 °:

III. THE YEAR 1989

22. It is on the basis of the world situation just described, and already elaborated in the Encyclical Sollicitudo rei socialis, that the unexpected and promising significance of the events of recent years can be understood. Although they certainly reached their climax in 1989 in the countries of Central and Eastern Europe, they embrace a longer period of time and a wider geographical area. In the course of the 80s, certain dictatorial and oppressive regimes fell one by one in some countries of Latin America and also of Africa and Asia. In other cases there began a difficult but productive transition towards more participatory and more just political structures. An important, even decisive, contribution was made by the Church's commitment to defend and promote human rights. In situations strongly influenced by ideology, in which polarization obscured the awareness of a human dignity common to all, the Church affirmed clearly and forcefully that every individual — whatever his or her personal convictions — bears the image of God and therefore deserves respect. Often, the vast majority of people identified themselves with this kind of affirmation, and this led to a search for forms of protest and for political solutions more respectful of the dignity of the person.
From this historical process new forms of democracy have emerged which offer a hope for change in fragile political and social structures weighed down by a painful series of injustices and resentments, as well as by a heavily damaged economy and serious social conflicts. Together with the whole Church, I thank God for the often heroic witness borne in such difficult circumstances by many Pastors, entire Christian communities, individual members of the faithful, and other people of good will; at the same time I pray that he will sustain the efforts being made by everyone to build a better future. This is, in fact, a responsibility which falls not only to the citizens of the countries in question, but to all Christians and people of good will. It is a question of showing that the complex problems faced by those peoples can be resolved through dialogue and solidarity, rather than by a struggle to destroy the enemy through war.
23. Among the many factors involved in the fall of oppressive regimes, some deserve special mention. Certainly, the decisive factor which gave rise to the changes was the violation of the rights of workers. It cannot be forgotten that the fundamental crisis of systems claiming to express the rule and indeed the dictatorship of the working class began with the great upheavals which took place in Poland in the name of solidarity. It was the throngs of working people which foreswore the ideology which presumed to speak in their name. On the basis of a hard, lived experience of work and of oppression, it was they who recovered and, in a sense, rediscovered the content and principles of the Church's social doctrine.
Also worthy of emphasis is the fact that the fall of this kind of "bloc" or empire was accomplished almost everywhere by means of peaceful protest, using only the weapons of truth and justice. While Marxism held that only by exacerbating social conflicts was it possible to resolve them through violent confrontation, the protests which led to the collapse of Marxism tenaciously insisted on trying every avenue of negotiation, dialogue, and witness to the truth, appealing to the conscience of the adversary and seeking to reawaken in him a sense of shared human dignity.
It seemed that the European order resulting from the Second World War and sanctioned by the Yalta Agreements could only be overturned by another war. Instead, it has been overcome by the non-violent commitment of people who, while always refusing to yield to the force of power, succeeded time after time in finding effective ways of bearing witness to the truth. This disarmed the adversary, since violence always needs to justify itself through deceit, and to appear, however falsely, to be defending a right or responding to a threat posed by others. Once again I thank God for having sustained people's hearts amid difficult trials, and I pray that this example will prevail in other places and other circumstances. May people learn to fight for justice without violence, renouncing class struggle in their internal disputes, and war in international ones.
24. The second factor in the crisis was certainly the inefficiency of the economic system, which is not to be considered simply as a technical problem, but rather a consequence of the violation of the human rights to private initiative, to ownership of property and to freedom in the economic sector. To this must be added the cultural and national dimension: it is not possible to understand man on the basis of economics alone, nor to define him simply on the basis of class membership. Man is understood in a more complete way when he is situated within the sphere of culture through his language, history, and the position he takes towards the fundamental events of life, such as birth, love, work and death. At the heart of every culture lies the attitude man takes to the greatest mystery: the mystery of God. Different cultures are basically different ways of facing the question of the meaning of personal existence. When this question is eliminated, the culture and moral life of nations are corrupted. For this reason the struggle to defend work was spontaneously linked to the struggle for culture and for national rights.
But the true cause of the new developments was the spiritual void brought about by atheism, which deprived the younger generations of a sense of direction and in many cases led them, in the irrepressible search for personal identity and for the meaning of life, to rediscover the religious roots of their national cultures, and to rediscover the person of Christ himself as the existentially adequate response to the desire in every human heart for goodness, truth and life. This search was supported by the witness of those who, in difficult circumstances and under persecution, remained faithful to God. Marxism had promised to uproot the need for God from the human heart, but the results have shown that it is not possible to succeed in this without throwing the heart into turmoil.
25. The events of 1989 are an example of the success of willingness to negotiate and of the Gospel spirit in the face of an adversary determined not to be bound by moral principles. These events are a warning to those who, in the name of political realism, wish to banish law and morality from the political arena. Undoubtedly, the struggle which led to the changes of 1989 called for clarity, moderation, suffering and sacrifice. In a certain sense, it was a struggle born of prayer, and it would have been unthinkable without immense trust in God, the Lord of history, who carries the human heart in his hands. It is by uniting his own sufferings for the sake of truth and freedom to the sufferings of Christ on the Cross that man is able to accomplish the miracle of peace and is in a position to discern the often narrow path between the cowardice which gives in to evil and the violence which, under the illusion of fighting evil, only makes it worse.
Nevertheless, it cannot be forgotten that the manner in which the individual exercises his freedom is conditioned in innumerable ways. While these certainly have an influence on freedom, they do not determine it; they make the exercise of freedom more difficult or less difficult, but they cannot destroy it. Not only is it wrong from the ethical point of view to disregard human nature, which is made for freedom, but in practice it is impossible to do so. Where society is so organized as to reduce arbitrarily or even suppress the sphere in which freedom is legitimately exercised, the result is that the life of society becomes progressively disorganized and goes into decline.
Moreover, man, who was created for freedom, bears within himself the wound of original sin, which constantly draws him towards evil and puts him in need of redemption. Not only is this doctrine an integral part of Christian revelation; it also has great hermeneutical value insofar as it helps one to understand human reality. Man tends towards good, but he is also capable of evil. He can transcend his immediate interest and still remain bound to it. The social order will be all the more stable, the more it takes this fact into account and does not place in opposition personal interest and the interests of society as a whole, but rather seeks ways to bring them into fruitful harmony. In fact, where self-interest is violently suppressed, it is replaced by a burdensome system of bureaucratic control which dries up the wellsprings of initiative and creativity. When people think they possess the secret of a perfect social organization which makes evil impossible, they also think that they can use any means, including violence and deceit, in order to bring that organization into being. Politics then becomes a "secular religion" which operates under the illusion of creating paradise in this world. But no political society — which possesses its own autonomy and laws — can ever be confused with the Kingdom of God. The Gospel parable of the weeds among the wheat (cf. Mt 13:24-30; 36-43) teaches that it is for God alone to separate the subjects of the Kingdom from the subjects of the Evil One, and that this judgment will take place at the end of time. By presuming to anticipate judgment here and now, man puts himself in the place of God and sets himself against the patience of God.
Through Christ's sacrifice on the Cross, the victory of the Kingdom of God has been achieved once and for all. Nevertheless, the Christian life involves a struggle against temptation and the forces of evil. Only at the end of history will the Lord return in glory for the final judgment (cf. Mt 25:31) with the establishment of a new heaven and a new earth (cf. 2 Pt 3:13; Rev 21:1); but as long as time lasts the struggle between good and evil continues even in the human heart itself.
What Sacred Scripture teaches us about the prospects of the Kingdom of God is not without consequences for the life of temporal societies, which, as the adjective indicates, belong to the realm of time, with all that this implies of imperfection and impermanence. The Kingdom of God, being in the world without being of the world, throws light on the order of human society, while the power of grace penetrates that order and gives it life. In this way the requirements of a society worthy of man are better perceived, deviations are corrected, the courage to work for what is good is reinforced. In union with all people of good will, Christians, especially the laity, are called to this task of imbuing human realities with the Gospel.
26. The events of 1989 took place principally in the countries of Eastern and Central Europe. However, they have worldwide importance because they have positive and negative consequences which concern the whole human family. These consequences are not mechanistic or fatalistic in character, but rather are opportunities for human freedom to cooperate with the merciful plan of God who acts within history.
The first consequence was an encounter in some countries between the Church and the workers' movement, which came about as a result of an ethical and explicitly Christian reaction against a widespread situation of injustice. For about a century the workers' movement had fallen in part under the dominance of Marxism, in the conviction that the working class, in order to struggle effectively against oppression, had to appropriate its economic and materialistic theories.
In the crisis of Marxism, the natural dictates of the consciences of workers have re-emerged in a demand for justice and a recognition of the dignity of work, in conformity with the social doctrine of the Church. The worker movement is part of a more general movement among workers and other people of good will for the liberation of the human person and for the affirmation of human rights. It is a movement which today has spread to many countries, and which, far from opposing the Catholic Church, looks to her with interest.
The crisis of Marxism does not rid the world of the situations of injustice and oppression which Marxism itself exploited and on which it fed. To those who are searching today for a new and authentic theory and praxis of liberation, the Church offers not only her social doctrine and, in general, her teaching about the human person redeemed in Christ, but also her concrete commitment and material assistance in the struggle against marginalization and suffering.
In the recent past, the sincere desire to be on the side of the oppressed and not to be cut off from the course of history has led many believers to seek in various ways an impossible compromise between Marxism and Christianity. Moving beyond all that was short-lived in these attempts, present circumstances are leading to a reaffirmation of the positive value of an authentic theology of integral human liberation.58 Considered from this point of view, the events of 1989 are proving to be important also for the countries of the Third World, which are searching for their own path to development, just as they were important for the countries of Central and Eastern Europe.
27. The second consequence concerns the peoples of Europe themselves. Many individual, social, regional and national injustices were committed during and prior to the years in which Communism dominated; much hatred and ill-will have accumulated. There is a real danger that these will re-explode after the collapse of dictatorship, provoking serious conflicts and casualties, should there be a lessening of the moral commitment and conscious striving to bear witness to the truth which were the inspiration for past efforts. It is to be hoped that hatred and violence will not triumph in people's hearts, especially among those who are struggling for justice, and that all people will grow in the spirit of peace and forgiveness.
What is needed are concrete steps to create or consolidate international structures capable of intervening through appropriate arbitration in the conflicts which arise between nations, so that each nation can uphold its own rights and reach a just agreement and peaceful settlement vis-à-vis the rights of others. This is especially needed for the nations of Europe, which are closely united in a bond of common culture and an age old history. A great effort is needed to rebuild morally and economically the countries which have abandoned Communism. For a long Time the most elementary economic relationships were distorted, and basic virtues of economic life, such as truthfulness, trustworthiness and hard work were denigrated. A patient material and moral reconstruction is needed, even as people, exhausted by longstanding privation, are asking their governments for tangible and immediate results in the form of material benefits and an adequate fulfilment of their legitimate aspirations.
The fall of Marxism has naturally had a great impact on the division of the planet into worlds which are closed to one another and in jealous competition. It has further highlighted the reality of interdependence among peoples, as well as the fact that human work, by its nature, is meant to unite peoples, not divide them. Peace and prosperity, in fact, are goods which belong to the whole human race: it is not possible to enjoy them in a proper and lasting way if they are achieved and maintained at the cost of other peoples and nations, by violating their rights or excluding them from the sources of well-being.
28. In a sense, for some countries of Europe the real post-war period is just beginning. The radical reordering of economic systems, hitherto collectivized, entails problems and sacrifices comparable to those which the countries of Western Europe had to face in order to rebuild after the Second World War. It is right that in the present difficulties the formerly Communist countries should be aided by the united effort of other nations. Obviously they themselves must be the primary agents of their own development, but they must also be given a reasonable opportunity to accomplish this goal, something that cannot happen without the help of other countries. Moreover, their present condition, marked by difficulties and shortages, is the result of an historical process in which the formerly Communist countries were often objects and not subjects. Thus they find themselves in the present situation not as a result of free choice or mistakes which were made, but as a consequence of tragic historical events which were violently imposed on them, and which prevented them from following the path of economic and social development.
Assistance from other countries, especially the countries of Europe which were part of that history and which bear responsibility for it, represents a debt in justice. But it also corresponds to the interest and welfare of Europe as a whole, since Europe cannot live in peace if the various conflicts which have arisen as a result of the past are to become more acute because of a situation of economic disorder, spiritual dissatisfaction and desperation.
This need, however, must not lead to a slackening of efforts to sustain and assist the countries of the Third World, which often suffer even more serious conditions of poverty and want.59 What is called for is a special effort to mobilize resources, which are not lacking in the world as a whole, for the purpose of economic growth and common development, redefining the priorities and hierarchies of values on the basis of which economic and political choices are made. Enormous resources can be made available by disarming the huge military machines which were constructed for the conflict between East and West. These resources could become even more abundant if, in place of war, reliable procedures for the resolution of conflicts could be set up, with the resulting spread of the principle of arms control and arms reduction, also in the countries of the Third World, through the adoption of appropriate measures against the arms trade.  But it will be necessary above all to abandon a mentality in which the poor — as individuals and as peoples — are considered a burden, as irksome intruders trying to consume what others have produced. The poor ask for the right to share in enjoying material goods and to make good use of their capacity for work, thus creating a world that is more just and prosperous for all. The advancement of the poor constitutes a great opportunity for the moral, cultural and even economic growth of all humanity.
29. Finally, development must not be understood solely in economic terms, but in a way that is fully human.  It is not only a question of raising all peoples to the level currently enjoyed by the richest countries, but rather of building up a more decent life through united labour, of concretely enhancing every individual's dignity and creativity, as well as his capacity to respond to his personal vocation, and thus to God's call. The apex of development is the exercise of the right and duty to seek God, to know him and to live in accordance with that knowledge. In the totalitarian and authoritarian regimes, the principle that force predominates over reason was carried to the extreme. Man was compelled to submit to a conception of reality imposed on him by coercion, and not reached by virtue of his own reason and the exercise of his own freedom. This principle must be overturned and total recognition must be given to the rights of the human conscience, which is bound only to the truth, both natural and revealed. The recognition of these rights represents the primary foundation of every authentically free political order. It is important to reaffirm this latter principle for several reasons:
a) because the old forms of totalitarianism and authoritarianism are not yet completely vanquished; indeed there is a risk that they will regain their strength. This demands renewed efforts of cooperation and solidarity between all countries;
b) because in the developed countries there is sometimes an excessive promotion of purely utilitarian values, with an appeal to the appetites and inclinations towards immediate gratification, making it difficult to recognize and respect the hierarchy of the true values of human existence;
c) because in some countries new forms of religious fundamentalism are emerging which covertly, or even openly, deny to citizens of faiths other than that of the majority the full exercise of their civil and religious rights, preventing them from taking part in the cultural process, and restricting both the Church's right to preach the Gospel and the rights of those who hear this preaching to accept it and to be converted to Christ. No authentic progress is possible without respect for the natural and fundamental right to know the truth and live according to that truth. The exercise and development of this right includes the right to discover and freely to accept Jesus Christ, who is man's true good.

It was then the Christian Democrats of Germany, led by Helmut Kohl, head of the German government from 1982 to 1998, who led the process of integration into the European Union of states that had emerged from communism and the influence of the new Russian state.
«For some countries of Europe the real post-war period begins, in a certain sense. The radical reorganization of the economies, until recently collectivized, involves problems and sacrifices, which can be compared to those that the western countries of the continent imposed themselves for their reconstruction after the second world war. It is right that in the present difficulties the ex-communist countries should be supported by the solidarity effort of other nations: obviously, they must be the first architects of their own development; but they must be given a reasonable opportunity to carry it out, and this cannot happen without the help of other countries. », wrote Pope Wojtyla in the encyclical Il Centenario - Centesimus annus. This was the principle that oriented the enlargement of the European Union towards states that had been enemies, from an economic, war and ideological point of view. It was not obvious that things went like this. The influence of that Pope was instrumental in pushing them in that direction. He expressed the only true ideology of European integration that was at the time available and a political orientation that  particularly found the necessary political force to implement it in the German and Italian European Christian Democratic parties. In this way, while Russia, exit of communism and from the hard confrontation with the Westerners called Cold War, presented itself as the losing part, in a war won by the United States of America, not so happened for the states that were integrated in the 'European Union. About one hundred million non-EU foreigners were soon integrated and became full citizens of Europe. The political and economic system of reference was that of democratic Germany, which was not organized according to brutal capitalism supported by some powerful ideological currents of the United States of America but according to the social market economy which combined economic liberalism with important principles of solidarity social. There are important traces of this in the 2007 European Union treaty, which came into force on 1 December 2009, called the Lisbon Treaty, which reformed the European Union, in which in articles 2 and 3 it is written:

Article 2
 The Union is founded on the values of respect for human dignity, freedom, democracy, equality, the rule of law and respect for human rights, including the rights of persons belonging to minorities. These values are common to the Member States in a society in which pluralism, non-discrimination, tolerance, justice, solidarity and equality between women and men prevail.
Article 3
1. The Union's aim is to promote peace, its values and the well-being of its peoples.
2. The Union shall offer its citizens an area of freedom, security and justice without internal frontiers, in which the free movement of persons is ensured in conjunction with appropriate measures with respect to external border controls, asylum, immigration and the prevention and combating of crime.
3. The Union shall establish an internal market. It shall work for the sustainable development of Europe based on balanced economic growth and price stability, a highly competitive social market economy, aiming at full employment and social progress, and a high level of protection and improvement of the quality of the environment. It shall promote scientific and technological advance.
It shall combat social exclusion and discrimination, and shall promote social justice and protection, equality between women and men, solidarity between generations and protection of the rights of the child. It shall promote economic, social and territorial cohesion, and solidarity among Member States. It shall respect its rich cultural and linguistic diversity, and shall ensure that Europe's cultural heritage is safeguarded and enhanced.
[…]

Therefore: competition and solidarity, two principles that guide society in opposite directions. The capitalist economy is based on competition. Human solidarity has historically been the goal of socialism, but before it, of Christian social theology. Realizing solidarity policies, such as those indicated in modern social doctrine, and in particular from the middle of the last century, requires action by governments and collective action by the masses towards virtuous social behavior, also aimed at democratically legitimizing the policy of government in that direction. In the new Europe, weakened by the anticommunist revolutions of Eastern Europe and by the process of European integration towards it, those elements necessary for solidarity policies have gradually disappeared. This is because, in the new course, European socialism, which had historically expressed them, was considered to be the losing party in that it was in some way compromised with the totalitarian communist regimes of Eastern Europe. In fact, in its versions of Western Europe, it had been deeply integrated with democratic ideology since the 1960s and by promoting solidarity policies and principles in Western Europe had determined a consensus improvement in the conditions of the working class in every respect view. This had been particularly evident in Italy, where the Democratic Republic had had since 1948 a constitution full of socialist principles, deliberated with the determined contribution of socialist and Catholic democratic political forces. One of the fruits of these policies in Italy was, in 1978, the health reform that gave every Italian the chance to be treated by a public health service, even if unemployed, almost completely for free and, in any case, free of charge for all serious diseases. This objective has been reached historically only in some communist regimes, together with others that perhaps today might surprise: for example, one should not be damned to find and keep a job or to find a home, they were assigned by the state. Naturally the centralization of political power that this kind of programming inevitably required led, in my memory, in all the historically realized communist states, to political systems based on personal dictatorships, therefore to the emergence of communist rulers and their courts, to oligarchies founded on single dominant personalities, regimes that brutally contrasted any dissent and political change. This, however, deprived socialism of its meaning from words that those regimes proclaimed and wrote in their constitutions, whose constituent element is rational social criticism aimed at revealing every imposture organized to submit the masses to the domination of a class of privileged.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli district