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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

Il sito della parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

martedì 28 aprile 2020

Papa Francesco: preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni.

28-4-20 Casa Santa Marta
da:

April 28, 2020 House "Saint Martha"


from

Papa Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta nel martedì della III settimana di Pasqua. Nell’introduzione pensa al comportamento del popolo di Dio di fronte alla fine della quarantena:
In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni.

Pope Francis presided over Mass at Casa Santa Marta on the Tuesday of the third week of Easter. In the introduction, think about the behavior of the people of God towards the end of the quarantine:


In this time, when we begin to have dispositions to get out of quarantine, let us pray to the Lord to give his people, to all of us, the grace of prudence and obedience to dispositions, so that the pandemic does not return.



In Italy – April 27, 2020: 197,096 cases of COVID-19; 24,780 associated deaths; 20,618 health-care workers

domenica 26 aprile 2020

DALLA MESSA DELLE NOVE NELLA CHIESA PARROCCHIALE - 3° Domenica del Tempo di Pasqua - immagini e sintesi dell'omelia


Immagini e sintesi dell'omelia

 Per rivedere la celebrazione:







Sintesi dell’omelia pronunciata dal parroco mons. Remo Chiavarini durante la messa della 3° Domenica del Tempo di pasqua, il 26 Aprile 2020, celebrata nella chiesa parrocchiale senza la presenza del popolo, per le misure di prevenzione sanitaria in corso di epidemia di Covid-19, ma teletrasmessa mediante Youtube.
 Sintesi di Mario Ardigò – dell’Azione cattolica parrocchiale – per come ha inteso le parole del celebrante.


 Come domenica  scorsa ci ha  fatto compagnia    Tommaso, così questa domenica, 3° del Tempo pasquale, possiamo dire che ci fanno compagnia questi due discepoli , che scendono  da Gerusalemme  verso Emmaus.  Il giorno è sempre quello: quel primo giorno della settimana, giorno di grandi annunci, di grandi incontri.
 E, come Tommaso rappresentava tutti noi, è la figura del discepolo che è chiamato a fare un cammino per riconoscere che Gesù è il vivente,  anche i discepoli di Emmaus  ci rappresentano, perché anche noi dobbiamo fare questo cammino.
 Il primo tratto è quello di ritornare ciascuno alla propria casa, dopo aver vissuto un’esperienza che poteva essere molto promettente, molto coinvolgente, ma che ormai era finita, i  verbi che utilizzano nel loro linguaggio sono ormai al passato: soprattutto speravamo è il verbo sintomatico.
  Vanno ad Emmaus. Anche lì, vedete, Emmaus   è un grande rebus, nella geografia evangelica, biblica, perché sia gli archeologi che gli esegeti sono alla ricerca di questo luogo, e in Terra Santa, come sa chi qualche volta c’è andato, ci sono tanti luoghi che vogliono essere la Emmaus del Vangelo. Probabilmente non c’è una Emmaus fisica, perché ognuno ha la sua Emmaus, possiamo dire, cioè il luogo dove è chiamato, e soprattutto a riconoscere il Signore.
Quindi ciascuno di noi ritorna, con un cuore un pochino disilluso, e rientra nella sua casa,  a volte con lo stesso atteggiamento del chiudere le porte, si fa sera, e ormai tutto è  finito,  non c’è più, possiamo dire,   possibilità di futuro.
  Ma succede un fatto, che è molto interessante e il Vangelo lo esplicita bene. C’è l’invito: «Rimani con noi!». Quindi si apre la nostra casa, la nostra vita, a uno straniero, uno sconosciuto, e con lui anche si condivide la cena. E la cosa interessante è che, mentre spezzano il pane, i loro occhi si aprono.
  Ecco qua allora che cosa ci dice il Vangelo. Per riconoscere Gesù bisogna fare questo passo: spezzare il pane, che ha un significato grande. Certamente nel Vangelo quello spezzare il pane è il gesto dell’Eurcaristia, Gesù prese il pane e lo spezzò, per cui è nell’Eucaristia domenicale che si aprono i nostri occhi, e siamo chiamati a riconoscere la presenza del Signore. Ma lo spezzare il pane, anche umanamente, significa condividere, non rinchiuderci in noi stessi, saper entrare in questa com-pagnia,  che come sapete significa   spezzare e mangiare lo stesso pane.  E allora lì si  aprono gli occhi e non c’è più bisogno di vederlo fisicamente  il Signore, perché si capisce che il Signore c’è.  E riprende il coraggio,  la forza, e [quei discepoli] sono capaci, nonostante il buio, di riprendere il cammino e di ritornare a Gerusalemme.
  Anche noi abbiamo bisogno di riprendere un cammino, di riprendere forza. Come   possiamo farlo? Secondo quello che ci dice il Vangelo. Se sappiamo condividere, spezzare il pane insieme, allora  i nostri  occhi si aprono,  e riconosciamo che Gesù è sempre stato con noi,  anche quando non lo percepivamo,  anche quando ci diceva che, lui il Messia, doveva  soffrire. Quindi possiamo dire: era necessario passare attraverso la prova, la sofferenza,  che non era fine a se stessa, ma era in preparazione di qualcosa di più grande.
  Allora [quei discepoli] non hanno più paura e riprendono il cammino.

  E’ quello che ci auguriamo anche noi. Lo chiediamo al Signore: di  saperlo riconoscere, attraverso la nostra condivisione,   in mezzo a noi  e  riprendere  con forza e con  entusiasmo il cammino che la vita ci presenta davanti.



venerdì 24 aprile 2020

ATTENZIONE, PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELLE MALATTIE, SEGUITE SOLO LE RACCOMANDAZIONI DI MEDICI ABILITATI! 
 A QUESTO INDIRIZZO SUL WEB, POTRETE VERIFICARE SE LA PERSONA ALLA QUALE VI VOLETE AFFIDARE PER PREVENZIONE E CURE SANITARIE SIA ABILITATA ALL'ESERCIZIO DELLA MEDICINA IN ITALIA

https://portale.fnomceo.it/cerca-prof/

(l'archivio è alimentato dagli Ordini provinciali. Potrebbe essere necessario qualche tempo dall'iscrizione perché risulti nel portale nazionale)

E, PER QUANTO RIGUARDA L'ORDINE DEI MEDICI DI ROMA:

https://ricercaiscritto.ordinemediciroma.it/galileo/webgui/ricercaAlbo.xhtml


 NESSUNA PRATICA RITUALE E  NESSUN LUOGO O PERSONALITÀ' MIRACOLANTI HANNO MAI OTTENUTO, NELLA STORIA DELL'UMANITA', I RISULTATI DI PREVENZIONE E CURA SANITARIE, PER MILIARDI DI PERSONE, CONSEGUITI DALLA MEDICINA MODERNA.
Fonte NY Times APR, 24 2020

martedì 21 aprile 2020


 L'epidemia da COVID-19 si è manifestata a Milano (Lombardia - Italia) circa una settimana prima che a New York- USA. In Italia le misure di confinamento della popolazione (lockdown) sono scattate dal 10-3-20, molto prima che in USA. Tuttavia, la risposta, in termini di riduzione dei nuovi malati, è stata più lenta a Milano che nel resto dell'Italia, e la curva dell'andamento della malattia è stata simile a quella di New York. Tra l'epidemia negli USA e quella a Milano c'è, mi pare di capire, una differenza significativa nel numero dei contagiati e dei morti, che, dalle statistiche disponibili, appare maggiore negli USA. Da questo può ricavarsi l'osservazione che dove l'epidemia si è diffusa maggiormente, è più difficile ottenerne la remissione, anche con misure severe di lockdown. E che, comunque,  misure più o meno severe di lockdown sono efficaci a ottenere una remissione della malattia, veramente molto contagiosa e con un elevato tasso di letalità. Esse, però, sono più efficaci se si interviene nelle fasi iniziali di una  epidemia.
 Si calcola che in Italia sia stato attualmente contagiato circa il 10% della popolazione: significa che il 90% può ancora esserlo e che, dunque, la sorveglianza dell'andamento dell'epidemia deve essere ancora molto accurata, per prendere rapidamente provvedimenti di contenimento nel caso di sviluppo di nuovi focolai epidemici.
  Sono in corso studi per realizzare vari tipi di vaccini, ma, dalle informazioni finora disponibili, essi non saranno disponibili per la commercializzazione su vasta scala prima di un anno e mezzo.
Mario Ardigò
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  The COVID-19 epidemic occurred in Milan (Lombardy - Italy) about a week earlier than in New York-USA. In Italy the measures of confinement of the population (lockdown) started from March 10, 2020, much earlier than in the USA. However, the response, in terms of reduction of new patients, has been slower in Milan than in the rest of Italy, and the curve of the disease trend has been similar to that of New York. Between the epidemic in the USA and that in Milan there is, I understand, a significant difference in the number of infected and dead, which, from the available statistics, appears greater in the USA. From this we can derive the observation that where the epidemic has spread more, it is more difficult to obtain its remission, even with severe lockdown measures. And that, however, more or less severe lockdown measures are effective in obtaining a remission of the disease, which is truly very contagious and with a high lethality rate. However, they are more effective if one intervenes in the initial stages of an epidemic.
 It is estimated that around 10% of the population has currently been infected in Italy: it means that 90% can still be infected and that, therefore, surveillance of the epidemic trend must still be very accurate, in order to quickly take containment measures in the case of development of new epidemic outbreaks.
  Studies are underway to develop various types of vaccines, but from the information available so far, they will not be available for large-scale commercialization before a year and a half.
Mario Ardigò

domenica 19 aprile 2020

DALLA MESSA DELLE.NOVE.IN PARROCCHIA

Immagini e sintesi dell'omelia del parroco della Messa della Seconda Domenica di Pasqua, celebrata nella chiesa parrocchiale, in assenza del popolo per la prevenzione del contagio da Covid-19, il 19 Aprile 2020, teletrasmessa mediante Youtube sul canale 
sul quale può essere rivista








Sintesi dell'omelia svolta dal parroco mons. Remo Chiavarini durante la Messa delle nove nella seconda domenica di Pasqua del 2020, il 19 aprile 2020, celebrata senza la presenza fisica de popolo, a causa delle prescrizioni sanitarie per la prevenzione della malattia Covid-19, ma trasmessa in diretta sul canale YouTube della parrocchia e lì visualizzabile nuovamente. Sintesi di Mario Ardigò, del gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, per come ha compreso le parole del celebrante.



Allora, come dicevamo, siamo nell'Ottava di Pasqua, quegli otto giorni dopo in cui i discepoli e la comunità Cristiana si riuniscono di nuovo. E, come vedete, c'è al centro dell'attenzione, della nostra attenzione, una persona che si chiama Tommaso. Oggi è la domenica di San Tommaso, possiamo dire.  È una domenica che ha tanti nomi. Il più antico è Domenica in Albis [Depositis. La domenica in cui le persone che sono stare battezzare nella domenica di Pasqua terminano di indossare vesti bianche che indossavano dal  giorno del Battesimo, le depongono].Poi c'è Domenica della Misericordia, recentemente così chiamata su suggerimento del Papa Giovanni Paolo 2^. Oppure la Domenica di Tommaso, perché in questo Vangelo, che si legge sempre in questa domenica, c'è questa persona che ci rappresenta tanto, e che rappresenta un pochino tutta la Chiesa. Perché lui fa un percorso che è quello che  ogni discepolo del Signore, e la comunità cristiana, deve fare lungo la storia, e in modo particolare in questo Tempo di Pasqua.
  Qual è il significato di questo Tempo di Pasqua, di questi cinquanta giorni che vanno dalla Pasqua alla Pentecoste? È proprio quello: rendersi sempre più convinti, fare l'esperienza, che c'è il Signore, che il Signore risorto è presente in mezzo a noi. Quindi non essere più incredulo ma credente. È il cammino della fede. E noi lo facciamo con l'aiuto della Parola di Dio.
  Che cosa ci dice questo Vangelo? Ci dice che: le porte erano chiuse, c'era paura, lo shock era stato grande, la crocifissione del Signore non era stata una  passeggiata. Quindi c'è paura, ci sono i segni della morte intorno che prevalgono. Ma sono riuniti i discepoli. E, la cosa straordinaria: Gesù viene. Sta in mezzo, addirittura dice, con una frase piuttosto forte, il Vangelo. È questo è quel grande compito dello Spirito, lo Spirito Santo che compare, anzi comincia a comparire come dono, questo è quello che lo Spirito Santo realizza: rendere presente Gesù in mezzo
alla comunità. È quello che fa oggi e farà sempre. Lo Spirito Santo rende presente Gesù, che si fa capire essere vivo, nonostante, ecco l'altra caratteristica, porti ancora i segni della morte del suo corpo. Perché Tommaso gli dice "Se io non metto le mie dita nella piaga" -soprattutto nella piaga del costato, quella che rendeva chiaramente presente la morte nel corpo di Gesù, perché era la piaga che arrivava al cuore, che aveva squarciato il cuore - "io non credo!". È lì, ecco la cosa incredibile e straordinaria, Gesù apre le sue piaghe e dice "Io porto dentro di me, nel mio corpo la piaga aperta, il segno della morte, e la porterò per sempre, tutta la storia sarà una storia in cui i segni della morte sono presenti, ma nonostante questi segni però io sono il vivente.
  Ecco qua il grande ostacolo per la fede, di Tommaso e di ciascuno di noi. Capire che, nonostante i segni della presenza della morte, c'è Gesù che è vivo.
 Come fa Tommaso a fare questo passo? C'è lo dice il Vangelo stesso quando dice che Tommaso era insieme con gli altri discepoli. Non dice "Voi siete degli illusi, per cui io vado per conto mio". Ritorna e, quando sono insieme, Gesù si ripresenta.
 Ecco qua allora il senso della nostra riunione domenicale: nel giorno di domenica la Chiesa si riunisce, riunisce i suoi discepoli, i discepoli del Signore, non tutti con una fede forte, anzi molti con dei grossi dubbi, con delle grosse difficoltà di credere: ma nonostante tutto sono presenti. E piano piano Gesù a tutti fa fare questo cammino. Questo cammino che li porterà a rendersi conto che il Signore è  realmente risorto.
 E allora, con grande nostalgia noi celebriamo questa domenica ancora divisi, in attesa di ritrovarci insieme. perché abbiamo bisogno tutti di fare questo cammino.

Il parroco, al termine della Messa, ci ha invitati a leggere il libro degli Atti degli apostoli, in cui si narra della vita di Gesù dopo la sua morte terrena, in particolare nelle prime comunità di fede. Potete leggero sul WEB all’indirizzo


all’interno del sito con i testi della Bibbia, in varie traduzioni in italiane, in ebraico, in greco e in latino,  proposti dalla Conferenza episcopale italiana.

Nota: dalle immagini della Messa, abbiamo visto i nostri sacerdoti con tagli di capelli radicali, come una volta si facevano per i militari di leva, con la macchinetta come si diceva: anche questo, per così dire, un segno dei tempi (difficili) che stiamo vivendo.







sabato 18 aprile 2020

LINK YOUTUBE DELLA PARROCCHIA PER SEGUIRE LE MESSE DOMENICALI

QUI SOTTO TROVATE IL LINK PER SEGUIRE SUL CANALE YOUTUBE DELLA PARROCCHIA LE MESSE DOMENICALI 



LA MESSA DOMENICALE VERRA' CELEBRATA ALLE ORE 9.
 SUL CANALE YOUTUBE TROVATE ANCHE LA VIDEOREGISTRAZIONE DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DELLA PASSATA SETTIMA SANTA

 LE CELEBRAZIONI TRASMESSE SUL NETWORK YOUTUBE SONO UN MODO PER MANTENERCI UNITI, COME IN UNA SOLA FAMIGLIA, CON I NOSTRI SACERDOTI, PER MANTENERE LA CONSUETUDINE DELLA MESSA E, INFINE, UN IMPORTANTE SUSSIDIO ALLA SPIRITUALITÀ' PERSONALE E IN FAMIGLIA, IN QUESTO TEMPO DI CONFINAMENTO PER LA PANDEMIA DA COVID-19

Religione e pandemia di Covid-19 - Religion and Covid-19 pandemic


Religione e pandemia di Covid-19
-
Religion and Covid-19 pandemic

Following is the English translation made with the help of Google translate


  Da anni ho l'abitudine di annotare sui libri la data e la libreria in cui li ho comprati.
 L'altro giorno su un libro che mi è passato per le mani nella mia stanza d'ufficio c'era scritto che l'avevo acquistato una sera della seconda metà del gennaio scorso alla Feltrinelli di Largo Torre Argentina. A quel tempo l'epidemia di Covid-19 (che ancora non si chiamava così, ma solo malattia da coronavirus) era solo una notizia dalla lontana Cina, dove avevano costretto a casa sessanta milioni di persone che abitavano in Hubei, una provincia nella zona centro-orientale della Repubblica Popolare Cinese. Quel giorno, come mio solito da quando sono stato trasferito a lavorare in un ufficio pubblico di fronte a Castel Sant'Angelo, nel centro di Roma, avevo fatto una passeggiata per i rioni dall'altra parte del Tevere, per via Zanardelli, Corso Rinascimento e Corso Vittorio Emanuele 2^, fino ad arrivare a quella libreria, nella piazza che ha al centro il complesso archeologico detto Area Sacra, con i ruderi di quattro templi romani costruiti tra il Quarto e il Secondo secolo dell'era antica e dedicati alle dee Feronia, Giuturna, Fortuna e ai Lari permarini, protettori dei naviganti.
 Quando ero bambino e poi ragazzo, mio padre accompagnava me e mio fratello in lunghe passeggiate per il centro di Roma, e qualche vota passavamo in quella piazza. Cercava di spiegarci quelle antiche rovine che aveva nel mezzo, ma a me interessavano di più i molti gatti che le abitavano, non collegavo quelle pietre a fatti religiosi. Del resto ero stato educato in una religione che pretenziosamente bollava le antiche fedi come pagane, nel senso di superstiziose e false. Crescendo mi sono spesso domandato come credenze tanto radicate ed evolute, come dimostra l'arte ad esse ispirata, avessero potuto sparire tutto sommato rapidamente. E ho scoperto che non è proprio chiaro.
  Si ipotizza che abbiano contribuito vari fattori: culturali, politici e sociali, economici, insuccessi nelle guerre di conquista con conseguente generalizzata sfiducia, conseguenze di eventi naturali (epidemie, denatalità) e, anche, il sorprendente successo del cristianesimo tra le classi dominanti dell'impero romano. Si produsse un mutamento profondo di civiltà. Mi sono fatta la convinzione che, ad un certo punto, l'antica, affascinante e poetica religione politeistica sia apparsa inutile. Non è un po' quello che sta succedendo con la nostra in tempi di Covid-19?
  Dal giorno in cui ho comprato quel libro che dicevo, sono passati tre mesi. In Italia sono morte oltre ventimila persone. A Milano ci sono stati più morti in questi due mesi che in tutti gli anni della Seconda guerra mondiale. In giro vedo ancora le scritte dei primi giorni: "Andrà tutto bene".  L'altro ieri sera, tornando a casa dal lavoro, verso le sei, ho visto dei ragazzi che in un balcone di fronte ballavano rumorosamente al ritmo di un musica latino-americana. Altra gente canta dalle finestre, come abbiamo imparato a fare dai cinesi dell'Hubei, al tempo in cui erano confinati in casa, come noi ora, per non diffondere il contagio. Ora quella consuetudine mi dà fastidio, anche se non me la posso prendere con quella povera gente che la pratica, in fondo lasciata sola con le proprie angosce. È infatti un costume che contrasta con l'enormità della tragedia. Enorme, sì, ma tutto sommato gestita con una certa efficienza tecnica da una sanità pubblica che si è dimostrata molto migliore, innanzi tutto nelle persone dei suoi operatori, da come certi la diffamavano.
  In questi eventi le religioni, anche la nostra, e io in essa,  che da anziano dovrei illuminare i più giovani, hanno potuto e saputo dire poco, e mi pare che si stiano rivelando inutili. Aspettano che la bufera passi, per riprendere le costumanze di prima. Ma avranno realmente l'opportunità di farlo?
  Che senso hanno avuto le liturgie celebrate dal clero in spazi e ambienti vuoti, con il popolo invitato ad assistere da remoto, in televisione? E, innanzi tutto, hanno avuto un senso? Non me lo chiederei se non ne dubitassi.
 Degli insegnamenti del nostro Magistero mi è entrata particolarmente nel cuore il Messaggio di speranza per la Pasqua 2020 dell'arcivescovo di Milano Mario Delpini, che ho pubblicato su questo blog il 1 Aprile scorso, ma, in genere, mi è parso che vi sia stata una certa difficoltà a spiegare religiosamente gli eventi, e da parte di noi fedeli di capirli,  una volta (giustamente) abbandonata l'antica credenza delle sciagure naturali come espressione dell'ira-di-dio. La scienza, pur nella sua fatica per crescere verso una comprensione affidabile degli eventi, per far luce nell'ignoto in mezzo alle difficoltà derivanti dall'essere noi umani non dei ma esseri limitati pur se dotati di menti capaci di raziocinio, quindi pur anche in mezzo ai suoi insuccessi, appare a chi non la pratica ma ne riceve i benefici, una religione (perché questa è la scienza per chi la vive da fuori) che serve a qualcosa, che ha ancora qualcosa da dire.
  Ora sento che si invoca la ripresa delle liturgie pubbliche nelle nostre chiese, del resto mai vietate dalle autorità civili (non sarebbe stato consentito dagli accordi tra la Repubblica italiana e la Sede; è stata solo prescritta una distanziazione personale non inferiore al metro. L'Autorità religiosa ha vietato liturgie pubbliche non ritenendo possibile rispettare quella distanza minima), nonostante i seri rischi che ancora potrebbero correre i fedeli che vi partecipano, in gran parte anziani. In effetti, una volta che quelle liturgie  non ci sono più state, è parso che la religione stessa cominciasse a svanire, come se non si sentisse in giro più quel brusio degli angeli, di cui scrisse il sociologo Peter Ludwig Berger per descrivere la religiosità diffusa tra la gente pur in epoca di crollo dei miti fantastici del passato.
  Devo tuttavia riconoscere che già prima di Covid-19 le cose in religione non andavano tanto bene. Le fedi nel miracolo e nella coesione comunitaria, con religioni tutte prese a rimirare il miracolo che loro stesse pretendono di essere, e anche di manifestare nelle loro congregazioni, in genere deludono. Valgono tutto sommato più che altro per l'adunanza emotiva di piazze che stanno qualche ora "con". Ma quando si è confinati in casa, dalla pandemia o da altri dolori della vita, che rimane veramente? È una domanda che pongo innanzi tutto a me stesso, perché sono parte viva della mia Chiesa, non semplice spettatore di eventi religiosi. Al di fuori delle celebrazioni liturgiche di routine è tanto difficile  incontrarsi con le altre persone che dicono di vivere la nostra fede. E quando ci si riesce, si scopre di avere su quei temi le idee più varie, alcune delle quali ancor radicate nell'antica religione che però, si rivelò inutile.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

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Religion and Covid-19 pandemic

  For some years, I have got into the habit of writing down the date and the bookshop in which I bought them.
 The other day on a book that passed through my hands in my office room it was written that I had bought it in a evening in the second half of last January at the Feltrinelli in Largo Torre Argentina - Rome. At that time the Covid-19 epidemic (which was not yet called that, but only coronavirus disease) was only news from distant China, where they had forced sixty million people who lived in Hubei, a province in the area central-eastern part of the People's Republic of China. That day, as usual since I was transferred to work in a public office in front of Castel Sant'Angelo, in the center of Rome, I had taken a walk through the districts on the other side of the Tiber, via Zanardelli, Corso Rinascimento and Corso Vittorio Emanuele 2 ^, up to that library, in the square which has at its center the archaeological complex called Sacred Area, with the ruins of four Roman temples built between the fourth and second centuries of the ancient era and dedicated to the goddesses Feronia, Giuturna, Fortuna and to the  Lari permarini, protectors of sailors.
 When I was a child and then a boy, my father accompanied me and my brother on long walks through the center of Rome, and we passed several times in that square. He tried to explain to us those ancient ruins that he had in the middle, but I was more interested in the many cats that lived in them, I did not connect those stones to religious facts. After all, I had been educated in a religion that pretentiously boiled the ancient faiths as pagan, in the sense of superstitious and false. Growing up I often wondered how such deeply rooted and evolved beliefs, as the art inspired by them shows, could have disappeared quickly after all. And I found that it's not really clear.
 Various factors are assumed to have contributed: cultural, political and social, economic, failures in the wars of conquest resulting in widespread mistrust, consequences of natural events (epidemics, denatality) and, also, the surprising success of Christianity among the dominant classes of the Roman Empire. There was a profound change in civilization. I became convinced that, at some point, the ancient, fascinating and poetic polytheistic religion appeared useless. Isn't that what's going on with ours in Covid-19 times?
  Since the day I bought that book I said, three months have passed. In Italy over twenty thousand people have died. In Milan there have been more deaths in these two months than in all the years of the Second World War. Around I still see the writings of the first days: "Everything will be fine". The day before yesterday, returning home from work, around six o'clock, I saw some boys  and girls dancing on a balcony in front of them to the rhythm of Latin American music. Other people sing from the windows, as we learned to do from the Chinese of Hubei, at the time when they were confined to the house, like us now, so as not to spread the infection. Now that custom bothers me, even if I can't take it out on those poor people who practice it, basically left alone with their own anxieties. It is in fact a costume that contrasts with the enormity of the tragedy. Huge, yes, but all in all managed with a certain technical efficiency by a public health organizationi that has proven to be much better, first of all in the people of its operators, than certain its defamers said.
 In these events, religions, including ours, and I in it, who as an elder should enlighten the younger ones, have been able to say little, and it seems to me that they are proving useless. They wait for the storm to pass, to resume the former customs. But will they really have the opportunity to do so?
  What was the meaning of the liturgies celebrated by the clergy in empty spaces and environments, with the people invited to watch remotely, on television? And, first of all, did they make sense? I wouldn't ask if I didn't doubt it.
 Of the teachings of our Magisterium, the message of hope for Easter 2020 of the Archbishop of Milan Mario Delpini, which I published on this blog on 1 April last, entered my heart, but, in general, it seemed to me that there was a certain difficulty in explaining events religiously, and by us faithful to understand them, once (rightly) abandoned the ancient belief of natural disasters as an expression of wrath-of-god. Science, despite its effort to grow towards a reliable understanding of events, to shed light in the unknown in the midst of the difficulties deriving from being us humans, limited beings  not gods, even if equipped with minds capable of reasoning, therefore also in in the midst of its failures, it appears to those who do not practice it but receive the benefits, a religion (because this is the science for those who live it from outside) that serves something, which still has something to say.
  Now I hear that the resumption of public liturgies in our churches is invoked, moreover never prohibited by civil authorities (it would not have been allowed by the agreements between the Italian Republic and the Holy See; a personal distance of not less than one meter was prescribed. The religious authority has banned public liturgies because it did not consider it possible to respect that minimum distance), despite the serious risks that the faithful who participate in it, mostly elderly, could still run. In fact, once those liturgies were no longer there, it seemed that the religion itself began to fade away, as if the buzz of angels was no longer heard, of which the sociologist Peter Ludwig Berger wrote to describe the widespread religiosity among the people even in the era of collapse of the fantastic myths of the past.
  However, I must admit that before Covid-19 things in religion were not going so well. The faiths in the miracle and in community cohesion, with religions all taken to gazing at the miracle that they themselves claim to be, and to manifest in their congregations, generally disappoint. All in all they are worth more than anything else for the emotional meeting of squares that are a few hours "with". But when you are confined to your home, by the pandemic or other pains in life, what remains really? It is a question that I ask myself first of all, because I am a living part of my Church, not a mere spectator of religious events. Outside of routine liturgical celebrations it is so difficult to meet with other people who say they live our faith. And when you succeed, you find in the people on those topics   the most varied ideas, some of which still rooted in  the ancient religion which, however, proved useless.

by Mario Ardigò - Catholic Action group in the Catholic parish named  "Saint Clemente pope" - Rome, Monte Sacro - Valli  district


Luis Sepùlveda - Ovalle (Cile) 1949, Oviedo (Spagna) 2020

Luis Sepùlveda - Ovalle (Cile) 1949, Oviedo (Spagna) 2020
(foto da La Repubblica 17-4-20)

giovedì 16 aprile 2020

L'ITALIA E' EUROPA - ITALY IS EUROPE

Una veduta di Castel Sant'Angelo, a Roma, sulle rive del fiume Tevere. La statua dell'angelo che rinfodera la spada, in cima alla costruzione, fa memoria della fine di un'antica epidemia di peste. Sulla sinistra, la bandiera stellata dell'Unione Europea, che sventola su tutti gli edifici pubblici. Essa è ispirata alla corona di dodici stelle,  menzionata in un brano del libro dell'Apocalisse, che in quella narrazione splende sul capo di una donna vestita di sole, nella quale la tradizione interpretativa cattolica vede Maria madre di Gesù. E' essenzialmente una bandiera di pace, a differenza di molti altri simboli nazionali, e a differenza anche del Tricolore bianco, rosso e verde, bandiera della Repubblica Italiana, nata come vessillo di lotta, al pari di quella francese.

 View of Saint Angel Castle, in Rome, on the banks of the Tiber river. The statue of the angel who puts the sword back in its sheath
l, on top of the building, commemorates the end of an ancient plague epidemic. On the left, the starry flag of the European Union, flying over all public buildings. It is inspired by the crown of twelve stars, mentioned in a passage from the book of Revelation, which in that narration shines on the head of a woman dressed in the sun, in which the Catholic interpretative tradition sees Mary mother of Jesus. It is essentially a flag of peace, unlike many other national symbols, and unlike also the white, red and green Tricolor, flag of the Italian Republic, born as a banner of struggle, like the French one.

domenica 12 aprile 2020

Sintesi dell’introduzione del parroco mons. Remo Chiavarini alla Settimana Santa 2020, svolta all’inizio della Messa della domenica “delle Palme” il 5-4-20, e delle omelie da lui pronunciate durante la Settimana Santa del 2020, nella Messa del Giovedì santo “nella Cena del Signore”, nel corso della liturgia del Venerdì santo, nella Messa di Pasqua al termine della Veglia Pasquale e nella Messa celebrata il giorno di Pasqua. Le liturgie si sono svolte senza il popolo, in osservanza delle disposizioni sanitarie per il contagio della malattia Covid-19.


 Sintesi dell’introduzione del parroco mons. Remo Chiavarini alla Settimana Santa 2020, svolta all’inizio della Messa della domenica “delle Palme”  il 5-4-20,  e delle omelie da lui pronunciate durante la Settimana Santa del 2020, nella  Messa del Giovedì santo “nella Cena del Signore”, nel corso della liturgia del Venerdì santo, nella Messa di Pasqua al termine della Veglia Pasquale e nella Messa celebrata il giorno di Pasqua. Le liturgie si sono svolte senza il popolo, in osservanza delle disposizioni sanitarie per il contagio della malattia Covid-19. Sono state trasmesse su  una canale Youtube al quale si può accedere con questo link


sul quale sono ancora visualizzabili
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Sintesi dell’introduzione alla Settimana Santa  pronunciata dal parroco don Remo Chiavarini all’inizio della la Messa della domenica “Delle Palme” celebrata in parrocchia il 5 aprile 2020, senza il popolo a causa delle misure di confinamento sociale per la prevenzione del contagio da Covid-19.
Sintesi di Mario Ardigò, per ciò che ha capito delle parole del celebrante

   Siamo arrivati all’inizio della Settimana Santa, questa domenica delle Palme. Una Settimana Santa inedita, unica, speriamo, nella nostra vita. Una Settimana Santa da ricordare…
 Comunque, sempre Settimana Santa è.
 Sempre ci introduce questa celebrazione nella settimana che ci porterà poi alla domenica di Pasqua.
  Chiediamo al Signore che ci prepari, attraverso il dono della sua misericordia, a ricevere tutta la grazia che il Signore ha preparato per noi in questi giorni.

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 Sinesi dell’omelia pronunciata dal parroco don Remo Chiavarini durante la Messa del Giovedì santo celebrata in parrocchia il 9 aprile 2020, senza il popolo a causa delle misure di confinamento sociale per la prevenzione del contagio da Covid-19 [9-4-20].
Sintesi di Mario Ardigò, per ciò che ha capito delle parole del celebrante

 E’ uno strano Giovedì santo.
 Strano perché è così familiare e unico, per lo meno nella mia vita.
 Il Giovedì santo è la celebrazione dell’Ultima Cena: è sempre stata una delle celebrazioni più solenni di tutto l’anno. Da sempre.
  Quando ero in Seminario, si partecipava proprio il Giovedì Santo alla celebrazione presieduta dal Papa, allora era Paolo 6°. La celebrava a San Giovanni in Laterano dove c’era il Seminario. Perché allora le liturgie pasquali iniziavano in San Giovanni in Laterano, con la Messa “In Coena Domini  [si legge “in cena domini”. E’ espressione in latino che significa “nel ricordo dell’(Ultima) Cena del Signore”]. Poi [continuavano] il venerdì a Santa Maria Maggiore e il sabato a San Pietro. Il Seminario partecipava e serviva anche; quindi diverse volta da seminarista ho prestato servizio a questa celebrazione. Poi, dopo la cena, si andava a casa. Chi partiva subito dopo la celebrazione, chi la mattina dopo, quelli che magari erano più lontani.
 Ma poi anche subito nelle parrocchie dove sono stato. A cominciare da San Saturnino: [lì] la celebrazione del Giovedì Santo era solennissima, era stracolma, pienissima, e così anche in tutte le altre celebrazioni. Perché il popolo cristiano sa che questa è una celebrazione fondamentale. Qui c’è la Pasqua del Signore. C’è il mistero di Gesù che dona se stesso in quella liturgia che ricorda quell’incontro nel Cenacolo. E anche noi qui stasera siamo qui proprio nel Cenacolo: siamo dodici, tredici, quattordici, non di più, come probabilmente erano quella sera nel Cenacolo del Signore, quando, come tutte le famiglie degli ebrei, si iniziava a celebrare la Pasqua.
 [Quest’anno] anche gli ebrei [del nostro tempo] hanno iniziato a celebrare la Pasqua ieri sera.  Ieri sera hanno celebrato nelle famiglie. Si inizia con una liturgia famigliare e poi si continua in quelle altre celebrazioni che coinvolgono poi tutto il popolo, al Tempio e così via.
 Anche noi abbiamo riascoltato come prima lettura l’inizio, addirittura in terra d’Egitto,  [il racconto] dell’uccisione dell’agnello pasquale, di quell’agnello nel cui sangue c’è salvezza: l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo. Poi abbiamo riascoltato come san Paolo ci dice che, in fondo, in quella Pasqua bisogna inserire anche la nostra Pasqua; quell’agnello non è più l’agnello del gregge, ma è Gesù, e ormai quel sacrificio è nuovo  ed eterno, per cui è l’unico ed eterno sacrificio del Signore nel quale noi ci innestiamo facendone memoria nel tempo. In questo lungo Esodo nel quale la storia si trova e vive in attesa di entrare nella Terra Promessa. Ricordiamoci sempre che la Terra Promessa non è su questa Terra, ma per noi la Terra Promessa è “Cieli nuovi” e “Terra Nuova”, nella quale Gesù è entrato con la sua Resurrezione e dove, lì, tutti ci attende.
  Stasera volevo ricordare innanzi tutto il sacramento dell’Eucaristia, che è il luogo dove la comunità si ritrova, l’unica Eucaristia del Signore che continua a vivere nel tempo. L’Eucaristia è il luogo dove la comunità sperimenta di essere la Chiesa di Dio, il Popolo di Dio. E poi il dono del sacerdozio, che è indissolubilmente legato all’Eucaristia, quindi alla Chiesa. Non c’è Eucaristia senza sacerdozio. Non c’è Chiesa senza Eucaristia. Quindi possiamo dire che non c’è Chiesa senza sacerdozio, questo ce lo dobbiamo ricordare.
 Ricordiamo poi in questo momento soprattutto  novantanove sacerdoti, così oggi diceva il giornale, che in questi giorni sono morti a causa dell’epidemia, del corona-virus.  In fondo anche loro, veramente pastori, hanno accompagnato quel gregge, quel numeroso gregge, che in questa epidemia è stato convogliato nel gregge nuovo ed eterno del Paradiso.
 Adesso, come sapete, doveva esserci la Lavanda dei piedi: non  c’è  oggi. C’è subito la preghiera universale, ma quel gesto ce lo portiamo nel cuore e ci ricorda che proprio dalle relazioni primarie che comincia questo comandamento del Signore, quello di far sì che la propria vita sia servizio, perché noi dobbiamo essere discepoli di colui che è venuto non per essere servito  ma per servire.

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Sintesi dell’omelia pronunciata dal parroco don Remo Chiavarini nel corso della liturgia del Venerdì santo celebrata il 10 aprile 2020 nella chiesa parrocchiale, senza il popolo dei fedeli a causa delle prescrizioni sanitarie per la prevenzione del contagio della malattia Covid-19
Sintesi di Mario Ardigò per quanto ha compreso delle parole del celebrante (la liturgia è stata trasmessa su un canale  di Youtube, ma a tratti l’audio non era di buona qualità)

 Abbiamo proclamato il Vangelo della Passione  secondo Giovanni. Il Venerdì santo è di solito  pieno di tante manifestazioni: quest’anno è caratterizzato dal silenzio. Ma sempre Venerdì santo è.
  Venerdì santo significa la Passione  del Signore. Noi sappiamo che questa Passione  ancora continua nel mondo. Ogni anno ha la sua caratterizzazione: quest’anno pensiamo agli ospedali, alle sale di rianimazione, dei luoghi della sofferenza di chi ha perso qualche caro. Ogni anno, sempre la sofferenza ci accompagnerà. Come ogni sofferenza, si può affrontare in tante maniere.
 Di fronte alla croce c’è chi si ribella, chi prega, chi non l’accetta, chi l’accetta ma non ne comprende il senso, ma se potesse con grande gioia, se dipendesse da lui, la eviterebbe. E c’è l’esempio del Signore che ci presenta questo Vangelo, un racconto estremamente sobrio: racconta in fondo una tortura, la condanna a morte, ma con una serenità straordinaria, come colui che sa che la sofferenza ha un significato e che quella sofferenza si può tradurre in fonte di vita, se vissuta con amore.
 Una delle caratteristiche fondamentali della Passione  del Signore è questa: non la subisce, non è che gli cade addosso e purtroppo la deve portare avanti, ma volontariamente, per ubbidienza, vi entra.
 Il Signore ci doni di entrare in questo Venerdì santo, così come in ogni Venerdì santo della nostra vita, con quello spirito.


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Sintesi dell’omelia svolta dal parroco mons. Remo Chiavarini durante la Messa  di Pasqua celebrata l’11 Aprile 2020, dopo la  Veglia, nella chiesa parrocchiale, senza il popolo dei fedeli a causa delle disposizioni di prevenzione sanitaria del contagio della malattia Covid-19 [11-4-20]
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante

 Così finalmente siamo arrivati nel cuore della Pasqua, di questa liturgia pasquale che abbiamo iniziato giovedì. E nel cuore di questa liturgia troviamo il Vangelo della Resurrezione. Il comando del Signore: «Andate ad annunciare quello che avete visto!». E’ quello che in fondo la Chiesa fa durante tutto il tempo, e dunque anche in questa notte, in questo anno della storia del mondo, della storia della Chiesa, la Chiesa annuncia questo fatto: Cristo è risorto.
 Ci sono due parole nel Vangelo che forse sentiamo particolarmente presenti nel nostro cuore, in questa Pasqua.
 La prima è «Non abbiate paura!». Che poi è la stessa cosa di «Non temete!». La paura, il timore, è quello che prende sia le donne che vanno al Sepolcro, perché loro vanno per dare una degna sepoltura al corpo del Signore, e naturalmente, trovando la tomba vuota, la tomba aperta, quella grande pietra rotolata via, capiscono che qualche cosa è successo. Ma poi vedremo che la stessa cosa accade anche ai discepoli, gli apostoli, addirittura Pietro, Giovanni: lo sconcerto. Ecco che anche a loro verrà detto «Non temete!». E viene detto alla Chiesa e viene detto a noi oggi: «Non temete! Non temete! Non temete!», «Non abbiate paura!». Come è bello accogliere questo invito del Signore!
  Non abbiate paura, perché… «Perché io ho vinto la morte. Io ho vinto, sono ancora il Crocifisso». Perché poi il Signore si manifesterà con le piaghe, per cui Cristo che vive in eterno è sempre il Crocifisso e porta sempre con sé le piaghe della Crocifissione, ma quelle piaghe non gli hanno portato la morte, perché lui ha vinto, è andato oltre.
  E questo è l’annuncio della Pasqua. Noi siamo qui perché sappiamo che la Pasqua del Signore non è solo la sua  Pasqua, perché se fosse la sua Pasqua in fondo sarebbe una gran cosa ma una cosa che interesserebbe lui, e invece no, interessa anche noi, perché, come ci ha detto Paolo, Cristo  è risorto per donare per donare la sua vita a coloro che vogliono unirsi a lui attraverso i sacramenti, primo fra tutti il Battesimo. Ecco perché nella notte della Pasqua c’è a centro il Battesimo e siamo chiamati, noi tutti, a fare memoria del nostro Battesimo, perché con il Battesimo siamo entrati con la nostra vita vecchia nella tomba del Signore e siamo risorti a vita nuova. E noi anche, perciò, siamo dei risorti. Questa è la cosa incredibile. Non soltanto Gesù è risorto, ma noi siamo risorti già adesso, perché noi abbiamo già la vita nuova.  Quella vita che Gesù ha inaugurato con la sua Risurrezione.

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Sintesi dell'omelia del parroco mons. Remo Chiavarini  nella Messa di Pasqua celebrata il 12 Aprile 2020, con inizio alle 9, nella chiesa parrocchiale di San Clemente papa, senza il popolo, in osservanza delle prescrizioni sanitarie per la prevenzione della malattia Covid-19
Sintesi di Mario Ardigò per come ha inteso le parole del celebrante

  Domenica: il Vangelo della Pasqua ci racconta proprio quello che accadde in quel primo giorno della settimana. Questo termine ricorrerà spesso, perché veramente con la Risurrezione del Signore inizia un tempo nuovo.
 Come la settimana era in po' il paradigma che racchiudeva tutta la Creazione, e ogni settimana si ripeteva e ci ricordava tutte le grandi opere di Dio, che aveva compiuto, così inizia una nuova settimana, che significa, secondo il linguaggio biblico che inizia una nuova Creazione.
 Siamo in questo primo giorno della settimana. Ecco perché la domenica è il giorno della fede, il giorno dei cristiani. È il giorno che ci dice che noi siamo già in tempi nuovi. Siamo in quella Creazione nuova che la Resurrezione del Signore ha iniziato.
Noi siamo in cammino, come gli Apostoli, per arrivare a vedere e credere: "E videro e credettero", dice il Vangelo. Questo deve essere anche per tutti noi. 
 Questo cammino è certamente molto diverso l'uno dall'altro. Perché vediamo Pietro che va lento e Giovanni c'è questo termine, particolare, che dice "Il discepolo che Gesù amava". In realtà non si parla proprio di Giovanni; probabilmente dietro questa terminologia c'è indicato ciascuno di noi, perché ciascuno di noi è "il discepolo amato dal Signore", che deve fare questa esperienza, mettersi in cammino e andare verso la tomba del Signore. In una  tomba, quindi in un luogo che parla di morte, in una tomba, quindi in un luogo che parla di morte, in un luogo che contiene anche segni di morte. C'è un sudario, ci sono delle bende, tipiche proprio di una sepoltura. Ma in presenza di questi segni e anche di quel luogo che indica il termine ultimo del cammino dell'uomo, lì anche sperimentare né non si ferma lì, che c'è un inizio nuovo. E credere perciò che il Signore Gesù è il Signore della vita. E che noi, insieme con lui, siamo chiamati a questa vita nuova.
Questo è il senso della Pasqua. Questo è l'annuncio della Chiesa: "Lode a te, o Cristo!".