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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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Il sito della parrocchia:

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mercoledì 28 aprile 2021

Dinamiche di gruppo

 

Dinamiche di gruppo

 

 La prima volta che sentii parlare di dinamica di gruppo fu da mia madre, quando frequentava il corso di laurea in Scienze dell’educazione  nell’Università dei salesiani che abbiamo qui vicino a noi. Mi appropriai del suo libro di testo, Dinamica di gruppo, scritto da Gennaro Luce, operatore salesiano specializzato in Scienze dell’educazione dai salesiani, pubblicato da LMS – Lega missionaria studenti nel 1977.

  Non molto tempo dopo ne sentii parlare da mio zio Achille, che stava scrivendo il suo Crisi di governabilità e mondi vitali, che uscì nel 1980.

  A mia madre insegnarono come animare un gruppo. Negli anni ’70 in Italia si progettò il rinnovamento della catechesi, che prima di allora riguardava essenzialmente i bambini di elementari e medie e si faceva come in una classe scolastica. In particolare per la catechesi degli adulti, a cui mia madre voleva dedicarsi particolarmente, si capì l’importanza di svilupparla in un gruppo attivo, non semplicemente ricettivo. Naturalmente, quando in parrocchia si vide che mia madre voleva mettere in pratica ciò che aveva appreso dai salesiani, il parroco le revocò l’incarico di catechista. Non gliene voglio, anche se la fece soffrire molto; era in fondo un uomo buono anche se piuttosto autoritario con i bambini; si trovava più tranquillo a fare come s’era sempre fatto. Del resto ci ha messo la vita per insegnarci la fede, cosa in cui io non mi ci sono nemmeno provato, salvo che con le mie figlie. Era incastrato in un congegno clericale che ha fatto molto soffrire, pur volendo (in genere) fare il bene. E anche mia madre capì di trovarsi nella stessa condizione, accettò quella sofferenza e cambiò campo d'impegno. Senz'altro la parrocchia perse un'importante opportunità. Nella nostra Chiesa lo spreco di quelle che l'aziendalistica chiama risorse umane  è la norma.

  Mio zio Achille mi raccontava delle esperienze di terapia di gruppo che erano state organizzate per i reduci di guerra statunitensi, che riuscivano meglio nei piccoli gruppi e che richiedevano di capirne le dinamiche, per cui esse erano state studiate scientificamente. E poi anche degli studi e pratiche fatti sempre negli Stati Uniti per migliorare l’efficienza degli equipaggi dei bombardieri, che dovevano lavorare a lungo insieme in situazioni molto stressanti. Vi trovò la conferma sperimentale sotto il profilo della psicologia delle convinzioni raggiunte in sociologia sull’importanza dei piccoli gruppi per dare senso alla vita personale, con rilessi sulle dinamiche dell’intera società. Per queste piccole realtà motivanti adottò l’espressione di mondi vitali e individuò una delle principali cause della sfiducia nella politica dell’epoca, con conseguente crisi di governabilità, nella decadenza di qui mondi vitali, che, dando senso, creavano anche un’etica condivisa. Il consenso che una volta era dato in virtù di quelle dinamiche di mondo vitale doveva invece essere comprato, a prezzo sempre più caro, per ottenere, nel quadro di un consociativismo, il sostegno dei vari gruppi sociali, chiusi in cieco corporativismo rivendicativo.

  Gli studi dell’antropologo inglese Robin Dunbar, del quale sto leggendo il suo Amici, da poco pubblicato a Londra, vanno in quello stesso senso.

  Confermano in particolare le osservazioni degli psicologi cognitivi secondo le quali, per come è fatta la nostra mente, siamo incapaci di pensare la moltitudine se non adottandone immagini semplificanti, stereotipi, miti e, in questo pensare, mettiamo molta della nostra emotività. La nostra, secondo il premio Nobel Daniel Kahneman, che fu premiato per le sue osservazioni su come si arriva a prendere decisioni nella vita, in particolare nelle scelte di impatto economico, è una mente emotiva. Quei limiti cognitivi, così condizionati dall’emotività, ci confinano in piccoli gruppi.

  Da qualche anno si ripete in politica l’espressione cerchio magico, che è quel piccolo gruppo, caratterizzato da rapporti amicali ed intimi, che circonda le persone potenti e a cui esse fanno principale riferimento quando devono decidere qualcosa. La nostra vita scorre sempre in un teatro di piccoli gruppi e di tutto il resto abbiamo un’immagine approssimativa, sfumata, che rimane nell’indistinto salvo che decidiamo di puntarvi la nostra attenzione.

  Questo comporta che la politica, la costruzione e il governo delle società, ogni tipo di politica, anche la politica di massa, ha  sempre come archetipo il piccolo gruppo, la si impara e sperimenta solo lì. A partire dalla piccola dimensione, mediante miti, simboli, norme e procedure la società viene poi ordinata e può riguardare i milioni e i  miliardi di persone, ciascuna delle quali rimane però confinata in un teatro sociale molto piccolo. Certo, nel governo delle società ci si aiuta con la statistica, ed essa è divenuta molto sofisticata e capaci di misurazioni molto precise e affidabili, ma essa rimanda solo un’immagine di dinamiche sociali complesse, che però sfuggono alla nostra mente. 

  Sulla scala della moltitudine non ci è possibile avere relazioni personali significative. Di solito faccio questo esempio: quando andiamo in udienza dal Papa, noi lo comprendiamo, perché è una sola persona, lui ci vede solo come una folla indistinta, salvo che per le persone che gli rimangono molto vicine o che gli si avvicinano. Una relazione di può essere solo con esse, anche se tutti gli altri immaginano  di averla avuta anche loro, ma non è così, perché non c’è stata reciprocità e, senza di essa, non c’è gruppo e tanto meno gruppo di mondo vitale. Questo anche se l’udienza dal Papa è un evento molto coinvolgente dal punto di vista emotivo e lascia una traccia duratura nella memoria. Quando da piccolo mi portavano a piazza San Pietro la domenica quando si affaccia il Papa, vedevo solo un puntino bianco contornato da una finestra nel palazzone che sovrastava la piazza, e naturalmente sentivo la voce del Papa, ma tornavo a casa convinto di essere entrato in relazione con lui. Ma, in realtà, non sarei stato in grado di riconoscerlo e tanto meno lui me. Relazione tra me e il Papa non c'era stata, anche se entrambi immaginavamo di averla avuta, pur non essendo in grado di riconoscerci reciprocamente se ci fossimo incontrati da vicino.

  Secondo Dunbar sono circa 150 le relazioni significative che la nostra mente ci consente, in totale. C’è un continuo rimescolamento in questi 150, perché con il tempo e il cambiare delle situazioni persone nuove vi sono comprese ed altre escono. In questi 150 ci sono i parenti, gli altri con cui entriamo in relazione quotidianamente, e poi tutto il resto, quindi la gente del circolo politico che frequentiamo, gli amici del calcetto, quelli della parrocchia ecc.

  La capacità di attrazione sociale di un gruppo di nuova formazione dipende dalla quantità di legami liberi che i suoi membri complessivamente hanno, tenendo conto che una parte di quei legami vengono impegnati nelle relazione  con i membri già presenti nel gruppo, oltre ai legami già occupati in altre cerchie. Se entra in un gruppo di una trentina di persone, probabilmente un adulto si troverà di fronte ad una immediata saturazione, per cui non riuscirà ad entrare in vere relazioni con tutti  gli altri partecipanti, ma solo con una parte di essi. Per un  adolescente che va a scuola, e che quindi ha intorno tante nuove persone, probabilmente la saturazione verrà prima.

 Noi, con le migliori intenzioni, possiamo invitare gente nuova ad aderire ad un gruppo, ad esempio al nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, ma bisogna vedere se i membri già esistenti al suo interno hanno spazio sufficiente per nuovi legami, e anche voglia di stringerli (crescendo con l’età essa diminuisce, per riprendere poi nell’età più anziana, quando però è la nostra attrattiva personale che crolla).

  Quando ho scritto che l’archetipo della politica è nel piccolo gruppo, che quindi le decisioni politiche vi fanno sempre  riferimento, non basta per decidersi leggere o esporsi ai media o alle reti sociali, ho sottinteso che lì troviamo non solo le opportunità ma anche le difficoltà. L’intercomunicazione psicologia e l’interazione sociale non sono sempre facili, perché nel piccolo gruppo emerge prepotente la personalità di ciascuno e in genere ne scaturiscono attriti più o meno seri, fino a che non si raggiunga un certo ordine, senza il quale non è possibile raggiungere fini comuni  e che quindi è desiderato. Ma, anche quando si arrivi a quel punto, non è detto che vada a finire bene, come accade nei gruppi criminali, in cui in genere, emerge un gruppo di comando che domina con la violenza e la sopraffazione e dirige il gruppo a cooperare a frodi, furti, rapine e via dicendo. E’ il problema dei leaders dispotici, come non di rado sono i capi carismatici  delle comunità religiose.  Gli psicologici distinguono il capo,  la persona alla quale una norma sociale attribuisce un’autorità, dal leader, che è la persona alla quale il gruppo riconosce credibilità, conquistata con la persuasione, l’esempio, la capacità di sacrificio altruistico o altre caratteristiche personali. Osservano che non ogni capo  è anche un leader, anche se dovrebbe esserlo per una efficace direzione del gruppo.

  La cosiddetta  buona educazione, il galateo istituzionale, di solito è riservato al gruppi maggiori, che per quelle loro dimensioni non possono avere caratteristiche di mondo vitale. In un piccolo gruppo si usa un linguaggio libero e modi più disinvolti e informali; facilmente si possono creare dinamiche di aggressione, sopraffazione, emarginazione ed esclusione. Poiché però si crea anche una certa interdipendenza personale, perché si si appoggia gli uni agli altri, tra le persone che vi sono coinvolte i rancori possono essere risolti, scuse vengono chieste e accettate. Per le persone che non sono legate da questo legame più forte è però diverso, il livello di sopportazione nei loro confronti è basso e, in caso di loro dissenso, se creano problemi, si indica loro la porta.

  Insomma, un piccolo gruppo può diventare un laboratorio politico, come anche di evangelizzazione, con effetti di mondo vitale,  ma bisogna mettere nel conto delle difficoltà, che ai tempi nostri siamo meno pronti ad affrontare perché le dinamiche sociali ci portano in genere a relazioni meno intime, come quelle che si hanno mediante le reti sociali. O perché, semplicemente, siamo più anziani, e il nostro mondo sociale si è ristretto, come, appunto, accade agli anziani, per vari motivi, non da ultimo un certo inevitabile decadimento fisico.

   E’ facile pensare a un piccolo gruppo di mondo vitale, molto meno realizzarlo, come ben sanno gli educatori che ci  provano. Senza questa struttura di base, teniamone conto, non si può avere una vera  esperienza politica, di costruzione e governo di una società. Non potendone fare tirocinio, non si impara la politica, l’arte di promuovere decisioni collettive, e si rimarrà semplici elettori, persone che tracciano segni su schede e poi la finiscono lì, soggette alle tecniche manipolatorie della  psicologia collettiva che disinvoltamente oggi vengono esercitate da chi ambisce a un qualsiasi potere politico, che, in democrazia, richiede di accattivarsi l’elettore perché tracci quei segni sulle schede. Questa procedura non esaurisce, naturalmente, la politica.

  Quando parliamo, come ora, di processo sinodale alludiamo a un processo propriamente politico, nel senso che ho precisato, specialmente quando si ha di mira una riforma. Se lo si vuole diffuso, quindi che vada oltre le intese che si raggiungono tra i cerchi magici, occorre praticarlo a partire da piccoli gruppi di mondo vitale, che in genere devono essere costituiti, perché non ci sono, o riformati, perché in salute malferma. Questo andrebbe fatto fin dalla prima formazione religiosa che si fa in parrocchia, quando i bambini cominciano, nei  gruppi extrafamiliari, ad avere le prime esperienze politiche, a cominciare da quelle che fanno nei giochi spontaneamente organizzati.

  Non è un processo sinodale, in quanto privo di politicità, quello in cui si procede  solo come gregge dietro un qualche pastore.

  Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli

   

martedì 27 aprile 2021

Creare una nuova cultura per la riforma sociale

 

Creare una nuova cultura per la riforma sociale

 

  Pensiamo alla società come a qualcosa di naturale, quindi come a una nostra funzione fisiologica, la relazione sociale un po’ come il mangiare e il bere, ma in questo modo ce ne facciamo un’immagine sbagliata. Ciò che è effettivamente naturale, in quel senso, è la socialità, perché, come si divenne consapevoli fin dalla nostra antichità, noi siamo viventi che costruiscono e governano società, le quali, però, sono un prodotto culturale e, in particolare, politico.

  La politica è il governo della società, ma, ancor prima, la sua costruzione. Essa viene sempre  costituita secondo una certa cultura, che è l’insieme delle concezioni sul mondo e delle prassi sociali che ognuno di noi ha interiorizzato nella sua epoca per sapere qual è il suo posto tra le altre persone, come entrare in relazione con loro senza esserne travolto, e anche il suo destino.

  La cultura è, a sua volta, un prodotto sociale: cultura e società evolvono insieme.

  L’evoluzione si ha quando un cambiamento non abbatte ciò che c’era prima, sostituendolo integralmente, ma produce modifiche più limitate, in modo da mantenere le caratteristiche fondamentali di una certa struttura.

  In questo senso, l’italiano che parliamo è l’evoluzione dell’antico latino e quest’ultimo era l’evoluzione di lingue più antiche.

  A volte non è facile quando ci sia stata una evoluzione e quando invece una rottura totale con ciò che c’era prima, ciò che nelle dinamiche sociali viene definito come rivoluzione.

  Ad esempio se ne discute a proposito delle transizione dalla monarchia alla repubblica che si ebbe nella nostra storia nazionale nel 1946.

 Una evoluzione prodotta con una decisione consapevole riconosciuta da una certa collettività e formalizzata in precise deliberazioni è ciò che indichiamo con la parola riforma.  Di solito l’atto formale giunge dopo un processo più o meno lungo di sviluppo culturale.

  Fu questo il caso del complesso di riforme deliberate durante il Concilio Vaticano 2° (1962-1965), preparate da una lunga evoluzione teologica e, più in generale, culturale che iniziò a manifestarsi dagli anni Trenta dal Novecento nell’Europa occidentale.

  Ogni società umana evolve per vari fattori e, in quelle maggiori, dove la convivenza è regolata da un sistema di norma formali, deve anche essere riformata, perché quelle regole siano adattate a quella sua evoluzione.

  Una società in capace di riformarsi muore per consunzione   o viene abbattuta da processi rivoluzionari o per conquista di società più forti (una società incapace di riformarsi si indebolisce).

  Una società in cui non si osserva una evoluzione è già morta. Ciò può avvenire, ad esempio, quando si è arrestato il suo ricambio generazionale, e quindi se ne è arrestata la tradizione. Il ricambio generazionale può essere considerato un fenomeno che rientra nella fisiologia delle società umane, a partire da quelle elementari di tipo familiare.

  Le nuove generazioni, portate dalla società in cui nascono ad assimilare la cultura delle generazioni precedenti, vi apportano sempre dei cambiamenti: questo è un potente fattore di evoluzione sociale. Un altro di questi fattori è l’evoluzione tecnologica nei processi di produzione e di scambio con i conseguenti riflessi organizzativi. Così come lo sono le tecnologie della comunicazione sociale, ad esempio la rivoluzione culturale portata dall’invenzione della stampa a caratteri mobili e ora le relazioni telematiche mediante potenti elaboratori elettronici.  Una evoluzione epocale si prospetta con gli sviluppi delle tecnologie dell’intelligenza artificiale, che in una ventina d’anni rivoluzionerà tutte le nostre società, in un modo che sfugge in genere ai più, che considerano superficialmente l’intelligenza artificiale una  macchina.

  Processi evolutivi di quei tipi sono osservabili molto chiaramente anche nella storia della  nostra Chiesa, anche se, ideologicamente, cerchiamo di rappresentarcela come immutata dalle origini.

  In realtà, sotto certi aspetti, le Chiese dei cristianesimi delle origini stanno alle Chiese dei nostri cristianesimi un po’ come il latino sta al nostro attuale italiano.

  Possiamo individuare processi evolutivi e di riforma anche in una realtà di prossimità come la nostra parrocchia.

  Nei primi dieci anni circa dalla sua fondazione, nella nostra parrocchia prevalsero costumi di devozione sacrale ricevuti dalla tradizione. I successivi quindici anni furono caratterizzati dal manifestarsi dell’effervescenza sociale che seguì le nuove idee deliberate nel Concilio Vaticano 2°: questa fu l’epoca in cui vi fu il maggior afflusso di giovani, anche perché nel quartiere c’erano molti più giovani di oggi ed essi consideravano ancora utile e piacevole abitare la parrocchia. Fu un’epoca nella società cambiò profondamente il ruolo dei giovani che acquistarono molta più autonomia di un tempo e anche stili sociali che li caratterizzavano marcatamente. La riforma del Concilio si unì ai risultati dell’evoluzione sociale di tipo generazionale e culturale.  Poi ci fu un lunghissimo periodo, durato oltre trent’anni, nel quale si cercò, nel quadro di un processo di riforma, di trasformare profondamente la parrocchia in senso comunitario, cercando di radicarvi confraternite molto coese e partecipate, che adottarono miti sociali basati sui racconti biblici delle antiche tribù israelitiche, per costituire, come capitò a quelle dopo l’uscita dall’Egitto, un popolo nuovo, capace di resistere alle insidie della società intorno.

  Constatato il sostanziale insuccesso di quel modello, e quindi della riforma che l’aveva con molta determinazione sostenuto, segnalato anche da un brusco calo del numero dei bambini che ci venivano affidati per la formazione religiosa di base, dall’autunno del 2015 iniziò il ciclo attuale, nel quale la diocesi impegnò molto giovani valenti preti, guidati da un parroco di grande esperienza. In qualche modo anche questo tempo partì da una riforma, volta sostanzialmente a ripristinare un certo pluralismo nella vita sociale della parrocchia,  ma non ha trovato ancora una evoluzione sociale corrispondente e, naturalmente, molti dei progressi che si erano fatti per quella via sono stati posti in pericolo dalle limitazioni conseguenti alla pandemia da Covid 19. In questo lavoro che ormai da quasi sei anni si  è iniziato e che richiede la collaborazione più ampia per essere efficace, può costituire un tempo propizio il processo sinodale che quest’anno la Chiesa italiana ha intrapreso, rispondendo all’esortazione del Papa.

  Esso è esplicitamente finalizzato ad una riforma, però non calata dall’alto da ingegneri sociali, bensì studiata a partire dal concreto modo di vivere la fede nelle comunità locali, e dai problemi che in quell’ambito i fedeli incontrano.

 L’Azione cattolica e le altre realtà associative ad essa federate, in particolare gli universitari della FUCI e il Movimento Ecclesiale di Impegno Cultura, hanno posto l’accento sui temi di una maggiore reale corresponsabilità dei fedeli laici nel governo delle comunità ecclesiali e, in particolare, delle donne, che appaiono tuttora gravemente emarginate  dalle sedi dove si decidono gli indirizzi ecclesiali. 

 Posta questa base per contribuire  al processo di riforma in corso, si tratta di iniziare a operare una costruzione sociale per vedere sperimentalmente come potrebbe procedersi a riformare, e questo richiede anche di formare, a partire dalle realtà di base, una nuova cultura della riforma. Questa è una parte molto difficile del processo, perché si tratta di confrontarsi con la società viva su cui si vuole incidere, non solo su una qualche immagine che se ne ha. Per i nostri limiti cognitivi di specie le immagini e i miti che ne abbiamo di solito non sono molto precisi, per cui, nel concreto, le dinamiche sociali sorprendono sempre. E c’è anche la riottosità naturale  ad abbandonare  il come s’è fatto sempre, perché quest’ultimo, anche se come accade oggi si vede bene che non funziona più, è rassicurante. E’ come quando sperduti in un  bosco (a me accadde più volte da scout) ci si imbatte in un sentiero e allora ci si tranquillizza, perché è una pista già battuta da altri e quindi si prevede che porterà pur da qualche parte.

  Di una cosa bisognerebbe essere convinti, per comprendere l’importanza del lavoro che si fa nelle realtà di prossimità: ogni riforma è sempre  stata pensata e sperimentata a partire da piccoli gruppi e lo vediamo, ad esempio, nelle prassi della piccola società dei discepoli radunati intorno al Maestro, che ora prendiamo come riferimento anche per l’organizzazione di Chiese che coinvolgono oltre un miliardo di persone.

  In ciò la grande utilità delle sperimentazioni ecclesiali che possono farsi in una parrocchia come la nostra, sfruttando i margini di autonomia organizzativa e di indirizzo concessi ai Consigli pastorali, rispetto ad analoghe esperienze vissute in altri ambiti, in genere più vasti e gerarchizzati.

Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

 

lunedì 26 aprile 2021

Noi e il popolo

Noi e il popolo

 

  Sto leggendo in e-book l’ultimo libro dell’antropologo inglese Robin Dunbar, Friends [amici] - Capire la forza delle nostre più importanti relazioni con le altre persone, Little, Brown Book Group, Londra 2021. Inizia con il racconto di una giornalista che decise di lasciare la convulsa megalopoli londinese per trasferirsi in un paesino nella campagna del Surrey, per vivere più tranquillamente. Si accorse che non era così semplice. Non conosceva nessuno e non era facile farsi amiche le persone del luogo, perché erano giù impegnate nel loro giri di conoscenze. Ogni persona è confinata in un numero limitato di relazioni veramente significative.

  Farsi amiche le persone intorno  è importante non solo per la nostra felicità psicologica, ma anche per il nostro benessere; tuttavia l’amicizia è una relazione e richiede che anche gli altri siano desiderosi di esserci amici, di passare del tempo con noi. Questo non è ovvio nelle nostre società. Così, anche in società ritenute favorevoli per la socialità, potremmo scoprirci oppressi dalla solitudine.

  Nei piccoli posti le relazioni sociali sono più umane, ma potrebbe non esserci abbastanza gente che abbia ancora spazio nelle sue relazioni intime per  esserci amica, mentre in una grande città, in cui c’è più gente, quei rapporti sembrano più formali e meno intimi in genere, ma in quanto c’è più gente, ci sono più occasioni per farsi amici.  Dal punto di vista cognitivo, che incide sulla nostra capacità di stabilire relazioni significative con le altre persone, siamo molto limitati, nel farci amici, per questioni fisiologiche di come il nostro encefalo funziona. Non solo: nessuna relazione personale  è per sempre. Nel corso della nostra vita sostituiamo le relazioni significative ed ecco che certe persone sono spinte verso un tipo di rapporto meno stretto ed altre sono ammesse nella cerchia più intima. Questo causa spesso un’intensa sofferenza nelle persone che sono respinte verso i margini. Ne scrisse il sociologo Francesco Alberoni, nel suo Innamoramento  e amore, Garzanti 1979, tuttora in commercio, anche in e-book.

 Ecco lo schema della cerchia delle conoscenze  secondo Dunbar. Procedendo verso i cerchi più interni si va verso relazioni personali più strette e significative.

pubblicato su Venerdì di Repubblica del 23-4-21

Secondo Dunbar, dunque, la cerchia dell’amicizia non va oltre, per ognuno, le 150 altre persone. Eppure, certamente, siamo capaci di pensare  molto più in grande di così, ad esempio quando parliamo di popolo.

  Nella nostra fede, che diciamo monoteistica, pensiamo come attributo della divinità anche la capacità di entrare in intimità con ciascuno di noi. Questo ci consente di esserle amici  e di concepirla come  amica.  La pensiamo come una e intimamente in relazione in tre, comunque un numero limitato che consente di conoscere per nome.

  L’assistente ecclesiastico del mio antico gruppo FUCI è un professore di antropologia teologica, la disciplina teologica che ragiona su che tipo di persona umana emerge dalla fede. Ha scritto un libro che si intitola Chiamati per nome. Spiega che noi, nella nostra fede,  siamo, appunto, coloro che pensano di  chiamati per nome. Conosciuti  e anche  sempre connessi  al loro Creatore, Fondamento, Padre, orizzonte verso cui si è diretti, connessi in ogni istante della loro vita ed anche oltre di essa. Questa relazione la riusciamo a pensare perché è del tipo  a tu per tu, quella che Dunbar  definisce intima.

  La relazione che abbiamo con il popolo  a cui pensiamo di appartenere  non può essere di quel tipo. Ci  è infatti impossibile pensare il popolo  nella sua realtà effettiva. Anche su una scala relativamente piccola, come quella della nostra parrocchia, che è fatta di circa quindicimila persone.

  Oltre le cinquecento persone intorno a noi fatichiamo a ricordare un volto, un nome, tutto sfuma nell’indistinto, e oltre le centocinquanta non si può parlare, secondo Dunbar, di amicizia. Eppure siamo in genere convinti che l’identità del nostro popolo, fatto di decine di milioni di persone che non conosciamo e non riusciremo mai a conoscere,  sia importante per la nostra, per sapere chi siamo e anche che fare. Questo perché pensiamo il popolo aiutandoci con dei miti. Su questi poi costruiamo molte prassi sociali e, in particolare, una certa etica, per cui, ad esempio, pensiamo che gli italiani siano fatti in un certo modo per qualcosa che hanno dentro ed è per questo che, ad un certo punto, possiamo anche dire  “prima gli italiani” comprendendo noi, le nostre relazioni significative e un enorme altro numero di persone che non conosciamo realmente ma che confidiamo siano più o meno corrispondenti ad un certo modello, ad esempio italofone (sappiamo però che moltissime persone che vivono in Italia, nate cittadine italiane ecc., non lo sono o non lo sono del tutto) o mangiatori di pastasciutta o, ad esempio, secondo le statistiche mondiali, cristiane (salvo poi avere consapevolezza, per altri versi,  che i cristiani in Italia sono una minoranza, più o meno piccola, a seconda che si considerino quelli che si dichiarano tali, quelli che qualche volta partecipano al culto, quelli che seguono una certa etica e, infine, quelli che ricordano con una certa precisione il catechismo appreso in gioventù).

 Il problema attuale della popolarità  in religione sta  tutto lì. Se ne sta trattando nel corso dell’Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica che è iniziata ieri. Per certi versi esso si manifestò anche negli scorsi anni ’80, in particolare nella durissima polemica tra Azione Cattolica e Comunione e Liberazione.

  Spendiamo molta emotività nell’affrontare il tema del popolo, ma senza una cultura  popolare  adeguata, comprendente conoscenze, un’etica, una sufficiente apertura alle altre persone, il popolo ci sfugge. E’ vero che, nascendo, ci troviamo inseriti in una popolazione che esprime una certa cultura e anche un’organizzazione politica, per cui in questo senso il popolo ci  preesiste. Ma è anche vero che il popolo  va continuamente costruito effettuando una manutenzione delle relazioni sociali in esso praticate e della corrispondente cultura. In quanto costruzione  esso è in qualche modo anche opinabile ed effettivamente questo emerge con chiarezza dalla nostra storia nazionale: la cultura  politica di un popolo italiano, originata fondamentalmente dal pensiero di Giuseppe Mazzini, il cui motto fu  Dio e popolo,  è stata costruita nel corso dell’Ottocento e a lungo non fu condivisa nella stessa Italia. Ad esempio il Papato romano ne aveva all’epoca un’altra idea e questo motivò la sua strenua, irriducibile,  opposizione contro il nazionalismo italiano irredentista. Ed effettivamente a quel tempo l’Italia poteva apparire abitata da tanti popoli, molto diversi, per lingua, costumi e altri ordinamenti, unificati più o meno solo dalla soggezione religiosa e politica al Papa.

  Ci stiamo confrontando da qualche anno con la concezione popolare  di papa Francesco, che scaturisce dalla sua specifica esperienza latino-americana. Essa differisce marcatamente dalla nostra, ancora fondamentalmente di origine mazziniana, con forti connotati politici, ma anche da quella religiosa di popolo di Dio  che ha preso molto piede negli anni Sessanta, che come tale viene pensata in genere priva di caratterizzazioni etniche, nel senso che la si concepisce come originata da un’iniziativa divina non come qualcosa che scaturisce da carne, sangue, generazione e tradizione locale delle persone, insomma un  po’ come la faccia che ciascuno ha.

  Nel popolarismo di papa Francesco, il popolo è composto da quelle parti di popolazione che negli ordinamenti politici hanno avuto la peggio, rispetto ad esempio alle concezioni irreligiose liberali e  per effetto colonizzazione dura contro  i popoli originari americani, quelli che in America Latina sono sopravvissuti al genocidio perpetrato dagli europei dal Cinquecento.

  Il processo di formazione del mito e dell’ideologia del popolo italiano,  e quindi di quello stesso popolo, è stato profondamente diverso da quelli vissuti nell’America Latina. Per dirne una: noi non abbiamo vissuto l’esperienza del colonialismo, benché nell’Ottocento vaste parti del territorio italiano siano cadute in dominio di dinastie di altre parti d’Europa. Ad esempio: il Lombardo-Veneto, al tempo in cui fu parte dell’Impero d’Austria non fu una colonia  austriaca. Lo stesso dicasi per le dominazioni spagnola o francese. Senza gli elementi politici introdotti dal mazzinianesimo nell’Ottocento, con un irredentismo che era in linea con la cultura romantica dell’epoca, non è concepibile un popolo italiano, ad esempio sulla base di altri elementi culturali, linguistici o etnici. La prima Repubblica italiana, l’archetipo di quella costruita dopo la Seconda guerra mondiale, fu la mazziniana Repubblica romana  del 1849, contro la quale il Papa Pio 9° invocò e ottenne l’intervento militare di francesi, austriaci, spagnoli, fuggendo nella fortezza di Gaeta, del re delle due Sicilie. Ne adottammo la bandiera, i principi costituzionali, la mitologia ideologica, e il nostro inno nazionale è tutto mazziniano. Su questo quadro  si è inserito l’influsso dei processi democratici avanzati che hanno caratterizzato nostro processo costituzionale nel post-fascismo, ai quali l’attuale popolarismo papale appare poco acculturato e anche piuttosto diffidente, sospettandoli di liberalismo, dal quale per altro certamente dipendono culturalmente.

  Nel post-fascismo i partiti popolari  italiani presero effettivamente il potere e trasformarono la nostra società. Quei partiti furono un potente fattore unitivo e quindi costitutivo di un nuovo essere popolo della popolazione italiana. La nostra nuova democrazia fu la vera lingua che permetteva la costruzione sociale, l’intendersi tra  moltitudini e il familiarizzare su quella grande scala. La loro crisi fu anche crisi della nostra democrazia popolare, con la conseguente crescente difficoltà a pensarsi come popolo  di una medesima nazione (da cui la mitologia neo-secessionista che si cercò, senza successo, di inculturare nel Settentrione).

  Senza una nuova cultura popolare  ciascuno è relegato nella sua prigione relazionale di circa centocinquanta relazioni forti, ma essa non può avere  in Italia le medesime basi sulla quali è stato costruito il popolarismo latino americano, quello, ad esempio, che emerge con forti elementi di novità dai documenti finali approvati dalle assemblee plenarie del Consiglio episcopale latino-americano da Medellin (1968)  in avanti.

Mario Ardigò - Azione  Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli


domenica 25 aprile 2021

Domenica 25 aprile 2021 – 4° Domenica di Pasqua - Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove - Avvisi del parroco e di Azione cattolica - Sunday April 24, 2021 – 4th Sunday of Easter Mass readings - Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at nine o’clock - Notices of the parson and of Catholic Action -

 

Domenica 25 aprile 2021 –  4° Domenica di Pasqua -    Lezionario dell’anno B per le domeniche e le solennità – colore liturgico:  bianco  – salterio: 4° Settimana -Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove - Avvisi del parroco e di di Azione cattolica

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Sunday  April 24, 2021 – 4th  Sunday of Easter - Lectionary of year B for Sundays and solemnities - liturgical color: white - psalter: 4th week - Mass readings - Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at nine o’clock - Notices of  the parson and of Catholic Action 

 Il nuovo sito dalla parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

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Oggi, il nostro don Salvatore viene ordinato prete dal Papa  in San Pietro! Stasera, alle 18:00, celebrerà nella parrocchia la sua prima messa!

Tutta la comunità parrocchiale gli è vicina, in festa!

 

Today, our Don Salvatore is ordained a priest by the Pope in St. Peter's! He tonight, at 18:00, he will celebrate his first mass in the parish!

The whole parish community is close to him, in celebration!

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Prepariamoci tutti a celebrare il Sinodo della Chiesa italiana!

Un percorso diffuso, non accentrato e precostituito, che abbia per protagonisti i territori (ossia le 16 regioni ecclesiastiche, le 226 Chiese particolari, le oltre 25mila parrocchie) e le multiformi espressioni ecclesiali presenti nel Paese, con una particolare attenzione al laicato. Di fatto un cammino di comunione e missione, come viene presentato nella proposta della CEI che la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha consegnato al Papa il 27 febbraio 2021 nell’udienza dove erano presenti il cardinale presidente Gualtiero Bassetti, il segretario generale il vescovo Stefano Russo e i tre vice presidenti Franco Giulio Brambilla, Mario Meini e Antonino Raspanti.

Il processo sinodale avrà come orizzonte il Giubileo del 2025.

 

Let us all prepare to celebrate the Synod of the Italian Church!

A widespread path, not centralized and pre-established, which has the territories as protagonists (i.e. the 16 ecclesiastical regions, the 226 particular Churches, the over 25 thousand parishes) and the multiform ecclesial expressions present in the country, with particular attention to the laity. In fact, a journey of communion and mission, as presented in the proposal of the CEI that the presidency of the Italian Bishops' Conference delivered to the Pope on February 27, 2021 in the audience where Cardinal President Gualtiero Bassetti was present, the Secretary General Bishop Stefano Russo. and the three vice presidents Franco Giulio Brambilla, Mario Meini and Antonino Raspanti.

The synodal process will have the Jubilee of 2025 as its horizon.

 

Osservazioni ambientali: cielo sereno; temperatura ambientale  19°C. Roma e Lazio da domani saranno in zona gialla, con un’ulteriore attenuazione delle restrizioni ai movimenti delle persone. Tuttavia la situazione è ancora grave, con tanti morti e molti malati nei reparti di terapia intensiva e di rianimazione. Chi ha sintomi di patologie respiratorie, come affanno recentemente insorto, tosse,  sternuti, catarro, febbre oltre i 37,5 °C, senso di spossatezza o una sintomatologia caratteristica di Covid 19, come la perdita del senso del gusto e dell’olfatto, rimanga a casa, contatti il proprio medico di medicina generale e ne segua scrupolosamente le raccomandazioni e prescrizioni, per non diffondere il contagio.

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Environmental observations: clear skies; ambient temperature 19 ° C. Rome and Lazio will be in the yellow zone from tomorrow, with a further relaxation of the restrictions on the movement of people. However, the situation is still serious, with many deaths and many sick in the intensive care and resuscitation wards. Those who have symptoms of respiratory diseases, such as recently onset breathlessness, cough, sneezing, phlegm, fever over 37.5 ° C, a sense of exhaustion or a characteristic symptomatology of Covid 19, such as loss of the sense of taste and smell, stay at home, contact your general practitioner and strictly follow the recommendations and prescriptions, so as not to spread the infection.

 

 

Canti: Introduzione, Cristo è risorto veramente; Offertorio, Se m’accogli; Comunione, Il Signore è il mio pastore; Finale, Regina Coeli.

Songs: Introduction, Christ is truly risen; Offertory, If you welcome me; Communion, The Lord is my shepherd; Final, Regina Coeli (Queen of Heaven).

 

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Da oggi, alle ore 15:00, inizierà la 17° Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica, celebrata telematicamente.

Il tema sarà: Ho un popolo numeroso in questa città.

Potrete assistere ai lavori cliccando su questo link

 

From today, at 15:00, the 17th National Assembly of Catholic Action will begin, celebrated electronically.

The theme will be: I have a large people in this city.

You can watch the work by clicking on this link

 

https://xviiassemblea.azionecattolica.it/

 

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Un augurio di pace a tutti i lettori!  

 A wish for peace to all readers! 

 

  Durante la messa delle nove il gruppo parrocchiale di AC era sui banchi sulla sinistra dell’altare, guardando l’abside.

During the nine o'clock mass, the parish group of AC was on the pews to the left of the altar, looking at the apse.

 

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  Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, nella sala rossa  della sede parrocchiale, sono state sospese, in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità sanitarie per ora le sconsigliano. L’ultima riunione dell’anno associativo, il 22 maggio, ci incontreremo in parrocchia, in sala rossa, alle 17. Chi non potrà venire di persona, potrà partecipare collegandosi in Google Meet.

 Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Gli incontri sono stati molto interessanti.

   L’8 e il 15 maggio ci incontreremo in Google Meet  per concludere il dialogo sui temi dell’enciclica Fratelli tutti,  in particolare, rispettivamente, sui capitoli settimo e ottavo.

 Ogni riunione inizierà alle 16:45, ma consigliamo di accedere dalle 16:40.

 Il link e il codici di accesso dell’incontro saranno comunicati via email, con la Lettera ai soci  di maggio e con una email in prossimità dell’incontro,  via Whatsapp,  e anche per posta ordinaria, con la Lettera ai soci di aprile, ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo email.  

Chi desidera partecipare può comunque chiederli inviando una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

precisando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.

  C’è la proposta, quando sarà terminata l’emergenza sanitaria da Covid 19, di pubblicare in un libretto, in formato cartaceo e in ebook, la storia dell’esperienza delle riunioni in videoconferenza e i contenuti degli incontro, che sono stati sempre molto interessanti.

  Per partecipare agli incontri in Meet:

a) registratevi su Google (chi ha un telefono cellulare con il sistema operativo Android  è già registrato);

b) accedete a Google  (ad esempio dal motore di ricerca Chrome o aprendo l’app Meet)

poi

c)

cliccate sul link

o

copiate il codice di accesso nello spazio INSERISCI IL CODICE RIUNIONE della app Google Meet e poi cliccate su PARTECIPA  e seguite le istruzioni che compariranno.

  Daremo ulteriori informazioni su questo blog.

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Prova anche tu a partecipare!  Inviaci un tuo indirizzo email per poter rimanere in contatto più facilmente con il gruppo! Non darla vita al virus!

 

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 Si fa festa incontrandosi, ma la raccomandazione del distanziamento ce lo sconsiglia.

 I nostri incontri in Google  Meet sono feste dell’incontro tra noi e con Cristo, perché, quando si è riuniti nel suo nome, anche in quel modo, egli è presente: è scritto.

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The meetings of the AC San Clemente group in the presence, in the red room of the parish seat, have been suspended, pending a favorable evolution of the pandemic from Covid 19. The health authorities for now advise against them. The last meeting of the association year, on 22 May, we will meet in the parish, in the red room, at 5 pm. Those who cannot come in person can participate by connecting to Google Meet.

 We have continued to reunite in Google Meet. The meetings were very interesting.

   On 8 and 15 May we will meet in Google Meet to conclude the dialogue on the themes of the encyclical Fratelli tutti, in particular, respectively, on the seventh and eighth chapters.

 Each meeting will start at 4:45 pm, but we recommend joining from 4:40 pm.

 The link and the access codes of the meeting will be communicated via email, with the Letter to the shareholders of May and with an email near the meeting, via Whatsapp, and also by ordinary mail, with the Letter to the shareholders in April, to members who have not yet communicated an email address.  Anyone wishing to participate can still ask for them by sending an email to

mario.ardigo@acsanclemente.net

specifying their name, the parish they belong to and the topics of interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will have to be sent again to attend the next one.

  There is the proposal, when the health emergency from Covid 19 is over, to publish in a booklet, in paper format and in ebook, the history of the experience of the videoconference meetings and the contents of the meetings, which have always been very interesting .

  To join meetings in Meet:

a) register on Google (who has a mobile phone with the Android operating system is already registered);

b) log into Google (for example from the Chrome search engine or by opening the Meet app)

then

c)

click on the link

or

 

copy the access code in the space ENTER THE MEETING CODE of the Google Meet app and then click on JOIN and follow the instructions that will appear.

  We will give more information on this blog.

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Try to participate too! Send us your email address to be able to keep in touch more easily with the group! Don't give the virus life!

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We celebrate by meeting, but the recommendation of the spacing advises us against it.

  Our meetings in Google Meet are celebrations of the encounter between us and with Christ, because, when we are gathered in his name, even in that way, he is present: it is written.  

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 RACCOMANDIAMO DI OSSERVARE LE PRESCRIZIONI DELL’AUTORITA’ SANITARIA:

1) indossare la maschera facciale anche all’aperto, coprendo anche il naso;

2) mantenere una distanza non inferiori a m 2 dagli altri;

3) evitare gli assembramenti di persone, anche al momento di ricevere la Comunione.

4) ricevere la Comunione sulla mano, aspettando che il sacerdote vi posi l’ostia consacrata, senza cercare di afferrarla prima.

 

 

 WE RECOMMEND TO FOLLOW THE REQUIREMENTS OF THE HEALTH AUTHORITY:

1) wearing the face mask even outdoors, also covering the nose;

2) keeping a distance of no less than m 2 from the others;

3) avoiding gatherings of people, even at the moment of receiving Communion.

4) receiving Communion on the hand, waiting for the priest to place the consecrated host there, without trying to grab it first.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. The biblical texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie and from other Catholic sites in English and from http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American Bible);  the texts in english  of the documents of the Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.

 

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Pillole di Concilio / Council pills

 Dal decreto sull’apostolato dei laici L’apostolato - Apostolicam actuositatem del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)

From the decree on the apostolate of the laity The apostolate - Apostolicam actuositatem of the 2nd Vatican Council (1962-1965)

 

 

I fondamenti dell'apostolato dei laici

3. I laici derivano il dovere e il diritto all'apostolato dalla loro stessa unione con Cristo capo. Infatti, inseriti nel corpo mistico di Cristo per mezzo del battesimo, fortificati dalla virtù dello Spirito Santo per mezzo della cresima, sono deputati dal Signore stesso all'apostolato. Vengono consacrati per formare un sacerdozio regale e una nazione santa (cfr. 1 Pt 2,4-10), onde offrire sacrifici spirituali mediante ogni attività e testimoniare dappertutto il Cristo. Inoltre con i sacramenti, soprattutto con quello dell'eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità che è come l'anima di tutto l'apostolato.

L'apostolato si esercita nella fede, nella speranza e nella carità: virtù che lo Spirito Santo diffonde nel cuore di tutti i membri della Chiesa. Anzi, in forza del precetto della carità, che è il più grande comando del Signore, ogni cristiano è sollecitato a procurare la gloria di Dio con l'avvento del suo regno e la vita eterna a tutti gli uomini: perché conoscano l'unico vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo (cfr. Gv 17,3).

A tutti i cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su tutta la terra.

Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo che già santifica il popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti, elargisce ai fedeli anche dei doni particolari (1 Cor 12,7) «distribuendoli a ciascuno come vuole» (1 Cor 12,11), affinché mettendo « ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribuiscano anch'essi come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio» (1 Pt 4,10) alla edificazione di tutto il corpo nella carità (cfr. Ef 4,16).

Dall'aver ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa stessa che nel mondo con la libertà dello Spirito, il quale « spira dove vuole » (Gv 3,8) e al tempo stesso nella comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori essi hanno il compito di giudicare sulla loro genuinità e uso ordinato, non certo per estinguere lo Spirito ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr. 1 Tes 5,12,19,21).

 

3. The laity derive the right and duty to the apostolate from their union with Christ the head; incorporated into Christ's Mystical Body through Baptism and strengthened by the power of the Holy Spirit through Confirmation, they are assigned to the apostolate by the Lord Himself. They are consecrated for the royal priesthood and the holy people (cf. 1 Peter 2:4-10) not only that they may offer spiritual sacrifices in everything they do but also that they may witness to Christ throughout the world. The sacraments, however, especially the most holy Eucharist, communicate and nourish that charity which is the soul of the entire apostolate.

One engages in the apostolate through the faith, hope, and charity which the Holy Spirit diffuses in the hearts of all members of the Church. Indeed, by the precept of charity, which is the Lord's greatest commandment, all the faithful are impelled to promote the glory of God through the coming of His kingdom and to obtain eternal life for all men-that they may know the only true God and Him whom He sent, Jesus Christ (cf. John 17:3). On all Christians therefore is laid the preeminent responsibility of working to make the divine message of salvation known and accepted by all men throughout the world.

For the exercise of this apostolate, the Holy Spirit Who sanctifies the people of God through ministry and the sacraments gives the faithful special gifts also (cf. 1 Cor. 12:7), "allotting them to everyone according as He wills" (1 Cor. 12:11) in order that individuals, administering grace to others just as they have received it, may also be "good stewards of the manifold grace of God" (1 Peter 4:10), to build up the whole body in charity (cf. Eph. 4:16). From the acceptance of these charisms, including those which are more elementary, there arise for each believer the right and duty to use them in the Church and in the world for the good of men and the building up of the Church, in the freedom of the Holy Spirit who "breathes where He wills" (John 3:8). This should be done by the laity in communion with their brothers in Christ, especially with their pastors who must make a judgment about the true nature and proper use of these gifts not to extinguish the Spirit but to test all things and hold for what is good (cf. 1 Thess. 5:12,19,21).

 

 

 

 

 

 

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Letture bibliche della Messa -  Biblical readings of the Mass

 

Prima lettura -1st Reading

Dagli Atti degli Apostoli (At 4,8-12) 

From the Acts of the Apostles (Acts 4:8-12)

 

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.

Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo.
In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

 

Then Peter, filled with the Holy Spirit, said to them, “Rulers of the people and elders, if we are questioned today because of a good deed done to someone who was sick and are asked how this man has been healed, let it be known to all of you, and to all the people of Israel, that this man is standing before you in good health by the name of Jesus Christ of Nazareth, whom you crucified, whom God raised from the dead.

This Jesus is ‘the stone that was rejected by you, the builders; it has become the cornerstone.’ There is salvation in no one else, for there is no other name under heaven given among mortals by which we must be saved.”

 

 

Salmo responsoriale

dal  salmo  117 (118)

Responsorial psalm

From psalm  117 (118)

 

Ritornello / Response:

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo.

The stone rejected by the builders has become the cornerstone

 

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti. 

 

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. 

 

Give thanks to the Lord, for he is good,
for his mercy endures forever.
It is better to take refuge in the Lord
than to trust in man.
It is better to take refuge in the Lord
than to trust in princes.

I will give thanks to you, for you have answered me
and have been my saviour.
The stone which the builders rejected
has become the cornerstone.
By the Lord has this been done;
it is wonderful in our eyes.

 

 

 

Seconda lettura / Second reading

Dalla prima lettera di san Giovanni Apostolo (1Gv 3,1-2)

From the first letter of Saint John the Apostle (1 Jn 3:1-2)


 

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

 

See what love the Father has given us, that we should be called children of God; and that is what we are. The reason the world does not know us is that it did not know him.

Beloved, we are God’s children now; what we will be has not yet been revealed. What we do know is this: when he is revealed, we will be like him, for we will see him as he is.

 

 

Acclamazione al Vangelo

Acclamation to the Gospel

 

 

Alleluia, alleluia.

 

Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)

I am the good shepherd, says the Lord,

I know my sheep and my sheep know me. (Jn 10,14)

 

Alleluia.

 

Vangelo - Gospel

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,11-18)

From the Gospel according to John (Jn 10: 11-18)

 

  In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

  Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

  Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

 

I am the good shepherd: the good shepherd is one who lays down his life for his sheep. The hired man, since he is not the shepherd and the sheep do not belong to him, abandons the sheep and runs away as soon as he sees a wolf coming, and then the wolf attacks and scatters the sheep; this is because he is only a hired man and has no concern for the sheep. I am the good shepherd; I know my own and my own know me, just as the Father knows me and I know the Father; and I lay down my life for my sheep.

And there are other sheep I have that are not of this fold, and these I have to lead as well. They too will listen to my voice, and there will be only one flock, and one shepherd. The Father loves me, because I lay down my life in order to take it up again. No one takes it from me; I lay it down of my own free will, and as it is in my power to lay it down, so it is in my power to take it up again; and this is the command I have been given by my Father.’

 

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Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove

Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at eight o’clock

 

  Gesù, Buon Pastore, è venuto per amarci.

  La sua giustizia non è la nostra: egli non è venuto per assolvere o condannare, ma per salvare.

  E’ venuto, in particolare, per sollevare sofferenti ed emarginati.

 

Jesus, the Good Shepherd, came to love us.

   His justice is not ours: he did not come to absolve or condemn, but to save.

   And he came, in particular, to relieve the suffering and the marginalized.

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Avvisi del parroco / Notices from the parson

-  Siamo nel Tempo liturgico di Pasqua.

 

Notices from the parson

- We are in the liturgical Season of Easter.

 

Avvisi di Azione Cattolica: /  Catholic Action Notices:

 

  Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, nella sala rossa  della sede parrocchiale, sono state sospese, in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità sanitarie per ora le sconsigliano. L’ultima riunione dell’anno associativo, il 22 maggio, ci incontreremo in parrocchia, in sala rossa, alle 17. Chi non potrà venire di persona, potrà partecipare collegandosi in Google Meet.

 Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Gli incontri sono stati molto interessanti.

   L’8 e il 15 maggio ci incontreremo in Google Meet  per concludere il dialogo sui temi dell’enciclica Fratelli tutti,  in particolare, rispettivamente, sui capitoli settimo e ottavo.

 Ogni riunione inizierà alle 16:45, ma consigliamo di accedere dalle 16:40.

 Il link e il codici di accesso dell’incontro saranno comunicati via email, con la Lettera ai soci  di maggio e con una email in prossimità dell’incontro,  via Whatsapp,  e anche per posta ordinaria, con la Lettera ai soci di aprile, ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo email.  

Chi desidera partecipare può comunque chiederli inviando una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

precisando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.

 

The meetings of the AC San Clemente group in the presence, in the red room of the parish seat, have been suspended, pending a favorable evolution of the pandemic from Covid 19. The health authorities for now advise against them. The last meeting of the association year, on 22 May, we will meet in the parish, in the red room, at 5 pm. Those who cannot come in person can participate by connecting to Google Meet.

 We have continued to reunite in Google Meet. The meetings were very interesting.

   On 8 and 15 May we will meet in Google Meet to conclude the dialogue on the themes of the encyclical Fratelli tutti, in particular, respectively, on the seventh and eighth chapters.

 Each meeting will start at 4:45 pm, but we recommend joining from 4:40 pm.

 The link and the access codes of the meeting will be communicated via email, with the Letter to the shareholders of May and with an email near the meeting, via Whatsapp, and also by ordinary mail, with the Letter to the shareholders in April, to members who have not yet communicated an email address.  Anyone wishing to participate can still ask for them by sending an email to

mario.ardigo@acsanclemente.net

specifying their name, the parish they belong to and the topics of interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will have to be sent again to attend the next one.