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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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Dal gennaio del 2012, su questo blog sono stati pubblicati oltre 2000 interventi (post) su vari argomenti. Per ricercare quelli su un determinato tema, impostare su GOOGLE una ricerca inserendo "acvivearomavalli.blogspot.it" + una parola chiave che riguarda il tema di interesse (ad esempio "democrazia").

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

Il sito della parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

domenica 28 febbraio 2021

Domenica 28 febbraio 2021 – 2° Domenica del Tempo di Quaresima- Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove - Avvisi di Azione cattolica - Sunday 28 February 2021 - 2nd Sunday of Lent -Summary of the homily given during the Mass celebrated in parish at nine - Catholic Action Notices

 

Domenica 28 febbraio  2021 –  2° Domenica del Tempo di Quaresima-  Lezionario dell’anno B per le domeniche e le solennità – colore liturgico: viola  – salterio: 2° settimana -Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove - Avvisi di Azione cattolica

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Sunday 28 February 2021 - 2nd Sunday of Lent - Lectionary of year B for Sundays and solemnities - liturgical color: purple - psalter: 2nd week - Mass readings - Summary of the homily given during the Mass celebrated in parish at nine - Catholic Action Notices

                                                          

 

Osservazioni ambientali: cielo  sereno  ; temperatura ambientale  12°C

 

environmental observations: clear sky; environmental temperature  12°C

 

 

Canti: Introduzione, “Purificami, Signore; Offertorio, “Se m’accogli”; Comunione, “Signore, da chi andremo?”; finale, “Ti seguirò”.  

Songs: Introduction, “Purify me, Lord; Offertory, "If you welcome me"; Communion, "Lord, to whom shall we go?"; final, “I will follow you”.

 

Un augurio di pace a tutti i lettori!  

 Wishes for peace to all readers!

 

  Durante la messa delle nove il gruppo parrocchiale di AC era sui banchi sulla sinistra dell’altare, guardando l’abside.

During the nine o'clock mass, the parish group of AC was on the pews to the left of the altar, looking at the apse.

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 Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, nella sala rossa  della sede parrocchiale, sono state sospese, in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità sanitarie per ora le sconsigliano.

 Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Ieri c’è stata la 13° riunione con questa modalità. Gli incontri sono stati molto interessanti.

 Nel mese di marzo ci riuniremo in Google Meet  il 13, per un piccolo grande ritiro di Quaresima, il 20, per approfondire i temi dell’enciclica Fratelli tutti,  in particolare quelli del dialogo e mediazione culturale trattati nei numeri da 198 a 216, e il 27, per continuare a dialogare sulla tappa “Sollevare”  del cammino cristologico di formazione di AC “Da corpo a corpo”.

    Il link e il codici di accesso per gli inconri saranno  comunicati via email, Whatsapp e per posta ordinaria ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo email.  In particolare saranno indicati nella prossima Lettera ai soci  mensile, che invieremo anche per posta ordinaria ai soci che non hanno ancora indicato un indirizzo email.

Chi desidera partecipare può chiederli inviando una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

precisando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.

  Per partecipare:

cliccate sul link

o

copiate il codice di accesso nello spazio INSERISCI IL CODICE RIUNIONE della app Google Meet e poi cliccate su PARTECIPA  e seguie le istruzioni che compariranno.

  Daremo ulteriori informazioni su questo blog.

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Prova anche tu a partecipare!  Inviaci un tuo indirizzo email per poter rimanere in contatto più facilmente con il gruppo! Non darla vita al virus!

 

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Si fa festa incontrandosi, ma la raccomandazione del distanziamento ce lo sconsiglia.

 I nostri incontri in Google  Meet sono feste dell’incontro tra noi e con Cristo, perché, quando si è riuniti nel suo nome, anche in quel modo, egli è presente: è scritto.

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  The meetings of the AC San Clemente group in the presence, in the red room of the parish seat, have been suspended, pending a favorable evolution of the pandemic from Covid 19. The health authorities for now advise against them.

 We have continued to reunite in Google Meet. Yesterday there was the 13th meeting in this way. The meetings were very interesting.

 In the month of March we will gather in Google Meet on the 13th, for a small great Lenten retreat, on the 20th, to deepen the themes of the encyclical Fratelli tutti, in particular those of dialogue and cultural mediation treated in numbers 198 to 216, on the 27th, to continue to dialogue on the "Raising" stage of the Christological path of formation of CA "From body to body".

    The link and access code for meetings will be communicated via email, Whatsapp and by ordinary mail to members who have not yet communicated an email address. In particular, they will be indicated in the next monthly Letter to shareholders, which we will also send by ordinary mail to shareholders who have not yet indicated an email address.

Those who wish to participate can ask for them by sending an email to

mario.ardigo@acsanclemente.net

specifying their name, the parish they belong to and the topics of interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will have to be sent again to attend the next one.

  To partecipate:

click on the link

or

copy the access code in the space ENTER THE MEETING CODE of the Google Meet app and then click on JOIN and follow the instructions that will appear.

  We will give more information on this blog.

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Try to participate too! Send us your email address to be able to keep in touch more easily with the group! Don't give the virus life!

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We celebrate by meeting, but the recommendation of the spacing advises us against it.

  Our meetings in Google Meet are celebrations of the encounter between us and with Christ, because, when we are gathered in his name, even in that way, he is present: it is written.

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 RACCOMANDIAMO DI OSSERVARE LE PRESCRIZIONI DELL’AUTORITA’ SANITARIA:

1) indossare la maschera facciale anche all’aperto, coprendo anche il naso;

2) mantenere una distanza non inferiori a m 2 dagli altri;

3) evitare gli assembramenti di persone, anche al momento di ricevere la Comunione.

4) ricevere la Comunione sulla mano, aspettando che il sacerdote vi posi l’ostia consacrata, senza cercare di afferrarla prima.

 

 

 WE RECOMMEND TO FOLLOW THE REQUIREMENTS OF THE HEALTH AUTHORITY:

1) wearing the face mask even outdoors, also covering the nose;

2) keeping a distance of no less than m 2 from the others;

3) avoiding gatherings of people, even at the moment of receiving Communion.

4) receiving Communion on the hand, waiting for the priest to place the consecrated host there, without trying to grab it first.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. The biblical texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie and from other Catholic sites in English and from http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American Bible);  the texts in english  of the documents of the Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.

 

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Pillole di Concilio / Council pills

 

Dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)

 

From the Pastoral Constitution on the Church in the modern world Joy and Hope - Gaudium et Spes, of the Second Vatican Council (1962-1965)

 

12. L'uomo ad immagine di Dio.

  Credenti e non credenti sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice.

  Ma che cos'è l'uomo?

  Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie ed anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell'angoscia.

  Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene dall'insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell'uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione.

  La Bibbia, infatti, insegna che l'uomo è stato creato « ad immagine di Dio » capace di conoscere e di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene  quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio.

 « Che cosa è l'uomo, che tu ti ricordi di lui? o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui?

L'hai fatto di poco inferiore agli angeli, l'hai coronato di gloria e di onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai sottoposto ai suoi piedi » (Sal 8,5).

 

 Ma Dio non creò l'uomo lasciandolo solo: fin da principio « uomo e donna li creò » (Gen1,27) e la loro unione costituisce la prima forma di comunione di persone.

  L'uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti.

  Perciò Iddio, ancora come si legge nella Bibbia, vide « tutte quante le cose che aveva fatte, ed erano buone assai» (Gen1,31).

 

12. Man in the image of God.

The People of God believes that it is led by the Lord's Spirit, Who fills the earth. Motivated by this faith, it labors to decipher authentic signs of God's presence and purpose in the happenings, needs and desires in which this People has a part along with other men of our age. For faith throws a new light on everything, manifests God's design for man's total vocation, and thus directs the mind to solutions which are fully human.

This council, first of all, wishes to assess in this light those values which are most highly prized today and to relate them to their divine source. Insofar as they stem from endowments conferred by God on man, these values are exceedingly good. Yet they are often wrenched from their rightful function by the taint in man's heart, and hence stand in need of purification.

What does the Church think of man? What needs to be recommended for the upbuilding of contemporary society? What is the ultimate significance of human activity throughout the world? People are waiting for an answer to these questions. From the answers it will be increasingly clear that the People of God and the human race in whose midst it lives render service to each other. Thus the mission of the Church will show its religious, and by that very fact, its supremely human character.

 

 

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Letture bibliche della Messa -  Biblical readings of the Mass

 

Prima lettura -1st Reading

Dal libro della Genesi (Gen 22,1-2.9.10-13.15-18)

From the book of Genesis (Gen 22:1-2.9.10-13.15-18)

 

 In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

  Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

  Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.

  L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

 

 After these things God tested Abraham. He said to him, “Abraham!” And he said, “Here I am.” He said, “Take your son, your only son Isaac, whom you love, and go to the land of Moriah, and offer him there as a burnt offering on one of the mountains that I shall show you.”

  When they came to the place that God had shown him, Abraham built an altar there and laid the wood in order. He bound his son Isaac, and laid him on the altar, on top of the wood. Then Abraham reached out his hand and took the knife to kill his son. But the angel of the Lord called to him from heaven, and said, “Abraham, Abraham!” And he said, “Here I am.” He said, “Do not lay your hand on the boy or do anything to him; for now I know that you fear God, since you have not withheld your son, your only son, from me.” And Abraham looked up and saw a ram, caught in a thicket by its horns. Abraham went and took the ram and offered it up as a burnt offering instead of his son.

  The angel of the Lord called to Abraham a second time from heaven, and said, “By myself I have sworn, says the Lord: Because you have done this, and have not withheld your son, your only son, I will indeed bless you, and I will make your offspring as numerous as the stars of heaven and as the sand that is on the seashore. And your offspring shall possess the gate of their enemies, and by your offspring shall all the nations of the earth gain blessing for themselves, because you have obeyed my voice.”

 

 

Salmo responsoriale

dal  salmo  115

Responsorial psalm

From psalm 115

 

Ritornello / Response:

 Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

I will walk in the presence of the Lord, in the land of the living

 

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli. 

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore. 

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme. 

I trusted, even when I said:
‘I am sorely afflicted.’
O precious in the eyes of the Lord
is the death of his faithful.

Your servant, Lord, your servant am I;
you have loosened my bonds.
A thanksgiving sacrifice I make:
I will call on the Lord’s name.

My vows to the Lord I will fulfil
before all his people,
in the courts of the house of the Lord,
in your midst, O Jerusalem

 

 

 

Seconda lettura / Second reading

Dalla  lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm  8,31b-34)

From the letter of St. Paul to the Romans (Rm 8:31b-34)



Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

 

What then are we to say about these things? If God is for us, who is against us? He who did not withhold his own Son, but gave him up for all of us, will he not with him also give us everything else? Who will bring any charge against God’s elect? It is God who justifies. Who is to condemn? It is Christ Jesus, who died, yes, who was raised, who is at the right hand of God, who indeed intercedes for us.

 

 

Acclamazione al Vangelo

Acclamation to the Gospel

 

 

Alleluia, alleluia.

 

Dalla nube luminosa si udì la voce del Padre:
"Questi è il mio Figlio, l'amato: ascoltatelo!"
(Cfr. Mc 9,7)

 

From the luminous cloud the voice of the Father was heard:

"This is my beloved Son: listen to him!" (Cf. Mk 9: 7)

 

 

Alleluia.

 

Vangelo - Gospel

Dal Vangelo secondo   Marco  (Mc 9,2-10)

From the Gospel according to Mark (Mk 9:2-10)

 

  In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

  Six days later, Jesus took with him Peter and James and John, and led them up a high mountain apart, by themselves. And he was transfigured before them, and his clothes became dazzling white, such as no one on earth could bleach them. And there appeared to them Elijah with Moses, who were talking with Jesus. Then Peter said to Jesus, “Rabbi, it is good for us to be here; let us make three dwellings, one for you, one for Moses, and one for Elijah.” He did not know what to say, for they were terrified.

  Then a cloud overshadowed them, and from the cloud there came a voice, “This is my Son, the Beloved; listen to him!” Suddenly when they looked around, they saw no one with them any more, but only Jesus. As they were coming down the mountain, he ordered them to tell no one about what they had seen, until after the Son of Man had risen from the dead. So they kept the matter to themselves, questioning what this rising from the dead could mean.

 

 

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Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove

Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at nine o’clock

 

 Il brano evangelico ci presenta la Trasfigurazione, la visione della gloria di Gesù che ebbero gli apostoli. Si narra di vesti luminose.

  Nel racconto è molto importante la voce che venne dalla nube: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». Fu la voce del Padre.

  Ascoltare produce la conversione. E la conversione a Gesù salva.

 Preghiamo, dunque, di saper ascoltare la Parola del Signore, perché si compia in noi la sua volontà.

 

The Gospel passage presents us with the Transfiguration, the vision of the glory of Jesus that the apostles had. It tells of luminous garments.

   In the story the voice that came from the cloud is very important: "This is my beloved Son: listen to him!". It was the voice of the Father.

   Listening produces conversion. And conversion to Jesus saves.

  Let us therefore pray that we will know how to listen to the Word of the Lord, so that his will may be fulfilled in us.

 

Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante.

Summary of Mario Ardigò, as how he understood the  words of the celebrant.

 

 

 

Avvisi del parroco / Notices from the parson

-  E’ iniziato il Tempo di Quaresima;

- la tradizione raccomanda astinenza nei venerdì di Quaresima, nel senso precisato dalla CEI nel documento che trovate di seguito, vale a dire, in sintesi:

La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi. L’astinenza deve essere osservata dalle persone tra i 14 e i 60 anni, salvo motivi di salute, in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità.



Notices from the parson

- The Time of Lent has begun;

- tradition recommends abstinence on the Fridays of Lent, in the sense specified by the CEI in the document you find below, that is, in summary:

The abstinence law prohibits the use of meat, as well as food and drinks which, in a prudent judgment, are to be considered as particularly sought after and expensive. Abstinence must be observed by people between 14 and 60 years of age, except for health reasons, on all and individual Fridays of Lent, unless they coincide with a day counted among the solemnities.

 

 

Avvisi di Azione Cattolica: /  Catholic Action Notices:

 

 Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, nella sala rossa  della sede parrocchiale, sono state sospese, in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità sanitarie per ora le sconsigliano.

 Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Ieri c’è stata la 13° riunione con questa modalità. Gli incontri sono stati molto interessanti.

 Nel mese di marzo ci riuniremo in Google Meet  il 13, per un piccolo grande ritiro di Quaresima, il 20, per approfondire i temi dell’enciclica Fratelli tutti,  in particolare quelli del dialogo e mediazione culturale trattati nei numeri da 198 a 216, e il 27, per continuare a dialogare sulla tappa “Sollevare”  del cammino cristologico di formazione di AC “Da corpo a corpo”.

 Il link e il codici di accesso per l’incontro saranno  comunicati via email, Whatsapp e per posta ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo email. 

Chi desidera partecipare può chiederli inviando una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

precisando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.

  Daremo ulteriori informazioni su questo blog.

The meetings of the AC San Clemente group in the presence, in the red room of the parish seat, have been suspended, pending a favorable evolution of the pandemic from Covid 19. The health authorities for now advise against them.

 We have continued to reunite in Google Meet. Yesterday there was the 13th meeting in this way. The meetings were very interesting.

 In the month of March we will gather in Google Meet on the 13th, for a small great Lenten retreat, on the 20th, to deepen the themes of the encyclical Fratelli tutti, in particular those of dialogue and cultural mediation treated in numbers 198 to 216, on the 27th, to continue to dialogue on the "Raising" stage of the Christological path of formation of CA "From body to body".

 The link and access code for the meeting will be communicated via email, Whatsapp and by post to members who have not yet communicated an email address.

Those who wish to participate can ask for them by sending an email to

mario.ardigo@acsanclemente.net

specifying their name, the parish they belong to and the topics of interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will have to be resent to attend the next one.

  We will give more information in this blog.

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Nota dell'Episcopato italiano

Il senso cristiano
del digiuno e dell'astinenza


DECRETO DI PROMULGAZIONE
Prot. n. 662/94

CAMILLO card. RUINI
Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

 

Note from the Italian Episcopate

The Christian sense

of fasting and abstinence

________________________________________

PROMULGATION DECREE

Prot. N. 662/94

CAMILLO card. RUINI

Vicar General of His Holiness for the Diocese of Rome

President of the Italian Episcopal Conference

 

In ossequio alla legislazione canonica e in piena comunione con la Sede Apostolica la Conferenza Episcopale Italiana nella 39a Assemblea Generale, svoltasi a Roma dal 16 al 20maggio

1994, in applicazione dei canoni 1251 e 1253, ha approvato con la maggioranza richiesta le disposizioni di carattere normativo sul digiuno e l’astinenza, contenute nel n. 1 3 della Nota pastorale «Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza».

In conformità al can. 455, par. 2, del Codice di diritto canonico ho chiesto con lettera n. 39 5/94 del 9 giugno 1994 la prescritta «recognitio» della Santa Sede.

Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per mandato della medesima Assemblea Generale e in conformità dell’art. 28/a dello Statuto della C.E.l., dopo aver ottenuto, in data 12 settembre 1994, la prescritta «recognitio» della Santa Sede con foglio n. 960/83 del Prefetto della Congregazione per i Vescovi, intendo promulgare e di fatto promulgo le disposizioni normative contenute nella Nota pastorale che viene pubblicata con il presente decreto.

Ai fini della più precisa identificazione degli elementi costituenti il corpo normativo spettante alle competenze della Conferenza Episcopale Italiana, resta inteso che le disposizioni normative contenute nel n. 1 3 del presente documento saranno da intendere come Delibera C.E.I. n. 59.

Stabilisco altresì che, in conformità al can. 8, par. 2, del Codice di diritto canonico, tali norme entrino in vigore a partire dal 27 novembre 1994, prima domenica di Avvento.

 

INTRODUZIONE

 

 

Il valore della penitenza per il nostro tempo 

1.       Il digiuno e l’astinenza — insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità — appartengono, da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati, di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di grazie e di lode al Padre.

Nella penitenza è coinvolto l’uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l’uomo che ha un corpo bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, progetta e prega; l’uomo che si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa dono di esse; l’uomo che tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che avverte l’esigenza di solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito, rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona.

Ma perché il digiuno e l’astinenza rientrino nel vero significato della prassi penitenziale della Chiesa devono avere un’anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. Ci preme pertanto riproporre il significato del digiuno e dell’astinenza secondo l’esempio e l’insegnamento di Gesù e secondo l’esperienza spirituale della comunità cristiana. Occorre, per questo, riscoprirne l’identità originaria e lo spirito autentico alla luce della parola di Dio e della viva tradizione della Chiesa. Occorre poi precisarne le modalità espressive in riferimento alle condizioni di vita del nostro tempo.

Il digiuno e l’astinenza, infatti, rientrano in quelle forme di comportamento religioso che sono costantemente soggette alla mutazione degli usi e dei costumi. In questo senso la Delibera dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana del 18 aprile 1985 chiede che si stabiliscano le opportune determinazioni a norma dei canoni 1251 e 1253 del Codice di Diritto Canonico per l’osservanza del digiuno e dell’astinenza nelle Chiese che sono in Italia (1).

È quanto noi Vescovi italiani intendiamo fare con la presente Nota pastorale, che indirizziamo a tutti i membri della comunità ecclesiale, presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici, per sollecitare una convinta e vigorosa ripresa della prassi penitenziale all’interno del popolo cristiano. Ciò è richiesto, anzitutto, per essere fedeli alle esigenze evangeliche della penitenza, ma anche per dare una coerente risposta alla sfida del consumismo e dell’edonismo diffusi nella nostra società. In tal senso condividiamo la convinzione espressa da Paolo VI all’indomani del Concilio Vaticano II nella Costituzione apostolica Paenitemini: «Tra i gravi e urgenti problemi che si pongono alla nostra sollecitudine pastorale, non ultimo ci sembra quello di richiamare ai nostri figli — e a tutti gli uomini religiosi del nostro tempo — il significato e l’importanza del precetto divino della penitenza» (2).

 

 

 

- I -
IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
NELL’ESPERIENZA STORICA DELLA CHIESA

 

 

Il digiuno nell’esempio e nella parola di Gesù 

2.       Il digiuno dei cristiani trova il suo modello e il suo significato nuovo e originale in Gesù.
E vero che il Maestro non impone in modo esplicito ai discepoli nessuna pratica particolare di digiuno e di astinenza. Ma ricorda la necessità del digiuno per lottare contro il maligno e durante tutta la sua vita, in alcuni momenti particolarmente significativi, ne mette in luce l’importanza e ne indica lo spirito e lo stile secondo cui viverlo.
Quaranta giorni di digiuno precedono il combattimento spirituale delle “tentazioni”, che Gesù affronta nel deserto e che supera con la ferma adesione alla parola di Dio: «Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"» (Mt 4,4) (
3). Con il suo digiuno Gesù si prepara a compiere la sua missione di salvezza in filiale obbedienza al Padre e in servizio d’amore agli uomini.
Riprendendo la pratica e il valore del digiuno in uso presso il popolo di Israele, Gesù ne afferma con forza il significato essenzialmente interiore e religioso, e rifiuta pertanto gli atteggiamenti puramente esteriori e «ipocriti» (cfr. Mt 6,1-6.16-18): digiuno, preghiera ed elemosina sono un atto di offerta e di amore al Padre «che è nel segreto» e «che vede nel segreto» (Mt 6,18). Sono un aspetto essenziale della sequela di Cristo da parte dei discepoli.
Quando gli viene domandato per quale motivo i suoi discepoli non praticano le forme di digiuno che sono in uso presso taluni ambienti del giudaismo del tempo, Gesù risponde: «Finché [gli invitati alle nozze] hanno lo sposo con loro, non possono digiunare» (Mc 2,19). La pratica penitenziale del digiuno non è adatta a manifestare la gioia della comunione sponsale dei discepoli con Gesù. Ma egli subito aggiunge: «Verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno» (Mc 2,20). In queste parole la Chiesa trova il fondamento dell’invito al digiuno come segno di partecipazione dei discepoli all’evento doloroso della passione e della morte del Signore, e come forma di culto spirituale e di vigilante attesa, che si fa particolarmente intensa nella celebrazione del Triduo della Santa Pasqua.
Il riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione è essenziale e decisivo per definire il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, come di ogni altra forma di mortificazione: «Se qualcuno vuoi venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). E infatti nella sequela di Cristo e nella conformità con la sua croce gloriosa che il cristiano trova la propria identità e la forza per accogliere e vivere con frutto la penitenza.

 

La prassi penitenziale nell’Antico Testamento 

3.        La pratica del digiuno, così come quella dell’elemosina e della preghiera, non è una novità portata da Gesù:
egli rimanda all’esperienza religiosa del popolo d’Israele, dove il digiuno è praticato come momento di professione di fede nell’unico vero Dio, fonte di ogni bene, e come elemento necessario per superare le prove alle quali sono sottoposte la fede e la fiducia nel Signore.
Mosè ed Elia si astengono dal cibo per prepararsi all’incontro con Dio (
4). La coscienza del peccato, il dolore e il pentimento, la conversione e l’espiazione, pur manifestandosi in molteplici modi, trovano nel digiuno la loro espressione più naturale e immediata (5). Le celebrazioni penitenziali, in tempo di gravi calamità e nei momenti decisivi dell’Alleanza fra Dio e il suo popolo, comportano anche l’indizione di un solenne digiuno per l’intera comunità (6). A rendere più intensa l’implorazione della preghiera, Israele ricorre alla prostrazione fisica che segue alla rinuncia del cibo (7). Privandosi del cibo, alcuni protagonisti della storia del popolo d’Israele riconoscono i limiti della loro forza umana e si appellano alla forza di Dio, che solo li può salvare (8).
E tuttavia anche nelle pratiche di digiuno, come in ogni espressione della religiosità, si possono annidare molte insidie: l’autocompiacimento, la pretesa di rivendicare diritti di fronte a Dio, l’illusione di esimersi con un dovere cultuale dai più stringenti doveri verso il prossimo. Per questo il profeta denuncia la falsità del formalismo e predica il vero digiuno che il Signore vuole:
«Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo... Dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo» (Is 58,6-7).
C’è dunque un intimo legame fra il digiuno e la conversione della vita, il pentimento dei peccati, la preghiera umile e fiduciosa, l’esercizio della carità fraterna e la lotta contro l’ingiustizia: «Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia» (Tob 12,8).

 

La vita nuova secondo lo Spirito

4.       Per il cristiano la mortificazione non è mai fine a se stessa né si configura come semplice strumento di controllo di sé, ma rappresenta la via necessaria per partecipare alla morte gloriosa di Cristo: in questa morte egli viene inserito con il Battesimo e dal Battesimo riceve il dono e il compito di esprimerla nella vita morale (cfr. Rm 6,3-4), in una condotta che comporta il dominio su tutto ciò che è segno e frutto del male: «fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria» (Col 3,5).
L’adesione a Cristo morto e risorto e la fedeltà al dono della vita nuova e della vera libertà esigono la lotta contro il peccato che inquina il cuore dell’uomo, e contro tutto ciò che al peccato conduce: di qui la necessità della rinuncia. «Cristo ci ha liberati perché restassimo liben» (Gal 5,1). Consapevole di questa responsabilità, l’apostolo Paolo, ad imitazione degli atleti che si preparano a gareggiare nello stadio, afferma senza timori: «Tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato» (1Cor 9,27).
L’impegno al dominio di sé e alla mortificazione è dunque parte integrante dell’esperienza cristiana come tale e rientra nelle esigenze della vita nuova secondo lo Spirito: «Vi dico dunque: Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne... Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,16.22).
In particolare, per il cristiano l’astinenza non nasce dal rifiuto di alcuni cibi come se fossero cattivi: egli accoglie l’insegnamento di Gesù, per il quale non esistono né cibi proibiti né osservanze di semplice purità legale: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» (Mc 7,15).

 

La tradizione spirituale e pastorale della Chiesa

5.       La dottrina e la pratica del digiuno e dell’astinenza, da sempre presenti nella vita della Chiesa, assumono una fisionomia più definita negli ambienti monastici del IV secolo, sia con la sottolineatura abituale della frugalità, sia con la privazione del cibo in determinati tempi dell’anno liturgico. Nel medesimo periodo, sotto l’influsso degli usi monastici, le comunità ecclesiali delineano le forme concrete della prassi penitenziale.
La pratica antica del digiuno consiste normalmente nel consumare un solo pasto nella giornata, dopo il vespro, a cui fa seguito, abitualmente, la riunione serale per l’ascolto della parola di Dio e la preghiera comunitaria. Si consolida, attraverso i secoli, l’usanza secondo cui quanto i cristiani risparmiano con il digiuno venga destinato per l’assistenza ai poveri ed agli ammalati. «Quanto sarebbe religioso il digiuno, se quello che spendi per il tuo banchetto lo inviassi ai poveri!» (
9), esorta Sant’Ambrogio; e Sant’Agostino gli fa eco: «Diamo in elemosina quanto riceviamo dal digiuno e dall’astinenza» (10).
Così l’astensione dal cibo è sempre unita all’ascolto e alla meditazione della parola di Dio, alla preghiera e all’amore generoso verso coloro che hanno bisogno. In questo senso San Pietro Crisologo afferma: «Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia» (
11).
Nel IV secolo prende corpo anche l’organizzazione del tempo della Quaresima per i catecumeni e per i penitenti. Questo viene proposto e vissuto come cammino di preparazione alla rinascita pasquale nel Battesimo e nella Penitenza (
12) e quindi è orientato verso il Triduo pasquale, centro e cardine dell’anno liturgico che celebra l’intera opera della redenzione e che costituisce l’itinerario privilegiato di fede della comunità cristiana (13). Per questo San Leone Magno può dire che il vero digiuno quaresimale consiste «nell’astenersi non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati». (14)
Durante l’epoca medioevale e moderna, la pratica penitenziale viene tenuta in grande considerazione, diventando oggetto di numerosi interventi normativi ed entrando a far parte delle osservanze religiose più comuni e diffuse tra il popolo cristiano.

 

Il Concilio e il rinnovamento della disciplina penitenziale

6. Il Concilio Vaticano II, nella sua finalità di cammino verso la santità e di «aggiornamento pastorale», chiede che siano rinnovate le disposizioni della Chiesa sul digiuno e sull’astinenza, chiarendone le motivazioni nel contesto attuale della vita cristiana personale e comunitana (15).
Alla richiesta del Concilio risponde Paolo VI con la Costituzione apostolica Paenitemini sulla disciplina penitenziale (17 febbraio 1966). In essa viene richiamato in particolare il valore della penitenza come atteggiamento interiore, come «atto religioso personale, che ha come termine l’amore e l’abbandono nel Signore: digiunare per Dio, non per se stessi» (
16). Da questo valore fondamentale dipende l’autenticità di ogni forma penitenziale.
In questo contesto Paolo VI sollecita tutti a riscoprire e a vivere il collegamento del digiuno e dell’astinenza con le altre forme di penitenza e soprattutto con le opere di carità, di giustizia e di solidarietà: «Là dove è maggiore il benessere economico, si dovrà piuttosto dare testimonianza di ascesi, affinché i figli della Chiesa non siano coinvolti dallo spirito del “mondo”, e si dovrà dare nello stesso tempo una testimonianza di carità verso i fratelli che soffrono nella povertà e nella fame, oltre ogni barriera di nazioni e di continenti. Nei paesi invece dove il tenore di vita è più disagiato, sarà più accetto al Padre e più utile alle membra del Corpo di Cristo che i cristiani — mentre cercano con ogni mezzo di promuovere una migliore giustizia sociale — offrano, nella preghiera, la loro sofferenza al Signore, in intima unione con i dolori di Cristo» (
17).

 

 

 

- II -
IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
NELLA VITA ATTUALE DELLA CHIESA

 

 

L’originalità del digiuno cristiano

7.       Di fronte al rapido mutare delle condizioni sociali e culturali caratteristico del nostro tempo, e in particolare di fronte al moltiplicarsi dei contatti interreligiosi e al diffondersi di nuovi fenomeni di costume, diventa sempre più necessario riscoprire e riaffermare con chiarezza l’originalità del digiuno e dell’astinenza cristiani.
Oggi, infatti, il digiuno viene praticato per i più svariati motivi e talvolta assume espressioni per così dire laiche, come quando diventa segno di protesta, di contestazione, di partecipazione alle aspirazioni e alle lotte degli uomini ingiustamente trattati. Circa poi l’astinenza da determinati cibi, oggi si stanno diffondendo tradizioni ascetico-religiose che si presentano non poco diverse da quella cristiana.
Pur guardando con rispetto a queste usanze e prescrizioni — specialmente a quelle degli ebrei e dei musulmani —, la Chiesa segue il suo Maestro e Signore, per il quale tutti i cibi sono in sé buoni e non sono sottoposti ad alcuna proibizione religiosa (
18), e accoglie l’insegnamento dell’apostolo Paolo che scrive: «Chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio» (Rm 14,6).
In tal senso, qualsiasi pratica di rinuncia trova il suo pieno valore, secondo il pensiero e l’esperienza della Chiesa, solo se compiuta in comunione viva con Cristo, e quindi se è animata dalla preghiera ed è orientata alla crescita della libertà cristiana, mediante il dono di sé nell’esercizio concreto della carità fraterna.
Custodire l’originalità della penitenza cristiana, proporla e viverla in tutta la ricchezza spirituale del suo contenuto nelle condizioni attuali di vita è un compito che la Chiesa deve assolvere con grande vigilanza e coraggio.

 

Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione

8.       In rapporto all’originalità del digiuno e dell’astinenza è da risvegliare la consapevolezza che la prassi penitenziale della Chiesa, nelle sue forme molteplici e diverse, raggiunge il suo vertice nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione.
Il cammino per la conversione del cuore, il desiderio e l’impegno per il rinnovamento spirituale, l’apertura sincera al «credere al vangelo» (cfr. Mc 1,15) trovano la loro verità piena e la loro singolare efficacia nel segno sacramentale della salvezza, operata dalla morte e risurrezione di Gesù e da lui donata alla Chiesa con l’effusione del suo Spirito.
Solo nell’inserimento nel mistero di Cristo morto e risorto, mediante la fede e i sacramenti, tutti i gesti, grandi e piccoli, di penitenza e di digiuno e tutte le opere, note e nascoste, di carità e di misericordia acquistano significato e valore di salvezza.
Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione si rivela in tal modo necessario non solo per ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il Battesimo, ma anche per assicurare autenticità e profondità alla virtù della penitenza e alle diverse pratiche penitenziali della vita cristiana.
Dal rifiorire di una più diffusa e frequente partecipazione a questo sacramento, vissuto nella fede in tutti gli atti che lo compongono — dall’umile confessione delle colpe al pentimento, dal proposito di rinnovare la propria vita all’accoglienza del dono divino della misericordia, fino al compimento della soddisfazione —‘ l’insieme della prassi penitenziale della Chiesa potrà acquistare la pienezza del suo significato interiore e religioso, e farsi strumento di sincero e genuino rinnovamento morale e spirituale. Mediante il sacramento, infatti, lo Spirito crea il cuore nuovo, diventando così legge di vita, ossia risorsa di grazia e sollecitazione per un’esistenza convertita e penitente (
19).

 

I giorni penitenziali di digiuno e di astinenza

9. Il digiuno e l’astinenza, nella loro originalità cristiana, presentano anche un valore sociale e comunitario: chiamato a penitenza non è solo il singolo credente, ma l’intera comunità dei discepoli di Cristo (20).
Per rendere più manifesto il carattere comunitario della pratica penitenziale la Chiesa stabilisce che i fedeli facciano digiuno e astinenza negli stessi tempi e giorni: è così l’intera comunità ecclesiale ad essere comunità penitente.
Questi tempi e giorni, come scrive Paolo VI, vengono scelti dalla Chiesa «fra quelli che, nel corso dell’anno liturgico, sono più vicini al mistero pasquale di Cristo o vengono richiesti da particolari bisogni della comunità ecclesiale» (
21).
Fin dai primi secoli il digiuno pasquale si osserva il Venerdì santo e, se possibile, anche il Sabato santo fino alla Veglia pasquale (
22); così come si ha cura di iniziare la Quaresima, tempo privilegiato per la penitenza in preparazione alla Pasqua, con il digiuno del Mercoledì delle Ceneri o per il rito ambrosiano con il digiuno del primo venerdì di Quaresima. Mentre il digiuno nel Sacro Triduo è un seguo della partecipazione comunitaria alla morte del Signore, quello d’inizio della Quaresima è ordinato alla confessione dei peccati, alla implorazione del perdono e alla volontà di conversione.
Anche i venerdì di ogni settimana dell’anno sono giorni particolarmente propizi e significativi per la pratica penitenziale della Chiesa, sia per il loro richiamo a quel Venerdì che culmina nella Pasqua, sia come preparazione alla comunione eucaristica nella assemblea domenica-le: in tal modo i cristiani si preparano alla gioia fraterna della «Pasqua settimanale» — la domenica, il giorno del Signore risorto — con un gesto che manifesta la loro volontà di conversione e il loro impegno di novità di vita.
La celebrazione della domenica sollecita, infatti, la comunità cristiana a dare concretezza e slancio alla propria testimonianza di carità: «E soprattutto la domenica il giorno in cui l’annuncio della carità celebrato nell’Eucaristia può esprimersi con gesti e segni visibili concreti, che fanno di ogni assemblea e di ogni comunità il luogo della carità vissuta nell’incontro fraterno e nel servizio verso chi soffre e ha bisogno. Il giorno del Signore si manifesta così come il giorno della Chiesa e quindi della solidarietà e della comunione» (
23). Ciò acquista maggior significato se la domenica è stata preceduta dal venerdì di digiuno, di astinenza e di mortificazione, ordinati alla preghiera e alla carità.

 

Nuove forme penitenziali

10.     Le profonde trasformazioni sociali e culturali, che segnano i costumi di vita del nostro tempo, rendono problematici, se non addirittura anacronistici e superati, usi e abitudini di vita fino a ieri da tutti accettati. Per la pratica dell’astinenza, si pensi alla distinzione tra cibi «magri» e cibi «grassi»: una simile distinzione porta in sé il rischio di allontanarsi da quella sobrietà che appartiene al genuino spirito penitenziale e di ricercare di fatto cibi particolarmente raffinati e costosi, che di per sé non contrastano con le norme tradizionali fissate dalla Chiesa.
Diventa allora necessario ripensare le forme concrete secondo cui la prassi penitenziale deve essere vissuta dalla Chiesa dei nostri giorni perché rimanga nella sua originaria verità. Le comunità ecclesiali, come pure ogni singolo cristiano, sono impegnati a trovare i modi più adatti per praticare il digiuno e l’astinenza secondo l’autentico spirito della tradizione della Chiesa, nella fedeltà viva alla loro originalità cristiana.
Questi modi consistono nella privazione e comunque in una più radicale moderazione non solo del cibo, ma anche di tutto ciò che può essere di qualche ostacolo ad una vita spirituale pronta al rapporto con Dio nella meditazione e nella preghiera, ricca e feconda di virtù cristiane e disponibile al servizio umile e disinteressato del prossimo.
Il nostro tempo è caratterizzato, infatti, da un consumo alimentare che spesso giunge allo spreco e da una corsa sovente sfrenata verso spese voluttuarie, e, insieme, da diffuse e gravi forme di povertà, o addirittura di miseria materiale, culturale, morale e spirituale. In particolare, il divario tra Nord e Sud del mondo presenta abitualmente una diversità di condizioni economiche e sociali veramente spaventosa. A fronte di paesi e nazioni del Nord del pianeta, dove vige un tenore di vita molto alto, intere popolazioni del Sud vivono in condizioni subumane di povertà, di malattia e di miseria.
In questo contesto, il problema del digiuno e dell’astinenza si collega, a suo modo, con il problema della giustizia sociale e della solidale condivisione dei beni su scala nazionale e mondiale. E in questione allora la responsabilità di tutti e di ciascuno: anche la singola persona è sollecitata ad assumere uno stile di vita improntato ad una maggiore sobrietà e talvolta anche all’austerità, e nello stesso tempo capace di risvegliare una forte sensibilità per gesti generosi verso coloro che vivono nell’indigenza e nella miseria. Il grido dei poveri che muoiono di fame non può essere inteso come un semplice invito ad un qualche gesto di carità; è piuttosto un urlo disperato che reclama giustizia ed esige che i gesti religiosi del digiuno e dell’astinenza diventino il segno trasparente di un più ampio impegno di giustizia e di solidarietà: «Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (Am 5,23-24).

 

Alcuni settori di particolare attenzione

11.     Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza spingerà i credenti non solo a coltivare una più grande sobrietà di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso discernimento nei confronti delle scelte da fare in alcuni settori della vita di oggi: lo esige la fedeltà agli impegni del Battesimo.
Ricordiamo, a titolo di esempio, alcuni comportamenti che possono facilmente rendere tutti, in qualche modo, schiavi del superfluo e persino complici dell’ingiustizia:
- il consumo alimentare senza una giusta regola, accompagnato a volte da un intollerabile spreco di risorse;
- l’uso eccessivo di bevande alcooliche e di fumo;
- la ricerca incessante di cose superflue, accettando acriticamente ogni moda e ogni sollecitazione della pubblicità commerciale;
- le spese abnormi che talvolta accompagnano le feste popolari e persino alcune ricorrenze religiose;
- la ricerca smodata di forme di divertimento che non servono al necessario recupero psicologico e fisico, ma sono finì a se stesse e conducono ad evadere dalla realtà e dalle proprie responsabilità;
- l’occupazione frenetica, che non lascia spazio al silenzio, alla riflessione e alla preghiera;
- il ricorso esagerato alla televisione e agli altri mezzi di comunicazione, che può creare dipendenza, ostacolare la riflessione personale e impedisce il dialogo in famiglia.
I cristiani sono chiamati dalla grazia di Cristo a comportarsi «come i figli della luce» e quindi a non partecipare «alle opere infruttuose delle tenebre» (Ef 5,8.11). Così, praticando un giusto «digiuno» in questi e in altri settori della vita personale e sociale, i cristiani non solo si fanno solidali con quanti, anche non cristiani, tengono in grande considerazione la sobrietà di vita come componente essenziale dell’esistenza morale, ma anche offrono una preziosa testimonianza di fede circa i veri valori della vita umana, favorendo la nostalgia e la ricerca di quella spiritualità di cui ogni persona ha grande bisogno.

 

Il digiuno e la testimonianza di carità

12.     Lo stile, con il quale Gesù invita i discepoli a digiunare, insegna che la mortificazione è sì esercizio di austerità in chi la pratica, ma non per questo deve diventare motivo di peso e di tristezza per il prossimo, che attende un atteggiamento sereno e gioioso.
Questa delicata attenzione agli altri è una caratteristica irrinunciabile del digiuno cristiano, al punto che esso è sempre stato collegato con la carità: il frutto economico della privazione del cibo o di altri beni non deve arricchire colui che digiuna, ma deve servire per aiutare il prossimo bisognoso: «I cristiani devono dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, è stato messo da parte», ammonisce la Didascalia Apostolica (
24).
In questo senso il digiuno dei cristiani deve diventare un segno concreto di comunione con chi soffre la fame, e una forma di condivisione e di aiuto con chi si sforza di costruire una vita sociale più giusta e umana.
Anche all’interno del nostro Paese, dove permangono e «per certi versi si accentuano acute contraddizioni, come le molteplici forme di povertà, antiche e nuove» (
25), la Chiesa si sente interpellata a rivivere e riproporre, nello spirito del vangelo della carità, la pratica penitenziale come segno e stimolo concreto a farsi carico delle situazioni di bisogno e ad aiutare le persone, le famiglie e le comunità nell’affrontare i problemi quotidiani della vita.
Così, i digiuni che accompagnano alcune manifestazioni pubbliche, come sono le assemblee di preghiera e le marce di solidarietà, possono sollecitare persone e famiglie, ma anche comunità e istituzioni, a trovare risorse da mettere a disposizione di organismi impegnati in opere di assistenza e di promozione sociale. In tal modo è possibile realizzare iniziative di soccorso per i più poveri, come i servizi di prima accoglienza o i sostegni domiciliari per le persone anziane, e nello stesso tempo sensibilizzare le comunità alle esigenze della pace, rendendole accoglienti e solidali con le vittime della violenza e delle guerre.

 

 

- III -
DISPOSIZIONI NORMATIVE
E ORIENTAMENTI PASTORALI

 

Disposizioni normative

13.     Concludiamo la presente Nota pastorale con le seguenti disposizioni normative, che trovano la loro ispirazione e forza nel canone 1249 del Codice di diritto canonico: «Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza, ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di carità, sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza». Queste disposizioni normative sono la determinazione della disciplina penitenziale della Chiesa universale (26), che i canoni 1251 e 1253 del Codice di diritto canonico affidano alle Conferenze Episcopali.
1) La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate» (
27).
2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.
3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; sono consigliati il Sabato Santo sino alla Veglia pasquale (
28).
4) L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo).
In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.
5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età.
6) Dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, «il parroco, per una giusta causa e conforme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno (…) di penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, se sono clericali di diritto pontificio, relativamente ai propri sudditi e agli altri che vivono giorno e notte nella loro casa» (
29).

 

Orientamenti pastorali

14.     Presentiamo ora, alla luce dei libri liturgici, delle usanze ecclesiali e della maturazione spirituale dei fedeli, alcuni orientamenti pastorali.
Può essere di grande utilità proporre il digiuno e l’astinenza, unitamente a momenti di preghiera e a forme di carità:
a) alla vigilia di eventi significativi per la comunità ecclesiale, come sono, ad esempio, la Confermazione, l’Ordinazione, la Professione religiosa, la Dedicazione della chiesa o la Festa del patrono o del titolare;
b) nella preparazione o nello svolgimento degli Esercizi e Ritiri spirituali, delle Missioni al popolo, o di circostanze analoghe, come sono i Sinodi, le riunioni d’inizio o fine anno pastorale;
c) nelle Quattro Tempora (
30) e, analogamente, nelle ricorrenze collegate alla pietà popolare, come nella vigilia delle feste dei Santi o nei pellegrinaggi;
d) in particolari circostanze civili ed ecclesiali, nelle quali si fa più urgente il ricorso a Dio e impellente l’aiuto fraterno (catastrofi, carestie, guerre, disordini sociali, discriminazioni etniche, crimini contro le persone).

15.     Partecipi della sollecitudine pastorale dei nostri sacerdoti, li invitiamo a sviluppare una costante opera educativa verso i fedeli loro affidati, così che la pratica penitenziale si inserisca in modo abituale e armonico nella vita cristiana personale e comunitaria. In tal senso possono essere utili i seguenti suggerimenti.
a) Nel tempo sacro della Quaresima i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, i religiosi, ma anche i catechisti e gli educatori, favoriscano la riscoperta e l’approfondimento dell’originalità cristiana del digiuno e dell’astinenza, collegandoli intimamente con l’impegno a maturare nella vita di fede e di carità. In tal senso sono da valorizzare l’ascolto e la meditazione della parola di Dio, una più intensa vita liturgica, iniziative di preghiera personale e di gruppo, forme di carità e di servizio.
b) Ogni anno, durante la Quaresima, si propongano alle comunità parrocchiali, ma anche a gruppi, movimenti e associazioni, uno o più interventi di aiuto a favore delle situazioni di bisogno, verso le quali far convergere i «frutti» del digiuno e della carità. E giusto che la comunità abbia poi il resoconto di quanto si è attuato.
c) È particolarmente importante assicurare il coordinamento delle varie iniziative catechistiche, liturgiche e caritative in ambito sia nazionale che locale; così da assumere qualche impegno penitenziale condiviso da tutti: si renderà più visibile e incisivo il cammino penitenziale della comunità cristiana come tale.
d) Al fine di diffondere e di approfondire la coscienza cristiana della penitenza, i vari organismi diocesani — specialmente i Consigli presbiterali e pastorali, il seminario e gli Istituti di Scienze Religiose —‘ nonché i superiori degli Istituti di vita consacrata, le comunità parrocchiali, i responsabili delle aggregazioni ecclesiali e gli operatori della comunicazione sociale potrebbero promuovere momenti di riflessione sul digiuno e sull’astinenza nella vita dei singoli cristiani e delle comunità ecclesiali, così da proporre e programmare in modo convincente, soprattutto all'inizio della Quaresima, cammini formativi e iniziative di penitenza.

16.     L’insieme di queste riflessioni, destinate a rimotivare e a rinvigorire la prassi penitenziale del digiuno e dell’astinenza all’interno della comunità cristiana, non può concludersi senza un appello particolare alle famiglie e a quanti hanno responsabilità educative.
I genitori e gli educatori avvertano l’importanza e la bellezza di formare i fanciulli, i ragazzi e i giovani al senso dell’adorazione di Dio e all’atteggiamento della gratitudine per i suoi doni: da questa radice religiosa scaturirà la forza per l’autocontrollo, la sobrietà, la libertà critica di fronte ai bisogni superflui indotti dalla cultura consumista, il dono sincero di sé attraverso il volontariato, l’impegno a costruire rapporti solidali e fraterni.
I genitori, per primi, sentano la responsabilità di essere testimoni con la loro stessa vita, segnata da sobrietà, apertura e attenzione operosa agli altri. Non indulgano alla diffusa tendenza di assecondare in tutto i figli, ma propongano loro coraggiosamente forti ideali e valori di vita, e li accompagnino a conseguirli con convinzione e generosità e senza temere l’inevitabile fatica connessa. Spingano verso uno stile di vita contrassegnato dalla gratuità e da uno spirito di servizio che sa vincere l’egoismo e l’indolenza.
Quest’opera educativa ha motivazioni evangeliche e risorse originali: è parte integrante di quella formazione alla fede, alla preghiera personale e liturgica e al coinvolgimento attivo e responsabile nella vita e missione della Chiesa che i genitori cristiani sono chiamati ad assicurare ai loro figli in forza del ministero ricevuto con il sacramento del Matrimonio (
31).
Anche nella scuola, in particolare attraverso l’insegnamento della religione cattolica, si espongano i motivi e le forme del digiuno cristiano e si illustrino i significati personali e sociali dell’impegno penitenziale e in generale di ogni sforzo ascetico equilibrato.
I giovani siano istruiti anche circa l’obbligo morale e canonico del digiuno, che ha inizio con i 18 anni (
32). Ai fanciulli e ai ragazzi si propongano forme semplici e concrete di astinenza e di carità, aiutandoli a vincere la mentalità non poco diffusa per la quale il cibo e i beni materiali sarebbero fonte unica e sicura di felicità e a sperimentare la gioia di dedicare il frutto di una rinuncia a colmare la necessità del fratello: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35). 

 

 

CONCLUSIONE

 

Una grazia e una responsabilità per tutta la Chiesa

17.     Con la pratica penitenziale del digiuno e dell’astinenza la Chiesa accoglie e vive l’invito di Gesù ai discepoli ad abbandonarsi fiduciosi alla Provvidenza di Dio, senza alcuna ansia per il cibo: «La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito... Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia... Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta» (Lc 12,23.29.3 1).
La comunità cristiana deve mantenere viva la coscienza di essere destinataria di una particolare grazia ed insieme protagonista di una conseguente responsabilità, anche nell’ambito della penitenza. Cristo vuole la sua Chiesa come custode vigile e fedele del dono della salvezza: essa proclama questo dono nella confessione della fede, lo comunica con la celebrazione dei sacramenti e lo manifesta con la testimonianza della vita.
I cristiani, partecipi per la grazia del Signore alla vita e alla missione della Chiesa, possono e devono dare un contributo originale e determinante, non solo all’edificazione del Corpo di Cristo, ma anche al benessere spirituale e sociale della comunità umana. Tale contributo è offerto anche dal loro stile di vita sobrio e talvolta austero: così diventano costruttori di una società più accogliente e solidale, e fanno crescere nella storia quella «civiltà dell’amore» che trova il suo principio nella verità proclamata dal Concilio con le parole: «L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha» (
33).

Roma, dalla sede della C.E.I., 4 ottobre 1994
Festa di S. Francesco d’Assisi Patrono d’Italia

CAMILLO Card. RUINI
Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

DIONIGI TETTAMANZI
Segretario Generale

 

 



NOTE

 

1.

Cfr. Delibera n. 27 (ECEI 3, n. 2282).

2.

PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini, i7 febbraio 1966 (EV 2, 625).

3.

All’esperienza del digiuno di Gesù la Chiesa nella sua liturgia collega l’istituzione quaresimale: «Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale — così canta nel Prefazio della Prima Domenica di Quaresima — con il digiuno dei quaranta giorni e vincendo le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato».

4.

Cfr. Es 34,28; 1 Re 19,8.

5.

Cfr. 1Sam 7.6.

6.

Cfr.GI 2,12-18; Ne 8,13-9,2.

7.

Cfr. Ne 1,4; 2Cr 20,3; 2Mc 13,12; Dn 9,3.

8.

Cfr. Gdt 8,6; Est 4,3.16.

9.

SANT’AMBROGIO, Storia di Nabot X, 45.

10.

SANT’AGOSTINO, Discorso 209,2.

11.

SAN PIETRO CRISOLOGO, Discorso 43: PL 52, 320.

12.

«Ogni anno — così loda la Chiesa il suo Dio — tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché assidui nella preghiera e nella carità operosa attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova» (Messale romano, I Prefazio di Quaresima).

13.

Cfr. CEI, Evangelizzazione e Sacramenti, 85 (ECEI, 2,476).

14.

SAN LEONE MAGNO, Discorso 6 sulla Quaresima, 1,2.

15.

Cfr. Sacrosanctum Concilium, 109-110 (EV 1, 194-198).

16.

PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini, I (EV 2,628).

17.

Ivi, III (EV 2, 641-642).

18.

Cfr.Mt 15,11.

19.

Cfr. Sal 50, 12-15.

20.

Cfr. Sacrosanctum Concilium, 110 (EV 1,197).

21.

PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini, III (EV, 644).

22.

Cfr. Sacrosanctum Concilium, 110 (EV 1,198); l’estensione al Sabato santo è consigliata anche nelle «Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario», n. 19 (Messale romano p. LV).

23.

CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, 28 (ECEI 4, 2747); Cfr. CEI, Precisazioni sull’anno liturgico, Messale romano, 2a ed., p. LX-LXI.

24.

Didascalia Apostolica V, 20,18.

25.

CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 4 (ECEI 4, 2721).

26.

Cfr. CIC, can. 1250-1253.

27.

PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini, III (EV 2, 647)

28.

Cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 110 (EV 1, 198).

29.

CIC, can. 1245.

30.

Cfr. CEI, Precisazioni sull’anno liturgico. Messale romano, 2a ed., p. LX (ECEI 3, 1406-1409).

31.

Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Familiaris consortio, nn. 38-39.

32.

Cfr. CIC, can. 1252.

33.

«Gaudium et spes. 35.