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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

Il sito della parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

domenica 28 aprile 2024

Gli elementi del "fascismo perenne" secondo Gustavo Zagrebelsky

 

Da: ZAGREBELSKY Gustavo, “L’opportunismo degli intolleranti. Perché il fascismo non è d’altri tempi. Le scappatoie di chi non vuole smarcarsi da quel regime che rimane attuale. E che si rinnova nel Tribalismo”, in La Repubblica 27-4-24 – estratto dall’articolo

 

  Fascismo e antifascismo sono la versione moderna d’un conflitto profondo e perenne che modella la vita degli individui nei rapporti sociali, le concezioni e le forme della politica e perfino i rapporti tra gli Stati. Il fascismo che abbiamo conosciuto e conosciamo è solo una manifestazione storica di un unico concetto politico che ha assunto diverse forme concrete, adeguate alle variabili circostanze in cui si è affermato. Per esempio, la dittatura fascista non è riuscita a raggiungere il totalitarismo nazista. Lo stesso si può dire del falangismo franchista e dell’estado novo portoghese.

  Ma, al di là delle circostanze, c’è qualcosa di comune, di profondo e radicato nell’animo umano e nelle pulsioni sociali che spiega la naturale convergenza di tali regimi al di là delle specificità. Questo nucleo comune emerge e riemerge di tempo in tempo. Come possiamo  con una parola il “fascismo perenne” l’Urfashismus (il prefisso ur  indica qualcosa di originario, di primordiale? Nel 1945 con sullo sfondo le tragedie europee tra le due guerre, è stata introdotta la parola “tribalismo” che dà anch’essa, tuttavia, un’idea di qualcosa di arcaico, di appartenente a tempi addirittura preistorici. “La cosa”, al di là della parola, invece, è attuale, sempre. Ne vediamo i contenuti, non necessariamente tutti insieme e non sempre tra loro coerenti: nazionalismo e purismo etico ed etnico; rifiuto della modernità e dei diritti universali; restaurazione dei valori tradizionali; irrazionalismo e avanguardismo; primato dell’azione, anche violenta, sulla riflessione e sulla discussione; anti-intellettualismo; accentramento del potere; decisionismo e anti-parlamentarismo; occupazione e normalizzazione delle istituzioni; disprezzo della cultura e culto della forza; “machismo” e antifemminismo; intolleranza alle critiche; ostilità nei confronti della libertà di pensiero, scienza, arte e stampa; esaltazione dell’uomo normale;  risentimenti e aspirazioni mediocri; senso comune; concezione del popolo come massa organica e indifferenziata; corporativismo; intolleranza verso i “diversi”, “non integrabili”; xenofobia e razzismo conclamati o dissimulati; unanimismo; complesso del complotto; nazionalismo ripiegato su se stesso contro internazionalismo, universalismo e cosmopolitismo; superiorità o unicità nazionale; vittimismo aggressivo.

[…]

  Tutti questi ingredienti sono sostanza  del fascismo del nostro tempo e di sempre: la società come blocco unico. Il tribalismo, cui sopra s’è fatto cenno, significa precisamente questo. Il fascismo storico, dichiaratamente già nel suo simbolo, il fascio dei littori romani, esprimeva questa idea della vita “in blocco” garantita dalla scure del potere.

martedì 16 aprile 2024

MEIC - Movimento ecclesiale di impegno culturale – Assemblea nazionale svoltasi a Roma – Domus Mariae – dal 12 al 14- aprile 2024 DOCUMENTO ASSEMBLEARE APPROVATO

 

MEIC  - Movimento ecclesiale di impegno culturale – Assemblea nazionale svoltasi a Roma – Domus Mariae – dal 12 al 14- aprile 2024

DOCUMENTO ASSEMBLEARE APPROVATO

(Roma, 12-14 aprile 2024)

Il documento assembleare costituisce una traccia di lavoro per il Movimento nel prossimo triennio, a livello nazionale come a livello dei singoli gruppi, una traccia nel sentiero della storia e della vita, non un binario rigido.

0 – PREMESSA

0.1 Nel problematico contesto in cui ci è stato dato di vivere, siamo chiamati ad abitare la storia con vigile consapevolezza, da autentici credenti che abitano pienamente nella città, fatta di tante genti, culture, religioni, modi di vivere. Ciò significa che siamo chiamati a tessere fecondi rapporti tra passato, presente e futuro, cioè a investire nel presente i tesori offerti dal passato, per generare un futuro ricco di umanità e ospitale per le prossime generazioni. Riteniamo questo il senso della tradizione: fecondare il presente con l’eredità, criticamente aggiornata, consegnataci dal passato, per partorire il futuro.

0.2 In tale opera di tessitura tra passato, presente e futuro la dimensione culturale è senz’altro cruciale tanto nella comunità ecclesiale quanto in quella civile. Il MEIC si propone di offrire uno spazio per riflettere e dialogare in modo aperto in una società contemporanea così sfaccettata. I formidabili nodi problematici presenti tanto davanti a noi quanto “dentro” di noi richiedono un grande impegno culturale sia per l’adozione di adeguate chiavi di lettura della realtà, che è superiore all’idea (cfr. Francesco), sia per consentire alla fede di essere un efficace lievito nella nostra vita in tutti i suoi aspetti.

0.3 Perché questo lievito rimanga sempre vivo, il MEIC si nutre di una spiritualità adulta, sia che si basi sulla grande tradizione orante della chiesa (lectio divina, la preghiera della liturgia delle ore), sia sperimentando nuove forme di preghiera e spiritualità laicale, sempre considerando la centralità dell’Eucaristia. Questi tre pilatri ci mettono in ascolto continuo dello Spirito, che illumina il nostro impegno come Movimento e la nostra vita quotidiana di credenti, in tutti gli ambiti nei quali siamo chiamati a vivere.

0.4 Il MEIC, proprio per rendere ragione dei due aggettivi (Ecclesiale e Culturale) che porta nel nome e che costituiscono quindi il motivo del suo esistere, è pertanto chiamato a vivere la sua specifica vocazione rispondendo alle molteplici sollecitazioni che il futuro racchiude in sé. Ciò significa prioritariamente (nonostante l’età media relativamente avanzata dei nostri iscritti) imparare a camminare anche con le generazioni più giovani, partecipando delle loro esperienze, comprendendo i loro linguaggi e la loro sete di verità, intessendo con loro ricche e vitali relazioni umane. Dobbiamo comprendere e valorizzare i loro percorsi professionali, che si sviluppano tra non poche difficoltà in un contesto assai diverso da quello del secolo scorso. Per coinvolgerli attivamente dobbiamo inventare anche nuove modalità associative, ad esempio prevedendo incontri online. Dobbiamo attivare forme non episodiche di collaborazione con le università, le facoltà teologiche e i centri di ricerca, riattivare una linea editoriale del MEIC e mettere il suo sito a disposizione dei gruppi per promuovere una ricerca culturale e un dialogo fecondo tra i diversi percorsi, riprendendo in forme diverse e più aggiornate l’esperienza dei laboratori. Compagni di viaggio “privilegiati” in questo cammino possono essere le studentesse e gli studenti dei gruppi FUCI. Con loro vanno intensificati il dialogo e gli scambi, perché le relazioni intergenerazionali non siano una dichiarazione d’intenti, ma un atteggiamento strutturale, un “metodo”.

0.5 Comprendere coraggiosamente la complessità del nostro tempo attraverso il pensiero, e un pensiero transdisciplinare, è una sfida per tutti, credenti e non credenti. Come MEIC, riteniamo di essere chiamati a pensare in modo accurato, ad analizzare con pazienza, a confrontare diversi punti di vista, discipline e ideali, rinunciando alle facili scorciatoie degli slogan e delle parole d’ordine, spesso fuorvianti e inefficaci, sia per la singola persona, sia per la Chiesa intera.

1 – IL FUTURO DELLA FEDE E IL CAMMINO SINODALE

1.1 E il futuro ci interpella, come comunità ecclesiale, in relazione all’impressionante processo di “esculturazione della fede” che si registra nel presente momento storico, specialmente nel Continente europeo. Nel prendere atto della “fine della cristianità” e dell’emergere di nuove forme religiose (come il pentecostalismo), riteniamo vada colta la preziosa opportunità di una purificazione della fede, che sarà sempre più frutto di scelte personali e istituzionali, nonché di un liberante alleggerimento della nostra struttura ecclesiale e di una nuova inculturazione della fede, che non può non incarnarsi in una cultura. Dobbiamo ricalibrarci sull’essenziale della buona novella cristiana, essenzialmente riassumibile nel kèrigma e rappresentata dalla Parola di Dio, dall’Eucarestia e dai Sacramenti in generale e dalla carità (ministeri), che comprende l’ecumenismo quotidiano che sa accogliere tutti. Vogliamo qui fortemente sottolineare e valorizzare tutta l’esperienza e le umane competenze, ossia la laicità. In questa prospettiva continueremo a partecipare al cammino sinodale della Chiesa italiana e universale, accompagnando con il nostro impegno il percorso riformatore intrapreso da papa Francesco.

Possiamo farlo continuando a interrogarci sull’essere Chiesa oggi, rispettando i diversi contesti ecclesiali, aprendoci alla collaborazione con le diverse comunità a livello locale, mettendoci in cammino per andare a conoscere realtà magari a noi vicine, ma ancora sconosciute.

1.2 Nell’accompagnare le sessioni ufficiali del Sinodo della Chiesa cattolica universale, il nostro Movimento è chiamato sia a porsi in ascolto delle novità che lo Spirito Santo suscita nei “padri” e nelle “madri” sinodali, sia a essere capace di prendere opportunamente la parola, dopo attenta riflessione e sempre in spirito di comunione. La riflessione teologica e l’esperienza viva delle comunità cristiane richiamano la necessità di una piena valorizzazione dei carismi delle donne, vincendo resistenze che non sono più comprensibili nell’attuale contesto culturale.

1.3 Intendiamo vivere questo cammino con la consapevolezza che ogni identità sia in continuo divenire, plasmata dalle relazioni con le sorelle e i fratelli; che l’essenziale per il cristiano sia la sequela di Cristo, dal cui amore nulla potrà separarci; che dobbiamo accettare le nostre debolezze, le nostre fragilità, la nostra incapacità di affidarci totalmente a Dio, perché è precisamente nella nostra debolezza che riposa la nostra forza di credenti in Cristo. Il MEIC riconosce di avere ancora davanti a sé un lungo cammino prima di incarnare pienamente un vero stile profetico, capace di allargare gli orizzonti e di far dialogare realtà diverse, senza timore di rimanere qualche volta da soli o di sostenere posizioni minoritarie.

1.4 Riteniamo poi che l’ecumenismo debba costituire un impegno permanente e strutturale per il Meic e debba puntare a una piena e reale comunione tra le chiese: i cristiani non potranno essere credibili di fronte al mondo se non sapranno parlare con la stessa voce sui grandi temi del nostro tempo, sia pure nel rispetto delle differenze confessionali.

2 – IL FUTURO DELL’UMANITÀ E DEL CREATO

2.1 Il futuro ci interpella, in quanto esseri umani, in riferimento al rapporto tra umano e “non umano”, nel senso di non “naturalmente umano”. È sufficiente al riguardo richiamare ilvertiginoso progresso scientifico e tecnico, foriero di sempre nuove opportunità, ma anche di gravi rischi: si considerino in particolare le sfide recate dall’intelligenza artificiale (con ripercussioni tanto sulla vita individuale quanto su quella collettiva, come sul futuro di molti lavori e, quindi, sulla forma della nostra società) e, più in generale, la vasta problematica che si condensa attorno al cosiddetto post-umano. Ci sollecitiamo a vicenda, a tutti i livelli del nostro Movimento, a continuare a interrogarci su questi temi e a chiedere aiuto per comprenderli meglio a tutte le realtà competenti (Università, centri di ricerca, associazioni specialistiche).

2.2 Si consideri inoltre come la tecno-sfera e la info-sfera incidano sulla bio-sfera, facendo emergere la questione ambientale. La relazione tra gli esseri umani e l’intero creato ha ormai assunto sul piano globale una centralità del tutto inedita, che esige di muovere in direzione di una “ecologia integrale”, secondo la felice espressione suggerita da Francesco. Su tali fronti, che particolarmente sollecitano la nostra intelligenza e la nostra creatività, le prospettive aperte dalla nostra eredità culturale e dal personalismo cristiano risultano segnate dalla centralità della coscienza, come sacrario che custodisce il volto più genuino della nostra umanità, e dunque dalla radicale apertura all’essere, non solo come verità, ma anche come bellezza e come bene.

2.3 Si ritiene necessario continuare a riflettere sulle implicazioni e sulle contraddizioni che la questione ambientale presenta. Proprio su questo argomento il dialogo e la collaborazione con i gruppi FUCI locali si rivelano particolarmente fecondi, perché proprio le giovani generazioni negli ultimi anni ci hanno richiamato all’urgenza del problema. Conversazioni a più voci, approfondimento costante, affinamento della capacità di vedere la complessità della questione sono solo alcuni degli strumenti che possiamo fare nostri e tradurre nella vita dei gruppi. Il rispetto dell’ambiente comporta vaste trasformazioni che tutti siamo chiamati a capire e a far capire per modificare i nostri stili di vita e di consumo, di produzione e di sviluppo, puntando su beni davvero immateriali e non sul continuo aumento di prodotti costruiti per essere presto sostituiti. La transizione ecologica non può rimanere solo una formula o un’etichetta su progetti, ma deve diventare una trasformazione profonda della vita sociale. Per comprenderla e farla comprendere, il MEIC può fare ricorso alle competenze al proprio interno e chiedere ad esperti esterni, perché la transizione ecologica diventi una costante della comunità cristiana a tutti i livelli. La tradizione cristiana ci ha offerto in passato non pochi esempi di sobrietà, rispetto, consapevolezza dei propri limiti. Si affaccia oggi la necessità di una cultura che sappia cogliere le interconnessioni fra le parti ed il tutto, fra le singole discipline e il sapere dell’Intero, fra settori diversi tra loro, ma oggi tutti connessi.

3 – IL FUTURO DELL’ECONOMIA

3.1 L’economia si presenta oggi come attività che determina in modo spesso inarrestabile le dinamiche sociali e politiche del mondo intero. Non bisogna aver paura di contestarne sia lo stato attuale, con l’eccessivo peso acquisito dalla finanza, sia l’influenza esercitata da un ristretto numero di persone e di multinazionali che detengono il potere economico. Il MEIC si propone di studiare come ripensare l’economia riportandola alla sua vera natura: attività dell’uomo e per

l’uomo, perciò chiamata ad essere al servizio della dignità di ogni persona umana e del bene comune.

3.2 È quindi necessario rifondarla, mettendo al centro l’essere umano e la casa comune: economia è– etimologicamente intesa – “gestione della casa”. Siamo chiamati a pensare una “economia per la casa comune”, riconoscendo come principio cardine – secondo l’art. 2 della Costituzione italiana – la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo e l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà in particolare verso gli ultimi. Va affrontata anche la crisi dello Stato sociale, che lascia spesso sole le persone più fragili di fronte all’impatto della globalizzazione; le soluzioni andranno cercate non in forme di assistenzialismo ma in una seria politica del lavoro e nel rafforzamento del sistema formativo e di quello sanitario.

4 – IL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA

4.1 Il futuro ci interpella anche, in quanto membri della comunità politica, in riferimento ai processi di crisi delle liberal-democrazie costituzionali, che si manifestano tanto al loro interno, corrodendone le basi di legittimazione, quanto sul piano globale, erodendone il ruolo forte, e per molti versi egemone, giocato lungo il secolo XX nel sistema delle relazioni internazionali.

4.2 Per quanto riguarda le crisi che si manifestano in seno agli ordinamenti liberal-democratici e personalistici, ne sono a un tempo fattori ed espressione la crescente disaffezione e volatilità elettorale, la carenza di partecipazione civica, l’indebolimento dei legami sociali, la disintermediazione e la perdita di ruolo delle formazioni sociali che storicamente hanno svolto una preziosa opera di mediazione tra il cittadino e le istituzioni pubbliche, la crescita di forze di stampo sovranista e nazionalista. Le risposte a tali criticità non possono che essere articolate su molteplici dimensioni: culturale, etica, educativa, istituzionale, politica, sociale. Tuttavia, tali dimensioni devono essere sinergiche, in quanto tutte convergenti nel configurare nuove forme di inveramento storico dei valori costituzionali.

4.3 La complessità delle cause della crisi della democrazia si sposa con la complessità delle questioni cui la politica, a livello nazionale, europeo, mondiale, deve dare risposte, rifuggendo dalle facili semplificazioni, anche se elettoralmente efficaci. Per quanto riguarda l’Italia, il riferimento va anche ai progetti di riforma costituzionale attualmente in discussione, e che vanno studiati senza pregiudizi, indagandone ed evidenziandone rischi ed opportunità.

4.4 Quanto alla dimensione geopolitica, si rileva la crescente influenza di potenze autoritarie o totalitarie, che si mostrano in grado su molti scacchieri di prevalere sulle liberal-democrazie e di orientare e plasmare le dinamiche politiche e socio-economiche di larghe aree del globo; contrariamente a quanto si riteneva dopo il crollo del muro di Berlino del 1989, solo la metà circa della popolazione mondiale vive in regimi che potrebbero definirsi liberal-democrazie.

4.5 Il patrimonio del cattolicesimo democratico e personalistico, che è iscritto nella nostra storia, induce a contrastare con la massima energia simili processi degenerativi delle democrazie; a  supportare l’evoluzione in senso federale del processo di integrazione europea, sconfiggendo anacronistici nazionalismi e pericolosi sovranismi; ad assumere come stella polare del necessario ripensamento di forme ed istituti dei sistemi democratici (e, in generale, della convivenza civile) il patrimonio di diritti inviolabili della persona umana e di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale che è iscritto nella nostra Carta costituzionale (art. 2), per il raggiungimento di una cittadinanza planetaria (art. 9). Dobbiamo pertanto riscoprire e riproporre in forme nuove il ruolo dei cattolici democratici nella costruzione dell’Europa e promuovere una coscienza europeista, nella prospettiva di un rafforzamento dei poteri decisionali della comunità europea, avendo come obiettivo ultimo la costruzione di un soggetto federale.

4.6 Riteniamo che tale patrimonio rappresenti la migliore garanzia di un ordinamento internazionale che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni (art. 11 Cost.) e, a un tempo, la sicura guida di ogni riforma politico-istituzionale.

5 – IL FUTURO DELLA PACE

5.1 Papa Francesco dall’inizio del suo pontificato, sia nei documenti magisteriali sia in messaggi, discorsi e omelie, ci ammonisce circa la presenza nel mondo di una terza guerra mondiale “a pezzi”. I più recenti conflitti hanno imposto il tema della guerra e della pace come tema di primo piano nel discorso pubblico interno e internazionale, anche all’interno delle Chiese, poiché il fattore religioso gioca spesso un ruolo centrale, con la dolorosa conseguenza che non sia sempre possibile l’equazione “pace” - “religione”. I conflitti spaccano non solo le opinioni pubbliche, ma spesso anche le nostre comunità cristiane.

5.2 Occorre accettare la sfida di rinunciare alle semplificazioni, di rinunciare a vedere nei conflitti i “buoni” e i “cattivi”. Occorre accettare la fatica della conoscenza dei fattori geopolitici, religiosi, storici, economici, culturali, che spiegano i drammi di oggi, e insieme lavorare per una cultura di pace, per il riconoscimento del diritto internazionale, per il riconoscimento reciproco, anche grazie all’aiuto della comunità internazionale, da parte di popolazioni in conflitto da decenni come portatrici di uguale dignità e di uguali diritti, mentre oggi le guerre in corso sembrano puntare sostanzialmente alla eliminazione dell’altro.

5.3 Anche su questo tema il Movimento è chiamato a portare nel pubblico dibattito elementi di riflessione e di conoscenza della complessità delle questioni, al fine di far crescere in tutti l’amore e il desiderio di pace.

5.4 Siamo molto preoccupati per la corsa al riarmo, frequentemente denunciata da papa Francesco, la quale rischia di alimentare ulteriore violenza e guerre. Il Movimento è impegnato a seguire con attenzione gli aspetti legislativi nazionali ed europei relativamente al dramma della fabbricazione e della vendita delle armi.

Contestualmente, occorrerà continuare la riflessione sul presente e sul futuro dell’Unione europea, casa comune di popoli che per secoli si sono combattuti, e che deve diventare esempio e modello di superamento di ogni barriera e confine.

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A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

(1Cor 12,7-11)

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Mozione presentata dal  Gruppo del Lazio all’Assemblea nazionale del MEIC – 12-14 aprile 2024 ed approvata dall'Assemblea

 Amiche e amici del MEIC,

all'inizio di questo triennio associativo, il MEIC LAZIO invita il Movimento a confermare la scelta per i temi fondamentali della nostra identità: il dialogo del vangelo con la cultura; l'ascolto delle culture; l'impegno ad elaborare una cultura veramente umana.

Chiediamo di valorizzare le "cento" realtà locali che costituiscono la vitalità del nostro Movimento e sostenere la vivacità dei territori che esprimono la ricchezza del patrimonio

culturale e professionale del MEIC.

Una convivenza armoniosa nel MEIC e nella Chiesa é possibile quando ci si riconosce vicendevolmente - donne e uomini - soggetti con pari dignità. Per questo è importante il tema della questione femminile come questione ecclesiale, attingendo con maggiore vitalità all'esperienza femminile del Movimento e dedicando una maggiore attenzione alla eguaglianza dei generi nel linguaggio dei documenti, nella partecipazione ai processi decisionali, nella elaborazione della riflessione culturale.

Siamo convinti di continuare a svolgere il nostro servizio alla Chiesa e al Paese, accettando la sfida di appartenere da cristiani adulti alla comunità ecclesiale ed essere insieme cittadini responsabili della "città dell'uomo".

Nel cammino sinodale, il nostro contributo sia nel progettare la "via della fede", alla sequela di Gesù, che per noi è l'essenziale. In questa prospettiva si situa l'impegno a partecipare attivamente ai cammini sinodali e agli organismi ecclesiali, cercando di prendervi la parola.

La scelta della democrazia per noi è fondamentale e ci invita a contrastare culturalmente e politicamente ogni totalitarismo e populismo, a promuovere un progetto di pedagogia civile alla democrazia e a riproporre, rinnovato, il patrimonio culturale del cristianesimo democratico.

Ci appassiona l'interesse per la comunità europea. L'Europa, impegnata nel grandioso processo di unificazione comunitaria promossa e guidata dall'Unione Europea, è il nostro principale ambiente sociale di riferimento. Il MEIC si impegni a contribuirvi praticando il metodo del dialogo culturale.

La pace ci interpella come Movimento e come cristiani. Le religioni sono state storicamente concause di sanguinosi conflitti e ancor oggi vengono strumentalizzate a tale fine. L'invito è di insistere sulla promozione della pace a tutti i livelli, con particolare attenzione all'accoglienza di ogni persona e all'apertura ad ogni cultura e fede. Per questo appare necessario promuovere e sostenere politiche di pace, accettando la fatica della conoscenza reale dei fattori in gioco e uscendo dalle semplificazioni moralistiche. IL MEIC potrebbe contribuire alla pace organizzando incontri di dialogo interculturale e interreligioso, in particolare in ambito

cristiano con il costante sostegno all'ecumenismo.

Con lo sguardo al futuro e alle nuove generazioni, è necessario che il MEIC approfondisca sul piano culturale i temi più sensibili per i giovani (i nuovi linguaggi, la tecnica e l'Intelligenza Artificiale, l'ecologia e la biodiversità, le questioni di bioetica) e promuova iniziative per avvicinare i giovani al Movimento, anche con la creazione di un Movimento giovanile del MEIC. In questa linea, ci preme l'urgenza di una valutazione oggettiva della situazione associativa del Movimento, in ordine ai temi delle adesioni, della vita dei gruppi, della rilevanza del MEIC nella società e nella Chiesa. Una specifica sessione del CN del MEIC e/o una apposita equipe di lavoro appare necessaria.

Infine, pensiamo che più che stare nel MEIC bisogna essere MEIC. Quello che conta è l'ambiente in cui si cresce, i valori che si respirano, le esperienze che ci coinvolgono. La vita del MEIC forma attraverso le relazioni tra le persone e il loro stile di vita.

La vita associativa del MEIC è fondamentale luogo di comunione, in cui da credenti sperimentiamo la dimensione della vita cristiana e la sua esigenza di prossimità, di condivisione, di umanità. In una parola, l'associazione crea le basi di una autentica e piena amicizia, in un clima di unità.

In conclusione, riportiamo per punti i temi che riteniamo più rilevanti per il Movimento:

1. Insieme alla Chiesa nel cammino sinodale.

2. Al cuore della democrazia e dell'Europa.

3. In ascolto dei segni dei tempi: la dignità della donna, la pace, l'accoglienza, le nuove

tecnologie.

4. Con lo sguardo al futuro e alle nuove generazioni.

5. L'attenzione alla identità e alla vita del MEIC: gruppi, adesioni, giovani, alleanze,

visibilità.

 

Roma 12 aprile 2024

Meic Lazio


lunedì 1 aprile 2024

Tempo di Pasqua

 

Tempo di Pasqua

 

  Fino a Pentecoste, che quest’anno di celebrerà il 19 maggio,  si sarà nel Tempo liturgico di Pasqua.  Nella liturgie delle messe domenicali si medita sull’organizzazione comunitaria dopo l’evento della Resurrezione. La Prima lettura è sempre tratta dagli Atti degli apostoli, libro del Nuovo Testamento il cui testo si pensa risalga agli anni ’70 od ’80 del Primo secolo.

  La liturgia ci parla del trascorrere di un certo tempo prima che i seguaci del Maestro ucciso sulla croce si organizzassero e andassero per il mondo a predicare e fondare comunità. Fu necessaria un’azione potente dello Spirito, manifestatosi come vento e  lingue di fuoco nel “luogo” dove tutti  si erano radunati, per dare il via alla cosa. E’ ciò di cui si fa memoria a Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua. La festa prende il nome da una festa dell’antico giudaismo, transitata nell’ebraismo contemporaneo, nella quale si ricorda il dono della Legge sul monte Sinai. Derivò storicamente da una festa del raccolto.

  Il Vangelo fino ad allora non aveva avuto una valenza politica, quindi non era servito per costruire e governare comunità, e non l’ebbe per vari decenni. La conversione  a cui esortava era più che altro un cambiamento di mentalità. Occorse tempo, si dovette arrivare all’epoca a cui risale il testo degli Atti degli apostoli, perché la situazione iniziasse a cambiare. Si dovette divenire stanziali da peregrinanti che si era. Emerse l’autorità dei vescovi e poi, verso la fine del Primo secolo,  del  vescovo monocratico, come fattore di unità. Nel movimento sinodale, del quale abbiamo tracce affidabili dal Terzo secolo, si costruì una grande federazione religiosa multicentrica, che impressionò le stesse autorità imperiali romane. Antiochia in Siria, Alessandria in Egitto, Cartagine nella provincia romana d’Africa e Roma in Italia ne appaiono i primi importanti centri culturali. Di solito si ricorda anche Gerusalemme, la quale però, tra il 70 e il 135 fu in realtà annientata dai romani e venne ricostruita con il nome di Aelia capitolina (si legge èlia capitolina). Ho letto che fino al 7° secolo fu vietata agli ebrei (tutti i primi cristiani furono giudei, anche se progressivamente si aggiunsero anche non giudei, come risulta anche negli Atti degli apostoli). Nel 5° secolo vi fu costituito un patriarcato.

  In  un processo storico e sociale che è ancora piuttosto misterioso, sul cristianesimo consolidatosi nel Terzo secolo venne costruita nel secolo seguente una nuova ideologia politica dell’impero romano, il cui centro propulsore nel Quarto secolo fu trasferito nella nuova città di Costantinopoli, la nuova Roma, in Tracia, che prese il nome dall’imperatore romano  Costantino 1°.

 Di solito ci si pensa in continuità con i primi seguaci del Maestro, quelli che furono in vita quando egli fu ucciso, e senz’altro dal punto di vista ideale è così. Ma dal punto di vista sociologico e storico, la nostra Chiesa è stata costruita nel Secondo millennio ed è diventata come la vediamo oggi da poco meno di due secoli. E, comunque, teniamo conto che, sotto quei profili, i cristianesimi sono stati costruiti dai cristiani e quindi ve ne sono stati molti prima. Sotto tutti i punti di vista, in Europa occidentale si è oggi in una fase di passaggio, un po’ come accadde dopo la morte del Maestro.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli