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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

Il sito della parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

mercoledì 30 settembre 2020

Le riunioni di quest'anno! PROSSIMA RIUNIONE IN PARROCCHIA: SABATO 10 OTTOBRE, ALLE ORE 17, IN SALA ROSSA

 

Azione Cattolica Italiana

Parrocchia di San Clemente Papa - Roma



L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

L’Ac vive anche nella nostra parrocchia!

 

Partecipa da casa tua alle nostre riunioni video online con Google Meet



Manda una email a:  mario.ardigo@acsanclemente.net

scrivi come ti chiami, la email con cui vuoi partecipare, qual è la tua parrocchia e quali i temi di tuo interesse.

Ti comunicheremo il codice di accesso!

Quest’anno ci riuniremo in presenza, in  parrocchia, il secondo e il quarto sabato del mese, alle ore 17, in sala rossa. Le autorità sanitarie potrebbero porre limitazioni, per l’epidemia di Covid 19. Ulteriori informazioni sul blog http://acvivearomavalli.blogspot.com/

Popolo o tribù

 

Popolo o tribù

 

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RIUNIONE IN GOOGLE MEET DEL GRUPPO DI AC SAN CLEMENTE!

17 OTTOBRE ALLE 17

IL 17 ALLE 17! 

 

Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, in parrocchia, riprenderanno IL 10 OTTOBRE, ALLE ORE 17, IN SALA ROSSA. I soci riceveranno questa notizia anche nella Lettera ai soci - Ottobre 2020,  per  posta ordinaria. 

  La prima riunione on line, con l’applicativo Google Meet, si terrà sabato 17 ottobre, alle ore 17 sul tema “Come siamo popolo?”.

  Per partecipare:

a)acquisire un account Google;

b)inviare a mario.ardigo@acsanclemente.net una email comunicando il proprio nome, la email usata per registrarsi su Google e  con la quale si vuole partecipare, la propria parrocchia e i temi di interesse.

 Potranno partecipare solo persone residenti in Italia anche se  non iscritte al nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, fino  raggiungere un numero complessivo di 40 partecipanti. L’esperienza ha dimostrato che un numero superiore crea problemi di coordinamento e di connessione.

 A chi ha richiesto di partecipare verrà inviato via email il codice di accesso.

  I dati delle persone non iscritte al gruppo di AC San Clemente verranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare alla riunione successiva.

Nel post del 22 settembre scorso, "AC SAN CLEMENTE - 1° RIUNIONE CON GOOGLE MEET",  il programma dettagliato e tutte le istruzioni per partecipare

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Le idee di popolo e di nazione  sono di nuovo al centro del dibattito pubblico. Ne ha scritto anche il Papa. Vi propongo di iniziare a discuterne anche tra noi nella prossima riunione in Google Meet. I testi di riferimento per il confronto sono  la sintesi dei temi politici  dell’enciclica Laudato si’  che ho pubblicato sul blog, nel post che precede, e, comunque, l’intera enciclica per chi la conosce meglio, leggibile su

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

 

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

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   La concezione di popolo  ha natura propriamente politica  e quindi influenza le attività formative. Gli esseri umani sono infatti, per natura,  viventi che formano  società, ma non sono per natura  popolo. Essere popolo è un modo di vivere una società umana secondo particolari connotati culturali.  L’essere popolo deve quindi essere appreso e insegnato. E ci sono diversi modi di esserlo.

  Nelle nostre attività formative religiose non si ha di solito ben chiaro come  essere popolo secondo la fede e che cosa  comporti. La teologia e, quindi, la catechesi si mantengono molto sulle generali, apparentemente pronte a correggere ma non capaci veramente di definire.

 Uno degli errori più comuni, e fatali, nella formazione religiosa è proporre il popolo  secondo la  fede come una tribù, quindi con legami di solidarietà, dipendenza e preminenza/sottomissione modellati sullo schema della famiglia allargata e quindi con struttura piuttosto rigida centrata su autorità paterne. Del resto la cultura biblica è fortemente impregnata di una tale mentalità. Ma la vita tribale è caratterizzata da un complesso di miti/tradizione/costumi  che non sono fondati sugli insegnamenti evangelici. Il Maestro, in particolare, non costituì una propria tribù e visse piuttosto liberamente le costumanze tribali del proprio ambiente, tanto da venire rimproverato per questo.  E così fecero i suoi primi seguaci fino, addirittura, a staccarsene (come ad esempio sulle questioni delle prescrizioni rituali che riguardavano gli alimenti e della circoncisione).

  Inserito in una tribù, la persona ne dipende. Come in famiglia, viene ancora accettata anche se commette una qualche infrazione, ma non le viene perdonata il rifiuto della dipendenza, della sottomissione. La decisione di staccarsi dalla comunità comporta anche l’interruzione delle sue relazioni con le persone che sono rimaste dentro, quindi la sua emarginazione.   La minaccia dell’esclusione e dell’emarginazione  è un potente strumento di controllo nelle mani delle autorità paterne che dominano il contesto tribale. In questo modo la comunità esercita una pressione  sulle singole persone perché si sottomettano. A differenza di ciò che accade nelle famiglie parentali, l’esclusione e l’emarginazione sono possibili in un contesto tribale e sono molto temute e dolorose per chi le subisce.  Ciascuna persona sta nella tribù come incastrata. La tribù poi si difende dal contesto sociale intorno separandosi  da esso o entrando in conflitto attivo.

  Innestare la formazione religiosa in un contesto comunitario di tipo tribale può apparire utile per consolidarla con quella pressione di cui si diceva. In realtà è altamente controproducente, perché è propria degli esseri umani, biologicamente, l’apertura sociale e questo a differenza delle specie che biologicamente  ci sono più vicine. Inoltre la buona novella evangelica veicola un messaggio di liberazione e di libertà. Vi è poi il rischio di confondere il messaggio religioso con altre tradizioni culturali che portano a travisarlo. Infine, tale modo di procedere è disastroso nella formazione dei giovani, i quali, per natura, devono  affrancarsi da simili contesti costrittivi, come dalle famiglie di origine. Di fatto, il risultato è, prima o poi, il rifiuto della comunità tribale e, insieme, della religione. E’ fatale che accada, soprattutto in una società aperta come quella in cui siamo immersi.

  Di solito, il metodo basato su comunità di tipo tribale comporta il distacco dalla famiglie di origine, qualora non siano inglobate nella tribù. L’argomento di solito è quello che non sono state capaci di mettere in riga  i propri giovani. In genere è un argomento ingiusto e infondato, addirittura diffamatorio, non rispettoso della personalità altrui. In realtà quelle famiglie hanno avviato i propri giovani alla formazione religiosa, secondo il loro dovere religioso, mentre i formatori tribali,  contravvenendo al proprio, li disamorano alla fede con il loro metodo. Del resto, il metodo tribale è necessariamente fondamentalista e totalitario: non tollera partecipazione e collaborazione, ma solo sottomissione.

 Vengono magnificati i risultati ottenuti nel corso di eventi carichi di emotività, al modo degli esercizi spirituali, e si rimprovera alla famiglie che, una volta che i propri giovani, rimessi in riga,  sono rientrati nel loro ambito, non hanno saputo mantenerli come erano diventati. Ma l’evento emotivo  è per sua natura temporaneo,  crea quella quella che i sociologi chiamano condizione di stato nascente,  analoga a quella dell’innamoramento. E’ piena di emotività, che suscita una sensazione di riconoscimento  e di comprensione sul piano intuitivo e profondo. Essa, però, non dura se non approfondita e trasformata in una relazione di altro tipo, che può essere amicale, quindi di tipo paritario, o di sottomissione, quindi gerarchica. Solo la prima è veramente evangelica perché è scritto: 

«Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» 

(dal Vangelo secondo Giovanni 15, 14-15 vers. CEI 2008)

Scrisse il sociologo Francesco Alberoni in un libro divulgativo che continua ad avere successo, Innamoramento e Amore, RCS Libri, 1979:

 

«Un famoso mistico medievale, Raimondo Lullo, scrive: - L’amante e l’amato  sono realtà diverse [eppure] concordanti insieme senza opposizione alcuna né alcuna diversità di essenza -. Ne deriva perciò una esperienza particolarissima, di essere completamente diversi eppure di avere una misteriosa e fortissima affinità spirituale. Questa affinità spirituale però prima non c’era, si va costituendo nell’incontro stesso.

[…]

E’ questo il motivo per cui, nei grandi movimenti collettivi, migliaia di persone diverse per età, per classe sociale, si “riconoscono” e formano una unità collettiva, un noi. Il processo è ancora più intenso e violento dell’innamoramento.

[…]

 Tutti i movimenti collettivi  nella loro fase iniziale, in quello che chiameremo  stato nascente, hanno queste caratteristiche.

[…]

  L’innamoramento ha […] la funzione di separare ciò che era unito e unire quanto era diviso; ma unire in modo particolare perché questa unione si  presenta come alternativa  strutturale alla solida relazione precedente. La nuova struttura sfida quella antica alle radici, la degrada a qualche cosa che no ha valore. In parallelo fonda la nuova comunità sulla base di un valore assoluto, un diritto assoluto, e riorganizza attorno a questo diritto ogni altra cosa.»

 

  Quando una persona in formazione viene condotta a un evento emotivo organizzato da una comunità che si propone di  esercitare una pressione al modo tribale, viene spinta a staccarsi  dall’ambiente sociale di origine, e, se è una persona giovane, dalla sua famiglia di origine, e orientata verso la comunità tribale. Se, finito l’evento e rientrando in famiglia o comunque nelle relazioni sociali consuete, non si stacca dai costumi familiari o da quelle delle relazioni abituali, significa che l’integrazione tribale non è riuscita, non che ha rifiutato la fede. Ma, per quella comunità neo-tribale, e per le autorità paterne  che la dominano, il rifiuto della comunità  equivale  al rifiuto della fede e quindi prenderà ad escludere ed emarginare la persona riottosa. Ecco, questa conclusione è assolutamente arbitraria e fa molto danno se vi si dà spazio nella formazione religiosa. Esprime una violenza psicologica inammissibile e, in quanto violenza, controproducente e antievangelica. Bisogna sempre saper distinguere il processo di conversione personale  da quello di assimilazione personale in una certa comunità. Nessuna comunità particolare può pretendere di esaurire i modi di vita secondo la fede, quasi che non ne fossero possibili al suo esterno.

  La condizione di stato nascente  è, per sua natura, in quanto suscitata da forti  elementi emotivi, transitoria. Se non produce, nel tempo, un’amicizia,  si esaurisce: il formatore religioso dovrebbe adoperarsi per favorire una solida  e costante amicizia con Dio che poi si riverbera nelle relazioni sociali. Una formazione alla fede legata prevalentemente ad esperienze altamente emotive produrrà invece adesione altalenante, legata a condizioni straordinarie fatalmente episodiche, una sorta di realtà aumentata nella quale la fede agisce un po’ come un fattore allucinante.

  La fede, poi, serve veramente per mettere in riga  le persone? E’ una sorta di ausilio alla polizia sociale? Il servizio che le comunità formative organizzate al modo tribale offrono è appunto questo. Non stupisce, naturalmente, che i giovani se ne tengano alla larga.

 Per la verità, questa idea del controllo sociale organizzato con una formazione comunitaria  permea anche il rinnovamento della catechesi progettato dagli anni ’70. Comunità emotivamente coinvolgenti avrebbero dovuto sostituire quella pressione che sulle persone veniva esercitata dall’ambiente di cristianità in cui viveva, quello in cui si era persona per bene  se si andava a messa. Naturalmente questa era più che altro una tentazione che rimaneva un po’ sullo sfondo, perché si faceva e si fa invece molto conto sull’adesione profonda, personale, consapevole, ma c’era. Ma fare formazione vera, quella che rende liberi  della libertà dei figli di Dio costa tempo e fatica e bisogna esservi preparati. Non tutti quelli che si occupano di formazione appaiono tali.

 

«Cristo ci ha liberati per la libertà! Sta dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Lettera ai Galati 5,1; detto a proposito dell’obbligo rituale di praticare la circoncisione)

 

  E’ discutibile l’idea di essere popolo di fede  secondo costumi tribali, perché non ci è stato ordinato di chiuderci  dentro delle tribù, ma di andare per il mondo a coinvolgere tutte le genti. Quest’idea si ritrova anche nel magistero di papa Francesco sulla Chiesa in uscita.

  Dunque, come essere popolo? E’ proprio il tema dell’incontro programmato per il prossimo 17 ottobre. E, innanzi tutto,  essere popolo  o essere nel popolo? Essere popolo  implica un’idea di  conformità collettiva a un ideale modello sociale, da adottare tutti insieme (perché il popolo è moltitudine). Essere nel popolo denota invece un modo di interrelazione sociale che, anche in un certo popolo, lascia sussistere e ammette la diversità e un contesto pluralistico.  La concezione democratica di popolo è appunto questa.

Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli.

 

 

martedì 29 settembre 2020

Essere popolo

 

Essere popolo

 

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RIUNIONE IN GOOGLE MEET DEL GRUPPO DI AC SAN CLEMENTE!

17 OTTOBRE ALLE 17

IL 17 ALLE 17! 

 

Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, in parrocchia, riprenderanno IL 10 OTTOBRE, ALLE ORE 17, IN SALA ROSSA. I soci riceveranno questa notizia anche nella Lettera ai soci - Ottobre 2020,  per  posta ordinaria. 

  La prima riunione on line, con l’applicativo Google Meet, si terrà sabato 17 ottobre, alle ore 17 sul tema “Come siamo popolo?”.

  Per partecipare:

a)acquisire un account Google;

b)inviare a mario.ardigo@acsanclemente.net una email comunicando il proprio nome, la email usata per registrarsi su Google e  con la quale si vuole partecipare, la propria parrocchia e i temi di interesse.

 Potranno partecipare solo persone residenti in Italia anche se  non iscritte al nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, fino  raggiungere un numero complessivo di 40 partecipanti. L’esperienza ha dimostrato che un numero superiore crea problemi di coordinamento e di connessione.

 A chi ha richiesto di partecipare verrà inviato via email il codice di accesso.

  I dati delle persone non iscritte al gruppo di AC San Clemente verranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare alla riunione successiva.

Nel post del 22 settembre scorso, "AC SAN CLEMENTE - 1° RIUNIONE CON GOOGLE MEET",  il programma dettagliato e tutte le istruzioni per partecipare

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Le idee di popolo e di nazione  sono di nuovo al centro del dibattito pubblico. Ne ha scritto anche il Papa. Vi propongo di iniziare a discuterne anche tra noi nella prossima riunione in Google Meet. I testi di riferimento per il confronto sono  la sintesi dei temi politici  dell’enciclica Laudato si’  che ho pubblicato sul blog, nel post che precede, e, comunque, l’intera enciclica per chi la conosce meglio, leggibile su

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

 

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

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  Dal punto di vista giuridico, popolo è la gente stabilmente soggetta all’autorità dello stato senza esserlo a quella di altri stati, come gli stranieri. In alcuni casi i trattati internazionali consentono che si possa essere contemporaneamente soggetti all’autorità di due stati. C’è poi il caso degli stranieri che però non sono soggetti all’autorità di altri stati, gli apolidi, e per essi valgono regole particolari. Infine la legge italiana considera popolo anche un certo numero di discendenti di italiani che risiedono stabilmente all’estero e che, per questo, sono molto labilmente soggetti alle autorità italiane.

  A partire dal Cinquecento, la Chiesa cattolica si è data un’organizzazione politica simile a quella degli stati e considera i fedeli come suo popolo in senso giuridico. Considerata però dal punto di vista religioso, secondo la sua dottrina quindi,  essa, nel complesso, è popolo e, più precisamente «un  popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Questo fattore ideale di unità sostituisce quello che per gli stati è costituito dalla loro cultura in senso sociologico, vale a dire l’insieme di concezioni, costumi, istituzioni, tradizioni, comprese quelle religiose,  miti e lingua comuni a una gente stanziata su un certo territorio e diffusi in modo prevalente nella sua società, sulla cui base quando si pensa a quella gente la si pensa come popolo. Questi elementi culturali non sono essenziali per la fede, che è destinata a diffondersi in tutte le culture umane. Nello stesso tempo, quando si diffonde, ciò avviene permeando le culture dei popoli e, ad un certo punto, entra nelle loro tradizioni religiose, costituendone così un fattore di unità con rilevanza politica, quindi per il governo delle società di riferimento. E’  in questo tempo che l’Italia venne considerata  un insieme di popoli cattolici, e poi uno stato  e una nazione cattolici: il principio della religione cattolica come religione di stato venne definitivamente abbandonato solo nel 1984, con la revisione del Concordato Lateranense tra la Repubblica italiana e la Santa Sede (il Papato romano) che quell’anno fu deliberata dalle due parti, con la procedura prevista dalla Costituzione vigente. Ma già era superata con l’entrata in vigore di quest’ultima che non lo prevede e, anzi, è fondata sul diverso principio della laicità dello stato.  

  Considerata dalla parte degli individui, la questione del popolo, da quando si sono costituiti gli stati,  si presenta sotto forma di quella della cittadinanza. La cittadinanza è l’insieme dei diritti e dei doveri che per il singolo comporta l’essere parte di un popolo in senso giuridico. Con l’affermarsi dei processi democratici, tra quei diritti vennero compresi anche quelli politici, di partecipazione al governo. Nelle autocrazie essi erano e tuttora sono fondamentalmente limitati a certe garanzie, in particolare per quanto riguardava i beni, la vita, le procedure giudiziarie. Ma essi tendono a scemare aumentando il grado dell’autorità pubblica che li fronteggia: nelle autocrazie del passato ogni diritto poteva essere travolto dal sovrano. Ai tempi nostri anche nelle autocrazie sono stabilite garanzie formali verso il potere supremo, ma esse tendono di fatto ad essere ignorate. La Chiesa cattolica è organizzata giuridicamente come un’autocrazia, che tuttavia riconosce ai propri sudditi vari diritti di garanzia verso ogni autorità pubblica salvo quella del Papa, la cui potestà di governo è definita «ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente.» [dal canone 331 del Codice di diritto canonico vigente, deliberato nel 1983]. Nell’esercizio del governo egli è libero di avvalersi o di non avvalersi della cooperazione degli altri vescovi. Tuttavia, per effetto delle leggi deliberate durante il Concilio Vaticano 2° (1962/1965), dagli scorsi anni Sessanta la Chiesa cattolica è interessata a diffusi processi democratici, in particolare nel suo essere popolo con fattore di unità Trinitario, in particolare per il diverso ruolo che fu stabilito in esse per i laici, i fedeli che non sono né chierici né appartenenti ad un ordine religioso. Essi, fino ad un certo punto, furono assecondati, perché si iniziò a pensare al popolo nella sua realtà di organismo di diffusione e di trasmissione della fede, dove per secoli lo si era pensato sostanzialmente solo come oggetto  dell’evangelizzazione attuata da chierici e ordini religiosi.

  In effetti le tradizioni religiose si diffondono e perpetuano nel popolo allo stesso modo degli altri elementi culturali che contribuiscono a definirlo, appunto, popolo. Il problema è però che, quando si  è giunti a prendere coscienza di questo fatto, questa modalità popolare  di evangelizzazione andava facendosi meno efficiente, per i contemporanei processi di desacralizzazione  del potere politico che si andavano manifestando. La desacralizzazione politica, che viene detta anche secolarizzazione,  parola che indica appunto che dalle autorità politiche si pretende una forma di legittimazione  diversa da quella religiosa,  è un fenomeno che è comune a tutto l’Occidente, ma che in Italia, per i fatto che dal dicembre del 1945 al maggio 1994 il partito cattolico,  la Democrazia Cristiana, ebbe la responsabilità della direzione del governo, ebbe caratteri particolari, perché fu assecondato dalla Chiesa cattolica italiana per liberare l’evangelizzazione dai pesanti condizionamenti della politica che si erano inevitabilmente prodotti. Il voto cattolico concentrato su quel partito era stato infatti essenziale per l’instaurazione e il mantenimento della nuova democrazia repubblicana, che aveva anche mantenuto certe posizioni privilegiate di potere alla gerarchia cattolica. In quest’ordine di idee, in particolare, si spiega il senso della scelta religiosa  compiuta dall’Azione Cattolica dal 1963, durante la presidenza di Vittorio Bachelet: da allora l’associazioen legò se stessa alla promozione della politica democratica e di una coscienza religiosa libera e consapevole, adulta  in questo senso, indispensabile per influire, come popolo, nella prima. Un modo  di essere popolo  questo che non  poteva non rifluire su quello di essere Chiesa.

 Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

 

 

lunedì 28 settembre 2020

Lettera ai soci - Ottobre 2020

 

Gruppo di Azione Cattolica

nella Parrocchia di San Clemente papa - Roma


            Lettera ai soci

Ottobre 2020

Si riprende sabato  10 Ottobre   alle ore 17 

 in sala rossa!

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SALUTO DELLA PRESIDENTE

 

Carissime amiche e  carissimi amici,

come già preannunciato, con il mese di ottobre riprenderemo le nostre riunioni, occasioni irripetibili di incontro, di dialogo, di crescita personale e comunitaria. Purtroppo l’emergenza sanitaria non è superata e questo ci costringe a diradare gli incontri, che avverranno il secondo e quarto sabato del mese alle 17 in parrocchia, utilizzando i dispositivi di protezione personale previsti (la mascherina facciale). Il cambiamento dal martedì al sabato è dovuto al fatto che negli altri giorni della settimana, dovendo garantire il distanziamento ed evitare gli assembramenti, le sale saranno utilizzate per i bambini e i ragazzi del catechismo.

Per offrire altre opportunità di incontro, saranno indette ulteriori riunioni su temi più spiccatamente sociali via internet con l’applicativo MEET di Google, molto semplice da utilizzare, per l’uso del quale vi ho già fornito le indicazioni.

Nell’abbracciarvi tutti con affetto, felice di rivedervi presto, vi comunico che il primo incontro in parrocchia si terrà sabato  17ottobre 2020 alle ore 17, nella Sala  rossa, durante il quale ricorderemo Ciccio, il nostro carissimo e insostituibile compagno di strada nel cammino verso la Casa del Padre.

 

                                                                   Giulia

 

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Diario di una strana estate

di Carlo Finocchietti

 

 Strana estate. Almeno per me. Vissuta in altalena tra entusiasmo e sconforto.

  La primavera era stata cattiva. Per mesi chiusi in casa, con la paura del virus e l’angoscia per un figlio infermiere e un cognato medico che vivono nelle zone appestate.

  Poi, finalmente l’estate. Il piacere della libertà.

  Il primo giorno della sospirata vacanza di famiglia, con figli e nipoti, sul mare di Calabria, mi giunge però la notizia, raggelante ma non inaspettata, della morte di Ciccio, instancabile animatore della nostra Ac parrocchiale. Dolore per la perdita dell’amico e rimpianto per le lunghe chiacchierate nel dopo Messa, sul marciapiede di Viale Val Padana. Una morte che si somma a quella di numerosi soci e preti di Ac, vittime della loro generosità, artigliati dal virus omicida del Covid.

  E più di recente l’uccisione di Willy Duarte, vittima della ferocia disumana, il giovanissimo che nell’Ac aveva imparato a prendersi cura del prossimo e a difendere i deboli.

  Poi la vita riprende il sopravvento. E anche l’entusiasmo.

  Dal mare ci spostiamo sugli altopiani del Trentino. Passeggiate sui sentieri e nel fresco dei boschi. Gioco con i tre nipotini, dopo tanti mesi di quarantena.

  Tornati a Roma, suona l’allarme. Il test sierologico positivo di un familiare ci mette in agitazione. Test per tutti, anche i più piccoli. Grande trepidazione. Poi la tensione si stempera. I test son tutti negativi. Anche il tampone è negativo. Sollievo collettivo.

  E un giorno di festa familiare a Scanno.

  E la vita di fede? L’associazione è sommersa dall’incertezza del futuro. C’è il digiuno eucaristico. Le chiese sprangate riaprono timidamente, con procedure responsabili ma avvilenti. Niente campi scuola e incontri estivi.

  Per fortuna c’è il tempo per buone letture che nutrono lo spirito. La bellezza dei testi biblici, quando sono letti da Carlo Maria Martini e da Gianfranco Ravasi. E le pagine raffinate di Carlo Ossola, Edgar Morin e Marcel Proust. E i romanzi di autori amati come Ignazio Silone, Corman McCarthy, Cesare Pavese e John Steinbeck. Corroborati da lunghe passeggiate sui sentieri diretti agli eremi della montagna.

  L’estate si consuma. L’autunno si avvicina. Le prime telefonate degli amici del gruppo di Ac. Che facciamo? Vogliamo riprendere? I nuovi responsabili diocesani chiamano, stimolano, incoraggiano. L’apatia si dissolve.

  Studiamo incontri in sicurezza nella sala rossa della parrocchia. Esploriamo nuove strade di comunicazione, riunioni online, incontri in videoconferenza.

  L’Ac vuole tornare a vivere.

  Con responsabilità, ma anche con un rinnovato entusiasmo.

   La Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica ci manda un messaggio per la ripresa delle attività che ha un titolo significativo: “A vele spiegate”.

  Ecco l’invito al quale vogliamo rispondere, nel nostro piccolo, in questo quartiere delle Valli. “Scegliamo insieme di prendere l’iniziativa, coinvolgere, accompagnare, fruttificare, festeggiare e potremo dire di essere usciti da questa pandemia migliori di come siamo entrati. I verbi indicati da Papa Francesco in Evangelii Gaudium siano il nostro riferimento per agire concretamente.

  Prendiamoci il nostro tempo per pensare e per decidere comunitariamente, ma non fermiamoci lì: la realtà ci chiede di mettere in gioco non solo le nostre capacità di elaborazione delle proposte, ma soprattutto la sapienza artigianale di mani che intervengano ad accarezzare e sorreggere gli uomini e le donne di oggi”.

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Le riunioni in  videoconferenza

  Il 17 ottobre 2020, alle ore 17, terremo il primo incontro in videoconferenza, con l’applicativo Google Meet, sul tema “Come siamo popolo?”, aperto anche ai non iscritti.

  E’ gradita e molto utile la vostra partecipazione. Per essere dei nostri, occorre creare un’identità (account) Google e comunicare  con una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

l’indirizzo email che avete usato per creare quell’identità e che vi servirà per accedere all’incontro. Vi sarà comunicato via email il codice di accesso alla riunione. Trovate ulteriori informazioni sul blog

acvivearomavalli.blogspot.com

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Dal documento Ripartiamo insieme - Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid 19 - Settembre 2020, dell’Ufficio catechistico nazionale

 

Durante il lockdown il digitale ha occupato prepotentemente la ribalta: non si tratta solo di strumenti di comunicazione, ma di un vero e proprio ambiente che influenza quanti lo abitano (cfr. esortazione apostolica Christus vivit - 2019,  n. 86). La comunicazione digitale contemporanea cambia dunque anche il modo di relazionarsi: richiede contenuti sobri, ma soprattutto una competenza diversa nella cura delle relazioni (cfr. Francesco, esortazione apostolica Evangelii gaudium - 2013, nn. 128-129). Le parrocchie, le associazioni e i movimenti sono chiamati a riflettere e a formare all’uso intelligente e non ingenuo dei media. Si avverte l’esigenza di nuove figure a servizio della comunicazione, che aiutino le comunità ad essere attente a valori come la trasparenza, l’inclusione, la responsabilità, l’imparzialità, la tracciabilità, la sicurezza e la privacy. Dopo la sorpresa iniziale è ora tempo di attrezzarsi per continuare in modo sapiente gli incontri online. Non si tratta di porre in alternativa la presenza fisica e quella online, ma di far sì che ogni ambiente favorisca una relazione verace. Nessun legame si improvvisa o si auto-conserva, ma richiede cura, tempo e passione (Evangelii gaudium, n. 88).

 

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Roberto Repole, Il sogno di una Chiesa evangelica. L’ecclesiologia di papa Francesco, Libreria editrice Vaticana, 2017, €12.00 - Sintesi del capitolo 3°

 

Roberto Repole, Il sogno di una Chiesa evangelica. L’ecclesiologia di papa Francesco, Libreria editrice Vaticana, 2017, €12.00

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Sintesi del capitolo 3°

 

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RIUNIONE IN GOOGLE MEET DEL GRUPPO DI AC SAN CLEMENTE!

17 OTTOBRE ALLE 17

IL 17 ALLE 17! 

 

Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, in parrocchia, riprenderanno IL 10 OTTOBRE, ALLE ORE 17, IN SALA ROSSA. I soci riceveranno questa notizia anche nella Lettera ai soci - Ottobre 2020,  per  posta ordinaria. 

  La prima riunione on line, con l’applicativo Google Meet, si terrà sabato 17 ottobre, alle ore 17 sul tema “Come siamo popolo?”.

  Per partecipare:

a)acquisire un account Google;

b)inviare a mario.ardigo@acsanclemente.net una email comunicando il proprio nome, la email usata per registrarsi su Google e  con la quale si vuole partecipare, la propria parrocchia e i temi di interesse.

 Potranno partecipare solo persone residenti in Italia anche se  non iscritte al nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, fino  raggiungere un numero complessivo di 40 partecipanti. L’esperienza ha dimostrato che un numero superiore crea problemi di coordinamento e di connessione.

 A chi ha richiesto di partecipare verrà inviato via email il codice di accesso.

  I dati delle persone non iscritte al gruppo di AC San Clemente verranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare alla riunione successiva.

Nel post del 22 settembre scorso, "AC SAN CLEMENTE - 1° RIUNIONE CON GOOGLE MEET",  il programma dettagliato e tutte le istruzioni per partecipare

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Le idee di popolo e di nazione  sono di nuovo al centro del dibattito pubblico. Ne ha scritto anche il Papa. Vi propongo di iniziare a discuterne anche tra noi nella prossima riunione in Google Meet. I testi di riferimento per il confronto sono  la sintesi dei temi politici  dell’enciclica Laudato si’  che ho pubblicato sul blog, nel post che precede, e, comunque, l’intera enciclica per chi la conosce meglio, leggibile su

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

 

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

 

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Propongo una sintesi del primo libro della collana La teologia di papa Francesco, dedicato alla sua ecclesiologia, vale a dire su come il Papa pensa la Chiesa, le sue prospettive, le riforme necessarie. Questo per invogliare ad approfondire mediante la lettura integrale del testo.

 La collana si compone di diversi libretti, nel senso di volumi di piccolo formato, tascabili. Sono scritti in modo da essere compresi da una persona di media cultura. Li si  può portare con sé durante il giorno e leggerli nei ritagli di tempo, ad esempio in metropolitana.  Parlano della teologia di papa Francesco, ma non sono libri di teologia, nono sono dedicati a un pubblico di specialisti.

 

nota: il testo è tratto dal volume, del quale costituisce un condensato,  per sottrazione. Gli elementi di raccordo tra parentesi quadre sono inseriti da me.

Sintesi di Mario Ardigò, dell’Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

 

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Capitolo 3°

Chiesa estroversa

Una Chiesa che esiste per gli altri

 

  Il cuore della proposta ecclesiologia di Francesco [è] la sua visione di una Chiesa in uscita  missionaria.

1.  A dispetto di una visione  di Chiesa che poteva ritenere la missione come qualcosa di già realizzato, l’ultimo Concilio [Il Concilio Vaticano 2° - 1962/1965] [ha] offerto una lettura chiaramente rinnovata, richiamando anzitutto come la Chiesa -il concreto popolo di Dio- sia essa stessa il frutto della missione divina. La Chiesa  rappresenta l’incipiente  [=che si trova nella prima fase di sviluppo] unificazione dell’umanità. La fedeltà a tale origine non [può] che comportare, per la Chiesa, il suo essere strutturalmente missionaria.

  [Nei] Paesi di antica cristianità, si intravvedeva la necessità di ri-evangelizzare  categorie di persone per le quali la Chiesa stava diventando sempre più estranea, una «rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea» [da Intervista a papa Francesco, di A.Spadaro]:

«Il Vaticano 2° è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta. Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del concilio è assolutamente irreversibile.»

[da Intervista a papa Francesco, di A.Spadaro, del 19 agosto 2013 che può essere letta sul Web, alla pagina:

 

http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130921_intervista-spadaro.html

 

 [E ciò per capire che] l’unica missione [universale] si [realizza] in modi diversi nei diversi contesti socio-antropologici.

  [A questo proposito] merita una particolare menzione [esortazione apostolica] Evangelii nuntiandi [L’impegno di annunziare il Vangelo - 1975] di Paolo 6°, a motivo dell'influenza che ebbe nella Chiesa latino-americana e della  forte rilevanza  nel pensiero di Jorge Bergoglio. In America Latina  il tema è stato poi approfondito e contestualizzato, come mostra una lettura del documento di Aparecida [approvato al termine della Conferenza generale del CELAM  - Consiglio episcopale Latino Americano, svoltasi ad Aparecida (San Paolo - Brasile) nel 2007], alla cui elaborazione  contribuì in modo determinante Bergogio e che, oggi confluisce nel magistero papale di Francesco.

 E’ particolarmente pregnante, in tal senso, quanto Francesco afferma agli inizi del primo capitolo [dell’esortazione apostolica] Evangelii gaudium [=La gioia del Vangelo - 2013]. Dice:

«La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha presieduta nell’amore (si legga 1 Gv 4,10), e, per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza di diffusione».

  Ad essere missionario non è un qualche soggetto ecclesiale, ma l’intera comunità, detta appunto «comunità evangelizzante». E’, evidentemente, un aspetto connesso all’idea che la Chiesa sia popolo di Dio. In tale orizzonte non si può ritenere che l’evangelizzazione riguardi solo qualcuno. Non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”.

  L’evangelizzazione non [può] risolversi in un mero [=solo in un] annuncio verbale. Evangelizzazione e promozione umana se sono, infatti, distinte, non possono essere viste come separate.

  Basandosi sul magistero del suo predecessore, Francesco invita perciò a considerare come la carità non sia estranea all’opera di evangelizzazione della Chiesa. «Dal cuore del Vangelo - dice- riconosciamo l’intima connessione tra evangelizzazione e promozione umana, che deve chiaramente esprimersi e svilupparsi in tutta l’opera evangelizzatrice» [esort.apost. La gioia del Vangelo n.178].

  Il dovere che la Chiesa ha di chinarsi su tutte le ferite dell’umanità e di operare perché nessuno  possa risultare uno scarto non le deriva da qualche forma di neutrale filantropia: è esigenza del Vangelo della misericordia, che è chiamata ad annunciare.

 [L’annuncio] non può essere ridotto all’individuale rapporto del singolo con Dio o a qualcosa che rimandi ad un aldilà che nulla avrebbe a che fare con l’aldiqua di una vita, spesso misera, degli uomini. Il Vangelo implica il regnare di Dio nel mondo, permettendo così che la vita sociale diventi «uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità pe tutti»[esort.apost. La gioia del Vangelo n.180]. [Papa Francesco prende] le distanze  da una visione del cristianesimo che lo concepisca come religione che si occupa  della sfera intima delle persone, senza coinvolgere  un impegno attivo e trasfigurante della società umana e di tutte le sue istituzioni.

 Una Chiesa [così,] in uscita missionaria, comporta però una conversione pastorale[,per farne] un soggetto collettivo strutturalmente dinamico. Ora non ci serve una “semplice amministrazione”.

 Sono diversi gli aspetti che si potrebbero approfondire. Se ne segnalano quattro , particolarmente urgenti: la ristrutturazione delle comunità cristiane sulla base della necessità di annunciare il Vangelo a quanti non lo conoscono o ne hanno una percezione errata; la costituzione di luoghi di autentica fraternità; la scelta preferenziale dei giovani; il coinvolgimento reale e responsabile dei cristiani laici.

 Troppo spesso le comunità cristiane  formatesi in regime di cristianità [sono] ancora strutturate secondo l’ipotesi che tutti siano “normalmente cristiani”, che la fede venga trasmessa nelle famiglie di provenienza, che la vita cristiana  possa contare sull’appoggio di un contesto sociale che ne trasmette i valori. Molte delle energie sono, perciò, spese per mantenere lo status quo [=l’ordine sociale vigente], e restano, per conseguenza, poche risorse per annunciare il Vangelo a chi non ne ha ricevuto  l’annunzio o a quanti, per diversi motivi, hanno una percezione distorta del Vangelo.

 C’è l’esigenza che le comunità cristiane siano luoghi in cui i cristiani possano confrontare la loro fede. E’ più necessario che mai  poter confrontare  la propria fede  con i compagni di credenza; così come risulta  indispensabile, a partire da qui, vivere esperienze di autentica fraternità cristiana.

 [Un’autentica scelta preferenziale per i giovani dovrebbe condure, poi,  a non considerare] la condizione giovanile come una sorte di “malattia”, [cercando di raggiungere i giovani] con eventi che distolgano dall’impegno di formare delle coscienze, dal prendersi cura di una crescita e dal fare in modo che, nello Spirito, Cristo raggiunga dei cuori e illumini dei volti.

 Una conversione pastorale [deve] passare anche e soprattutto per una de-clericalizzazione della Chiesa, che comporti il riconoscimento effettivo dell’imprescindibile contributo di tutti i cristiani, anzitutto ovviamente dei cristiani laici.

  Francesco insiste sull’importanza di recuperare il senso e la prassi di un protagonismo dei laici, [i quali] sono semplicemente l’immensa maggioranza del Popolo di Dio. Al loro servizio c’è una minoranza: i ministri ordinati. Ha detto Francesco: «Ricordo ora la famosa frase “E’ l’ora dei laici”, ma sembra che l’orologio si sia fermato» [da: papa Francesco, Il santo popolo fedele di Dio, articolo in Il Regno - doc 2016/7]. Non si può pensare che esista una Chiesa ab intra [per le azioni interne], appannaggio dei chierici, ed una chiesa ab extra [per ciò che si fa nella società civile], appannaggio dei laici. Tutti sono ugualmente appartenenti al popolo di Dio e responsabili della sua missione. La Chiesa  [esiste anche] per gli altri: missionaria [e] chiamata ad abitare e trasfigurare la realtà di questo mondo. Secondo Francesco [ciò che ha bloccato il protagonismo dei laici] è il fatto di non essere stati formati a dovere, il fatto di non aver trovato spazi nelle Chiese particolari, ma anche il fatto di essere stati chiamati ad assumere spesso compiti intraecclesiali, a discapiti di un impegno di evangelizzazione all’interno  delle diverse realtà del mondo.  La Chiesa è già in uscita laddove esistono laiche e laici che vivono e trasmettono il Vangelo nel mondo.  La Chiesa esiste non soltanto nel momento del suo raccogliersi, ma anche laddove, specie per la presenza di cristiani laici, vive nelle realtà di questo mondo.

  L’annuncio del Vangelo della misericordia avviene sempre nell’incontro interpersonale. Esso implica una relazione e un autentico incontro tra chi dona e chi lo riceve. Ed è in questo orizzonte che occorre leggere anche lo stile di insegnamento assunto dallo stesso Francesco, attraverso un evidente mutamento del linguaggio magisteriale che[, per il Papa deve] essere normalmente un linguaggio pastorale, in quanto è finalizzato all’evangelizzazione [il suo intento non è anzitutto quello di formulare una dottrina, ma di guidare  persone all’accogliere il Vangelo nelle loro specifiche situazioni di vita].

  Sembra di dover leggere in questi termini la grande rilevanza data da Francesco all’omelia, quale strumento normale con cui esercitare il suo personale magistero di vescovo di Roma. L’omelia è una forma di comunicazione  viva, dove sono coinvolte persone reali e nella quale è fondamentale il rapporto che si crea tra chi parla e chi ascolta.

  Poiché, però, le persone non esistono al di fuori di una cultura, la missione della Chiesa implica sempre, per Francesco, una inculturazione ed una evangelizzazione delle culture.  E’ singolare come questa venga interpretata dal Papa attraverso la categoria dell’accoglienza; quasi che evangelizzare  comporti, per la Chiesa, l’ospitalità in sé di alcune sue dimensioni.

  Può essere utile segnalare tre orizzonti di conversione.

  Il primo concerne la necessità di passare da una Chiesa che poteva far conto su un “cristianesimo di massa” ad una Chiesa che si strutturi sapendo che il Vangelo non può che essere trasmesso da persona a persona.

 Il secondo riguarda l’importanza che, in questo orizzonte, viene ad avere la teologia. Senza una reale valorizzazione del lavoro teologico, difficilmente la Chiesa sarà capace di rendere udibile e di inculturare il Vangelo entro la cultura tardo-moderna o post-moderna.

 Infine il compito di evangelizzare la cultura comporta per delle Chiese che abitano società come quella occidentali, generalmente democratiche, l’assunzione di una capacità di abitare lo spazio pubblico, senza più contare su una posizione di forza e di potere, e senza, tuttavia, abdicare al compito di  offrire la forza trasfigurante del Vangelo per la realizzazione di una società più giusta e fraterna. Per farlo, i cristiani dovranno essere capaci di mostrare, nei discorsi pubblici, la forza umanizzante dei de valori evangelici; ed essere pronti ad operare - nel normale “gioco  democratico” - per convincere dell’impatto umanizzante di tali valori anche quanti cristiani non sono.

 La Chiesa [infine] non potrebbe  annunciare il Vangelo della misericordia che la fa esister senza denunciare, al contempo, quegli idoli che pretendono di prendere il posto di Dio, finendo per disumanizzare e disintegrare la terra. E’ quanto il Papa mette in luce a proposito dell’idolatria del denaro sottesa a certo liberismo economico, che dà vita ad una economia ingiusta, che disumanizza tanto chi ne è vittima quanto chi la prodice.

  Francesco mette in rilievo la portata ugualmente anti-evangelica e disumanizzante del  relativismo pratico.

 

«[…] la cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavità  a causa di un debito. » [dall’enciclicica Laudato si’, del 2015].

 

 La Chiesa dovrà essere  voce profetica, tanto rispetto al relativismo teorico, quanto rispetto a quello pratico. Essa esprimerà così quella “riserva critica” anche nei confronti del mondo postmoderno e globalizzato che deve rappresentare rispetto a qualsivoglia cultura.  Il relativismo pratico  può insinuarsi  anche in quei cristiani la cui dottrina è inoppugnabiile, anche costoro possono infatti vivere come se Dio non esistesse o decidere come se i poveri non ci fossero. E’, dunque, possibile essere cristiani, professare una dottrina e idee spirituali corrette e, tuttavia, incorrere in tale relativismo. Papa Francesco lo reputa ancora più pericoloso di quello dottrinale: esso appare, infatti, come una minaccia subdola, che può far sì che la comunità dei credenti in Cristo parli del Vangelo, senza essere evangelica. E per questo la conversione è, per la Chiesa, un compito costante e mai concluso; così come indispensabile è la sua riforma.