Traduzione in italiano corrente, effettuata dall’algoritmo ChatGPT il 30-10-25, del testo ufficiale della richiesta di chiarimenti al Governo italiano, in persona della Presidente del Consiglio dei ministri, del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati (Margaret Satterthwaite), datato 23 ottobre 2025, riguardante il disegno di legge costituzionale italiano del 2024:
PALAIS
DES NATIONS • 1211 GINEVRA 10, SVIZZERA
Mandato del Relatore Speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati
Rif.: OL ITA 7/2025
23 ottobre 2025
Eccellenza,
Ho l’onore di
rivolgermi a Lei nella mia veste di Relatore Speciale delle Nazioni Unite
sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati, secondo quanto previsto dalla
risoluzione 53/12 del Consiglio dei Diritti Umani.
Mi è stato
segnalato che, in data 29 maggio 2024, è stato presentato un disegno di legge
costituzionale per modificare gli articoli 102, 104 e 105 della Costituzione
italiana, relativi all’autonomia e all’organizzazione della magistratura. In
questo contesto, poiché le modifiche proposte rappresentano un’opportunità per
rafforzare la tutela dei diritti umani, desidero offrire un’analisi dal punto
di vista degli standard internazionali in materia di indipendenza del potere
giudiziario.
Questa lettera
non intende essere un’analisi esaustiva di tutti gli aspetti delle modifiche
costituzionali, ma si limita a fornire alcuni commenti nella speranza che la
riforma possa avvicinare il sistema legale italiano agli obblighi del Governo
italiano secondo il diritto internazionale in materia di diritti umani. In
particolare, faccio riferimento al diritto a un processo equo e
all’indipendenza della magistratura, entrambi tutelati sia dalla Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani (DUDU) sia dal Patto Internazionale sui Diritti
Civili e Politici (PIDCP), ratificato dall’Italia il 15 settembre 1978.
L’articolo 10
della DUDU garantisce a tutti il diritto a un’udienza equa e pubblica davanti a
un tribunale indipendente e imparziale. L’articolo 14 del PIDCP stabilisce che:
“Ogni individuo ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente e
pubblicamente da un tribunale competente, indipendente e imparziale, stabilito
dalla legge”. Inoltre, nel Commento generale n. 32 (2007) sull’articolo 14, il
Comitato per i Diritti Umani ha sottolineato che il diritto all’uguaglianza
davanti ai tribunali e a un giusto processo è fondamentale per la protezione
dei diritti umani e per il rispetto dello Stato di diritto. Il ruolo e lo
status dei giudici e dei pubblici ministeri sono strettamente legati a questi
diritti.
Attualmente,
secondo la Costituzione italiana e il principio dell’unità della magistratura, giudici
e pubblici ministeri sono tutti magistrati, seguono lo stesso percorso
professionale e sono governati dal Consiglio Superiore della Magistratura
(CSM), che esercita l’autogoverno dell’intera magistratura. Questo assetto
prevede un consiglio unico per giudici e pubblici ministeri, con una
maggioranza di componenti togati eletti dai magistrati. Il CSM è incaricato
anche della gestione delle carriere e dei procedimenti disciplinari.
Accolgo con
favore gli obiettivi dichiarati dal Governo italiano, volti a rafforzare
l’imparzialità giudiziaria, prevenire conflitti di interesse e aumentare la
fiducia pubblica nel sistema giudiziario attraverso questa riforma. Tuttavia,
desidero sottolineare alcuni aspetti da considerare alla luce degli standard internazionali.
Separazione
delle carriere e Consigli Superiori distinti
Il disegno di
legge prevede una separazione formale tra la carriera dei giudici e quella dei
pubblici ministeri, ponendo fine alla prassi attuale in cui un magistrato può
passare da una funzione all’altra. L’obiettivo dichiarato è ridurre il rischio
di parzialità o influenza indebita, impedendo che chi giudica sia stato prima
parte accusatoria.
La riforma
propone anche la creazione di due Consigli Superiori distinti, uno per i
giudici e uno per i pubblici ministeri, mantenendo la Presidenza della
Repubblica come figura garante in entrambi. Questi organismi avrebbero il
compito di occuparsi delle nomine, delle carriere e dei procedimenti
disciplinari.
Tali proposte,
che incidono profondamente sulla struttura della magistratura e sulle sue
procedure, devono essere valutate con attenzione per garantire il rispetto
degli standard internazionali. La separazione proposta potrebbe indebolire lo
status di indipendenza esterna del pubblico ministero, attualmente tutelato
proprio dal principio dell’unità della magistratura, che assicura garanzie
comuni a giudici e pubblici ministeri attraverso un unico Consiglio Superiore.
Indipendenza
e tutela da pressioni
L’articolo 14
del PIDCP e i Principi Base sull’Indipendenza della Magistratura stabiliscono
che gli Stati devono garantire che i giudici siano liberi da interferenze e
intimidazioni. Analogamente, le norme internazionali sui pubblici ministeri
sottolineano che essi svolgono un ruolo fondamentale e devono essere protetti
da influenze esterne.
In caso di
creazione di Consigli separati, sarà fondamentale garantire che essi siano indipendenti
dal potere politico e liberi da pressioni. Le loro funzioni, incluse nomine e
procedimenti disciplinari, devono rispettare gli standard internazionali.
Nomine e
sorteggio
Una parte
importante della riforma riguarda la nomina dei membri dei nuovi Consigli, che
avverrebbe in parte tramite sorteggio. La proposta non chiarisce tutti i
dettagli, ma prevede che un terzo dei membri sia selezionato a caso tra
professori ordinari di diritto e avvocati con almeno 15 anni di esperienza. Gli
altri due terzi sarebbero selezionati tra magistrati, secondo modalità da
definire.
È essenziale
che i membri siano scelti in base al merito, alla competenza e all’integrità,
per garantire l’indipendenza dei Consigli. Gli standard internazionali
suggeriscono che la maggioranza dei componenti di un consiglio giudiziario
dovrebbe essere formata da giudici eletti dai colleghi, per evitare indebite
ingerenze politiche.
Nuovo
Tribunale Disciplinare
La proposta
prevede la creazione di un Alto Tribunale Disciplinare, separato dal CSM, per
occuparsi dei procedimenti disciplinari. Esso sarebbe composto da 15 membri
nominati per un mandato non rinnovabile di 4 anni, sei dei quali “laici” e nove
magistrati. Le sentenze sarebbero impugnabili non più davanti alla Cassazione,
ma allo stesso Tribunale Disciplinare.
Questo aspetto
è particolarmente preoccupante, perché mina il diritto a un ricorso imparziale.
Gli standard internazionali e regionali (come quelli del Consiglio d’Europa)
riconoscono il diritto del giudice a impugnare i provvedimenti disciplinari
presso un organismo indipendente.
Disposizioni
per i pubblici ministeri
Anche per i
PM, le sanzioni disciplinari devono essere previste per legge e rispettare il diritto
a un equo processo. Gli organi incaricati della selezione e della disciplina
devono essere competenti e imparziali, con composizione a prevalenza interna
alla professione, per evitare influenze esterne.
Conclusioni
L’ex Relatrice
Gabriela Knaul ha sottolineato che i PM dovrebbero godere di sicurezza del
posto di lavoro, retribuzioni adeguate e garanzie di carriera, e che il loro licenziamento
dovrebbe essere soggetto a criteri rigorosi. In ogni caso, dovrebbero avere il diritto
di ricorrere in giudizio contro le decisioni che li riguardano.
Domande
e richiesta di chiarimenti
Nel mio ruolo
di Relatore Speciale, desidero ricevere osservazioni su:
1.  Eventuali
informazioni aggiuntive o commenti sull’analisi sopra esposta.
2.  Chiarimenti
su come queste modifiche costituzionali siano compatibili con gli obblighi
internazionali dell’Italia, in particolare per quanto riguarda il giusto
processo e l’indipendenza giudiziaria.
3.  Informazioni
sulle misure adottate dal Governo per riesaminare la riforma alla luce delle
osservazioni condivise.
Appello
finale
Invito a una revisione
attenta della riforma per garantire che essa rafforzi davvero l’indipendenza
della magistratura e il diritto a un processo equo dinanzi a un tribunale
indipendente e imparziale, come garantito dall’articolo 14 del PIDCP.
Rimango a
disposizione per un dialogo con il Governo italiano su questa importante
questione e per fornire assistenza tecnica, qualora richiesta, per assicurare
la conformità della riforma con gli obblighi internazionali.
Questa
comunicazione, in quanto commento a legislazione o politiche in fase di
adozione, sarà resa pubblica sul sito ufficiale delle comunicazioni dopo 48 ore
e inclusa nel consueto rapporto al Consiglio dei Diritti Umani.
Le porgo,
Eccellenza, l’assicurazione della mia più alta considerazione.
Margaret
Satterthwaite
Relatrice Speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati