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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

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Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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giovedì 6 maggio 2021

Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013

 ripubblico

Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka,  Mondadori, 2013

 

1 parte

 

 Dopo l'elezione del nuovo Papa molti stanno cercando capirne il pensiero. Sono stati quindi posti in commercio molto velocemente suoi scritti di quando non era ancora papa. Uno dei primi, che ha avuto grande diffusione perché è stato distribuito con il quotidiano La Repubblica,  è Il cielo e la terra, pubblicato due anni fa e scritto con il rabbino Abraham Skorka.  Anche se è stato scritto da due persone che esercitano il ministero religioso nelle rispettive comunità, non è un libro di religione e nemmeno sulla religione.  Il dialogo tra i due autori è centrato sull'Argentina del loro tempo e su vari problemi che storicamente quella nazione ha avuto. Ma non è nemmeno un libro di politica, perché non dà indirizzi operativi né si schiera. Piuttosto riflette su come da persona animate da un forte senso etico si può agire di fronte ai problemi del proprio tempo.

  L'Europa e la sua storia sono molto lontane dagli interessi degli autori. Nel libro si fanno rapidi cenni alla storia argentina, che è in genere poco conosciuta in Italia.

 L'indipendenza nazionale argentina dalla monarchia spagnola si compì tra il 1810 e il 1816 ed ebbe le caratteristiche di un processo di decolonizzazione da una potenza europea. Esso ebbe caratteristiche molto diverse da quello italiano il quale, oltre all'indipendenza dalla potenza austriaca, che tuttavia considerava le regioni italiane sotto il suo dominio non territori coloniali ma parte integrante del suo impero, comportò l'abbattimento di diverse monarchie indipendenti italiane, tra le quali quella del Papa. L'indipendentismo argentino non ebbe, in particolare, l'accentuazione anticlericale che caratterizzò quello italiano, per la presenza, tra i principi che si opponevano all'unità nazionale, del papa.

 Alcuni dei temi del libro sono stati recentemente riproposti dal Papa nella sua predicazione. Ad esempio quello della lotta contro le passioni che generano narcisismo, consumismo, relativismo, edonismo (pag.31;61). E il tema dell'umiltà. E, ancora, la necessità di accompagnare l'elemosina con un gesto che stabilisca una relazione più profonda con il bisognoso.

 Possiamo anche immaginare che parlando di certi problemi di spiritualità, il Papa abbia inteso riferirsi ad esempi negativi concretamente esistenti nella società argentina di oggi. Tutto il libro  è centrato sul dialogo,  ma può pensarsi che in Argentina questo non sia la normalità. A proposito di una sua partecipazione a un'assemblea di protestanti, nel corso della quale ricevette la benedizione dei fedeli di quella confessione, il Papa riferisce che poi su una rivista apparve un titolo del seguente tenore Buenos Aires, seggio vacante. L'arcivescovo è incorso nel reato di apostasia  (pag.197).

 

Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka,  Mondadori, 2013

 

2 parte

 

 La persona che decide di essere religiosa si trova a vivere in mezzo a molte altre persone che non lo sono e a dover entrare in relazione e a collaborare con loro in molte attività sociali. Negli insegnamenti religiosi che vengono impartiti oggi spesso, come reazione ad eccessi del passato, la religiosità di una persona non è vista di buon occhio e si preferisce porre l'accento sulla fede in Gesù e, in particolare, sul proprio rapporto emotivo con la persona di Gesù e l'affidarsi emotivo a Gesù. Di fatto poi un fedele è giudicato dalla comunità da come si comporta, quindi in base alla sua etica, e alla sua etica religiosa, insegnata come esigenza religiosa, anche se poi ci si dichiara disposti a passare sopra molte sue mancanze, purché in certe cose si conformi a quello la comunità pretende da lui considerandolo irrinunciabile.

 Nel libro Bergoglio dichiara che il dialogo con altri che non condividono la nostra fede religiosa deve avere alla base un atteggiamento di rispetto, presuppone che si faccia spazio ai punti di vista e alle opinioni degli altri, senza alcuna condanna preventiva. E' necessario anche disporsi ad un'accoglienza cordiale, abbassare le difese e offrire calore umano (pag.32).

 Questo è necessario anche confrontandosi con gli atei.  Non bisogna affrontarli con spirito di proselitismo, ma fare reciproca conoscenza, perché da questo affiorano l'apprezzamento, l'affetto e l'amicizia (pag.22).

 Come molte persone religiose, Bergoglio è più disposto a riconoscere in chi la pensa diversamente l'agnosticismo, la posizione di chi si dichiara non convinto del soprannaturale, che l'ateismo, l'escludere decisamente il soprannaturale. Conformemente alla dottrina millenaria della Chiesa egli ritiene che  ogni uomo sia fatto a immagine di Dio, che sia o non sia credente e che questo crei una certa affinità tra gli esseri umani, ad esempio in tema di virtù, qualità, grandezze, come anche in tema di meschinità (pag.23). Lo spirito religioso è sempre in ricerca: nell'esperienza di Dio c'è sempre un punto interrogativo. Definisce arroganti quelle teologie che hanno avuto la pretesa di dire esattamente com'era Dio, invece di imitarsi a definirne gli attributi. Dio lo si trova e lo si cerca di continuo (pag.24).

 Osservo che l'esperienza europea è oggi caratterizzata da un franco ed esplicito ateismo di massa, in cui la religione e i problemi di fede interessano poco. Non si tratta di semplice agnosticismo. Prevale una concezione utilitaristica e materialistica dei problemi della vita. Che cosa si ricava dal credere in Dio? Nell'opera missionaria allora può accadere di eccedere, di fare promesse che non potranno essere mantenute, come quelle secondo le quali se uno si affida a Dio vedrà magicamente risolversi tutti i problemi della vita, sul lavoro, nella salute, negli affetti. Salvo poi ripiegare in una spiegazione psicologica del benessere spirituale che si ricava: in religione ci si fa una ragione del male che ci accade. In realtà molte volte la soddisfazione religiosa deriva dal sentirsi accolti in una comunità di eletti, ma ogni esperienza comunitaria alla lunga delude, se non sorretta da altre motivazioni più profonde.

 L'atteggiamento di cordialità umana verso gli altri che non la pensano come noi prescinde dal proselitismo attuato verso piccole comunità di eletti, che poi diventano molto esigenti verso i propri membri. E' cordialità disinteressata, senza secondi fini. Non si va verso gli altri per catturarli, per farli propri. L'assenza di questa finalità ha reso possibile ad una arcivescovo cattolico, Bergoglio, e a un rabbino, Skorka, di dialogare insieme nel libro di cui tratto. Nessuno dei due tenta di convertire l'altro e nessuno dei due prende nemmeno in considerazione l'idea di conversione alla fede dell'altro. Eppure i dialoganti individuano molte esperienze umane in cui mettono in pratica principi etici analoghi.

 

Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka,  Mondadori, 2013

 

3° parte 

"ONG"

 

 Nei discorsi di Papa Francesco si è fatto qualche volta riferimento alle ONG, per dire che la Chiesa "non è una ONG". Questa espressione, che risulta chiara in un contesto non europeo, in particolare in paesi  poco sviluppati o ex poco sviluppati, quelli che venivano compresi nell'espressione Terzo Mondo, richiede qualche spiegazione da noi in Italia.

 ONG  significa "organizzazione non governativa" e designa  un tipo di associazione privata, quindi non emanazione di un'organizzazione statale o delle Nazioni Unite o di altre organizzazione internazionali pubbliche,   che opera con finalità caritative e assistenziali all'estero, in zone del mondo sottosviluppate. La diversità rispetto ad una organizzazione privata caritativa come la Caritas sta nel fatto che una ONG  lavora all'estero e cura particolarmente l'aspetto dell'assistenza allo sviluppo delle società a favore delle quale opera. E' chiaro quindi perché in Italia non abbiamo esperienza diretta del lavoro di una ONG (di solito le attività di questo tipo di organizzazioni ci vengono presentate per richiedere contributi). L'Italia non è una parte del mondo sottosviluppata. Ha fatto impressione quando, qualche settimana fa, una  vera e propria ONG, Emergency, ha annunciato che inizierà a lavorare in alcune zone del nostro Meridione, dove vive popolazione immigrata in condizioni pessime, quasi totalmente priva di assistenza sanitaria.

 In Il Cielo e la Terra la questione della diversità della Chiesa cattolica da una ONG viene trattata nel capitolo 5°, sui leader religiosi e questo manifesta con chiarezza il discorso che si vuole sviluppare.

 In Italia è sempre latente una polemica reazionaria contro i preti che operano nel sociale, a favore dei senza casa, dei tossicodipendenti, degli ex detenuti, degli immigrati poveri e via dicendo. Li si accusa di trascurare i doveri propriamente religiosi di insegnamento e propaganda religiosa. Non è questa la prospettiva del Papa.

 Nel capitolo i discorsi che si fanno sono intrecciati tra gli interventi di Bergoglio e Skorka, che però si trovano sulla stessa linea.

 Poiché la Chiesa non  è una ONG i suoi capi devono avere particolari caratteristiche, in particolare quella della santità: "La parola -santità- non ha nulla a che vedere con una ONG. Certo, ci deve essere un comportamento sociale adeguato, l'onestà, un'idea su come portare avanti la propria missione, una politica interna. Può funzionare nell'ambito della sua laicità. Ma nella religione la santità è ineludibile nei suoi leader" (pag.44).

 Santità, in un capo religioso, è dunque qualcosa di più che organizzare i propri sottoposti  per operare per il bene degli altri. Riassumendo quello che si spiega nel capitolo citato: bisogna avere una forte interiorità, la consapevolezza che la missione inizia sempre con una chiamata; ci vuole discernimento spirituale, per respingere motivazioni che inconsapevolmente possono evolvere in fanatismo e altre deformazioni; non bisogna, attraverso il potere psichico e il linguaggio religioso, pretendere di dominare il cuore degli altri e tenerli in pugno; ci vuole umiltà che consente anche di lasciare spazio al dubbio (l'umiltà lascia spazio al Signore); non bisogna essere ostinati, troppo prescrittivi e troppo sicuri di sé.

  A pag.40 c'è un brano di Bergoglio che è stato molto citato dopo la sua elezione a Papa:

"…l'umiltà è ciò che garantisce che lì si trova Dio. Quando qualcuno è autosufficiente, quando ha tute le risposte a tutte le domande, questa è la prova che Dio non è con lui. La sufficienza si avverte in ogni falso profeta, nei cattivi leader religiosi che usano la religione a favore del proprio ego. E' la posizione dei religiosi ipocriti, perché parlano di Dio, che è sopra ogni cosa, ma non mettono in pratica i suoi mandati".

  Una delle accuse che spesso vengono mosse alle ONG è di agire da colonizzatrici delle popolazioni in cui operano, proponendo i  propri valori e le proprie idee su che fare senza tenere sufficientemente conto della cultura locale. Esse ribattono elencando i loro risultati, la loro efficienza. Ma questa difesa non è valida per chi agisce come Chiesa. E' l'interiorità che fa la differenza in un'azione ecclesiale, specialmente nei suoi capi.

 In Italia non abbiamo esperienza diretta di ONG, ma di posizioni religiose eccessivamente assertive sì.

 

Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

 

Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka,  Mondadori, 2013

 

4° parte 

Politica, giustizia sociale: ruolo dei cattolici

 

 Sul tema della politica, e del ruolo dei cattolici in politica, si sente la maggiore diversità tra il modo di pensare europeo, in particolare degli italiani, e quello di due argentini Bergoglio e Skorka. Si sente una forte impronta nazionalista che porta ad affrontare molto alla lontana alcuni momenti molto critici della storia argentina (che in Europa è in genere poco conosciuta).

   L'argentina conquistò l'indipendenza nazionale da un'unica potenza colonizzatrice europea: la monarchia spagnola,  negli anni dal 1810 al 1816 (pag.123), a cominciare da un'epoca i cui però la Spagna era caduta nelle mani dei francesi bonapartisti. Si capisce perché, quindi, come riferito nel libro, la Chiesa cattolica fu "al fianco di un popolo in maggioranza cattolico, evangelizzato, catechizzato". La differenza con la situazione italiana dell'Ottocento è molto profonda. Innanzi tutto il nostro Risorgimento non fu un moto anticoloniale, ma essenzialmente un movimento per l'unificazione nazionale. Si noti che il nostro Lombardo-Veneto non era una colonia austriaca, ma era sostanzialmente una articolazione con rango di stato dell'impero multinazionale austriaco, in continuità territoriale con la potenza dominante. In secondo luogo il nostro Risorgimento fu animato da movimenti che scaturirono in continuità con i moti rivoluzionari francesi e con l'ideologia bonapartista.

  Per quanto gli italiani costituiscono un'etnia nazionale ben rappresentata nella popolazione argentina, l'Italia rimane una potenza europea e, per un argentino, l'Europa ha rappresentato storicamente una minaccia colonizzatrice. Questi accenti sono molto chiari nel  contenzioso, ancora caldissimo, tra l'Argentina e la Gran Bretagna.

 Riassumendo e semplificando molto: in Argentina nell'Ottocento si lottò per fare dell'Argentina una potenza americana, mentre in Italia si lottò per unificare la nazione e farne una potenza europea.

  Si può immaginare che, nella lotta d'indipendenza, la Chiesa cattolica non si sia battuta per i principi che erano scaturiti dalla rivoluzione francese e che sono alla base dell'attuale ideologia dei diritti umani espressa nelle leggi fondamentali dell'Unione Europea. L'argomento non viene affrontato dai due autori.

  Dalla storia dell'Argentina sappiamo che la politica di quella nazione si articolò nel confronto/scontro tra radicali e conservatori. Possiamo immaginare che la Chiesa cattolica stesse dalla parte dei conservatori. Non si dà conto di movimenti cattolici analoghi a quelli che tra l'Ottocento e il Novecento in Italia produssero l a faticosa assimilazione tra i cattolici della democrazia popolare come oggi la intendiamo in Europa.

 Nel libro si accenna alla questione della Conquista, vale a dire dell'insediamento degli spagnoli in Argentina, dal Cinquecento. Quando arrivarono i colonizzatori spagnoli, quella che sarebbe diventata l'Argentina era popolata da amerindi, che, nel corso dell'insediamento degli europei, si estinsero quasi completamente. Nel libro Bergoglio di questo non tratta, limitandosi a ricordare che a quell'epoca fede e spada andavano di pari passo, che vi furono le riduzioni  dei gesuiti, zone in cui gli amerindi si autoamministravano consigliati dai missionari, che vi fu chi, come Bartolomeo De La Casas contrastò la riduzione in schiavitù degli amerindi e che la realtà del continente, prima dell'arrivo degli europei, era già quella di un luogo segnato dal dominio dei più forti sui più deboli. 

 Nel libro non si parla dello schiavismo contro le popolazioni africane, che purè interessò l'Argentina e, in particolare, Buenos Aires. E questo anche se, per il tipo di economia che prevalse  nella nazione, basata molto sull'allevamento del bestiame, l'impiego della manodopera schiava africana ebbe meno importanza che, ad esempio, in Brasile. Ciò trova riscontro nelle scarse proporzioni del meticciato etnico tra discendenti degli europei e degli africani. Bisogna ricordare che l'Argentina abolì il commercio degli schiavi all'inizio della sua indipendenza nazionale, probabilmente anche perché esso non rivestiva o non rivestiva più quell'importanza che conservò ancora a lungo, ad esempio, in Brasile.

 Nel libro si accenna ad altri eventi storici cruciali dell'Argentina.

 Non si fa menzione della posizione della Chiesa cattolica durante la lunga (1829-1852) dittatura di Juan Manuel De Rosas (contro le cui truppe combatté  anche il nostro Giuseppe Garibaldi per l'indipendenza dell'Uruguay).

 Si fa menzione dell'appoggio di parte della Chiesa cattolica al regime di Juan Domingo Peron (dal 1946) per dire che inizialmente una parte della gerarchia l'appoggiò, anche per le iniziative sociali promosse, poi vi fu una rottura. Non si specifica che la rottura ebbe spiccato carattere religioso e che il Peron fu scomunicato, dopo aver promosso l'approvazione di una legge che introduceva il divorzio. Si fa menzione di chiese distrutte dai peronisti e di aerei di rivoltosi antiperonisti che nel 1954 bombardavano il palazzo presidenziale, in Plaza de Mayo di Buenos Aires, con aerei su cui era scritto "Cristo Vince".

 Anche in ordine al periodo dittatoriale che seguì l'ultima caduta di Peron, dal 1976 al 1982, non ci si dilunga molto nel libro, se non per ricordare un documento del maggio 76 sui diritti umani e persone del clero che si spesero per sottrarre gente ai torturatori, anche senza arrivare a un conflitto esplicito. Si legge a pag.176:

"Che cosa fece la Chiesa in quegli anni? Fece ciò che fa un'organizzazione che vanta al suo interno santi e peccatori. C'erano uomini che riuscivano ad essere entrambe le cose. Alcuni cattolici sbagliarono, altri andarono avanti fino alla fine. C'erano cattolici che giustificavano quel modo di agire con i pretesto della lotta al comunismo … Riassumendo brevemente, nella Chiesa ci furono cristiani da entrambe le parti: cristiani morti come guerriglieri, cristiani che aiutarono a salvare vite umane e cristiani che aderirono alla repressione convinti di salvare la patria. E c'erano anche chierici dalle sfumature più complesse: la Conferenza episcopale condusse non poche trattative riservate e fece dichiarazioni pubbliche. Concordo con il rabbino sul fatto che bisogna ancora indagare a fondo. Ma non bisogna nemmeno credere alla teoria semplicistica della complicità."

  Si può dedurre che in quegli anni parte dei cattolici siano stati complici della dittatura, che si presentava come restauratrici dei valori cristiani contro il comunismo, e che anche la stessa gerarchia sia sospettata di complicità con il regime.

 Nel libro non si hanno scarse notizie sui rapporti tra il mondo cattolico e i regimi democratici succeduti alla caduta della dittatura militare. Non si accenna all'influsso statunitense nelle vicende argentine, che pure verosimilmente vi fu.

 Nel libro Bergoglio cita l'espressione di Paolo 6°, secondo cui la politica è la forma più alta di carità sociale.  A pag.130 si legge: ""Partecipare alla vita politica  è certamente una maniera di rendere onore alla democrazia". Ma i problemi che in Italia storicamente abbiamo avuto su come conciliare fede e democrazia non sono affrontati.

 Si menziona di sfuggita la dottrina sociale della Chiesa, ma non le implicazioni n senso democratico del movimento sociale che in Europa ne fu storicamente l'origine (pag.157).  Vi è una valutazione positiva dell'impegno sociale (pag.185), ma un giudizio negativo sul clero che impersonò il tentativo di conciliare fede cattolica e socialismo.

 Si centra l'attenzione sull'impegno per i poveri come espressione di un'interiorità autentica, non di mera facciata, per esibizione a fini di affermazione sociale. E' un argomento su cui il Papa è tornato anche nei suoi primi insegnamenti dopo la sua elezione.

 Il Concilio Vaticano 2° e l'evoluzione della dottrina sociale che ne conseguì sono poco presenti.

 Da diversi passi del libro si avverte che in Argentina c'è un problema di dialogo e di intolleranza. Lo stesso Bergoglio viene accusato di dialogare troppo.

 Bergoglio ricorda però che in Argentina si fu capaci di favorire la mescolanza delle "razze", ma questa espressione si deve intendere piuttosto riferita a diverse culture, in prevalenza europee, che giunsero in quella nazione, in particolare verso la fine dell'Ottocento. Bergoglio diffida della globalizzazione, vi vede un pericolo di fusione  di popoli, che, a suo avviso, devono mantenere la propria identità per integrarsi armoniosamente con gli altri.

 In definitiva le indicazioni specifiche che riguardano l'agire politico di un cattolico sono scarse.

 A pag.132 ve ne sono due: la prima è quello di cercare e praticare il dialogo. La seconda è centrata sul nazionalismo  e sulla patria  e suona storicamente obsoleta per un europeo di oggi:

"…salvaguardare la sovranità della nazione, della patria. Il Paese costituisce la dimensione geografica e la nazione i principi costituzionali e gli aspetti giuridico-legali che permettono l'esistenza di una società. Un Paese o una nazione possono subire un declino in seguito a una guerra, essere mutilati o ricostituiti. Diversamente la patria è il patrimonio che abbiamo ricevuto dai nostri padri fondatori, sono i valori che ci hanno affidato non perché li custodissimo dentro un barattolo di conserva, ma per farli crescere affrontando le sfide del presente e proiettarli verso l'utopia del futuro. Se la patria si perde non si recupera: è il nostro patrimonio…La patria è mettersi sulle spalle i genitori. Con l'eredità che ci è stata affidata dobbiamo negoziare il presente dobbiamo farla crescere e lanciarla verso il futuro".

 La caratteristica dell'Europa di oggi è invece quella di superare le patrie nazionali e di rifondare un nuovo sistema di valori, sostituendo/modificando/integrando quelli storicamente ricevuti, per rendere possibile la coesistenza di una grande quantità di etnie  e di culture, secondo la situazione creatasi a seguito della globalizzazione non solo del commercio di merci e di valute ma anche delle migrazioni  dei popoli.

 Un esempio che ho già fatto: in tutta l'America Latina le lingue-veicolo sono  fondamentalmente due: spagnolo e portoghese. Nell'Unione Europea, in uno spazio territoriale molto più limitato, decine.

 E' chiaro che il nuovo Papa avrà modo nel corso del suo ministero di chiarire molti aspetti che nel libro non sono trattati o sono trattati di sfuggita dato il carattere e i destinatari dell'opera. Il libro, in particolare, era destinato a un pubblico argentino, che molti particolari storici li conosce in modo approfondito,  a differenza di un pubblico europeo. Si tratta di un'opera in cui l'elemento fondamentale e costituito dall'essere un esempio di dialogo vero, tra due esponenti di religioni insieme vicine e distanti, di religioni che in passato furono avversarie, in un mondo, quello argentino, in cui il dialogo probabilmente non è ancora ampiamente praticato.

 

 Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli

 

 

 Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka,  Mondadori, 2013

4° parte  - I matrimoni omosessuali

 

 

 Nel libro Il Cielo e la Terra un capitolo, il 16°, è dedicato al tema del  matrimonio fra persone dello stesso sesso. E' un argomento difficile per i cattolici europei, in particolare per quelli italiani. In Italia la gerarchica cattolica ha il controllo di una forza politica, diffusa in più partiti,  che ha finora impedito una regolamentazione giuridica delle convivenze omosessuali al modo del matrimonio tra uomo e donna. La dottrina  insegnata diverge dall'ideologia antidiscriminatoria che è legge dell'Unione Europea e della Repubblica italiana. Su basi bibliche e della tradizione la pratica dell'amore omosessuale viene ancora considerata peccato, non più però la semplice tendenza della personalità. Nella società civile si è passato piuttosto rapidamente, nel giro di cinquanta anni circa, dal considerare l'omosessualità una colpa morale, al considerarla una perversione, quindi una malattia,  e poi al ritenerla un semplice orientamento sessuale al pari di quello eterosessuale (queste sono oggi le conclusioni del pensiero scientifico sul punto). Convivono nella nostra società anziani ai quali l'omosessualità è stata presentata come colpa morale, meno anziani ai quali è stata presentata come malattia e più giovani che sono vissuti dopo che essa ha cominciato ad essere ritenuta solo un tipo di orientamento sessuale, senza significato immorale o patologico.

 Nel libro Bergoglio inizia con il rivendicare alla religione il diritto di esprimere la propria opinione, anche se si dichiara contrario a un eccesso di pressione spirituale, a un'eccessiva ingerenza spirituale nella vita privata dei fedeli.

  Ritiene poi che disciplinare le convivenze omosessuali al modo di matrimoni indebolirebbe la millenaria istituzione del matrimonio, forgiata in accordo con la natura e l'antropologia. Ne verrebbe svalorizzato il matrimonio.

 Riconosce che l'omosessualità è sempre esistita. Osserva che solo nella nostra epoca si pretende di assimilare le convivenze omosessuali al matrimonio eterosessuale. Considera questo un disvalore e un regresso antropologico. Il riconoscimento giuridico di un legame omosessuale verrebbe a danneggiare la società, in particolare dando accesso all'adozione di bambini ai conviventi omosessuali. Finché invece le convivenze omosessuali rimangono esperienze private questo non accade.  Osserva anche che ogni individuo ha bisogno di un padre maschio e di una madre femmina che lo aiutino a plasmare la propria identità.

 Bergoglio continua poi dichiarando che la dottrina cattolica sul matrimonio omosessuale non ha un fondamento religioso, ma antropologico. Non approfondisce l'argomento.

 Dichiara che solo una volta, da arcivescovo, è in intervenuto nei confronti della politca sul tema delle nozze omosessuali e senza utilizzare termini dispregiativi. Fu quando sollecitò il sindaco di Buenos Aires a ricorrere in appello contro  una sentenza di un giudice di prima istanza che autorizzava le nozze omosessuali. E lo fece perché il giudice, a suo parere, aveva ecceduto i suoi poteri, arrivando a modificare il codice civile, quindi per i profili legali della vicenda.

 Conclude manifestando l'opinione che per assistere meglio i minori abbandonati occorrerebbe, piuttosto che consentire la loro adozione a coppie omosessuali riconosciute legalmente, un maggiore impegno dello Stato, delle organizzazioni di impegno sociale (ONG) e delle confessioni religiosi per farsi carico dei problemi dei minori abbandonati. In particolare, a suo avviso, occorre modificare la disciplina dell'adozione per rendere più veloci i relativi procedimenti burocratici.

 In definitiva, si può ritenere che il nuovo Papa non abbia espresso nel suo precedente ministero opinioni innovative rispetto alla dottrina  più comune corrente in merito all'istituzione di forme di matrimonio omosessuale.  E tuttavia, come dichiara nel libro, se ne è occupato poco e mai in termini offensivi per le persone omosessuali.  Questo orientamento mi pare che abbia trovato conferma nei primi atti del magistero pubblico del nuovo Papa.

 Contrariamente a quanto accaduto anche nel recente passato le prese di posizione politiche favorevoli a forme di regolamentazione giuridica delle convivenze omosessuali non hanno più suscitato interventi polemici della gerarchia.

 

Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli