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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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Il sito della parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

domenica 29 novembre 2020

RESOCONTO DELL’INCONTRO DI AC SANCLEMENTE! IN GOOGLE MEET DEL 28 NOVEMBRE 20

 

RESOCONTO DELL’INCONTRO DI AC SANCLEMENTE! IN GOOGLE MEET DEL 28 NOVEMBRE 20 

 

1. Sabato 28 novembre, dalle ore 17, abbiamo tenuto la riunione in teleconferenza Google Meet del nostro gruppo di Ac San Clemente. Eravamo in 15, più dell’altra volta. Ha partecipato anche don Emanuele, il nostro assistente ecclesiastico.

 Abbiamo seguito il percorso tematico del percorso formativo  per l’anno associativo 2020/2021 dell’Azione Cattolica  Da corpo  a corpo e, in particolare, la prima tappa, Abbassarsi,  sul servizio per il bene comune.

  Il Vangelo di riferimento è stato il brano del Vangelo secondo Marco, capitolo 10, versetti 35-45.

(35) Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: — Maestro, noi vorremmo che tu facessi per noi quel che stiamo per chiederti. (36) E Gesù domandò: — Che cosa volete che io faccia per voi? (37) Essi risposero: — Quando sarai un re glorioso, facci stare accanto a te, seduti uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. (38) Ma Gesù disse: — Voi non sapete quel che chiedete! Siete pronti a bere quel calice di dolore che io berrò, a ricevere quel battesimo di sofferenza con il quale sarò battezzato? (39) Essi risposero: — Siamo pronti. Gesù aggiunse: — Sì, anche voi berrete il mio calice e riceverete il mio battesimo; (40) ma io non posso decidere chi sarà seduto alla mia destra e alla mia sinistra. Quei posti sono per coloro ai quali Dio li ha preparati. (41) Gli altri dieci discepoli avevano sentito tutto e cominciarono a indignarsi contro Giacomo e Giovanni. (42) Allora Gesù li chiamò attorno a sé e disse: «Come sapete, quelli che sono ritenuti sovrani dei popoli comandano come duri padroni. Le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro autorità. (43) Ma tra voi non deve essere così. Anzi, se uno tra voi vuole essere grande, si faccia servo di tutti; (44) e se uno vuol essere il primo, si faccia servitore di tutti. (45) Infatti anche il Figlio dell’uomo è venuto non per farsi servire, ma per servire e per dare la propria vita come riscatto per la liberazione degli uomini».

[versione TILC - Traduzione interconfessionale in lingua corrente]

  E’ commentato così nel sussidio dell’AC:

di fronte alla pretesa di Marco  e Giovanni di ottenere una posizione di privilegio nel suo Regno, Gesù con pazienza ai discepoli quello che da tempo sta mostrando con la sua vita: è venuto per servire e non per essere servito. La posizione del corpo di Gesù è quella di chi si abbassa, un punto di vista che permette di notare le esigenze di tutti. Nei luoghi del lavoro, della famiglia, della politica  e dell’impegno civico, gli adulti possono scegliere di alzarsi per dominare o di abbassarsi per avvicinarsi come Gesù, facendo crescere tutta la comunità.

2. Si  è iniziato guardando un filmato su Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, in provincia di Salerno, assassinato nel 2010. Si pensa che l’omicidio sia stato una ritorsione per le sue posizioni in materia di tutela dell’ambiente.  Vassallo era soprannominato il sindaco pescatore, perché aveva un’impresa di motopesca. I suoi fratelli sono professionisti, lui invece aveva scelto di continuare quell’attività di famiglia. All’inizio del suo mandato pubblico aveva quattro motopesca, quando l’hanno ucciso solo uno. Non si arricchì svolgendo quell’incarico in Comune.

 Si legge nel sito

fondazionevassallo.it/angelo_vassallo-1/biografia-1/#:~:text=Angelo%20Vassallo%20è%20stato%20sindaco,e%20dal%202005%20al

 della Fondazione a lui intitolata:

«Ambientalista convinto, amato dai suoi concittadini, viene ricordato anche per le sue ordinanze singolari. Nel gennaio 2010 firma un’ordinanza che prevede una multa fino a mille euro per chi viene sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette. Esempio di rigore nel rispetto della legge, con modi severi e fermi, che però permettono di mantenere intatta la bellezza di uno dei comuni più caratteristici del Cilento.

Angelo Vassallo ha travasato il suo amore per il mare, nelle buone pratiche di una bella politica. Ciò ha portato le acque di Pollica ad essere le più premiate, negli anni, con le 5 vele – massimo riconoscimento - della Bandiera Blu di Legambiente e Touring club. L’eredità di Angelo Vassallo ha consentito di proclamare Pollica, anche per il 2011, regina d’Italia, unica nella penisola a ricevere le prestigiose 5 vele.

La sera del 5 settembre 2010, mentre rincasava alla guida della sua auto, Angelo Vassallo è stato barbaramente ucciso, per mano di uno o più attentatori. I suoi assassini sono ancora ignoti.»

  Nel filmato Vassallo è stato ricordato da uno dei suoi fratelli. Ha detto che era una persona che  aveva uno stile di vita semplice, a contatto con la gente del paese. Ne ha parlato mentre era vicino ad una delle ultime opere d’arte inaugurate dal fratello, l’installazione artistica di Sante De Biase La grande onda plasticfree #, alta 3 metri,  raffigurante un’onda costruita con tante bottiglie di plastica recuperate dal mare.

3. Carlo ha poi introdotto il dibattito. C’è una differenza tra un politico   e uno statista. Il secondo è ricordato e apprezzato per gesti che riscuotono una larga eco nell’opinione pubblica.

  Ci ha parlato di Willy Brandt che, nel 1970, durante una visita in Polonia da cancelliere tedesco per concludere il trattato con cui la Germania riconobbe i confini tra i due stati che gli erano stati imposti dopo la Seconda guerra mondiale, passando, a Varsavia, vicino al monumento alle vittime della distruzione del ghetto ebraico perpetrata dall’esercito nazista, si inginocchiò. Non era personalmente responsabile, perché durante il nazismo tedesco era stato un resistente, ma aveva fatto quel gesto come assunzione di responsabilità da parte del popolo tedesco. In patria fu anche molto criticato per questo, ma nel 1971 ottenne il premio Nobel per la pace.  Inginocchiarsi fu per lui un modo di abbassarsi.

 Ci ha poi presentato la foto di quando il cancelliere tedesco Helmut Kohl e il presidente francese François Mitterand, a Verdun, commemorando una sanguinosa battaglia lì combattuta durante la Prima guerra mondiale, si tennero per mano, a significare la riconciliazione.

  Ci ha parlato della figura dello statista democristiano Alcide De Gasperi (1881-1954), prendendo spunto dal libro della figlia Maria Roma, Ritratto di uno statista, Mondadori 2004.

  Parlando a Parigi alla Conferenza di pace dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il 10 agosto 1946, iniziò il suo discorso con le parole:

«Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l'essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali? Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste def cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire.»

  Un’altra figura significativa di cui Carlo ci ha parlato è stata quella del presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy quando il 26 giugno 1963, parlando nel settore di Berlino Ovest rimasto nel dominio delle potenze occupanti Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, davanti alla Porta di Brandeburgo, al di là della quale c’era il settore di Berlino incluso nella nuova Repubblica Democratica Tedesca, ad economia e ordinamento comunista di stampo sovietico, disse queste parole, sensibile alla sofferenza dei berlinesi che erano stato crudelmente separati dai concittadini dell’altra parte, tra i quali parenti e amici,  anche con la costruzione di un sistema di fortificazioni (il cosiddetto Muro di Berlino, cominciato nel 1961 e in seguito reso sempre più impenetrabile):

«Sono fiero di trovarmi in questa città come ospite del vostro illustre sindaco, che ha simboleggiato nel mondo lo spirito combattivo di Berlino Ovest. E sono fiero di visitare la Repubblica federale con il vostro illustre cancelliere, che da tanti anni impegna la Germania per la democrazia, la libertà e il progresso, e di trovarmi qui in compagnia del mio compatriota generale Clay, che è stato in questa città nei grandi momenti di crisi che essa ha attraversato, e vi ritornerà, se mai ve ne sarà bisogno. Duemila anni fa, il vanto più grande era questo: Civis romanus sum. Oggi, nel mondo della libertà, il maggior vanto è poter dire: Ich bin ein Berliner [= Io sono un berlinese]. C'è molta gente al mondo che realmente non comprende - o dice di non comprendere - quale sia il gran problema che divide il mondo libero dal mondo comunista. Vengano a Berlino. Ci sono taluni i quali dicono che il comunismo rappresenta l'ondata del futuro. Che vengano a Berlino. E ci sono poi alcuni che dicono, in Europa e altrove, che si potrebbe lavorare con i comunisti. E vengano anche questi a Berlino. E ci sono persino alcuni pochi, i quali dicono che è vero, sì, che il comunismo è un cattivo sistema, ma che esso consente di realizzare il progresso economico. Lass sie nach Berlin kommen [=Lasciateli venire a Berlino]. La libertà ha molte difficoltà, e la democrazia non è perfetta; ma noi abbiamo mai dovuto erigere un muro per chiudervi dentro la nostra gente e impedirle di lasciarci. Desidero dire a nome dei mie concittadini, che vivono molte miglia lontano, al di là dell'Atlantico - e sono remoti da voi - che per loro è motivo di massima fierezza il fatto di avere potuto condividere con voi, sia pure a distanza, la storia degli ultimi diciotto anni. Non so di alcuna città che, contesa per diciotto anni, conservi ancora la vitalità, la forza, la speranza e la risolutezza della città di Berlino Ovest. Sebbene il muro rappresenti la più ovvia e lampante dimostrazione degli insuccessi del sistema comunista dinanzi agli occhi del mondo intero, non ne possiamo trarre soddisfazione. Esso rappresenta infatti, come ha detto il vostro sindaco, un'offesa non solo alla storia, ma un'offesa all'umanità, perché divide le famiglie, divide i mariti dalle mogli e i fratelli dalle sorelle, e divide gli uni dagli altri i cittadini che vorrebbero vivere insieme. Ciò che vale per questa città, vale per la Germania. Una pace veramente durevole in Europa non potrà essere assicurata fino a quando a un tedesco su quattro si negherà il diritto elementare di uomo libero, e cioè quello della libera scelta. In diciotto anni di pace e di buona fede, questa generazione tedesca si è guadagnata il diritto di essere libera e con esso il diritto di unire le famiglie e la nazione in pace durevole e in buona volontà verso tutti i popoli. Voi vivete in un'isola fortificata della libertà; ma la vostra vita è parte della vita del mondo libero. Vorrei quindi chiedervi, concludendo, di levare il vostro sguardo al di là dei pericoli di oggi e verso la speranza di domani, al di là della semplice libertà di questa città di Berlino o della vostra patria tedesca e verso il progresso della libertà dovunque, al di là del muro e verso il giorno della pace con giustizia, al di là di voi stessi e di noi, verso l'umanità tutta. La libertà è indivisibile, e quando un uomo è in schiavitù, nessun altro è libero. Quando tutti saranno liberi, allora potremo guardare al giorno in cui questa città sarà riunita - e così questo Paese e questo grande continente europeo - in un mondo pacifico e ricco di speranza. Quando questo giorno infine verrà - e verrà - la popolazione di Berlino Ovest potrà avere motivo di misurata soddisfazione per il fatto di essersi trovata sulla linea del fronte per quasi due decenni. Tutti gli uomini liberi, ovunque si trovino, sono cittadini di Berlino. Come uomo libero, quindi, mi vanto di dire: Ich bin ein Berliner [Io sono un berlinese.]».

  Kennedy fu assassinato a Dallas, in Texas, il 22 novembre di quello stesso anno da Lee Harvey Osvald, un uomo con un’oscura storia nel corso della quale era stato nelle mani sia dei servizi segreti sovietici, durante una fuga in Unione sovietica nel corso della quale sposò una russa,  che di quelli statunitensi, al suo ritorno in patria, senza che però sia stato dimostrato un loro coinvolgimento nel delitto Kennedy. Anche  Osvald fu assassinato a Dallas, dopo due giorni dall’omicidio contro il presidente.

4. Beatrice ci ha parlato del presidente del Burkina Faso Thomas Sankarà, assassinato nella capitale del suo Paese il 15 ottobre 1987. Si legge su di lui su Wikipedia:

« Nell'agosto del 1983 divenne presidente all'età di 35 anni, in seguito al colpo di Stato contro Jean-Baptiste Ouédraogo guidato dall'amico Compaoré, con l'appoggio della Libia. Esattamente un anno dopo il suo insediamento, nel 1984, cambiò il nome del Paese in Burkina Faso [in precedenza denominato dai colonizzatori francesi Alto Volta], che in More e Djoula, i due idiomi più diffusi nella nazione, significa "Terra degli uomini integri […] promosse la "Rivoluzione Democratica e Popolare", definendo la sua ideologia anti-imperialista nel suo Discorso di Orientamento Politico tenuto il 2 ottobre 1983. In un discorso tenuto ad Addis Abeba, in Etiopia, suggerì l'istituzione di un nuovo fronte economico africano che si potesse contrapporre a quello europeo e statunitense. Inoltre, cercò di convincere, invano, gli altri capi di Stato africani a rifiutarsi di saldare i debiti con gli Stati Uniti e i paesi europei, poiché era convinto che i soldi da restituire agli altri Stati dovevano essere reinvestiti in riforme sanitarie e scolastiche»

 

 

 Cambiò inoltre la bandiera e lo stemma nazionale e scrisse un nuovo inno, Une Seule Nuit.

  Cercò di moralizzare la vita pubblica nazionale, cominciando con l’autoridursi l’appannaggio presidenziale. Sostituì il costoso parco macchine pubblico con delle utilitarie e con ciò che si era risparmiato finanziò iniziative per la popolazione.

  Beatrice ci ha anche proposto un video su Sankarà.

5.  Io ho parlato di mio zio Achille, definito dal celebrante, nel corso della messa funebre a Bologna, nella chiesa del convento dei Cappuccini in via Bellinzona, piccola grande uomo. Collaborò a grandi fatti politici e fu maestro di molti studiosi, ma rimase una persona semplice, innanzi tutto un cristiano, la cui via era la politica attraverso la sociologia. In fondo allego la scheda che mi ero preparato su di lui e che ho sintetizzato parlando alla riunione.

6.  Elisa ci ha ricordato, come figura di grande politico in linea con l’abbassarsi  evangelico, quella di Nelson Mandela (1918-2013), rivoluzionario sudafricano che ribaltò le sorti del Sudafrica, lungamente incarcerato dal regime ferocemente razzista bianco afrikaans, costituito dai discendenti dei coloni olandesi. Una volta eletto come primo presidente della nuova Repubblica Sud-africana multirazziale, rinunciò alla vendetta contro i passati dominatori bianchi.

7. Angela ci ha evidenziato che in tutti i grandi politici che hanno agito per il bene dell’umanità ci sono connotazioni, dei  kairòs, momenti storici  in cui ebbero modo di dare il meglio di loro. Ad esempio ciò accade con l’indiano Ghandi, detto Mahatma, grande anima, e, appunto Nelson Mandela. Vi è la volontà di farsi prossimi  agli altri, nelle loro difficoltà. Di questo è espressione anche lo sforzo, da vincitori, di non far partecipare solo quelli della propria parte, ma tutto il popolo, compresi gli sconfitti. Spesso quando si parla di questo, si assiste ad una sorta di comunismo di maniera, melenso: quella grandi figure testimoniarono invece con la loro stessa vita. Mandela fece trent’anni di carcere e Ghandi fu ucciso mentre cercava di conciliare musulmani e induisti. Puttroppo ci sono sempre gli estremisti che non capiscono la via della mediazione.

  Ha ricordato la figura della pakistana Malala Yousafzai (1997), piccola grande donna, nel 2014 la più giovane premio Nobel per la pace: fin da ragazza si prodigò per i diritti civili delle donne nel suo Paese e per questo subì anche un grave attentato.

  Sulla sua biografia si legge su Wikipedia:

«Malala Yousafzai è una giovane attivista pakistana che all'età di 11 anni è diventata celebre per il blog, da lei curato per la BBC, nel quale documentava il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne e l'occupazione militare del distretto dello Swat.[3][4] È stata nominata per l'International Children's Peace Prize.

Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente colpita alla testa da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola.[5] Ricoverata nell'ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta all'attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani, ha rivendicato la responsabilità dell'attentato, sostenendo che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e dell'oscenità”; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Birmingham che si è offerto di curarla.[6]

 

Malala Yousafzai nello Studio Ovale, 11 ottobre 2013

Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo di Vetro a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello all'istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.[7]

Il 10 ottobre 2013 è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero;[8] l'annuncio è stato dato dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che l'ha motivato dicendo che è una ragazza eroica e ricca di spirito.[9] Il premio le è stato consegnato in occasione della sessione plenaria di novembre, a Strasburgo, il 20 novembre 2013.

Il 10 ottobre 2014 è stata insignita del premio Nobel per la pace assieme all'attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è stata: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione”.

8. Chiara ci ha presentato due libri dell’editrice Ave sul tema della riunione.

 Il primo è la biografia della salvadoregna Marianella Garcia Villas scritta da Anselmo Palini: Marianella Garcia Villas «avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi», Ave 2014, €10,20.

 La Garcia Villas fu un’avvocata collaboratrice dell’arcivescovo Oscar Romero, assassinata nel 1983 per la sua attività politica.

 Sulla sua biografia si legge su Wikipedia:

«Di estrazione borghese, durante gli anni dell'università si schierò al fianco del popolo, spinta da una forte sensibilità sociale nata dall'impatto con la realtà del suo Paese. Laureata in legge e filosofia all'inizio degli anni settanta, iniziò a lavorare con le comunità di base contadine e a condividerne la vita, con l'obiettivo di risvegliare le loro coscienze sui diritti umani fondamentali. Militò prima nell'Azione Cattolica Universitaria e poi nel Partito Democratico Cristiano; prima tollerata dai dirigenti, poi ostacolata, fu infine emarginata. Esercitò la professione d'avvocato, fondando l'ALDHU (Asociación Latino-Americana de Derechos Humanos - Associazione Latino-Americana dei Diritti Umani), e divenendo Vice Presidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani.

  Si sforzava di capire e condividere i veri problemi della sua gente: le donne dei mercati e i lavoratori della terra furono i suoi elettori al Parlamento, all'interno del quale sedette dal 1974 al 1976. Quando si rese conto che le spinte dal basso erano non solo ignorate ma represse si allontanò definitivamente dalla DC e si dedicò al lavoro della Commissione per i Diritti Umani, di cui era presidente e attraverso la quale cercò costantemente di tradurre in fatti il suo profondo impegno a favore di una lotta "non violenta" tesa alla conquista della libertà e della giustizia sociale non solo in Salvador, ma in tutto il Centroamerica. Dopo il 1980, con l'uccisione del vescovo Óscar Romero, suo sostenitore, e braccata dalla Guardia Nacional, riparò in Messico da dove periodicamente rientrava a El Salvador alla ricerca di prove, documenti e nomi da presentare alla Commissione per i diritti umani dell'ONU e ai tribunali nazionali.»

 L’altro libro è di Serve ancora la politica? Dieci interviste ai protagonisti di oggi,  AVE 2020, €11,40. “Serve”, nel senso di essere utile, ma anche, nel senso evangelico del brano su cui abbiamo meditato, di servire gli altri.

 Ci presenta dieci uomini e donne, attualmente impegnati in politica, che cercano di rispondere a quella domanda. La prefazione è di Marco Damilano

9.  Gloriana ci ha invece ricordato la figura del politico democristiano Giorgio La Pira (1904-1977), membro dell’assemblea Costituente, coautore in particolare dell’art.2 della Costituzione, e a lungo sindaco di Firenze. Ha ricordato la sua istituzione dell’Opera del pane di San Procolo, che la domenica, a messa, univa la distribuzione dell’Eucaristia con quella di generi alimentari per i bisognosi, pane dell’anima e per il corpo. E poi il suo programma di edilizia per la costruzione di case popolari, il suo prodigarsi per salvare i posti di lavori degli operai della fabbrica Pignone, che la proprietà voleva chiudere (Fanfani da ministro dell’Interno arrivò a ritirare il passaporto al titolare). La città, secondo La Pira, era il domicilio delle persone e di Dio.

  Ci ha infine parlato della sua esperienza in un paesino colpito da una forte grandinata. Vide il sindaco girare personalmente tra la gente parlando con i negozianti per sapere se poteva fare qualcosa per loro: sicuramente un modi di abbassarsi  per servire.

10.  Ha chiuso la riunione don Emanuele parlandoci di papa Francesco, il cui stile è appunto quello dell’abbassarsi, fin da quando, dopo la sua elezione, si presentò al popolo come Vescovo di Roma. Memore del cosiddetto  Patto delle Catacombe concluso durante il Concilio Vaticano 2° per impegnarsi a promuovere una Chiesa povera e impegnata tra e per i poveri, ha centrato il suo Magistero e il suo servizio in varie iniziative in favore e soccorso dei poveri, degli scartati. Ha celebrato il rito della Lavanda dei piedi  tra i carcerati e adottato personalmente un tipo di vita semplice e caratterizzato da attenzione alle persone e alle periferie esistenziali.

13,  Gli incontri di dicembre saranno:

il 12 dicembre, continuando il percorso formativo dell’azione Cattolica Da corpo a Corpo;

Il 19 dicembre, continuando l’approfondimento sui temi dell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco.

  I link e i codici di accesso per le riunioni (ogni riunione ha propri link e codici di accesso) saranno comunicati con la Lettera ai soci  di dicembre, via mailing list e Wathsapp.

 Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro Valli

 

 

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Il politico a cui sono più legato: mio zio Achille Ardigò, un piccolo grande uomo

 

  Il politico che ho più ammirato è stato mio zio Achille, professore di sociologia dell’Alma Mater di Bologna, morto nel 2008.

 Egli non fu un sociologo prestato alla politica, ma un politico che si fece sociologo per capire come cambiare la società. E, prima di questo, fu un cristiano, la cui via era la politica mediante la sociologia, senza alcuna divisione in ciò.    

  Cominciò al convento dei Cappuccini di Modena, che ora non c’è più, e la sua storia si concluse al Convento dei Cappuccini di Bologna, in via Bellinzona, dove lo commemorammo. Fu Un’unica vocazione.

 Fu profeta e  ideologo: spiegava che succedeva e consigliava il da farsi. Fu molto ascoltato nella sua Chiesa e nel partito cristiano, che nel 1986, verso la fine del mondo di prima, gli fece la sua festa nazionale nella piazza davanti casa sua a Cervia, in Romagna. Poi fu dimenticato dalla Chiesa, all’epoca in cui prese a disamorarsi della politica democratica.

 Ma fui testimone che lo stimavano anche al di là delle sue cerchie consuete. Aveva imparato a varcarle fin da molto giovane, durante la Resistenza emiliana, l’origine e il primo tirocinio del suo servizio di politico cristiano. “Pensare è varcare le frontiere”, scrisse Ernst Bloch: lo è anche l’agápe cristiana, il modo cristiano di amare costruendo società. Collaborò nel processo costituente della nostra Repubblica, in un piccolo cenacolo che si riuniva a fianco della “Chiesa nuova”, qui a Roma. Negli ultimi anni, amministrò a lungo, come Commissario straordinario, un grande ospedale della sua città, l’Istituto Ortopedico Rizzoli, e, a detta di sanitari e pazienti, fece bene. Cercò di sburocratizzare le relazioni fra loro. Anche questo per lui fu politica.

 Fu il mio padrino di Cresima e per tutta la vita tenne scrupolosamente fede a questo impegno.   

  La mia fede è molto legata a lui.