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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

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Il sito della parrocchia:

https://www.parrocchiasanclementepaparoma.com/

sabato 28 novembre 2020

Appunti di lettura del libro La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo dell'anziano sociologo e filosofo francese Edgar Morin, pubblicato nel 2019 e, in traduzione italiana nel 2020 da AVE, su 71 pagine, prezzo di copertina €11.

 

 Appunti di lettura del  libro La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo dell'anziano sociologo e filosofo francese Edgar Morin, pubblicato nel 2019 e, in traduzione italiana nel 2020 da AVE, su 71 pagine, prezzo di copertina €11.

Trovate il testo dopo lo spot  della riunione di ACSANCLEMENTE! di oggi

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Sabato 28 novembre, alle ore 17: riunione in Google Meet del gruppo AC Sanclemente!: continueremo a seguire il cammino cristologico proposto dal sussidio del Settore Adulti dell’Azione Cattolica “Da corpo a corpo”, articolato su cinque unità. Dedicheremo anche la prossima  riunione  al verbo Abbassarsi.

  Il riferimento è alla stessa pagina del Vangelo di Marco (10, 35-45, in fondo trascrivo il brano intero) che abbiamo commentato nella riunione del 14 novembre; ci concentremo però sui versetti 41-45: 

Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

Consiglio di accedere dalle ore 16:45 con il link o il codice di accesso che avete ricevuto

A questo indirizzo di YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=GorIYoaHGjk

 potrete vedere un video in cui si insegna, passo per passo, come partecipare. 

 Per accedere agli incontri in Google Meet:    

A) da PC fisso, PC portatile, tablet

1) se già non lo avete fatto (ad esempio acquisendo un indirizzo email del tipo  xxxx@gmail.com - procedura che consigliamo), registratevi su Google all’indirizzo

https://accounts.google.com/signup/v2/webcreateaccount?flowName=GlifWebSignIn&flowEntry=SignUp

 Nel corso della registrazione, dovrete inserire un indirizzo email che vi identificherà e scegliere una vostra password.

 Terminata la registrazione, comunicate l’indirizzo  email con il quale vi siete registrati su Google inviando una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

 A quella email vi sarà inviato, qualche giorno prima della riunione programmata, un link  e un codice per accedere a alla videoconferenza in  Google Meet Meet.

 Si può accedere sia con il link che con il codice. Per accedere mediante il link è sufficiente cliccarci sopra, dopo aver effettuato l’accesso a Google.

2) accedete a Google, con l’email e la password con cui vi siete registrati,  da questo indirizzo WEB

 https://accounts.google.com/login/signinchooser?hl=it&flowName=GlifWebSignIn&flowEntry=ServiceLogin

A questo punto potete seguire due metodi per accedere alla riunione in teleconferenza:

a) mediante link del tipo https://meet.google.com/abc-defg-hil?authuser=0 :

3a) cliccate sul link;

4a) nella finestra che si aprirà, cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE  e attendete di essere ammessi alla riunione;

b) mediante codice (del tipo abc-defg-hil)

3b) cliccate sul quadratino di puntini in alto a destra e poi sull’icona verde di Meet;

4b) selezionate PARTECIPA A UNA RIUNIONE;

5b) inserite il codice di accesso che avrete ricevuto, facendo COPIA/INCOLLA;

6b) cliccate su CONTINUA

7b) cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE e attendete di essere ammessi alla riunione.

 

B) da smartphone:

a) mediante link

1a) cliccate sul link;

2a) nella finestra che si aprirà, cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE;

b) mediante codice

1b) aprite la app Meet (che avrete scaricato);

2b) cliccate su CODICE RIUNIONE e inserite il codice di accesso che avrete ricevuto;

3b) cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE  e attendete di essere ammessi.

 Segnalate eventuali problemi con una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

indicando, se volete essere contattati telefonicamente, un numero di telefono al quale essere chiamati.


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1.          L'edizione italiana del  libro di Edgar Morin La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo ha un prefazione di Luigi Ciotti. Seguendo Morin, egli parte dalla considerazione, opinabile, che la libertà distrugga l'uguaglianza e la fraternità.

 La storia delle democrazie europee dimostra però proprio il contrario.

  Ciotti ritiene che la fraternità possa risolvere i problemi tra libertà e uguaglianza, ma, con Morin, la pensa più che altro come emozione, sentimento nelle relazioni interpersonali, su base naturale, non come solidarietà sociale istituzionalizzata. In natura non ci sarebbe solo la selezione sulla base della forza  e della capacità di adattamento, ma anche il relazionarsi per un bene comune. Tuttavia è proprio la costituzionalizzazione dei doveri di solidarietà sociale, dal secondo dopoguerra che ha aperto la via a società più fraterne. È ciò ha coinciso con lo sviluppo dei movimenti per la libertà e l'uguaglianza sociali.

Ciotti condivide il pensiero Morin sull'importanza della dimensione sociale per lo sviluppo della persona umana, ma gli sfugge l'importanza della dimensione istituzionale, declinandola in negativo come fonte di devastazioni e autodistruzione. Dovremmo imparare dalla natura, dice, un'impareggiabile lezione di vita, natura che però è assoggettata alla legge della forza.

Ciotti vede affinità tra il pensiero di Morin e quello espresso da Papa Francesco nell'enciclica Laudato si', nella quale la modernità è valutata prevalentemente in negativo come autodistruttiva ed

egoistica, secondo un filone di pensieroWw fondamentalmente reazionario che ha radici nell'Ottocento europeo. Bisognerebbe ricostruire una rete della vita, sostiene con Morin, sostanzialmente affrancandosi dalla modernità, considerata come ribellione a leggi di natura che invece ci spingerebbero verso la fraternità.

2.         Ci sono in noi due schemi di pensiero, due quasi - software, scrive Morin: uno egocentrico centrato sul me-io, l'altro sul noi-tu. L'io sente il bisogno del tu, in una relazione affettiva e affettuosa. Il noi realizzato nelle nostre società contemporanee è presentato come fraternità chiusa, quella nazionalistica, arroccata contro i nemici comuni e  tali considera gli stranieri, ed una aperta, quella patriottica, che sarebbe basata sul riconoscimento della comune umanità, anche agli stranieri, ai rifugiati, ai migrati.   

 Il patriottismo  produce fraternizzazione e gioia collettiva, come quando vince la nazionale di calcio.

 Morin sorvola sul legame storico tra nazionalismo e patriottismo, tra l’idea di nazione  e quella di patria, che sono strettamente legate alla convinzione di un legame etnico  comune, di generazione. Invita ad imparare dalla natura.  

In natura c'è anche la solidarietà: da qui il concetto di ecosistema, che  è un  sistema complesso caratterizzato anche da associazioni, simbiosi e cooperazioni.

Scrive Morin:

"Per molto tempo abbiamo creduto che il fenomeno sociale fosse limitato alle formiche e alle api, ma i progressi dell'etologia hanno permesso di individuare società non soltanto di mammiferi, ma anche di uccelli e pesci, e si è potuto scoprire che vegetali di una medesima specie possono scambiarsi informazioni"

e conclude che in natura non c'è solo la darwiniana lotta per la sopravvivenza ma anche l'associarsi per il medesimo scopo.'

La sororità/fraternità è, per Morin, al fondamento e all'origine delle relazioni di associazione tra viventi, per le quali dovrebbe trovarsi un termine che accorpi


maternità/paternità/sororitá/fraternità e fa l'esempio del batterio, che moltiplicandosi per scissione è contemporaneamente fratello/sorella/padre/madre del suo doppio. La paternità/maternità è infatti maggiormente caratterizzata da importanti componenti culturali di origine sociale. Nei mammiferi, però, l'esperienza della fraternizzazione è indubbiamente legata a quella vissuta da piccoli a contatto con la madre, in quel suo calore affettivo. Nelle fraternizzazioni extra familiari essa lo è a una maternità mitica, come la madre o terra patria.

L'esperienza        naturale    della fraternità   naturale, famigliare,   reca   in     potenzialità   rivalitarie.  "La fraternità", scrive Morin,"deve rigenerarsi senza posa, giacché senza possa essa è minacciata dalla rivalità". Concordia e discordia sono padre e madre di tutte le cose,sosteneva    l'antico   filosofo   greco  Eraclito.   La concordia crea aggregazioni, la discordia disintegra le

società.

2.              Morin ricorda di essere figlio unico. Scoprì la fraternità quando fu accolto, a Tolosa, in un centro di accoglienza per studenti rifugiata,nel1940, al tempo della sconfitta della Francia da parte degli eserciti nazisti, e poi nella Resistenza.

Poi fece esperienze simili in quelle che definisce oasi di fraternità, a carattere amicale o professionale,

Vi furono per lui fraternità durevoli o momenti provvisori di fraternità, momenti solari che riscaldano.

In definitiva visse essenzialmente fraternità di tipo amicale. Non ne ebbe mai di quelle naturali, tra le quali alligna la rivalità. In una famiglia ci si ritrova


come fratelli, tra amici ci si sceglie, e così anche nell'amore.

Nella propensione alla vita fraterna, in positivo, contano molto le esperienze personali: non tutte quelle della fraternità naturale sono positive. Fratelli coltelli, si dice. Accade che i figli in famiglie numerose non siano molto propensi a stili di vita fraterni, perché hanno dovuto penare di più, da piccoli, per questioni di rivalità tra fratelli.

L'amicizia è solidale per definizione, non sempre lo è la fratellanza, l'essere fratelli, che in alcuni casi e in alcuni periodi della vita si può manifestare in fraternità, ma in altri meno o per nulla.

3.            Morin ritiene che nei nostri tempi si viva in una civiltà che ha indotto lo sviluppo dell'individualismo, che considera in negativo, come ostacolo alla fraternità.

  È un pregiudizio corrente anche negli ambienti ecclesiali e che, però, non ha convincenti riscontri.

 Per civiltà l'autore intende evidentemente quella Occidentale. Le migliori condizioni di vita, rispetto al passato, hanno ridotto l'isolamento tra le persone, che non sono più, come un tempo accadeva a larghi  strati della popolazione, ad abbrutirsi per sopravvivere. Questo ha migliorato le relazioni sociali e la sicurezza sociale. Il fatto che in questo contesto si ricerchino spazi di audeterminazione e gratificazione personali non merita di essere criticato come individualismo, in senso negativo. Il passato viene spesso irrealisticame e mitizzato.

Certo in una società con più spazi di libertà personale i costumi di competizione e conflitto che un tempo erano propri solo dei ceti più elevati si sono diffusi, ma questo non è un portato della liberazione  dei singoli, quanto di mediocri relazioni personali. Non era certamente meglio quando la maggior parte della popolazione si doveva dannare per vivere ed era come incastrata nei propri ruoli servili, in un sistema in cui era coinvolto anche il clero

Morin sembra rimpiangere la famiglia allargata di una volta, ma mi pare che tenda a mitizzarne la solidarietà e a sottovalutarne la condizione di asservimento sociale dei suoi membri.

Ritiene indicativo che oggi le persone sembrino meno pronte a soccorrere i bisognosi, ma ricorda il risveglio della fraternità dormiente in occasione di sciagure pubbliche.

"Ci si capisce sempre meno, vi è sempre più risentimento", scrive, ma più rispetto a quando? Qualche anno fa il giornalista Calabresi, che ebbe il padre assassinato da terroristi nel 1972, in un bel libro ricordò, a chi lamentava la violenza degli anni '90 e ne attribuiva la colpa all'individualismo e al degrado etico, che negli anni '50 era stato molto peggio. Gli anziani spesso non fanno memoria precisa del passato, su quale pesano loro pregiudizi positivi. Da giovani, in genere, le cose appaiono in una luce diversa.

Comunque è senz'altro condivisibile l'osservazione di Morin che, oggi, come sempre, lo nasce e rinasce un bisogno del "noi" e del "tu".

4.         La globalizzazione, vale a dire l'estensione su scala planetaria dell'economia capitalista attuata anche mediante le nuove tecnologie informatiche e telematiche, significa solo ossessione per il profitto,


degrado ambientale, crescenti diseguaglianze, scarto delle persone inutili e non integrate, veicolata, indotta è controllata da una gigantesca macchina algoritmizzante, una cosa demenziale? Morin sembra considerarla prevalentemente questo. L'interconnessione non ha creato maggiore fraternità, ma il richiudersi in noi etnici, nazionali, identitari.

L'autonomia consentita dalla condizione di maggiore libertà personale rende però possibili esperienze individuali e comunitarie per sfuggire a quella morsa, promuovendo, all'interno di reti mondiali, oasi di stili di vita diversi, oasi di fraterni: "luoghi di un'economia solidale, luoghi del disinquinamento e della detossificazione delle vite, e dunque luoghi di vita migliore, e al contempo luoghi di solidarietà e di fraternità". E tuttavia va anche considerato che l'economia industriale contemporanea ha anche prodotto, insieme a diseguaglianze non dissimili da quelle dei secoli passati, anche un rilevantissimo miglioramento delle condizioni di vita di immense masse che un tempo erano comprese nel cosiddetto Terzo mondo. E la sopravvivenza di un mondo più popolato che mai. Il sistema delle oasi di nicchia potrebbe sostenerlo?

Possiamo cambiare via? si chiede a metà del libro l'autore.

L'inferno creato da scienza-tecnica-economia, teme l'autore, produrrà uomini-macchina transumani e i più saranno segregati in mezzo a disordini, conflitti e fame da sovrumani di super sapiens-demens che abiteranno  in  riserve  protette  e  dotate  di  tutte  le


tecniche. Bisognerebbe conciliare crescita e decrescita, per decidere ciò che di futile, falso e pericoloso dovrebbe decrescere. Combinare sviluppo tecnologico e solidarietà tradizionali. Contrapporre alla mondializzazione la localizzazione, meno mondiale è più locale insomma, e solo le oasi di vita dovrebbero essere mondialmente connesse.

Ma siamo sicuri, poi, che un mondo nuovamente diviso nelle sue tante localizzazioni non cadrebbe nell'anarchia o negli spazi di fraternità chiusa delle piccole patrie? Morin sembra temere di più che il sistema scienza-tecnica-economia nella direzione dei disastri a catena e del collasso di civiltà. Bisogna resistere costituendo oasi che siano anche isolotti di resistenza della fraternità, anche se per quella via non si riuscirà mai a eliminare del tutto le forze negative. Anch'esse possono manifestare conflitti distruttivi.

La fraternità se non si rigenera senza posa, avverte Morin, degenera.

Deve sorgere un nuovo umanesimo, cosciente dell'inseparabilità dell'unità e della diversità umana, della responsabilità umana verso la natura, del nostro comune destino. Tutto scaturisce dal dovere di fraternità, per resistere alla crudeltà del mondo. Così conclude Morin.

In definitiva non ritiene che la tecnologia economico sociale oggi dominante sia in alcun modo riformabile, ma nemmeno controllabile politicamente, in particolare dalla politica  democratica. La  resistenza per oasi di fraternità in fondo rimanda all'esperienza personale in cui egli scopri la fraternità amicale, quello


della Resistenza contro gli occupanti nazisti e i loro fiancheggiatori. Eppure la costruzione della nostra nuova Europa si fece, dopo il crollo dei fascismi europei, mettendo mano a immani riforme istituzionali che compresero anche i principi di regolazione dell'economia. Oggi spesso se ne è persa consapevolezza, ma anche quel lavoro, che finora ha prodotto settantacinque anni di pace europea e un innalzamento notevolissimo del tenore di vita delle masse europee, negli ultimi vent'anni in particolare mediante la veloce integrazione degli Stati dell'Europa orientali usciti dal sistema economia sociale del comunismo di impostazione sovietica, è basato sull'ideologia di solidarietà fraterna. Di questo Morin non dimostra consapevolezza, come non la dimostra Papa Francesco (ma lui viene da un altro mondo, rispetto al quale la nostra Europa è veramente un nuovo mondo, Morin invece è un europeo).

5.                L'edizione italiana del libro di Morin ha la postfazione di Sergio Manghi.

Negli anni Sessanta, scrive Manghi, Morin, già affermato sociologo, si dedicò al ripensamento della condizione umana come porzione della più ampia avventura del vivente sul pianeta Terra e dell'ancor più ampia avventura del cosmo. In questo contesto emerse nel suo ragionare il tema della fraternità. Fu una svolta radicale,scrisse.

Per quanto dichiarato non credente, assunse tonalità religiose, ma nel senso laico del termine, nel senso di orientamento assoluto e pregiudiziale, indifferente al mondo  con  va,  verso  ciò  che  connette  e  l'infinita


solidarietà. Lo richiede l'era planetaria non più fatta di popolazioni separate e poco comunicanti. Si è raggiunta la consapevolezza di una matrice comune: la Terra-patria. È dunque necessario associare uguaglianza e fraternità, quest'ultima vista nel suo carattere di affettuosità, inscritta nell'insieme del vivente: una fraternità/sororità originaria, la definisce Morin. Proprio nella nostra specie, sostiene, la fraternità è un ramo iper sviluppato. È alla base di una resistenza vitale contro la crudeltà del mondo e ha anche basi biologiche: addirittura, scrive Morin, la capacità di creare e rigenerare legami fraterni appartiene anche alla più umile delle creatura,il batterio, che rigenerandosi in un suo doppio produce una sorella/fratello essendone al tempo stesso padre e madre.

 Il mondo dei viventi, scrive Morin,  è intessuto di mutualismi, simbiosi e cooperazioni, oltre che di egoismi e di competizioni. E’ anche capace di generare e di rigenerare legami di tipo fraterno.

 Ecco come Manghi centra il cuore del pensiero di Morin esposto nel libro:

“Quel che caratterizza lo sviluppo specificamente umano della ‘questione fraterna’ non è una qualche  sostanza spirituale disancorata dall’essere anzitutto creature viventi, come vorrebbe quella metafisica ‘modernista’ che ha tanto concorso a renderci insensibili gli uni verso gli altri e tutti noi insieme verso gli altri viventi  della Terra, bensì il ‘calore affettivo’ che tipicamente ‘avvolge’ le nostre fraternità […] Un calore  segnato, sottolinea Morin dal ‘sentimento profondo di una maternità comune’ che avvertiamo   intuitivamente nell’idea elementare  di madre-patria e per estensione anche in quella moriniana di Terra-Patria -prima ancora che da un sentimento di comune paternità, come si tende erroneamente a credere nelle culture patriarcali”.

 Il legame fraterno è poi un risorsa  contro le sfide dei nostri tempi, che si annunciano oscuri, e questo, per Morin, costituirebbe in definitiva il nostro comune destino terrestre, in mancanza di una corrispondente coscienza planetaria.  Da questo comune e oscuro destino sorgerebbe, per Morin, il bisogno di  partecipazione, fervore, fraternità.

5. Non mi convince il discorso di Morin di considerare le società umane basate essenzialmente sulle virtù associative che tutti gli altri viventi dimostrano e quindi di ritenerle un fenomeno naturale. Questo poi gli consente di proporre la soluzione ai problemi dell’era contemporanea come un ritorno alla natura, per imparare  da essa. E’ un modo di pensare che tenta, e tranquillizza, l’anziano quando deve affrontare il problema della morte personale. E viene ripreso dalle correnti religiose di tipo reazionario, per le quali la modernità è un abuso sulla nostra natura. Lega, e segnala, questo orientamento, che è culturale e politico, il rifiuto della modernità come un insieme di sciagure e distruzioni. Lo si trova, molto forte, anche nel pensiero di papa Francesco, nel quale c’è anche una concezione di patriottismo  analoga a quella descritta da Morin in positivo.

  La condizione di fratellanza/sorellanza è senz’altro comune nei mammiferi, ma non produce ciò che intendiamo per fraternità  nelle relazioni umane. La fraternità  in quel senso, come incondizionata propensione benevola e solidale e verso l’altro, è, più che una realtà naturale, un ideale di tipo mitico, legato al mito di una paternità o maternità  comuni manifestato dall’essere simili. E’ una costruzione sociale.

  Tra i mammiferi, tra fratelli non si  è solidali, ma si compete, e anche ci si uccide. Il mito biblico di Abele  e Caino, posto all’inizio delle Scritture, richiama realisticamente questa condizione. Se ne parla anche nelle storie di Giacobbe ed Esaù (figli gemelli di Isacco, il patriarca) e di Beniamino venduto ai mercanti di schiavi dai fratelli. Le nostre Scritture, in questo, sono più realistiche del sociologo Morin.

 Nonostante i fenomeni associativi che vi si osservano, la natura è asservita alla spietata legge della forza: in questo la crudeltà del mondo. Per natura siamo destinati alla morte personale. Il fatto di esseri viventi naturali, e quindi di condividere con gli altri viventi questo crudele destino, non consola certo, anche se, alla fine, ad esso ci si deve piegare.

 L’essere umano, per via di cultura,  si eleva  sopra la natura e il modo principale per farlo è costruendo società in cui cerca di resisterle. Questo è molto chiaro a chi pratica il diritto e ne pensa i fondamenti. Questo è come dire che la società e anche l’amicizia fraterna  di cui  è fatta è un fatto spirituale.

 Gli esseri umani sono viventi che manifestano lo spirito. Questo è loro consentito, certo, su basi biologiche, perché lo spirito è manifestazione di processi mentali e la mente è prodotta dall’integrazione dell’encefalo con il resto del nostro corpo. Ma è lo spirito, e non la natura in noi, che ci spinge a pensare una forma di convivenza pacifica che coinvolga ormai tutta  l’umanità: questa è la vera coscienza planetaria  dei tempi nostri.

  Ne va certamente della sopravvivenza dell’umanità, perché la crudele legge di natura, che ci condiziona anche se siamo esseri capaci di spirito, ci spinge verso il conflitto.

 Ma non si sopravvivrà senza dedicarsi pervicacemente all’ingegneria sociale, a ideare e organizzare una nuova forma di convivenza planetaria, che comprenda anche produzione e consumo, che consenta agli otto miliardi di oggi, e ai molti di più tra non molti anni, di sostentarsi senza esaurire le risorse naturali. In questo non aiuta fantasticare di mitiche madri-patria o Terre-madri. Fanno parte, in fondo, degli antichi dei spodestati dalla religione dei cristiani.

Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa.