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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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Il sito della parrocchia:

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mercoledì 24 aprile 2019

25 Aprile / April 25


25 Aprile / April 25

Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. 


  E’ la vigilia della festa civile del 25 Aprile e, come negli anni scorsi, in Italia si discute se abbia ancora senso celebrarla.
 Nel mio quartiere romano sento fare in merito  discorsi un po’ superficiali dalla gente intorno a me, anche dai più anziani, che fecero in tempo a sperimentare il fascismo italiano e l’ultima guerra mondiale da bambini o ragazzi.
  Potrebbe essere utile informarsi, aggiornarsi, verificare la validità delle proprie convinzioni. Lo si può fare, ad esempio,  mediante due libri che sono disponibili rapidamente in e-book: di Emilio Gentile, Fascismo. Storia  e interpretazione   e di Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo.
 In breve: il 25 Aprile del 1945, a Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia CLNAI diede l’ordine di insurrezione generale, la città cadde nelle mani delle forze armate partigiane e Benito Mussolini, tra i fondatori e poi capo assoluto, Duce, del fascismo italiano, abbandonò il potere e iniziò un tentativo di fuga. La guerra in Italia finì però solo il 2 maggio 1945 con l'entrata in vigore del  cessate il fuoco  a seguito della  firma, a Caserta, il 29 aprile 1945, della resa delle forze armate occupanti tedesche, rappresentate dal colonnello Viktor von Schweinitz e dal maggiore  Eugen Wenner, i quali rappresentavano anche la fascista Repubblica Sociale Italiana per delega del suo Ministro della Difesa Nazionale Rodolfo Graziani. Benito Mussolini fu catturato dalle forza partigiane il 27 aprile 1945 e giustiziato il giorno seguente in esecuzione di un ordine del CLNAI. Era stato capo del Governo del Regno d’Italia dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943. Successivamente aveva fondato, nella parte dell’Italia occupata dalle forze armate tedesche, inizialmente nel centro e Nord Italia, e successivamente solo nel Nord Italia,  la Repubblica Sociale Italiana, della quale era stato capo del Governo dal 23 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Durante il suo regime, l'11 febbraio 1929, furono conclusi accordi di pacificazione tra il Regno d’Italia e il Papato romano, i Patti Lateranensi,  che posero fine alla controversia politica iniziata con la conquista militare di Roma da parte del Regno d’Italia, il 20 settembre 1870, e la soppressione dello Stato Pontificio, o Stato della Chiesa, il regno territoriale dei Papi nell’Italia centrale. A seguito di tali accordi, nel 1931, con l’enciclica Il Quarantennale  - Quadragesimo Anno  il Papato ordinò ai cattolici di collaborare con le istituzioni sociali fasciste. La si legga, per credere.
  Il  25 Aprile è quindi la celebrazione della fine del regime fascista mussoliniano, vissuta come Liberazione  dai suoi oppositori, compresi coloro, tra i cattolici, che non avevano condiviso il compromesso del Papato con quel regime.
   Ho ricevuto il ricordo vivo del fascismo dai miei genitori, i quali appartenevano a quella  gioventù che, nata tra il 1914 e il 1930, fu educata nella  scuola del fascismo, dopo la riforma Gentile del 1923, e nelle istituzioni giovanili fasciste per i più giovani fino agli universitari, e che poi però costituì  il nerbo della Resistenza storica italiana e fu anche tra i principali artefici della nuova Repubblica democratica popolare. I miei genitori erano entrambi cattolici di Azione Cattolica: dal 1931 subirono l’influsso della compromissione del Papato romano con il fascismo mussoliniano, segnalato dalla ricordata enciclica ll Quarantennale – Quadragesimo anno  del 1931. Oggi su certi passi di quel documento, come quelli in cui si plaudeva alla repressione antisocialista, si sorvola disinvoltamente, ma è bene farne memoria veritiera.
 Ebbene, per quella generazione di giovani, l’antifascismo fu in genere una faticosa conquista culturale, richiese un importante cambiamento di mentalità. Nelle loro biografie li troviamo spesso tra gli universitari fascisti, a partecipare alle iniziative culturali del regime, e ce ne scandalizziamo. Ne ha trattato, ad esempio,  il giornalista e scrittore Giorgio Bocca in alcuni suoi testi che ho trovato molto illuminanti.
 Per i cattolici si trattò anche di mettere in questione l’orientamento del Papato e all'epoca non  era cosa facile, ed era anche piuttosto rischiosa da un punto di vista religioso. C’era infatti ancora una concezione sacrale del Papato, che oggi non c’è più. Solo dal 1939, con il nuovo Papa Pacelli e l’influsso di Giovanni Battista Montini alla Segreteria di Stato della Santa Sede, venne il via libera per processi democratici. Ma, a quell'epoca, in Italia,  il lavoro di formazione di una nuova classe dirigente cattolico-democratica era già in fase molto avanzata ed era stato svolto nell'associazionismo universitario e post-universitario cattolico all'ombra della pur ristretta autonomia garantita dal Concordato Lateranense del 1929, parte dei Patti Lateranensi. Nel 1941 bastò quindi che il Papa commissionasse al laicato cattolico italiano un nuovo stato democratico, e addirittura un nuovo ordine europeo e mondiale,  e tutto fu fatto piuttosto rapidamente. Il primo progetto di costituzione democratica elaborato in quell'ambiente risale al luglio 1943. Un progetto la cui attuazione ebbe l’ultima spettacolare  manifestazione negli anni ‘90 con l’allargamento dell’Unione Europea  a circa cento milioni di europei orientali, da poco usciti dall'esperienza politica del comunismo di tipo stalinista, nemici acerrimi solo pochi anni prima.  In quella fase fu centrale l’azione politica del democristiano Helmut Kohl. Cose passate, tuttavia. Ora quell'influsso è ai livelli storici minimi.
  Emilio Gentile, in una serie di recenti interventi, e  in particolare nel recentissimo libro Chi è fascista, pubblicato anche in e-book, ha tenuto a precisare le differenze tra il fascismo italiano storico e gli attuali sovranismi.
 Il fascismo storico italiano, matrice degli altri fascismi europei coevi,  nacque dalla violenza di massa estrema della Prima guerra mondiale. Al centro della sua ideologia politica vi fu l’idea di milizia. La società italiana appariva, come ancora oggi, disarticolata, incapace di solidarietà, minata dall’egoismo individuale e di gruppo. La si voleva forzare all'unità facendone un popolo di militi e, quindi, trascinandola nella guerra. Il fascismo italiano fin dalle origini fu estremamente violento e mirava a condurre l’Italia in guerra.  La legge di guerra doveva essere la legge di tutti. La guerra non significava, nell'ottica della milizia, solo ammazzare, ma anche mettere a rischio la propria vita. Il bene dell’individuo non era separabile da quello della nazione. Se occorreva per il bene della nazione, l’individuo doveva accettare di immolarsi, ma, prima di tutto, doveva immolare la propria libertà di scelta e di coscienza. Come in guerra, le decisioni dovevano essere prese da un unico capo assoluto, un demiurgo, indiscutibile, carismatico, la cui autorità non derivasse  da procedure democratiche e da esse non potesse essere revocata. Si confidava che una massa popolare pensata come piuttosto grossa, come quella del popolo italiano, unendosi e accettando di immolarsi al comando di un demiurgo, avrebbe prevalso sugli altri popoli e sarebbe riuscita a predarli, innanzi tutto a predare il loro territorio, costituendo un impero. Si pensava anche ad una superiorità etnica e culturale degli italiani, avvalorata dal passato imperiale dei loro antichi antenati: il fascismo italiano fu razzista dalle origini. Ad uno sguardo retrospettivo, un’ideologia, quella del fascismo italiano, piuttosto provinciale, come in effetti lo stesso  Mussolini oggi ci appare: uno sguardo all'Italia raffigurata sul mappamondo, una virgoletta in una Terra tanto più grande, avrebbe potuto facilmente convincere della vanità di certe pretese. Ma, in un ambiente culturalmente chiuso in se stesso, blindato ideologicamente, certi sogni di gloria poterono  effettivamente affermarsi. L’etica del sacrificio personale altruistico corrispondeva anche in qualche modo a quella religiosa cattolica. Perché non farsi militi  al servizio di una grande idea di civiltà?
  Da dove iniziò il riscatto? Ci furono vari percorsi biografici. Ci fu quello socialista, quello liberale e quello dei cattolici. Quest’ultimo trovò alimento nell'apertura culturale verso nuove filosofie che venivano dalla Francia e che inquadravano gli eventi in corso in un crisi di civiltà che avrebbe presto portato, inevitabilmente, a un nuovo ordine. Questo processo di massa si sviluppò tra i cattolici, progressivamente,  dagli anni ’30 e soprattutto nei primi anni ‘40, mentre, per quello che so, quello socialista, data la violenza della repressione che aveva colpito  quella parte politica fino al ’43, e anche dopo nel Nord Italia, poté svilupparsi solo più tardi, sostanzialmente solo nella guerra di Resistenza (‘43/’45). Anche se in essa ebbero notevole influenza i comunisti, alle elezioni del 1946 i socialisti prevalsero ancora su di loro, ma di poco. Nelle elezioni politiche del 1921, le ultime libere, i socialisti avevano invece ottenuto quasi il 25% dei consensi e i comunisti solo il 5% circa. Posso pensare che l’aumento del consenso elettorale dei comunisti, nel mondo del socialismo italiano,  in gran parte collegabile all'esperienza della guerra di Resistenza, quindi in particolare ai combattenti, sia dipeso dal mutamento di mentalità di quella gioventù di cui dicevo, formatasi negli anni del fascismo.
  Pur in un contesto di Azione Cattolica largamente fascistizzata, gli universitari e post-universitari cattolici cresciuti al magistero di Giovanni Battista Montini si erano convinti che il mondo in cui erano stati educati e che li lanciava alla guerra stava per finire e che era necessario impegnarsi per costruirne uno nuovo. L’ambiente culturale cattolico aveva aperto una breccia nell'isolamento creato dal regime fascista, consentendo uno sguardo realistico sulla realtà. Qualcosa di analogo, una volta ritornata la possibilità di una libera circolazione di idee, dal luglio 1943, penso che sia avvenuto anche in ambiente socialista, sul quale influiva molto l’esperienza sovietica, che si stava largamente accreditando in particolare nella guerra al nazismo e agli altri fascismi europei.
  Una differenza importante ci fu tra le due esperienze di maturazione di un cambiamento di mentalità, quella della gioventù cattolica e quella della gioventù socialista. Nell'ideologia della prima conquistò rapidamente un posto importante l’aspirazione politica alla pace, che risalta nei radiomessaggi del Papato diffusi tra il 1939 e il 1945, i quali guidarono il radicale rinnovamento del pensiero sociale cattolico. Il processo di unificazione europeo fu guidato dai cristiano democratici essenzialmente come costruzione di un nuovo ordine pacifico. E pace fu, fino ad oggi. Fu la prospettiva di questo nuovo ordine di pace che credo sia stata successivamente all’origine dell’affermazione elettorale alle elezioni del ‘48 della Democrazia cristiana, la nuova formazione politica democratica creata nel 1942 nella linea della nuova dottrina sociale.
 Che cosa scontentò del fascismo, in quei giovani delle classi ‘14/’30? Fondamentalmente fu proprio il Mussolini, che la gran parte di loro consideravano come un vero padre. Nelle dinamiche europee che si svilupparono negli anni ’30 la sua figura apparve sempre più insufficiente. Ma ci fu anche il sempre più marcato provincialismo della classe politica che lo attorniava. Inoltre, nato come movimento che idealizzava la giovinezza e  i giovani, e il rinnovamento da essi portato e rappresentato,  il  fascismo si burocratizzò divenendo forza conservatrice,  riservando sempre più alle classi giovani, in particolare a quelle del popolo, solo le sue guerre, e quindi il rischio della vita, e alla propria nomenclatura,  ai propri gerarchi come venivano definiti, i benefici maggiori. Una dinamica che colpì progressivamente anche i regimi comunisti di tutto il mondo.
 Ai tempi nostri l’idea della politica come  milizia  è molto lontana dalla nostra gente. Magari si accetta di ammazzare, ma mai e poi mai di poter essere ammazzati. Si fa il soldato per professione, come accade per i mercenari, non per una qualche ideologia nazionalista per la quale immolarsi. Si pretende di più per gli italiani non per una qualche loro superiorità etnica o culturale, ma semplicemente perché c’erano prima,  senza considerare che storicamente questo non è mai stato veramente considerato un buon motivo. E tuttavia qualcosa del fascismo pare permeare l’ideologia sovranista, in particolare sotto specie di clerico-fascismo, attraverso il quale, ad esempio, è continuata fino a  noi una certa concezione maschilista e autoritaria della famiglia, che oggi non si ha più remore a propagandare. Fondamentalmente il sovranismo cerca ancora strumentalmente l’appoggio clericale, ma in ambienti cattolici non riesce ad ottenerlo per vari motivi e, innanzi tutto, per gli sviluppi della dottrina sociale sulla pace, molto legata all'idea che via della pace sia la giustizia sociale a livello globale. I sovranisti mostrano in genere poca dimestichezza con la teologia e pratica cristiane contemporanee. Ancora più distanti appaiono naturalmente da ogni forma di socialismo, il quale si basa in genere sulla convinzione della pari dignità dei popoli e su quella che non sia la via giusta la scelta di stare dalla parte degli sfruttatori dei popoli, anche solo perché si è tra quelli che c’erano prima. Nell’egoismo sociale che permea la loro ideologia, i sovranisti sono anche molto distanti dal fascismo storico, mussoliniano. Gli attuali sovranismi, infine, si propongono di chiudersi in difesa, in particolare da ogni etnia di stranieri,  mentre il fascismo mussoliniano mirava all’espansione bellica tra genti straniere,  in particolare con la conquista di un impero nei Balcani e  in Africa.  
  In questo nuovo contesto, celebrare il 25 Aprile può essere utile per innescare, nella riflessione sul passato e sul nostro presente  e nel dialogo,  un nuovo cambiamento di mentalità basato sulla considerazione realistica di una crisi di civiltà, molto evidente a  chi abbia occhi per vedere. Certi orientamenti vanno combattuti in se stessi prima che fuori di sé, negli altri. Impariamo, dunque, a riconoscere il fascismo che portiamo ancora dentro di noi e mettiamolo in questione, davanti al tribunale della nostra coscienza.  
   Una obiezione a certe tendenze che in qualche modo riconoscono nel fascismo storico un proprio precursore, è che non sopravvivremo chiudendoci in piccole patrie, perché il mondo  è talmente interconnesso e l’umanità così numerosa che l’isolazionismo li farà crollare. Si ricreeranno allora le condizioni per una nuova guerra generale, alla quale pochi, nel mondo più sviluppato di oggi, e in particolare tra gli italiani,  sono veramente disposti. E infatti, benché la situazione in Libia avrebbe sicuramente determinato un nostro intervento militare ai tempi del fascismo storico, noi non ci impegniamo in quella guerra, preferendo, come altri stati europei, intervenire in una posizione di seconda  linea, pronti a sganciarci appena le cose si mettano male. Ma condizioni di guerra ben più gravi, e più gravi perché per gli obblighi che ci derivano dagli accordi NATO sarà più difficile sottrarvisi, si stanno creando ai confini orientali dell’Unione Europea, e nell'Ucraina di oggi abbiamo l’esempio di che fine facciano i piccoli (piccoli relativamente naturalmente, perché l’Ucraina è uno stato in realtà piuttosto grande, ma non quanto basta) quando rimangono soli davanti ai colossi. L’integrazione europea pare non avere reali alternative, ma non si  è fatto un sufficiente lavoro di formazione popolare su questo tema, dando per scontate certe cose, che invece non lo sono più, dopo oltre dieci anni di persistente fase recessiva economica, aggravata dalla crescente ostilità di uno storico alleato delle democrazie europee, gli Stati Uniti d’America, sotto la presidenza Trump.
 Per dare una sensazione emotiva di quel percorso di mutamento di mentalità dei giovani formatisi sotto il fascismo vi trascrivo di seguito una lirica di Teresio Olivelli (1916-1945), militante cattolico  nella Resistenza italiana dopo aver aderito in gioventù al fascismo mussoliniano. Egli è stato proclamato beato lo scorso anno  dalla Chiesa cattolica e quindi portato ad esempio per i fedeli.

La Preghiera del Ribelle

di Teresio Olivelli e Carlo Bianchi
 
Signore, che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dominanti, la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi ha calpestato Te fonte di libera vita,
dà la forza della ribellione.
Dio che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura.
Noi ti preghiamo, Signore.
Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell'amarezza.
Quanto piú s'addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa' che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità.
Tu che dicesti: ``Io sono la resurrezione e la vita'' rendi nel dolore all'Italia una vita generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe della città, dal fondo delle prigioni, noi Ti preghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
Signore della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli.

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April 25

 It’s the eve of the civil holiday on April 25th and, as in previous years, in Italy it is discussed whether it still makes sense to celebrate it.
  In my neighborhood in Rome, I hear a little superficial talk about people from around me, even older people, who had time to experience Italian fascism and the last world war as children or young people.
   It might be useful to inform yourself, update yourself, check the validity of your beliefs. It can be done, for example, through two books that are quickly available in e-books: by Emilio Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione - Fascism. History and interpretation, and by Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo - Mussolini has also done good things. The idiocies that continue to circulate about fascism.
 Briefly: on April 25, 1945, in Milan, the CLNAI High Italian National Liberation Committee gave the general insurrection order, the city fell into the hands of the partisan armed forces and Benito Mussolini, among the founders and then absolute leader, Duce (=Guide), of Italian fascism, abandoned power and began an attempt to escape.However, the war in Italy ended only on 2 May 1945 with the entry into force of the ceasefire following the signing, in Caserta, on 29 April 2015, of the surrender of the German occupying armed forces, represented by Colonel Viktor von Schweinitz and the major Eugen Wenner, who also represented the fascist Italian Social Republic by proxy of his National Defense Minister Rodolfo Graziani.Benito Mussolini was captured by the partisan forces on April 27, 1945 and executed the following day in execution of a CLNAI order. He had been head of the Government of the Kingdom of Italy from 31 October 1922 to 25 July 1943. He later founded, in the part of Italy occupied by the German armed forces, initially in central and northern Italy, and subsequently only in Northern Italy, the Republic Sociale Italiana, of which he had been head of the Government from 23 September 1943 to 25 April 1945. During his regime, on 11 February 1929, pacification agreements were concluded between the Kingdom of Italy and the Roman Papacy, the Lateran Pacts, which they put an end to the political controversy that began with the military conquest of Rome by the Kingdom of Italy, on September 20, 1870, and the suppression of the Papal State, or State of the Church, the territorial kingdom of the Popes in central Italy. Following these agreements, in 1931, with the encyclical Forty years have passed- Quadragesimo Anno, the Papacy ordered Catholics to collaborate with fascist social institutions. Read it, to believe.
  April 25 is therefore the celebration of the end of the Mussolini fascist regime, lived as Liberation by its opponents, including those, among Catholics, who had not shared the Papacy's compromise with that regime.
   I received the vivid memory of fascism from my parents, who belonged to that youth who, born between 1914 and 1930, was educated in the school of fascism, after the Gentile reform of 1923, and in the fascist youth institutions for the youngest up to the university students, which then became the backbone of the Italian historical resistance and was also one of the main architects of the new People's Democratic Republic. My parents were both Catholics of Catholic Action: from 1931 they suffered the influence of the compromise of the Roman Papacy with Mussolini fascism, reported by the mentioned Encyclical ll Quarantennale - Quadragesimo anno of 1931. Today on certain passages of that document, like those in which he applauded the anti-socialist repression, he skips over casually, but it is good to remember it truthfully.
 Well, for that generation of young people, anti-fascism was generally a strenuous cultural conquest, requiring an important change in mentality. In their biographies we often find them among the fascist university students, to participate in the cultural initiatives of the regime, and we are scandalized by them. He discussed, for example, the journalist and writer Giorgio Bocca in some of his texts that I found very enlightening.
  For the Catholics it was also a question of questioning the orientation of the Papacy and at the time it was not easy, and it was also rather risky from a religious point of view. In fact, there was still a sacral conception of the Papacy, which no longer exists today. Only since 1939, with the new Pope Pacelli and the influence of Giovanni Battista Montini at the Secretariat of State of the Holy See, was the go-ahead for democratic processes. But at that time, in Italy, the formation work of a new Catholic-democratic ruling class was already at a very advanced stage and had been carried out in Catholic university and post-university associations in the shadow of the limited autonomy guaranteed by the Lateran Concordat of 1929, part of the Lateran Pacts. In 1941 it was enough therefore that the Pope commissioned a new democratic state, and even a new European and world order, from the Italian Catholic laity, and everything was done rather quickly. The first democratic constitution drafted in that environment dates back to July 1943. A project whose implementation had the last spectacular demonstration in the 90s with the enlargement of the European Union to about one hundred million Eastern Europeans, recently released from the political experience of Stalinist communism, bitter enemies only a few years earlier. At that stage the political action of the Christian Democrat Helmut Kohl was central. Past things, though. Now that influence is at the minimum historical levels.
  Emilio Gentile, in a series of recent interventions, and in particular in the very recent book Who is fascist - Chi è fascista, also published in e-books, has set out to point out the differences between historical Italian fascism and current ideologies of sovereignty.
 Italian historical fascism, the matrix of other contemporary European fascisms, was born from the extreme mass violence of the First World War. At the center of his political ideology was the idea of ​​militia. Italian society appeared, as today, disjointed, incapable of solidarity, undermined by individual and group selfishness. It was wanted to force it into unity by making it a population of soldiers and, therefore, dragging it into war. From the beginning Italian fascism was extremely violent and aimed to lead Italy into war. The law of war was to be the law of all. The war did not mean, from the point of view of the militia, only to kill, but also to put one's life at risk. The good of the individual was not separable from that of the nation. If it was necessary for the good of the nation, the individual had to accept to sacrifice himself, but, first of all, he had to sacrifice his freedom of choice and conscience. As in war, the decisions had to be taken by a single absolute leader, a demiurge, unquestionable, charismatic, whose authority was not derived from democratic procedures and could not be revoked by them. It was confided that a popular mass thought as rather large, like that of the Italian people, uniting and agreeing to sacrifice itself under the command of a demiurge, would have prevailed over the other peoples and would have been able to predate them, first of all to prey on their territory, forming an empire . We also thought of an ethnic and cultural superiority of the Italians, supported by the imperial past of their ancient ancestors: Italian fascism was racist from the beginning. At a retrospective glance, an ideology, that of Italian fascism, rather provincial, as indeed Mussolini himself appears to us today: a glance at Italy depicted on the globe, a quotation mark in a land so much bigger, could easily have convinced the vanity of certain claims. But, in an environment that is culturally closed in itself, ideologically armored, certain dreams of glory could actually succeed. The ethics of selfless sacrifice also somehow corresponded to the Catholic religious one. Why not be a militant in the service of a great idea of ​​civilization?
 Where did the ransom begin? There were various biographical paths. There was the socialist one, the liberal one and the Catholic one. The latter found nourishment in the cultural opening towards new philosophies that came from France and framed the events in progress in a crisis of civilization that would soon led, inevitably, to a new order. This mass process developed among Catholics, progressively, from the 1930s and especially in the early 1940s, while, as far as I know, the socialist one, given the violence of the repression that had struck that political part until 1943, and even later in Northern Italy, it could only develop later, substantially only in the War of Resistance ('43 / '45). Although the communists had considerable influence in it, in the 1946 elections the socialists still prevailed over them, but only slightly. In the political elections of 1921, the last free elections, the Socialists had instead obtained almost 25% of the votes and the Communists only about 5%. I can think that the increase in the electoral consensus of the Communists, in the world of Italian socialism, largely linked to the experience of the war of Resistance, and therefore to the combatants in particular, has depended on the change of mentality of that youth I mentioned, formed during the years of fascism.
 Even in a context of largely fascist Catholic Action, the Catholic university and post-graduate students who grew up under the teaching of Giovanni Battista Montini were convinced that the world in which they had been educated and that was launching them into the war was about to end and that it was necessary to commit oneself to build a new one. The Catholic cultural milieu had opened a gap in the isolation created by the fascist regime, allowing for a realistic look at reality. Something analogous, once the possibility of a free circulation of ideas returned, from July 1943, I think it happened also in a socialist environment, on which the Soviet experience, which was largely credited in particular in the war on Nazism and to the other European fascisms.
  An important difference was between the two experiences of maturation of a change of mentality, that of Catholic youth and that of socialist youth. In the ideology of the first, the political aspiration to peace quickly gained an important place, which stands out in the Papal radio messages broadcast between 1939 and 1945, which led to the radical renewal of Catholic social thought. The process of European unification was guided by the Christian Democrats essentially as the construction of a new peaceful order. And peace was, until today. It was the prospect of this new peace order that I believe was subsequently the origin of the electoral affirmation in the elections of the '48 of the Christian Democrats, the new democratic political formation created in 1942 in the line of the new social doctrine.
  What was dissatisfied with fascism in those young people of the 14th and 30th grades? Basically it was Mussolini himself, who most of them regarded as a true father. In the European dynamics that developed in the 1930s his figure appeared increasingly inadequate. But there was also the increasingly marked provincialism of the political class that surrounded it. Moreover, born as a movement that idealized youth and young people, and the renewal they brought and represented, fascism bureaucratized itself becoming a conservative force, reserving more and more its wars only to the young classes, in particular to those of the people, and therefore the risk of life, and to its own nomenclature, to its hierarchs how the greater benefits were defined. A dynamic that progressively also struck communist regimes around the world.
 In our times the idea of ​​politics as a militia is very far from our people. Maybe you agree to kill, but never ever to be killed. He is a soldier by profession, as is the case for mercenaries, not for some nationalist ideology for which to sacrifice himself. We expect more for Italians not because of some of their ethnic or cultural superiority, but simply because they were there before, without considering that historically this has never really been considered a good reason. And yet something of fascism seems to permeate the sovereign ideology, in particular under the form of clerical-fascism, through which, for example, a certain male-dominated and authoritarian conception of the family continued to us, which today no longer has any qualms about propagandize. Fundamentally, the ideology of sovereignty is still instrumentally seeking clerical support, but in Catholic circles it is unable to obtain it for various reasons and, above all, for the development of social doctrine on peace, very much linked to the idea that social justice leads to peace global level. Sovereignists generally show little familiarity with contemporary Christian theology and practice. Even more distant they naturally appear from every form of socialism, which is generally based on the conviction of the equal dignity of peoples and on that which is not the right way the choice to stay on the side of the exploiters of the peoples, even if only because one is among those who were there before. In the social egoism that permeates their ideology, the sovranisti are also very distant from the historical fascism, Mussolini. Finally, the current  ideologies of sovereignty aim to close down in defense, in particular from every ethnic group of foreigners, while Mussolini's fascism aimed at the expansion of war between foreign peoples, in particular with the conquest of an empire in the Balkans and in Africa.
  In this new context, celebrating April 25th can be useful for triggering a new mentality change based on the realistic consideration of a crisis of civilization, very obvious to those who have eyes to see, in reflection on the past and on our present and in dialogue. . Certain orientations must be fought in oneself before being outside oneself, in others. Let we learn, therefore, to recognize the fascism that we still carry within us and put it in  question before the court of our conscience.
  An objection to certain tendencies that somehow recognize in historical fascism its own precursor, is that we will not survive by closing ourselves in small countries, because the world is so interconnected and humanity so numerous that isolationism will make them collapse. The conditions for a new general war will then be recreated, to which few, in today's more developed world, and in particular among Italians, are really willing. And in fact, although the situation in Libya would certainly have led to our military intervention in the time of historical fascism, we do not engage in that war, preferring, like other European states, to intervene in a second-line position, ready to just unhook things get hurt. But far more serious and more serious war conditions because for the obligations that derive from the NATO agreements it will be more difficult to escape them, they are being created on the eastern borders of the European Union, and in today's Ukraine we have the example of what end let the little ones (relatively small, of course, because Ukraine is actually a rather large state, but not enough) when they are alone in front of the giants. European integration does not seem to have any real alternatives, but there has not been enough popular training on this subject, taking certain things for granted, which are no longer the case, after more than ten years of persistent economic recession, aggravated by the growing hostility of a historic ally of European democracies, the United States of America, under the Trump presidency.
 To give an emotional sensation of that path of change of mentality of young people formed under fascism, I transcribe later a lyric by Teresio Olivelli (1916-1945), a Catholic militant in the Italian Resistance after having joined Mussolini's fascism in his youth. He was proclaimed blessed last year by the Catholic Church and then brought as an example for the faithful.

The Rebel Prayer

by Teresio Olivelli and Carlo Bianchi

Lord, that among men you preached Your Cross sign of contradiction,
that you preached and suffered the revolt of the spirit against wickedness and dominant interests, the inert deafness of the mass,
to us, oppressed by a numerous and cruel yoke that in us and before us has trodden the source of free life,
gives the strength of rebellion.
God that you are Truth and Freedom, make us free and intense:
breath in our purpose, strain our will, multiply our strength, dress us with Your armor.
We pray to you, Lord.
You who were rejected, reviled, betrayed, persecuted, crucified, in the hour of darkness Your victory sustains us: be in the indigent viaticum, in the danger support, comfort in bitterness.
The more thickens and darkens the opponent, clear and straight faces.
He tortures our lips in torture.
Break us, don't let us bend.
If we fall, let our blood join with Your innocent and that of our Deads, to increase justice and charity in the world.
You who said: "I am the resurrection and life" make us a generous and severe life in Italy.
Free us from the temptation of affections: You watch over our families.
On the windy mountains and in the catacombs of the city, from the depths of the prisons, we pray You: may we be in the peace that You alone can give.
Lord of peace and of armies, Lord who brings the sword and joy, listen to the prayer of us rebels for love.
Mario Ardigò - Catholic Action in the Catholic parish of San Clemente Pope - Rome, Monte Sacro, Valli district