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Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente il secondo, il terzo e il quarto sabato del mese alle 17 e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

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Il sito della parrocchia:

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domenica 10 febbraio 2019

Bene pubblico e bene comune - 5 - Public good and common good -5-


Bene pubblico e bene comune  - 5 -

  La politica, intesa come agire politico, cioè il  partecipare al governo della società in cui si è immersi, deve essere appresa, non è innata. La capacità di agire in politica non è nei nostri geni, come le nostre facce. La scuola dovrebbe insegnarla, ma raramente lo fa. Prevalentemente insegna invece a chi obbedire, come obbedire e perché obbedire. Questo accade anche in religione.
  Fece scandalo Lorenzo Milani quando scrisse  che l’«obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni». Negli anni ’80, in Italia, si capì il problema e sorsero tante  scuole di politica. Poi l’entusiasmo calò progressivamente e ora siamo nella condizione che chi vuole imparare la politica deve fare da sé. Fare da sé non significa però essere solo autodidatti, ma prima di tutto cercare buoni maestri, in modo da non dovere ripartire da capo in tutto, ma di raggiungere un livello di approfondimento tale da potere prendere le decisioni appropriate. Questo significa fare auto-formazione. La si fa leggendo e dialogando con altri che stanno apprendendo. Il dialogo serve a correggere quello che non si è capito correttamente e a capire meglio e in modo più approfondito. Il dialogo più produttivo è naturalmente con chi ne sa di più, ma è utile anche quello tra pari, perché, dialogando, si allargano i punti di vista. L’auto-formazione rientra nel profilo della persona colta. La persona colta si distingue dall’esperto perché, a differenza di quest’ultimo, non sa tutto ciò che occorre sapere in un certo ramo della conoscenza, in quanto non rientra nella sua competenza specialistica, ma cerca di approfondire in maniera sufficiente a capire le questioni. Per partecipare al governo della società, e quindi per fare  politica, occorre sforzarsi di essere persone colte. Altrimenti si è semplicemente trascinati dagli altri o ci si adegua alla corrente sociale prevalente, come fanno gli uccelli in uno stormo. Ma fare  politica significa governare  e quindi anche  guidare.  Se non lo si fa da persone colte si è guide cieche.
 Il dialogo è anche una parte del tirocinio alla politica democratica, che è quella in cui al governo della società partecipano tendenzialmente tutti, in condizione di pari dignità e, e questo è molto importante, ognuno tiene conto della dignità e del bene di ciascun altro.  Ecco perché è molto importante per una persona che voglia dedicarsi più intensamente alla politica in ruoli di responsabilità pubblica conoscere meglio che può la gente della società di riferimento, non solo le situazioni e le dinamiche sociali. Ho scritto  meglio che può” perché conoscere veramente tutti ci è impossibile, per i nostri limiti cognitivi di specie derivanti dal funzionamento del nostro cervello e dei nostri sensi. Eppure è molto evidente quando un politico mostra di conoscere la sua gente e quando invece ne ha una immagine stereotipata, appena abbozzata e dunque poco realistica. Ma è lo stesso anche per un capo religioso, ad esempio per un vescovo e lo stesso Papa, i quali, secondo l’ordinamento giuridico della nostra Chiesa hanno compiti propriamente di governo.
   Questa serie di interventi che state leggendo sono inseriti un un’attività di autoformazione di un piccolo gruppo di Azione cattolica,  che si riunisce in una parrocchia della periferia nord orientale romana, nei pressi della riva destra del fiume Aniene, il principale affluente del Tevere. Scrivo queste precisazioni geografiche perché stiamo coinvolgendo molte persone che vivono lontano, addirittura in altre nazioni o continenti. Questo risultato spettacolare è permesso dalle possibilità di collegamento offerte dal WEB, dalla rete internet. Scopriamo di avere problemi ed esigenze comuni con persone molto lontane da noi nello spazio, ma vicine nella cultura di riferimento. Questo fa capire come abbiano poco senso le politiche che voglio tagliare questi legami, chiudendo di nuovo le persone in universi limitati. Come può un universo  essere limitato? Avviene quando consideriamo la società in cui viviamo un universo, vale dire l’unico ambiente sociale che ci interessa, e decidiamo di ignorare  ciò che è fuori.
  Nella dottrina sociale della Chiesa cattolica romana, vale a dire quel pensiero sociale che viene diffuso dal Papato e dai vescovi come direttiva per l’azione politica e sociale dei fedeli, ha molta importanza il concetto di bene comune, inteso come “l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”,  in inglese “the sum of those conditions of social life which allow social groups and their individual members relatively thorough and ready access to their own fulfillment”. Questa definizione è scritta in una delle più importanti leggi della Chiesa cattolica deliberate durante il Concilio Vaticano 2°, la grande assemblea legislativa del Papa e dei vescovi del mondo, tenutasi a Roma, nei palazzi del Vaticano, tra il 1962 e il 1965, la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contamporaneo / Pastoral Constitution on the Church in the modern world  La gioia e la speranza - Gaudium et spes (1).
 Con la parola bene  intendiamo anche una risorsa a disposizione, ad esempio una cosa di cui disponiamo come proprietari o ad altro titolo, e una finalità dell’azione, vale a dire ciò che è giusto. Riteniamo che la nostra fede ci guidi verso il bene inteso come ciò che è giusto fare. E che ci richieda di organizzare la società in modo da renderla un ambiente collettivo che permetta la realizzazione del bene comune nel senso indicato dalla Costituzione che ho citato. Per conseguire questo risultato è necessario che le risorse a disposizione di una società siano utilizzate per conseguire questa finalità. In questo la dottrina sociale si differenzia  molto dalle concezioni liberali perché non ritiene che, per realizzare la finalità  pubblica del  bene comune, debbano essere utilizzate solo le risorse di proprietà   pubblica, ma che anche le risorse di proprietà privata debbano concorrere a quel risultato. Questa è una dottrina di fede molto antica, che addirittura ha fondamento nelle Scritture sacre. In passato questo concetto veniva descritto spiegando che la proprietà privata, il  dominio dei singoli sulle risorse a loro disposizione o in loro possesso se si trattava di cose come una casa o un'automobile, doveva avere anche  una funzione sociale. Più di recente è stata sviluppata una teoria giuridica detta dei beni comuni, come l’aria, l’acqua, l’ambiente, il paesaggio, vale a dire di quelle risorse, di proprietà pubblica e privata, dalle quali ciascuno tra un vantaggio per la propria vita, anche se non le ha in proprio dominio. L’architettura di una città, fatta di costruzioni di proprietà pubblica e di proprietà privata delle quali solo una parte di quelle di proprietà pubblica sono utilizzabili dai cittadini, contribuisce al benessere comune se è bella e favorisce le relazioni sociali, altrimenti no, come accade in alcune desolate periferie delle grandi città, dove si vive male. Una parte importante della politica è la gestione delle risorse sociali per conseguire il bene comune, mediante beni di proprietà pubblica, come quelli che appartengono allo stato o al municipio, beni di proprietà privata e beni comuni. Questa parte della politica riguarda la giustizia sociale ed è stata molto sviluppata dal secondo dopoguerra, vale a dire dal 1945 ad oggi. L’importanza che le politiche di giustizia sociale hanno avuto in alcuni degli stati contemporanei, in particolare nei maggiori e più influenti stati dell’Occidente, a partire dagli Stati Uniti d’America, ha fatto definire come stato del benessere - Welfare state  il modello di questa organizzazione pubblica che non  mira solo a garantire diritti di libertà personale, la proprietà privata e la libertà di produrre e commerciare, ma anche generalizzate buone condizioni di vita sociale, e questo anche nei momenti sfavorevoli, come nella disoccupazione involontaria, nella malattia o nella vecchiaia, o nei quali si è più deboli, come nell’infanzia e adolescenza, quando si vive da donne in società fortemente maschiliste o quando si giunge da rifugiati, fuggendo da situazioni di pericolo negli stati dei quali si è cittadini.
  La pace è, per la dottrina sociale contemporanea, una delle principali finalità di bene comune. In essa rientra la sicurezza delle persone nelle zone di frontiera, che si annulla tra gli stati in guerra ed è scarsa tra gli stati tra i quali si creano attriti politici, per cui si chiudono a difesa come fanno i ricci. Il magistero sociale del Papato e dei vescovi è da tempo fortemente critico con gli stati /riccio. Tra questi vi è l’Italia di oggi. La sua frontiera meridionale con la Libia e la Tunisia, che corre nel mare Mediterraneo, è diventata particolarmente pericolosa per i migranti irregolari, quelli che, venendo da situazioni di grave rischio personale, cercano di raggiungere l’Europa via mare. Lo è diventata anche per le politiche nazionali che hanno ridotto l’attività di soccorso in mare. In altre zone del mondo vi sono problemi simili. Affrontare il problema da persone colte, nel senso che ho sopra precisato, sembra difficile. Si è pensato di costruire un muro in mezzo al mare, ma, è stato osservato, si è fatto in realtà un grande cimitero. Questo risultato, per il quale nei mesi scorsi sono arrivati molti meno migranti irregolari via mare dall’Africa, rientra, secondo alcune correnti politiche italiane, nel bene pubblico, inteso come bene dello stato, ma anche nel bene comune, come situazione di benessere sociale. Su questo tema il contrasto con la dottrina sociale è frontale.  Questo dipende dalla diversa prospettiva che viene adottata. Quella della dottrina sociale è realmente universale e tiene conto del bene comune di un’umanità più vasta di quella della quale tengono conto quelli che ritengono di interesse pubblico sigillare le frontiere.  La parola cattolico  viene da una parola del greco antico che significa universale. Questo è il punto di vista della Chiesa perché è anche quello del Cielo: il fedele cattolico  è spinto, nel lavoro di formazione religiosa, a farlo proprio e ad agire in quella prospettiva.
Mario  Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli.

(1) Dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes del Concilio Vaticano 2°
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html
26. Promuovere il bene comune.
Dall'interdipendenza sempre più stretta e piano piano estesa al mondo intero deriva che il bene comune - cioè l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente - oggi vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri che riguardano l'intero genere umano.
Pertanto ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell'intera famiglia umana (47). Contemporaneamente cresce la coscienza dell'eminente dignità della persona umana, superiore a tutte le cose e i cui diritti e doveri sono universali e inviolabili. Occorre perciò che sia reso accessibile all'uomo tutto ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l'abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, il diritto all'educazione, al lavoro, alla reputazione, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso.
L'ordine sociale pertanto e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, poiché l'ordine delle cose deve essere subordinato all'ordine delle persone e non l'inverso, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (48). Quell'ordine è da sviluppare sempre più, deve avere per base la verità, realizzarsi nella giustizia, essere vivificato dall'amore, deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà (49).
Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi mutamenti della società. Lo Spirito di Dio, che con mirabile provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione.
Il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell'uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità.
(47) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et magistra: AAS 53 (1961), p. 417.
(48) Cf. Mc 2,27.
(49) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Pacem in terris: AAS 55 (1963), p. 266.



Public good and common good -5-

  Politics, understood as political action, that is, participating in the governance of the society in which we are immersed, must be learned, is not innate. The ability to act in politics is not in our genes, like our faces. The school should teach it, but rarely does it. Mainly teaches instead who to obey, how to obey and why to obey. This also happens in religion.
  Lorenzo Milani made a scandal when he wrote that "obedience is no longer a virtue, but the most subtle of temptations". In the 80s, in Italy, the problem was understood and so many schools of politics arose. Then the enthusiasm gradually dropped and now we are in the condition that those who want to learn politics must do themselves. Doing so does not mean, however, being just self-taught, but first of all looking for good teachers, so you do not have to start all over again, but to reach a level of depth that can make appropriate decisions. This means doing self-training. It is done by reading and dialoguing with others who are learning. The dialogue serves to correct what has not been understood correctly and to understand better and in greater depth. The most productive dialogue is naturally with those who know more about it, but that between peers is also useful, because, by dialoguing, the points of view are widened. Self-training falls within the profile of the educated person. The educated person distinguishes himself from the expert because, unlike the latter, he does not know all that is needed in a certain branch of knowledge, because he does not fall within his specialist competence, but seeks to deepen sufficiently to understand the issues . In order to participate in the governance of society, and therefore to do politics, it is necessary to strive to be  cultured persons. Otherwise it is simply dragged by others or adapts itself to the prevailing social current, as birds do in a flock. But to do politics means to govern and therefore also to drive. If you do not do it as a cultured person you are blind driving.
  Dialogue is also a part of the training in democratic politics, which is one in which the government of society tends to participate, in conditions of equal dignity and, and this is very important, everyone takes into account the dignity and the good of each other. This is why it is very important for a person who wants to devote himself more intensely to politics in roles of public responsibility to know better than the people of the society of reference, not just situations and social dynamics. I wrote "better than it can" because to truly know all of us is impossible, because of our cognitive limits of species deriving from the functioning of our brain and our senses. Yet it is very evident when a politician shows his people and when he has a sterotyped image, just sketched and therefore unrealistic. But it is the same also for a religious leader, for example for a bishop and the same Pope, who, according to the legal system of our Church, have duties of proper government. 
  This series of interventions that you are reading included a self-training activity of a small group of Catholic Action, which meets in a parish in the north-eastern suburbs of Rome, near the right bank of the Aniene river, the main tributary of the Tiber. I write these geographical details because we are involving many people who live far away, even in other nations or continents. This spectacular result is allowed by the connection possibilities offered by the WEB, by the Internet. We discover that we have problems and common needs with people very far from us in space, but close in the reference culture. This makes it clear how the policies I want to cut these ties make little sense, closing people back into limited universes. How can a universe be limited? It happens when we consider the society in which we live a universe, that is to say, the only social environment that interests us, and we decide to ignore what is outside.
  In the social doctrine of the Roman Catholic Church, that is to say, the social thought that is spread by the papacy and by the bishops as a directive for the political and social action of the faithful, the concept of the common good, understood as "the whole of those conditions of social life that allow both groups and individual members to achieve their own perfection more fully and more quickly ", in English" the sum of those conditions of social life which allow social groups and their individual members to be thorough and ready access to their own fulfillment ". This definition is written in one of the most important laws of the Catholic Church deliberated during the Second Vatican Council, the great legislative assembly of the Pope and the bishops of the world, held in Rome, in the Vatican buildings, between 1962 and 1965, the Constitution on the Church in the world of contortion / Pastoral Constitution on the Church in the modern world Joy and hope - Gaudium et spes (1)
 With the word good we also mean a resource available, for example something that we have as owners or other title, and a purpose of the action, that is to say what is right. We believe that our faith guides us towards the good understood as what is right to do. And that requires us to organize society in order to make it a collective environment that allows the realization of the common good in the sense indicated by the Constitution that I mentioned. To achieve this result it is necessary that the resources available to a company are used to achieve this purpose. In this the social doctrine differs a lot from liberal conceptions because it does not believe that, to realize the public purpose of the common good, only public resources should be used, but that private resources must also contribute to that result. This is a very old doctrine of faith, which even has its foundation in the sacred Scriptures. In the past, this concept was described by explaining that private property, the domination of individuals over the resources available to them or in their possession if they were things like a house or a car, also had a social function. More recently, a juridical theory has been developed, known as common goods, such as air, water, the environment, the landscape, that is to say those resources, public and private property, from which each one has an advantage for his own life, even if he does not have it in his own domain. The architecture of a city, made up of public and private property constructions of which only a part of those of public property can be used by citizens, contributes to the common welfare if it is beautiful and favors social relations, otherwise not, as happens in some desolate outskirts of the big cities, where you live badly. An important part of politics is the management of social resources to achieve the common good, through public property assets, such as those belonging to the state or municipality, private property and common goods. This part of the policy concerns social justice and has been greatly developed since World War II, that is from 1945 to today. The importance that the policies of social justice have had in some of the contemporary states, in particular in the major and most influential states of the West, starting from the United States of America, has defined as a state of wellbeing - Welfare state the model of this public organization which is not only aimed at guaranteeing personal liberty rights, private property and freedom to produce and trade, but also generalized good conditions of social life, and this even in unfavorable moments, such as involuntary unemployment, illness or in old age, or in which we are weaker, as in childhood and adolescence, when we live as women in strongly sexist societies or when we come from refugees, fleeing from situations of danger in the states of which we are citizens.
For the contemporary social doctrine, peace is one of the main goals of the common good. It includes the safety of people in the border areas, which is annulled between the warring states and is scarce among the states It includes the safety of people in the border areas, which is annulled between the warring states and is scarce among the states among which political frictions arise, so they close to defense as the hedgehogs do. The social teaching of the Papacy and the bishops has long been highly critical of the states / hedgehog. Among these there is today's Italy. Its southern border with Libya and Tunisia, which runs through the Mediterranean Sea, has become particularly dangerous for irregular migrants, those who, coming from situations of serious personal risk, try to reach Europe by sea. It has also become for national policies that have reduced the rescue activity at sea. In other areas of the world there are similar problems. Addressing the problem by educated people, in the sense that I have specified above, seems difficult. It was thought to build a wall in the middle of the sea, but, it was observed, it was actually a large cemetery. This result, for which in recent months many less irregular migrants arrived by sea from Africa, falls, according to some Italian political trends, in the public good, understood as good of the state, but also in the common good, as a social welfare situation . On this theme the contrast with the social doctrine is frontal. This depends on the different perspective that is adopted. That of the social doctrine is truly universal and takes into account the common good of a humanity broader than that of which those who consider it of public interest seal the borders. The Catholic word comes from a word of ancient Greek which means universal. This is the Church's point of view because it is also that of Heaven: the faithful Catholic is pushed, in the work of religious formation, to do it his own and to act in that perspective.
Mario Ardigò - Catholic Action in San Clemente pope - Rome, Monte Sacro, Valli


(1) ) From the Pastoral Constitution on the Church in the Modern World Joy and Hope - Gaudium et spes of the Second Vatican Council
http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_en.html
26. Every day human interdependence grows more tightly drawn and spreads by degrees over the whole world. As a result the common good, that is, the sum of those conditions of social life which allow social groups and their individual members relatively thorough and ready access to their own fulfillment, today takes on an increasingly universal complexion and consequently involves rights and duties with respect to the whole human race. Every social group must take account of the needs and legitimate aspirations of other groups, and even of the general welfare of the entire human family.(5)
At the same time, however, there is a growing awareness of the exalted dignity proper to the human person, since he stands above all things, and his rights and duties are universal and inviolable. Therefore, there must be made available to all men everything necessary for leading a life truly human, such as food, clothing, and shelter; the right to choose a state of life freely and to found a family, the right to education, to employment, to a good reputation, to respect, to appropriate information, to activity in accord with the upright norm of one's own conscience, to protection of privacy and rightful freedom even in matters religious.
Hence, the social order and its development must invariably work to the benefit of the human person if the disposition of affairs is to be subordinate to the personal realm and not contrariwise, as the Lord indicated when He said that the Sabbath was made for man, and not man for the Sabbath.(6)
This social order requires constant improvement. It must be founded on truth, built on justice and animated by love; in freedom it should grow every day toward a more humane balance.(7) An improvement in attitudes and abundant changes in society will have to take place if these objectives are to be gained.
God's Spirit, Who with a marvelous providence directs the unfolding of time and renews the face of the earth, is not absent from this development. The ferment of the Gospel too has aroused and continues to arouse in man's heart the irresistible requirements of his dignity.
5. Cf. John XXIII, encyclical letter Mater et Magistra: AAS 53 (1961) .
6. Cf. Mark 2:27.
7. Cf. John XXIII, encyclical letter  Pacem in Terris: AAS 55 (1963), p. 266.