8 Dicembre: Festa dell’adesione all'Azione Cattolica
Preghiera per l’adesione
Signore Gesù, che per il dono della vita e del
Battesimo mi chiami ogni giorno a manifestare il tuo amore per gli uomini e per
tutto il creato, ti ringrazio della fiducia che continui a riporre in me.
Desidero
mettermi totalmente nelle tue mani, rimanere sempre in comunione con te e unito
alla Chiesa e ai tuoi pastori. I miei progetti, le mie scelte e l’impegno di
ogni istante della mia vita siano indirizzati alla crescita del tuo Regno.
Consapevole che questa è la missione
dell’Azione Cattolica, nella quale ragazzi, giovani e adulti, uomini e donne,
crescono insieme nella passione per il tuo Vangelo, mi impegno in un’adesione
sincera per essere aiutato e sostenuto nella mia vocazione di laico cristiano e
perché l’Associazione viva con fedeltà il suo mandato.
Spirito
Santo che guidi i credenti e conduci l’umanità tutta all’incontro con il Padre,
sii luce e forza per la mia strada, che desidero sia sempre e soltanto quella
del discepolo che segue te, Maestro e Signore.
Padre,
nel nome di Gesù e per l’intercessione di Maria Immacolata, Madre nostra e
Regina dell’Azione Cattolica, ti chiedo il dono dello Spirito Santo per la
Chiesa e in essa per tutti gli aderenti di Azione Cattolica. Il fuoco del tuo
Spirito o Dio, scenda in noi tuoi figli di AC, affinché rinnovati, fortificati
e arricchiti diventiamo nella Chiesa, nelle famiglie, nella società presenza
viva e operosa di Gesù che si offre per l’edificazione di tutti. Così sia.
L'8 Dicembre, solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, celebreremo la Festa
dell’adesione all’Azione Cattolica. Rinnoveremo gli impegni associativi e
riceveremo le nuove tessere.
Siamo un piccolo gruppo, noi della parrocchia di San Clemente papa, a Roma, Montesacro - Valli, nel Nord Est della città, vicino al fiume Aniene. Fino agli anni ’80 è
stato molto più numeroso. C’erano anche i più giovani; ora siamo solo adulti.
Dagli
anni ’90 mi pare che in parrocchia si sia pensato che non fossimo più utili,
che l’esperienza dell’Azione Cattolica fosse superata.
Non è così.
L’Azione Cattolica con i suoi 229.000
associati è ancora uno strumento fondamentale per l’attuazione della dottrina
sociale in Italia, in particolare nella formazione democratica e nella
costruzione politica, per indirizzare la società in cui viviamo secondo i
principi della fede, nella missione riassunta
al numero 31 della Costituzione dogmatica Luce per le genti deliberata durante il Concilio Vaticano 2°:
«Per loro
vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose
temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti
i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita
familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio
chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla
santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello
spirito evangelico [… ]».
Quelle che nel
documento vengono definite come “cose temporali” sono le società umane e l’ambiente in cui esse
vivono, nello sviluppo della storia, quindi nel tempo, da cui
l’aggettivo temporale, che significa ciò che matura nel tempo,
per distinguerlo da ciò che si ritiene eterno e che viene anche indicato
come Regno di Dio, a cui tutto tende e che di tutto è il compimento.
Questo
è anche un compito con rilevanza religiosa, come espressione dell’agàpe evangelica, definita anche come carità.
Fu il papa Pio 11° che ne parlò in questi termini in un discorso del 18 dicembre 1927 parlando agli universitari
della Federazione Universitaria Cattolica Italiana:
I giovani talora si chiedono se,
cattolici come sono, non debbano fare alcuna politica. Ed ecco che, dedicando
il loro studio ai suddetti argomenti, vengono a porre in sé stessi le basi
della buona, della vera, della grande politica, quella che è diretta al bene
sommo e al bene comune, quello della polis, della civitas, a quel
pubblico bene, che è la suprema lex a cui devono esser rivolte le
attività sociali. E così facendo essi comprenderanno e compieranno uno dei più
grandi doveri cristiani, giacché quanto più vasto e importante è il campo nel
quale si può lavorare, tanto più doveroso è il lavoro. E tale è il
campo della politica, che riguarda gli interessi di tutta la società, e che
sotto questo riguardo è il campo della più vasta carità, della carità politica,
a cui si potrebbe dire null'altro, all'infuori della religione, essere
superiore. È con questo intendimento che i cattolici e la Chiesa debbono
considerare la politica; poiché la Chiesa e i suoi rappresentanti, in tutti i
gradi di tal rappresentanza, non possono essere un partito politico, né fare la
politica di un partito, il quale per natura sua attende a particolari
interessi, o se pur mira al bene comune, sempre vi mira dietro il prisma di sue
vedute particolari.
Un po’ di storia.
L’esperienza dell’Azione
Cattolica italiana è unica nel mondo: un’associazione laicale (i preti vi
svolgono il ministero di assistenti ecclesiastici), strettamente integrata con
la gerarchia ecclesiastica che ha contribuito in maniera determinante a
costruire, già durante gli ultimi tempi del regime fascista mussoliniano, dal
1943, un nuovo sistema politico e istituzionale
democratico in Italia, con una nuova
Costituzione.
Il paradosso è che era stata costituita nel
1906, dopo la fine dell’Opera dei Congressi, l’organizzazione che dal 1874
coordinava le associazioni del laicato italiano che animavano varie forme di impegno civile e
religioso, proprio per contrastare le
tendenze favorevoli a promuovere un impegno democratico nella politica nazionale italiana di allora, nel nuovo Regno unitario
costituito nel 1865 sotto la dinastia dei Savoia. Questo era stato vietato ai cattolici italiani
come reazione alla sottrazione da parte del Regno d’Italia di territori allo Stato Pontificio, il regno del Papato
nell’Italia centrale con capitale Roma e, nel 1870, alla soppressione di quel
regno stesso all’esito di una breve guerra.
Ne era seguita una lunga emarginazione dei
cattolici dalla politica nazionale italiana, attenuata nel 1913 e poi superata
nel 1919, dopo la Prima guerra mondiale, a seguito della costituzione da parte
del prete siciliano don Luigi Sturzo e di altri del Partito Popolare Italiano.
Tuttavia dal 1922 ai fascisti di Benito
Mussolini fu affidata la guida della politica nazionale e dal 1924 il regime si
trasformò rapidamente in una dittatura.
Nel 1931 i cattolici italiani, dopo i Patti
Lateranensi che nel 1929 avevano posto fine alla frattura con il Regno d’Italia
detta “Questione romana” perché riguardava principalmente la sottrazione
al regno dei Papi della città di Roma, furono esortati a collaborare nella riforma corporativa dell’economia italiana progettata
dal fascismo con la quale si volevano sedare i conflitti sociali.
A seguito dell’entrata dell’Italia nella
Seconda guerra mondiale e della progressiva disfatta Italiana, l’orientamento
del Papato mutò e il papa Pio 12º, con una serie di radiomessaggi natalizi tra
il 1942 e il 1945, esortò alla costruzione di un nuovo ordinamento democratico italiano
ed europeo che valesse a ripristinare e a mantenere la pace. Ciò in Italia fu
fatto con il contributo determinante di persone provenienti dall’Azione
Cattolica italiana.
Un partito di orientamento cattolico, la
Democrazia Cristiana, ebbe il controllo del governo nazionale e della politica
nazionale e locale dal 1945 al 1994.
Oscar Luigi Scalfaro, Presidente della
Repubblica italiana dal 1992 al 1999 tenne sempre, all’occhiello del bavero
della giacca, il distintivo dell’Azione Cattolica italiana. Proviene
dall’Azione Cattolica italiana anche l’attuale Presidente della Repubblica
italiana, Sergio Mattarella.
In nessun’altra nazione del mondo un’organizzazione
di Azione Cattolica ebbe dalla gerarchia ecclesiastica la missione che fu
affidata a quella italiana: la costruzione di un nuovo stato e addirittura di
un nuovo ordinamento continentale. L’Unione Europea è in gran parte frutto
dell’azione politica dei cattolici italiani, unitamente ad altre importanti
componenti: è valsa a mantenere finora la pace tra popolazioni che si erano
ferocemente combattute dall’antichità e fino alla Seconda Guerra mondiale,
purtroppo anche con il pretesto di motivazioni religiose. Essa si fonda sul
grande principio di sussidiarietà, elaborato dai teorici della Santa Sede:
significa che le istituzioni politiche più grandi non debbono prevaricare
quelle minori, ma lasciar loro spazio di autonoma azione, sostenendole nel caso
occorra. Questo significa lasciar spazio alla società civile.
Il Concilio
Vaticano 2°
Tra il 1962 e
il 1965, in varie sessioni di lavori, si svolse a Roma il Concilio Vaticano 2°,
la grande assemblea del Papa con i vescovi del mondo, che ebbe al centro la
costruzione di un nuovo rapporto della
Chiesa cattolica con il mondo e le altre religioni, al fine di edificare un
ordinamento globale di pace e solidarietà che creasse ambienti sociali fecondi
anche per l’evangelizzazione, una nuova considerazione della missione delle
persone laiche nella Chiesa e delle relazioni tra esse e la gerarchia
ecclesiastica e la riforma della liturgia, con la possibilità di un più ampio
utilizzo delle lingue nazionali, in particolare nella messa, che fino ad allora
veniva celebrata in gran parte in latino.
Propositi espressi nel grandioso inizio della
Costituzione pastorale La gioia e la speranza del Concilio Vaticano 2°:
Le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto
e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che
non trovi eco nel loro cuore.
Negli anni seguenti l’Azione Cattolica
italiana fece dell’attuazione dei principi di quel Concilio uno dei propri
scopi principali. Con la riforma dello statuto del 1969, sotto la presidenza di
Vittorio Bachelet, definendosi come “esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica,
popolare e democratica”, si aprì ulteriormente alla società italiana distinguendo
il proprio ruolo da quello del partito
di ispirazione cattolica in modo da poter costruire un dialogo anche oltre le
divisioni partitiche. A questo proposito si parla di scelta religiosa, ma
questo non deve essere inteso come la rinuncia ad incidere nella costruzione sociale,
politica e istituzionale: essa, anzi, rimase centrale in Azione Cattolica, considerandola
manifestazione di carità, secondo gli insegnamenti del Magistero. Oggi l’Azione
Cattolica è tuttora una delle principali scuole di formazione alla politica
democratica.
Dal 2015 l’Azione Cattolica
italiana è stata tra i protagonisti dei processi della riforma sinodale
promossi dal papa Francesco, che stanno proseguendo dopo l’approvazione dei documenti
finali dei lavori delle assemblee sinodali, per il mondo e l’Italia, iniziati
nell’ottobre 2021.
Il lavoro formativo che si fa in
Azione Cattolica è volto a dare gli strumenti per svolgere la missione che
specificamente la Chiesa cattolica assegna alle persone laiche, vale a dire
quelle libere da particolari vincoli ecclesiastici di condizione di vita,
perché possano collaborare meglio e con competenza con la gerarchia ecclesiastica,
ma anche agire con autonomia nelle società, per influirvi secondo i principi
della fede. Durante il Concilio Vaticano 2° si riconobbe infatti l’importanza
di questo lavoro comune, in particolare nella Costituzione dogmatica Luce per
le genti, dove, al n.37 leggiamo
[I laici] Secondo la scienza, competenza e prestigio di cui
godono, hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro
parere su cose concernenti il bene della Chiesa. Se occorre, lo facciano
attraverso gli organi stabiliti a questo scopo dalla Chiesa, e sempre con
verità, fortezza e prudenza, con rispetto e carità verso coloro che, per
ragione del loro sacro ufficio, rappresentano Cristo. […] I pastori, da parte
loro, riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella
Chiesa; si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino
loro degli uffici in servizio della Chiesa e lascino loro libertà e margine di
azione, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere anche di propria
iniziativa. Considerino attentamente e con paterno affetto in Cristo le
iniziative, le richieste e i desideri proposti dai laici e, infine, rispettino
e riconoscano quella giusta libertà, che a tutti compete nella città terrestre.
Persone colte.
Ci sono alcuni caratteri che distinguono
l’esperienza associativa in Azione Cattolica dalle tante altre che si fanno nella
nostra Chiesa.
Non abbiamo una nostra
specifica spiritualità o condizione di vita.
Si vuole essere persone
colte e capaci di dialogo nel rendere conto della propria fede e nel
partecipare all’edificazione sociale.
La persona colta non è
quella che sa di tutto e approfonditamente. Del resto la particolare competenza in una certa disciplina, che sia la
teologia morale o quella biblica o l’ingegneria e via dicendo, ormai è propria
solo di specialisti che riescono a controllare unicamente un limitato campo di
conoscenze e, per il resto, devono avvalersi della competenza di altri
specialisti, cercando di essere sufficientemente acculturati, quindi
consapevoli delle altrui discipline, per poter interagire utilmente con loro.
La sapienza poliedrica
come quella che, ad esempio, espresse Leonardo da Vinci, non è più alla portata
di una singola persona, data l’immensità delle conoscenze e tecniche che sono
diventate patrimonio condiviso dell’umanità.
La persona colta è quella
che, appunto, non si contenta di conoscenze superficiali, pur essendo
consapevole di non poter approfondire tutto più di tanto, e che allora, dialoga
in società per saperne di più, disposta anche a correggersi dove occorra. E’ cosciente
delle proprie insufficienze, ma non vi si rassegna né pretende presuntuosamente
di fare a meno del resto. Cerca quindi nel dialogo sociale, e lo studio è una
forma di esso, di capire meglio, in primo luogo cercando di individuare dove si è portatori di conoscenze
affidabili, per farvi ricorso.
Non si è persone colte se
non si è disposte al dialogo, perché il dialogo sociale è la principale forma
per capirne di più, e il dialogo non è produttivo se non si sente la necessità
di comprendere meglio, cercando di superare i propri limiti, e non si è disposti a cercare di saperne di più collaborando con altre persone,
perché altrimenti si rimane chiusi nel proprio limitato ambiente.
Un piccolo gruppo
Siamo un piccolo cenacolo di Azione Cattolica, ma è importante mantenerne viva l’esperienza
nella nostra parrocchia e cercare di
coinvolgevi altre persone, rinnovandoci nei modi di presentarci e nei
programmi.
Chiediamoci: chi, se non
noi, rimarrebbe a fare il lavoro che ci proponiamo?
In fin dei conti nella
nostra fede si cominciò in dodici più il Maestro.
In un piccolo gruppo,
quello che comprende fino a una trentina di persone, sono possibili
relazioni personali più forti e questo è
un potente catalizzatore del dialogo sociale. E’ una importante opportunità.
Cogliamola.
Concludo augurando al
gruppo buon lavoro nel prossimo anno associativo, in particolare collaborando
nella vita della parrocchia e del quartiere nei limiti del possibile.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte
Sacro, Valli