Azione
Cattolica – F.A.Q. (domande più frequenti)
(le
risposte alle F.A.Q. che seguono sono frutto di una elaborazione fatta da Mario
Ardigò, sulla base di quello che pensa di aver capito dell’Azione Cattolica.
Non esprimono necessariamente il pensiero dei vertici associativi, né
rappresentano un’interpretazione autentica dell’ideologia associativa – I
lettori sono quindi invitati a verificarne personalmente la correttezza e fedeltà e a far pervenire
eventuali rettifiche o integrazioni all’account <marioardigo@yahoo.com>;
di esse si darà atto nel blog)
L’Azione
Cattolica è fatta per persone di ogni età, fin dai piccolissimi (3-5 anni). Sono state elaborate proposte di impegno
per tutti. Il centro nazionale e quelli diocesani supportano il lavoro dei
gruppi parrocchiali. La struttura dell’Azione Cattolica è democratica e la sua
azione si avvale del contributo di tutti.
L’Azione
Cattolica ha fatto dell’attuazione dei principi del Concilio Vaticano 2° il suo
principale settore di lavoro collettivo. Ora è anche fortemente impegnata nella
presa di coscienza, nello sviluppo e nell’attuazione pratica dei nuovi principi
della dottrina sociale contenuti nel magistero del papa Francesco e, in
particolare, nell’esortazione apostolica La
gioia del Vangelo e nell’enciclica Laudato si’.
Nella nostra parrocchia sono in
corso importanti innovazioni in AC. Ci
si propone, in particolare, di iniziare le attività di un gruppo ACR,
l’Azione Cattolica Ragazzi. Le riunioni infrasettimanali del gruppo
adulti/adultissimi riprenderanno a
ottobre. Il gruppo parrocchiale di AC anima la messa domenicale delle ore nove.
Propongo di
seguito alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste in
materia di Azione Cattolica.
Ulteriori
informazioni sulla struttura, finalità, metodo e progetti dell’Azione Cattolica
possono trovarsi sul sito dell’Azione Cattolica nazionale e diocesana
http://azionecattolica.it/
http://www.acroma.it/
L’impegno dei laici di fede in Azione Cattolica è corale, dalla vita di
tutti si impara e tutti possono contribuire a renderlo più efficace e bello.
Con le parole del motto di un jamboree, il grande raduno annuale
degli scout, di tanti anni fa: “Di più saremo insieme, più gioia ci
sarà”.
L’impegno in Azione Cattolica è
vita sociale di fede nella libertà.
Chi decidesse di avvicinarci per
aderire, non pensi di trovare le cose già fatte, di salire su un treno in corsa
e di sedersi da passeggero facendosi trasportare. Di potersi limitare a seguire
un qualche metodo per il quale esista un manuale dettagliato di istruzioni. Si
tratta, di anno in anno, di costruire
una nuova casa, di ideare e attuare nuovi progetti di impegno. In particolare
nel clima di rinnovamento che si vive nella Chiesa italiana, si tratta sempre,
in fondo, di ripartire.
Del resto quella della
rifondazione dovrebbe caratterizzare la nostra esperienza religiosa, nella
quale ci è anticipato che tutte le cose saranno fatte nuove. Non
viviamo in un museo, che ci si possa limitare a spolverare di tanto in tanto.
L’Azione Cattolica vive nel quartiere Valli di Roma,
come dice il titolo di questo blog: AC-VIVE-A-ROMA-VALLI!
1. L’Azione Cattolica è Chiesa cattolica?
L’Azione Cattolica è una delle
associazioni di laici inserite nell’organizzazione della Chiesa cattolica
italiana. Il suo statuto è approvato dal Consiglio
Episcopale Permanente della Conferenza
Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni che hanno analoghe
caratteristiche di particolare legame con l’organizzazione della Chiesa
cattolica italiana.
2. Chi è il laico?
Il laico è il
fedele cattolico che non è né diacono, né prete, né vescovo (vale a dire membro
dell’ordine sacro) e che non
appartiene a un ordine religioso o a una congregazione religiosa (che non è, ad
esempio, frate o suora; monaco o monaca) (si veda la definizione che del
termine laico si dà nella
Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Lumen Gentium, al n. 31).
3. Per essere un fedele cattolico laico è
indispensabile aderire all’Azione Cattolica?
No.
4. Se un fedele cattolico laico ha già aderito ad un
altro gruppo religioso laicale o ha il proposito di farlo, può associarsi
all’Azione Cattolica?
Sì. L’adesione
all’Azione Cattolica non è esclusiva.
Si può far parte di altri gruppi laicali.
5. L’Azione Cattolica è un gruppo di
spiritualità?
No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un particolare tipo di spiritualità, anche se i
gruppi locali e le altre articolazioni associative esprimono anche una vita
spirituale. Ciascun associato manifesta poi la propria, liberamente scelta.
Alla vita associativa partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad
alimentare la vita spirituale e il senso apostolico.
6. L’Azione Cattolica è un gruppo di preghiera?
No, anche se nelle riunioni associative vi sono
momenti di preghiera.
7.L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento
biblico?
No, anche se associandosi ci si impegna ad
approfondire le tematiche bibliche.
8. L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento
culturale?
No, anche se associandosi ci si impegna a conoscere e
capire di più del mondo in cui si vive.
9. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catecumenato?
No. La conversione, il catechismo per il
Battesimo e il Battesimo sono dati per
presupposti. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione
specifica per queste esigenze.
10. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catechismo?
No, anche se associandosi ci si impegna ad
approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita
un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i fedeli di
tutte le età.
11. L’Azione Cattolica è un gruppo di propaganda
religiosa?
No. Essa infatti vuole stabilire con i propri
interlocutori una relazione molto più profonda.
12. L’Azione Cattolica è un gruppo che lavora per il
proselitismo religioso o associativo?
L’Azione Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione
con il Papa e i vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di
fede, a far comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare
correttamente il fine e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della
sua liturgia, a raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad
aiutare tutti a migliorarsi secondo la fede
professata e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire
l’accettazione nel mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o
associativo, l’obiettivo di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è tra le sue finalità dirette, anche se il
riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono
effettivamente conseguire dalle sue attività.
13.L’impegno degli associati all’Azione Cattolica
parrocchiale è principalmente in parrocchia?
L’Azione
Cattolica ha come primo impegno la presenza e il servizio nella Chiesa locale,
quindi anche nella parrocchia. Tuttavia, in quanto associazione di laici, in
essa è fondamentale l’impegno nella società civile, luogo privilegiato
dell’azione laicale, per favorire l’affermazione dei valori religiosi.
14. Associandosi all’Azione Cattolica si è sottoposti
ad un giudizio sulla propria vita?
No.
15. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un
cambiamento di vita?
No. L’associazione si ritiene arricchita dai doni che
le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di quanti partecipano alla
sua vita.
16. L’adesione all’Azione Cattolica comporta
particolari pratiche religiose?
No.
17. L’adesione all’Azione Cattolica comporta
particolari pratiche di vita, oltre
quelle raccomandate a tutti i fedeli laici?
No.
18. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un
particolare livello culturale o scolastico?
No.
19. L’adesione all’Azione Cattolica si sviluppa per
gradi iniziatici, vale a dire da livelli inferiori a livelli superiori di
perfezione?
No. Si è membri a pieno titolo fin dal primo giorno e
fin quando si vuole.
20. Per chi è l’Azione Cattolica?
L’Azione
Cattolica è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.
21. L’Azione Cattolica risolve i problemi personali
degli associati?
Gli associati si impegnano anche a
favorire la comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma non è
detto che dall’associarsi in Azione
Cattolica derivi la soluzione dei propri problemi personali. Non farei quindi molto affidamento su questo
aspetto.
22. L’Azione Cattolica risolve, in particolare, i
problemi affettivi o di socialità?
Può accadere.
Ma non è scontato che accada. Non vi farei molto affidamento.
23. Le persone che, associandosi, si spendono per le
finalità dell’Azione Cattolica devono aspettarsi riconoscimenti o
corrispettivi, anche solo morali o affettivi?
No. Ci si associa perché si sente bisogno di agire in
gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non poter raggiungere
individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane, anche quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere
per deludere certe alte aspettative, almeno sotto il profilo umano. Solo
alla lunga e considerandola complessivamente, specialmente verso la fine di una
vita, se ne può essere in fondo soddisfatti, soprattutto se la si considera con sguardo soprannaturale,
andando contro le apparenze, in spirito evangelico.
24. Chi comanda in Azione Cattolica?
L’Azione
Cattolica è retta su basi democratiche. Tuttavia i suoi presidenti, a tutti i livelli
(nazionale, diocesano, locale) sono nominati dall’autorità ecclesiastica, su
proposta dei rispettivi consigli. A livello della parrocchia, l’Azione Cattolica è presente con un’associazione parrocchiale, che è
un’articolazione di quella diocesana. Gli organi dell’associazione parrocchiale
di Azione Cattolica sono: l’assemblea
parrocchiale (programma la vita associativa e verifica l’attuazione del
programma; elegge il consiglio parrocchiale); il consiglio parrocchiale (promuove lo sviluppo della vita associativa
secondo le linee del programma approvato dall’assemblea; assicura la presenza
dell’associazione nelle strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i
rapporti di amichevole collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia;
propone al parroco la nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente parrocchiale (nominato/a dal
parroco, sentito il vescovo ausiliare territorialmente competente - promuove e coordina l’attività del
consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea parrocchiale; insieme al
consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si fa garante degli
amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta l’associazione
parrocchiale).
25. Ma, insomma, quali sono le caratteristiche per le
quali l’Azione Cattolica si differenzia da altri gruppi laicali?
Non è né facile
né semplice rispondere a questa domanda. Bisogna considerare non solo gli
statuti associativi, ma anche la storia dell’Azione Cattolica italiana. E, per quanto riguarda gli statuti
associativi, bisogna saper intendere bene il sofisticato gergo teologico con cui sono stati scritti.
Nello statuto
nazionale (articoli 1 e 2) è scritto che l’Azione
Cattolica è fatta di laici che si impegnano liberamente, per impregnare
dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti
(art.3) è scritto che gli associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte
da loro compiute con propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà
temporali (cioè, traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica è un’esperienza popolare e democratica. Essa poi è presentata come rivolta alla crescita della comunità
cristiana e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da costruire partendo da diverse
esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto
Normativo Diocesano della Diocesi di
Roma è scritto che l’esperienza in Azione
Cattolica è una palestra di democrazia e di responsabilità civile.
La storia.
Dalla fine del Settecento cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a
partire dall’Europa, ideali democratici di organizzazione sociale. Si produce
una profonda e tragica frattura tra l’organizzazione di vertice della Chiesa
cattolica, espressa dal clero, e i movimenti democratici. Essa attraversa i
popoli evangelizzati. In Italia si complica per l’interferenza del potere
temporale dei Papi con la questione dell’unità nazionale. L’esperienza storica
dell’Azione Cattolica è stata la manifestazione di vari tentativi
di realizzare, senza rompere l’unità
ecclesiale, una partecipazione di popolo
alla missione della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e
secondo criteri di non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e programmatica
che pratica, almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione della società
civile. In ciò consiste appunto la sua tendenziale democraticità. L’impegno nel sociale è venuto poi assumendo anche
il significato di un tentativo di
comporre la plurisecolare diffidenza dei vertici ecclesiali, e quindi anche
della teologia ritenuta ortodossa dall’autorità, verso le acquisizioni delle
scienze contemporanee, sia naturali che umane. Infine, dal punto di vista
politico, quello di mediare per giungere al superamento del risentimento
storico del papato per la perdita del potere temporale in Italia e della
storica indifferenza dei vertici ecclesiali verso i regimi politici democratici
rispetto a quelli non democratici o addirittura antidemocratici (venuta meno
solo nel 1944 con il radiomessaggio natalizio del Papa Pio XII, mentre ancora
agli inizi del secolo il Papa allora regnante aveva condannato l’idea di una
democrazia cristiana). Con ciò è
chiaro che si è trattato di un’azione che ha riguardato non solo la società
civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si inquadra in un movimento storico di
pensiero e di azione i cui ideali hanno trovato ampia espressione nei documenti
del Concilio Vaticano II (svoltosi a Roma, nella Città del Vaticano, dal 1962
al 1965). A partire da tale evento l’Azione Cattolica, sotto la presidenza di
Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione, nella Chiesa e nel mondo,
dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II
uno dei suoi principali obiettivi.
26.
Vediamo che attualmente nel gruppo di Azione Cattolica in San Clemente Papa
prevalgono numericamente gli elementi più anziani. Perché?
Il gruppo si
trova in una fase di passaggio. In realtà è composto da persone di diverse età,
dai vent'anni ai novanta. E' portatore di una tradizione culturale importante
che deve passare da una generazione all'altra: questo è il lavoro che
attualmente è in corso. Nei decenni passati l'attenzione del laicato si è forse
concentrata su altri temi, ritenuti più urgenti, e su altre esperienze
religiose. Oggi dai vescovi italiani viene un rinnovato appello ai laici
cattolici per un impegno che corrisponde a quello tipico di Azione Cattolica.
La
partecipazione alla riunione del martedì alle cinque del pomeriggio può
risultare difficoltosa a chi lavora e si deve occupare di figli ancora bambini
o molto giovani. Ci sono altre modalità per tenersi in contatto. I più giovani
possono pensare a incontri a loro specificamente dedicati. E' importante
tuttavia mantenere un'occasione periodica di incontro per tutti gli associati,
appunto per favorire il passare di una tradizione di generazione in
generazione. Nell'organizzazione nazionale e diocesana dell'Azione Cattolica vi
sono settori distinti per le varie età e condizioni della vita. Tuttavia il
lavoro che si fa parte dall'idea che c'è un unico popolo che attraversa la storia dell'umanità.
L’emergenza
sanitaria della pandemia da Covid 19 ci costringerà a ristrutturare le riunioni del gruppo,
perché la presenza dei più anziani nelle sale parrocchiali costituisce un serio rischio, pur cercando di adottare
misure di prevenzione e di distanziamento.
Bisognerà
utilizzare gli strumenti telematici che già nei primi mesi della pandemia ci
hanno aiutato. Questa può essere anche una buona occasione per cercare di
costituire, in modalità virtuale, una
sezione di adulti che si affianchi a
quella storica degli attuali adultissimi.
Potrebbe essere organizzata come gruppo di lettura e di discussione al fine di
orientamento sociale. Sarebbe soprattutto un’occasione per frequentarci e
conoscerci meglio. Chi lavora, e deve
occuparsi anche dei figli, sperimenta di avere poco tempo per questo, ma la
modalità virtuale potrebbe agevolare l’impegno. I programmi di video conferenza
in commercio in genere consentono collegamenti fino a 60 minuti, con ciò
imponendo la sintesi.
27. Che fa l’Azione
Cattolica per la parrocchia?
L’Azione Cattolica opera principalmente nella
società del suo tempo, come un fermento, come il lievito in un impasto. Di
questa società fa parte anche la parrocchia.
Due sono i
campi in cui un gruppo di Azione Cattolica parrocchiale può dare un proprio
caratteristico contributo: l’approfondimento dei temi del Concilio Vaticano 2°
e la pratica della democrazia nella vita di fede. Questo può servire per fare
spazio agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere serenamente con il
pluralismo della società del nostro tempo, che si riflette anche nelle nostre
collettività religiose. L’esperienza dell’Azione Cattolica nacque
nell’Ottocento proprio con queste finalità, scegliendo una strada diversa da
quella dell’intransigentismo dell’epoca, della dura opposizione contro ogni
moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo. Essa si propose di far uscire le collettività
religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e politica e di
separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre attuale.
Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se stessi, la
paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo stesso
valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di
ricostruire pazientemente, di epoca in epoca, le città degli esseri umani, secondo l’auspico di Giuseppe Lazzati,
dove essi possano vivere liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo
riuscirci, anche se storicamente le religioni sono state anche fonte di
oppressione e di infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si
apre, nel nord America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano
solennemente che tutti gli uomini sono “creati” uguali e per questo hanno diritto alla ricerca della
felicità: ecco la fede religiosa che libera. Lo ricordò papa Francesco nel suo
viaggio negli Stati Uniti d’America del
2015.
28. In vista dalla ripresa delle attività
del gruppo di AC per la sessione Ottobre 2020/Giugno 2021
Nell’ottobre
prossimo abbiamo previsto la ripresa delle attività del nostro gruppo di AC. La
data precisa dovrà essere concordata con il parroco, perché dipende dalla
disponibilità di una sala sufficiente a garantire le prescritte misure di
distanziazione interpersonale.
Le riunioni a cui
partecipino persone anziane presentano un maggior rischio in tempi di epidemia
di Covid-19. Questo potrebbe anche rendere necessario incontrarci qualche volta
utilizzando un programma di video conferenze come Meet. Bisogna
prepararsi. Pur non
rinunciando agli incontri in presenza in parrocchia, la cui cadenza sarà
comunque condizionata dall’evoluzione della situazione sanitaria, è bene quindi
che ci prepariamo alla possibilità di doverci incontrare anche telematicamente,
via internet, per prevenire pericoli di contagio. Impratichendoci nell’organizzare
e partecipare a riunioni in teleconferenza renderà possibile anche organizzare
riunioni in presenza, con la partecipazione in parrocchia per chi potrà
esserci, e, contemporaneamente, in videoconferenza, per quelli che non potranno
esserci, ad esempio perché costretti a casa per un periodo di quarantena o di malattia. Basterà portare un computer
portatile nella sala della riunione.
Ad una
videoconferenza Meet si può partecipare mediante un personal computer fisso, un
computer portatile, un tablet, ma anche solo uno smartphone, cioè un telefono
cellulare del tipo di quelli che vi ho visto nelle mani. Il tablet è una soluzione molto pratica, perché non
ingombra, ma ha uno schermo abbastanza grande (ce ne sono in vendita al di
sotto dei 100,00 euro). E’ essenziale avere una connessione ad internet: gli
smartphone l’hanno sempre. Poi:
impratichirsi nell’avviare il dispositivo scelto per connettersi a Meet, nello spegnerlo
e nell’accedere al programma di videoconferenza scelto per incontrarci e ad una
casella di posta elettronica. Il minimo per partecipare a una videoconferenza.
Si tratta di abilità pratiche sicuramente accessibili anche a persone anziane,
come a persone molto giovani, addirittura ai bambini prima delle elementari. Le
persone anziane possono farsi aiutare in questo dalle più giovani.
*****************************************
Istruzioni per partecipare a
una riunione in teleconferenza con l’applicativo MEET.
Vi serve un computer fisso, o un portatile, o
un tablet o uno smartphone connesso alla rete internet. Se per l’età avete poca dimestichezza con
questi strumenti, potreste farvi aiutare da una persona di famiglia che ce
l’abbia.
Se già non l’avete fatto, scaricate il
programma Google Chrome sul dispositivo che intendete utilizzare. Se
utilizzate uno smartphone, scaricate da GOOGLE STORE la app MEET.
Se non avete un account (=identità) Google
createlo dal programma Google Chrome.
E’ indispensabile. Da pc fisso o portatile o tablet, in GOOGLE CHROME, cliccate
sul riquadro blu ACCEDI in alto a
destra e seguite le istruzioni. Vi sarà richiesto di indicare un indirizzo
email e una password. Annotatevi l’uno e
l’altra su una rubrica.
Comunicate l’indirizzo email che avete usato
per la creazione dell’identità Google con una email diretta a Mario all’indirizzo
marioardigo@yahoo.com .
Con l’indirizzo email che avrete comunicato, sarete
inseriti in un gruppo di invio di posta elettronica denominato
ac-gruppo-sanclementepapa-roma@googlegroups.com
Da
questo indirizzo , riservato agli iscritti al nostro gruppo di AC, riceverete
informazioni e ad esso potrete inviare richieste e altre comunicazioni..
Da questo stesso indirizzo, qualche giorno
prima di quello fissato per la riunione via internet, riceverete via email
l’avviso del giorno e dell’ora fissati per la riunione.
Il
giorno della riunione, quindici minuti prima dell’orario fissato per il suo
inizio, vi sarà inviato, con l’email del gruppo di Ac sopra indicata, al vostro indirizzo utilizzato per la
registrazione dell’identità Google, il
codice di accesso per partecipare alla riunione, ad esempio:
https://meet.google.com/abc-defg-hil
Se utilizzate un PC o un
computer portatile o un tablet, aprite Google Chrome, cliccate sul quadratino con
puntini in alto a destra e poi su
Meet. Poi Copiate/incollate solo l’ultima parte di quel codice, sopra
evidenziata in neretto
nel rettangolo INSERISCI UN CODICE O UN LINK, e poi cliccate sulla scritta PARTECIPA sulla destra, e poi
ancora su PARTECIPA. Vi troverete subito trasportati nella
videoconferenza della riunione.
Se utilizzate uno smartphone, aprite l’app
MEET e fate clic sul riquadro CODICE RUNIONE; poi
copiate solo l’ultima parte del
codice , quella sopra evidenziata in neretto, nel riquadro
CODICE
RIUNIONE e poi cliccate su PARTECIPA ALLA RIUNIONE e poi ancora su PARTECIPA.
Se, nel corso di una riunione, vi capita di
essere disconnessi, ripetete la procedura di accesso sopra descritta.
*************************************
Proporrò
di affiancare alle attività consuete un impegno più mirato alla mediazione tra
l’attualità del nostro tempo e la fede personale. Questo in vista di una
rigenerazione del nostro gruppo coinvolgendo in particolare le fasce d’età che
sono ancora poco rappresentate.
Nel
complesso, la profonda modifica della vita sociale a seguito dell’epidemia ci
ha sorpreso e più che altro siamo rimasti in attesa che tutto tornasse come
prima, il che però non potrà avvenire tanto presto, almeno secondo ciò che si
sa.
Nella
migliore delle ipotesi, una campagna vaccinale su larga scala per il Covid-19
non potrà iniziare prima della primavera inoltrata del prossimo anno, e prima
che abbia raggiunto un numero di persone sufficienti a produrre effetti sul
corso dell’epidemia se ne sarà andato tutto il prossimo anno di attività
associative.
Mettiamo
in conto, dunque, di dover lavorare ancora in emergenza da ottobre fino alla
fine delle attività associative prima della sospensione estiva del prossimo
anno.
Non avremo
più tra noi il caro Ciccio, che ci ha lasciati a luglio. La fede ci insegna
a contare i nostri giorni. C’è un tempo per ogni cosa e anche per
ogni vivente. Le persone anziane vorrebbero lasciare qualcuno che proseguisse
il loro lavoro, ma, nella religione, oggi vi sono tante difficoltà. E tuttavia
non ci rassegniamo ad essere un gruppo ad esaurimento, come ci volevano in una
passata stagione della vita parrocchiale. Ma se non ci diamo da fare, questo
potremmo diventare, dando così ragione ai nostri critici di una volta.
L’organizzazione
ecclesiastica, d’altra parte, è quella che è e certamente non
incoraggia la partecipazione dei laici. Questi ultimi, in
genere, non vengono formati a partecipare attivamente e quindi non
partecipano. Questo tema non è compreso nella formazione di primo
livello, che per molti è l’unica per una intera vita di fede. Il
clero si lamenta di laici piuttosto clericalizzati, ma dai laici si ribatte che
spesso solo per i clericalizzati c’è vero spazio. Il lavoro dell’Azione
Cattolica dovrebbe contribuire a superare questi problemi e, innanzi tutto, a
imparare, facendone tirocinio, i metodi democratici di partecipazione. Il
nostro statuto definisce l’associazione una palestra di democrazia.
Il metodo democratico ha a che fare con i valori, non solo con le procedure, le
votazioni, per l’attribuzione degli incarichi. Tra quei valori è
molto importante quello della formazione, anche mediante auto-formazione. La
formazione rende capaci di pensiero autonomo e quindi creativi. La
formazione alla democrazia, che deve comprendere un vero tirocinio ad essa,
rende possibile l’azione collettiva, superando, integrandole, le differenze
caratteriali e di punti di vista, in modo da non dover sempre dipendere da un
superiore istituito dall’alto per pacificare. C’è, in definitiva,
qualcosa di molto importante che ci accomuna ed è la nostra fede religiosa.
D’altra parte ogni persona la vive in modo creativo, non si tratta
semplicemente di adeguarsi a modelli della tradizione validi universalmente,
per la donna e per l’uomo, per il bambino, il giovane o l’anziano, per chi
vive nel mondo e per chi vorrebbe vivere fuori del mondo
(tuttavia legiferando sul mondo), per la persona sana e per quella malata, per
l’oppresso come per l’oppressore e via dicendo. Leggo che a volte i laici di
fede sono accusati di volersi costruire una fede a modo loro,
secondo le rispettive esigenze personali, come quando si va al supermercato e
qualcosa si sceglie e qualcos’altra la si scarta. E’ un addebito ingiusto e che
largamente dipende da una visione clericalizzata del popolo dei credenti. Non
c’è un modello di fede che vada bene per tutti. Ci sono del
resto moltissime questioni aperte a livello teologico, che non conviene
superare come nel nostro triste passato con delle specie di scomuniche. Ma
anche nella pratica quotidiana, bisogna prendere consapevolezza che una parte
dell’etica religiosa che ancora viene insegnata non è sostenibile. E certe
volte sono proprio i metodi di insegnamento che non vanno, troppo centrati
sulla forza dell’autorità, quando poi la storia ci dimostra chiaramente che
l’autorità raramente ci piglia nelle questioni che
travagliano in particolare la vita dei laici. Del resto è effettivamente così
che va nelle questioni di fede: finché ci si mantiene sulle generali, certi
problemi sono avvertiti quasi solo dai teologi, quando invece si passa alle
questioni pratiche e si osservano da vicino tutto si complica. Certo, abbiamo
una teologia dogmatica spietata ma una pastorale piuttosto comprensiva, però
questa non è una soluzione che soddisfi veramente. Un laicato consapevole
potrebbe contribuire a superare questo stato di cose. Inutile cercare soluzioni
nelle teologie correnti: la teologia ragiona sempre su ciò che è stato già
acquisito per altra via, è un riflessione a posteriori. Bisogna cambiare, o
almeno provare a cambiare, poi i teologi seguiranno. Una certa familiarizzazione
con i ragionamenti teologici serve, perché i nostri vescovi e i nostri preti
hanno fondamentalmente una cultura teologica, parlano teologico, e
se se ne è completamente digiuni non ci si intende, ma senza eccedere, perché
il metodo della teologia porta in genere a creare ostacoli
insuperabili da parte della teologia stessa, ma superabilissimi nella pratica
delle relazioni umane.
Il
contadino esce, guarda il cielo, e capisce se farà brutto tempo o non, e se è
tempo di seminare o di mietere: è scritto. Ma di questi tempi questo non è più
tanto vero per la questione dell’epidemia in corso. Finirà? Quando? Ne sappiamo
ancora troppo poco per rispondere. I ritmi della nostra vita ne
risultano molto alterati. La stessa incertezza colpisce. Non si riescono più a
are previsioni affidabili. Rimane certo lo scorrere del tempo, per
cui inesorabilmente ci si fa più anziani, così come rimangono le stagioni,
perché il cosmo è indifferente al nostro problema biologico, e
ruota, ruota, ruota, ma la fede è un fatto sociale e se la vita sociale è
colpita, addirittura certe volte interdetta, la fede ne risente.
Mi pare
che nei mesi scorsi si sia data troppa importanza alla sospensione delle
attività liturgiche con la partecipazione effettiva della gente. Si è visto che
si poteva ovviare con le riprese televisive. La pratica della fede non è solo
liturgia, che spesso appare come la recita di certi copioni in una serie di
rappresentazioni clericali che si succedono senza fine. E’ la nostra fede che
riempie di senso vitale le liturgie a cui partecipiamo, ed è in questo che
effettivamente essere realmente presenti è differente dall’assistere in
televisione. Allora, però, occorre esercitarsi in quella nostra fede,
svilupparla, praticarla attivamente, farla reagire con ciò che ci accade
intorno. In modo, ad esempio, da essere capaci di liturgia anche quando non
siano praticabili quelle consuete, dirette dal clero. Non è
possibile concludere che o la messa o nulla. Naturalmente
anche a questo si è poco o nulla formati. Ed è un problema serio.
Dunque, per
tutti noi l’anno di attività associativa che ci attende sarà molto impegnativo,
richiederà di imparare e praticare cose nuove, perché stiamo vivendo tempi
nuovi, terribili anche, ma essenzialmente nuovi. Ci sarà una fatica
da affrontare, resistenze anche interiori da superare. Perché in genere ci
hanno insegnato ad essere piuttosto conservatori e, facendoci anziani, lo
diveniamo naturalmente. Ma i tempi nuovi scompaginano la tradizione, anche solo
intesa come l’insieme delle nostre care consuetudini. Del reato non ci sono
stati promessi così, tutti nuovi, i tempi che ci hanno insegnato ad
attendere?
Per chi vi
volesse approfondire segnalo i seguenti link:
Statuto AC Nazionale:
http://www0.azionecattolica.it/aci/chi/statuto/statuto.pdf
Atto normativo diocesano:
http://sacricuoriroma.altervista.org/joomla/images/Azione_Cattolica/ac_roma.pdf