Capire la
democrazia
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Le società creano istituzioni allo scopo
di durare. Così, nella vita quotidiana, ciascuno sa qual è il suo posto, chi
comanda, che si deve fare in ogni occasione, come può relazionarsi con gli altri
per avere ciò che gli necessità, quando rischia una sanzione. Una istituzione è
un sistema di regole formali che riguarda l’esercizio del potere pubblico. Ingloba,
quindi, un sistema di potere. Per alcune istituzioni sono previste regole per
modificarle, altre, quasi nessuna in democrazia, vengono presentate come non
modificabili e quindi sono sacralizzate. Il sacro è appunto ciò
che in nessun caso può essere cambiato. Ogni potere storicamente ambì la sacralizzazione.
Le religioni, anche la nostra, vennero strumentalizzate per produrla. Di fatto
le società cambiano e con esse le loro istituzioni, vale a dire i loro sistemi
di potere. Se questi ultimi mantengono la loro pretesa di sacralizzazione, ad
un certo punto vengono rovesciati, se non riescono a reprimere i movimenti
rivoluzionari. Nella preghiera del Magnifica (Vangelo di Luca, capitolo 1,
versetti 49-53), che si recita ogni sera nei Vespri, c’è un versetto che
accenna a questo:
Grandi cose ha fatto per me
l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
50 di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
In quelle
parole vi è la descrizione di un processo propriamente rivoluzionario. Un monito
severo verso ogni potere che pretenda di sacralizzarsi. Per quanto si finisca umiliati
da un potere dispotico, si confida che esso
abbia fine e in un diverso modo
di convivenza. La nostra Chiesa ha prodotto una forte sacralizzazione del proprio
potere pubblico, ma, fin dall’antichità, i biblisti hanno concluso che quel “Ha
rovesciato i potenti dai troni”, non
le si applica. Tuttavia, nonostante la sacralizzazione delle sue istituzioni,
elaborata in particolare all’inizio del Secondo Millennio, quando il Papato
romano si costituì in una sorta di impero religioso, affrancandosi dal precedente
vassallaggio politico agli imperatori civili, esse sono storicamente molto
cambiate. In particolare vanno ricordate tre grandi stagioni di riforma, nell’11°,
nel 16° e nel 20° secolo, quest’ultima con il Concilio Vaticano 2°, celebrato a
Roma, in Vaticano, dal 1962 al 1965. La seconda fu catalizzata dalla Riforma
protestante, che, in religione, costituì un moto propriamente rivoluzionario, quindi
un rovesciamento.
La democrazia
è un tipo di convivenza sociale che non utilizza la sacralizzazione per avere
continuità. Quando se ne cominciò a parlare, nel Settecento se ne temette l’instabilità.
Nell’Ottocento la parola democrazia venne anche utilizzato per intendere confusione sociale. Questo perché si voleva praticarla con un’estensione
che non aveva mai avuto nel passato, in particolare nell’antichità greca, da
cui ricevemmo le prime teorizzazioni e il termine stesso democrazia (che in italiano e nel greco antico
e contemporaneo suona uguale), nell’esperienza
repubblicana di Roma antica, dove si contava in base al censo, e in quella del
Medioevo europeo, in cui era dominata dalle corporazioni dei mestieri. Nell’era
contemporanea se ne predica l’universalità senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni
politiche, condizioni personali e sociali. E’ chiaro, da ciò, il motivo per cui l’affermarsi dei processi democratici, in
particolare in Europa, comportò il ripudio del propositi di cristianizzare, con le buone (la persuasione) o con le cattive (la coercizione mediante
le istituzioni), la società. Quando si parla di secolarizzazione delle nostre società contemporanee, si vuole
appunto intendere questo, non certo che la gente non creda più all’azione di
agenti soprannaturali. Quindi certamente la secolarizzazione della
società, nel senso di desacralizzazione dei suoi poteri pubblici, è elemento
costitutivo della democrazia: non può esservi democrazia in un ambiente di
istituzioni sacralizzate. Questo spiega i problemi che i democratici, anche i cristiano
democratici, hanno sempre incontrato, e per certi versi ancora incontrano,
nelle loro Chiese, ma in particolare nella Chiesa cattolica, data l’elevata sacralizzazione
delle sue istituzioni e addirittura delle persone stesse che dirigono ai
vertici quelle istituzioni. Nella Chiesa cattolica ancora si teme la
dissoluzione procedendo nella desacralizzazione dei propri poteri
pubblici, e questo anche se l’esperienza delle democrazie Occidentali
contemporanee dovrebbe convincere del contrario. Quindi nella dottrina sociale, il pensiero sociale diffuso dal
Papato e dagli altri vescovi, non troviamo una teologia della democrazia, ma solo una cauta ammissione
dei processi democratici nel governo delle istituzioni civili in quanto più
confacenti alla dignità delle persone umane, come oggi anche nella Chiesa la si
intende. Di conseguenza, la formazione alla democrazia non viene ritenuta
compresa nei programmi per l’istruzione religiosa di base, e nemmeno per quella
di secondo livello, venendo certamente fatta, e questo è un bel passo in avanti,
prevalentemente per i fedeli che hanno un’istruzione superiore, quindi agli
universitari e post- universitari. L’Azione Cattolica fa certamente eccezione
perché la pratica fin dai più piccoli: anche per loro vuole essere quindi palestra
di democrazia.
Poi, naturalmente, i nostri vescovi si
lamentano che i laici di fede non contano più molto nella società civile, in
particolare nei processi politici. Certo, ancora dalla scuola della dottrina
sociale escono ancora grandi ingegni, persone alle quali tutti si rivolgono nei
tempi di crisi come riserve della Repubblica, ed esse si riconoscono per
avere nelle loro biografie periodi più o meno lunghi, più o meno intensi, di
formazione alla democrazia nelle istituzioni culturali religiose (molte
università religiose hanno corsi specifici), ma i più hanno avuto solo la formazione
alla democrazia che è comune a tutti, vale a dire i pochi cenni alla democrazia
come buona creanza civile che si
fanno nella scuola e poi nulla di nulla, anzi l’anti-formazione che si riceve nel
marketing politico, quel modo di accattivarsi la simpatia dell’elettore
che è pubblicità commerciale e che si
base essenzialmente nello sfruttare le possibilità di inganno cognitivo su base
emotiva che la nostra mente offre, un’anti-formazione che umilia dove invece la democrazia si propone di elevare.
Mario Ardigò – Azione Cattolica
in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli