Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, in parrocchia, riprenderanno nel mese di ottobre, in data che sarà comunicata su questo blog e, ai soli soci, anche per posta ordinaria.
La prima riunione on line,
con l’applicativo Google Meet, si terrà sabato 17 ottobre, alle ore 17. Per
partecipare:
a)acquisire un account Google;
b)inviare a mario.ardigo@acsanclemente.net una email comunicando il
proprio nome, la email usata per registrarsi su Google e con la quale si vuole partecipare, la propria
parrocchia e i temi di interesse.
A chi ha richiesto di
partecipare verrà inviato via email il codice di accesso.
I dati delle persone non
iscritte verranno cancellati al momento dell’invio della email con il codice di
accesso.
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Sull’idea di popolo
Ho proposto di incontrarci in Google Meet, il
prossimo 17 ottobre alle 17, per dialogare su “Come siamo popolo”. Nella mia prospettiva,
il metodo è importante quanto il tema.
Il metodo è quello del dialogo democratico. Il tema, quello di come
si è popolo, mette in questione la convivenza democratica, perché si può essere popolo anche in altri modi.
Dialogo democratico
significa che ci si impegna a non limitarsi a dire la propria, come accade spesso quando
si parla insieme in un gruppo, ma ad agganciarsi alle
argomentazioni proposte dagli altri, per condividerle, integrarle o confutarle.
In modo che poi, alla fine, sia possibile fare una sintesi del dibattito, proprio per quei legami che ciascuno ha tessuto con gli altri. Questo
significa ripudiare l’argomento secondo me, che taglia fuori gli
altri e sviluppare ragionamenti che cerchino condivisione ragionata anche al di
fuori della propria soggettività.
Ogni
persona ha determinate conoscenze, quindi sa. Ma il valore di ciò che sa viene dimostrato nel
confronto ragionato con altre persone. Nessuno può sapere tutto: questo è un limite
cognitivo di cui non sempre si ha consapevolezza. E ciò che si sa potrebbe presentare insufficienze o
incongruenze: la nostra mente è esposta a vari tipi di inganni cognitivi, in particolare per il ruolo
che vi ha l’emotività. Dialogando si pensa meglio e si aumenta il patrimonio delle proprie
conoscenze. Il sapere infatti può passare dall’una all’altra persona mediante il
linguaggio, che si attiva nel dialogo. A dialogare si impara, e lo
si impara essenzialmente facendone tirocinio. Questa sapienza del dialogo è oggi
poco diffusa, così spesso incontrarsi per parlarsi non risulta molto produttivo. Ciascuno, allora, utilizza l’argomento della propria autorità, se
ne ha, o quello del secondo me, e non è disponibile a mettere alla prova
della argomentazioni altrui le proprie convinzioni. Nell’incontro che ho proposto,
si vorrebbe scegliere, invece, la via dell’argomentazione razionale e del
confronto. Come organizzatore della riunione, vi proporrò indicazioni su questo
metodo e vorrò ascoltare ciò che osserverete in merito.
L’idea di popolo ha avuto uno sviluppo storico e varia, in una
stessa epoca, di società in società e di contesto in contesto. Divenne molto importante per la nostra fede
fin dalle origini.
Per il Maestro, “popolo” era innanzi tutto quello
degli israeliti della sua epoca, ai quali disse di essere stato mandato innanzi
tutto. Essi concepivano loro stessi come popolo in quanto legati dall’etnia,
da costumi religiosi e di altro genere, da un rapporto particolare con il
territorio, tra il Mediterraneo a occidente, il Libano e la Siria al nord, il
fiume Giordano a oriente e il deserto a sud, nel quale si erano insediati
storicamente, e dalla consapevolezza di una predilezione divina che determinava
un comune destino.
E poi c’erano
tutti gli altri popoli della terra, ai quali, ad un certo punto il Maestro inviò i suoi seguaci,
per farne dei discepoli, e quindi perché venisse insegnato loro tutto ciò che
egli aveva comandato.
I primi
cristiani, presto, ritennero anch’essi di essere diventati un popolo, come gli israeliti, salvo che per la relazione con un certo territorio. Roma e Costantinopoli non divennero mai per i cristiani ciò che era Gerusalemme per gli ebrei. I Cristiani si figurano una nuova Gerusalemme che scenderà dal Cielo. E immaginano di essere amati dal Creatore, non prediletti tra gli altri popoli.
Nello
sviluppo storico delle teologie cristiane questo popolo doveva espandersi in
tutto il mondo. Come si sarebbe dovuto relazionare con gli altri popoli? Il rapporto poteva pensarsi
come conflittuale, di
assimilazione,
di coesistenza
nella separazione, di dominio. Tutte queste modalità si manifestarono negli
eventi politici nei quali i cristiani vennero coinvolti nella loro lunga
storia. La nostra fede, dal Quarto secolo, manifestò evidenti connotati politici,
vale a dire che influì sul governo delle società in cui era immersa. Presto la
relazione prevalente diventò quella di dominio.
Dal Secondo
millennio quel dominio fu teorizzato come sostenuto da una struttura istituzionale
paragonabile a quella delle società civili, ma distinta da esse. In relazione
a questa istituzione, il popolo, come nelle società civili, venne concepito come
la massa
dei governati,
delle persone soggette all'autorità istituzionale. Con il formarsi
degli stati europei, che divennero modello per analoghi processi nel mondo
colonizzato dagli europei, dal Cinquecento quella struttura istituzionale venne
considerata analoga a un stato, quindi come una società organizzata, visibile, religiosa,
con poteri propri di una società perfetta e sovrana,quindi con leggi proprie, con
autorità proprie, con mezzi e fini propri, resa omogenea da quelle leggi e autorità proprie, con un popolo costituito dagli individui, dalle famiglie dagli
altri gruppi soggetti a quel potere istituzionale.
Nell’Ottocento,
con il formarsi in Europa delle ideologie basate sulle nazioni, vale a dire sulle popolazioni
considerate accomunate per elementi etnici, linguistici, storici e destinate a
ricadere sotto l’autorità di istituzioni di dimensione nazionale, il popolo fu visto progressivamente come fonte della legittimazione
all’esercizio del potere politica, insieme o
in sostituzione di quella sacrale evidenziata
dalla diciture “Per Grazia di Dio” sulle deliberazioni delle autorità sovrane.
Questo processo, però, non riguardò, se non in minima parte. la Chiesa cattolica come istituzione, nella quale, ed è la situazione di oggi, il popolo è ancora prevalentemente presentato nella condizione di gregge nei confronti dei Pastori, che governano l’istituzione,
anche se gli viene riconosciuta un virtù singolare, per la quale non potrebbe ingannarsi
quanto alle verità di fede.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente
papa – Roma, Monte Sacro, Valli.