Roberto Repole, Il sogno di una Chiesa evangelica.
L’ecclesiologia di papa Francesco, Libreria editrice Vaticana, 2017, €12.00
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Sintesi del
capitolo 3°
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RIUNIONE IN GOOGLE MEET DEL GRUPPO DI AC SAN CLEMENTE!
17 OTTOBRE ALLE 17
IL 17 ALLE 17!
Le riunioni del
gruppo AC San Clemente in presenza, in parrocchia, riprenderanno IL 10 OTTOBRE,
ALLE ORE 17, IN SALA ROSSA. I soci riceveranno questa notizia anche nella Lettera
ai soci - Ottobre 2020, per posta ordinaria.
La prima riunione on
line, con l’applicativo Google Meet, si terrà sabato 17 ottobre, alle ore 17
sul tema “Come siamo popolo?”.
Per partecipare:
a)acquisire un account Google;
b)inviare a mario.ardigo@acsanclemente.net una email
comunicando il proprio nome, la email usata per registrarsi su Google e
con la quale si vuole partecipare, la propria parrocchia e i temi di interesse.
Potranno partecipare solo
persone residenti in Italia anche se non
iscritte al nostro gruppo parrocchiale di Azione Cattolica, fino raggiungere un numero complessivo di 40
partecipanti. L’esperienza ha dimostrato che un numero superiore crea problemi
di coordinamento e di connessione.
A chi ha richiesto di partecipare verrà inviato via
email il codice di accesso.
I dati delle persone non iscritte al gruppo di AC San
Clemente verranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente
inviati per partecipare alla riunione successiva.
Nel post del 22
settembre scorso, "AC SAN CLEMENTE - 1° RIUNIONE CON GOOGLE
MEET", il programma dettagliato e tutte le istruzioni per
partecipare
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Le idee di popolo e
di nazione sono di nuovo al centro del dibattito
pubblico. Ne ha scritto anche il Papa. Vi propongo di iniziare a discuterne
anche tra noi nella prossima riunione in Google Meet. I testi di riferimento
per il confronto sono la sintesi dei temi politici dell’enciclica Laudato
si’ che ho pubblicato sul blog, nel post che precede, e, comunque,
l’intera enciclica per chi la conosce meglio, leggibile su
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html
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L’Azione
Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si
impegnano liberamente per realizzare,
nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza,
ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)
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Propongo una sintesi del primo libro della collana La teologia di papa Francesco, dedicato
alla sua ecclesiologia, vale a dire su come il Papa pensa la Chiesa, le sue
prospettive, le riforme necessarie. Questo per invogliare ad approfondire mediante
la lettura integrale del testo.
La collana
si compone di diversi libretti, nel
senso di volumi di piccolo formato, tascabili. Sono scritti in modo da essere
compresi da una persona di media cultura. Li si può portare con sé durante il giorno e
leggerli nei ritagli di tempo, ad esempio in metropolitana. Parlano della teologia di papa Francesco, ma
non sono libri di teologia, nono sono dedicati a un pubblico di specialisti.
nota: il testo è tratto dal volume, del quale
costituisce un condensato, per sottrazione. Gli elementi di raccordo tra
parentesi quadre sono inseriti da me.
Sintesi
di Mario Ardigò, dell’Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte
Sacro, Valli
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Capitolo 3°
Chiesa
estroversa
Una Chiesa
che esiste per gli altri
Il cuore
della proposta ecclesiologia di Francesco [è] la sua visione di una Chiesa in uscita missionaria.
1. A dispetto di una visione di Chiesa che poteva ritenere la missione
come qualcosa di già realizzato, l’ultimo Concilio [Il Concilio Vaticano 2° -
1962/1965] [ha] offerto una lettura chiaramente rinnovata, richiamando
anzitutto come la Chiesa -il concreto popolo di Dio- sia essa stessa il frutto
della missione divina. La Chiesa
rappresenta l’incipiente [=che si trova nella prima fase di sviluppo]
unificazione dell’umanità. La fedeltà a tale origine non [può] che comportare,
per la Chiesa, il suo essere strutturalmente missionaria.
[Nei] Paesi
di antica cristianità, si intravvedeva la necessità di ri-evangelizzare categorie di persone per le quali la Chiesa
stava diventando sempre più estranea, una «rilettura
del Vangelo alla luce della cultura contemporanea» [da Intervista a papa Francesco, di A.Spadaro]:
«Il Vaticano 2° è stato una rilettura del
Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di
rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono
enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato
un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione
storica concreta. Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di
discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo
attualizzata nell’oggi che è stata propria del concilio è assolutamente
irreversibile.»
[da Intervista
a papa Francesco, di A.Spadaro, del 19 agosto 2013 che può essere letta sul
Web, alla pagina:
http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2013/september/documents/papa-francesco_20130921_intervista-spadaro.html
[E ciò per capire che] l’unica missione
[universale] si [realizza] in modi diversi nei diversi contesti
socio-antropologici.
[A questo proposito] merita una particolare
menzione [esortazione apostolica] Evangelii nuntiandi [L’impegno di annunziare il Vangelo - 1975] di Paolo 6°, a motivo dell'influenza che ebbe nella Chiesa latino-americana e
della forte rilevanza nel pensiero di Jorge Bergoglio. In America
Latina il tema è stato poi approfondito
e contestualizzato, come mostra una lettura del documento di Aparecida
[approvato al termine della Conferenza generale del CELAM - Consiglio episcopale Latino Americano,
svoltasi ad Aparecida (San Paolo - Brasile) nel 2007], alla cui
elaborazione contribuì in modo
determinante Bergogio e che, oggi confluisce nel magistero papale di Francesco.
E’ particolarmente pregnante, in tal senso,
quanto Francesco afferma agli inizi del primo capitolo [dell’esortazione
apostolica] Evangelii gaudium [=La gioia del Vangelo - 2013].
Dice:
«La
comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha
presieduta nell’amore (si legga 1 Gv 4,10), e, per questo essa sa fare il primo
passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani
e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un
desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato
l’infinita misericordia del Padre e la sua forza di diffusione».
Ad essere missionario non è un qualche
soggetto ecclesiale, ma l’intera comunità, detta appunto «comunità
evangelizzante». E’, evidentemente, un aspetto connesso all’idea che la Chiesa
sia popolo di Dio. In tale orizzonte non si può ritenere che l’evangelizzazione
riguardi solo qualcuno. Non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”,
ma che siamo sempre “discepoli-missionari”.
L’evangelizzazione non [può] risolversi in un
mero [=solo in un] annuncio verbale. Evangelizzazione e promozione umana se
sono, infatti, distinte, non possono essere viste come separate.
Basandosi sul magistero del suo predecessore,
Francesco invita perciò a considerare come la carità non sia estranea all’opera
di evangelizzazione della Chiesa. «Dal cuore del Vangelo - dice-
riconosciamo l’intima connessione tra evangelizzazione e promozione umana, che
deve chiaramente esprimersi e svilupparsi in tutta l’opera evangelizzatrice»
[esort.apost. La gioia del Vangelo n.178].
Il dovere che la Chiesa ha di chinarsi su
tutte le ferite dell’umanità e di operare perché nessuno possa risultare uno scarto non le deriva da
qualche forma di neutrale filantropia: è esigenza del Vangelo della
misericordia, che è chiamata ad annunciare.
[L’annuncio] non può essere ridotto
all’individuale rapporto del singolo con Dio o a qualcosa che rimandi ad un
aldilà che nulla avrebbe a che fare con l’aldiqua di una vita, spesso misera,
degli uomini. Il Vangelo implica il regnare di Dio nel mondo, permettendo così
che la vita sociale diventi «uno spazio di fraternità, di giustizia, di
pace, di dignità pe tutti»[esort.apost. La gioia del Vangelo n.180].
[Papa Francesco prende] le distanze da
una visione del cristianesimo che lo concepisca come religione che si
occupa della sfera intima delle persone,
senza coinvolgere un impegno attivo e
trasfigurante della società umana e di tutte le sue istituzioni.
Una Chiesa [così,] in uscita missionaria,
comporta però una conversione pastorale[,per farne] un soggetto
collettivo strutturalmente dinamico. Ora non ci serve una “semplice
amministrazione”.
Sono diversi gli aspetti che si potrebbero
approfondire. Se ne segnalano quattro , particolarmente urgenti: la
ristrutturazione delle comunità cristiane sulla base della necessità di
annunciare il Vangelo a quanti non lo conoscono o ne hanno una percezione
errata; la costituzione di luoghi di autentica fraternità; la scelta
preferenziale dei giovani; il coinvolgimento reale e responsabile dei cristiani
laici.
Troppo spesso le comunità cristiane formatesi in regime di cristianità [sono]
ancora strutturate secondo l’ipotesi che tutti siano “normalmente cristiani”,
che la fede venga trasmessa nelle famiglie di provenienza, che la vita
cristiana possa contare sull’appoggio di
un contesto sociale che ne trasmette i valori. Molte delle energie sono,
perciò, spese per mantenere lo status quo [=l’ordine sociale vigente], e
restano, per conseguenza, poche risorse per annunciare il Vangelo a chi non ne
ha ricevuto l’annunzio o a quanti, per
diversi motivi, hanno una percezione distorta del Vangelo.
C’è l’esigenza che le comunità cristiane siano
luoghi in cui i cristiani possano confrontare la loro fede. E’ più necessario
che mai poter confrontare la propria fede con i compagni di credenza; così come
risulta indispensabile, a partire da
qui, vivere esperienze di autentica fraternità cristiana.
[Un’autentica scelta preferenziale per i
giovani dovrebbe condure, poi, a non
considerare] la condizione giovanile come una sorte di “malattia”, [cercando di
raggiungere i giovani] con eventi che distolgano dall’impegno di formare delle
coscienze, dal prendersi cura di una crescita e dal fare in modo che, nello
Spirito, Cristo raggiunga dei cuori e illumini dei volti.
Una conversione pastorale [deve] passare anche
e soprattutto per una de-clericalizzazione della Chiesa, che comporti il
riconoscimento effettivo dell’imprescindibile contributo di tutti i cristiani,
anzitutto ovviamente dei cristiani laici.
Francesco insiste sull’importanza di
recuperare il senso e la prassi di un protagonismo dei laici, [i quali] sono
semplicemente l’immensa maggioranza del Popolo di Dio. Al loro servizio c’è una
minoranza: i ministri ordinati. Ha detto Francesco: «Ricordo ora la famosa
frase “E’ l’ora dei laici”, ma sembra che l’orologio si sia fermato» [da:
papa Francesco, Il santo popolo fedele di Dio, articolo in Il Regno -
doc 2016/7]. Non si può pensare che esista una Chiesa ab intra [per
le azioni interne], appannaggio dei chierici, ed una chiesa ab extra [per
ciò che si fa nella società civile], appannaggio dei laici. Tutti sono
ugualmente appartenenti al popolo di Dio e responsabili della sua missione. La
Chiesa [esiste anche] per gli altri:
missionaria [e] chiamata ad abitare e trasfigurare la realtà di questo mondo. Secondo
Francesco [ciò che ha bloccato il protagonismo dei laici] è il fatto di non
essere stati formati a dovere, il fatto di non aver trovato spazi nelle Chiese
particolari, ma anche il fatto di essere stati chiamati ad assumere spesso
compiti intraecclesiali, a discapiti di un impegno di evangelizzazione
all’interno delle diverse realtà del
mondo. La Chiesa è già in uscita laddove
esistono laiche e laici che vivono e trasmettono il Vangelo nel mondo. La Chiesa esiste non soltanto nel momento del
suo raccogliersi, ma anche laddove, specie per la presenza di cristiani laici,
vive nelle realtà di questo mondo.
L’annuncio del Vangelo della misericordia
avviene sempre nell’incontro interpersonale. Esso implica una relazione e un
autentico incontro tra chi dona e chi lo riceve. Ed è in questo orizzonte che
occorre leggere anche lo stile di insegnamento assunto dallo stesso Francesco,
attraverso un evidente mutamento del linguaggio magisteriale che[, per il Papa
deve] essere normalmente un linguaggio pastorale, in quanto è finalizzato
all’evangelizzazione [il suo intento non è anzitutto quello di formulare una dottrina,
ma di guidare persone
all’accogliere il Vangelo nelle loro specifiche situazioni di vita].
Sembra di dover leggere in questi termini la
grande rilevanza data da Francesco all’omelia, quale strumento normale con cui
esercitare il suo personale magistero di vescovo di Roma. L’omelia è una forma
di comunicazione viva, dove sono
coinvolte persone reali e nella quale è fondamentale il rapporto che si crea
tra chi parla e chi ascolta.
Poiché, però, le persone non esistono al di
fuori di una cultura, la missione della Chiesa implica sempre, per Francesco,
una inculturazione ed una evangelizzazione delle culture. E’ singolare come questa venga interpretata
dal Papa attraverso la categoria dell’accoglienza; quasi che evangelizzare comporti, per la Chiesa, l’ospitalità in sé
di alcune sue dimensioni.
Può essere utile segnalare tre orizzonti
di conversione.
Il primo concerne la necessità di passare da
una Chiesa che poteva far conto su un “cristianesimo di massa” ad una Chiesa
che si strutturi sapendo che il Vangelo non può che essere trasmesso da persona
a persona.
Il secondo riguarda l’importanza che, in questo orizzonte, viene ad
avere la teologia. Senza una reale valorizzazione del lavoro teologico,
difficilmente la Chiesa sarà capace di rendere udibile e di inculturare il
Vangelo entro la cultura tardo-moderna o post-moderna.
Infine il compito di evangelizzare la cultura
comporta per delle Chiese che abitano società come quella occidentali,
generalmente democratiche, l’assunzione di una capacità di abitare lo spazio
pubblico, senza più contare su una posizione di forza e di potere, e senza,
tuttavia, abdicare al compito di offrire
la forza trasfigurante del Vangelo per la realizzazione di una società più
giusta e fraterna. Per farlo, i cristiani dovranno essere capaci di mostrare,
nei discorsi pubblici, la forza umanizzante dei de valori evangelici; ed essere
pronti ad operare - nel normale “gioco
democratico” - per convincere dell’impatto umanizzante di tali valori
anche quanti cristiani non sono.
La Chiesa [infine] non potrebbe annunciare il Vangelo della misericordia che
la fa esister senza denunciare, al contempo, quegli idoli che pretendono di
prendere il posto di Dio, finendo per disumanizzare e disintegrare la terra. E’
quanto il Papa mette in luce a proposito dell’idolatria del denaro sottesa a
certo liberismo economico, che dà vita ad una economia ingiusta, che
disumanizza tanto chi ne è vittima quanto chi la prodice.
Francesco mette in rilievo la portata
ugualmente anti-evangelica e disumanizzante del
relativismo pratico.
«[…] la
cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad
approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a
lavori forzati, o riducendola in schiavità
a causa di un debito. » [dall’enciclicica Laudato si’, del
2015].
La Chiesa dovrà essere voce profetica, tanto rispetto al relativismo
teorico, quanto rispetto a quello pratico. Essa esprimerà così quella “riserva
critica” anche nei confronti del mondo postmoderno e globalizzato che deve
rappresentare rispetto a qualsivoglia cultura.
Il relativismo pratico può
insinuarsi anche in quei cristiani la
cui dottrina è inoppugnabiile, anche costoro possono infatti vivere come se Dio
non esistesse o decidere come se i poveri non ci fossero. E’, dunque, possibile
essere cristiani, professare una dottrina e idee spirituali corrette e,
tuttavia, incorrere in tale relativismo. Papa Francesco lo reputa ancora più
pericoloso di quello dottrinale: esso appare, infatti, come una minaccia
subdola, che può far sì che la comunità dei credenti in Cristo parli del
Vangelo, senza essere evangelica. E per questo la conversione è, per la Chiesa,
un compito costante e mai concluso; così come indispensabile è la sua riforma.