RIUNIONE
IN PARROCCHIA - SALA ROSSA E VIDEOCONFERENZA MEET - DI AC SANCLEMENTE!
13 NOVEMBRE 2021 ORE 17
OGGI, SABATO 13 NOVEMBRE 2021, ALLE
ORE 17:00, CI RIUNIREMO IN PARROCCHIA, IN SALA ROSSA E IN VIDEOCONFERENZA MEET, PER CONTINUARE IL
PERCORSO FORMATIVO DELL’AZIONE CATTOLICA QUESTIONE DI SGUARDI E, IN
PARTICOLARE, LA SUA 1° TAPPA SGUARDI CHE RILEGGONO.
LINK E CODICE PER PARTECIPARE IN VIDEOCONFERENZA MEET SONO GIA' STATI COMUNICATI AI SOCI VIA EMAIL E WA E, PER I SOCI CHE ANCORA NON CI HANNO INDICATO UN LOR RECAPITO EMAIL, ANCHE PER POSTA ORDINARIA.
POSSONO ESSERE RICHIESTI ANCHE DA CHI NON E' SOCIO, CON UNA EMAIL A
mario.ardigo@acsanclemente.net
INDICANDO NOME, PARROCCHIA DI RESIDENZA, TEMI DI INTERESSE. I DATI COMUNICATI SERVIRANNO SOLO PER PARTECIPARE A QUELLA SPECIFICA RIUNIONE, VERRANNO CANCELLATI DOPO DI ESSA E DOVRANNO ESSERE NUOVAMENTE COMUNICATI PER PARTECIPARE A UNA RIUNIONE SUCCESSIVA.
Ora è
più semplice accedere in Meet.
Fare clic o tap sul link. Oppure: andare su https://apps.google.com/meet/ ,
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cliccare su Partecipa; nella schermata successiva, inserire il proprio nome a destra e
cliccare su Chiedi di partecipare. Attendere di essere ammessi alla riunione.
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Centro Aletti Atelier d’arte, Lo sguardo di Gesù su Pietro, 2014 -Santuario di San Giovanni Paolo II a Cracovia
Proprio
nel Santuario di San Giovanni Paolo II a Cracovia si trova l’opera “Lo sguardo
di Gesù su Pietro”. Nell’angolo sinistro della Cappella del Battistero è
rappresentato Pietro, disperato, mentre ascolta il canto del gallo che gli
ricorda ciò che gli aveva detto Cristo a proposito del suo rinnegamento. Sin
dai tempi dell’arte paleocristiana, il gallo appare insieme alla figura Pietro,
rammentando che il potere della Chiesa è fondato su una radicale fragilità. La
fede, infatti, ha il suo inizio proprio là dove crolla la nostra capacità
puramente umana. Il crollo di Pietro è pienamente accolto dallo sguardo di
Cristo. La riconciliazione, chiamata anche “sorella del battesimo”, sgorga
proprio da questo sguardo misericordioso di Cristo che suscita in noi le lacrime
del pentimento. Questo sguardo tra Cristo e Pietro grazie al quale quest’ultimo
“rilegge” una più profonda verità su di se e su Gesù stesso.
Questione di
sguardi
Percorso
formativo di AC
1º tappa
Sguardi
che rileggono
Spunti per la
discussione
In preghiera
Con i tuoi occhi, Signore,
guarderò dentro di me,
perché tu mi conosci meglio di me
e non ti sono nascosti i miei pensieri.
E mi stupisci
perché sotto il tuo sguardo
imparo a mettere insieme
i cocci della mia vita
e alla luce dei tuoi occhi
vedo spazi infiniti e terre senza
confini,
vedo mani tese e volti che implorano
bene, pace, giustizia, fraternità…
Per la meditazione
evangelica viene proposto il brano del Vangelo secondo Luca di Gesù e dei due
di Emmaus, al capitolo 24, versetti da 13 a 35 – Lc 24, 13-35.
La sera di Pasqua, accompagnando i due
verso Emmaus, Gesú con il suo sguardo, la sua capacità di ascolto, le sue
parole profonde che scaldano il cuore, permette loro di rileggere l’esperienza
di morte e di dolore che li ha duramente coinvolti negli ultimi giorni. Questo
sguardo capace di rilettura dá la capacità a ogni adulto di stare in profonditá
nella propria vita, di comprenderne i significati, di dare senso e ragione a
ogni tempo e luogo in cui esiste personalmente
e nei contesti comunitari e sociali.
Ed ecco, in
quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome
Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, econversavano tra loro
di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme,
Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano
impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che cosa sono questi
discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?". Si fermarono, col
volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: "Solo tu sei
forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?".
Domandò loro: "Che cosa?". Gli risposero: "Ciò che riguarda
Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e
a tutto il popolo;come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno
consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo
che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati
tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre,
ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato
il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i
quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e
hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno
visto". Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto
ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste
sofferenze per entrare nella sua gloria?". E, cominciando da Mosè e da
tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a
lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come
se dovesse andare più lontano. Ma essi
insistettero: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al
tramonto". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la
benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: "Non ardeva
forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via,
quando ci spiegava le Scritture?". Partirono senza indugio e fecero
ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano
con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a
Simone!". Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come
l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Preghiera
La sera di Pasqua,
accompagnando i due verso Emmaus, Gesù con il suo sguardo, la sua capacità di
ascolto, le sue parole profonde che scaldano il cuore, permette loro di
rileggere l’esperienza di morte e dolore che li ha duramente coinvolti negli
ultimi giorni. Questo sguardo capace di rilettura dà la capacità a ogni adulto
di stare in profondità nella propria vita, di comprenderne i significati, di
dare senso e ragione a ogni tempo e luogo in cui esiste personalmente e nei
contesti comunitari e sociali.
Ogni giorno
esercitiamo il senso della vista in maniera massiccia; i nostri sguardi sulla
realtà sono talvolta attenti, talaltra distratti, non sempre capaci di entrare
in essa, oppure penetranti seppur non invadenti. Eppure, soprattutto quando la
realtà ci pone appelli forti, ci rendiamo conto che il nostro sguardo sulle
cose è parziale e che occorre confrontarlo con quello altrui, con i punti di
vista e le prospettive che gli altri hanno.
CATECHISMO:
in questa tappa sono proposti i numeri 633 e 635 del Catechismo degli adulti,
per sottolineare che, come per i discepoli di Emmaus l'ascolto della parola di
Dio e lo spezzare del pane hanno consentito di riconoscere la presenza di Gesù
accanto a loro e di rileggere gli avvenimenti che avevano vissuto, così per noi
la partecipazione alla S. Messa, attraverso la liturgia della Parola e
l’eucaristia, possono essere un’occasione per illuminare con una luce nuova la
nostra vita quotidiana e gli avvenimenti che la attraversano.
633] Essere cristiani non è aderire
a un’idea, ma a una persona. Mediante le celebrazioni liturgiche della Chiesa,
il Signore Gesù, crocifisso e risorto, ci viene incontro personalmente in modo
conforme alla nostra condizione storica. Ci comunica il dono pasquale del suo
Spirito e della vita nuova, che santifica la nostra esistenza nelle molteplici
situazioni, a lode di Dio Padre.
635] L’uomo, essere spirituale e corporeo, percepisce ed
esprime le realtà spirituali mediante segni materiali o simboli. La sua
vita quotidiana è intessuta di azioni simboliche: sorrisi, lacrime, strette di
mano, baci, abbracci. Basta pensare ai rapporti tra amici, fidanzati, sposi,
genitori e figli. Le parole da sole sarebbero del tutto inadeguate,
specialmente nei momenti intensi di amore, di gioia e di dolore. I gesti
rafforzano le parole; danno corpo alle intuizioni, ai valori e ai sentimenti;
toccano il cuore e plasmano la personalità.
Il
linguaggio simbolico è un modo di essere e di comunicare. Coinvolge tutta la
persona: intelligenza, volontà, affettività e corporeità. Non solo rappresenta
le realtà spirituali invisibili, ma le contiene e le comunica effettivamente.
L’esperienza
religiosa si serve del linguaggio simbolico come mediazione dell’incontro con
la divinità. Il mondo è come un grande simbolo della grandezza di Dio e della
sua vicinanza. La luce, il fuoco, l’aria, l’acqua, l’avvicendarsi delle
stagioni, i frutti della terra, ogni realtà visibile rimanda al di là di se
stessa, verso il Mistero. I gesti della vita sociale si caricano spontaneamente
di senso religioso. Partecipare a un convito non è solo prendere cibo, ma è un
modo di interpretare la realtà, un modo di essere con le cose, con gli altri e
in definitiva con Dio. La relazione con Dio viene vissuta con più intensità nei
passaggi critici della vita - nascita, crescita, matrimonio, morte - o negli
avvenimenti storici in cui si riconoscono importanti valori e motivi di
speranza.
Tutte
le religioni fanno largo uso di gesti simbolici, organizzandoli in sistemi più
o meno complessi, cioè in riti. I simboli presentano analogie e convergenze
sorprendenti; ma i significati sono per lo più molto diversi da una religione
all’altra
PROGETTO
FORMATIVO AC: in questa tappa è proposto un breve brano tratta dal capitolo 4
del testo “Perché sia formato Cristo in voi”, che sottolinea l’impegno ad una
testimonianza del Vangelo incarnata nella cultura di oggi, a partire dalla
centralità del mistero di cristo, passando attraverso un attento discernimento
sulla vita e sulla storia.
4. Con il linguaggio
dei laici
Vivere il
Battesimo significa essere testimoni e missionari nella vita di ogni giorno. Oggi
siamo consapevoli che la missione costituisce una nuova urgenza, per la Chiesa
e per la coscienza credente. Per i laici si tratta di riportare il Vangelo a
contatto con la vita, affinché esplichi tutta la sua dirompente potenza
salvifica. La comunicazione del Vangelo che avviene nei luoghi comuni della
vita di ogni giorno può raggiungere tutti e arrivare dove le persone oggi
vivono: con un linguaggio che solo i laici possono uti- lizzare; una
“grammatica umana” che svela l’uomo all’uomo e, mostrando l’uomo, parla di Dio.
Ciò che parla di Vangelo nei luoghi ordinari è la vita; è la propria umanità la
capacità di attenzione agli altri; è la parola che ha la pazienza dell’ascolto
e del dialogo: quello sulla vita, che può approdare al dialogo della fede se la
vita sa interpellare, provocare, far pensare.
La sfida della missione è quella di parlare
della vita da cristiani; saper parlare di amore, di coppia, di dolore, di
lavoro, di morte, di affari, di denaro... con il linguaggio comune, ponendo la
fede in maniera nuova in dialogo con l’esistenza di oggi. Ci è chiesto di
trovare nel nostro cuore di persone credenti le parole di un nuovo annuncio,
come ci chiedono i nostri vescovi. Credere al valore missionario della fede dei
laici dilata indefinitamente i confini della missione e assolve al compito che
il Signore ha affidato alla Chiesa di raggiungere “gli estremi confini della
terra”.
Anche questa
coscienza missionaria legata alla vita di ogni giorno ha bisogno di grande cura
sul piano formativo: tanti cristiani sono ancora convinti che gli impegni della
vita cristiana si giocano nel chiuso delle “cose di Chiesa” oppure che la fede
serve a rispondere ai bisogni personali senza porsi mai in rapporto con la vita
degli altri e con le loro domande. Occorre dunque la formazione ad una vita
cristiana missionaria nel mondo e missionaria attraverso le parole della vita.
Esercizio
di laicità
In testo
proposto offre lo spunto per riprendere ciò che è stato espresso nel taccuino,
mettendo in relazione i diversi ruoli che ricopriamo nei vari ambiti di vita
con la presenza del Signore accanto a noi per orientarci e leggere con occhi
nuovi le vicende personali e dell’attualità.
Cerco fatti di vangelo
Si propone la
testimonianza della “Cittadella dei giovani” promossa a Tarquinia
dall’Associazione “Semi di Pace” La Cittadella è un complesso demaniale di
circa due ettari situato nella periferia della città. Il terreno, un ex centro
consorziale per la sperimentazione idroponica, è stato utilizzato per circa
quarant’anni come discarica abusiva di materiale di risulta, manufatti di
cemento e macchine usurate. Nel corso del tempo, l’area è stata oggetto di numerosi
interventi di riqualificazione ad opera dei volontari dell’Associazione. Gli
interventi di recupero sono stati avviati nell’anno 1999, con la bonifica del
terreno e il livellamento delle superfici, con l’ausilio di alcuni mezzi messi
a disposizione dal Comune di Tarquinia e dagli Enti locali, Successivamente,
sono state posizionate delle strutture provvisorie adibite ad uffici, magazzini
per lo stoccaggio delle risorse materiali destinate alla ridistribuzione, due
parchi giochi per bambini, una micro fattoria didattica e una serra per la
coltivazione di prodotti biologici. Nel corso degli anni, sono stati inoltre
piantati circa cento
alberi da frutto e
ornamentali. La Cittadella rappresenta oggi un importante punto di
riferimento, formazione e impegno per i giovani del territorio nonché polo di
inclusione sociale per i cittadini di Tarquinia e dei Comuni limitrofi, un
laboratorio permanente di cittadinanza attiva e di dialogo interculturale. In
questo luogo, aperto tutto l’anno alle famiglie, agli anziani, ai disabili, ai
migranti, è possibile usufruire di una serie di servizi socio-assistenziali,
trascorrere il proprio tempo libero con attività ricreative e partecipare a
manifestazioni di carattere culturale. Un’area della Cittadella è stata recentemente
dedicata alla memoria dei drammatici avvenimenti che hanno segnato la storia
del XX secolo, con la realizzazione di un Memoriale della Shoah e
l’allestimento di una mostra permanente che attraverso quaranta pannelli
organizzati in sezioni tematiche ripercorre la storia della persecuzione dei
diritti e delle vite degli ebrei in Italia dal 1938 al 1945. Nel 2017 l’Agenzia
Nazionale del Demanio ha deciso di premiare l’impegno e i risultati raggiunti
da Semi di Pace con una concessione
di valorizzazione dell’intera
area per una durata
di diciotto anni.
L’esperienza della “Cittadella” ha conosciuto nel tempo diverse difficoltà, ha dovuto fermarsi e ripartire più volte prima di trovare una soluzione “provvidenziale” nella sede attuale. In questi anni è stata una opportunità di costruzione di relazioni nel territorio, segno di speranza e luogo dove sperimentare la fraternità e il servizio.
http://www.semidipace.it/la-cittadella/
PREGHIERA
FINALE Nel Salmo 122 si canta la gioia del ritorno alla casa di Dio e alla
comunità riunita intorno all’altare
Salmo 122
Saluto a Gerusalemme
1Canto dei pellegrini. Salmo di Davide.
Che gioia quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
2E ora i nostri passi si fermano alle tue
porte, Gerusalemme.
3Gerusalemme, città ben costruita,
raccolta entro le tue mura!
4A te salgono le tribù,
le tribù del Signore.
Qui Israele deve lodare
il nome del Signore.
5Qui, nel palazzo di Davide,
siedono i re a rendere giustizia.
siedono i re a rendere giustizia.
6Pregate per la pace di Gerusalemme.
Dite: «Sicurezza per chi ti ama,
7pace entro le tue mura,
prosperità nei tuoi palazzi!».
8Per amore dei miei parenti e amici
io dico: «Pace su di te!».
9Per amore della casa del Signore, nostro Dio,
voglio chiedere per te ogni bene.
ALTRI
RIFLESSI DELLA CULTURA CANZONI:
La vita all’incontrario di Simone Cristicchi, nell’album
Grand Hotel Cristicchi, 2010
Come sarebbe
bello vivere la
vita all'incontrario
Invertire
il senso di
marcia del viaggio
diventare forse
un po' più
saggio
hai mai
pensato a come
sarebbe meglio
sfogliare indietro
i giorni del
calendario
con l'esperienza
di un vecchio
e il corpo
di un giovanotto cancellare ogni
mio sbaglio
Comincio la
mia vita sul
punto di morte
rinchiuso nella
fredda stanza di un ospedale
circondato da
un gruppetto di
perfetti sconosciuti che piangono
a dirotto lì
davanti al mio
capezzale
Il
medico mi controlla,
mi dice "Lei sta
bene Ha la
pressione a posto
ed il battito è
normale non ha proprio
alcun motivo per
cui debba stare
qui gentilmente,
ceda il
posto a chi
sta veramente male
Così ritorno
a casa dove
scopro che ho
una figlia usciamo a
fare un giro
le mie gambe
vanno
che è una meraviglia
Mi faccio
la barba davanti
allo specchio
mi accorgo
d'un tratto che
non sono poi
così vecchio Così giorno
dopo giorno,
passano i
mesi,
corrono gli anni
divento sempre
più giovane,
sempre di
meno sono gli affanni
spariscono le
rughe che solcavano
il mio viso
sono nato
con un ghigno,
morirò
con un sorriso
Come sarebbe
bello vivere la
vita all'incontrario
Invertire il
senso di marcia
del viaggio
diventare forse
un po' più
saggio
hai
mai pensato a
come sarebbe meglio
sfogliare
indietro i giorni
del calendario
con l'esperienza
di un vecchio
e il
corpo di un
giovanotto
cancellare ogni
mio sbaglio
Oggi ho
compiuto settant'anni,
ma sembro
nato ieri
ho pure
il conto in
banca e una
cifra a cinque
zeri
Per
la felicità sputtano
tutto il mio tesoro
tanto
domani
inizia il
primo giorno di
lavoro e il primo
giorno
i
miei colleghi già
mi abbracciano
mi
regalano un bel
diploma
ed una
targa al merito
il Capo
mi stringe la
mano e ringrazia
in anticipo
"Che
sacrificio passare quarant'anni
chiuso in un
ufficio
Divorzio, poi
mi sposo
ed infine
mi fidanzo
vivo il
primo grande amore
come fossi in
un romanzo fatto di
passione e baci
da mozzare
il fiato
che diventerà
il preludio ad un periodo
spensierato in cui frequento locali
notturni,
viaggio, fumo,
faccio sesso
diminuisce pure
la mia smania
di successo
Mi godo
della giovinezza persino
i minuti e intanto
mi preparo alla
scelta degli studi
Come sarebbe
bello vivere la
vita all'incontrario
Invertire il
senso di marcia
del viaggio
diventare forse
un po' più
saggio
hai mai
pensato a come
sarebbe meglio sfogliare indietro
i giorni del
calendario
con l'esperienza
di un vecchio
e il corpo
di un giovanotto cancellare ogni
mio sbaglio
Ed eccoci
arrivati alla fine
della mia storia
comincio gradualmente
a perdere le
inibizioni
i
Dogmi della Religione,
l'educazione
e fortunatamente inizio
a perdere la
mia memoria
Quando divento
piccolo talmente piccolo
da
aver dimenticato
proprio tutto quanto entro
in
un luogo comodo,
accogliente,
tiepido
esattamente il contrario
di quel
che fuori è
il
E
dopo nove mesi
di villeggiatura
mi domando
dove si nasconda
al fregatura
La
mia esistenza umana,
con un
moto di entusiasmo si
conclude
con un
orgasmo!!
Scheda del Brano
inserito nell’Album “Grand Hotel Cristicchi” del 2010. La vita all’incontrario esibisce una
delle cifre distintive con cui l’artista romano si esprime: il paradosso.
Cristicchi ama molto giocare, divertirsi e divertire, nelle sue canzoni, senza
mai però perdere di profondità; mai banale e sempre in grado di cogliere un
punto di vista differente. Riesce ad avere sempre uno sguardo inconsueto sulle
cose e sulla vita, a rileggerla. La canzone ritmata e divertente, ispirata ad
una celeberrima citazione di Woody Allen, descrive come potrebbe essere la vita
se iniziasse dalla morte e finisse all’atto del concepimento. Magari un
divertissement, ma non solo. La prospettiva inusuale della finitezza del tempo e l’ironia, per acquisire
una consapevolezza diversa di vivere il presente, il Kairos di ogni giorno,
citando la canzone “invertire il senso di marcia del viaggio, diventare forse
un pò più saggio”, ridendoci su!
LIBRI:
Toshikazu
Kawaguchi, “Finché il caffè
è caldo” (Garzanti, Milano 2020,
pp. 177)
INTRODUZIONE: “Finché il caffè è caldo” (Garzanti, Milano 2020, pp. 177,
€16,00) è il romanzo d’esordio dello sceneggiatore e regista giapponese
Toshikazu Kawaguchi, col quale vince il Suginami Drama Festival. Pubblicato
all’inizio della pandemia (nel mese di marzo), in poco meno di un anno
raggiunge la diciottesima ristampa grazie al tam-tam dei
lettori che lo
incoronano nuovo caso
letterario.
INTERPRETAZIONE: Quanto ci mette uno sguardo a cogliere l’essenziale? Di
quanto tempo abbiamo bisogno per guardare le vicende della nostra vita sotto
una luce nuova? Basta il tempo di un caffè?! il tempo che ci impiega a
diventare freddo? Un caffetteria anonima, nascosta in un seminterrato fresco
anche nella calura estiva, pochi posti a sedere e una leggenda metropolitana:
lì si può tornare indietro nel tempo! Alcune regole da rispettare, la
possibilità di tornare a rivivere un incontro, una seconda occasione per dare
una direzione nuova al presente. I diversi protagonisti del romanzo hanno un
rimpianto, un ricordo doloroso che riaffiora, ma tutti scoprono che il passato
non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente
che abbiamo tra le mani: “Be’, visto che il futuro non è ancora successo, credo
proprio che dipenda da te...”. Un percorso di nuova comprensione dell’oggi, la
capacità di rileggere la propria vita e le relazioni fondamentali, in un vero
processo di conversione
interiore.
VALUTAZIONE: Un romanzo che pagina dopo pagina accompagna a riflettere
sul mistero delle occasioni perdute e sull’importanza di quelle da vivere
ancora, in un contesto di familiarità: i personaggi diventano sempre più
“intimi” del lettore, che di volta in volta li ritrova e li scopre da una
prospettiva diversa. Affascinante e capace ci catturare l’attenzione pur
nell’ordinarietà delle vicende raccontate, che potrebbero essere quelle di
ciascuno. Una narrazione leggera, ma non superficiale di temi come quello della
malattia o della morte, capace di toccare
in modo delicato
le corde dell’animo. Emozionante.
G. Borsato,
Dio è onnipotente? Una riflessione teologica e pastorale. Prefazione di Paolo
Ricca, Edizioni Dehoniane Bologna, 2019 – disponibile in eBook e Kindle
Scrive Ricca nella prefazione:
Ma vale
la pena […] vedere come l’autore risponde all’interrogativo che costituisce il
titolo del libro: Dio è onnipotente? È importante, credo, notare che si tratta
di una domanda, non di un’affermazione o negazione. Anche questo dimostra che
il libro vuole aprire un dialogo, una
riflessione più corale possibile, e non seminare verità precostituite. La
risposta offerta alla domanda del titolo è dialettica, e cioè: “No”, Dio non è
onnipotente, se per “onnipotenza” intendiamo quella del “Dio tappabuchi”,
secondo l’espressione coniata da Bonhoeffer è diventata corrente, cioè il Dio
che entra in azione dove l’uomo esaurisce le sue facoltà e possibilità. “Si”,
Dio è onnipotente, se per “onnipotenza” intendiamo “l’onnipotenza d’amore” che,
contrariamente a quello che afferma l’autore, non sembra neppure, secondo la
testimonianza evangelica, essere “condizionata dalla nostra accoglienza”; è
piuttosto lei, l’onnipotenza d’amore, a condizionare la nostra accoglienza.
FILM:
Viva la
libertà, di Roberto Andò, Italia, 2013 Genere: Commedia Regia: Roberto Andò
Interpreti: Toni
Servillo (Enrico Olivieri/Giovanni Ernani), Valerio Mastrandrea (Andrea
Bottini), Valeria Bruni Tedeschi (Danielle), Michela Cescon (Anna), Anna
Bonaiuto (Evelina Pileggi), Eric Trung Nguyen (Mung), Judith Davis (Mara),
Andrea Renzi (De Bellis), Gianrico Tedeschi (Furlan), Massimo De Francovich
(Presidente della Repubblica),
Renato Scarpa (Arrighi),
Lucia Mascino (contestatrice), Giulia
Andò (Hostess), Stella
Kent (Helene) . Nazionalità:
Italia
Anno di uscita: 2013
Durata: 94’
Quando anche l'ennesimo sondaggio lo indica come sicuro perdente, Enrico
Oliveri, segretario del principale partito di opposizione prende la decisione
di sparire, lasciando solo un generico biglietto. Nè il suo segretario
particolare Andrea né la moglie Anna sono in grado di capire dove possa essersi
rifugiato: così, per fronteggiare le inevitabili difficoltà di gestione della
situazione, Andrea decide di incontrare il fratello gemello di Enrico,
Giovanni, un filosofo di grande intelligenza ma affetto da depressione bipolare
e per qualche tempo ricoverato in casa di cura. Giovanni prende il posto di
Enrico, all'inizio con qualche incertezza ma via via con maggiore sicurezza e
autorità. Il suo modo di affrontare incontri, gruppi, comizi è del tutto nuovo
e diverso. Con opportuni pensieri e frasi efficaci, conquista gli elettori e
riscalda gli animi. Quando da Parigi, dove era andato a casa di un'amica degli
anni giovanili oggi sposata con un famoso regista di cinema, Enrico torna a
Roma, i sondaggi si sono del tutto ribaltati. Tutti sono convinti che
l'opposizione vincerà le elezioni. Andrea entra nello studio di Enrico, parlano
e poi, nel congedarsi, lo osserva con tono incerto. Di fronte a lui c'è Enrico
o Giovanni?
Tratto dal premio Campiello Opera Prima “Il trono vuoto” scritto dallo
stesso regista, Viva la libertà è un film appassionato, godibile, a tratti
divertente.
Sebbene calato nel pieno della campagna elettorale del partito
dell’opposizione italiano, ed i suoi riferimenti alla situazione politica
italiana siano palesi, il film non vuole essere né una narrazione storica, né
una lente d’ingrandimento sulla sola classe politica.
Gli avvenimenti sono un pretesto per una riflessione che prova a farsi
più alta e che riguarda la politica in sé, la sua missione, la passione civile.
Il punto di vista dell’autore è affidato
spesso ai dialoghi o ai monologhi dei protagonisti, tutti assolutamente
convincenti.
Partendo dalla constatazione che “la paura è la musica della democrazia”
e che spesso la politica diventa “un’invenzione costante della realtà,
un’impostura”, dunque una finzione, dove la comunicazione gioca un ruolo
fondamentale, Andò ci richiama alla verità come atto etico e dal quale non si
può prescindere per la costruzione di senso e di comunità. Dirà Giovanni, in
una delle sue prime apparizioni pubbliche in sostituzione di Enrico, in cui
commenta come la paura sia l’esito ineluttabile di una narrazione della vita
quale susseguirsi di continue catastrofi: “Noi che dovevamo essere i primi ad
opporci a questo andazzo siamo stati troppo morbidi, incerti, indecisi, vacui,
disponibili; in una parola: complici. [...]. Io sono qui qui per far si che
domani non si dica “i tempi erano oscuri perché loro hanno taciuto!”
Ma chi tace? chi è responsabile?
La risposta sembra arrivare dai versi conclusivi della poesia di Brecht
“A chi esita”, recitata da Giovanni durante il comizio conclusivo della
campagna elettorale: “Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”. Tutti
siamo chiamati a squarciare il velo della mistificazione, attraverso una
rilettura della realtà e del tempo presente, delle urgenze che prepotentemente
emergono; ed ugualmente tutti noi siamo responsabili della costruzione delle
comunità, politica e non, a cui apparteniamo.
Dal punto di vista pastorale la CEI lo ha valutato come consigliabile,
problematico e adatto per i dibattiti.
In una sequenza del film, il protagonista (Tony Servillo) recita una poesia di Bertolt Brecht
A chi esita
Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.
E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.
Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?
O contare sulla buona sorte?
Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.
Poesie (Einaudi, 2014), a cura di G. D. Bonino
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Tutto quello
che vuoi, di Francesco Bruni, Italia, 2017
Genere: Commedia Regia: Francesco Bruni Interpreti e ruoli: Giuliano Montaldo
(Giorgio), Andrea Carpenzano (Alessandro), Arturo Bruni (Riccardo), Emanuele
Propizio (Tommi), Donatella Finocchiaro (Claudia), Antonio Gerardi (Stefano), Raffaella Lebboroni
(Laura), Andrea Lehotska
(Regina), Ricardo Vitiello (Leo),
Carolina Pavone (Zoe). Nazionalità: Italia Anno di uscita:
2017 Durata: 106’
Nella Roma caotica e dispersiva di oggi, dove il nervo scoperto di un irrisolto rapporto padre/figlio genera mostri e il dialogo appare una scommessa persa in partenza. Il ventiduenne Alessandro, ignorante e turbolento, senza entusiasmo e prospettive, trascorre le sue giornata al bar del quartiere insieme ad altri tre amici. Dopo essersi messo nei guai con la giustizia e l’ennesimo scontro violento con il padre, da questo viene obbligato ad accettare controvoglia di fare da accompagnatore a Giorgio, un anziano poeta 85enne, con sospetti di Alzhaimer. Giorgio ha pubblicato raccolte di versi, ed in una stanza della sua casa sono conservati i diversi premi vinti durante la sua vita. Ma sempre nella stessa stanza si trovano incisi su un muro versi che rimandano a segreti e a episodi del passato. La lettura di quei versi e la curiosità di Alessandro recuperano squarci di vita passata: un tesoro nascosto in montagna, durante la guerra, e l’amicizia con tre soldati americani; un amore della sua giovinezza. Sarà la molla che spingerà Giorgio, insieme ad Alessandro ed i suoi amici, a mettersi in viaggio. Tutto quello che vuoi propone un classico espediente narrativo del cinema: il confronto generazionale, a cui si unisce il meccanismo della coppia del malato con la persona che lo accudisce (Quasi amici). L’espediente narrativo è giocato sui toni della commedia allegra (con situazioni comiche e battute anche esilaranti), senza però disdegnare momenti toccanti, generati soprattutto da Giorgio, uomo dai modi d’altri tempi, che pensa e agisce secondo le “regole” della bellezza, della poesia, della gentilezza (l'interpretazione di Giuliano Montaldo è riuscitissima). Sarà questa nuova prospettiva, confusa di primo acchito dai giovani quale frutto di ingenuità, a farsi spazio lentamente in Alessandro, che si affezionerà al vecchio poeta. Questo poeta anziano, stralunato, dai modi gentili diventa così per Alessandro un adulto di riferimento e il loro incontro l’avvenimento che lo cambierà, grazie al quale, probabilmente, potrà diventare un uomo. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto ai dibattiti. (www.cnfv.it)