INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

sabato 27 novembre 2021

RIUNIONE IN PARROCCHIA – IN SALA ROSSA E MEET - DI AC SANCLEMENTE! 27 NOVEMBRE 2021 ORE 17

 

RIUNIONE IN PARROCCHIA – IN SALA ROSSA E MEET - DI AC SANCLEMENTE!

27 NOVEMBRE 2021 ORE 17








Azione cattolica è missione!

 

 

OGGI, SABATO 27 NOVEMBRE 2021, ALLE ORE 17:00, CI RIUNIREMO IN PARROCCHIA, IN SALA ROSSA, PER CONTINUARE IL PERCORSO FORMATIVO DELL’AZIONE CATTOLICA QUESTIONE DI SGUARDI E, IN PARTICOLARE, LA SUA 2° TAPPA SGUARDI CHE GIOISCONO. DI SEGUITO INSERIAMO DOCUMENTI UTILI PER IL DIBATTITO.

 

Si potrà partecipare anche in videoconferenza Meet, con  link e codice di accesso che sono stati comunicati. Chi non li abbia ricevuti e voglia partecipare in videoconferenza Meet, può richiederli con una email a mario.ardigo@acsanclemente.net, indicando il proprio nome, la parrocchia di residenza e i temi di interesse. Questi dati saranno utilizzati solo al fine di consentire la partecipazione alla riunione di stasera e dopo la sua conclusione verranno cancellati. Chiunque, invece, parteciperà in sala rossa, in parrocchia, sarà il benvenuto. E' prescritto di indossare la mascherina facciale per la prevenzione del contagio da Covid 19.

Il percorso formativo di AC   si articola in quattro tappe:

       Sguardi che rileggono

       Sguardi che gioiscono

       Sguardi che ridanno dignità

       Sguardi che contemplano

 Ciascuna tappa  si articola in tre passi:

       La Vita si racconta

       La Parola illumina

       La Vita cambia

 Per ogni tappa vengono suggeriti:

una canzone

un libro

       uno o due film

       un’opera d’arte

       un salmo per la preghiera

Sono previsti tre percorsi trasversali

       Sguardi moltiplicati: una proposta di spiritualità

Con gli occhi di…Vivian Maier e la Street Photography: un percorso sulla fotografia di strada

Dagli occhi a cuore: un discoforum  alla ricerca dello sguardo

A questo link di YouTube potrete assistere a un video di presentazione del percorso:

https://www.youtube.com/watch?v=N4qGtFkGkFw

 

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Il lavoro come gruppo sinodale

  Il 20 novembre abbiamo iniziato a riunirci come gruppo sinodale, nella fase di consultazione del Popolo di Dio per l’Assemblea general del Sinodo dei vescovi programmata per l’ottobre 2023 e per il cammino sinodale  delle Chiese in Italia, ce si concluderà nell’ottobre del 2025, anno del Giubileo, con un’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana e con un’Assemblea delle Chiese in italia.

 Di seguito trascrivo il resoconto della riunione, che ha avuto come tema la prima delle Dieci domande  indicate dai vescovi nel Documento preparatorio che contiene le linee guida della consultazione:

 

1°. I COMPAGNI DI VIAGGIO

Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco. Nella vostra Chiesa locale, chi sono coloro che “camminano insieme”? Quando diciamo “la nostra Chiesa”, chi ne fa parte? Chi ci chiede di camminare insieme? Quali sono i compagni di viaggio, anche al di fuori del perimetro ecclesiale? Quali persone o gruppi sono lasciati ai margini, espressamente o di fatto?

 

Resoconto sul primo incontro come gruppo sinodale sui compagni di viaggio  nella Chiesa locale e in società

 

  Ieri, in parrocchia e in videoconferenza Meet abbiamo tenuto il primo incontro come gruppo sinodale  dedicato alla prima delle Dieci domande  sui compagni di viaggio, nella società e nella Chiesa locale.

  Eravamo ancora pochi. E’ stato osservato che i più anziani sono stati scoraggiati dalle brutte notizie che stanno arrivando su una ripresa della pandemia da Covid 19. E’ stato però anche osservato che in parrocchia si va manifestando il costume di non rispondere agli inviti, quello delle cosiddette spunte blu. Sull’applicazione Whatsapp  il segnale di spunta blu V” segnala che il destinatari ha ricevuto un messaggio: se quest’ultimo contiene un invito a partecipare e non si ottiene ne un  ne un no, questo è l’effetto spunta blu.

  La partecipazione ad un gruppo di Azione Cattolica è prima di tutto missione, non ci si va perché ci va. Non è in questione il  nostro benessere ma la missione verso gli altri.

  E’ stato osservato che da noi si va alle messe, alcune delle quali sono veramente affollate, ma si fa poco di più di questo, non si partecipa al resto. Sergio, da una parrocchia bolognese, ha confermato che anche là è così. Su una popolazione di seimila persone, solo circa un centinaio sono in qualche modo partecipi dell’apostolato organizzato dalla parrocchia, e la situazione sembra peggiorare.

  E’ stato detto che in una città come Roma, un po’ più grande nel panorama italiano, le persone vivono molto tempo fuori del quartiere e bisognerebbe, allora, raggiungerle là dove sono.

 Ma perché la gente in chiesa ci viene, per la messa, e però poi non ha la spinta per fare altro?

  Chi sono i nostri compagni di viaggio nella Chiesa? E’ stato detto che sono le persone che si frequentano nei gruppi, ad esempio nel nostro di Azione Cattolica, che, però, sono sempre meno frequentati. Quindi si sta con sempre meno persone. Le forze, quindi, sono sempre più deboli e questo condiziona la nostra azione all’esterno.

  Sergio ha detto che stiamo raschiando il fondo del barile.

  E’ venuto fuori il tema dell’accoglienza, ma più che altro si pensa che debbano farsene carico i preti, che però già sono impegnati al massimo e l’effetto del loro impegno è evidente nel fatto che le messe hanno ripreso ad essere molto affollate e le famiglie del quartiere hanno ripreso ad affidarci numerosi i loro ragazzi per la formazione religiosa di base. E tutti hanno convenuto che i preti sono stati e sono i nostri principali compagni di strada nella nostra Chiesa locale.

 Chiara ha ricordato come esperienza concreta di collaborazione tra laici e presbiteri quella di don Antonio Sciarra, che spese gran parte della sua vita impegnandosi come missionario in Albania, dopo la fine del regime comunista di Enver Hoxha dichiarata terra di prima evangelizzazione  all’inizio degli anni ’90. L’amicizia che abbiamo vissuto in Azione Cattolica è un esempio di sinodalità.

  Infine dall’incontro dell’altro ieri nell’Azione Cattolica diocesana, svolto in videoconferenza, da ciò che vediamo in parrocchia, e dalla situazione della parrocchia bolognese di Sergio, risulta che del sinodo si parla poco. Da noi solo il nostro gruppo ha programmato attività specifiche da ora e nei prossimi mesi. A dicembre nella nostra parrocchia dovrebbero partire incontri dedicati a questo tema.

  Questa è la situazione che è emersa dal dibattito, per informarne i nostri vescovi.

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Questione di sguardi

Percorso formativo di Azione Cattolica

2° tappa: Sguardi che gioiscono

 

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Preghiera iniziale

 

Con i tuoi occhi, Signore,

guaderò attorno a me,

perché tu colmi ogni distanza

e rischiari gli angoli

più oscuri e nascosti dei cuori.

 

Il tuo, Signore, è uno sguardo che abbraccia,

non giudica,

ma risana, risolleva,

cura le debolezze,

raggiunge i dimenticati,

apre a inedite possibilità

e gioisce del bene ritrovato.

 

La luce dei tuoi occhi

si posi su di me, Signore,

raggiunga i segreti del mio essere

perché io fiorisca

di quel bene che tu conosci in me.

 

Con i tuoi occhi, Signore,

guaderò ancora attorno a me

e il cammino ricomincerà

nella gioia di sapersi amati da te

da sempre e per sempre

 

 

Preghiera finale

 

 Nel Salmo 8 si loda Dio per la meraviglia del creato, dinanzi al quale si scopre che la persona è ancora più bella, motivo di stupore per la sua bellezza che scaturisce dall’essere fatta a immagine e somiglianza di Dio.

 

O Signore, nostro Dio,

grande è il tuo nome su tutta la terra!

 

Canterò la tua gloria più grande dei cieli

balbettando come i bambini e i lattanti.

Contro gli avversari hai costruito una fortezza

per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il cielo, opera delle tue mani,

la luna e le stelle che vi hai posto,

chi è mai l’uomo perché ti ricordi di lui?

Chi è mai, che tu ne abbia cura?

L’hai fatto di poco inferiore a un dio,

coronato di forza e di splendore,

signore dell’opera delle tue mani.

Tutto hai messo sotto il suo dominio:

pecore, buoi e bestie selvatiche,

uccelli del cielo e pesci del mare

e le creature degli oceani profondi.

 

O Signore, nostro Dio,

grande è il tuo nome su tutta la terra!

 

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Il brano evangelico proposto per la meditazione è tratto dal Vangelo secondo Luca, capitolo 2, versetti da 41 a 52 “Gesù a dodici anni”

 

I genitori di Gesù ogni anno andavano in pellegrinaggio a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando Gesù ebbe dodici anni, lo portarono per la prima volta con loro secondo l’usanza. Finita la festa, ripresero il viaggio di ritorno. Ma Gesù rimase in Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credevano che anche lui fosse in viaggio con la comitiva. Dopo un giorno di cammino, si misero a cercarlo tra parenti e conoscenti. Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a cercarlo in Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio: era là, seduto in mezzo ai *maestri della Legge: li ascoltava e discuteva con loro. Tutti quelli che lo udivano erano meravigliati per l’intelligenza che dimostrava con le sue risposte. Anche i suoi genitori, appena lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse:

— Figlio, che cosa ci hai combinato? Vedi, tuo padre e io ti abbiamo tanto cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua.

Egli rispose loro:

— Perché cercarmi tanto? Non sapevate che io devo stare nella casa del Padre mio?

Ma essi non capirono il significato di quelle parole.

Gesù poi ritornò a Nàzaret con i genitori e ubbidiva loro volentieri. Sua madre custodiva dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti.

Gesù intanto cresceva, progrediva in sapienza e godeva il favore di Dio e degli uomini.

 

Lo sguardo meravigliato di Maria e Giuseppe è attraente per la vita degli adulti. Nei genitori di Gesù si ritrova l’apprensione e la preoccupazione che ogni adulto vive dentro le situazioni familiari o lavorative. Ma ancor più attraente è l’incanto di questa coppia dinanzi al bene, al buono, al bello che scoprono già presenti e all’opera nel loro figlio dodicenne. Un bene che contagia gli altri verso un’uscita da sé stessi per affidare la vita a Dio Padre e alla sua volontà. Il Vangelo invita a riconoscere il bene che ricama il tessuto della vita adulta e sapersene meravigliare.

 

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CANZONE: Che vita meravigliosa, Diodato (dall’album Che vita meravigliosa, 2020)

 

https://www.youtube.com/watch?v=3vugZjDZeWs

 

Diodato, a proposito di questa canzone, racconta: «Sono un affamato di vita, da sempre. E questa fame si è intensificata col tempo. Crescendo, è cresciuta anche lei. I suoi odori, le sue immagini, le sue interminabili montagne russe, il vuoto nello stomaco, le sofferenze, la gioia, le incredibili coincidenze, l’amore, il dolore, questo mare incommensurabile di sensazioni è ciò che mi nutre, ciò che mi fa sentire vivo. Ed è questo che ho provato a raccontare, a racchiudere in questa canzone, nel disperato tentativo di fermare ciò che non si ferma mai. Volevo puzzasse di vissuto. Volevo ci fosse dentro la mia fame di lei.» Il testo canta la meraviglia della vita, con le sue onde, i suoi canti di sirene, la ricerca di porti sicuri e fazzoletti di terra su cui fermarsi anche solo per un attimo, prima di riprendere il proprio viaggio. La canzone aiuta a entrare contatto con la meraviglia e lo stupore che la vita dona, pur dentro le sue complessità, come sperimentato anche dalla Santa Famiglia di Nazareth.

 

testo completo

 Sai, questa vita mi confonde

Coi suoi baci e le sue onde

Sbatte forte su di me

Vita, che ogni giorno mi divori

Mi seduci e mi abbandoni

Nelle stanze di un hotel

Tra le cose non fatte per poi non doversi pentire

Le promesse lasciate sfuggire soltanto a metà

Mentre pensi che questo non vivere sia già morire

Chiudi gli occhi lasciando un sospiro alla notte che va

Ah, che vita meravigliosa

Questa vita dolorosa

Seducente, miracolosa

Vita che mi spingi in mezzo al mare

Mi fai piangere e ballare

Come un pazzo insieme a te

Sì, avrei potuto andare altrove

Non dar fuoco a ogni emozione

Affezionarmi ad un cliché

Ma sei la vita che ora ho scelto

E di questo non mi pento

Neanche quando si alza il vento

E mi perdo nel vortice di ogni tua folle passione

Tra i profumi dei fiori che posi qui dentro di me

Mi fai bere i tuoi baci affinché io poi possa arrivare

Dentro l'ultima notte d'estate ubriaco ad urlare

Ah, che vita meravigliosa

Questa vita dolorosa

Seducente, miracolosa

Vita che mi spingi in mezzo al mare

Mi fai piangere e ballare

Come un pazzo insieme a te

Ah, che vita meravigliosa

Questa vita dolorosa

Seducente, miracolosa

Vita che mi spingi in mezzo al mare

Mi fai piangere e ballare

Come un pazzo insieme a te

E non vorrei mai lasciarti finire

No, non vorrei mai lasciarti finire

Ah, che vita meravigliosa

Ah, che vita meravigliosa

Ah, che vita meravigliosa

Ah, che vita meravigliosa

Ah, che vita meravigliosa

Questa vita dolorosa, seducente, miracolosa (Ah, che vita meravigliosa)

Vita che mi spingi in mezzo al mare (Ah, che vita meravigliosa)

Mi fai piangere e ballare come un pazzo insieme a te (Ah, che vita meravigliosa)

 

 

 

 

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Dal  Catechismo per gli adulti CEI

 

n.142 e n.143

 

 

Un nuovo modo di pensare e di agire

 

[141] In Gesù, Dio Padre inaugura la sua nuova presenza nella storia e offre a noi la possibilità di entrare in un rapporto di comunione con lui. Il suo regno non ha un carattere spettacolare; ama nascondersi nella semplicità delle cose ordinarie. E tuttavia possiamo farne l’esperienza subito, se lo accogliamo liberamente e attivamente.

Per avere un raccolto soddisfacente, non basta che il seminatore getti il seme con abbondanza; occorre che il terreno sia buono.

 Il Regno è interamente dono, ma ha bisogno della nostra cooperazione: la esige e la provoca nello stesso tempo. Dio non solo rispetta, ma suscita la libertà; non salva l’uomo dall’esterno, come fosse un oggetto, ma lo rigenera interiormente, e poi attraverso di lui rinnova la società e il mondo. La lieta notizia del regno di Dio che viene implica un appello: «Convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15). La nuova prossimità di Dio mediante Gesù rende possibile una radicale conversione.

Una vita più bella

[143]  Chi si converte, si apre alla comunione: ritrova l’armonia con Dio, con se stesso, con gli altri e con le cose; riscopre un bene originario, che in fondo da sempre attendeva. Zaccheo, capo degli esattori delle tasse a Gèrico, non aveva fatto altro che accumulare ricchezze, sfruttando la gente e procurandosi esecrazione da parte di tutti. Quando Gesù gli si mostra amico e va a cena da lui, comincia a vedere la vita con occhi nuovi: «Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (Lc 19,8). Zaccheo deve rinunciare, almeno in parte, alle sue ricchezze; ma non si tratta di una perdita. Solo adesso, per la prima volta, è veramente contento, perché si sente rinascere come figlio di Dio e come fratello tra i fratelli

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Dal Progetto formativo di Azione Cattolica

 

 in questa tappa è proposto un breve brano tratta dal capitolo terzo, paragrafo 2. In esso si precisa l’idea di formazione che l’Associazione promuove: la centralità data alla persona e al fatto che possa essere accompagnata a riscoprire la meraviglia del volto di Cristo impresso in ciascuna/o.

 

3.2 Come cambia la sensibilità religiosa.

 Tra i cambiamenti che riguardano questo nostro tempo vi sono anche quelli relativi all’atteggiamento di fronte all’esperienza religiosa e alla dimensione trascendente della vita. A volte siamo di fronte a pretese di completa negazione teorica e pratica della possibilità dell’esperienza cristiana e della sua comunicabilità, ed è molto significativo che ciò si intrecci con la negazione del valore e della dignità della persona. Accanto a questo, emergono segni nuovi di una domanda religiosa, non priva di ambivalenze, spesso viziata da irrazionalismo o dalla ricerca di sensazioni e di benessere e tuttavia indicativa della tensione verso un orizzonte che vada oltre la dimensione materiale della vita.

 Tuttavia ciò che è più evidente è la crisi ed il crollo di quegli automatismi sociali attraverso i quali si trasmetteva, non di rado efficacemente, una appartenenza religiosa cristiana,capace di generare un “mondo”,una condizione che per tanti versi rendeva più probabile nelle persone un atteggiamento positivo verso il credere cristiano. In generale, oggi, sperimentiamo la relativizzazione di comportamenti e di valori generatisi nelle tradizioni cristiane, ai quali viene meno il sostegno di una mentalità diffusa. La riflessione teologica non ha mancato di riflettere su questa nuova condizione del credere cristiano e della religione in generale. Ci si è anche chiesti se questa nuova situazione corrispondesse ad una minaccia od ad una provvidenza per la fede e per la Chiesa. Qualunque sia la risposta a questo interrogativo, fuggire o negare l’esposizione del credere cristiano a questo stato di pluralismo e di lacerazione recherebbe grave danno alla identità cristiana e alla vita della Chiesa. Dal punto di vista spirituale ed ecclesiale, invece, ci sentiamo impegnati a discernere quale sia la componente di provvidenzialità del nostro tempo, poiché al credente non è dato di escluderla in nessun tempo. Varie discipline scientifiche aiutano questo nostro discernimento spirituale a mettere in luce nella dimensione religiosa della realtà contemporanea condizioni che lasciano spazio più ampio a singoli tratti dell’esperienza cristiana, in passato od altrove certamente sacrificati. In queste opportunità non possiamo non scorgere un dono per il nostro credere. Oggi per la dimensione religiosa, è impossibile contare sulla inerzia della tradizione per produrre una stabile pratica religiosa. In queste condizioni sociali e personali, una esperienza religiosa – che voglia essere durevolmente umana e sana – deve essere altamente personalizzata. Per questo si comprende perché i Pastori non possano che chiedere con più forza ed a tutti i cristiani di divenire sempre più “adulti” e “pensanti”18. Questa condizione del credere, come già la storia della santità laicale novecentesca e quella del laicato di azione cattolica hanno mostrato e la 37 Fedeli al Vangelo in questo tempo Chiesa riconosciuto, non è necessariamente elitari. Al contrario, quella cristiana può essere ancora un’esperienza di fede e di Chiesa popolare. Anche in funzione di questo prende senso la scelta associativa quale particolare e specifica forma aggregativa nella Chiesa.

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Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium papa Francesco, dopo aver parlato della gioia e dell’amore che nascono dall’accoglienza del Vangelo, insiste nel precisare che, l’incontro autentico con la Parola di Dio porta dei frutti nella vita: frutti di pace, di giustizia e di fraternità. Per la realizzazione di ciò, sono proposti dei principi che regolano lo sviluppo della convivenza sociale e la costruzione di un popolo in cui le diversità non sono una minaccia, ma si armonizzano in un progetto comune. Il primo di questi principi è legato al tempo: la missione della chiesa dovrebbe essere meno preoccupata di occupare degli spazi, ma piuttosto lavorare a lunga scadenza, convinta che il tempo è superiore allo spazio. In questa prospettiva, una chiesa in uscita missionaria si adopera per avviare processi più che controllare dei luoghi.

 

COMMENTO

 

Approfondiamo il messaggio di Evangelii Gaudium grazie alle riflessioni di Franco Miano.

             

Per un nuovo senso dell’impegno pastorale (Orientamenti pastorali 3 -2014)

 

“Sento una gratitudine immensa per l’impegno di tutti coloro che lavorano nella Chiesa. Non voglio soffermarmi ora ad esporre le attività dei diversi operatori pastorali, dai vescovi fino al più umile e nascosto dei servizi ecclesiali. Però, devo dire in primo luogo e come dovere di giustizia, che l’apporto della Chiesa nel mondo attuale è enorme. Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e [...] per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi più poveri della Terra, o si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano l’immenso amore per l’umanità ispiratoci dal Dio fatto uomo. Ringrazio per il bell’esempio che mi danno tanti cristiani che offrono la loro vita e il loro tempo con gioia. Questa testimonianza mi fa tanto bene e mi sostiene nella mia personale aspirazione a superare l’egoismo per spendermi di più.” (EG76)

 

 

Una responsabilità condivisa

 

Un impegno di tutti

Queste parole di Papa Francesco - significative e semplici come è nel suo stile - condensano il senso è la bellezza dell'essere “operatori pastorali.” E allo stesso tempo mostrano come con tale espressione non si voglia non si vogliano indicare semplicemente dei “tecnici”, dei “professionisti” a cui delegare le attività pastorale. Il papa, cioè, ci invita a superare la tentazione le tentazioni funzionaliste. Ciò risulta chiaro fin dalle prime righe del brano citato, tratto dal secondo capitolo della Evangelii Gaudium, denominato Nella crisi dell'impegno comunitario, che riguarda proprio gli operatori pastorali. Vi si specifica, infatti, che con questa dizione si intende fare riferimento a tante figure, “dai vescovi fino alla più umile e nascosto dei servizi ecclesiali”. Niente “procure”, dunque: tutti i membri del popolo di Dio sono chiamati a questo esercizio, che rende ciascun credente impegnato non tanto semplice collaboratore o esecutore di disposizione altrui, quanto pienamente corresponsabile della vita della Chiesa e delle sue scelte. È un esercizio che è scuola di ecclesialità semplice ma concreta, che educa a sentirsi Chiesa e a sentire la Chiesa come la propria casa, in cui tutti sono figli, della quale tutti sono costruttori e a cui tutti sentono di appartenere fino in fondo.  E’ un esercizio che valorizza il protagonismo dei credenti, stimola il loro coinvolgimento è responsabile nella missione della Chiesa, la crescita in consapevolezza e senso di appartenenza.

 

Un impegno di vita, di amore, di testimonianza gioiosa

Un esercizio caratterizzato da alcune peculiarità, a cui fa cenno esplicito il Papa nel brano citato: in primo luogo, il saper “dare la vita” e “l'offrire la vita”. Non si tratta, quindi, di un impegno da assumere part-time o per un breve tempo nella propria esistenza, anche se necessariamente si realizza in uno spazio temporale definito. E’ un impegno che prende l'intera vita, la cambia, la trasforma, rende persone nuove. E’ l’impegno di chi perde la propria vita per guadagnarla, di chi si spende fino in fondo per l'altro, e non semplicemente sulla scia di un facile entusiasmo, ma eventualmente facendo si che l'entusiasmo di un momento divenga passione di ogni giorno e di ogni momento di ogni giorno. “Oggi si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate - scrive il papa-, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali [...], che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità [...] Così si possono riscontrare in molti operatori [...] un'accentuazione dell'individualismo, una crisi d'identità e un calo del fervore” (n°78)

Il Papa sollecita dunque ad offrire la propria vita, tutta la propria vita, sottolineando che questo è possibile solo se si ama. Si tratta di prendersi cura, prodigarsi, aiutare, accompagnare, superare l'egoismo, spendersi. E’ l'amore per l'umanità, o meglio per l'uomo concreto, in ogni situazioni le condizioni di vita, in ogni età, l'amore che è generato dall'amore di Dio per noi. Per questo si può offrire la vita e testimoniare senza avvertire tutto ciò come un “dovere” da espletare, ma con autentica e grande gioia.

 

Le scelte da compiere

 

L'operatore pastorale, “dai Vescovi fino al più umile nascosto dei servizi ecclesiali” proprio perché ama la persona, è la persona concreta in situazione, non può non esercitare “quel discernimento evangelico” a cui richiama il papa, a non può non avere ”lo sguardo del discepolo missionario che si nutre della luce e della forza dello Spirito Santo”.[1] In tal senso, del resto, si erano già espressi i vescovi italiani: ”L'azione pastorale andrà accompagnata da una costante opera di discernimento”.[2] In questa prospettiva Papa Francesco invita a guardare senza timori alle tante tentazione della cultura odierna, a cui talvolta soggiace anche l'operatore pastorale, in modo da poter dire dei chiari “no” ad esse e altrettanti “si” ha scelte belle e impegnative.

 

Dalla cultura dello scarto alla scelta della persona

 

L’operatore pastorale è chiamato a compiere la scelta della persona. A fondamento di ogni azione pastorale non può non esserci il primato della persona: un principio non astratto o retorico, perché fa riferimento a ciascuna persona concreta e storica, in tutte le dimensioni e le età della vita.  E’ un primato che discende dal riconoscere in ogni essere umano l'immagine vivente di Dio.  Anche per questo motivo va riconosciuta e promossa l'integrità della persona, evitando di cadere in quella cultura del “frammento” che oggi tenda vedere anche l'essere umano per pezzi separati. Di qui la necessità di una pastorale integrata, auspicata fin dal Convegno ecclesiale di Verona, che sappia fare unità della persona e nella persona.

Per questo all'operatore pastorale è richiesto di accompagnare coloro che incontra e coloro che gli sono posti accanto, che deve sentire come affidati a sé. Si tratta di un accompagnamento quotidiano, costante, attento, rispettoso ma anche autorevole. L’operatore pastorale si impegna così a sostenere il cammino di vita, di fede e di ricerca di Dio delle persone in modo che non vi sia mai separatezza tra la fede è la vita. Si impegna non solo ad accogliere le domande sulla fede e sulla vita, ma anche stimolarle, a sollecitarle, a farle emergere.  Si impegna, in sostanza, a sollecitare nelle persone la scoperta della propria vocazione e la piena e convinta risposta ad essa.

 

Dalla problematicità delle culture attuali alla scelta dell'inculturazione della fede

 

E poiché la persona vive in situazione, e la sua vita è immersa in quella del territorio, l'operatore pastorale deve contribuire a promuovere un processo di inculturazione della Fede. Via e strumento particolare in tal senso è la parrocchia casa tra le case, chiamata ad essere “la fontana del villaggio”, secondo la bella espressione di Giovanni XXIII. “La nuova Gerusalemme, la Città santa, - afferma Papa Francesco - è la meta verso cui si incammina si è incamminata l'intera umanità. E’ interessante che la Rivelazione ci dica che la pienezza dell'umanità e della storia si realizza in una città. Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. [...] Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. [...] Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso.” (n° 71).

E’ proprio questo, quindi, il compito dell'operatore pastorale, inteso - va ribadito ancora una volta - non soltanto come “tecnico della pastorale”, ma, in senso lato, come credente responsabile e corresponsabile nella vita della Chiesa. In un contesto nuovo e multiculturale, che può apparire difficile e a volte ostile, egli deve individuare nuove forme di inculturazione della fede, con creatività e discernimento, in modo che proprio in quel contesto si riscopra il Dio che sceglie di abitare la storia degli uomini e si fa compagno di viaggio; in modo che la fede venga percepita non come una sovrapposizione o un obbligo noioso, ma, come più volte ribadito nell'esortazione, quale realtà capace di cambiare la vita personale, e dunque di scardinare tante storture a livello comunitario, di promuovere il bene, di costruire legami di vita buona. “Non è bene - sottolinea il  Papa - ignorare la decisiva importanza che riveste una cultura segnata dalla fede [...]. Una cultura popolare evangelizzata contiene valori di fede e solidarietà che possono provocare lo sviluppo di una società più giusta è credente, e possiede una sapienza peculiare”. (n°68)

L'operatore pastorale è dunque chiamato a impegnarsi a far scoprire e riscoprire, in qualsiasi luogo, la bellezza dell'incontro con il Signore che trasforma l'esistenza, a partire dalla vita concreta e dagli spazi in cui è vissuta, a partire da questo tempo e in questo tempo, che è comunque “momento favorevole” (cf. 2Cor 6,2)

 

 

Dall'individualismo alla scelta della relazione e della fraternità

 

Un'ulteriore sfida di cui la pastorale, e in essa l'operatore pastorale deve tenere conto è quella dell'individualismo. “L'individualismo postmoderno e globalizzato - scrive infatti il Papa - favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone [...]. L'azione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali.” (n° 67)

L'operatore, dunque, deve far emergere, anche attraverso la testimonianza, il volto di una comunità capace, nell'eucaristia, di sviluppare intense relazioni umane, di essere luogo di dialogo e d'incontro per le diverse generazioni, spazio in cui tutti hanno cittadinanza. E’ una capacità che muove dalla relazione primaria con il Signore, causa e origine della comunione ecclesiale. Il Dio Trinità ci mostra che la comunione è un dono da accogliere e far fruttificare, è una realtà possibile da vivere.

L’'operatore pastorale, ovvero ogni credente impegnato, ha quindi il compito di contribuire a costruire una comunità in cui si sperimenta una comunione non irenistica, ma basata su un dibattito aperto e significativo, su un confronto anche vivace, ma sempre fraterno. La comunione, la corresponsabilità e la collaborazione, delineano il volto di comunità cristiane che procedono insieme, con uno stile che valorizza ogni risorsa e ogni sensibilità, in un clima di dialogo sereno, di franchezza nello scambio e di mitezza nella ricerca di ciò che corrisponde al bene della comunità intera.

In un contesto sociale frammentato e disperso, la comunità cristiana avverte come proprio compito anche quello di contribuire generare stili di incontro e di comunicazione. Lo fa anzitutto al proprio interno, attraverso relazioni interpersonali attente a ogni uomo, donna, giovane e ragazzo. Impegnata non sacrificare la qualità dei rapporti all'efficienza dei programmi, la comunità ecclesiale considera una testimonianza dell'amore di Dio nel promuovere relazioni mature, capaci di ascolto e di reciprocità. La vita di comunione e la testimonianza corale e organica che si sperimentano nella vita ecclesiale, costituiscono una scuola di grande valore: non sono puro fatto organizzativo, ma conservano la carica umana e spirituale di incontro tra le persone, in una familiarità che tende alla comunione e in un coinvolgimento che tende alla corresponsabilità. E’ questa un'esperienza che nasce dal contributo di tutti e si avvale della partecipazione di ciascuno.

In particolare, le relazioni tra le diverse vocazioni devono rigenerarsi nella capacità di stimarsi a vicenda, nell'impegno, da parte dei pastori, ad ascoltare i laici valorizzandone le competenze e rispettandone le opinioni. D'altro lato, i laici devono accogliere con animo filiale l'insegnamento dei pastori come un segno della sollecitudine con cui la Chiesa si fa vicina e orienta il loro cammino. Tra pastori e laici, infatti, esiste un legame profondo, ricco di quella amicizia spirituale che genera il Signore.

Lo stile di comunione che si sperimenta nelle comunità costituisce un tirocinio perché lo spirito di unità raggiunga poi i luoghi della vita ordinaria, animi tutti i contesti dell'esistenza contribuendo così a rigenerare il tessuto umano. L'impegno a camminare nell'unità e a fare famiglia è esercizio di socialità, perché concorre a realizzare obiettivi comuni ed esige disciplina perché si possa camminare insieme tenendo conto delle esigenze e del passo degli altri; perché richiede tensione all'integrazione e alla testimonianza di una comunione che è dono e impegno, ed esige di tramutarsi in percorsi che realizzano una fraternità senza confini. “L'unica via - afferma papa Francesco - consiste nell'imparare a incontrarsi con gli altri con l'atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. E’ anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità.” (n° 91)

Questa sottolineatura appare particolarmente importante in un tempo in cui è più facile separarsi che unirsi, è più naturale interrompere le relazioni che crearne di nuove. Insistere sulla bellezza e sull'importanza della dimensione relazionale della persona significa scommettere su sé stessi e sugli altri e dare concretezza al principio della dignità di tutte le persone.

 

 

Dall'accidia egoista e dal pessimismo sterile alla scelta dell'impegno e della speranza

 

Un'ulteriore tentazione dell'operatore pastorale, ammonisce il papa, è quello della “accidia egoista” (cf. n°81). Si tenta, cioè, di sfuggire gli impegni e di conservare i propri spazi di autonomia, di attivarsi, ma sono in forma limitata, non mettendoci il cuore ma unicamente una parte del nostro tempo. Ne consegue, avverte papa Francesco, la difficoltà di trovare, ad esempio, catechisti che perseverino nel loro servizio.

Esiste, però, un'altra modalità di essere “accidiosa”, che consiste non tanto nel non operare, quanto mi rifarlo senza le motivazioni adeguate, “senza una spiritualità che permei l'azione e la renda desiderabile” (n° 82). In questo caso si avverte il proprio impegno, a volte notevole, come troppo oneroso e quindi difficile da accettare. Un pericolo analogo è rappresentato dal pessimismo di chi crede che nulla potrà cambiare, che ogni attività intrapresa finirà per risultare inutile e si crogiola nella sfiducia e nel disincanto.

Tutto ciò porta inevitabilmente a un cristianesimo statico e incerto, e dunque poco povero e poco significativo. Il cristianesimo, però, non può essere questo, perché dello spezzare Il pane, come avviene a Emmaus, il nostro cuore stanco e ferito torna ad ardere dalla gioia, abbandonando sentimenti di delusione e riaccendendo la speranza. E così come per i due di Emmaus, questa gioia così forte e questa ritrovata speranza non possono lasciarci vivere la vita di sempre, ma cambiano la vita per sempre.

Lo stile del credente corresponsabile deve essere dunque improntato a quella speranza che si fa atteggiamento di fiducia davanti alla vita e, di conseguenza, impegno: non un ottimismo superficiale e ingenuo, ma la speranza cristiana, che crede che la nostra vita di ogni giorno, così come la storia umana, siano i luoghi in cui misteriosamente è presente e operante la speranza che non delude, lo Spirito del Signore Gesù.

l'operatore pastorale è perciò chiamata di impegnarsi con fiducia, per “offrire una gioiosa risposta all'amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi” (n°81), che ci sostiene anche nelle difficoltà, che ci entusiasma anche nella stanchezza. “Nessuno può intraprendere una battaglia - spiega il papa - se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il signor a San Paolo:<< Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9)>>” (n°85).

Occorre quindi dire un sì forte e coraggioso ad una spiritualità missionaria (n°78), alla passione per l'evangelizzazione, a un impegno ricco di speranza e di fiducia, alla bellezza della testimonianza, per affermare come il Papa: “Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario! Non lasciamoci rubare la gioia dell'evangelizzazione!”

 

 

PER RIFLETTERE singolarmente o in gruppo

·         Siamo effettivamente convinti che se, come ricorda Papa Francesco, “il tempo è superiore allo spazio” appare allora decisivo saper avviare processi innovativi più che pensare di fissarsi in posizioni consolidate?

 

·         Quanto la nostra azione è libera da desideri di controllo, di potere e quanto invece è capace di avere attenzione alle persone, così come sono, nella unicità e nella imprevedibilità delle loro storie?

 

·         Ci dedichiamo all’impegno formativo con tutto il cuore, in maniera incondizionata ed entusiasta?

 

·         Come ci esercitiamo a cogliere la presenza del Signore nella nostra vita ma anche nelle vicende dei nostri paesi e delle nostre città, negli accadimenti della nostra storia?

 

·         Sappiamo far crescere l’amore per i luoghi in cui viviamo e per le loro storie?

 

·         Siamo anche noi vittime dell’“accidia egoistica” di cui parla Papa Francesco? Come possiamo arginare ogni forma di disfattismo in noi e nelle nostre comunità? Attribuiamo valore anche all’impegno relativo a “tempi lunghi” e non solo a risultati del momento?

 

·         In quale contesto sociale e culturale opera la nostra chiesa, la nostra Comunità? Quante e quali delle sfide indicate dall’EG toccano più da vicino le nostre comunità?

 

·         I laici sono capaci di assumersi responsabilità di testimoniare il Vangelo nella Chiesa, nella società e nella politica? Quale consapevolezza nelle nostre comunità della dimensione sociale dell’evangelizzazione?

 

·         Quale il posto dei poveri nella comunità? Come le nostre comunità educano alla preghiera e al lavorare per il Regno?

 

 

 

Puoi trovare il testo dell'Esortazione Apostolica al seguente link:

https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html

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IL LIBRO: Alessandro Baricco “Quel che stavamo cercando

 

INTRODUZIONE: “Quel che stavamo cercando” (Feltrinelli, Milano 2021, pp. 48, €4,00 – anche in ebook ad € 1,99) è un piccolo libretto dello scrittore Alessandro Baricco, conosciuto per moltissimi romanzi e saggi di successo, che questa volta si confronta con la riflessione intima e personale. Il testo vede la luce per la prima volta nell’ottobre del 2020 in versione digitale per poi essere distribuito nella forma più calda e familiare della pagina stampata.

INTERPRETAZIONE: Cosa cerchiamo quando guardiamo? A quale desiderio di comprensione rispondono i nostri occhi mentre attraverso essi ci percepiamo parte di questo mondo, con tutte le sue contraddizioni? Cosa siamo disposti a vedere per davvero? A quali accadimenti, per quanto faticosi essi siano, siamo disposti a dare credito come possibile motivo di gioia o comprensione? La cornice di questo breve saggio è il tempo presente, scomodo e violento, vestito di pandemia, scandito da cifre, la cui enumerazione sconforta o allieta a seconda che dica di morti e malati, o guariti e rinati. Al tempo stesso il testo - attraverso 33 pensieri - prende vita nel nostro animo, dà forma alle paure, invita a guardare chiudendo gli occhi per ascoltare il rumore di fondo: “Con gli occhi della scienza si legge un testo privo di vocali. Erano così certe scritture arcaiche, poi rivelatesi insufficienti a dire il mondo”. VALUTAZIONE: Un libretto scomodo, perché ci provoca circa le responsabilità che abbiamo come singoli e come collettività. Un invito a cogliere la prova del tempo presente come occasione per guardare dentro l’inatteso che ha ridisegnato priorità e valori. Al tempo stesso coraggioso e audace, “per provare a capire e leggere il caos”. Fin dall’inizio c’è la provocazione a guardare alle parole, a ripensarne il modo col quale le utilizziamo: «Ciò che un medico decide di chiamare malattia, è una malattia. Ciò che un virologo decide di chiamare virus, è un virus. Ciò che un epidemiologo decide di chiamare pandemia, è una pandemia».

 

FILM: PADRENOSTRO

Genere: Drammatico

Regia: Claudio Noce Durata: 120’ Paese: Italia, 2020 Interpreti: Pierfrancesco Favino, Mattia Garaci, Barbara Ronchi, Francesco Gheghi, Francesco Colella, Antonio Gerardi https://www.saledellacomunita.it/padrenostro-claudio-noce/ Roma, 1976.

https://www.youtube.com/watch?v=EuTCxjlj0jg trailer

 Valerio ha dieci anni e una fervida immaginazione. La sua vita di bambino viene sconvolta quando, insieme alla madre Gina, assiste all'attentato ai danni di suo padre Alfonso da parte di un commando di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la famiglia. Ma è proprio in quei giorni difficili che Valerio conosce Christian, un ragazzino poco più grande di lui. Solitario, ribelle e sfrontato, sembra arrivato dal nulla. Quell'incontro, in un'estate carica di scoperte, cambierà per sempre le loro vite. Alfonso, il padre di Valerio, è un uomo del sud, forte e silenzioso, severo ma capace di grande tenerezza, abituato a tenere a bada la paura e a nascondere la sua fragilità, anche perché appartiene a una generazione che comunica con i propri figli in maniera parziale, mantenendo sempre le distanze. Ma Alfonso è anche una figura spesso assente, la cui incolumità fisica viene percepita dal figlio (a buon motivo) come in costante pericolo. Una roccia ma anche un gigante dai piedi d'argilla, accanto al quale Valerio si sente fisicamente inadeguato ma anche desideroso di mostrarsi tanto forte da diventare per il padre un angelo custode. Il film aiuta a guardare con stupore crescente la relazione tra il figlio e il padre che, a causa degli eventi, si rafforza fino a consentire a ciascuno di esprimere le proprie paure e i propri desideri. Lo stupore e la gioia, inoltre, permeano il rapporto fra i due ragazzi, Valerio e Christian: amicizia, condivisione, desiderio di rompere gli schemi fino alla rivelazione finale che li unirà per sempre.



[1] Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis,10, cit.in EG0.

[2] Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo, 53