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Manuale pratico di sinodalità ecclesiale
-1-
Lo Spirito
Dal Documento
preparatorio (Settembre 2021) proposto dalla Segreteria del Sinodo dei
vescovi come linea guida del processo di consultazione del Popolo di Dio attualmente in corso, in preparazione dell’Assemblea
generale del Sinodo dei vescovi, programmata per l’ottobre 2023, sul tema “Per
una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”:
2. Un
interrogativo di fondo ci spinge e ci guida: come si realizza oggi, a diversi
livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che
permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che
le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per
crescere come Chiesa sinodale?
Affrontare
insieme questo interrogativo richiede di mettersi in ascolto dello Spirito
Santo, che come il vento «soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai
da dove viene né dove va» (Gv 3,8), rimanendo aperti alle sorprese che
certamente predisporrà per noi lungo il cammino. Si attiva così un dinamismo
che consente di cominciare a raccogliere alcuni frutti di una conversione
sinodale, che matureranno progressivamente. Si tratta di obiettivi di grande
rilevanza per la qualità della vita ecclesiale e lo svolgimento della missione
di evangelizzazione, alla quale tutti partecipiamo in forza del Battesimo e
della Confermazione. Indichiamo qui i principali, che declinano la sinodalità
come forma, come stile e come struttura della Chiesa:
• fare
memoria di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia
e ci chiama oggi a essere insieme testimoni dell’amore di Dio;
• vivere
un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in
particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità
di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla costruzione del Popolo
di Dio;
• riconoscere
e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito
elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera
famiglia umana;
• sperimentare
modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e
nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile;
• esaminare
come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture
con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e
prassi distorte che non sono radicati nel Vangelo;
• accreditare
la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in
percorsi di dialogo sociale, guarigione, riconciliazione, inclusione e
partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e
dell’amicizia sociale;
• rigenerare le relazioni tra i membri delle comunità cristiane
come pure tra le comunità e gli altri gruppi sociali, ad esempio comunità di
credenti di altre confessioni e religioni, organizzazioni della società civile,
movimenti popolari, ecc.;
• favorire
la valorizzazione e l’appropriazione dei frutti delle recenti esperienze
sinodali a livello universale, regionale, nazionale e locale.
3. Il
presente Documento Preparatorio si pone al servizio del cammino sinodale, in
particolare come strumento per favorire la prima fase di ascolto e
consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari (ottobre 2021 – aprile
2022), nella speranza di contribuire a mettere in moto le idee, le energie e la
creatività di tutti coloro che prenderanno parte all’itinerario, e facilitare
la condivisione dei frutti del loro impegno.
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1. Nel
Documento preparatorio si fa più
volte appello allo Spirito come guida del processo sinodale in corso,
che non è concepito solo come la progettazione di una riforma
ecclesiale, per una Chiesa
sinodale, ma già come un tirocinio di questo modo nuovo di essere e fare Chiesa.
La teologia sullo Spirito santo è un
capitolo di quella sulla Trinità. Quest’ultima è sempre stata pensata avendo sott’occhio
le esigenze della Chiesa. E’ la storia
che ce lo insegna. Riflettere sulla storia è un modo più accessibile a chi
teologo non è per capire. E’ la
strada che ci viene indicata dai vescovi nel Documento preparatorio:
«fare memoria
di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia»
Osservò in una conferenza del 1966, il grande
teologo Karl Rahner, un teologo dogmatico:
L’ecclesiologia
è per gli altri trattati della dogmatica un po’ quel che la grammatica e la
poetica sono per la poesia. La Chiesa si comprende nel modo migliore nell’atto
in cui realizza se stessa […] Possiamo anche dire: capisce che cosa significhi
essere “istituzione” di salvezza, solo se si comprende e si attua come frutto
di questa salvezza.
In altre parole: le esigenze della vita
comunitaria come Chiesa hanno sempre modellato anche le nostre convinzioni sul soprannaturale,
nonostante che non di rado, superficialmente, essenzialmente per insufficiente
considerazione dei processi storici, si tenda a ritenere il contrario.
Questo rende chiaro che, iniziando un
processo di riforma ecclesiale,
quale quello che si è aperto dallo scorso 9 ottobre in tutto il mondo,
non sono in questione solo elementi di contorno.
2.
Nella teologia trinitaria lo Spirito
è l’elemento soprannaturale che autorizza la Chiesa a cambiare nella storia. In
questa concezione, il dovere della Chiesa non è quello di mantenersi immutata,
come invece le sue istituzioni tendono a conservarla. L’idea di riforma è strettamente legata ai processi di
istituzionalizzazione della Chiesa e significa che le istituzioni ecclesiali devono cambiare in relazione alle esigenze della missione,
che è la ragion d’essere della Chiesa. Questa è la ragione per la quale ai tempi
nostri si è accettata l’idea che la Chiesa debba essere costantemente riformata,
che in tempi non lontani veniva considerato con sospetto. La ricorda spesso il
Papa, ad esempio quando rivolgendosi alla Curia romana il 21 Dicembre 2015
disse:
Nel mio primo incontro con voi, nel 2013,
ho voluto sottolineare due aspetti importanti e inseparabili del lavoro
curiale: la professionalità e il servizio, indicando come modello
da imitare la figura di san Giuseppe. Invece l’anno scorso, per prepararci
al sacramento della Riconciliazione, abbiamo affrontato alcune tentazioni e
“malattie” – il “catalogo delle malattie curiali”; oggi invece dovrei parlare
degli “antibiotici curiali” – che potrebbero colpire ogni cristiano, ogni
curia, comunità, congregazione, parrocchia e movimento ecclesiale. Malattie che
richiedono prevenzione, vigilanza, cura e, purtroppo, in alcuni casi,
interventi dolorosi e prolungati.
Alcune di tali malattie si sono
manifestate nel corso di questo anno, causando non poco dolore a tutto il corpo
e ferendo tante anime, anche con lo scandalo.
Sembra doveroso affermare che ciò è
stato – e lo sarà sempre – oggetto di sincera riflessione e decisivi provvedimenti.
La riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza,
perché Ecclesia semper reformanda [espressione latina che significa:
la Chiesa deve sempre essere riformata].
3.
Se si cerca di rendere un’idea di
come lo Spirito agisca nell’animare la Chiesa, guidandola nella sua missione,
si incontrano varie concezioni.
C’è chi ritiene che lo Spirito si trasmetta
per via gerarchica, e che quindi obbedirgli significhi obbedire alle autorità
religiose costituite. Attualmente, almeno formalmente, la nostra Chiesa è
ordinate secondo una costituzione rigidamente gerarchica, solo in parte toccata
da una riforma in senso collegiale dopo l’ultimo Concilio, che al suo vertice
ha il Papa, che nel Codice di diritto canonico è presentato come un imperatore
religioso. Questa è chiaramente una reliquia di riforme delle istituzioni
attuate nei secoli passati, ma, in particolare tra l’Undicesimo e il Tredicesimo
secolo. L’assetto della nostra gerarchia ecclesiale si è definito più o meno
esattamente com’è ora nel Cinquecento.
Altri collegano l’azione dello Spirito a stati
emotivi individuali o collettivi, che tutti quelli che praticano la nostra fede religiosa sperimentano certamente
di quando in quando. I critici di questa concezione osservano che la nostra
mente è capace di produrre stati psichici alterati per come essa è strutturata,
e le scienze della psicologia cognitiva negli ultimi decenni ne hanno compreso
in gran parte le dinamiche. Naturalmente, quando si è in quelle condizioni, da
una persona può uscire di tutto, ma che
poi tutto quello che esce sia prodotto dalla Spirito è controverso. Ed è
difficile poter immaginare poter affidare un’organizzazione complessa come la nostra
Chiesa a idee che escono da persone che sembrano delle invasate. Però alcuni
santi e sante probabilmente lo furono. Bisogna
osservare che il Maestro non si fece mai sorprendere, per quel che ricordo, in
simili condizioni.
Ci sono coloro che vedono come frutto dello Spirito
la capacità di capire in profondità
le cose della religione, e sul senso del mondo in genere, facendo chiarezza, luce,
in realtà che in genere appaiono oscure e, in particolare, inaccessibili all’umana
ragione. E’ come nell’episodio evangelico del discepoli sulla via di Emmaus, ai
quali fu narrato il senso degli atroci eventi dei giorni precedenti in un modo per
il quale sentirono come ardere il cuore in petto. Ed è certamente anche per
questo che invochiamo lo Spirito Santo nella liturgia, e, in particolare, nella
preghiera Adsumus proposta per in nostro attuale cammino sinodale.
Siamo
qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo
tutti riuniti nel tuo nome.
Vieni a noi,
assistici,
scendi
nei nostri cuori.
Insegnaci
tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti
insieme
Altri infine collegano l’azione dello spirito
ai sentimenti manifestati dal Maestro, come ce ne viene parlato nei Vangeli,
quindi, ad esempio, mitezza, umiltà di cuore, animo caritatevole e
misericordioso. E possiamo dire che, parlando di azione spirituale,
questo è il campo nel quale noi cristiani, e la nostra Chiesa, certamente, globalmente
parlando, non abbiamo eccelso. Ma è proprio quello che ci verrebbe utile
nel processo sinodale che è in corso,
dove è molto importante cercare accordo e condivisione, insomma quel “rigenerare le
relazioni tra i membri delle comunità cristiane come pure tra
le comunità e gli altri gruppi sociali”, di cui si parla nel Documento preparatorio.
4.
Nel Secondo millennio lo Spirito Santo
fu invocato, in particolare, da coloro che, a fronte dell’evidente progressivo
degenerare delle istituzioni ecclesiali, fatte sempre più simili, nei costumi e
nelle finalità, alle altre potenze della società, cercavano di impersonare una
Chiesa più aderente alla missione evangelica. Questo movimento, spesso duramente
contrastato dalle autorità ecclesiastiche (non solo cattoliche) si fece sempre
più sensibile dal Cinquecento.
Scrive Roberto Osculati in La Chiesa dello Spirito.
Fede, ragione, natura e storia nel cristianesimo non confessionale, in G.
Filoramom e D. Menozzi (a cura di), Storia del Cristianesimo. L’età moderna,
Editori Laterza 1997:
Le lotte politiche
e confessionali, con il loro macabro accompagnamento di sangue, di torture, di
morte, di esili, di imprigionamenti, di guerre, costituiscono il contesto più
immediato del nuovo diffondersi della teologia dello Spirito. Dai primi decenni
del Cinquecento fino alla pace di Westfalia del 1648 l’Europa occidentale è in
preda ad una convulsione che coinvolge tutte le strutture della società, opponendo
ceto a ceto, gruppi di individui ad altri, potere a potere, nazione a nazione.
Per capire l’intensità dei richiami allo Spirito universale, alla misericordia,
alla tolleranza, alla sobrietà, alla giustizia e alla pace occorre tenere
presenti gli orrori di cui è disseminato questo periodo della storia europea [tra
il Cinquecento e il Seicento - nota mia]. La violenza, quasi sempre ammantata
di vesti religiose, vi ebbe uno dei suoi periodi trionfali. Si pensi alla
conquista delle Americhe, alle guerre contadine in Germania, al dominio spagnolo
in Olanda, allo scontro con il potere ottomano in oriente e nel meridione, alla
guerra dei Trent’anni nell’Europa centrale. Si ricordino le innumerevoli
vittime dell’assolutismo e del conformismo religiosi. Era facile pensare che questa cristianità, divisa in se stessa,
in preda alla violenza e incapace di mettere in pratica la ragione e la fede,
fosse simile alla Babilonia della profezia apocalittica. Davanti alla massa
sconvolta dei popoli falsamente cristiani, condotti alla rovina dai propri
principi laici ed ecclesiastici, si elevano silenziosamente il Gesù evangelico,
la dottrina dei vescovi antichi, la mistica dei monaci e dei frati non ancora
travolti dalla generale corruzione., la sapienza delle genti. L’umanesimo
italiano con Dante, Petrarca, Boccaccio, Valla aveva da tempo diagnosticato la
falsità di un cristianesimo accecato dalla cupidigia e fattosi complice di
Satana. Nicolò Cusano (1401-1464) aveva cercato inutilmente di formulare i
canoni di una religione universale e pacifica. Marsilio Ficino (1433-1499)
aveva tentato di dare alla fede una dignità razionale e morale sviluppando la
metafisica platonica. Il profetismo apocalittico di Girolamo Savonarola
(1452-1498) aveva fatto sentire l’attualità del giudizio biblico sulla storia
dei popoli. Poco prima che iniziassero i grandi sconvolgimenti dell’Europa
moderna Erasmo (1469-1536) aveva chiesto che ci si liberasse da una religione
ipocrita, piena di credenza e di riti privi di contenuto morale, asservita alle
passioni, ignara delle sue origini e dei suoi valori.
Il movimento
che, prodottosi dagli scorsi anni Cinquanta, riuscì ad avere una manifestazione
istituzionale nel Concilio Vaticano 2°, svoltosi a Roma tra il 1962 e il 1965,
riprende quelle tematiche degli spirituali del Cinquecento e Seicento.
1. Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato
nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo
ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del
Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo,
in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione
con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei
precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e
al mondo intero la propria natura e la propria missione universale. Le presenti
condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché
tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti dai vari vincoli sociali,
tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo.
[dalla Costituzione Luce per le genti - Lumen gentium, del Concilio Vaticano
2°.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli