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Gruppo sinodale
Domani, alle 17, ci riuniremo, in parrocchia –
sala rossa e in videoconferenza Meet, come gruppo sinodale, per
confrontarci sulla prima delle Dieci domande che i nostri vescovi ci hanno posto, nel quadro
della consultazione del Popolo di Dio, programmata nella fase preparatoria
dell’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2023, dedicata alla
riforma in senso sinodale della Chiesa, e all’Assemblea generale della
Conferenza Episcopale Italiana che, nell’ottobre 2025, chiuderà il cammino
sinodale delle Chiese italiane, che
ha sostanzialmente il medesimo tema.
Ecco la Prima Domanda:
1°. I COMPAGNI DI VIAGGIO
Nella Chiesa e nella
società siamo sulla stessa strada fianco a fianco. Nella vostra Chiesa locale,
chi sono coloro che “camminano insieme”? Quando diciamo “la nostra Chiesa”, chi
ne fa parte? Chi ci chiede di camminare insieme? Quali sono i compagni di
viaggio, anche al di fuori del perimetro ecclesiale? Quali persone o gruppi
sono lasciati ai margini, espressamente o di fatto?
Che io sappia, siamo
il primo gruppo della parrocchia a sperimentarci come gruppo sinodale.
Del resto è logico che l’Azione Cattolica faccia da apripista, perché dagli
anni Sessanta è fortemente impegnata nel
collaborare all’attuazione dei principi riformatori deliberati durante il
Concilio Vaticano 2°, il quale fu un concilio sulla Chiesa.
Eccome come i nostri vescovi hanno presentato
l’evento sinodale, chiamandoci a parteciparvi:
La Chiesa di Dio è convocata
in Sinodo. Il cammino, dal titolo «Per una Chiesa sinodale: comunione,
partecipazione e missione», si aprirà solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma
e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale
sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi, nell’ottobre del 2023, a cui farà seguito la fase attuativa, che
coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari (cfr. EC, artt. 19-21).
Con
questa convocazione, Papa Francesco invita la Chiesa intera a interrogarsi su
un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «Proprio il cammino della
sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».
Questo itinerario, che si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa
proposto dal Concilio Vaticano 2°, è un dono e un compito: camminando insieme,
e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò
che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione,
a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione. Il nostro “camminare
insieme”, infatti, è ciò che più attua e manifesta la natura della Chiesa come
Popolo di Dio pellegrino e missionario.
Essere e fare Chiesa in modo sinodale significano un modo più intenso di stare e
camminare insieme, quindi anche cercare di superare la Chiesa per gruppi che ha, almeno dagli anni ’80, quindi da molto
tempo, caratterizzato il post-concilio.
Un gruppo
sinodale deve sforzarsi quindi di
deporre le appartenenze associative,
di movimento o di confraternita nelle quali si è arroccato. L’Azione Cattolica, , che ha preso l’iniziativa, prima tra tutti i gruppi della parrocchia,
di organizzarsi come gruppo sinodale, deve viverlo non più come associazione,
ma aprendosi non solo a tutti i parrocchiani, ma, più semplicemente, a tutti.
Questa è l’indicazione dei nostri vescovi e del Papa.
Questo all’Azione
Cattolica verrà facile, perché non ha una propria ideologia associativa e una
propria spiritualità caratteristiche, i suoi fari essendo il vangelo e il
concilio. Quanto al metodo democratico e alla vocazione popolare che proclama nel suo statuto – si definisce infatti una associazione popolare e democratica – li condivide con la società
europea di oggi, che ha storicamente contribuito a costruire.
A lungo si è
detto che la nostra parrocchia era una comunità di comunità, nel senso
che, prima, si aderiva a una delle associazioni, movimenti e confraternite
che l’abitavano, e, poi, quindi, mediante essi, essenzialmente tramite i
loro dirigenti, si partecipava anche alla parrocchia. E poi che la parrocchia
è di chi ci va, e quindi si è
iniziato a richiamarvi gente da fuori in particolare per partecipare ad alcune
forme particolari di spiritualità che vi si praticavano nei gruppi. Questa impostazione non rientra
nella sinodalità che i nostri
vescovi e il Papa ci esortano a praticare, e, prima di tutto, a sperimentare.
La parrocchia, come Chiesa, viene prima di ogni altra aggregazione: il battesimo ci incardina
nella Chiesa e questa è la base della nostra dignità di credenti. Poi la
parrocchia non è di questo o di quello, perché la Chiesa non è oggetto
di proprietà, ma è missione. Infatti siamo mandati nel mondo per diffondervi il vangelo. E la Chiesa,
come anche la parrocchia e i suoi locali, non sono solo per chi ci va,
ma per tutti, anche per coloro che non ci vanno, che infatti i
nostri vescovi ci esortano a raggiungere, e certo questa è una delle parti più
difficili del lavoro, perché ci mette in questione. Infatti è possibile che le
persone che non vanno in chiesa non ci vadano anche a causa nostra che le
abbiamo escluse, emarginate, accusate, diffamate.
E’ scritto
tutto molto bene nell’esortazione apostolica La gioia del Vangelo – Evangelii
Gaudium, che il Papa ci ha invitato a porre alla base del cammino
iniziale che da oltre un mese
dovevamo iniziare.
Non si fa
gruppo sinodale venendo in chiesa solo ad ascoltare un qualche insegnamento: bisogna esservi attivi,
partecipi, e, innanzi tutto, sapersi mettersi in questione. C’è anche
uno sforzo da fare, perché, per essere in quel modo, occorre saperne un po’ di
più di ora. Se uno pensa di stare in chiesa in modo puramente passivo, al modo di
uno spettatore al cinema, probabilmente
non troverà interessante un gruppo sinodale. Ma è questa passività che ci è chiesta
nel vangelo?
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa –
Roma, Monte Sacro, Valli