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Il punto della situazione
Quando si inizia a collaborare in un
lavoro già in corso ci si informa a che punto si è. Che si vuole realizzare?
Qual è il progetto? Chi dirige? Quali sono gli altri ruoli? Le cose procedono
bene o male?
Anche
il processo sinodale che è iniziato l’altro ieri è una fase di un’opera
iniziata molto tempo fa, negli anni Sessanta del secolo scorso, alla fine del
Concilio Vaticano 2°, celebrato dal 1962 al 1965. Lo aprì il papa Giovanni 23°,
Angelo Roncalli, l’11 ottobre 1962, un giovedì, all’epoca festa liturgica di
Maria Santissima Madre di Dio poi spostata al 1 gennaio, oggi festa liturgica
in cui si ricorda quel Papa e quel
giorno. La sera di quel giorno il Papa pronunciò un famoso discorso, che da
allora è chiamato popolarmente Discorso alla luna, rivolgendosi ai fedeli radunati in piazza San
Pietro, a Roma, parlando loro da una finestra del suo appartamento che affaccia
laggiù, quella da tempo usata dai Papi in occasioni del genere. Eccone il
testo.
Cari figliuoli, sento le vostre
voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto
il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata,
stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo.
Noi chiudiamo una grande giornata di pace; di
pace: « Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà ». Ripetiamo spesso
questo augurio e quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza
della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo: “Ecco qui un saggio
di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita
che ci attende per l’eternità”.
Dite un poco: se domandassi, potessi domandare
a ciascuno: “Voi da che parte venite?”, i figli di Roma che sono qui specialmente
rappresentanti [risponderebbero]: “Noi siamo i vostri figliuoli più
vicini, Voi siete il Vescovo di Roma”. Ma voi, figliuoli di Roma, voi sentite
di rappresentare veramente la Roma caput mundi, così come nella
Provvidenza è stata chiamata ad essere: per la diffusione della verità e della
pace cristiana.
In queste parole c'è la risposta al vostro
omaggio. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato
Padre per la volontà di Nostro Signore, ma tutt’insieme: paternità e
fraternità e grazia di Dio, tutto, tutto!
Continuiamo, dunque, a volerci bene, a
volerci bene così, a volerci bene così, guardandoci così nell’incontro,
cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte quello - se c’è – qualche cosa
che ci può tenere un po’ in difficoltà.
Niente: Fratres sumus! La luce che
splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è
luce di Cristo, il quale veramente vuol dominare, con la Grazia sua, tutte le
anime.
Stamattina
è stato uno spettacolo che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro
secoli di storia, non ha mai potuto contemplare.
Apparteniamo quindi ad un'epoca, nella quale
siamo sensibili alle voci dall'Alto: e vogliamo essere fedeli e stare secondo
l'indirizzo che il Cristo benedetto ci ha fatto.
Finisco, dandovi la benedizione. Accanto a me
amo invitare la Madonna Santa e benedetta, di cui oggi ricordiamo il grande
mistero.
Ho sentito qualcuno di voi che ha ricordato
Efeso e le lampade accese intorno alla basilica di là, che io ho veduto con i
miei occhi, non a quei tempi, si capisce, ma recentemente, e che ricorda la
proclamazione del Dogma della Divina Maternità di Maria.
Ebbene, invocando Lei, alzando tutti insieme
lo sguardo verso Gesù benedetto, il Figliol suo, ripensando a quello che è con
voi, a quello che è nelle vostre famiglie, di gioia, di pace e anche, un
poco, di tribolazione e di tristezza, la grande benedizione accoglietela di
buon animo.
Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da
restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore
alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora
li esprimiamo davanti al Cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità,
amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella
santa pace del Signore, alle opere del bene !
Tornando a casa, troverete i bambini; date una
carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete
qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è
con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza.
E poi, tutti insieme ci animiamo cantando,
sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci
aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino.
Così, dunque, vogliate attendere alla
Benedizione che vi do ed anche alla buona notte che mi permetto di augurarvi,
con la preghiera, però, che non si cominci solamente…Oggi noi iniziamo un Anno,
un Anno – chi lo sa? – speriamolo bene: il Concilio comincia e non sappiamo
quando finirà. Potesse finire prima di Natale…Ma forse forse non riusciremo a
dir tutto, ad intenderci su tutto bene. Ci vorrà un altro ritrovo. Ma se il
ritrovarci così deve sempre allietare le nostre anime, le nostre famiglie, Roma
e tutto quanto il mondo, tutto intero, vengano pure questi giorni, li
aspettiamo in benedizione.
Dunque, rispondete alle mie parole, alle mie
benedizioni (Benedizione)
Il governo della Chiesa è innanzitutto
espresso dal Papa, ma Egli non fa tutto lui: ha i suoi collaboratori, suoi
confratelli, tutti spesi nell’intesa, sempre, di far trionfare il piano di
Nostro Signore Gesù Cristo. Ecco qua i rappresentanti: -ecco, venite! Venite! -
il Segretario di Stato [ndr:Amleto Giovanni Cicognani], che rappresenta
tutti, questo Segretario di Stato, cardinale, non è mica nato qui intorno,
conosce tutta l’America, ha passato tutta la sua vita così visitando i vari
continenti. E tutti gli altri suoi che sono in collaborazione sua, più o meno
hanno porto l’orecchio a quelle che sono le invocazioni, i desideri del popolo
cristiano. Con loro, e alla presenza loro, un’altra benedizione. Ma poi vi
lascio andare a casa, perché la sera si attarda sopra di noi e la buona notte
deve essere santificata, anche quella.
Quel discorso, così lontano
dall’algido tono della burocrazia ecclesiastica, ma anche tanto affettuoso come non si pensava che un Papa potesse manifestarsi, suscitò una
straordinaria emozione nella gente, molta della quale assistette in televisione.
Tra essa, i miei genitori e io stesso, bambino. Ad un certo punto il Papa
invitò a portare una carezza ai bambini: «Tornando a casa, troverete i bambini;
date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete
qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è
con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza». Io sono appunto uno di quei bambini che
ricevette la carezza del Papa.
Leggete lentamente e con attenzione quelle
parole del Papa. Potrete, credo,
rivivere la grande felicità che c’era in tutti per quello straordinario evento
che si stava iniziando, e anche la fiducia che tutti si aveva in quello che ne
sarebbe scaturito, veramente una grande gioia, e non solo nei tanti vescovi che
erano convenuti per parteciparvi, dei teologi che li assistevano o che comunque
avevano interloquito nella fase preparatoria, ma in tutti noi, anche bambini,
anche non addentro alle complesse questioni che dovevano essere trattate, ma
meravigliati nel vivere la Chiesa in quel modo, tutti insieme, il Papa, i
vescovi intorno a lui, i nostri sacerdoti, i religiosi e noi fedeli, tutti
idealmente vicini in quella piazza, in quella sera in cui il Cielo sembrò tanto
vicino alle nostre vite.
«E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo,
ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta,
continuare e riprendere il nostro cammino».
Potete risentire la parole del Papa a questo
indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=QoShzJiwop4
Noi oggi, convocati in Sinodo, siamo i prosecutori dell’opera iniziata allora. Ma
dov’è quella gioia?
Insegnano i maestri di spiritualità a non avere fretta nella vita religiosa.
Nei giorni scorsi ho cercato di rendervi l’idea su a che punto si è. Continuerò a farlo. Ma oggi fermiamoci un momento e facciamoci
riempire dell’anelito di bene e di felicità che trabocca dalle parole del Papa
del Concilio.
«Fratres sumus! »– Fratelli
tutti, potremo dire con l’attuale Papa-. «La luce che splende sopra di noi,
che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è luce di Cristo, il
quale veramente vuol dominare, con la Grazia sua, tutte le anime.»
Amen.