Partecipare al processo sinodale
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Alle ore 9.00 di sabato 9 ottobre 2021 ,
alla presenza del Santo Padre Francesco, ha avuto inizio nell’Aula Nuova del
Sinodo, in Vaticano, un Momento di Riflessione per l’inizio del Percorso
Sinodale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Erano presenti rappresentanti del
Popolo di Dio, tra delegati delle Riunioni Internazionali delle Conferenze
Episcopali ed Organismi simili, membri della Curia Romana, delegati fraterni,
delegati della vita consacrata e dei movimenti laicali ecclesiali, e il
consiglio dei giovani
.
Cari amici del gruppo di Azione Cattolica in San Clemente
papa, sentiamoci tutti impegnati a coinvolgere tutti quelli che conosciamo, credenti, credenti
di altre fedi, non credenti, nel processo
sinodale che si è aperto oggi a
Roma. Può essere un’esperienza umana straordinaria, ma molto dipenderà dal popolo
che è stato convocato, anche da noi.
Vivere la fede in modo sinodale non è solo un modo di vivere nella Chiesa
e di fare Chiesa, ma prima di
tutto un diverso modo di vivere la nostra umanità. Qualcosa che tutti
ai tempi nostri aspettano e sperano,
mentre si è costretti a vivere chi nella
disperazione della povertà materiale, chi in quella dell’insensatezza della
sazietà solitaria, chi in quella di essere un ingranaggio di un’economia rapace
in cui l’essere umano è degradato a semplice fattore della produzione sostituibile
da sistemi artificiali e come questi da scartare se obsoleto o a consumatore
desiderante, che vale solo se ha capacità di spesa, chi in quella del duro
servaggio alla violenza, che degrada sia il violento che la sua vittima;
avvolti noi tutti talora da effimeri
raggi di luce che fanno sognare qualcosa di diverso.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Questa
famosa lirica del poeta Salvatore Quasimodo (1901-1968), pubblicata nel 1942
nella raccolta Ed è subito sera, rende l’idea della condizione umana
sulla quale si riversa la luce della fede. L’esperienza del credente è stata
descritta anche come l’essere raggiunti da una luce. Ma anche come un
risplendere.
Mosè scese dal monte Sinai. Teneva in mano le due tavole su cui
erano scritti gli insegnamenti del Signore; egli non sapeva che la pelle della
sua faccia era diventata splendente poiché aveva parlato con il Signore. Aronne e
tutti gli Israeliti notarono che la pelle della faccia era splendente ed ebbero
paura di avvicinarsi a lui.
[versione TILC – Traduzione interconfessionale in lingua
corrente - dal libro dell’Esodo,
capitolo 34, versetti 29 e 30 – Es 36, 29-30]
Ebbene l’esperienza
della Chiesa sinodale è quella di
una vita di fede che splende. Chi fu coinvolto in quel grande evento sinodale
che fu il Concilio Vaticano 2° (1962-1965) ne riferisce anche in questo modo.
Ecco, ora ci si sta aprendo qualcosa di analogo. Non si tratta solo di assistere
a celebrazioni che si fanno lontano
da noi o di essere informati: dobbiamo imparare a replicare nel nostro ambiente di prossimità gli eventi
sinodali. Sinodalità significa partecipare attivamente, conoscersi,
discorrere, argomentare, esaminare le nostre vite insieme, prendere delle
decisioni condivise e, infine, integrare tutto in una liturgia, e
questo è quel di più rispetto al
metodo parlamentare, la fonte di
una più alta dignità della
persona, che ci viene dall’alto, il divenire Chiesa e non semplice istituzione pubblica. Facciamolo!
Proviamoci! Non si dica, poi, che da San Clemente papa non è venuto nulla, che la vita è trascorsa come
prima, invece di muoverci verso quella luce.
L’inizio, ieri, è stato ottimo, per quanto ne ho appreso.
Potete informarvi anche
voi, come ho fatto io, a questo indirizzo WEB:
1. Voglio iniziare trascrivendo la preghiera Noi siamo davanti a te, Santo Spirito,
che, come si legge nella presentazione sul sito del Sinodo 2021-2023, «è stata storicamente usata nei Concili, nei Sinodi e
in altre riunioni della Chiesa per centinaia di anni, essendo attribuita a
Sant'Isidoro di Siviglia (560 circa - 4 aprile 636)». E, poi, «Mentre siamo chiamati ad abbracciare
questo cammino sinodale del Sinodo 2021-2023, questa preghiera invita lo
Spirito Santo ad operare in noi affinché possiamo essere una comunità e un
popolo di grazia. Per il Sinodo 2021-2023, proponiamo di utilizzare questa
versione semplificata, in modo che qualsiasi gruppo o assemblea liturgica possa
pregare più facilmente.» La preghiera venne recitata all’inizio di ogni
sessione del Concilio Vaticano 2°. Vi propongo di recitarla insieme, all’inizio
di ogni nostra riunione, durante il discernimento sinodale che faremo.
Siamo
qui dinanzi a te, Spirito Santo:
siamo tutti riuniti nel tuo nome.
Vieni a noi,
assistici,
scendi nei nostri cuori.
Insegnaci
tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire tutti
insieme.
Non
permettere che da noi peccatori sia lesa la giustizia,
non
ci faccia sviare l’ignoranza,
non
ci renda parziali l’umana simpatia,
perché
siamo una sola cosa in te
e
in nulla ci discostiamo dalla verità. Lo chiediamo a Te,
che
agisci in tutti i tempi e in tutti i luoghi,
in comunione con il Padre e con il Figlio,
per
tutti i secoli dei secoli. Amen
2. Sono rimasto molto
colpito dalla meditazione proposta dalla teologa spagnola Christina Inogés-Sanz,
che di seguito trascrivo integralmente.
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Stiamo iniziando un processo spirituale, quello della sinodalità, e lo cominciamo con speranza, decisione e fame di conversione per imparare e vivere, veramente e umilmente, sapendo che gli atteggiamenti migliori nella Chiesa non sono quelli che escludono e separano, ma piuttosto quelli che, servendo gli altri, portano al perdono, alla riconciliazione e all’incontro.
Siamo viaggiatori feriti
pieni di speranza, fiducia e amore nel Dio che non ci abbandona e che adatta il
suo passo al nostro, al ritmo dell’accoglienza, del perdono e della grazia.
Siamo davanti a te, Dio nostro, come una Chiesa ferita, profondamente ferita. Abbiamo fatto molto male a molte persone e lo abbiamo fatto a noi stessi. Per secoli ci siamo affidati più al nostro ego che alla tua Parola. Abbiamo dimenticato da tempo che, ogni volta che non ti lasciamo camminare accanto a noi, non siamo in grado di mantenerci sulla giusta rotta.
Non dobbiamo avere paura di riconoscere gli errori che abbiamo
commesso. Pietro, sul quale hai detto che
avresti costruito la Chiesa, non ha iniziato bene la sua missione. Ti ha
rinnegato tre volte; poi è andato alla tomba, l’ha vista vuota, è tornato con
gli altri ma non ha annunciato la tua risurrezione. Questo, che era il frutto
della paura che provava in quel momento, si è trasformato in decisione, forza e
fede per compiere il mandato che gli avevi dato quando ha ricevuto la forza
dello Spirito Santo.
È buono e salutare
correggere gli errori, chiedere perdono per i crimini commessi e imparare ad
essere umili. Sicuramente vivremo momenti di dolore, ma il dolore fa parte dell’amore.
E la Chiesa ci fa soffrire perché la amiamo.
In molte occasioni, la
fedeltà richiede un cambiamento. La fedeltà al mandato missionario ricevuto da
Gesù stesso, la fedeltà alla nostra Chiesa, richiede di vivere il cambiamento,
e questo cambiamento può supporre una rivoluzione. A questo proposito, dovremmo
ricordare le parole del teologo ortodosso Olivier Clément, quando disse: «Nel
corso della storia, le rivoluzioni che sono state più creative sono quelle nate
dalla trasformazione del cuore».
Questo Sinodo ci chiama a
questa trasformazione del cuore. Tutto
il popolo di Dio è convocato, per la prima volta, a partecipare ad un Sinodo
dei Vescovi. Tutti coloro che non abbiamo saputo ascoltare, che ci hanno
lasciato senza che ce ne importasse, anche loro sono invitati a far sentire la
loro voce, a mandarci le loro riflessioni, le loro preoccupazioni e il loro
dolore. Insegnaci ad essere cristiani migliori! Insegnaci a recuperare l’essenza
della comunità cristiana, che è comunione, non esclusione!
Vivere fino in fondo l’esperienza
del Cristo risorto, che è ciò che il testo dell’Apocalisse ci invita a fare, ci
porterà a vedere la diversità della Chiesa, la diversità nella Chiesa, come la
grande ricchezza che essa è. Doni, carismi, ministeri, modi di parlare e riti
al servizio di tutti affinché la nostra Chiesa si identifichi col modo di
essere di Gesù di Nazareth.
Quello stesso Gesù che non
ci ha lasciato norme o strutture su come essere Chiesa, ci ha lasciato uno
stile di vita con cui costruire quella Chiesa chiamata ad essere un rifugio
sicuro per tutti; ad essere un luogo di incontro e di dialogo interculturale,
uno spazio di creatività teologica e pastorale con cui affrontare le sfide che
abbiamo davanti; in breve, ad essere la Chiesa-Casa che tutti desideriamo. Credere
in colui che è il primo e l’ultimo! In colui che è morto e, soprattutto, in
colui che è risorto, perché a volte dimentichiamo che crediamo in qualcuno che
è vivo! Lui è vivo e cammina al nostro fianco perché possiamo imparare da lui
e, con lui, essere servitori gli uni degli altri, perché servizio e sinodalità vanno
di pari passo. Servire per essere comunione nel nostro essere; sinodalità per
essere comunione nel camminare insieme. Comunione, in definitiva, per lavorare
insieme in accordo con ciò che lo Spirito ci dice, ci mostra e ci suggerisce.
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3. Il segretario generale del Sinodo dei vescovi, Mario Grech, ha
parlato del grande entusiasmo che sta nascendo intorno al Sinodo. Alcun però
hanno paura, perché la procedura è aperta, il risultato non è
predeterminato: li ha esortati a non temere e ad esporre francamente le loro
perplessità, anche così si coopera al processo sinodale.
Il relatore generale del
Sinodo Jean-Claude Hollerich ha fatto un elenco delle tentazioni che ci
coglieranno durante il processo sinodale:
“È una
buona idea, ma non ho tempo. Ho un'agenda piena. Qualcun altro dovrà farlo per
me”
“Sembra una
buona idea, ma non può essere presa sul serio. Conosciamo la struttura della
chiesa e la verità del suo insegnamento. Non è questo un modo per farci ingoiare
cambiamenti che sono già stati deciso in anticipo?”
“È una
buona idea, ma il tempo è troppo poco, quindi non farò nulla.”
“Mi piace
ascoltare il parere di pochi, ma ascoltare l'esperienza di tutti? Che utopia!”;
“Non voglio
il cambiamento, il cambiamento disturba la mia vita e i miei progetti pastorali”.
Si è detto certo che
ciascuno potrebbe aggiungerne altre.
Ma, ha aggiunto, stiamo
iniziando un viaggio in cui i pastori
dovranno ascoltare il gregge; si dovrà «Ascoltare: in ascolto della presenza di
Dio, ascolto, con approccio umile. Questo va contro i costumi di una società
come la nostra, dove bisogna mettersi in mostra, dove bisogna “realizzarsi”.
Ascoltare è passare dal “me” al “noi: è divino».
Il gesuita Paul Béré, del
Burkina Faso (Africa centro-occidentale) ha detto, nella sua meditazione, che le
voci che si leveranno nella varie comunità del mondo nel corso del processo
sinodale riveleranno Cristo in mezzo a noi e la sua volontà per noi.
Nella sua testimonianza, Dominique
Yon si è detta ispirata ed entusiasta davanti alla prospettiva di una Chiesa
sinodale che procede in comunione per perseguire una missione comune attraverso
la partecipazione di ciascuno dei suoi membri, compresi quelli alla periferia
come i perseguitati o oppressi a causa dell’età, della religione, del colore o
del genere. Non sarà un compito facile, ha aggiunto, ma è certamente una direzione
importante per la nostra chiesa in questi tempi difficili e incerti. Nonostante
le costanti divisioni che dobbiamo affrontare in questo mondo, ha detto di
sperare che questo processo sinodale aiuterà ad unire tutti i fedeli in una
sola chiesa in Cristo, ciascuno col suo ruolo da giocare, ciascuno reso abile
dai doni dello Spirito Santo per il rinnovamento e l’edificazione della Chiesa.
Il coreano Lazzarus You
Heung-sik, Prefetto della Congregazione per il Clero, si è detto convinto che la Chiesa è e deve essere innanzi
tutto una famiglia, dove ciascuno è un dono per gli altri: uomini e donne,
giovani e anziani, sacerdoti e laici, consacrati e consacrate. Una famiglia nella
quale tutti si sentono corresponsabili della vita e dell’annuncio del Vangelo,
inviati insieme a realizzare il sogno di Gesù: «che tutti siano uno» (Gv 17,
21). Essere Chiesa sinodale per me significa questo: vivere e camminare come
famiglia, in ascolto del grido dell’umanità, al servizio degli esclusi.
Il francese frate Aloïs,
nella sua testimonianza, ha detto che il Sinodo evidenzierà grandi diversità
all’interno della stessa Chiesa cattolica. Queste però possono essere tanto più
feconde man mano che si approfondirà la ricerca della comunione. Non per
evitare o nascondere i conflitti, ma per coltivare un dialogo che riconcilia. Per
promuoverlo, ha auspicato e che vi siano, nel cammino sinodale, momenti di
respiro, come soste, per celebrare l’unità già compiuta in Cristo e renderla
visibile. Ha anche proposto al Papa che, durante il processo sinodale, non solo i
delegati, ma il popolo di Dio, non solo i cattolici ma i credenti delle varie
Chiese, vengano invitati a un grande raduno ecumenico? Questo perché, attraverso il battesimo, siamo sorelle e
fratelli in Cristo, uniti in una comunione ancora imperfetta ma molto reale,
anche quando le questioni teologiche rimangono senza risposta.
4. Nel suo discorso, papa
Francesco, ha detto che «Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunione,
partecipazione, missione». Quest’ultima non è proselitismo, semplice opera
di propaganda per procurare l’adesione. la natura della Chiesa è la koinonia
[=parola del greco antico che significa essere compagni, mettendo in
comune pane e vita in un lotta o in una
missione], ma richiede partecipazione vera.
Sulla
strada del Sinodo e della sinodalità ci sono tre rischi.
« Il primo è quello del formalismo. Si può ridurre un Sinodo
a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a
guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro. […] Dunque,
se parliamo di una Chiesa sinodale non
possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di
strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio,
soprattutto tra sacerdoti e laici.
[…]
Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo – l’astrazione,
la realtà va lì e noi con le nostre riflessioni andiamo da un’altra parte –:
far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma
astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo;
[…]
Infine, ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome «si
è sempre fatto così» – questa parola è un veleno nella vita della Chiesa, “si è
sempre fatto così”–, è meglio non cambiare. Chi si muove in questo orizzonte,
anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo
che abitiamo.»
Ma ci sono anche tre
opportunità.
« La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma
strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti
si sentano a casa e possano partecipare.
Il Sinodo ci offre poi
l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa
dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad
ascoltare.
[…]
Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della
vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione
e tenerezza. Dio sempre ha operato così. Se noi non arriveremo a questa Chiesa
della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la
Chiesa del Signore. E questo non solo a parole, ma con la presenza, così che si
stabiliscano maggiori legami di amicizia con la società e il mondo.»
Ha ricordato una frase del
domenicano Yves Congar (1904-1995), il teologo del "Popolo di Dio", molto ascoltato dai saggi del Concili Vaticano 2°: «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una
Chiesa diversa» (in Vera e falsa riforma nella Chiesa, Milano 1994,
193). Questa è la sfida, ha detto. E per
realizzarla, questa “Chiesa diversa”, aperta alla novità che Dio le vuole
suggerire, ci ha esortato a invocare con più forza e frequenza lo Spirito e a
mettersi con umiltà in suo ascolto, camminando insieme, come Lui, creatore
della comunione e della missione, desidera, cioè con docilità e coraggio.
Ha concluso con questa
preghiera:
Vieni, Spirito Santo.
Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita,
preservaci dal diventare una Chiesa da museo,
bella ma muta,
con tanto passato e poco avvenire.
Vieni tra noi,
perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal
disincanto,
non annacquiamo la profezia,
non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili.
Vieni, Spirito Santo
d’amore,
apri i nostri cuori all’ascolto.
Vieni, Spirito di santità,
rinnova il santo Popolo fedele di Dio.
Vieni, Spirito creatore,
fai nuova la faccia della
terra.
Amen.