Fare
sinodo
[dal Vademecum
per il Sinodo – settembre 2021]
Per sensibilizzare e incoraggiare la
partecipazione, si può mettere in atto un'ampia pubblicità del Sinodo per
comunicarne il significato e gli obiettivi e il modo in cui le persone possono
partecipare. Alcuni esempi di materiale pubblicitario sono forniti sul sito
web.
All'interno di ogni Chiesa locale, gli
incontri dovrebbero essere organizzati in modo da promuovere un'esperienza
sinodale più fruttuosa nel contesto locale. Idealmente, più "incontri di
consultazione sinodale" potrebbero essere organizzati per lo stesso gruppo
di partecipanti, in modo che possano approfondire e dialogare meglio. In
alternativa, si possono organizzare nuovi raggruppamenti in modo che un maggior
numero di persone possano ascoltare e impegnarsi, con una più ampia diversità
di opinioni ed esperienze.
Vi incoraggiamo anche a integrare il tema
della sinodalità e di questo processo sinodale di consultazione negli incontri
e nelle riunioni locali o diocesane già programmate, laddove possibile. In
questo senso, la fase diocesana del processo sinodale può arricchire l'agenda
pastorale esistente per l'anno 2021-2022, ispirando anche alcuni elementi
nuovi.
L'ascolto reciproco si arricchisce
conoscendosi e condividendo la vita insieme. Può essere molto utile condividere
un'attività comune prima di iniziare gli incontri e dialogare fra di voi.
Alcuni esempi di attività che possono essere
svolte insieme includono un pellegrinaggio, un'azione sociale o caritatevole, o
semplicemente un pranzo o una cena insieme. Oltre a sviluppare la fiducia reciproca tra i partecipanti, questo
potrebbe anche aiutare a promuovere la partecipazione di persone che sono più
attratte dall'azione pratica piuttosto che dalla discussione intellettuale.
Questo approccio segue l'esempio di Gesù
che riuniva i suoi discepoli per condividere un pasto, camminare insieme o
semplicemente passare del tempo insieme. Può essere importante concedere
tempo sufficiente e spazio adeguato ai partecipanti per condividere cibo e
bevande, prolungando l'esperienza dell'ascolto reciproco in uno scambio meno
formale e più spontaneo durante le pause. Questo può aprire ad una
partecipazione più fruttuosa delle persone che si sentono meno a loro agio nelle
riunioni formali, oltre a offrire l’opportunità per chiarire più liberamente
alcuni punti.
Prendere parte ad attività fisiche,
culturali, sociali e caritative può contribuire a costruire la comunione tra i
partecipanti, rinnovando la Chiesa attraverso nuove esperienze di
fraternità.
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1. La proposta di vivere la fede come Chiesa in
modo sinodale è nuova tra i
cattolici. E’ vero: il sinodo è una
prassi e un’istituzione molto antica, ma come metodo di governo ecclesiale. Progressivamente
la funzione di direzione ecclesiale fu accentrata negli episcopati e nei
sovrani delle dinastie cristianizzate – ne vediamo ancora oggi un esempio nel
titolo di governatrice suprema della Chiesa anglicana che ha la regina
britannica – e, nella Chiesa cattolica, nel Papato. Tra i cattolici questo
accentramento divenne più forte da quando, dal Seicento circa, la loro Chiesa
iniziò ad essere governato come un vero e proprio stato monarchico, come ancora
buona parte si fa. Per cui, ad esempio, vennero emanati codici di diritto e il Papa invia e riceve
ambasciatori nelle relazioni internazionali.
Storicamente aggregazioni di fedeli con
spirito che ora diremmo sinodale, appunto per vivere la fede in
maniera comunitaria e partecipata, furono viste in genere con sospetto e
diffidenza, e non di rado apertamente e duramente contrastate. Che cosa è
cambiato oggi? E’ stata la pratica, prima che la teoria, della democrazia, che,
ai tempi nostri, è vista come molto partecipata, non concentrata sull’aspetto
del potere sociale ma molto sulle
vie di convivenza solidale e benevola, e questo, anche se in genere non
se ne ha consapevolezza, è dipeso dall’influsso dei cristianesimi. Al centro di
questa esperienza, che è umana prima che politica, perché come ho scritto riguarda
prima la convivenza del problema di chi e come comanda nella società, vi è l’idea
di dignità inviolabile della persona umana, non solo come singola, ma
anche nelle formazioni sociali che le persone costruiscono e nelle quali e delle quali vivono, in esse comprese
naturalmente le chiese cristiane. In religione siamo convinti che le persone
umane siano create così e che
quindi la loro dignità non sia nelle mani di chi comanda in società, fossero
anche le masse e larghe maggioranze. Riteniamo che il fondamento teologico di questa
condizione sia il battesimo, quindi nella relazione con il Cristo che ci apre
al fondamento divino di tutto. Questo fu molto chiaro ai rivoluzionari nordamericani
che istituirono la prima democrazia dell’era moderna, quella statunitense:
Consideriamo
verità evidenti per sé stesse che tutti gli uomini sono creati uguali; che sono
stati dotati dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili; che, fra questi
diritti, vi sono la vita, la libertà e il perseguimento del benessere […]
[dalla Dichiarazione
di indipendenza degli Stati Uniti d’America, del 1776]
Se si prescinde da questa teologia, mancano le
parole per spiegare perché si sia tutti uguali in dignità, senza distinzione di sesso, razza, lingua,
religione, opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, come è
scritto nell’art.2 della nostra Costituzione. Chi però afferma quella dignità,
con quell’estensione che ritiene inviolabile, implicitamente fa una
dichiarazione di valore teologico, anche
se non parla di Dio, se ne dichiara indifferente o addirittura ne contrasta l’idea.
Dunque nessuna meraviglia che, dato il suo fondamento teologico, l’idea di democrazia
come oggi la intendiamo, così piena di valori e in particolare di valori
solidali, sia ritornata anche
in religione influenzando la costruzione ecclesiale. Cosicché, attraverso la
nostra preghiera quell’idea di dignità possa ritornare al suo Fondamento santo,
come è scritto:
La
pioggia e la neve
scendono
dal cielo e non tornano indietro
senza
avere irrigato la terra
e
senza averla resa fertile;
fanno
germogliare il grano,
procurano
i semi e il cibo.
Così è anche della parola
che
esce dalla mia bocca:
non
ritorna a me senza produrre effetto,
senza
realizzare quel che voglio
e
senza raggiungere lo scopo
per
il quale l’ho mandata».
[dal libro del profeta Isaia, capitolo 55, versetti
11 e 12 – Is 55,11-12. Versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale
in lingua corrente]
2. Riunendoci come gruppo sinodale possiamo dunque iniziare da questo: dal riconoscerci
a vicenda pari dignità umana, rendendo lode nella preghiera per
poterlo fare.
Una
realtà così grande e bella, eppure così poco praticata in società, nonostante
che in democrazia sia diventato addirittura il presupposto della coesione sociale.
In passato spesso ci si riuniva nel nome di un sovrano, come suoi sudditi, in particolare nel costruire
e governare società, ciò che definiamo politica. In democrazia abbiamo
imparato a riunirci nel nome di quella comune dignità e, in fondo, parlando
religiosamente, è come proclamare che solo nel Cielo sta la sovranità, colui
che non ha nessun potere sopra di sé.
L’Interrogativo
fondamentale e la prima delle Dieci
domande che i vescovi ci hanno proposto per orientare la consultazione
del Popolo di Dio che si è aperta lo scorso 9 ottobre, nel cammino sinodale
della Chiesa universale e di quelle
italiane, fanno appunto riferimento a quello:
l’INTERROGATIVO FONDAMENTALE:
Una Chiesa sinodale, annunciando il
Vangelo, “cammina insieme”: come questo “camminare insieme” si realizza oggi
nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere
per crescere nel nostro “camminare insieme”?
I dieci nuclei tematici:
1° Domanda. I COMPAGNI
DI VIAGGIO
Nella Chiesa e nella
società siamo sulla stessa strada fianco a fianco. Nella vostra Chiesa locale,
chi sono coloro che “camminano insieme”? Quando diciamo “la nostra Chiesa”, chi
ne fa parte? Chi ci chiede di camminare insieme? Quali sono i compagni di
viaggio, anche al di fuori del perimetro ecclesiale? Quali persone o gruppi
sono lasciati ai margini, espressamente o di fatto?
In effetti sinodo significa riunirsi e rimanere insieme e poi lavorare insieme.
Per
radunarsi, e costituire la condizione preliminare e indispensabile per una vita
di fede sinodale, occorre chiamare e annunciare, come i banditori che fino a qualche decennio fa giravano nei
paesi per informare la gente di qualche decisione dell’autorità o di qualche
evento importante per la comunità.
E’
appunto quello che i nostri vescovi ci chiedono di fare, in quel Vademecum per il cammino sinodale che è stato diffuso nello scorso settembre dalla Segreteria del
Sinodo dei vescovi:
“mettere in atto un'ampia pubblicità del Sinodo per comunicarne il
significato e gli obiettivi e il modo in cui le persone possono partecipare”
La prima fonte informativa per il fedeli della
parrocchia è la messa domenicale. Dunque potremmo proporre al Consiglio
pastorale parrocchiale, che è l’organo partecipativo previsto dal diritto
canonico per la parrocchia e di cui fa parte anche il parroco, di concordare
con i preti della parrocchia un breve spazio informativo sul cammino
sinodale all’interno delle messe domenicali
in cui si informi di ciò che si sta facendo, del perché lo si fa, del
significato religioso di ciò che si fa e del programma delle attività.
Ma anche noi potremmo fare la nostra parte,
innanzi tutto parlando del cammino sinodale in famiglia e nella nostra cerchia amicale. E’
possibile preparare e distribuire foglietti informativi. Il blog acromavalli.blogspot.com
dall’agosto scorso è praticamente concentrato sulle informazioni sinodali.
Inoltre potremmo costituirci come gruppo
sinodale al servizio della parrocchia, aprendo gli incontri che faremo sul cammino
sinodale a tutti i parrocchiani, che
potranno partecipare anche in videoconferenza Meet. E’ un'altra proposta
che potremmo decidere di presentare al Consiglio pastorale parrocchiale.
L’ho formulata per esteso e ve la allego in fondo.
Dedicando una riunione al mese al lavoro come
gruppo sinodale, nella fase di consultazione popolare che si
concluderà nell’aprile 2022, potremmo lavorare sui temi sinodali in 6 incontri,
e questo andrebbe incontro alle richieste dei nostri vescovi nel Vadecum:
gli incontri dovrebbero essere organizzati in modo da promuovere
un'esperienza sinodale più fruttuosa nel contesto locale. Idealmente, più
"incontri di consultazione sinodale" potrebbero essere organizzati
per lo stesso gruppo di partecipanti, in modo che possano approfondire e
dialogare meglio.
Questi incontri potrebbero essere affiancati da un lavoro insieme
in qualche settore della parrocchia, secondo le indicazioni del Consiglio
pastorale parrocchiale:
L'ascolto
reciproco si arricchisce conoscendosi e condividendo la vita insieme. Può
essere molto utile condividere un'attività comune prima di iniziare gli
incontri e dialogare fra di voi.
Alcuni esempi di attività che possono essere svolte insieme includono un
pellegrinaggio, un'azione sociale o caritatevole, o semplicemente un pranzo o
una cena insieme.
Di solito ce ne stiamo confinati nei gruppi
di appartenenza e ci ritroviamo come semplice platea nelle messe. Lavorare
insieme, anche prima di parlare insieme, potrebbe consentire di conoscerci
meglio e, così, di imparare ad avere fiducia gli uni negli altri. Per organizzare
questa attività bisogna iniziare con incontrarsi e vedere ciò che ognuno
può fare per gli altri e ciò che può fare in parrocchia, o a anche in altri ambienti,
ma sempre collettivamente, insieme.
Questo approccio segue
l'esempio di Gesù che riuniva i suoi discepoli per
condividere un pasto, camminare insieme o semplicemente passare del tempo
insieme.
scrivono
i vescovi nel Vademecum. Potremmo, così, cominciare sfogliando i Vangeli
alla ricerca dei brani in cui si narra di quando Gesù riuniva i suoi
discepoli per condividere un pasto, camminare insieme o semplicemente passare
del tempo insieme.
Uno di quelli che mi è venuto in mente è questo:
Mentre
era in cammino con i suoi discepoli Gesù entrò in un villaggio e una
donna che si chiamava Marta, lo ospitò in casa sua.
Marta
si mise subito a preparare per loro, ed era molto affaccendata. Sua sorella
invece, che si chiamava Maria, si era seduta ai piedi del Signore e stava ad
ascoltare quel che diceva.
Allora
Marta si fece avanti e disse:
— Signore, non vedi che mia sorella mi
ha lasciata sola a servire? Dille di aiutarmi!
Ma
il Signore le rispose:
— Marta, Marta, tu ti affanni e ti
preoccupi di troppe cose! Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la
parte migliore e nessuno gliela porterà via.
[dal Vangelo secondo Luca, capitolo 10, versetti
da 38 a 42 – Lc 10, 38-42 – versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale
in lingua corrente].
Lo stile
sinodale richiede di discutere e di
decidere insieme che fare e che proporre, senza attendere che l’impulso ad
agire ci venga da fuori e dall’alto, ma, comunque, sempre in accordo
solidale con le altre persone che
sono impegnate nel medesimo lavoro e con i nostri pastori. La sinodalità
è benevola, inclusiva, partecipativa
e diffusiva. Non fa sentire nessuna persona esclusa o respinta. Non ferisce,
non calunnia, non insinua, fa tutto apertamente e francamente.
Paolo di Tarso, evidentemente sulla base della
sua intensa esperienza di pastore, ci ha dato una serie di principi che
potremmo porre a base della nostra sinodalità (io lo ho trascritte in un mio personale
vademecum che porto sempre con me:
fuggi il male; segui con fermezza il
bene; ama gli altri come fratelli; sii premuroso nello stimare gli altri; sii
impegnato e non pigro; allegro nella speranza; paziente nelle tribolazioni; perseverante
nella preghiera; sii pronto ad aiutare i tuoi fratelli quando hanno bisogno; fai
di tutto per essere ospitale; chiedi a dio di benedire quelli che ti perseguitano;
di perdonarli non di castigarli; sii felice con chi e’ nella gioia, piangi con
chi piange; vai d’accordo con gli altri; evita le discussioni sulle parole e le
chiacchiere inutili; non inseguire desideri di grandezza, volgiti piuttosto
verso le cose umili; non ti stimare sapiente da te stesso; non rendere a
nessuno male per male; preoccupati di fare il bene dinanzi a tutti se
possibile, per quanto dipende da te, vivi in pace con tutti; non vendicarti; non
lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene; sii paziente e
generoso; non essere invidioso; non vantarti; non gonfiarti di orgoglio; non
cercare il tuo interesse; non cedere alla collera; dimentica i torti; non
godere dell’ingiustizia; la verità sia la tua gioia; tutto scusa; di tutti abbi
fiducia; tutto sopporta; non perdere mai la speranza.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente
papa – Roma, Monte Sacro, Valli
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Proposta di delibera all’assemblea degli
associati del Gruppo parrocchiale di Azione Cattolica in San Clemente papa
Propongo all’assemblea del nostro gruppo di Azione Cattolica
l’approvazione della seguente delibera, con una richiesta al Consiglio
pastorale parrocchiale della nostra
parrocchia:
“La
Chiesa è convocata in Sinodo per progettarsi come Chiesa sinodale. E’
stato aperto anche un processo sinodale specificatamente della Chiesa italiana. I nostri vescovi ci
esortano a partecipare attivamente, in particolare nelle fasi preparatorie
diocesane, dedicate all’ascolto del Popolo di Dio, costituendo gruppi sinodali. Ci sono
state poste dieci domande, su altrettanti temi centrali dei processi
sinodali iniziati il 9 ottobre 2021. E’ richiesta una risposta collettiva, non individuale. Bisogna quindi discuterne e
poi concordare che rispondere, e ciò varrà anche come assunzione di impegni. Ma
per discutere occorre prima capire di che si tratta, aiutandoci gli uni gli
altri in questo lavoro e, se possibile, valendoci anche di persone competenti.
I
Sinodi si presentano come fasi attuative dei principi stabiliti dal Concilio
Vaticano 2°. Si tratta di uno dei principali campi di impegno dell’Azione
Cattolica.
Per
contribuire al processo sinodale in corso, ci proponiamo come uno dei gruppi
sinodali parrocchiali, impegnandoci a dedicare ai temi della Chiesa
sinodale, e in particolare alle dieci domande formulate per il processo sinodale
diocesano, dal dicembre 2021 all’aprile 2022, quando si concluderà la fase
diocesana per il Sinodo generale, due delle nostre riunioni mensili, aprendole
alla partecipazione di tutti i parrocchiani. Ci impegniamo a non fare opera di
proselitismo a favore dell’Azione Cattolica nel corso di quegli incontri. In
quella sede saremo solo gruppo sinodale parrocchiale.
Chiediamo al Consiglio pastorale
parrocchiale di approvare questo
nostro programma di attività nel processo sinodale e di riconoscerci come gruppo sinodale parrocchiale.
Deleghiamo la Presidente del gruppo a
presentare questa richiesta al Consiglio pastorale
parrocchiale e a concordare i dettagli organizzativi
dell’attività proposta.”