Non ho l’indole del catechista, perché quando
parlo di fede tendo a spaziare troppo. Inoltre di solito non uso un linguaggio
esplicito, per timore di scivolare nell’ecclesialese, il gergo insincero usato negli ambienti ecclesiali, e così di privare di senso
ciò che dico.
Questa volta, a precisa richiesta, mi ci
cimento.
Come parlare dello Spirito Santo?
Ci fa docili
si insegna. Ma che significa? La docilità non mi entusiasma, di solito. Dipende da verso chi si è docili. Ci sono anche docilità colpevoli.
Non bisogna confondere la docilità con la mitezza
e l’umiltà di cuore.
Qualche volta mi è capitato anche di sentire
discorsi che in definitiva miravano più che altro ad addomesticare, ma la
docilità indotta dallo Spirito Santo è diversa, a meno che proprio lui si tenda a indocilire.
Spirito
Mia madre per vent’anni risiedette nella sede
dell’Opera dello Spirito Santo, a Palestrina, facendovi volontariato come
collaboratrice laica. La congregazione vuole costruire un grande santuario da
quelle parti, per rendere un culto più intenso allo Spirito Santo.
Naturalmente mia madre mi parlava spesso dello
Spirito Santo e quando lo faceva mi era tutto abbastanza chiaro. Quando lo
fanno altri no.
Abbiamo qualche difficoltà a figurarcelo. Siccome
scese come una colomba il giorno del battesimo del Maestro, gli è rimasta
addosso l’immagine del pennuto.
È detto Consolatore: ci è stato mandato,
infatti è un dono, perché ci rimanga vicino. Per fare che? Per assicurarci che
siamo figli di Dio.
E voi non avete ricevuto in
dono uno spirito che vi rende schiavi o che vi fa di nuovo vivere nella paura,
ma avete ricevuto lo Spirito di Dio che vi fa diventare figli di Dio e vi
permette di gridare «Abbà», che vuol dire «Padre», quando vi rivolgete a
Dio. Perché lo stesso Spirito ci assicura che siamo figli di Dio. [questo è scritto
nella lettera di san Paolo ai Romani, nel capitolo 8, versetti 15 e 16].
E su questo nostro essere figli di Dio sembra
che ci sia una grande attesa in giro. Infatti nello stesso capitolo un po’ più
avanti si legge [Rm 8,19-23]:
Tutto l’universo aspetta con
grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi
figli. Il creato è stato condannato a non aver senso, non
perché l’abbia voluto, ma a causa di chi ve lo ha trascinato. Vi è però una
speranza: anch’esso sarà liberato dal potere della corruzione per
partecipare alla libertà e alla gloria dei figli di Dio. Noi sappiamo che
fino a ora tutto il creato soffre e geme come una donna che
partorisce. E non soltanto il creato, ma anche noi, che già abbiamo
le primizie dello Spirito, soffriamo in noi stessi perché aspettiamo che Dio,
liberandoci totalmente, manifesti che siamo suoi figli.
Non posso leggere quei brani
senza commuovermi. Ricordo mia madre e le tante altre persone care che me li
hanno amorevolmente spiegati.
Ecco
che però, a volte, tutto viene messo in
altri termini.
Ad esempio
quando viene ridotto ad un’esortazione ad
essere assennati e giudiziosi. È la predicazione dei cosiddetti doni
dello Spirito Santo che una antica tradizione teologica ha ricavato
essenzialmente da scritti sapienziali dell’Antico Testamento: sapienza,
intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio. Da bambino
me li fecero imparare a memoria e ci capii poco, se non che ce ne sarebbe
voluto perché diventassi come mi volevano. E, invece, avevo, anzi ero,
l’essenziale: ero figlio di Dio e, come scrisse sant’Ignazio di Antiochia, in
viaggio per il martirio, in un’altra Lettera ai Romani, potevo già
sentire quell'acqua viva che
mormora “Vieni al Padre!”:
Ogni mio desiderio terreno è
crocifisso e non c’è più in me fiamma alcuna per la materia, ma un’acqua viva
mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre. Non mi diletto più di un cibo
corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio, che è la
carne di Gesù Cristo, della stirpe di Davide, voglio per bevanda il suo sangue
che è la carità incorruttibile.
Ma c’è di peggio! Ed è quando si pretende di
arruolare lo Spirito Santo per sacralizzare ogni tipo di autorità
terrena: genitori, catechisti, maestri e professori, capi di congregazioni, e
via dicendo fino a governi e monarchi, inventando un ottavo dono dello
Spirito Santo, che sarebbe l’obbedienza a quei poteri. Lo stesso Maestro
non fornì grandi esempi in quello,
tutt’altro. Egli, infatti obbedì solo al Padre e insegnò a farlo. Gli apostoli
e gli altri successivi suoi seguaci si sforzarono di vivere nella stessa linea,
con l’aiuto dello Spirito Santo. Ecco ad
esempio che leggiamo negli Atti degli apostoli [At 5,27-33]:
Li portarono via e li fecero
comparire davanti al tribunale. Il sommo sacerdote cominciò ad
accusarli: «Noi vi avevamo severamente proibito di insegnare nel
nome di quell’uomo, e voi invece avete diffuso il vostro insegnamento per tutta
Gerusalemme. Per di più, volete far cadere su di noi la responsabilità della
sua morte». Ma Pietro e gli apostoli risposero: «Si deve
ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini. Ora, il Dio dei nostri
padri ha fatto risorgere Gesù, quello che voi avete fatto morire inchiodandolo
a una croce. Dio lo ha innalzato accanto a sé, come nostro capo e
Salvatore per offrire al popolo d’Israele l’occasione di cambiare vita e di
ricevere il perdono dei peccati. «Noi siamo testimoni di questi
fatti: noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli ubbidiscono». I
giudici del tribunale ebraico, sentendo queste cose, furibondi volevano
eliminare gli apostoli.
Così
poi, con il pretesto di raddrizzare la gente, si immiserisce la fede.
Non ci si deve stupire, allora, se la gente si allontana, specialmente quando è
giovane e deve farsi strada a gomitate in una società che teme i giovani e li
vuole sottomettere, predicando l’obbedienza
verso i superiori, quelli che c’erano prima dei giovani, perché nulla cambi, e
quindi non si fa scrupoli di cercare di sacralizzare il proprio dominio.
Come si dice di chi con ciò che fa e dice
allontana dalla fede? Che dá
scandalo. “Guai a lui!”, è il monito evangelico.
Si, lo so c’è una gerarchia, ed
aggiungo che è sempre più difficile gestirla, in modo che continui a fare ciò
che è essenziale che faccia: essere madre e maestra. “”Dobbiamo tirar su
bene i nostri vescovi”, scrisse Lorenzo Milani, grande anima, ma direi che
l’esortazione riguarda anche tutti gli altri ministeri, a partire da quello di
genitore, e non ultimo quello di catechista.
La nostra non è una fede che insegna ad essere
schiavi. Siamo stati chiamati amici e
sicuramente tra i doni dello Spirito Santo vi è quello della libertà
dei figli di Dio. Infatti leggiamo [dal Vangelo secondo Giovanni [Gv
15,12-17]:
Il mio comandamento è questo:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore
più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei
amici se fate quel che io vi comando. Io non vi chiamo
più schiavi, perché lo schiavo non sa che cosa fa il suo padrone. Vi ho
chiamati amici, perché vi ho fatto sapere tutto quel che ho udito dal Padre
mio. «Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi
ho destinati a portare molto frutto, un frutto duraturo. Allora il Padre vi darà
tutto quel che chiederete nel nome mio. Questo io vi comando:
amatevi gli uni gli altri».
Semplice da dirsi, no? Tomi e tomi di
precetti religiosi passano in secondo piano, compresi quelli dell’antica
legge e, va anche detto, di ogni altra legge. Ma, naturalmente, è
molto più difficile da farsi. Per questo serve la formazione religiosa,
e l’aiuto dello Spirito Santo.
Mario Ardigó -Azione Cattolica in San Clemente papa –
Roma, Monte Sacro, Valli