INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

  Chi voglia pubblicare un contenuto (al di là dei semplici commenti ai "post", che possono essere lasciati cliccando su "commenti" ma solo da chi abbia un’identità Google), può inviarlo a Mario Ardigò all'indirizzo di posta elettronica marioardigo@acsanclemente.net all'interno di una e-mail o come allegato Word a una e-email.

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  Dal gennaio del 2012, su questo blog sono stati pubblicati oltre 3.200 interventi (post) su vari argomenti. Per ricercare quelli su un determinato tema, impostare su GOOGLE una ricerca inserendo "acvivearomavalli.blogspot.it" + una parola chiave che riguarda il tema di interesse (ad esempio "democrazia").

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

domenica 17 gennaio 2021

Domenica 17 gennaio 2021 – 2° Domenica del Tempo ordinario - -Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove -Sunday January 17, 2021 - 2nd Sunday in Ordinary Time -Summary of the homily given during Mass celebrated in the parish at nine o’clock

 

Domenica 17 gennaio 2021 –  2° Domenica del Tempo ordinario -  Lezionario dell’anno B per le domeniche e le solennità – colore liturgico: verde  – salterio: 2° settimana -Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove

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Sunday  January 17, 2021 - 2nd Sunday in Ordinary Time - Lectionary of year B for Sundays and solemnities - Liturgical color: green - Psalter: 2nd week - Mass readings - Summary of the homily given during Mass celebrated in the parish at nine o’clock

 

Osservazioni ambientali: cielo; temperatura ambientale  °C.

Environmental observations: sky; ambient temperature°C.  

 

Canti: Introduzione, Cantico dei redenti ; Offertorio, Se mi accogli; Comunione, Fonte di acqua viva; finale, I cieli narrano.  

Songs: Introduction, Canticle of the Redeemed; Offertory, If you welcome me; Communion, Source of living water; final, The heavens narrate.

 

Un augurio di pace a tutti i lettori!  

 Wishes for peace to all readers!

 

  Durante la messa delle nove il gruppo parrocchiale di AC era sui banchi sulla sinistra dell’altare, guardando l’abside.

During the nine o'clock mass, the parish group of AC was on the pews to the left of the altar, looking at the apse.

 

 

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  Le riunioni del gruppo AC San Clemente in presenza, nella sala rossa  della sede parrocchiale, sono state sospese, in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità sanitarie per ora le sconsigliano.

 

Nel mese di gennaio abbiamo programmato di riunirci  il 16, il 23 e il 30. Il 16 e il 30 per proseguire il dialogo sui temi del percorso formativo di AC “Da corpo a corpo”. Il 23 per proseguire il confronto sui temi dell’enciclica Fratelli tutti,  con particolare riferimento a quello della pace, pace sociale e pace tra le nazioni, anche alle luce del Messaggio  del Papa per la Giornata della pace 2021. I link e i codici di accesso per gli incontro sono stati comunicati ai soci nella Lettera ai soci mensile, inviata via email e per posta ai soci che non hanno ancora comunicato un indirizzo email. Poco prima di ogni riunione invieremo nuovamente via email e Whatsapp link e codice di accesso per partecipare.

 Chi desidera partecipare può chiederli inviando una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

precisando il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.

 

Si fa festa incontrandosi, ma la raccomandazione del distanziamento ce lo sconsiglia.

 I nostri incontri in Google  Meet sono feste dell’incontro tra noi e con Cristo, perché, quando si è riuniti nel suo nome, anche in quel modo, egli è presente: è scritto.

 

In the month of January we have planned to meet on the 16th, 23rd and 30th. On the 16th and 30th to continue the dialogue on the themes of the CA training course “From hand to hand”. On the 23rd to continue the discussion on the themes of the encyclical Fratelli tutti, with particular reference to that of peace, social peace and peace between nations, also in light of the Pope's Message for the Day of Peace 2021. The links and access codes for the meetings they were communicated to the members in the monthly Letter to the members, sent by email and by post to the members who have not yet communicated an email address. Shortly before each meeting we will send again via email and Whatsapp link and access code to participate.

 Those who wish to participate can ask for them by sending an email to

mario.ardigo@acsanclemente.net

specifying their name, the parish they belong to and the topics of interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will have to be sent again to attend the next one.

 

We celebrate by meeting, but the recommendation of the spacing advises us against it.

  Our meetings in Google Meet are celebrations of the encounter between us and with Christ, because, when we are gathered in his name, even in that way, he is present: it is written.

 

 

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 RACCOMANDIAMO DI OSSERVARE LE PRESCRIZIONI DELL’AUTORITA’ SANITARIA:

1) indossare la maschera facciale anche all’aperto, coprendo anche il naso;

2) mantenere una distanza non inferiori a m 2 dagli altri;

3) evitare gli assembramenti di persone, anche al momento di ricevere la Comunione.

4) ricevere la Comunione sulla mano, aspettando che il sacerdote vi posi l’ostia consacrata, senza cercare di afferrarla prima.

 

 

 WE RECOMMEND TO FOLLOW THE REQUIREMENTS OF THE HEALTH AUTHORITY:

1) wearing the face mask even outdoors, also covering the nose;

2) keeping a distance of no less than m 2 from the others;

3) avoiding gatherings of people, even at the moment of receiving Communion.

4) receiving Communion on the hand, waiting for the priest to place the consecrated host there, without trying to grab it first.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per  realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

 

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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Note: after the Italian text there is the translation in English, done with the help of Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails. I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us to be understood by those who speak English, in the many national versions of the world, or who use it as a second or third language. It is the function that in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is still current. The biblical texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie and from other Catholic sites in English and from http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American Bible);  the texts in english  of the documents of the Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.

 

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Pillole di Concilio / Council pills

 

Dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)

 

From the Pastoral Constitution on the Church in the modern world Joy and Hope - Gaudium et Spes, of the Second Vatican Council (1962-1965)

 

2. A chi si rivolge il Concilio.

Per questo il Concilio Vaticano II, avendo penetrato più a fondo il mistero della Chiesa, non esita ora a rivolgere la sua parola non più ai soli figli della Chiesa e a tutti coloro che invocano il nome di Cristo, ma a tutti gli uomini. A tutti vuol esporre come esso intende la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il mondo che esso ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi dell'uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato in esistenza dall'amore del Creatore: esso è caduto, certo, sotto la schiavitù del peccato, ma il Cristo, con la croce e la risurrezione ha spezzato il potere del Maligno e l'ha liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento.

3. A servizio dell'uomo.

Ai nostri giorni l'umanità, presa d'ammirazione per le proprie scoperte e la propria potenza, agita però spesso ansiose questioni sull'attuale evoluzione del mondo, sul posto e sul compito dell'uomo nell'universo, sul senso dei propri sforzi individuali e collettivi, e infine sul destino ultimo delle cose e degli uomini. Per questo il Concilio, testimoniando e proponendo la fede di tutto intero il popolo di Dio riunito dal Cristo, non potrebbe dare una dimostrazione più eloquente di solidarietà, di rispetto e d'amore verso l'intera famiglia umana, dentro la quale è inserito, che instaurando con questa un dialogo sui vari problemi sopra accennati, arrecando la luce che viene dal Vangelo, e mettendo a disposizione degli uomini le energie di salvezza che la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, riceve dal suo Fondatore. Si tratta di salvare l'uomo, si tratta di edificare l'umana società.

È l'uomo dunque, l'uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, corpo e anima, l'uomo cuore e coscienza, pensiero e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione.

Pertanto il santo Concilio, proclamando la grandezza somma della vocazione dell'uomo e la presenza in lui di un germe divino, offre all'umanità la cooperazione sincera della Chiesa, al fine d'instaurare quella fraternità universale che corrisponda a tale vocazione.

Nessuna ambizione terrena spinge la Chiesa; essa mira a questo solo: continuare, sotto la guida dello Spirito consolatore, l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito.

 

2. Hence this Second Vatican Council, having probed more profoundly into the mystery of the Church, now addresses itself without hesitation, not only to the sons of the Church and to all who invoke the name of Christ, but to the whole of humanity. For the council yearns to explain to everyone how it conceives of the presence and activity of the Church in the world of today.

Therefore, the council focuses its attention on the world of men, the whole human family along with the sum of those realities in the midst of which it lives; that world which is the theater of man's history, and the heir of his energies, his tragedies and his triumphs; that world which the Christian sees as created and sustained by its Maker's love, fallen indeed into the bondage of sin, yet emancipated now by Christ, Who was crucified and rose again to break the strangle hold of personified evil, so that the world might be fashioned anew according to God's design and reach its fulfillment.

3. Though mankind is stricken with wonder at its own discoveries and its power, it often raises anxious questions about the current trend of the world, about the place and role of man in the universe, about the meaning of its individual and collective strivings, and about the ultimate destiny of reality and of humanity. Hence, giving witness and voice to the faith of the whole people of God gathered together by Christ, this council can provide no more eloquent proof of its solidarity with, as well as its respect and love for the entire human family with which it is bound up, than by engaging with it in conversation about these various problems. The council brings to mankind light kindled from the Gospel, and puts at its disposal those saving resources which the Church herself, under the guidance of the Holy Spirit, receives from her Founder. For the human person deserves to be preserved; human society deserves to be renewed. Hence the focal point of our total presentation will be man himself, whole and entire, body and soul, heart and conscience, mind and will.

Therefore, this sacred synod, proclaiming the noble destiny of man and championing the Godlike seed which has been sown in him, offers to mankind the honest assistance of the Church in fostering that brotherhood of all men which corresponds to this destiny of theirs. Inspired by no earthly ambition, the Church seeks but a solitary goal: to carry forward the work of Christ under the lead of the befriending Spirit. And Christ entered this world to give witness to the truth, to rescue and not to sit in judgment, to serve and not to be served.

 

 

 

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
LIV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

1° GENNAIO 2021

 

LA CULTURA DELLA CURA COME PERCORSO DI PACE

 

1. Alle soglie del nuovo anno, desidero porgere i miei più rispettosi saluti ai Capi di Stato e di Governo, ai responsabili delle Organizzazioni internazionali, ai leader spirituali e ai fedeli delle varie religioni, agli uomini e alle donne di buona volontà. A tutti rivolgo i miei migliori auguri, affinché quest’anno possa far progredire l’umanità sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, le comunità, i popoli e gli Stati.

Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, trasformatasi in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria, e provocando pesanti sofferenze e disagi. Penso anzitutto a coloro che hanno perso un familiare o una persona cara, ma anche a quanti sono rimasti senza lavoro. Un ricordo speciale va ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, ai ricercatori, ai volontari, ai cappellani e al personale di ospedali e centri sanitari, che si sono prodigati e continuano a farlo, con grandi fatiche e sacrifici, al punto che alcuni di loro sono morti nel tentativo di essere accanto ai malati, di alleviarne le sofferenze o salvarne la vita. Nel rendere omaggio a queste persone, rinnovo l’appello ai responsabili politici e al settore privato affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19 e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati e tutti coloro che sono più poveri e più fragili.

Duole constatare che, accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione.

Questi e altri eventi, che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Perciò ho scelto come tema di questo messaggio: La cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente.

2. Dio Creatore, origine della vocazione umana alla cura

In molte tradizioni religiose, vi sono narrazioni che si riferiscono all’origine dell’uomo, al suo rapporto con il Creatore, con la natura e con i suoi simili. Nella Bibbia, il Libro della Genesi rivela, fin dal principio, l’importanza della cura o del custodire nel progetto di Dio per l’umanità, mettendo in luce il rapporto tra l’uomo (’adam) e la terra (’adamah) e tra i fratelli. Nel racconto biblico della creazione, Dio affida il giardino “piantato nell’Eden” (cfr Gen 2,8) alle mani di Adamo con l’incarico di “coltivarlo e custodirlo” (cfr Gen 2,15). Ciò significa, da una parte, rendere la terra produttiva e, dall’altra, proteggerla e farle conservare la sua capacità di sostenere la vita. I verbi “coltivare” e “custodire” descrivono il rapporto di Adamo con la sua casa-giardino e indicano pure la fiducia che Dio ripone in lui facendolo signore e custode dell’intera creazione.

La nascita di Caino e Abele genera una storia di fratelli, il rapporto tra i quali sarà interpretato – negativamente – da Caino in termini di tutela custodia. Dopo aver ucciso suo fratello Abele, Caino risponde così alla domanda di Dio: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Sì, certamente! Caino è il “custode” di suo fratello. «In questi racconti così antichi, ricchi di profondo simbolismo, era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri».

3. Dio Creatore, modello della cura

La Sacra Scrittura presenta Dio, oltre che come Creatore, come Colui che si prende cura delle sue creature, in particolare di Adamo, di Eva e dei loro figli. Lo stesso Caino, benché su di lui ricada la maledizione a motivo del crimine che ha compiuto, riceve in dono dal Creatore un segno di protezione, affinché la sua vita sia salvaguardata (cfr Gen 4,15). Questo fatto, mentre conferma la dignità inviolabile della persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, manifesta anche il piano divino per preservare l’armonia della creazione, perché «la pace e la violenza non possono abitare nella stessa dimora».

Proprio la cura del creato è alla base dell’istituzione dello Shabbat che, oltre a regolare il culto divino, mirava a ristabilire l’ordine sociale e l’attenzione per i poveri (Gen 1,1-3; Lv 25,4). La celebrazione del Giubileo, nella ricorrenza del settimo anno sabbatico, consentiva una tregua alla terra, agli schiavi e agli indebitati. In questo anno di grazia, ci si prendeva cura dei più fragili, offrendo loro una nuova prospettiva di vita, così che non vi fosse alcun bisognoso nel popolo (cfr Dt 15,4).

Degna di nota è anche la tradizione profetica, dove il vertice della comprensione biblica della giustizia si manifesta nel modo in cui una comunità tratta i più deboli al proprio interno. È per questo che Amos (2,6-8; 8) e Isaia (58), in particolare, alzano continuamente la loro voce a favore della giustizia per i poveri, i quali, per la loro vulnerabilità e mancanza di potere, sono ascoltati solo da Dio, che si prende cura di loro (cfr Sal 34,7; 113,7-8).

4. La cura nel ministero di Gesù

La vita e il ministero di Gesù incarnano l’apice della rivelazione dell’amore del Padre per l’umanità (Gv 3,16). Nella sinagoga di Nazaret, Gesù si è manifestato come Colui che il Signore ha consacrato e «mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4,18). Queste azioni messianiche, tipiche dei giubilei, costituiscono la testimonianza più eloquente della missione affidatagli dal Padre. Nella sua compassione, Cristo si avvicina ai malati nel corpo e nello spirito e li guarisce; perdona i peccatori e dona loro una vita nuova. Gesù è il Buon Pastore che si prende cura delle pecore (cfr Gv 10,11-18; Ez 34,1-31); è il Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si prende cura di lui (cfr Lc 10,30-37).

Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci così dalla schiavitù del peccato e della morte. Così, con il dono della sua vita e il suo sacrificio, Egli ci ha aperto la via dell’amore e dice a ciascuno: “Seguimi. Anche tu fa’ così” (cfr Lc 10,37).

5. La cultura della cura nella vita dei seguaci di Gesù  

Le opere di misericordia spirituale e corporale costituiscono il nucleo del servizio di carità della Chiesa primitiva. I cristiani della prima generazione praticavano la condivisione perché nessuno tra loro fosse bisognoso (cfr At 4,34-35) e si sforzavano di rendere la comunità una casa accogliente, aperta ad ogni situazione umana, disposta a farsi carico dei più fragili. Divenne così abituale fare offerte volontarie per sfamare i poveri, seppellire i morti e nutrire gli orfani, gli anziani e le vittime di disastri, come i naufraghi. E quando, in periodi successivi, la generosità dei cristiani perse un po’ di slancio, alcuni Padri della Chiesa insistettero sul fatto che la proprietà è intesa da Dio per il bene comune. Ambrogio sosteneva che «la natura ha riversato tutte le cose per gli uomini per uso comune. [...] Pertanto, la natura ha prodotto un diritto comune per tutti, ma l’avidità lo ha reso un diritto per pochi».Superate le persecuzioni dei primi secoli, la Chiesa ha approfittato della libertà per ispirare la società e la sua cultura. «La miseria dei tempi suscitò nuove forze al servizio della charitas christiana. La storia ricorda numerose opere di beneficenza. […] Furono eretti numerosi istituti a sollievo dell’umanità sofferente: ospedali, ricoveri per i poveri, orfanotrofi e brefotrofi, ospizi, ecc.».

6. I principi della dottrina sociale della Chiesa come base della cultura della cura

La diakonia delle origini, arricchita dalla riflessione dei Padri e animata, attraverso i secoli, dalla carità operosa di tanti testimoni luminosi della fede, è diventata il cuore pulsante della dottrina sociale della Chiesa, offrendosi a tutte le persone di buona volontà come un prezioso patrimonio di principi, criteri e indicazioni, da cui attingere la “grammatica” della cura: la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato.

* La cura come promozione della dignità e dei diritti della persona.

«Il concetto di persona, nato e maturato nel cristianesimo, aiuta a perseguire uno sviluppo pienamente umano. Perché persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento». Ogni persona umana è un fine in sé stessa, mai semplicemente uno strumento da apprezzare solo per la sua utilità, ed è creata per vivere insieme nella famiglia, nella comunità, nella società, dove tutti i membri sono uguali in dignità. È da tale dignità che derivano i diritti umani, come pure i doveri, che richiamano ad esempio la responsabilità di accogliere e soccorrere i poveri, i malati, gli emarginati, ogni nostro «prossimo, vicino o lontano nel tempo e nello spazio».

* La cura del bene comune.

Ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica trova il suo compimento quando si pone al servizio del bene comune, ossia dell’«insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente». Pertanto, i nostri piani e sforzi devono sempre tenere conto degli effetti sull’intera famiglia umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni future. Quanto ciò sia vero e attuale ce lo mostra la pandemia del Covid-19, davanti alla quale «ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme», perché «nessuno si salva da solo» e nessuno Stato nazionale isolato può assicurare il bene comune della propria popolazione. [Cfr Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 8153.]

* La cura mediante la solidarietà.

La solidarietà esprime concretamente l’amore per l’altro, non come un sentimento vago, ma come «determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti». La solidarietà ci aiuta a vedere l’altro – sia come persona sia, in senso lato, come popolo o nazione – non come un dato statistico, o un mezzo da sfruttare e poi scartare quando non più utile, ma come nostro prossimo, compagno di strada, chiamato a partecipare, alla pari di noi, al banchetto della vita a cui tutti sono ugualmente invitati da Dio.

* La cura e la salvaguardia del creato.

L’Enciclica Laudato si’ prende atto pienamente dell’interconnessione di tutta la realtà creata e pone in risalto l’esigenza di ascoltare nello stesso tempo il grido dei bisognosi e quello del creato. Da questo ascolto attento e costante può nascere un’efficace cura della terra, nostra casa comune, e dei poveri. A questo proposito, desidero ribadire che «non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani». «Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo».

7. La bussola per una rotta comune

In un tempo dominato dalla cultura dello scarto, di fronte all’acuirsi delle disuguaglianze all’interno delle Nazioni e fra di esse, [Cfr Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 125.] vorrei dunque invitare i responsabili delle Organizzazioni internazionali e dei Governi, del mondo economico e di quello scientifico, della comunicazione sociale e delle istituzioni educative a prendere in mano questa “bussola” dei principi sopra ricordati, per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, «una rotta veramente umana». Questa, infatti, consentirebbe di apprezzare il valore e la dignità di ogni persona, di agire insieme e in solidarietà per il bene comune, sollevando quanti soffrono dalla povertà, dalla malattia, dalla schiavitù, dalla discriminazione e dai conflitti. Mediante questa bussola, incoraggio tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale.

La bussola dei principi sociali, necessaria a promuovere la cultura della cura, è indicativa anche per le relazioni tra le Nazioni, che dovrebbero essere ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e all’osservanza del diritto internazionale. A tale proposito, vanno ribadite la tutela e la promozione dei diritti umani fondamentali, che sono inalienabili, universali e indivisibili.

Va richiamato anche il rispetto del diritto umanitario, soprattutto in questa fase in cui conflitti e guerre si susseguono senza interruzione. Purtroppo molte regioni e comunità hanno smesso di ricordare un tempo in cui vivevano in pace e sicurezza. Numerose città sono diventate come epicentri dell’insicurezza: i loro abitanti lottano per mantenere i loro ritmi normali, perché vengono attaccati e bombardati indiscriminatamente da esplosivi, artiglieria e armi leggere. I bambini non possono studiare. Uomini e donne non possono lavorare per mantenere le famiglie. La carestia attecchisce dove un tempo era sconosciuta. Le persone sono costrette a fuggire, lasciando dietro di sé non solo le proprie case, ma anche la storia familiare e le radici culturali.

Le cause di conflitto sono tante, ma il risultato è sempre lo stesso: distruzione e crisi umanitaria. Dobbiamo fermarci e chiederci: cosa ha portato alla normalizzazione del conflitto nel mondo? E, soprattutto, come convertire il nostro cuore e cambiare la nostra mentalità per cercare veramente la pace nella solidarietà e nella fraternità?

Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari. Anche questo, d’altronde, è messo in luce da problemi globali come l’attuale pandemia da Covid-19 e dai cambiamenti climatici. Che decisione coraggiosa sarebbe quella di «costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari un “Fondo mondiale” per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri»!

8. Per educare alla cultura della cura

La promozione della cultura della cura richiede un processo educativo e la bussola dei principi sociali costituisce, a tale scopo, uno strumento affidabile per vari contesti tra loro correlati. Vorrei fornire al riguardo alcuni esempi.

- L’educazione alla cura nasce nella famiglia, nucleo naturale e fondamentale  della società,dove s’impara a vivere in relazione e nel rispetto reciproco.Tuttavia, la famiglia ha bisogno di essere posta nelle condizioni per poter adempiere questo compito vitale e indispensabile.

- Sempre in collaborazione con la famiglia, altri soggetti preposti all’educazione sono la scuola e l’università, e analogamente, per certi aspetti, i soggetti della comunicazione sociale. Essi sono chiamati a veicolare un sistema di valori fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona, di ogni comunità linguistica, etnica e religiosa, di ogni popolo e dei diritti fondamentali che ne derivano. L’educazione costituisce uno dei pilastri di società più giuste e solidali.

- Le religioni in generale, e i leader religiosi in particolare, possono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza e della cura dei fratelli più fragili. Ricordo, a tale proposito, le parole del Papa Paolo VI rivolte al Parlamento ugandese nel 1969: «Non temete la Chiesa; essa vi onora, vi educa cittadini onesti e leali, non fomenta rivalità e divisioni, cerca di promuovere la sana libertà, la giustizia sociale, la pace; se essa ha qualche preferenza, questa è per i poveri, per l’educazione dei piccoli e del popolo, per la cura dei sofferenti e dei derelitti».

- A quanti sono impegnati al servizio delle popolazioni, nelle organizzazioni internazionali, governative e non governative, aventi una missione educativa, e a tutti coloro che, a vario titolo, operano nel campo dell’educazione e della ricerca, rinnovo il mio incoraggiamento, affinché si possa giungere al traguardo di un’educazione «più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di mutua comprensione».Mi auguro che questo invito, rivolto nell’ambito del Patto educativo globale, possa trovare ampia e variegata adesione.

9. Non c’è pace senza la cultura della cura

La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace. «In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia». [Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 225.]]

In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la “bussola” dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per «formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri».

Dal Vaticano, 8 dicembre 2020

 

MESSAGE OF HIS HOLINESS POPE
FRANCIS
FOR THE CELEBRATION OF THE
54th WORLD DAY OF PEACE

1 JANUARY 2021

 

A CULTURE OF CARE AS A PATH TO PEACE

 

1. At the dawn of a new year, I extend cordial greetings to Heads of State and Government, leaders of International Organizations, spiritual leaders and followers of the different religions, and to men and women of good will. To all I offer my best wishes that the coming year will enable humanity to advance on the path of fraternity, justice and peace between individuals, communities, peoples and nations.

The year 2020 was marked by the massive Covid-19 health crisis, which became a global phenomenon cutting across boundaries, aggravating deeply interrelated crises like those of the climate, food, the economy and migration, and causing great suffering and hardship. I think especially of all those who lost family members or loved ones, and all who lost their jobs. I think too of physicians and nurses, pharmacists, researchers, volunteers, chaplains and the personnel of hospitals and healthcare centres.  They have made, and are continuing to make, great sacrifices to be present to the sick, to alleviate their sufferings and to save their lives; indeed, many of them have died in the process. In paying tribute to them, I renew my appeal to political leaders and the private sector to spare no effort to ensure access to Covid-19 vaccines and to the essential technologies needed to care for the sick, the poor and those who are most vulnerable.

Sad to say, alongside all these testimonies of love and solidarity, we have also seen a surge in various forms of nationalism, racism and xenophobia, and wars and conflicts that bring only death and destruction in their wake.

These and other events that marked humanity’s path this past year have taught us how important it is to care for one another and for creation in our efforts to build a more fraternal society. That is why I have chosen as the title of this year’s Message, A Culture of Care as a Path to Peace. A culture of care as a way to combat the culture of indifference, waste and confrontation so prevalent in our time.

2. God the Creator, the source of our human vocation to care

Many religious traditions have accounts of the origin of human beings and their relationship with the Creator, with nature and with their fellow men and women. In the Bible, the Book of Genesis shows from its very first pages the importance of care or protection in God’s plan for humanity. It highlights the relationship between man (’adam) and the earth (’adamah), and among ourselves as brothers and sisters. In the biblical account of creation, God entrusts the garden “planted in Eden” (cf. Gen 2:8) to Adam’s care, to “till it and keep it” (Gen 2:15). This entails making the earth productive, while at the same time protecting it and preserving its capacity to support life.[2] The verbs “till” and “keep” describe Adam’s relationship to his garden home, but also the trust God placed in him by making him master and guardian of all creation.

The birth of Cain and Abel begins a history of brothers and sisters, whose relationship is understood – even by Cain, however mistakenly – in terms of protection or “keeping”. After killing his brother Abel, Cain answers God’s question by saying: “Am I my brother’s keeper?” (Gen 4:9). Cain, like all of us, was called to be “his brother’s keeper”. “These ancient stories, full of symbolism, bear witness to a conviction which we today share, that everything is interconnected, and that genuine care for our own lives and our relationship with nature is inseparable from fraternity, justice and faithfulness to others”.

3. God the Creator, a model of care

Sacred Scripture presents God not only as Creator, but also as one who cares for his creatures, especially Adam, Eve and their offspring. Albeit cursed for the crime he committed, Cain was given a mark of protection by the Creator, so that his life could be spared (cf. Gen 4:15). While confirming the inviolable dignity of the person created in God’s image and likeness, this was also a sign of God’s plan to preserve the harmony of his creation, since “peace and violence cannot dwell together”.

Care for creation was at the heart of the institution of the Sabbath, which, in addition to ordering divine worship, aimed at the restoration of the social order and concern for the poor (cf. Gen 1:1-3; Lev 25:4). The celebration of the Jubilee every seventh sabbatical year provided a respite for the land, for slaves and for those in debt.  In that year of grace, those in greatest need were cared for and given a new chance in life, so that there would be no poor among the people (cf. Deut 15:4).

In the prophetic tradition, the biblical understanding of justice found its highest expression in the way a community treats its weakest members. Amos (cf. 2:6-8; 8) and Isaiah (cf. 58), in particular, insistently demand justice for the poor, who, in their vulnerability and powerlessness, cry out and are heard by God, who watches over them (cf. Ps 34:7; 113:7-8).

4. Care in the ministry of Jesus

Jesus’ life and ministry represent the supreme revelation of the Father’s love for humanity (cf. Jn 3:16). In the synagogue at Nazareth, Jesus showed himself to be the one consecrated by the Lord and “sent to preach good news to the poor, to proclaim release to the captives and recovering of sight to the blind, to set at liberty those who are oppressed” (Lk 4:18). These messianic actions, associated with the Jubilee year, bear eloquent witness to the mission he received from the Father. In his compassion, Christ drew near to the sick in body and spirit, and brought them healing; he pardoned sinners and gave them new life. Jesus is the Good Shepherd who cares for his sheep (cf. Jn 10:11-18; Ezek 34:1-31). He is the Good Samaritan who stoops to help the injured man, binds his wounds and cares for him (cf. Lk 10:30-37).

At the culmination of his mission, Jesus gave the ultimate proof of his care for us by offering himself on the cross to set us free from the slavery of sin and death. By the sacrificial gift of his life, he opened for us the path of love. To each of us he says, “Follow me; go and do likewise” (cf. Lk 10:37).

5. A culture of care in the life of Jesus’ followers

The spiritual and corporal works of mercy were at the heart of charity as practised by the early Church. The first generation of Christians shared what they had, so that no one among them would be in need (cf. Acts 4:34-35). They strove to make their community a welcoming home, concerned for every human need and ready to care for those most in need. It became customary to make voluntary offerings in order to feed the poor, bury the dead and care for orphans, the elderly and victims of disasters like shipwrecks. In later times, when the generosity of Christians had lost its initial fervour, some Fathers of the Church insisted that property was meant by God for the common good. For Saint Ambrose, “nature poured out all things for the common use of all…  and thus produced a common right for all, but greed has made it a right for only a few”. After the persecutions of the first centuries, the Church used her newfound freedom to inspire society and its culture. “The needs of the times called forth new efforts in the service of Christian charity. History records innumerable examples of practical works of mercy… The Church’s work among the poor was to a great extent highly organized. There arose many institutions for the relief of every human need: hospitals, poor houses, orphanages, foundling homes, shelters for travelers ...”

6. The principles of the Church’s social doctrine as the basis for a culture of care

The diakonia of the Church’s origins, enriched by the reflection of the Fathers and enlivened over the centuries by the active charity of many luminous witnesses to the faith, became the beating heart of the Church’s social doctrine.  This doctrine is offered to all people of good will as a precious patrimony of principles, criteria and proposals that can serve as a “grammar” of care: commitment to promoting the dignity of each human person, solidarity with the poor and vulnerable, the pursuit of the common good and concern for protection of creation.

Care as promotion of the dignity and rights of each person

“The very concept of the person, which originated and developed in Christianity, fosters the pursuit of a fully human development. Person always signifies relationship, not individualism; it affirms inclusion, not exclusion, unique and inviolable dignity, not exploitation”. Each human person is an end in himself or herself, and never simply a means to be valued only for his or her usefulness. Persons are created to live together in families, communities and societies, where all are equal in dignity. Human rights derive from this dignity, as do human duties, like the responsibility to welcome and assist the poor, the sick, the excluded, every one of our “neighbours, near or far in space and time”.

Care for the common good

Every aspect of social, political and economic life achieves its fullest end when placed at the service of the common good, in other words, “the sum total of social conditions which allow people, either as groups or as individuals, to reach their fulfilment more fully and more easily”. Consequently, our plans and projects should always take into account their effects on the entire human family, and consider their consequences for the present and for coming generations. The Covid-19 pandemic has shown us the truth and timeliness of this fact.  In the face of the pandemic, “we have realized that we are in the same boat, all of us fragile and disoriented, but at the same time important and needed, all of us called to row together”, since “no one reaches salvation by themselves” and no state can ensure the common good of its population if it remains isolated.

Care through solidarity

Solidarity concretely expresses our love for others, not as a vague sentiment but as a “firm and persevering determination to commit oneself to the common good; that is to say to the good of all and of each individual, because we are all really responsible for all”. Solidarity helps us to regard others – whether as individuals or, more broadly, as peoples or nations – as more than mere statistics, or as a means to be used and then discarded once no longer useful, but as our neighbours, companions on our journey, called like ourselves to partake of the banquet of life to which all are equally invited by God.

Care and protection of creation

The Encyclical Laudato Si’ is fully aware that all creation is interconnected. It also highlights our need to listen to the cry of the poor and, at the same time, to the cry of creation. Constant and attentive listening leads in turn to effective care for the earth, our common home, and for our brothers and sisters in need. Here I would once again point out that “a sense of deep communion with the rest of nature cannot be authentic if our hearts lack tenderness, compassion and concern for our fellow human beings”. “Peace, justice and care for creation are three inherently connected questions, which cannot be separated in such a way as to be treated individually, lest we fall back into reductionism”.

7. A compass pointing to a common path

At a time dominated by a culture of waste, faced with growing inequalities both within and between nations, I urge government leaders and those of international organizations, business leaders, scientists, communicators and educators, to take up these principles as a “compass” capable of pointing out a common direction and ensuring “a more humane future” in the process of globalization. This will enable us to esteem the value and dignity of every person, to act together in solidarity for the common good, and to bring relief to those suffering from poverty, disease, slavery, armed conflicts, and discrimination. I ask everyone to take this compass in hand and to become a prophetic witness of the culture of care, working to overcome the many existing social inequalities. This can only come about through a widespread and meaningful involvement on the part of women, in the family and in every social, political and institutional sphere.

The compass of these social principles, so essential for the growth of a culture of care, also points to the need for relationships between nations to be inspired by fraternity, mutual respect, solidarity and the observance of international law. In this regard, we must recognize the need to defend and promote fundamental human rights, which are inalienable, universal and indivisible.

Likewise urgent is the need to respect humanitarian law, especially at this time when conflicts and wars continue uninterrupted. Tragically, many regions and communities can no longer remember a time when they dwelt in security and peace. Numerous cities have become epicentres of insecurity: citizens struggle to maintain their normal routine in the face of indiscriminate attacks by explosives, artillery and small arms. Children are unable to study. Men and women cannot work to support their families. Famine is spreading in places where it was previously unknown. People are being forced to take flight, leaving behind not only their homes but also their family history and their cultural roots.

While such conflicts have many causes, the result is always the same: destruction and humanitarian crises. We need to stop and ask ourselves what has led our world to see conflict as something normal, and how our hearts can be converted and our ways of thinking changed, in order to work for true peace in solidarity and fraternity.

How many resources are spent on weaponry, especially nuclear weapons, that could be used for more significant priorities such as ensuring the safety of individuals, the promotion of peace and integral human development, the fight against poverty, and the provision of health care. Global problems like the present Covid-19 pandemic and climate change have only made these challenges all the more evident. What a courageous decision it would be to “establish a ‘Global Fund’ with the money spent on weapons and other military expenditures, in order to permanently eliminate hunger and contribute to the development of the poorest countries”!

8. Educating for a culture of care

Promoting a culture of care calls for a process of education. The “compass” of social principles can prove useful and reliable in a variety of interrelated contexts. Let me offer a few examples:

- Educating people to care begins in the family, the natural and fundamental nucleus of society, in which we learn how to live and relate to others in a spirit of mutual respect. Yet families need to be empowered to carry out this vital and indispensable task.

- Together with the family, schools and universities – and, in some respects, the communications media – are also responsible for education. They are called to pass on a system of values based on the recognition of the dignity of each person, each linguistic, ethnic and religious community and each people, as well as the fundamental rights arising from that recognition. Education is one of the pillars of a more just and fraternal society.

- Religions in general, and religious leaders in particular, can play an indispensable role in handing on to their followers, and to society at large, the values of solidarity, respect for differences, and concern for our brothers and sisters in need. Here I think of the words spoken in 1969 by Pope Paul VI to the Ugandan Parliament: “Have no fear of the Church; she honours you, she educates honest and loyal citizens for you, she does not foment rivalries and divisions, she seeks to promote healthy liberty, social justice, and peace. If she has any preference at all, it is for the poor, for the education of little ones and of the people, for the care of the suffering and abandoned”.

- Once more I encourage all those engaged in public service and in international organizations, both governmental and non-governmental, and all those others who in various ways are involved in the areas of education and research, to work towards the goal of a “more open and inclusive education, involving patient listening, constructive dialogue and better mutual understanding”. It is my hope that this appeal, made in the context of the Global Compact on Education, will be broadly acknowledged and accepted.

9. There can be no peace without a culture of care

The culture of care thus calls for a common, supportive and inclusive commitment to protecting and promoting the dignity and good of all, a willingness to show care and compassion, to work for reconciliation and healing, and to advance mutual respect and acceptance. As such, it represents a privileged path to peace. “In many parts of the world, there is a need for paths of peace to heal open wounds. There is also a need for peacemakers, men and women prepared to work boldly and creatively to initiate processes of healing and renewed encounter”.

At a time like this, when the barque of humanity, tossed by the storm of the current crisis, struggles to advance towards a calmer and more serene horizon, the “rudder” of human dignity and the “compass” of fundamental social principles can enable us together to steer a sure course. As Christians, we should always look to Our Lady, Star of the Sea and Mother of Hope. May we work together to advance towards a new horizon of love and peace, of fraternity and solidarity, of mutual support and acceptance. May we never yield to the temptation to disregard others, especially those in greatest need, and to look the other way;[26] instead, may we strive daily, in concrete and practical ways, “to form a community composed of brothers and sisters who accept and care for one another”.

From the Vatican, 8 December 2020

 

Letture bibliche della Messa -  Biblical readings of the Mass

 

Prima lettura -1st Reading

Dal  primo libro di Samuele (1Sam 3,3b-10.19)

From the first book of Samuel (1Sam 3,3b-10.19)

 

 In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta"». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

 

Samuel was lying down in the temple of the Lord, where the ark of God was. Then the Lord called, “Samuel! Samuel!” and he said, “Here I am!” and ran to Eli, and said, “Here I am, for you called me.” But he said, “I did not call; lie down again.” So he went and lay down. The Lord called again, “Samuel!” Samuel got up and went to Eli, and said, “Here I am, for you called me.” But he said, “I did not call, my son; lie down again.” Now Samuel did not yet know the Lord, and the word of the Lord had not yet been revealed to him.

The Lord called Samuel again, a third time. And he got up and went to Eli, and said, “Here I am, for you called me.” Then Eli perceived that the Lord was calling the boy. Therefore Eli said to Samuel, “Go, lie down; and if he calls you, you shall say, ‘Speak, Lord, for your servant is listening.'” So Samuel went and lay down in his place. Now the Lord came and stood there, calling as before, “Samuel! Samuel!” And Samuel said, “Speak, for your servant is listening.” As Samuel grew up, the Lord was with him and let none of his words fall to the ground.

 

 

Salmo responsoriale

dal  salmo 39

Responsorial psalm

From psalm 39

 

Ritornello / Response:

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Here am I, Lord; I come to do your will

 

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. 

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». 

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. 

 

I waited, I waited for the Lord
and he stooped down to me; he heard my cry.
He put a new song into my mouth,
praise of our God.

You do not ask for sacrifice and offerings,
but an open ear.
You do not ask for holocaust and victim.
Instead, here am I.

In the scroll of the book it stands written
that I should do your will.
My God, I delight in your law
in the depth of my heart.

Your justice I have proclaimed
in the great assembly.
My lips I have not sealed;
you know it, O Lord.

 

 

 

Seconda lettura / Second reading

Dalla prima lettera di san  Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 6,13-15a.17-20)

From the first letter of St. Paul to the Corinthians (1 Cor 6: 13-15a.17-20)


Fratelli, il corpo non è per l'impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

 

Brothers, the body is not for impurity, but for the Lord, and the Lord is for the body. God, who raised the Lord, will also raise us with his power. Don't you know that your bodies are members of Christ? Whoever joins the Lord forms one spirit with him. Stay away from impurity! Whatever sin a man commits is outside his body; but whoever gives himself to impurity sins against his own body. Don't you know that your body is the temple of the Holy Spirit, who is in you? You have received it from God and you do not belong to yourself. In fact, you were bought at a high price: therefore glorify God in your body!

 

Acclamazione al Vangelo

Acclamation to the Gospel

 

 

“Abbiamo trovato il Messia":
la grazia e la verità vennero per mezzo di lui.
(Gv 1,41.17b)

“We have found the Messiah": grace and truth came through him. (Jn 1,41.17b)

 

 

 

Vangelo - Gospel

 

Dal Vangelo secondo   Giovanni  (Gv 1,35-42)

From the Gospel according to John (Jn 1: 35-42)

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro - dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.

The next day John again was standing with two of his disciples, and as he watched Jesus walk by, he exclaimed, “Look, here is the Lamb of God!” The two disciples heard him say this, and they followed Jesus.

When Jesus turned and saw them following, he said to them, “What are you looking for?” They said to him, “Rabbi” (which translated means Teacher), “where are you staying?” He said to them, “Come and see.” They came and saw where he was staying, and they remained with him that day. It was about four o’clock in the afternoon.

One of the two who heard John speak and followed him was Andrew, Simon Peter’s brother. He first found his brother Simon and said to him, “We have found the Messiah” (which is translated Anointed). He brought Simon to Jesus, who looked at him an said, “You are Simon son of John. You are to be called Cephas” (which is translated Peter).

 

 

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Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove

Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at nine o’clock

 

 

   La prima e la seconda lettura ci parlano della chiamata  di Dio.

   Giovanni indica ai suoi discepoli la via verso Gesù; Andrea chiama il fratello Simone, al quale Gesù diede il nome di Cefa - Pietro.

  Anche a noi la chiamata di Dio  è arrivata mediante altre persone: i genitori, ad esempio; ma anche insegnanti, preti, vicini di casa.

   La chiamata è quella di Dio che ci ama e ci chiama ad amare.

 

   The first and second reading speak to us of God's call.

    John shows his disciples the way to Jesus; Andrew calls his brother Simon, to whom Jesus gave the name of Cephas - Peter.

   God's call also came to us through other people: parents, for example; but also teachers, priests, neighbors.

    The call is that of God who loves us and calls us to love.

 

Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le parole del celebrante.

Summary of Mario Ardigò, as how he understood the  words of the celebrant.

 

 

Avvisi del parroco / Notices from the parson

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Avvisi di Azione Cattolica: /  Catholic Action Notices:

 

 Le prossime riunioni del gruppo parrocchiale di Azione Cattolica di gennaio 2021 si terranno il 23 e il 30, come sopra precisato, in videoconferenza Google Meet.

  I soci che non lo abbiano già fatto sono pregati di comunicare con una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

o telefonicamente a Giulia il loro numero di telefono cellulare e il loro indirizzo email, per consentire le comunicazioni sulle attività del gruppo e dei link di accesso alle riunioni.

 

The next meetings of the parish group of Catholic Action in January 2021 will be held on 23rd and 30tg, as specified above, via Google Meet videoconference.

   Members who have not already done so are requested to communicate with an email to

mario.ardigo@acsanclemente.net