Sintesi del Messaggio di papa Francesco per la 54° Giornata mondiale della pace - 2021 [8-12-20]
Propongo una sintesi ristretta e una sintesi estesa del Messaggio.
In fondo trascrivo i brani dell’enciclica Fratelli
tutti (3-10-20) citati nel Messaggio.
La sintesi
ristretta consente una conoscenza
del Messaggio sufficiente per valutarlo e per diffonderlo.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro Valli
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Sintesi ristretta
La pace è una costruzione sociale
che richiede lo sviluppo di una cultura, intesa come pensiero, azione ed
educazione
1. Alla base di una cultura della pace vi è
il prendersi cura gli uni degli altri e della natura.
I racconti biblici ci
esortano a questo.
In particolare Gesù si è presentato come il Buon Pastore, che si prende cura delle pecore; il
Buon Samaritano che si china sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si
prende cura di lui.
Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci
così dalla schiavitù del peccato e della morte.
Nella sua attività di assistenza a
malati e bisognosi la Chiesa ha voluto seguire il suo insegnamento e il suo
esempio.
2. Principi
della dottrina sociale sulla cura:
a) La cura si manifesta come promozione della dignità e dei diritti della
persona.
Il concetto di persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione;
b) Il bene comune è insieme
di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività
sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e
più celermente.
c) La solidarietà è la determinazione ferma e perseverante di
impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché
tutti siamo veramente responsabili di tutti.
d) La realtà creata è
interconnessa, così anche pace, giustizia e salvaguardia del creato. Alla base
della cura vi è un sentimento del cuore: tenerezza, compassione e
preoccupazione per gli esseri umani.
3. Per una
cultura della cura, occorre imprimere una rotta comune al
processo di globalizzazione, una rotta veramente umana.
Tutti devono sentirsi impegnati a diventare profeti e testimoni della cultura
della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile
soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in
ogni ambito sociale, politico e istituzionale.
Le
relazioni tra le Nazioni dovrebbero
essere ispirate alla fratellanza, al rispetto reciproco, alla solidarietà e
all’osservanza del diritto internazionale.
La promozione della cultura della cura richiede un processo
educativo che coinvolga famiglia, istituzioni educative, stampa, televisione e altre mezzi di
comunicazione sociale, religioni.
- Le religioni in
generalepossono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e
alla società i valori della solidarietà, del rispetto delle differenze,
dell’accoglienza e della cura dei fratelli più fragili.
L’educazione deve essere più aperta ed
inclusiva, capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di mutua
comprensione.
4. Non
c’è pace senza la cultura della cura
La cultura
della cura, per la costruzione della pace, è l’impegno comune, solidale e
partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale
disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla
riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza
reciproca.
Tutti insieme bisogna
collaborare per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di
fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza
reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri.
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Sintesi estesa
LA CULTURA DELLA CURA COME PERCORSO
DI PACE
Il 2020 è stato segnato
dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, trasformatasi in un fenomeno
multisettoriale e globale.
Accanto a numerose
testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse
forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che
seminano morte e distruzione.
Questo ci insegnano l’importanza
di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società
fondata su rapporti di fratellanza. Perciò ho scelto come tema di questo messaggio: La cultura della cura
come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura
dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente.
2. Dio
Creatore, origine della vocazione umana alla cura
Nella Bibbia, il Libro
della Genesi rivela, fin dal principio, l’importanza della cura o
del custodire nel progetto di Dio per l’umanità. Nel racconto
biblico della creazione, Dio affida il giardino “piantato nell’Eden” alle mani di Adamo con l’incarico di “coltivarlo
e custodirlo”. Ciò significa, da una parte, rendere la terra produttiva e,
dall’altra, proteggerla e farle conservare la sua capacità di sostenere la
vita.
La nascita di Caino e Abele
genera una storia di fratelli, il rapporto tra i quali sarà interpretato –
negativamente – da Caino in termini di tutela o custodia.
Dopo aver ucciso suo fratello Abele, Caino risponde così alla domanda di Dio: «Sono
forse io il custode di mio fratello?».
3. Dio
Creatore, modello della cura
La Sacra Scrittura presenta Dio,
oltre che come Creatore, come Colui che si prende cura delle sue creature,
in particolare di Adamo, di Eva e dei loro figli.
Lo stesso Caino, benché su di lui ricada la maledizione a motivo
del crimine che ha compiuto, riceve in dono dal Creatore un segno di
protezione, affinché la sua vita sia salvaguardata (cfr Gen 4,15).
Questo fatto, mentre conferma la dignità inviolabile della
persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio, manifesta anche
il piano divino per preservare l’armonia della creazione, perché «la pace e la
violenza non possono abitare nella stessa dimora».
Nella tradizione
profetica, il vertice della comprensione biblica della giustizia si manifesta
nel modo in cui una comunità tratta i più deboli al proprio interno.
4. La
cura nel ministero di Gesù
La vita e il ministero di Gesù costituiscono la testimonianza più
eloquente della missione affidatagli dal Padre. Nella sua compassione, Cristo
si avvicina ai malati nel corpo e nello spirito e li guarisce; perdona i
peccatori e dona loro una vita nuova. Gesù
è il Buon Pastore che si prende cura delle pecore (cfr Gv 10,11-18; Ez 34,1-31);
è il Buon Samaritano che si china
sull’uomo ferito, medica le sue piaghe e si prende cura di lui (cfr Lc 10,30-37).
Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci
così dalla schiavitù del peccato e della morte. Così, con il dono della sua
vita e il suo sacrificio, Egli ci ha aperto la via dell’amore e dice a
ciascuno: “Seguimi. Anche tu fa’ così” (cfr Lc 10,37).
5. La
cultura della cura nella vita dei seguaci di Gesù
Le opere di misericordia spirituale e corporale costituiscono il
nucleo del servizio di carità della Chiesa primitiva. I cristiani della prima
generazione praticavano la condivisione perché nessuno tra loro fosse bisognoso
(cfr At 4,34-35) e si sforzavano di rendere la comunità una
casa accogliente, aperta ad ogni situazione umana, disposta a farsi carico dei
più fragili.
Alcuni Padri della Chiesa
insistettero sul fatto che la proprietà è intesa da Dio per il bene comune.
.Superate le persecuzioni
dei primi secoli, la Chiesa ha approfittato della libertà per ispirare la
società e la sua cultura; furono eretti numerosi istituti a sollievo
dell’umanità sofferente: ospedali, ricoveri per i poveri, orfanotrofi e
brefotrofi, ospizi.
6. I
principi della dottrina sociale della Chiesa come base della cultura della cura
6a. La cura
come promozione della dignità e dei diritti della persona.
Il concetto di persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento. Ogni persona umana è un fine in sé stessa,
mai semplicemente uno strumento ed è
creata per vivere insieme nella famiglia, nella comunità, nella società, dove
tutti i membri sono uguali in dignità. È
da tale dignità che derivano i diritti umani, come pure i doveri.
6b. La cura del bene comune.
Il bene comune è insieme di quelle condizioni della vita sociale che
permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la
propria perfezione più pienamente e più celermente. Pertanto, i nostri
piani e sforzi devono sempre tenere conto degli effetti sull’intera famiglia
umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni
future.
6c. La cura mediante la solidarietà.
La
solidarietà è la determinazione ferma e
perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di
ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti.
6d. La cura e la salvaguardia del creato.
La realtà creata è interconnessa e questo
richiede di ascoltare nello stesso tempo il grido dei bisognosi e quello del
creato, per prendersene cura. Alla base di ciò vi è un sentimento del cuore:
tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. Pace, giustizia
e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse.
7. La
bussola per una rotta comune
I responsabili delle
Organizzazioni internazionali e dei Governi, del mondo economico e di quello
scientifico, della comunicazione sociale e delle istituzioni educative devono imprimere una rotta comune al
processo di globalizzazione, una rotta veramente umana.
Tutti devono sentirsi impegnati a diventare profeti e testimoni della cultura
della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile
soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in
ogni ambito sociale, politico e istituzionale.
Le relazioni tra le Nazioni dovrebbero essere ispirate alla fratellanza,
al rispetto reciproco, alla solidarietà e all’osservanza del diritto
internazionale.
Numerose città sono diventate come epicentri dell’insicurezza, a cause
di guerre.
Le cause delle guerre sono
tante, ma il risultato è sempre lo stesso: distruzione e crisi umanitaria. Perché
questo è considerato normale= Come cambiare la nostra mentalità per cercare
veramente la pace nella solidarietà e nella fraternità?
La produzione di armi
comporta una dispersione di risorse che potrebbero essere utilizzati per garantire veramente la sicurezza delle
persone, promuovendo della pace e dello
sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni
sanitari.
8. Per
educare alla cultura della cura
La promozione della cultura della cura richiede un processo
educativo
Alcuni esempi:
- L’educazione alla cura nasce
nella famiglia, nucleo naturale e fondamentale della
società,dove s’impara a vivere in relazione e nel rispetto reciproco.
- Altri soggetti preposti all’educazione sono la scuola e
l’università, e analogamente, per certi aspetti, i soggetti della comunicazione
sociale.
- Le religioni in
generale, e i leader religiosi in particolare, possono
svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società i
valori della solidarietà, del rispetto delle differenze, dell’accoglienza e
della cura dei fratelli più fragili.
L’educazione deve essere più aperta ed
inclusiva, capace di ascolto paziente, di dialogo costruttivo e di mutua
comprensione.
9. Non
c’è pace senza la cultura della cura
La cultura della cura, per la costruzione della pace, è l’impegno comune, solidale e
partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale
disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla
riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza
reciproca.
Tutti insieme bisogna
collaborare per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di
fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza
reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri.
Citazioni dell’enciclica Fratelli
tutti (3-10-20) contenute nel Messaggio
8. Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere,
riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti
un’aspirazione mondiale alla fraternità. Tra tutti: «Ecco un bellissimo segreto
per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può
affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci
sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti.
Com’è importante sognare insieme! […] Da soli si rischia di avere dei miraggi,
per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme». Sogniamo
come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come
figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza
della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti
fratelli!
153. Ci sono Paesi potenti e grandi imprese che traggono
profitto da questo isolamento e preferiscono trattare con ciascun Paese
separatamente. Al contrario, per i Paesi piccoli o poveri si apre la
possibilità di raggiungere accordi regionali con i vicini, che permettano loro
di trattare in blocco ed evitare di diventare segmenti marginali e dipendenti
dalle grandi potenze. Oggi nessuno Stato nazionale isolato è in grado di
assicurare il bene comune della propria popolazione.
225. In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che
conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad
avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia.