Luca della Robbia - Annunciazione - Santuario della Verna - le Potenze del Cielo in attesa del "sì" di Maria (dall'omelia di oggi della messa delle nove) |
Anno nuovo. Un augurio
La festa per il nuovo anno è un rito di
passaggio legato a concezioni magiche. La magia è importante nelle culture umane. Si parte dall’idea che la natura sia in gran
parte fuori del nostro controllo, compresa la nostra fisiologia. Ma che non sia
solo meccanismo, bensì qualcuno con
uno spirito come noi, con i nostri stessi sentimenti. Una potenza superna
personalizzata, eccentrica e bizzosa, desiderante e disperante, come noi. Il
rito serve ad accattivarsela. Il rito consiste nel fare, dire,
bere, mangiare secondo certi protocolli, di solito ricevuti da una
tradizione, quindi dal passato. Sono legati ai culti degli avi. Evolvendosi le
culture, agli avi subentrano classi sacerdotali. Gli attuali riti europei per celebrare l’anno
nuovo hanno assunto essenzialmente carattere magico, come in altre culture, ad
esempio quella cinese. Intendono propiziare la fortuna. Ma sono anche
un’occasione per fare festa in modo particolarmente intenso. Se non è possibile
inscenarla, come di questi tempi, se ne
sente deprivati e si teme per il futuro. La tradizione del Capodanno degli europei,
però, originò dall’esigenza di celebrare quello che gli storici contemporanei
definiscono un passaggio di fase. Scaturì da sviluppi ideologici
manifestatisi intorno al Quinto secolo della nostra era. A quell’epoca si
individuò un importante passaggio di fase del passato che si pensò essere avvenuto
cinque secoli prima. Va detto che i contemporanei, a quell’epoca remota, lo
avevano in genere ignorato, salvo che in cerchie piuttosto ristrette di adepti,
e in fondo nemmeno lì con le caratteristiche culturali della tradizione
successiva. Un passo importante per la costruzione di
questa linea di pensiero si ebbe ad Efeso, in Asia minore, nel Quinto secolo,
durante un’assise di sapienti. Fu allora che un dotto egiziano, tale Cirillo da
Alessandria in Egitto (un tipo che andava per le spicce, energico dicono
i suoi ammiratori; fu anche sospettato di essere il mandante dell’atroce
assassinio della filosofa sua
concittadina Ipazia) riuscì con un colpo
di mano a porre una base importante per questa tradizione. Approfittando del
fatto che i suoi contraddittori erano stati trattenuti dal mare in tempesta,
riuscì a far approvare sbrigativamente, anche dall’imperatore romano allora in carica in Grecia, una delibera che
rendeva inutile ogni rito magico, per essere l’umano irrevocabilmente
unito alle potenze superne e queste incondizionatamente benigne. Ma come può
essere? Detto così sembra assurdo. Ed in effetti così sembrava a molti. Ad
esempio ai romani di Roma che però finirono con l’accettarlo, e ai
siriani di Antiochia che animavano un importante centro culturale, i quali
finirono con il condividerlo dopo due
anni. Applicando queste nuove concezioni con sguardo retrospettivo, ecco poi
l’idea di una nuova era, con relativo calendario. Della data esatta
dell’evento fondante non era stata però tramandata memoria, quindi ci si affidò
a congetture, che oggi riteniamo imprecise. Quel fatto si pensa ora sia
accaduto da quattro a sei anni prima della data stimata di inizio della nostra
era. Ma in queste cose la precisione non conta molto, per cui si è lasciato
tutto com’era, e quindi oggi inizia l’anno 2021, secondo quel computo. Del resto, quando è iniziato veramente quest’anno?
Si è celebrato un inizio per ogni fuso orario e, se io avessi deciso di
celebrare secondo quello di Tokyo, anticipando, avrei sbagliato? Non abbiamo
ancora in uso civile la data stellare del Diario del capitano della
saga di Star Trek. Ma i miti umani non richiedono una precisione globale,
la loro magia è in fondo sempre legata a civiltà del passato, piuttosto
confinate, come anche ora ciascuno di noi e i suoi mondi vitali. Oggi, nello speciale rito a loro dedicato,
viene spiegato agli attuali seguaci di quell’antica tradizione di Efeso, che cosa
significa quello che fu deliberato in quel consesso e che ancor oggi viene
creduto e proclamato. Si evoca un fatto naturale, una maternità. Il futuro e il
suo fondamento ci starebbero tra le braccia come un bimbo neonato. Non ci devono
fare paura, come certi bizzosi spiriti delle mitologie del passato. La natura,
la spietata natura, non sarebbe l’ultima parola su di noi. Quel bimbo,
crescendo, ci riconoscerà e ci amerà come i bimbi
i genitori. Ci libererà anche dalla magia e dai suoi riti. Inutili,
ormai. Anzi si pensa che tutto questo sia già accaduto, irrevocabilmente, per
sempre, anche per ciascuno di noi. Come
noi ora lo teniamo tra le braccia, così accadrà a noi. Questo fonda una nuova
etica, un nuovo modo di stare in società, perché si pensa che nessuno sia
escluso o preferito. Ma, in fondo, questa storia non ricorda le
narrazioni di quell’altra festa di qualche giorno fa, centrata su Santa
Claus e un nuovo nato? Beh, sì, solo che Santa Claus, la sua attuale
tradizione, è ora permeata di magia, egli infatti è immaginato come uno spirito
magico. Non ci libera veramente se non nei riti festivi e, in particolare, proprio
nel rito. La tradizione del bimbo è invece quella di un vero bimbo,
decisero a Efeso. L’umano sarebbe capace di manifestare in lui e in noi il
fondamento. Nell’umano, anche nel nostro umano, ci sarebbe più di ciò
che si vede, ma non sarebbe fatto dei mostri della mitologia dei tempi antichi,
ma di ciò che chiamiamo nostro spirito, un prodotto della mente non
della magia, quindi della natura, certo, ma insieme più della semplice
natura, così come ci appare ogni nuovo nato che teniamo tra le braccia.
Intuiamo più che vedere, così speriamo più che dominare, come invece ci si
illude di riuscire a fare nei riti magici. In questa concezione, il rito è sostituito
dal prendersi cura. La festa ci è forse mancata, questo Capodanno, ma non era, in fondo, l’essenziale. Finché ci sarà possibile prenderci cura del futuro, così come facciamo da genitori, possiamo pur sempre sperare. Questo l’augurio che vi formulo per quest’anno nuovo. Mario Ardigó |