Libertà di credere e
secolarizzazione
Nell’incontro di sabato scorso abbiano letto la preghiera
del padre gesuita Leo O’Donovan recitata nel corso della cerimonia del giuramento
del presidente eletto Joe Biden, lo scorso 20 gennaio.
Dio
misericordioso e pieno di grazia, in questo tempo sacro veniamo davanti a te
nel bisogno, anzi in ginocchio. Ma veniamo ancora più con speranza, e con i
nostri occhi rialzati di nuovo alla visione di una "unione più
perfetta" nella nostra terra, un'unione di tutti i nostri cittadini per
"promuovere il benessere generale e assicurare le benedizioni della
libertà a noi stessi e ai nostri posteri. " Siamo un popolo di molte
razze, credi e colori, background nazionali, culture e stili - ora molto più
numerosi e su un territorio molto più vasto di quando l'Arcivescovo John Carol
scrisse la sua preghiera per l'inaugurazione di George Washington 232 anni fa.
L'Arcivescovo Carol ha pregato che tu, o Creatore di tutti, "aiutassi con
il tuo Santo Spirito di consiglio e fortezza il Presidente di questi Stati
Uniti, affinché la sua amministrazione possa essere condotta in rettitudine, ed
essere estremamente utili al tuo popolo. "Oggi, confessiamo i nostri
fallimenti passati nel vivere secondo la nostra visione di uguaglianza,
inclusione e libertà per tutti. Eppure ci impegniamo risolutamente ancora ora a
rinnovare la visione, a prenderci cura gli uni degli altri in parole e atti,
soprattutto i meno fortunati tra noi, e così diventando luce per il mondo. C'è
un potere in ognuno di noi che vive rivolgendosi a ciascuno di noi, una spinta
dello spirito ad amare, prendersi cura e stare vicino agli altri, e soprattutto
ai più bisognosi. Si chiama amore, e la sua via è dare sempre di più di sé.
Oggi si chiama patriottismo americano, nato non dal potere e dal privilegio ma
dalla cura del bene comune - " con malizia verso nessuno e con carità per
tutti ". Per il nostro nuovo presidente, ti chiediamo la saggezza cercata
da Salomone quando si inginocchiò davanti a te e pregò per "un cuore docile
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal
male". Confidiamo nel consiglio della Lettera di Giacomo: "Se
qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che dona generosamente a
tutti senza trovare colpa, e vi sarà data". Papa Francesco ci ha ricordato quanto sia importante sognare insieme ... "Da soli", ha scritto,
"rischiamo di vedere miraggi, cose che non ci sono. I sogni, invece, si
costruiscono insieme". Sii con noi, Santo Mistero d'Amore, mentre sogniamo
insieme, per riconciliare le persone della nostra terra, restaurare il nostro
sogno e rivestirlo di pace e giustizia e della gioia che è il traboccare dell'amore.
Alla gloria del tuo nome per sempre. Amen.
In Italia ci stupiamo che in una cerimonia
pubblica come quella si giuri sulla Bibbia e trovi posto una preghiera come
quella.
Le istituzioni pubbliche statunitensi sono religiose? Gli statunitensi sono più religiosi di noi europei? Sono più credenti?
Ciò che caratterizza, fin dalla fondazione, le
istituzioni pubbliche statunitensi è la loro separazione dalle Chiese. Si
basa sul Primo emendamento della Costituzione statunitense:
Il Congresso non
farà alcuna legge che si riferisce al riconoscimento ufficiale della religione
o ne proibisca il libero esercizio; o limiti la libertà di parola o di stampa; o il diritto
del popolo di riunirsi pacificamente e di presentare una petizione al governo
per una riparazione dei reclami.
che definisce principi di libertà civile che sono fondamentali nell’architettura della
repubblica statunitense.
Le istituzioni pubbliche statunitensi ripudiano il sostegno
delle Chiese e non ne sostengono alcuna. Così, negli Stati Uniti d’America, vi
è libertà di credere. Questo consente
il permanere di un forte legame tra spirito civico e patriottico e la fede
religiosa cristiana, quest’ultima come religione
civile. Del resto i fondatori dell’ideologia repubblicana statunitense non
furono anticlericali, perché nella loro società non vi erano cleri in grado di
prendere il controllo delle istituzioni pubbliche, né antireligiosi, ma furono
invece pervasi da un certo deismo a sfondo cristiano evangelico. Ora che in Nord
America hanno preso piede altre tradizioni religiose, problemi cominciano a
sorgere.
Come osservano Peter Berger,
Grace Davie, Effie Fokas in America
religiosa, Europa laica? Perché il
secolarismo europeo è un’eccezione, Il Mulino 2010, «è proprio la separazione tra chiesa e stato che rende
possibile il collegamento tra religione in generale e identità nazionale». Negli Stati Uniti d’America la separazione tra stato e chiesa
fu genetica, inserita nel loro atto fondativo come caratteristica fondamentale
della nuova convivenza civile. Quindi non vi fu necessario quel travagliato e
difficilissimo processo di desacralizzazione
dei poteri civili, inteso appunto
come separazione dalle Chiese
istituzionalizzate, che si è prodotto in Europa, che viene anche denominato
secolarizzaizione. Esso da noi è
definito come la progressiva conquista della laicità dello stato. Una delle vie per raggiungerla è stata quella del vietarsi e del vietare
discorsi esplicitamente religiosi nelle leggi e nelle altre fonti normative
formali, nei discorsi e nelle cerimonie pubblici e dell’escludere l’uso di
simbologia religiosa in contesti pubblici.
Ciò ha assunto forme assai aspre in Francia. Il problema, però, non sono
le religioni, ma le Chiese e, tra esse, la Chiesa cattolica è quella che ha
dato i problemi maggiori. Essa ha riconosciuto la libertà di credere solo
durante il Concilio Vaticano 2° (1962-1965) dopo averla duramente condannata
nell’Elenco (Sillabo) dei principali
errori dell’età nostra allegato all’enciclica Con quanta cura del papa Pio 9° (1864), dimostratosi durissimo
avversario del nazionalismo irredentista italiano, in particolare di quello
mazziniano, durante il nostro Risorgimento.
In Europa la Chiesa cattolica, ancora oggi, difende la libertà della fede, intesa essenzialmente
come libertà di manifestarsi
pubblicamente sudditi della Chiesa e di partecipare ai suoi riti, anche se
dagli anni Sessanta è arrivata a riconoscere anche la libertà di credere, pur condannando ancora come peccaminoso il rifiuto della fede da parte di chi sia ben
consapevole di essa. E’ arrivata ad accettare che quel rifiuto non comporti
sanzioni civili.
Inoltre, come ricordano gli autori sopra
citati:
«Sia nell’Europa
cattolica che in quella protestante, sebbene ci siano sempre stati movimenti religiosi dissidenti, le chiese
maggiori erano sostenute ufficialmente dallo stato. In pieno 20° secolo la
Chiesa cattolica ha cercato dappertutto di mantenere o ricreare questa
relazione per mezzo di trattati (concordati) con ogni tipo di governo. Solo il
Concilio Vaticano 2° ha significativamente modificato questo atteggiamento. Il
Luteranesimo era considerato chiesa di stato in Germania e in Scandinavia, il
Calvinismo in Olanda, Scozia e in alcuni cantoni svizzeri. Al contrario, la
separazione tra chiesa e stato è sempre esistita nell’America coloniale, prima con dato di
fatto (c’erano troppe chiese differenti perché una sola riuscisse a prendere il
sopravvento), poi come questione di principio (come nella legislazione sulla
libertà di religione promossa da Thomas Jefferson attraverso la legislazione
della Virginia coloniale). Il Primo emendamento della Costituzione degli Stati
Uniti, ovviamente, ha reso la separazione
una chiave di volta della repubblica italiana».
Nella Repubblica
italiana la separazione tra Chiesa cattolica e stato, pur affermata dall’art.7
della Costituzione (la cui bozza fu scritta, come ho letto, da Giorgio La Pira,
a tu per tu con Giovanni Battista Montini quando lavorava alla Segreteria di
Stato Vaticana) è ancora molto lontana dall’essere raggiunta. La Chiesa
cattolica dipende quasi totalmente dall’imponente finanziamento pubblico e
mantiene una notevolissima capacità di influenza politica, che certamente non
si è mai fatta scrupoli ad esercitare, una volta direttamente attraverso
pronunce dei Papi, quando furono italiani, e poi, a partire dal regno del papa
Giovanni Paolo 2°, polacco, mediante quelle della Conferenza episcopale
italiano. In ogni crisi politica viene normale chiedersi che cosa ne pensa il
suo Presidente e durante la lunga
presidenza del card. Camillo Ruini ci siamo abituati a dichiarazioni di quel
tipo.
I cattolici italiani in genere ritengono scontato un collegamento tra la
loro Chiesa e lo stato e quindi che la
Chiesa funzioni come una specie di settore dello stato, pur aspettandosi che
essa rimanga libera di determinarsi senza alcuna influenza delle
altre istituzioni pubbliche. Non solo non si scandalizzano dell’esposizione di
un simbolo religioso cristiano come il Crocifisso negli ambienti pubblici, ma
la ritengono normale. Forse praticherebbero volentieri le preghiere pubbliche
come negli Stati Uniti d’America, ma da noi avrebbero il senso di una
sottomissione dello Stato alla Chiesa di riferimento, che da noi in genere è
quella cattolica.
Ma poi gli statunitensi sono più
religiosi di noi italiani? Senz’altro
gli indici di pratica religiosa sono più alti da noi che negli Stati
uniti. Con i polacchi abbiamo anche fama di essere i più clericali dell’universo.
Ma, quanto a condotte dissolute o anche solo poco solidali, non credo che vi siano
significative differenze tra noi e gli statunitensi. Sicuramente la nostra
Costituzione è piena di principi tratti dalla nostra dottrina sociale. Ma ad
esempio pratichiamo atteggiamenti francamente razzisti e non ci troviamo, in
genere, alcuna contraddizione con la nostra fede. Così accadde negli anni
Trenta al tempo del razzismo antiebraico mussoliniano.
Negli Stati Uniti d’America la pratica religiosa cristiana risente della tradizione evangelica
e i fedeli appaiono più capaci di organizzarsi autonomamente. Creare nuove Chiese è abbastanza semplice negli Stati
Uniti e ne sorgono continuamente. C’è là il fenomeno di massa dei predicatori televisivi, e ora telematici, che da noi corrisponde a
quello di grossi gruppi coagulati intorno a leader carismatici e piuttosto
indipendenti dalla gerarchia. In generale l’organizzazione religiosa appare più
libera negli Stati Uniti d’America.
Se poi parliamo proprio di fede, vale a dire di quanto le persone fanno affidamento sulle narrazioni
e prospettive religiose, la vera differenza è tra l’Occidente e il resto del
mondo. E comunque, a parte le società primitive, l’esigenza di padroneggiare le
moderne tecnologie anche in società in cui mai si è posto il problema della
separazione tra istituzioni religiose e stato si riflette sulle concezioni
generali. Si osserva nel libro che ho sopra citato:
«Per esempio, il
pilota di un aero moderno non può agire sulla base delle assunzioni
metafisiche o degli incantesimi di uno sciamano, almeno finché siede nella
cabina di pilotaggio. Ma quando il pilota torna a casa - per esempio in un
villaggio primitivo - può fare proprie ogni sorta di idee o pratiche magiche».
Nelle attuali polemiche tra pro-vax e no-vax troviamo un
riacutizzarsi di quelle tensioni.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli