Nascita e declino
della società
Una società vive finché serve. Le popolazioni si rigenerano, nel
succedersi delle generazioni. Ma sistemi sociali possono finire, come anche le
popolazioni estinguersi. Ogni società manifesta una sua resistenza al declino
ed essa dipende da molti fattori, i principali dei quali sono però questi: il
suo contenuto istituzionale, la capacità di creare miti, la sua capacità di
metamorfosi culturale, la sua capacità di assecondare il ricambio generazionale
e, infine, la sua capacità effettiva di esercitare un potere sociale, quindi di
orientare la vita di individui e gruppi. La legge generale dell’evoluzione
sociale è che società molto rigide
finiscono.
Il fatto di essere implicata nelle transazioni di potere sociale
irrobustisce una società, perché le questioni di potere sociale e quelle,
connesse, dei conflitti sociali, sono vitali per le collettività umane, che
realizzano essenziali vantaggi competitivi dall’agire coordinato e cooperante.
Le collettività, così, non tollerano vuoti di potere e, comunque, nel ciclico
succedersi di sistemi di potere, ci sono sempre gruppi che lottano per
prevalere e che, ad un certo punto del
conflitto sociale, giungono a transazioni determinando un nuovo assetto di
potere sociale.
Le culture europee, che ancora dominano nel mondo, sono espressione di
un sistema di potere a livello globale che ha espresso con la massima forza
quei fattori di resistenza sociale di cui si diceva prima. Oggi ancora non si
riesce a concepire un sistema di potere sociale senza far ricorso a concetti
elaborati da quelle culture. Queste culture hanno storicamente veicolato il
cristianesimo, che, dal Quarto secolo, è incorporato nella loro mitologia.
Lo stato-nazione, una sistema di potere che si è affermato dall’Ottocento,
sta avendo una vita molto più breve. Era basato sull’idea di una continuità di
stirpe e questo lo ha reso meno funzionale in un mondo in cui dal Cinquecento
le società umane hanno prodotto intensi e imponenti fenomeni migratori e, in
particolare, colonizzazioni, a livello globale, facendo impallidire, ad esempio,
le colonizzazioni nel Mediterraneo dell’antica Grecia. La sua concretizzazione
maggiore è stata quella dell’impero nazionale, che nei fatti, comportava il predominio
di una stirpe sulle altre, quelle colonizzate o assimilate. Sono ancora
organizzati sostanzialmente come imperi nazionali la Russia e la Cina
continentale. Entrambi i sistemi sono in fase di veloce metamorfosi, in
particolare il secondo.
Il sistema di potere più evoluto a livello globale è quello espresso
dall’Unione Europea. Esso contiene molte culture e ne sta producendo l’integrazione
senza assimilazione. Supera il modello degli Stati Uniti d’America, ai quali
guardavano inizialmente i teorici dell’unificazione europea. Il modello dell’Unione Europea si avvale di
schemi concettuali elaborati nella dottrina sociale della Chiesa cattolica, che
hanno al centro il principio di sussidiarietà. Esso significa, in un sistema di società
coalizzate, rispettarne le dinamiche senza pretendere di riformarle d’autorità,
ma sostenendole senza assimilarle, affidando lo sviluppo della coesione alla progressiva integrazione culturale
derivante dall’esperienza positiva di cooperazione e solidarietà. Esso
impedisce di trasformare l’Unione in un impero ed è alla base del lungo periodo
di pace continentale vissuto dal 1945. Ciò è anche all’origine della forza
attrattiva dell’Unione sulle popolazioni circostanti. Nella cosiddetta Brexit, la secessione della Gran Bretagna dall’Unione
Europea, hanno prevalso mitizzazioni del modello imperiale inglese affermatesi
nell’Ottocento: esso però è obsoleto, è un relitto del passato. La Brexit è un interessante laboratorio sociale: si
vedrà come va a finire il tentativo di ripristinare un sistema di potere
obsoleto e quindi non più funzionale.
Può apparire stupefacente che una Chiesa che ha un’organizzazione
istituzionale francamente obsoleta, risalente nella sostanza all’Undicesimo
secolo, e categorie culturali che, come sostenne Carlo Maria Martini, sono nel
complesso in ritardo di almeno due
secoli, abbia saputo produrre quell’idea fortemente innovativa e di successo
del principio politico di sussidiarietà (che non applica assolutamente
al suo interno). Ciò è dipeso dalla sua difficile esperienza politica di
confronto istituzionale con gli emergenti stati nazionali, dall’Ottocento, con
le loro pretese di totalitarismo ideologico, integrata con la progressiva e
travagliata assimilazione dei principi democratici per quanto riguarda la vita negli stati (al suo interno infatti non li pratica).
Come si dice, necessità ha fatto virtù.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa -
Roma, Monte Sacro, Valli