Annotazioni di Mario Ardigò dalla
conferenza del prof. Luigi Frudà, sociologo, su “La fede oggi “, tenuta in Zoom
durante l’incontro del MEIC – Lazio del 28-1-22 – Il testo, non rivisto
dall’autore, riflette le capacità di comprensione di chi lo ha redatto.
1. La frammentazione
sociale coinvolge tutti. Ognuno di noi tende a chiudersi in una bolla privilegiata,
nelle quali la chiave di accesso è la similarità. Questo è un effetto
tipico della frammentazione, che ha colpito anche gli ambienti religiosi. Si è
passati in poco tempo da due all’otto per cento di altre religioni.
Nella frammentazione c’è bisogno di
circoscrivere un perimetro e di attivare circuiti identitari. Nell’essere piccola
bolla di movimento il perimetro e il
circuito identitario sono essenziali. Anche il comportamento sui social si basa sullo stesso meccanismo.
Se ci si riduce in una bolla si riduce la propria mappa cognitiva. Alla
lunga questo fa danni. L’universo sociale intorno scompare.
2. La
bibliografia sulla fede nella società è molto vasta. In particolare:
Roberto Cartocci, Geografia dell’Italia cattolica, Il
Mulino 2011.
testo non ricavato da indagini empiriche, ma su dati
strutturali lavorati nell’arco di 4 o 5 anni dal 2006. Non sono molto analitici
ma definiscono uno sfondo.
Quattro gli indicatori considerati: i matrimoni civili, i figli nati fuori dal matrimonio, le richieste di esonero
dall’insegnamento della religione cattiolica
a scuola, la scelta della Chiesa cattolica per la ripartizione dell’8 per
mille. Sono molto aumentati i matrimoni civili, dal 2,4 al 34 %. I figli fuori
dal matrimonio (né civile né religioso): nel 2006 al 18%. dato nazionale (con
maggiori percentuali nel Meridione). Quasi il 9% degli alunni chiede l’esonero
dall’insegnamento di religione cattolica. Sull’8 per mille: le scelte per la
Chiesa cattolica sono scese significativamente.
Si manifesta un trend
che potremmo definire di secolarizzazione, che indica una distanza dal
modello sociale preesistente.
Franco Garelli, Gente di poca fede. Il sentimento
religioso nell’Italia incerta di Dio, Il Mulino, 2020.
Basato su circa 3238 interviste: un campione molto vasto
rispetto ai soliti.
La fede c’è, ma con
una serie di dubbi che vengono affermati con convinzione, con pretesa che siano
legittimi.
Rita Bichi, Dio a modo mio: giovani e fede in Italia, Vita
e pensiero 2015 ;
tarato sui giovani, su un campione di 150 giovani,
selezionandone 50 tra quelli più vicini alla Chiesa. Ci si proclama praticanti
ma con tassi di libertà individuali.
Roberto Cipriani, L’incerta fede. Un’indagine
quanti-qualitativa in Italia, Franco Angeli, 2020
basato su un panel qualitativo di 164 interviste che
dialogano con i risultati con dell’indagine quantitativa di Garelli.
I titoli già dicono molto della mutazione della dinamica in
atti.
Andrea Riccardi, La Chiesa brucia?. Crisi e futuro
del cristianesimo, Laterza, 2021;
Il punto interrogativo in copertina è disegnato come la parte
superiore del bastone pastorale del vescovo. Il testo ha più interrogativi che proposte.
Andrea Riccardi, Italia carismatica, Morcelliana, 2021,
sui movimenti
La mutazione si trasferisce sempre più in frammentazione,
nella micro-cristianità. L’Italia è divenuta anche terra di movimenti.
E, scrive Riccardi, la CEI sta a guardare….
Il dialogo più vivo è quello tra la
parrocchia e il Papa, saltando anche i movimenti e la gerarchia: un
cattolicesimo del Papa. Secondo Riccardi si può ripartire dalle parrocchie,
ancora abbastanza coese, e sulle relazioni a basso costo consentite dalle reti
sociali e da radio e televisione.
La frequenza della messa è al 32%,
anche se un altro 30% circa frequenta saltuariamente. Un 13% non pratica.
Sul piano strutturale si è ridotto il numero
degli ecclesiastici, a circa 32.000, perdendo circa 8000 unità. Con 26.000
parrocchie da coprire, non c’è più forza ecclesiastica sufficiente. E non va
bene nemmeno nel campo delle religiose. Si sono dimezzate.
Tenendo conto di ciò che emerge
dall’indagine di Garelli e da quella di Cipriani si può stimare un 60% di vicini a Dio, ma un solo un 20% molto vicini a Dio.
Ci sono elementi strutturali del tutto nuovi.
Il forte scarto generazionale, con molti anziani, innanzi tutto. La
fertilità in Italia è crollata ad 1,35 nati per donna fertile. La speranza di
vita alla nascita aumenta, 80 per gli uomini e 85 per le donne.
L’indice di vecchiaia è al 160% ( rapporto tra l’età 0-14 e gli
ultrasessantenni), ma in alcuni quartieri Romani, ad esempio Prati, è oltre il
200%.
L’indice di dipendenza (rapporto tra persone
in attività lavorativa e quelle oltre il 65 anni): nel 2015, 33,7%; ora 38%, la previsione è che arrivi quasi al 60%.
E’ aumentato molto il numero delle
badanti degli anziani. La base di chi ha meno di sessant’anni si riduce sempre
più e aumentano coloro che sono più anziani.
E la Chiesa?
A Roma ci sono il 22% di anziani soli,
dei quali molti non autosufficienti. una situazione pesante e scompensata. Si
tratta di persone che escono di casa poco o nulla.
Molte persone lavorano distanti dal proprio quartiere di residenza o
addirittura dalla propria città. Ogni giorno impieghiamo circa due ore per il
tragitto casa/lavoro.
La conseguenza di questa mobilità strutturale
elevata è una riduzione del tempo libero, che si stima al 5,2% al giorno,
all’interno del quale c’è anche la frequenza delle attività religiose.
Le famiglie sono quasi tutte a doppia
carriera, altrimenti non si riesce a sostenere il peso delle spese.
Il tempo residuo, così, si riduce a una parte
del sabato (occupato anche da occupazioni funzionali che non possono essere
svolte nel corso della settimana, come la spesa al supermercato) e alla
domenica. La domenica è l’unico giorno in cui la famiglia può vivere insieme,
che viene messo in competizione con l’andare in Chiesa o con attività
religiose.
La fede è in una situazione di stress perché
ha pesanti competitor strutturali, con riduzione della possibilità di
essere testimoni di fede nella comunità.
Però dalle ricerche sopra citate si individua nelle parrocchie e nelle micro-comunità gli
ambienti in cui si può ripartire. Le
sedi di partito e gli altri tipi di circoli sociali hanno chiuso. La parrocchia
è l’unica comunità territoriale dove si può fare esperienza comunitaria.
3. Tra
le molte opere, sociali, caritative, ci vuole, per chi ha fede, un quid in
più di spiritualità.
La proposta: la parrocchia sia più aperta, più
partecipata, non monocratica. E’ l’unica trincea comunitaria, di relazionalità
sociale. Occorre essere testimoni credibili, coerenti, anche senza dove fare
catechesi, apostolato, indottrinamento. Tutto ciò può favorire processi
identitari più forti.
Questa testimonianza deve partire anche nella famiglia, rivitalizzandovi
consuetudini religiose.
La testimonianza deve essere articolata su più livelli, dalla famiglia,
alla parrocchia, alle società più ampie, per articolare relazioni, per mettere a dimora
dei semi.