Appunti di lettura del libro La fraternità, perché?
Resistere alla crudeltà del mondo dell'anziano sociologo e filosofo francese Edgar Morin, pubblicato nel 2019 e, in traduzione italiana nel
2020 da AVE, su 71 pagine, prezzo di copertina €11.
Trovate il testo dopo lo spot della riunione di ACSANCLEMENTE! di oggi
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Sabato
28 novembre, alle ore 17: riunione in Google Meet del
gruppo AC Sanclemente!: continueremo a seguire il cammino cristologico proposto dal sussidio del
Settore Adulti dell’Azione Cattolica “Da corpo a corpo”, articolato su
cinque unità. Dedicheremo anche la prossima
riunione al verbo “Abbassarsi”.
Il
riferimento è alla stessa pagina del Vangelo di Marco (10, 35-45, in fondo
trascrivo il brano intero) che abbiamo commentato nella riunione del 14
novembre; ci concentremo però sui versetti 41-45:
Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi
sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano
su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole
diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il
primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non
è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti".
Consiglio di accedere
dalle ore 16:45 con il link o il codice di accesso che avete ricevuto
A questo indirizzo di YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=GorIYoaHGjk
potrete vedere un
video in cui si insegna, passo per passo, come partecipare.
Per
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fatto (ad esempio acquisendo un indirizzo email del tipo xxxx@gmail.com - procedura che
consigliamo), registratevi su Google all’indirizzo
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registrazione, dovrete inserire un indirizzo email che vi identificherà e
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prima della riunione programmata, un link
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Si può accedere sia con il link che con il
codice. Per accedere mediante il link è sufficiente cliccarci sopra, dopo aver
effettuato l’accesso a Google.
2) accedete a Google,
con l’email e la password con cui vi siete registrati, da questo indirizzo WEB
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A questo punto potete
seguire due metodi per accedere alla
riunione in teleconferenza:
a) mediante link del tipo https://meet.google.com/abc-defg-hil?authuser=0 :
3a) cliccate sul link;
4a) nella finestra che
si aprirà, cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE
e attendete di essere ammessi alla riunione;
b) mediante codice (del tipo abc-defg-hil)
3b) cliccate sul
quadratino di puntini in alto a destra e poi sull’icona verde di Meet;
4b) selezionate
PARTECIPA A UNA RIUNIONE;
5b) inserite il codice
di accesso che avrete ricevuto, facendo COPIA/INCOLLA;
6b) cliccate su CONTINUA
7b) cliccate su CHIEDI
DI PARTECIPARE e attendete di essere ammessi alla riunione.
B) da smartphone:
a) mediante link
1a) cliccate sul link;
2a) nella finestra che
si aprirà, cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE;
b) mediante codice
1b) aprite la app Meet
(che avrete scaricato);
2b) cliccate su CODICE
RIUNIONE e inserite il codice di accesso che avrete ricevuto;
3b) cliccate su CHIEDI
DI PARTECIPARE e attendete di essere ammessi.
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problemi con una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
indicando, se volete
essere contattati telefonicamente, un numero di telefono al quale essere
chiamati.
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1.
L'edizione italiana del libro di Edgar Morin La fraternità, perché?
Resistere alla crudeltà del mondo ha un prefazione di Luigi Ciotti. Seguendo Morin,
egli parte dalla considerazione, opinabile,
che la libertà distrugga
l'uguaglianza e la fraternità.
La storia delle democrazie europee dimostra però proprio il contrario.
Ciotti ritiene che la fraternità possa risolvere i problemi tra libertà e uguaglianza, ma, con Morin, la pensa più che altro come emozione, sentimento nelle relazioni interpersonali, su base naturale, non come solidarietà sociale
istituzionalizzata. In natura non ci sarebbe
solo la selezione sulla base della forza
e della capacità
di adattamento, ma anche il relazionarsi per un bene comune. Tuttavia
è proprio la costituzionalizzazione dei doveri di solidarietà sociale, dal
secondo dopoguerra che ha aperto
la via a società più fraterne. È ciò ha coinciso con lo sviluppo
dei movimenti per la
libertà e l'uguaglianza sociali.
Ciotti condivide il pensiero Morin sull'importanza della dimensione sociale
per lo sviluppo della persona umana, ma gli sfugge l'importanza della dimensione istituzionale, declinandola in negativo
come fonte di devastazioni e autodistruzione. Dovremmo imparare dalla natura,
dice, un'impareggiabile lezione di vita, natura che però è
assoggettata alla legge della
forza.
Ciotti vede affinità tra il pensiero di Morin e quello espresso
da Papa Francesco nell'enciclica Laudato si', nella quale la modernità
è valutata prevalentemente in negativo
come autodistruttiva ed
egoistica, secondo un filone di pensieroWw fondamentalmente reazionario che ha radici nell'Ottocento europeo. Bisognerebbe ricostruire una rete della vita, sostiene con Morin, sostanzialmente affrancandosi dalla modernità, considerata come ribellione a leggi di natura che invece ci spingerebbero verso la fraternità.
2.
Ci sono in noi due schemi
di pensiero, due quasi -
software, scrive Morin: uno egocentrico centrato sul me-io, l'altro
sul noi-tu. L'io sente il bisogno
del tu, in una relazione affettiva
e affettuosa. Il
noi realizzato nelle nostre
società contemporanee è presentato come fraternità chiusa, quella nazionalistica, arroccata contro i
nemici comuni e tali considera gli stranieri, ed una aperta, quella patriottica, che
sarebbe basata sul riconoscimento della comune umanità, anche agli stranieri,
ai rifugiati, ai migrati.
Il patriottismo produce fraternizzazione
e gioia collettiva, come quando vince
la nazionale di calcio.
Morin sorvola sul legame storico tra
nazionalismo e patriottismo, tra l’idea di nazione
e quella di patria, che sono strettamente legate alla convinzione di un legame etnico comune, di generazione. Invita ad imparare
dalla natura.
In
natura c'è
anche la solidarietà: da qui il concetto di ecosistema, che
è un sistema
complesso caratterizzato anche da associazioni, simbiosi e cooperazioni.
Scrive Morin:
"Per molto tempo abbiamo
creduto che il fenomeno sociale
fosse limitato alle formiche
e alle api, ma i progressi dell'etologia hanno permesso di individuare società non soltanto
di mammiferi, ma anche di uccelli
e pesci, e si è potuto
scoprire che vegetali di una medesima
specie possono scambiarsi informazioni"
e conclude
che in natura non c'è solo la
darwiniana lotta per la sopravvivenza ma anche l'associarsi per il medesimo scopo.'
La sororità/fraternità è, per Morin,
al fondamento e all'origine delle relazioni di associazione tra viventi, per le quali dovrebbe
trovarsi un termine
che accorpi
maternità/paternità/sororitá/fraternità e fa l'esempio del batterio, che moltiplicandosi per scissione
è contemporaneamente fratello/sorella/padre/madre del suo doppio.
La paternità/maternità è infatti
maggiormente caratterizzata da importanti componenti culturali di origine sociale. Nei mammiferi, però, l'esperienza della fraternizzazione è indubbiamente legata a quella vissuta da piccoli a contatto
con la madre, in quel suo calore
affettivo. Nelle fraternizzazioni extra familiari
essa lo è a una maternità
mitica, come la madre o terra patria.
L'esperienza naturale della fraternità naturale, famigliare, reca in sè potenzialità rivalitarie. "La fraternità", scrive Morin,"deve rigenerarsi senza posa, giacché senza
possa essa è
minacciata dalla rivalità". Concordia e discordia sono padre e madre di tutte le cose,sosteneva l'antico filosofo greco Eraclito. La concordia crea aggregazioni, la discordia disintegra le
società.
2.
Morin ricorda di essere figlio unico.
Scoprì la fraternità quando
fu accolto, a Tolosa,
in un centro di accoglienza per studenti
rifugiata,nel1940, al tempo della sconfitta della Francia
da parte degli eserciti nazisti,
e poi nella Resistenza.
Poi fece esperienze simili in quelle che definisce oasi di fraternità, a carattere amicale o professionale,
Vi furono per lui fraternità durevoli o momenti provvisori di fraternità, momenti solari
che riscaldano.
In definitiva visse essenzialmente fraternità di tipo amicale. Non ne ebbe mai di quelle naturali, tra le quali alligna
la rivalità. In una famiglia ci si ritrova
come fratelli,
tra amici ci si sceglie, e così anche nell'amore.
Nella propensione alla vita fraterna,
in positivo,
contano molto le esperienze personali: non tutte quelle della
fraternità naturale sono positive.
Fratelli coltelli, si dice. Accade
che i figli in famiglie
numerose non siano molto propensi a stili di vita fraterni,
perché hanno dovuto penare
di più, da piccoli, per questioni di rivalità
tra fratelli.
L'amicizia è solidale per definizione, non sempre lo è la fratellanza, l'essere fratelli,
che in alcuni casi e in alcuni periodi della vita si può manifestare in fraternità, ma in altri meno o per nulla.
3.
Morin ritiene
che nei nostri tempi si viva in una civiltà
che ha indotto lo sviluppo dell'individualismo, che considera in
negativo, come ostacolo alla fraternità.
È un pregiudizio corrente anche negli ambienti ecclesiali
e che, però, non ha convincenti riscontri.
Per civiltà l'autore intende evidentemente quella
Occidentale. Le migliori
condizioni di vita, rispetto al passato, hanno ridotto
l'isolamento tra le persone, che non sono più, come un tempo accadeva
a larghi strati
della popolazione, ad abbrutirsi per sopravvivere. Questo ha migliorato le relazioni sociali
e la sicurezza sociale. Il fatto che in questo
contesto si ricerchino spazi di audeterminazione e gratificazione personali non merita di essere criticato come individualismo, in senso negativo.
Il passato viene spesso irrealisticame e mitizzato.
Certo in una società
con più spazi di libertà personale i costumi di competizione e conflitto
che un tempo erano propri solo dei ceti più elevati si sono diffusi, ma questo
non è un portato
della liberazione dei singoli, quanto di mediocri relazioni
personali. Non era certamente
meglio quando la maggior parte della popolazione si doveva dannare per vivere ed era come incastrata nei propri ruoli
servili, in un sistema in cui era coinvolto
anche il clero
Morin sembra
rimpiangere la famiglia
allargata di una volta,
ma mi pare che tenda a mitizzarne la solidarietà
e a sottovalutarne la condizione di asservimento
sociale dei suoi membri.
Ritiene indicativo che oggi le persone sembrino meno pronte a soccorrere i bisognosi, ma ricorda il risveglio della fraternità dormiente in occasione di sciagure pubbliche.
"Ci si capisce
sempre meno, vi è sempre
più risentimento", scrive,
ma più rispetto a quando? Qualche
anno fa il giornalista Calabresi, che ebbe il padre assassinato da terroristi nel 1972, in un bel libro ricordò,
a chi lamentava la violenza degli anni '90 e ne attribuiva la colpa all'individualismo e al degrado etico, che negli anni '50 era stato molto peggio. Gli anziani spesso non fanno memoria
precisa del passato, su quale pesano loro pregiudizi positivi. Da giovani, in genere, le cose
appaiono in una luce diversa.
Comunque è senz'altro condivisibile l'osservazione di Morin che, oggi, come sempre, lo nasce e rinasce
un bisogno del "noi" e del "tu".
4.
La globalizzazione, vale a dire l'estensione su scala
planetaria dell'economia capitalista attuata anche mediante le nuove tecnologie informatiche e telematiche, significa solo ossessione per il profitto,
degrado ambientale, crescenti
diseguaglianze, scarto
delle persone inutili e non integrate, veicolata, indotta è controllata da una gigantesca macchina algoritmizzante, una cosa demenziale? Morin sembra considerarla prevalentemente questo. L'interconnessione non ha creato maggiore
fraternità, ma il richiudersi in noi etnici,
nazionali, identitari.
L'autonomia consentita dalla condizione di maggiore libertà
personale rende però possibili esperienze individuali e comunitarie per sfuggire a quella morsa, promuovendo, all'interno di reti mondiali, oasi di stili di vita
diversi, oasi di fraterni: "luoghi di un'economia solidale, luoghi del disinquinamento e della detossificazione delle vite, e dunque luoghi di vita migliore, e al contempo luoghi
di solidarietà e di fraternità". E tuttavia
va anche considerato che l'economia industriale contemporanea ha anche prodotto, insieme
a diseguaglianze non dissimili da quelle dei secoli passati, anche un rilevantissimo miglioramento delle
condizioni di vita di immense masse che un tempo erano comprese
nel cosiddetto Terzo mondo. E la sopravvivenza di un mondo più
popolato che mai. Il sistema
delle oasi di nicchia
potrebbe sostenerlo?
Possiamo cambiare via? si chiede a metà del libro l'autore.
L'inferno creato da scienza-tecnica-economia, teme l'autore,
produrrà uomini-macchina transumani e i più saranno segregati in mezzo a disordini, conflitti e fame da sovrumani
di super sapiens-demens che
abiteranno in riserve
protette e dotate
di
tutte le
tecniche. Bisognerebbe conciliare crescita e decrescita, per decidere ciò che di futile,
falso e pericoloso dovrebbe
decrescere. Combinare sviluppo tecnologico e solidarietà tradizionali. Contrapporre
alla mondializzazione la localizzazione, meno mondiale è più locale insomma,
e solo le oasi di vita dovrebbero essere
mondialmente connesse.
Ma siamo sicuri, poi, che un mondo nuovamente diviso
nelle sue tante localizzazioni non
cadrebbe nell'anarchia o negli spazi di fraternità chiusa delle piccole patrie? Morin sembra temere di più che il sistema scienza-tecnica-economia nella direzione dei disastri
a catena e del collasso di civiltà.
Bisogna resistere costituendo oasi che
siano anche isolotti
di resistenza della fraternità, anche se per quella via non si riuscirà mai a eliminare del tutto le forze negative. Anch'esse possono
manifestare conflitti distruttivi.
La fraternità se non si rigenera
senza posa, avverte Morin, degenera.
Deve sorgere
un nuovo umanesimo, cosciente dell'inseparabilità
dell'unità e della diversità umana, della responsabilità umana verso la natura, del nostro comune destino. Tutto scaturisce
dal dovere di fraternità, per resistere
alla crudeltà del mondo.
Così conclude Morin.
In definitiva non ritiene che la tecnologia economico sociale oggi dominante
sia in alcun modo riformabile, ma nemmeno controllabile politicamente, in particolare dalla
politica democratica. La
resistenza per oasi di fraternità in fondo rimanda all'esperienza personale in cui egli scopri la fraternità amicale, quello
della Resistenza contro gli occupanti
nazisti e i loro fiancheggiatori. Eppure
la costruzione della nostra nuova Europa si fece, dopo il crollo dei fascismi
europei, mettendo
mano a immani riforme
istituzionali che compresero anche i principi
di regolazione dell'economia. Oggi spesso se ne è persa consapevolezza, ma anche quel lavoro, che finora
ha prodotto settantacinque anni di pace europea e un innalzamento notevolissimo del tenore di vita delle masse europee,
negli ultimi vent'anni
in particolare mediante
la veloce integrazione degli Stati dell'Europa orientali usciti dal sistema
economia sociale del comunismo di impostazione sovietica, è basato sull'ideologia di solidarietà fraterna. Di questo Morin
non dimostra consapevolezza, come non la dimostra
Papa Francesco (ma lui viene da un altro mondo, rispetto al quale la nostra Europa è veramente un nuovo mondo,
Morin invece è un europeo).
5.
L'edizione italiana del libro di Morin ha la postfazione di Sergio Manghi.
Negli anni Sessanta,
scrive Manghi, Morin,
già affermato sociologo, si dedicò al ripensamento della condizione umana come porzione
della più ampia avventura del vivente sul
pianeta Terra e dell'ancor
più ampia avventura del cosmo. In questo contesto emerse
nel suo ragionare il tema della fraternità. Fu una svolta radicale,scrisse.
Per quanto dichiarato non credente,
assunse tonalità
religiose, ma nel senso laico del termine, nel senso di orientamento assoluto e pregiudiziale, indifferente al mondo
con
va,
verso
ciò
che
connette e l'infinita
solidarietà. Lo richiede
l'era planetaria non
più fatta di popolazioni separate e poco comunicanti. Si è raggiunta
la consapevolezza di una matrice comune: la Terra-patria. È dunque necessario
associare uguaglianza e fraternità, quest'ultima vista nel suo carattere
di affettuosità, inscritta nell'insieme del vivente: una fraternità/sororità originaria, la definisce
Morin. Proprio nella nostra specie, sostiene, la fraternità è un ramo iper sviluppato. È alla base di una resistenza vitale contro la crudeltà
del mondo e ha anche
basi biologiche: addirittura, scrive
Morin, la capacità di creare e rigenerare
legami fraterni appartiene anche alla più umile delle creatura,il
batterio, che rigenerandosi in un suo doppio produce
una sorella/fratello essendone al tempo stesso padre
e madre.
Il mondo dei
viventi, scrive Morin, è intessuto di
mutualismi, simbiosi e cooperazioni, oltre che di egoismi e di competizioni. E’
anche capace di generare e di rigenerare legami di tipo fraterno.
Ecco come
Manghi centra il cuore del pensiero di Morin esposto nel libro:
“Quel che
caratterizza lo sviluppo specificamente umano della ‘questione fraterna’ non è
una qualche sostanza spirituale
disancorata dall’essere anzitutto creature viventi, come vorrebbe quella
metafisica ‘modernista’ che ha tanto concorso a renderci insensibili gli uni
verso gli altri e tutti noi insieme verso gli altri viventi della Terra, bensì il ‘calore affettivo’ che
tipicamente ‘avvolge’ le nostre fraternità […] Un
calore segnato, sottolinea Morin dal ‘sentimento
profondo di una maternità comune’ che avvertiamo intuitivamente nell’idea elementare di madre-patria e per estensione anche in
quella moriniana di Terra-Patria -prima ancora che da un sentimento di
comune paternità, come si tende erroneamente a credere nelle culture
patriarcali”.
Il legame fraterno è poi un risorsa contro le sfide dei nostri tempi, che si
annunciano oscuri, e questo, per Morin, costituirebbe in definitiva il nostro comune destino terrestre, in mancanza di
una corrispondente coscienza planetaria. Da questo comune e oscuro destino sorgerebbe,
per Morin, il bisogno di partecipazione,
fervore, fraternità.
5. Non mi convince il
discorso di Morin di considerare le società umane basate essenzialmente sulle
virtù associative che tutti gli altri viventi dimostrano e quindi di ritenerle
un fenomeno naturale. Questo poi gli
consente di proporre la soluzione ai problemi dell’era contemporanea come un ritorno alla natura, per imparare da essa. E’ un modo di pensare che tenta, e
tranquillizza, l’anziano quando deve affrontare il problema della morte personale.
E viene ripreso dalle correnti religiose di tipo reazionario, per le quali la
modernità è un abuso sulla nostra natura. Lega, e segnala, questo orientamento,
che è culturale e politico, il rifiuto della modernità come un insieme di
sciagure e distruzioni. Lo si trova, molto forte, anche nel pensiero di papa
Francesco, nel quale c’è anche una concezione di patriottismo analoga a
quella descritta da Morin in positivo.
La
condizione di fratellanza/sorellanza è
senz’altro comune nei mammiferi, ma non produce ciò che intendiamo per fraternità nelle relazioni umane. La fraternità in quel senso, come incondizionata
propensione benevola e solidale e verso l’altro, è, più che una realtà naturale, un ideale di tipo mitico,
legato al mito di una paternità o maternità comuni manifestato dall’essere simili. E’ una costruzione
sociale.
Tra i
mammiferi, tra fratelli non si è
solidali, ma si compete, e anche ci si uccide. Il mito biblico di Abele e Caino,
posto all’inizio delle Scritture, richiama realisticamente questa condizione.
Se ne parla anche nelle storie di Giacobbe ed Esaù (figli gemelli di Isacco, il
patriarca) e di Beniamino venduto ai mercanti di schiavi dai fratelli. Le
nostre Scritture, in questo, sono più realistiche del sociologo Morin.
Nonostante i
fenomeni associativi che vi si osservano, la natura è asservita alla spietata legge
della forza: in questo la crudeltà del
mondo. Per natura siamo destinati alla morte personale. Il fatto di esseri
viventi naturali, e quindi di
condividere con gli altri viventi questo crudele destino, non consola certo,
anche se, alla fine, ad esso ci si deve piegare.
L’essere
umano, per via di cultura, si eleva sopra la natura e il modo principale per farlo
è costruendo società in cui cerca di
resisterle. Questo è molto chiaro a chi pratica il diritto e ne pensa i
fondamenti. Questo è come dire che la società e anche l’amicizia fraterna di cui
è fatta è un fatto spirituale.
Gli esseri
umani sono viventi che manifestano lo spirito.
Questo è loro consentito, certo, su basi biologiche, perché lo spirito è
manifestazione di processi mentali e la mente è prodotta dall’integrazione dell’encefalo
con il resto del nostro corpo. Ma è lo spirito, e non la natura in noi, che ci
spinge a pensare una forma di convivenza pacifica che coinvolga ormai tutta l’umanità: questa è la vera coscienza planetaria dei tempi nostri.
Ne va
certamente della sopravvivenza dell’umanità, perché la crudele legge di natura,
che ci condiziona anche se siamo esseri capaci di spirito, ci spinge verso il
conflitto.
Ma non si sopravvivrà
senza dedicarsi pervicacemente all’ingegneria sociale, a ideare e organizzare
una nuova forma di convivenza planetaria, che comprenda anche produzione e
consumo, che consenta agli otto miliardi di oggi, e ai molti di più tra non
molti anni, di sostentarsi senza esaurire le risorse naturali. In questo non
aiuta fantasticare di mitiche madri-patria
o Terre-madri. Fanno parte, in
fondo, degli antichi dei spodestati dalla religione dei cristiani.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa.