Le attività del gruppo AC
SANCLEMENTE!: la prima riunione in Google
Meet sui temi dell’enciclica Fratelli
tutti di papa Francesco
1. Dopo le due prime riunioni in teleconferenza Google Meet dedicate a temi più specificamente religiosi, ieri,
dalle 17, ci siamo incontrati con il medesimo strumento per dibattere sui temi
dell’enciclica Fratelli tutti di papa
Francesco.
Eravamo più dell’altra volta. Ci si sta impratichendo dei dispositivi
per connettersi. E’ possibile farlo anche con uno smartphone.
Dove è possibile leggere l’enciclica?
A questo indirizzo sul WEB:
http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html
La Libreria
Editrice Vaticana la pubblica in un
opuscolo cartaceo ad €5,70. San Paolo
Edizioni ad € 2,76. I prezzi sono
quelli, scontati, che ho trovato sulla libreria on line IBS. Il libretto può anche essere ordinato on line, ma bisogna
essere disponibili al momento della consegna. Amazon, che l’ha in catalogo,
consegna anche nella tabaccheria in via Val di Lanzo 35, nei pressi della
parrocchia.
L’enciclica è pubblicata in e-book Streetlib, EDB, Marsilio e San Paolo
Edizioni: il prezzo più basso è €1,89.
Alcune socie sono intervenute ieri con I-Pad:
l’enciclica è venduta anche in formato digitale Kindle ed è acquistabile nel negozio on line di Apple.
Carlo ci ha spiegato come ne ha affrontato la
lettura: alcuni paragrafi al giorno, con continuità. E’ un ottimo metodo
che consente non solo di leggerla, ma di apprenderne i contenuti.
Sul blog acvivearomavalli@blogspot.com
ho pubblicato una sintesi breve dei
primi quattro capitoli. La incollo al termine di questo post. Incollo anche i primi quattro paragrafi dell’enciclica, nei
quali il Papa spiega perché l’ha scritta.
2. L’incontro è stato
introdotto guardando un breve filmato, da YouTube,
con la presentazione dell’enciclica.
Ho poi svolto una introduzione al documento,
che avevo anche pubblicato, in una versione più estesa, sul blog.
Al
termine, vi sono stati diversi interventi, che di seguito sintetizzo.
E’ stato osservato che gli insegnamenti dell’enciclica
sono caratterizzati dalla concretezza, basati sulla nostra comune umanità, sull’abitare
la stessa casa, sulla stessa Terra. Promuove l’unità nella diversità.
Alcuni avevano letto il libro dell’editrice
AVE
Edgar
Morin, La fraternità. Perché? Resistere
alla crudeltà del nostro mondo, €11
Scrive Morin che viviamo in base a quelli che
possiamo considerare delle specie di software:
uno basato sull’individualità e l’altro sulla relazionalità. Occorre
integrarli, interfacciarli. Il Papa
insegna che la somma delle individualità non è la soluzione. Morin
propone di creare oasi di fraternità
in cui prendersi cura gli uni degli altri come persone, per creare un’amicizia sociale.
E’ stato ricordato che nell’enciclica viene
proposto un esempio nel beato Charles de
Foucauld (1858-1916. Religioso francese che si sforzò di vivere il Vangelo in
condizioni difficili, ucciso in Algeria):
«Ma voglio
concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire
dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione
fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld.
Egli andò orientando il suo
ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi,
abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la
sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e
chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di
tutte le anime di questo paese». Voleva essere, in definitiva, «il
fratello universale». Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad
essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen.»[paragrafi 286-287]
Non si
tratta di fare esperienze di spiritualità nei deserti geografici o di
trasferirsi nei luoghi più difficili del mondo, come fece De Foucauld, ma di
mantenersi fraterni, nello spirito di De Foucalud, nella nostra società, dove non mancano
sofferenze e abbandono.
E’ stato
osservato che nella prima fase di lockdown, da marzo a giugno scorsi, le
persone avevano riscoperto atteggiamenti solidali e fraterni, con la gente che,
ad esempio, ad una certa ora cantava dai balconi e con gli striscioni appesi
sulle case con la scritta “Andrà tutto
bene”. In questa seconda fase, invece, sembra che si sia molto più
individualisti e che si lotti tutti contro tutti per ottenere una quota
maggiore delle ristori che sono stati deliberati per evitare il
crollo dell’economia conseguente alla fase recessiva determinata da quello dei
consumi.
Il Papa
non è solo, è stato ricordato, perché l’umanità
di oggi ha percorsi verso un nuovo modello di persona umana. E’ stato ricordato
ciò che sta deliberando l’Unione Europea, in questi tempi difficili e pur tra
molte difficoltà derivanti da divergenze di vedute tra stati membri in diverse
condizioni sociali ed economiche.
L’ONU ha
poi deliberato l’Agenda 2030, che
prevede 17 importanti obiettivi, con 169 traguardi, e tra essi quelli di
sconfiggere povertà e fame: si tratta di costruire un nuovo modello di umanità
non solo di considerare gli interessi economici. Si tratta di un’agenda, quindi di cose da fare, deliberate dai capi degli stati membri, non solo di sogni.
Don
Emanuele, che si è detto un nativo
digitale (la distinzione è tra chi è nato prima o dopo il 1985), ha
osservato che è importante integrare la dimensione delle relazioni digitali,
diffuse tra i più giovani, e quella comunitaria, più diffuse tra gli anziani,
in un processo di amicizia sociale.
Abbiamo
concluso l’incontro proiettando una preghiera che esortava alla fraternità
sulle note di Immagine di John Lennon.
La
prossima riunione del gruppo, sulla
traccia del cammino cristologico
proposto dal sussidio del Settore Adulti “Da corpo a corpo”, articolato
su cinque unità, è programmata per il 28 novembre. Dedicheremo l’incontro alla riflessione sul
verbo “Abbassarsi”.
Seguiranno la riunione su temi religiosi di
sabato 12 dicembre e quella, nuovamente dedicata ai temi dell’enciclica, di
sabato 19 dicembre.
Buona
domenica a tutti
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli.
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Sintesi breve dei primi quattro capitoli dell’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco
Si accendono conflitti
anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi,
esasperati, risentiti e aggressivi. Restano in piedi unicamente il bisogno di consumare senza limiti e
l’accentuarsi di molte forme di individualismo senza contenuti. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e
la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni
giorno. Che cosa
significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità?
Sono state manipolate e deformate per utilizzarle come strumenti di dominio.
Dare voce a tanti percorsi di speranza: Dio infatti continua a seminare
nell’umanità semi di bene.
All’amore non importa se il fratello ferito viene da qui o da
là. Il modello del buon samaritano. Far risorgere la nostra vocazione di
cittadini del nostro Paese e del mondo intero, costruttori di un nuovo legame
sociale
La storia del Buon Samaritano si ripete.
Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità. Alimentiamo ciò
che è buono e mettiamoci al servizio del bene. Però non facciamolo da soli, individualmente. Farsi prossimi degli altri.
Il senso sociale dell’esistenza: nessuno può sperimentare il valore della
vita senza volti concreti da amare. L’incontro con l’umanità al di là del
proprio gruppo. Il pericolo più grande è non
amare. L’amicizia sociale: nessuno matura né raggiunge la propria pienezza
isolandosi.
Andare oltre i propri limiti: vale anche per le varie regioni e i vari
Paesi. Bisogna avere il coraggio di
dare voce a quanti sono discriminati per la condizione di disabilità. L’amore che si estende al di là delle
frontiere ha come base ciò che chiamiamo “amicizia sociale” in ogni città e in
ogni Paese. Il futuro non è
“monocromatico”, ma, se ne abbiamo il coraggio, è possibile guardarlo nella
varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. La fraternità ha qualcosa di positivo da
offrire alla libertà e all’uguaglianza. La libertà, che è orientata soprattutto
all’amore. L’individualismo
non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli
interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta
l’umanità.
Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi
integralmente. Uno Stato presente e attivo,
e istituzioni della società civile che vadano oltre la libertà dei meccanismi
efficientisti di certi sistemi economici, politici o ideologici. Se la società
si regge primariamente sui criteri della libertà di mercato e dell’efficienza,
la fraternità sarà tutt’al più un’espressione romantica.
I diritti umani: se il diritto di ciascuno non è
armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza
limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze.
Il valore della solidarietà, una parola che non sempre piace.
La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia,
ed è questo che fanno i movimenti popolari. Avere cura della casa comune che è il pianeta. Il diritto alla proprietà privata si può
considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio
della destinazione universale dei beni creati. Nessuno dunque può rimanere escluso, a
prescindere da dove sia nato. Lo sviluppo non dev’essere orientato all’accumulazione crescente di
pochi. Il diritto di alcuni
alla libertà di impresa o di mercato non può stare al di sopra dei diritti dei
popoli e della dignità dei poveri; e neppure al di sopra del rispetto
dell’ambiente.
Una nuova rete di relazioni internazionali: abbiamo bisogno di far
crescere la consapevolezza che, anche nei rapporti tra gli
Stati, oggi o ci salviamo tutti o nessuno si salva.
La gratuità fraterna: Viverla nell’universale e nel particolare. Il
bene del mondo richiede che ognuno protegga e ami la propria terra. Viceversa,
le conseguenze del disastro di un Paese si ripercuoteranno su tutto il pianeta. Ogni cultura sana è per natura aperta e
accogliente, così che «una cultura senza valori universali non è una vera
cultura». La società
mondiale non è il risultato della somma dei vari Paesi, ma piuttosto è la
comunione stessa che esiste tra essi. Oggi nessuno Stato nazionale isolato è in grado di assicurare il bene
comune della propria popolazione.
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LETTERA ENCICLICA
FRATELLI TUTTI
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SULLA FRATERNITÀ
E L'AMICIZIA SOCIALE
Introduzione - paragrafi 1-8
1. «Fratelli tutti», scriveva San Francesco d’Assisi
per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di
vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel
quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello
spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da
lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha
spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere,
apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del
luogo del mondo dove è nata o dove abita.
2. Questo Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della
gioia, che mi ha ispirato a scrivere l’Enciclica Laudato si’,
nuovamente mi motiva a dedicare questa nuova Enciclica alla fraternità e
all’amicizia sociale. Infatti San Francesco, che si sentiva fratello del sole,
del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano
della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri,
agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi.
Senza
frontiere
3. C’è un episodio della sua vita che ci mostra il suo cuore senza
confini, capace di andare al di là delle distanze dovute all’origine, alla
nazionalità, al colore o alla religione. È la sua visita al Sultano
Malik-al-Kamil in Egitto, visita che comportò per lui un grande sforzo a motivo
della sua povertà, delle poche risorse che possedeva, della lontananza e della
differenza di lingua, cultura e religione. Tale viaggio, in quel momento
storico segnato dalle crociate, dimostrava ancora di più la grandezza
dell’amore che voleva vivere, desideroso di abbracciare tutti. La fedeltà al
suo Signore era proporzionale al suo amore per i fratelli e le sorelle. Senza
ignorare le difficoltà e i pericoli, San Francesco andò a incontrare il Sultano
col medesimo atteggiamento che esigeva dai suoi discepoli: che, senza negare la
propria identità, trovandosi «tra i saraceni o altri infedeli […], non facciano
liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio». In
quel contesto era una richiesta straordinaria. Ci colpisce come, ottocento anni
fa, Francesco raccomandasse di evitare ogni forma di aggressione o contesa e
anche di vivere un’umile e fraterna “sottomissione”, pure nei confronti di
coloro che non condividevano la loro fede.
4. Egli non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma
comunicava l’amore di Dio. Aveva compreso che «Dio è amore; chi rimane
nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16). In
questo modo è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società
fraterna, perché «solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel
loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle a
essere maggiormente sé stesse, si fa realmente padre». In quel mondo pieno
di torri di guardia e di mura difensive, le città vivevano guerre sanguinose
tra famiglie potenti, mentre crescevano le zone miserabili delle periferie
escluse. Là Francesco ricevette dentro di sé la vera pace, si liberò da ogni
desiderio di dominio sugli altri, si fece uno degli ultimi e cercò di vivere in
armonia con tutti. A lui si deve la motivazione di queste pagine.
5. Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono
sempre state tra le mie preoccupazioni. Negli ultimi anni ho fatto riferimento
ad esse più volte e in diversi luoghi. Ho voluto raccogliere in questa
Enciclica molti di tali interventi collocandoli in un contesto più ampio di
riflessione. Inoltre, se nella redazione della Laudato si’ ho
avuto una fonte di ispirazione nel mio fratello Bartolomeo, il Patriarca
ortodosso che ha proposto con molta forza la cura del creato, in questo caso mi
sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con
il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato
tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha
chiamati a convivere come fratelli tra di loro». Non si è trattato di un mero
atto diplomatico, bensì di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno
congiunto. Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel
Documento che abbiamo firmato insieme. E qui ho anche recepito, con il mio
linguaggio, numerosi documenti e lettere che ho ricevuto da tante persone e
gruppi di tutto il mondo.
6. Le pagine che seguono non pretendono di riassumere la dottrina
sull’amore fraterno, ma si soffermano sulla sua dimensione universale, sulla
sua apertura a tutti. Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto
alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o
ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità
e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Pur avendola scritta a
partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho
cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le
persone di buona volontà.
7. Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione
in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre
false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi,
è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia
iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile
risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si trattasse
solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio
sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la
realtà.
8. Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere,
riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti
un’aspirazione mondiale alla fraternità. Tra tutti: «Ecco un bellissimo segreto
per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può
affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci
sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti.
Com’è importante sognare insieme! […] Da soli si rischia di avere dei miraggi,
per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme». Sogniamo
come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come
figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza
della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti
fratelli!