Problemi di costruzione
ecclesiale 10
La Chiesa è un corpo
politico? Che è come chiedersi: ha bisogno di essere governata? E
anche: di fatto è governata?
La teologia, una tradizione che risale alle
origini e che per questo si scrive Tradizione, il Magistero, cioè la
dottrina dei nostri Papi e vescovi
praticamente da sempre, ma anche dei vescovi e pastori di altre grandi Chiese
cristiane storiche, insegnano che la Chiesa è legata al Cielo. Poi su
questo ci si divide scendendo nel particolare e si cerca di capire,
ragionandoci sopra, come il Signore abbia voluto la sua Chiesa. Questione
che implica quella di come volle che ciascuno di noi fosse. Anche nella
nostra parrocchia ci sono idee diverse e divergenti questi temi, e, ad esempio,
io su di essi non la penso come gli amici del Cammino Neocatecumenale, che
tuttavia ritengo amici nonostante questo, e così spero che la pensino
anche loro. In altre epoche sarebbe finita male. Ma per rispondere alla domanda
che mi sono fatto all’inizio non ho bisogno di impegolarmi in questi aspetti
assai problematici.
La Chiesa è sicuramente un corpo politico e lo è praticamente dalle origini, perché da allora è stata governata. Ora lo è in modo non molto diverso da uno stato, ha una propria estesa burocrazia, un patrimonio anche immobiliare ingente, un codice di diritto canonico, accredita e riceve ambasciatori nei rapporti con gli stati e addirittura possiede una entità che essa chiama “stato”, lo Stato della Città del Vaticano” (benché nel Trattato Lateranense con il Regno d’Italia che istituì nel 1929 la Cittá del Vaticano si evitò accuratamente di chiamarla “stato”). La nostra Chiesa volle essere corpo politico e in questo seguì la teologia politica del gesuita Roberto Bellarmino, vissuto tra il Cinquecento e il Seicento, il quale la definì società perfetta proprio in quanto ha tutti i connotati di uno stato, capace per questo di trattare da pari con gli altri stati.
La cosa è evidente, vale a dire che non
ha bisogno che ci si affanni a provarla, perché è sotto gli occhi di tutti e
tutti se ne possono rendere conto, al contrario delle sofisticate questioni
implicate, le quali sfuggono a chi non ha ricevuto una formazione specifica.
Posto che indubbiamente la (nostra) Chiesa è
un corpo politico, perché di fatto
viene governata, ad esempio è stato deliberato che da domenica prossima si
segua una liturgia della messa con diverse modifiche, secondo un nuovo Messale
Romano, e così si farà addirittura in tutto il mondo, senza che i fedeli o i
preti possano obiettare nulla, devono solo obbedire, la questione politica è
se debba essere governata secondo principi ideati nell’Undicesimo e nel
Sedicesimo o se possiamo riformarla nel suo governo politico per avvicinarla ai
tempi nostri.
Bisogna anche tener conto di questo: per
tutto il Primo Millennio le nostre Chiese furono molto diverse da come la
Chiesa cattolica prese ad organizzarsi nel Millennio successivo. Proprio il consolidarsi
di un centro di potere politico molto forte nel Papato Romano dall’inizio del
Secondo Millennio diede motivo allo Scisma d’Oriente nell’Undicesimo secolo, e
a quello d’Occidente nel Sedicesimo, le divisioni che ci fanno tanto soffrire e
che, tuttavia, dato l’assetto politico poco mutato in mille anni, non
riusciamo a risolvere.
Per ritenere che l’attuale assetto politico
della nostra Chiesa, che ha avuto origine a mille anni delle origini, sia
immodificabile bisognerebbe dimostrare che quando nel Credo recitiamo “Credo
la santa Chiesa cattolica”, quel nostro credere comprenda anche l’attuale
modo di governo ecclesiastico, Cittá del
Vaticano compresa. Ecco, ad esempio, il mio credere alla Chiesa
cattolica non comprende certamente quel cosiddetto stato.
Ma richiamandomi al magistero di san Wojtyla ritengo
che non solo si possa, ma anche si debba riformare in quel campo. Poiché
però la nostra organizzazione ecclesiastica è autocratica e in sistemi di quel
tipo l’evoluzione politica è sempre, in un certo grado, violenta, e poiché il
Papato è ora inglobato nell’Occidente democratico dove la violenza è vietata,
dobbiamo attenderci sviluppi al vertice più che altro per via di lotte
intestine senza quartiere. Solo la democrazia consente evoluzioni politiche pacifiche.
Ma ciò che ha quei problemi al vertice, potrebbe sperimentarsi gradualmente nelle realtà di base, assimilando i principi organizzativi delle democrazie contemporanee. Bisogna però capire che l’unanimitá degli spiriti, sognata quando si propone il cosiddetto metodo sinodale contrapponendolo a quello democratico, non è alla portata di noi esseri umani, per cui su ogni questione di governo si formeranno sempre gruppi che la pensano diversamente gli uni dagli altri, e così appunto avvenne anche nella primissima comunità riorganizzatasi in Palestina dopo la morte e Resurrezione del Maestro. L’incapacità di gestire questo aspetto politico con il metodo del dialogo caratterizzato da amicizia fraterna è stata un problema serio fin dalle origini e portò nei primi bellicosi secoli a una certa effervescenza nei rapporti tra centri di potere ecclesiastico (si aveva l’anatema facile) e, aumentando progressivamente il potere costruito secondo ideologie politiche su basi cristiane, alle grandi tragedie che hanno costellato fino alla metà del secolo scorso le nostre Chiese (praticamente tutte salvo, che io sappia, la Chiesa Valdese).
Mario Ardigò – Azione
Cattolica in San Clemente papa- Roma, Monte Sacro, Valli