******************************************************************
Oggi 14 novembre, alle ore 17: prima riunione ordinaria in Google Meet del
gruppo AC Sanclemente!
Consiglio
di accedere dalle ore 16:45 con il codice che vi è stato comunicato, sia via mailing
list che per posta ordinaria
A questo indirizzo di YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=GorIYoaHGjk
potrete vedere un video in cui si insegna, passo per passo, come
partecipare.
Per accedere agli
incontri in Google Meet:
A) da PC
fisso, PC portatile, tablet
1) se già non lo avete fatto (ad esempio acquisendo un indirizzo email del
tipo xxxx@gmail.com - procedura che consigliamo),
registratevi su Google all’indirizzo
https://accounts.google.com/signup/v2/webcreateaccount?flowName=GlifWebSignIn&flowEntry=SignUp
Nel corso della registrazione, dovrete inserire un indirizzo email
che vi identificherà e scegliere una vostra password.
Terminata la registrazione, comunicate l’indirizzo email
con il quale vi siete registrati su Google inviando una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
1) accedete a Google da questo indirizzo WEB
https://accounts.google.com/login/signinchooser?hl=it&flowName=GlifWebSignIn&flowEntry=ServiceLogin
[in precedenza, nel richiedere il codice, avrete comunicato la email
con la quale accedete a Google, con la quale parteciperete alla riunione];
2) cliccate sul quadratino di puntini in alto a destra e poi sull’icona
verde di Meet;
3) selezionate PARTECIPA A UNA RIUNIONE;
4) inserite il codice di accesso che avete, facendo COPIA/INCOLLA;
5) cliccate su CONTINUA
6) cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE e attendete di essere ammessi alla
riunione.
B) da
smartphone:
1) aprite la app Meet (che avrete scaricato);
2) cliccate su CODICE RIUNIONE;
3) cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE e attendete di essere ammessi.
Segnalate eventuali problemi con una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
indicando, se volete essere contattati telefonicamente, un numero di
telefono al quale essere chiamati.
******************************************************************
Programma
della riunione
Quest’anno seguiremo il cammino cristologico proposto dal sussidio del
Settore Adulti “Da corpo a corpo”, articolato su cinque unità. Al primo
verbo “Abbassarsi” dedicheremo le due riunioni di sabato prossimo
e del 28 novembre.
Nella prima approfondiremo da vari punti di vista il brano del Vangelo
secondo Marco, capitolo 10, versetti 35-45 sul servizio.
(35) Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: — Maestro, noi vorremmo che tu facessi per noi quel che stiamo per chiederti (36). E Gesù domandò: — Che cosa volete che io faccia per voi? (37) Essi risposero: — Quando sarai un re glorioso, facci stare accanto a te, seduti uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. (38) Ma Gesù disse: — Voi non sapete quel che chiedete! Siete pronti a bere quel calice di dolore che io berrò, a ricevere quel battesimo di sofferenza con il quale sarò battezzato? (39) Essi risposero: — Siamo pronti. Gesù aggiunse: — Sì, anche voi berrete il mio calice e riceverete il mio battesimo; (40) ma io non posso decidere chi sarà seduto alla mia destra e alla mia sinistra. Quei posti sono per coloro ai quali Dio li ha preparati (41) Gli altri dieci discepoli avevano sentito tutto e cominciarono a indignarsi contro Giacomo e Giovanni. (42) Allora Gesù li chiamò attorno a sé e disse: «Come sapete, quelli che sono ritenuti sovrani dei popoli comandano come duri padroni. Le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro autorità. (43) Ma tra voi non deve essere così. Anzi, se uno tra voi vuole essere grande, si faccia servo di tutti; (44) e se uno vuol essere il primo, si faccia servitore di tutti. (45) Infatti anche il Figlio dell’uomo è venuto non per farsi servire, ma per servire e per dare la propria vita come riscatto per la liberazione degli uomini».
[versione
TILC - Traduzione interconfessionale
in lingua corrente dahttps://www.bibbiaedu.it/]
Nella seconda approfondiremo il ruolo del politico nel servizio alla
comunità.
Giulia introdurrà la riunione e inviterà i partecipanti a offrire il
proprio contributo.
Verrà poi proiettato il video sul brano di
Marco commentato dall’assistente nazionale Gualtiero Sigismondi.
Quindi l’assistente ecclesiastico don Emanuele indirizzerà la riflessione.
Seguiranno i nostri interventi, cominciando con
cui ha preparato qualcosa per la riflessione.
L’incontro sarà chiuso con una preghiera estemporanea.
I prossimi incontri saranno:
- sabato 21 novembre, incontro per la riflessione,
aperta anche ai non soci, sull’enciclica Fratelli tutti, diffusa di recente
da papa Francesco;
- sabato 28
novembre, riunione ordinaria, in cui proseguiremo il percorso sull’abbassarsi.
Un caro saluto a tutti
Mario
*******************************************************
Problemi di costruzione sociale 7
«La
democrazia costituzionale è il sistema politico che garantisce la tutela dei
diritti civili e politici fondamentali (che sono essenziali al processo
politico democratico) mediante la
limitazione del potere della maggioranza che governa [corsivo mio]; ovvero,
assicurando opportunità stabili e regolari
per cambiare maggioranze e governi, nonché meccanismi sociali e
procedurali che permettano a una parte
quanto più possibile ampia della
popolazione di partecipare al gioco politico sia influenzando le decisioni sia
sostituendo per via pacifica chi le prende.»
[Dal
saggio di Nadia Urbinati, “Io, il popolo.
Come il populismo trasforma la democrazia”, Il Mulino, 2020, disponibile
anche in e-book]
La definizione della democrazia costituzionale, come ai tempi nostri la si intende in
Occidente, data da Nadia Urbinati è interessante perché mette in luce un
concetto che non è sempre chiaro quando si discute di politica, vale a dire del
governo della società, e cioè che l’essenza della democrazia non è la decisione di far prevalere una
volontà maggioritaria, ma quella di stabilire che nessun potere sociale,
neanche quello della maggioranza, possa essere illimitato e che il sistema
di limiti non sia tanto gerarchico, in cui il superiore limita l’inferiore,
quanto costituito da un complesso di garanzie giuridiche e sociali di un
livello di generalizzato pluralismo non comprimibile al di sotto di una certa
soglia. Queste garanzie sono tanto
importanti da caratterizzare quel sistema politico democratico, detto
appunto costituzionale per la loro
presenza, costituendone il fondamento: è la democrazia
costituzionale. In essa è il sistema politico, a prescindere dall’arbitrio
di chi vi esercita l’autorità, a garantire la tutela dei diritti civili e
politici fondamentali innanzi tutto mediante la limitazione del potere delle
maggioranze che governano, ma poi di ogni altra autorità pubblica o privata (in
questo senso per quest’ultima è previsto che, pur realizzata da attività in cui si hanno di mira essenzialmente gli
interessi di limitati centri di iniziativa sociale, dagli individui ai gruppi,
abbia una funzione sociale e ne sia,
anche in questo, limitata, oltre dalla legge che le parti contrattualmente si
danno e da quelle altre che la comunità, per via consuetudinaria o per azione
di centri di potere, riesce ad imporre per
la regolazione specifica di quei rapporti).
Altrimenti, quando le maggioranze possono
fare e disfare a proprio arbitrio, quindi senza altro limite che il loro
mantenersi maggioranza che condivide una certa volontà, si ha un sistema di democrazia totalitaria. E’ questo il
tipo di regime politico prefigurato dai populismi contemporanei. Preciso che i più, trattando
della democrazia occidentale
contemporanea è proprio in questo modo che la intendono, e così si fa,
diffamandola, anche nella propaganda antidemocratica che in genere viene svolta
nei nostri ambienti ecclesiali per sostenere la tesi che “La Chiesa non è una democrazia”, intendendo con questo,
anacronisticamente, che dovrebbe essere dominata da poteri autocratici e, in
particolare da una burocrazia clericale di tipo feudale. In quest’ottica si
prosegue presentando la lotta antidemocratica come il conflitto tra due
totalitarismi, quello democratico e quello autocratico, nella specie espresso dalla
gerarchia ecclesiastica dominata dal clero. Il secondo, però, sarebbe preferibile
perché, almeno, limitato dal soprannaturale con il suo sistema di valori e
potenze spirituali, secondo la fede tramandata dalla tradizione con la sua
suggestiva e immaginifica mitologia.
E’ totalitario ogni sistema politico dominato
da un centro di potere che condanna e contrasta attivamente il pluralismo
sociale e che quindi non lo riconosce come un valore, ma come un problema, nel
governo della società, quindi nella politica. Tuttavia esso è una
caratteristica fondamentale e
ineliminabile, in questo senso naturale,
di ogni società umana, in quanto composta da individui raziocinanti perché
fisiologicamente capaci di esprimere delle menti.
Il totalitarismo, ogni totalitarismo, umilia
quella realtà personale che indichiamo con la parola spirito, un risultato dalla nostra mente ormai tanto rilevante per
definire l’umano che tendiamo a riconoscerlo
anche a vite umane le quali non ancora o non più esprimono
fisiologicamente una mente. E qui naturalmente
non mi riferisco a ciò che in teologia e in dottrina viene chiamato “anima”.
La persona umana, nella sua individualità
interiore, dunque è anche una realtà spirituale, in quel senso per il quale
ognuno può riferirsi a sé medesimo come ad un “io”, che vive nella e della socialità interpersonale, ma al tempo
stesso distinto da essa e portatore di
interessi ed esigenze vitali particolari, che rifuggono e soffrono l’estrema
assimilazione.
Non siamo, insomma, viventi sociali al mondo in
cui lo sono certi insetti, come le formiche e le api, i quali ci appaiono come
parti di un unico congegno biologico e nulla più presi per sé stessi. Scrivo “appaiono”
perché in realtà ci è preclusa l’introspezione verso viventi così diversi da
noi, al contrario di ciò che accade, ad esempio, con i mammiferi, praticamente
con tutti, anche quelli giganteschi del mare fino alla cavia da laboratorio, ma
maggiormente con quelli sociali, con i quali vi è una vasta casistica di
profonda integrazione in natura. Ad esempio nel mito fondativo dell’antica
Roma, con la narrazione di due bimbi abbandonati, ma salvati, nutriti e
allevati da una lupa.
Negli esseri umani, la potenza biologica della
mente spinge molto più in là la caratterizzazione spirituale degli individui,
mediante il linguaggio e la capacità di immaginazione, vale a dire di
costituzione di realtà spirituali che nella scrittura trovano poi eccezionale
strumento di condivisione. Che evoluzione da quando le storia veniva narrate
intorno al fuoco nella ristretta cerchia tribale!
E’ per questo che una fede profondamente
umana come la nostra viene presentata
come definita dalla Parola e da Scritture e, in questo sviluppo, secondo una
bella metafora dell’antropologia teologica, ognuno poi “si sente chiamato per nome”.
Questa situazione ed esperienza personale ricorre in tanti episodi biblici e
definisce quella che in religione viene chiamata “vocazione” personale. Nasciamo staccandoci dalla vita simbiotica
con un altro organismo e tutta la nostra vita è, in fondo, la scoperta di
questa vocazione che, per quanto possa essere simile a quella di altri,
presenta sempre particolari elementi spirituali caratterizzanti , per cui non
può mai essere del tutto identica ad un’altra.
Questa realtà spirituale individualizzante
della persona viene negata dai
totalitarismi, che in genere vivono i metafore organicistiche, nelle quali gli
individui vengono presentati come parti di
un più vasto insieme funzionale, come gli organi del nostro corpo, e in ciò
esauriscono il senso della loro esistenza. Questa fu la visione del fascismo storico
italiano ed è anche diffusa negli ambienti ecclesiastici, e questo spiega la
profonda integrazione tra le spiritualità delle due organizzazioni realizzata
ai tempi del compromesso concluso dal Papato nel 1929 con il Regno d’Italia
dominato dal fascismo mussoliniano: un ordine di idee che ancora può essere
avvertito talvolta nei discorsi della gente. Esso implica una gerarchia sociale
intangibile e autocratica, nella quale è
sottinteso che ciascuno debba appagarsi
del posto e del ruolo in cui è capitato in società, al modo in cui lo si era
all’epoca del corporativismo medievale. I totalitarismi, così, sono in genere
conservatori e vivono ogni processo sociale di evoluzione culturale come una minaccia
all’integrità del corpo sociale, anche, ad esempio, nel manifestarsi di nuove
pretese di gruppi sociali insofferenti di posizioni di sottomissione che non
corrispondono più alla realtà delle relazioni sociali correnti. Si possono
ricordare i processi di emancipazione delle donne, dei giovani, degli
omosessuali, che tuttora sono avversati dai totalitarismi ecclesiastici, anche
se in forme meno violente e sbrigative
di un tempo. Ma può anche trattarsi di nuovi costumi che implicano meno
costrizioni nell’autodeterminazione personale, dunque di processi marcatamente
individuali, personali, che portano a
differenziarsi e in posizioni critiche verso il conformismo richiesto da chi
comanda, insofferente verso il pluralismo e pronto ad indicare la porta ai
dissenzienti che non riesce a convincere: oggi, di fronte a forme di governo ecclesiastico obsolete
perché fondate su criteri più autoritari, quelli del passato, ne può derivare una
certa disaffezione e all’allontanamento. Di fronte a questi moti sociali, la
concezione totalitaria tende a spingere per il rientro nei ruoli sociali del
passato, esercitando una pressione verso i riottosi, e dunque si manifesta
francamente reazionaria. Spesso tuttavia, il passato in questione non è nemmeno
il vero passato, ma una sua versione ricostruita e
mitizzata, e questo è molto sensibile in ogni populismo, anche in quelli ecclesiali.
Non c’è nessuno passato in cui salvarsi
ritornandovi. Dal passato possiamo solo trarre insegnamento per non ricadere
nelle sue tragedie. Le società umane sono in costante evoluzione, quindi
proiettate verso il futuro. I totalitarismi, anche quelli populisti o di democrazia totalitaria, tendono ad
irrigidirle impedendo l’emergere del nuovo che salva. Ma non è appunto dal
nuovo che attendiamo la salvezza, come è scritto: «Allora io vidi un nuovo cielo e una
nuova terra, — il primo cielo e la prima terra erano spariti, e il mare non
c’era più»?
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli