Azione Cattolica – F.A.Q. (domande più frequenti)
(le risposte alle F.A.Q. che seguono
sono frutto di una elaborazione fatta da Mario Ardigò, sulla base di quello che
pensa di aver capito dell’Azione Cattolica. Non esprimono necessariamente il pensiero
dei vertici associativi, né rappresentano un’interpretazione autentica
dell’ideologia associativa – I lettori sono quindi invitati a verificarne
personalmente la correttezza e fedeltà e
a far pervenire eventuali rettifiche o integrazioni all’account <mario.ardigo@acsanclemente.net>; di esse si darà
atto nel blog)
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L’Azione Cattolica
Italiana è un’associazione di laici nella Chiesa cattolica che si impegnano
liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società
civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica,
popolare e democratica. (dallo Statuto)
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Potrete trovare ulteriori notizie sull’’Azione Cattolica sul blog
http://www.acvivearomavalli.blogspot.com/
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Oggi, 8 dicembre,
dopo la messa delle nove, distribuiremo le nuove tessere di AC per l’anno
associativo 2021/2022 e potremo versare le quote associative: €40,00; €65,00
per le coppie. La campagna di adesione proseguirà: sarà possibile ritirare la
nuova tessera di AC anche dopo le messe domenicali delle nove.
Aderiamo e facciamo aderire quest’anno più che mai! Nell’era del Covid 19,
aderiamo ad un’associazione sana e vera che sa come si costruisce e
si ricostruisce. L’AC “serve” davvero e non solo a chi ci sta dentro. Chi la
ama, davvero, lo mostra adesso!
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L’Azione
Cattolica è fatta per persone di ogni età, fin dai piccolissimi (3-5 anni). Sono state elaborate proposte di impegno
per tutti. Il centro nazionale e quelli diocesani supportano il lavoro dei
gruppi parrocchiali. La struttura dell’Azione Cattolica è democratica e la sua
azione si avvale del contributo di tutti.
L’Azione Cattolica ha fatto dell’attuazione dei
principi del Concilio Vaticano 2°, svoltosi a Roma tra il 1962 e il 1965, il suo principale settore di
lavoro collettivo. Ora è anche fortemente impegnata nei cammini sinodali,
quello per la Chiesa universale e quello per le Chiese italiane, iniziati per
esortazione di papa Francesco, sulla via dei nuovi principi della dottrina
sociale contenuti nel suo magistero del papa Francesco e, in particolare,
nell’esortazione apostolica La gioia del
Vangelo (2013) e le encicliche Laudato si’ (2015) e Fratelli
tutti (2020). Con quei cammini si vuole riprendere l’attuazione
della riforma ecclesiale decisa durante quel Concilio, per realizzare una Chiesa sinodale, vale a dire partecipata in condizioni di corresponsabilità da tutte
le persone battezate.
Il nostro gruppo
parrocchiale di Azione Cattolica, nella parrocchia di San Clemente papa nel
quartiere Montesacro – Valli, nella zona Nord Est di Roma, si riunisce di
regola gli ultimi tre sabati del mese, alle 17, in presenza, nella sala rossa della parrocchia, e anche in videoconferenza Meet.
Propongo di
seguito alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste in
materia di Azione Cattolica.
Ulteriori
informazioni sulla struttura, finalità, metodo e progetti dell’Azione Cattolica
possono trovarsi sul sito dell’Azione Cattolica nazionale e diocesana
http://azionecattolica.it/
http://www.acroma.it/
L’impegno dei laici di fede in Azione Cattolica è corale, dalla vita di
tutti si impara e tutti possono contribuire a renderlo più efficace e bello.
Con le parole del motto di un jamboree, il grande raduno annuale
degli scout, di tanti anni fa: “Di più saremo insieme, più gioia ci
sarà”.
L’impegno in Azione Cattolica è
vita sociale di fede nella libertà.
Chi decidesse di avvicinarci per
aderire, non pensi di trovare le cose già fatte, di salire su un treno in corsa
e di sedersi da passeggero facendosi trasportare. Di potersi limitare a seguire
un qualche metodo per il quale esista un manuale dettagliato di istruzioni. Si
tratta, di anno in anno, di costruire
una nuova casa, di ideare e attuare nuovi progetti di impegno. In particolare
nel clima di rinnovamento che si vive nella Chiesa italiana, si tratta sempre,
in fondo, di ripartire.
Del resto quella della
rifondazione dovrebbe caratterizzare la nostra esperienza religiosa, nella
quale ci è anticipato che tutte le cose saranno fatte nuove. Non
viviamo in un museo, che ci si possa limitare a spolverare di tanto in tanto.
L’Azione Cattolica vive nel quartiere Valli di Roma,
come dice il titolo di questo blog: AC-VIVE-A-ROMA-VALLI!
1. L’Azione Cattolica è Chiesa
cattolica?
L’Azione Cattolica è una delle
associazioni di persone laiche inserite nell’organizzazione della Chiesa
cattolica italiana. Il suo statuto è approvato dal Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Vi sono diverse altre associazioni
che hanno analoghe caratteristiche di particolare legame con l’organizzazione
della Chiesa cattolica italiana.
2. Chi è la persona laica?
Per persona
laica si intende la persona
battezzata che partecipa all’apostolato, vale a dire alla diffusione e
pratica del vangelo, libera da legami gerarchici relativi al ministero
esercitato nell’Ordine sacro o a condizioni di vita religiosa consacrata.
Le persone
laiche agiscono nella società in autonomia, seguendo con sapienza ed in spirito di
fede l’autonomia delle cose terrene.
Molti
nostri contemporanei, però, sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i
legami tra attività umana e religione, venga impedita l'autonomia degli uomini,
delle società, delle scienze.
Se
per autonomia delle realtà terrene si vuol dire che le cose create e le stesse
società hanno leggi e valori propri, che l'uomo gradatamente deve scoprire,
usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza d'autonomia legittima: non
solamente essa è rivendicata dagli uomini del nostro tempo, ma è anche conforme
al volere del Creatore.
[dalla Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo La gioia e la speranza, del Concilio Vaticano 2°, n.36
Ecco come si
parla delle persone laiche nella stessa Costituzione La gioia e la speranza, al n.43:
Ai laici spettano propriamente, anche se non
esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque,
agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo
rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di
acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro
cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze
della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative,
ove occorra, e ne assicurino la realizzazione.
Spetta alla loro coscienza, già
convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città
terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale.
Non pensino però che i loro pastori siano
sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a
quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a
questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria
responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione
rispettosa alla dottrina del Magistero.
Per lo più sarà la stessa visione cristiana
della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata
soluzione. Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere
un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e
legittimamente.
Ché se le soluzioni proposte da un lato o
dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti
collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che nessuno
ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione
l'autorità della Chiesa.
Invece cerchino sempre di illuminarsi
vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua
carità e avendo cura in primo luogo del bene comune.
I laici, che hanno responsabilità attive
dentro tutta la vita della Chiesa, non solo son tenuti a procurare l'animazione
del mondo con lo spirito cristiano, ma sono chiamati anche ad essere testimoni
di Cristo in ogni circostanza e anche in mezzo alla comunità umana.
Così se ne
tratta nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Luce per le genti,
deliberata nel medesimo concilio, ai n.31 e 33:
31. Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad
esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito nella
Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col
battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi
dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, per la loro parte
compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo
cristiano.
Il
carattere secolare è proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri
dell'ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del
secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia per la loro
speciale vocazione sono destinati principalmente e propriamente al sacro
ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed
esimio che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo
spirito delle beatitudini.
[…]
Per loro vocazione è proprio dei laici
cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.
Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo
e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro
esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi
dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il
proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a
manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro
stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro
quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali,
alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano
costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore.
32. La santa Chiesa è, per divina istituzione, organizzata e diretta
con mirabile varietà. «A quel modo, infatti, che in uno- stesso corpo abbiamo
molte membra, e le membra non hanno tutte le stessa funzione, così tutti
insieme formiamo un solo corpo in Cristo, e individualmente siano membri gli
uni degli altri » (Rm 12,4-5).
Non c'è
quindi che un popolo di Dio scelto da lui: « un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo » (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri per la loro
rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la
vocazione alla perfezione; non c'è che una sola salvezza, una sola speranza e
una carità senza divisioni. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella
Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale o al sesso,
poiché « non c'è né Giudeo né Gentile, non c'è né schiavo né libero, non c'è né
uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28 gr.; cfr. Col
3,11).
No.
4. Se un fedele cattolico laico ha già aderito ad un altro gruppo religioso
laicale o ha il proposito di farlo, può associarsi all’Azione Cattolica?
Sì. L’adesione
all’Azione Cattolica non è esclusiva.
Si può far parte di altri gruppi laicali.
5. L’Azione
Cattolica è un gruppo di spiritualità?
No. Ciò che caratterizza l’Azione Cattolica non è un
particolare tipo di spiritualità, anche se i gruppi locali e le altre
articolazioni associative esprimono anche una vita spirituale. Ciascun
associato manifesta poi la propria, liberamente scelta. Alla vita associativa
partecipano i Sacerdoti Assistenti per contribuire ad alimentare la vita
spirituale e il senso apostolico.
6. L’Azione Cattolica è un gruppo di preghiera?
No, anche se nelle riunioni associative vi sono
momenti di preghiera.
7.L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento biblico?
No, anche se associandosi ci si impegna ad
approfondire le tematiche bibliche.
8. L’Azione Cattolica è un gruppo di approfondimento culturale?
No, anche se associandosi ci si impegna a conoscere e
capire di più del mondo in cui si vive.
9. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catecumenato?
No. La conversione, il catechismo per il
Battesimo e il Battesimo sono dati per
presupposti. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita un’organizzazione
specifica per queste esigenze.
10. L’Azione Cattolica è un gruppo per il catechismo?
No, anche se associandosi ci si impegna ad
approfondire le verità di fede. In ogni parrocchia dovrebbe essere costituita
un’organizzazione che si occupa specificamente del catechismo, per i fedeli di
tutte le età.
11. L’Azione Cattolica è un gruppo di propaganda religiosa?
No. Essa infatti vuole stabilire con i propri
interlocutori una relazione molto più profonda.
12. L’Azione Cattolica è un gruppo che lavora per il proselitismo religioso
o associativo?
L’Azione
Cattolica è certamente impegnata, in diretta collaborazione con il Papa e i
vescovi, a far conoscere il Vangelo, ad esporre le verità di fede, a far
comprendere gli ideali religiosi cristiani, a presentare correttamente il fine
e l’azione della Chiesa nel mondo e il significato della sua liturgia, a
raggiungere gli altri nel loro bisogno di religiosità, ad aiutare tutti a
migliorarsi secondo la fede professata
e, in particolare, a capire come fare per meglio favorire l’accettazione nel
mondo di quegli ideali. Ma il proselitismo religioso o associativo, l’obiettivo
di “far numero”, di “distribuire tessere”, non è tra le sue finalità dirette, anche se il
riavvicinamento alla vita della parrocchia e adesioni associative possono
effettivamente conseguire dalle sue attività.
13.L’impegno degli associati all’Azione Cattolica parrocchiale è
principalmente in parrocchia?
L’Azione
Cattolica ha come primo impegno la presenza e il servizio nella Chiesa locale,
quindi anche nella parrocchia. Tuttavia, in quanto associazione di laici, in
essa è fondamentale l’impegno nella società civile, luogo privilegiato
dell’azione laicale, per favorire l’affermazione dei valori religiosi.
14. Associandosi all’Azione Cattolica si è sottoposti ad un giudizio sulla
propria vita?
No.
15. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un cambiamento di vita?
No. L’associazione si ritiene arricchita dai doni che
le provengono dalle diverse condizioni ed esperienze di quanti partecipano alla
sua vita.
16. L’adesione all’Azione Cattolica comporta particolari pratiche
religiose?
No.
17. L’adesione all’Azione Cattolica comporta particolari pratiche di vita, oltre quelle raccomandate a
tutti i fedeli laici?
No.
18. L’adesione all’Azione Cattolica richiede un particolare livello
culturale o scolastico?
No.
19. L’adesione all’Azione Cattolica si sviluppa per gradi iniziatici, vale
a dire da livelli inferiori a livelli superiori di perfezione?
No. Si è membri a pieno titolo fin dal primo giorno e
fin quando si vuole.
20. Per chi è l’Azione Cattolica?
L’Azione
Cattolica è per tutti i fedeli laici cattolici e di tutti i fedeli laici cattolici.
21. L’Azione Cattolica risolve i problemi personali degli associati?
Gli associati si impegnano anche a favorire la
comunione fra di loro, quindi anche all’aiuto reciproco, ma non è detto che
dall’associarsi in Azione Cattolica derivi
la soluzione dei propri problemi personali. Non
farei quindi molto affidamento su questo aspetto.
22. L’Azione Cattolica risolve, in particolare, i problemi affettivi o di
socialità?
Può accadere.
Ma non è scontato che accada. Non vi farei molto affidamento.
23. Le persone che, associandosi, si spendono per le finalità dell’Azione
Cattolica devono aspettarsi riconoscimenti o corrispettivi, anche solo morali o
affettivi?
No. Ci si associa perché si sente bisogno di agire in
gruppo in relazione a certi obiettivi che si pensa di non poter raggiungere
individualmente. Ma, come tutte le esperienze sociali umane, anche quella nei gruppi di Azione Cattolica finisce in genere
per deludere certe alte aspettative, almeno sotto il profilo umano. Solo
alla lunga e considerandola complessivamente, specialmente verso la fine di una
vita, se ne può essere in fondo soddisfatti, soprattutto se la si considera con sguardo soprannaturale,
andando contro le apparenze, in spirito evangelico.
24. Chi comanda in Azione Cattolica?
L’Azione
Cattolica è retta su basi democratiche e sinodali.
Ha detto di noi
papa Francesco, li 30 aprile 2021, ricevendo i membri del nostro Consiglio
nazionale:
La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale,
che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci
raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i
peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un
piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma
anzitutto uno stile da incarnare.
In questo senso la vostra Associazione
costituisce una “palestra” di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e
potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si
sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo,
discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo.
Il vostro contributo più prezioso potrà
giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto
all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella
Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità. Fare sinodo non è guardarsi allo
specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è
questo. È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida
dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso
sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere
praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono
alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la
realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla
crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto
del Regno di Dio.
Tuttavia i suoi
presidenti, a tutti i livelli (nazionale, diocesano, locale) sono nominati
dall’autorità ecclesiastica, su proposta dei rispettivi consigli. A livello
della parrocchia, l’Azione Cattolica
è presente con un’associazione
parrocchiale, che è un’articolazione di quella diocesana pur agendo con
autonomia. Gli organi dell’associazione parrocchiale di Azione Cattolica sono: l’assemblea parrocchiale (programma la
vita associativa e verifica l’attuazione del programma; elegge il consiglio
parrocchiale); il consiglio parrocchiale
(promuove lo sviluppo della vita associativa secondo le linee del programma
approvato dall’assemblea; assicura la presenza dell’associazione nelle
strutture di partecipazione ecclesiale; mantiene i rapporti di amichevole
collaborazione con le gli altri gruppi della parrocchia; propone al parroco la
nomina del presidente parrocchiale); il/la presidente
parrocchiale (nominato/a dal parroco, sentito il vescovo ausiliare
territorialmente competente - promuove e
coordina l’attività del consiglio parrocchiale; convoca e presiede l’assemblea
parrocchiale; insieme al consiglio tiene costanti rapporti con il parroco; si
fa garante degli amichevoli rapporti con l’associazione diocesana; rappresenta
l’associazione parrocchiale).
La dirigenza
dell’Azione Cattolica non ha carattere carismatico, non si identifica in questa
o quella figura esemplare, in una specifica guida.
25. Ma, insomma, quali sono le caratteristiche per le quali l’Azione
Cattolica si differenzia da altri gruppi laicali?
Non è né facile
né semplice rispondere a questa domanda. Bisogna considerare non solo gli
statuti associativi, ma anche la storia dell’Azione Cattolica italiana. E, per quanto riguarda gli statuti
associativi, bisogna saper intendere bene il sofisticato gergo teologico con cui sono stati scritti.
Nello statuto
nazionale (articoli 1 e 2) è scritto che l’Azione
Cattolica è fatta di laici che si impegnano liberamente, per impregnare
dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti. Più avanti
(art.3) è scritto che gli associati si impegnano in particolare anche ad informare dello spirito cristiano le scelte
da loro compiute con propria responsabilità personale, nell’ambito delle realtà
temporali (cioè, traducendo dal gergo teologico, nella società civile). E, ancora, (art.11) che quella in Azione Cattolica è un’esperienza popolare e democratica. Essa poi è presentata come rivolta alla crescita della comunità
cristiana e si dice animata dalla tensione verso l’unità, da costruire partendo da diverse
esperienze e condizioni di vita. Nell’Atto
Normativo Diocesano della Diocesi di
Roma è scritto che l’esperienza in Azione
Cattolica è una palestra di democrazia e di responsabilità civile.
La storia.
Dalla fine del Settecento cominciano a diffondersi e ad essere attuati, a
partire dall’Europa, ideali democratici di organizzazione sociale. Si produce
una profonda e tragica frattura tra l’organizzazione di vertice della Chiesa
cattolica, espressa dal clero, e i movimenti democratici. Essa attraversa i
popoli evangelizzati. In Italia si complica per l’interferenza del potere
temporale dei Papi con la questione dell’unità nazionale. L’esperienza storica
dell’Azione Cattolica è stata la manifestazione di vari tentativi
di realizzare, senza rompere l’unità
ecclesiale, una partecipazione di popolo
alla missione della Chiesa attuata con maggiore responsabilità laicale e
secondo criteri di non esclusiva soggezione gerarchica, sia ideale e
programmatica che pratica, almeno nelle cose che riguardano l’organizzazione
della società civile. In ciò consiste appunto la sua tendenziale democraticità. L’impegno nel sociale è
venuto poi assumendo anche il
significato di un tentativo di comporre la plurisecolare diffidenza dei
vertici ecclesiali, e quindi anche della teologia ritenuta ortodossa
dall’autorità, verso le acquisizioni delle scienze contemporanee, sia naturali
che umane. Infine, dal punto di vista politico, quello di mediare per giungere
al superamento del risentimento storico del papato per la perdita del potere
temporale in Italia e della storica indifferenza dei vertici ecclesiali verso i
regimi politici democratici rispetto a quelli non democratici o addirittura
antidemocratici (venuta meno solo nel 1944 con il radiomessaggio natalizio del
Papa Pio XII, mentre ancora agli inizi del secolo il Papa allora regnante aveva
condannato l’idea di una democrazia cristiana).
Con ciò è chiaro che si è trattato di un’azione che ha riguardato non solo la
società civile, ma anche la stessa Chiesa. Essa si inquadra in un movimento
storico di pensiero e di azione i cui ideali hanno trovato ampia espressione
nei documenti del Concilio Vaticano II (svoltosi a Roma, nella Città del
Vaticano, dal 1962 al 1965). A partire
da tale evento l’Azione Cattolica,
sotto la presidenza di Vittorio Bachelet, ha fatto della piena attuazione,
nella Chiesa e nel mondo, dei principi stabiliti da Concilio Vaticano II uno dei suoi principali obiettivi. Questo
comporta che sia fortemente impegnata nei cammini sinodali in corso. Il
nostro gruppo parrocchiale ha programmato di riunirsi una volta al mese come gruppo
sinodale, per fare pratica di
sinodalità, e, quest’anno, per
rispondere collettivamente alle Dieci Domande che la Segreteria del
Sinodo dei Vescovi ha posto al Popolo di Dio, come articolazione
dell’interrogativo fondamentale
Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, “cammina insieme”: come questo
“camminare insieme” si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali
passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro “camminare
insieme”?
nella fase preparatoria del Sinodo dei Vescovi
programmato per l’ottobre 2023.
26. Vediamo che
attualmente nel gruppo di Azione Cattolica in San Clemente Papa prevalgono
numericamente gli elementi più anziani. Perché?
Il gruppo si trova in una fase di
passaggio. In realtà è composto da persone di diverse età. La presidente è una
trentenne e abbiamo, tra gli iscritti, anche due bambini. E'
portatore di una tradizione culturale importante che deve passare da una
generazione all'altra: questo è il lavoro che attualmente è in corso. Nei
decenni passati l'attenzione del laicato si è forse concentrata su altri temi,
ritenuti più urgenti, e su altre esperienze religiose. Oggi dai vescovi italiani
viene un rinnovato appello ai laici cattolici per un impegno che corrisponde a
quello tipico di Azione Cattolica.
Per favorire la partecipazione di chi lavora abbiamo
spostato l'incontro al sabato.
Durante la pandemia ci siamo riuniti per un
anno associativo in videoconferenza Meet e abbiamo mantenuto tale modalità di
partecipazione anche ora che ci riuniamo di nuovo in parrocchia. Si può
accedere alla videconferenza con il link che può essere chiesto inviando una
email a mario.ardigo@acsanclemente.net .
Abbiamo anche aperto
una mailing list del gruppo
ac-gruppo-sanclemente-papa-roma@googlegroups.com
e un gruppo Whatsapp.
Da giugno 2020, stiamo inviando ogni mese, anche
per posta ordinaria per i soci che hanno difficoltà con gli strumenti
informatici, una Lettera ai soci con
informazioni sulla vita associativa e con i resoconti delle riunioni del mese
precedente
I più giovani possono pensare a incontri a
loro specificamente dedicati. Devono farlo in autonomia, nello stile
dell’associazione.
E'
importante tuttavia mantenere un'occasione periodica di incontro per tutti gli
associati, appunto per favorire il passare di una tradizione di generazione in
generazione.
Nell'organizzazione
nazionale e diocesana dell'Azione Cattolica vi sono settori distinti per le
varie età e condizioni della vita. Tuttavia il lavoro che si fa parte dall'idea
che c'è un unico popolo che attraversa la storia dell'umanità.
Quest’anno associativo in due degli incontri infrasettimanali seguiremo
il percorso formativo di AC Questione di sguardi, che propone letture e
riflessioni bibliche, libri, musica, film per attività di autoformazione
partecipate. Nel terzo incontro, come detto, faremo apprendistato di sinodalità.
Abbiamo diffuso un sussidio di settanta pagine e una sintesi di sei su
questi temi. Disponendo dello strumento della videoconferenza Meet, senza
limiti di tempo per il collegamento, con possibilità di collegare fino a 100
persone, possiamo anche pensare di organizzare un gruppo di lettura e/o
gruppi di orientamento tematici su questioni d’attualità.
27. Che fa l’Azione
Cattolica per la parrocchia?
L’Azione
Cattolica opera principalmente nella società del suo tempo, come un fermento,
come il lievito in un impasto. Di questa società fa parte anche la parrocchia.
Due sono i campi in cui un
gruppo di Azione Cattolica parrocchiale può dare un proprio caratteristico
contributo: l’approfondimento dei temi del Concilio Vaticano 2° e la pratica
della democrazia e della sinodalità ecclesiale nella vita di fede. Questo può
servire per fare spazio agli altri, per aprirsi agli altri, per convivere
serenamente con il pluralismo della società del nostro tempo, che si riflette
anche nelle nostre collettività religiose. Le prime esperienze di Azione
Cattolica nacquero nell’Ottocento e progressivamente si orientarono per una
strada diversa da quella del duro intransigentismo dell’epoca,
vale a dire della rigida opposizione
contro ogni moto di progresso sociale: oggi si direbbe del fondamentalismo.
L’Azione cattolica, poi, nel Novecento, in particolare seguendo l’attivismo del
sociologo ed economista Giuseppe Toniolo, si propose di far uscire le
collettività religiose da una condizione di arretratezza culturale, sociale e
politica e di separatezza dal contesto nazionale. Un impegno che appare sempre
attuale. Infatti è sempre viva in religione la tentazione di bastare a se
stessi, la paura di perdersi in un contesto in cui ogni opzione di vita ha lo
stesso valore e vengono a mancare solide fondamenta. In realtà si tratta di
ricostruire pazientemente, di epoca in epoca, le città degli esseri
umani, secondo l’auspico di Giuseppe Lazzati, dove essi possano vivere
liberi e felici. Senza una visione di fede è arduo riuscirci, anche se
storicamente le religioni sono state anche fonte di oppressione e di
infelicità. Eppure l’era delle democrazie contemporanee si apre, nel nord
America di fine Settecento, con rivoluzionari che affermano solennemente
che tutti gli uomini sono “creati” uguali e per
questo hanno diritto alla ricerca della felicità: ecco la fede religiosa che
libera. Lo ricordò papa Francesco nel suo viaggio negli Stati
Uniti d’America del 2015.
******************
Non dobbiamo nasconderci che a lungo in parrocchia l’Azione Cattolica fu
meno apprezzata e non proposta ai giovani come via di formazione e
perfezionamento: l’età media del gruppo è quindi aumentata, ma si è comunque resistito, anche
nella più dura fase della pandemia da Covid 19.
Spesso le persone di fede non hanno più chiara consapevolezza di che
cosa sia e di che cosa faccia l’Azione Cattolica e pensano che sia uno dei
tanti gruppi che si muovono nel panorama ecclesiale e che non di rado tendono semplicemente
a colonizzare le parrocchie. L’Azione
Cattolica è invece profondamente integrata nella parrocchia e, con il suo
gruppo parrocchiale che agisce con piena autonomia, si propone di mantenerla
sempre come realtà viva per la gente del quartiere, alla quale la parrocchia è
dedicata come istituzione.
L’organizzazione
ecclesiastica, va riconosciuto, è quella che è e certamente non sempre
incoraggia la partecipazione delle persone laiche, specialmente di quelle più
giovani. Le persone laiche, in
genere, non venivano formate a partecipare attivamente alla vita
parrocchiale e quindi non partecipavano. A questa situazione ci si propone di
porre rimedio con i cammini sinodali.
E’ importante, all’inizio, cercare di
convincersi che il vangelo è importante nella vita sociale, non è qualcosa che
ognuno debba praticare solo in privato, come sostegno spirituale o psicologico.
La Chiesa è stata inviata al mondo proprio per farne una realtà sociale:
questa è la missione. Essa rimane valida
anche nella realtà contemporanea, caratterizzata da un forte pluralismo. La
nuova sfida evangelica è dunque quella di far convivere amichevolmente e
benevolente le diversità. Anche questa è sinodalità.
Il tema della sinodalità non è ancora compreso
di solito nella formazione di primo livello, che per molti è l’unica per una
intera vita di fede. Il clero si lamenta spesso della mancata
capacità di iniziativa delle persone laiche, che si limitano ad essere platea
davanti al clero, ma dalle persone laiche laici si ribatte che spesso solo per i
clericalizzati passivi c’è vero spazio, in platea appunto. Il
lavoro dell’Azione Cattolica dovrebbe contribuire a superare questi problemi e,
innanzi tutto, a imparare, facendone tirocinio, i metodi democratici di
partecipazione. Il nostro statuto diocesano definisce l’associazione una palestra
di democrazia e il Papa ne ha parlato come di una palestra di sinodalità.
Non c’è contrasto tra sinodalità e democrazia, la prima potendo
essere vista come una forma più intensa della seconda e la seconda come una
manifestazione della prima tesa verso la pienezza.Il metodo democratico ha a
che fare con i valori, proprio come la sinodalità, non solo con le procedure, le
votazioni, per l’attribuzione degli incarichi. Tra quei valori è
molto importante quello della formazione, anche mediante auto-formazione. La
formazione rende capaci di pensiero autonomo e quindi creativi. La
formazione alla democrazia e alla sinodalità ecclesiale, che deve comprendere
un vero tirocinio di esse, rende possibile l’azione collettiva, superando,
integrandole, le differenze caratteriali e di punti di vista, in modo da non
dover sempre dipendere da un superiore istituito dall’alto per pacificare. C’è,
in definitiva, qualcosa di molto importante che ci accomuna ed è la nostra fede
religiosa. D’altra parte ogni persona la vive in modo creativo, non si tratta
semplicemente di adeguarsi a modelli della tradizione validi universalmente,
per la donna e per l’uomo, per il bambino, il giovane o l’anziano, per chi
vive nel mondo e per chi vorrebbe vivere fuori
del mondo (tuttavia a volte legiferando sul mondo),
per la persona sana e per quella malata, per l’oppresso come per l’oppressore e
via dicendo.
Leggo che a volte le persone
laiche di fede sono accusate di
volersi costruire una fede a modo loro, secondo le rispettive
esigenze personali, come quando si va al supermercato e qualcosa si sceglie e
qualcos’altra la si scarta. E’ un addebito ingiusto e che largamente dipende da
una visione clericalizzata del popolo dei credenti.
Non c’è un modello di
fede che vada bene per tutti. Ci sono del resto moltissime questioni aperte a
livello teologico, che non conviene superare come nel nostro triste passato con
delle specie di scomuniche. Ma anche nella pratica quotidiana, bisogna prendere
consapevolezza che in materia di etica religiosa certe volte sono proprio i
metodi di insegnamento che non vanno, troppo centrati sulla forza dell’autorità
e sulla pretesa di rigida uniformità, se non a modelli sociali ormai obsoleti, quando poi la storia ci dimostra chiaramente
che l’autorità raramente ci piglia al primo colpo nelle
questioni che travagliano in particolare la vita delle persone laiche. In una
Chiesa realmente sinodale questi
problemi potrebbero essere avviati alla soluzione.
Del resto è effettivamente
così che va nelle questioni di fede: finché ci si mantiene sulle generali,
certi problemi sono avvertiti quasi solo dai teologi, quando invece si passa
alle questioni pratiche e si osservano da vicino tutto si complica.
Certo, abbiamo una teologia
dogmatica spietata ma una pastorale piuttosto comprensiva, però
questa non è una soluzione che soddisfi veramente.
Un laicato consapevole
potrebbe contribuire a superare questo stato di cose. Inutile cercare soluzioni
nelle teologie correnti: la teologia ragiona sempre su ciò che è stato già
acquisito per altra via, è un riflessione a posteriori. Bisogna cambiare, o
almeno provare a cambiare, poi i teologi seguiranno. Questo è, appunto, il
metodo proposto per nei cammini
sinodali in corso: c’è l’idea di una
riforma che parta dal basso.
Una certa familiarizzazione
con i ragionamenti teologici serve, perché i nostri vescovi e i nostri preti
hanno fondamentalmente una cultura teologica, parlano teologico, e
quando se ne è completamente digiuni non ci si intende, ma senza eccedere, perché
il metodo della teologia porta in genere a creare ostacoli
insuperabili da parte della teologia stessa, ma superabilissimi nella pratica
delle relazioni umane.
Il contadino esce, guarda il
cielo, e capisce se farà brutto tempo o non, e se è tempo di seminare o di
mietere: è scritto. Ma di questi tempi questo non è più tanto vero, ad esempio
per la questione dell’epidemia in corso. Finirà? Quando? Ne sappiamo ancora
troppo poco per rispondere. I ritmi della nostra vita ne risultano
molto alterati. La stessa incertezza colpisce. Non si riescono più a fare
previsioni affidabili. Rimane certo lo scorrere del tempo, per cui
inesorabilmente ci si fa più anziani, così come rimangono le stagioni, perché
il cosmo è indifferente al nostro problema biologico, e ruota,
ruota, ruota, ma la fede è un fatto sociale e se la vita sociale è colpita,
addirittura certe volte interdetta, la fede ne risente.
Allora, proprio in tempi
come quelli che stiamo vivendo, occorre esercitarsi in quella nostra fede,
svilupparla, praticarla attivamente, farla reagire con ciò che ci accade
intorno. In modo, ad esempio, da essere capaci di liturgia anche quando non
siano praticabili quelle consuete, dirette dal clero. Non è
possibile concludere che o la messa o nulla. Naturalmente anche
a questo si è poco o nulla formati. Ed è un problema serio.
Dunque, per tutti
noi l’anno di attività associativa che ci attende sarà molto impegnativo,
richiederà di imparare e praticare cose nuove, perché stiamo vivendo tempi
nuovi, terribili anche, ma essenzialmente nuovi, pieni anche di
grandi speranze, come quelle suscitate dai cammini sinodali che abbiamo intrapreso.
Ci sarà una fatica da
affrontare, resistenze anche interiori da superare. Perché in genere ci hanno
insegnato ad essere piuttosto conservatori e, facendoci anziani, lo diveniamo
naturalmente.
Ma i tempi nuovi
scompaginano la tradizione, anche solo intesa come l’insieme delle nostre care
consuetudini.
Del reato non ci sono stati
promessi così, tutti nuovi, i tempi che ci hanno insegnato ad
attendere?
Per chi vi volesse approfondire
segnalo i seguenti link:
Statuto AC Nazionale:
https://azionecattolicatorino.it/wp-content/uploads/2019/03/statuto.pdf
Atto normativo diocesano:
http://sacricuoriroma.altervista.org/joomla/images/Azione_Cattolica/ac_roma.pdf