Per informarsi sul WEB sui cammini sinodali
Sito del Sinodo 2021-2023 (generale)
Siti del cammino sinodale delle Chiese italiane
https://camminosinodale.chiesacattolica.it/
Organizzare la
sinodalità
In genere la sinodalità viene presentata come un atteggiamento
spirituale, una specie di maggior accondiscendenza nelle relazioni con le altre
persone, e invece non si tratta di questo. E nemmeno è solo procedere insieme.
Se, ad esempio, c’è uno che comanda e gli altri che seguono, questa non è
sinodalità, anche se si rimane insieme nel cammino. Sinodalità è decidere
insieme. L’attuale situazione della nostra Chiesa non è certamente
sinodale. Passare alla sinodalitá comporterà necessariamente sgradevoli
contrasti, assolutamente non evitabili, perché né chi ha comandato finora né
chi finora si è limitato a lasciar fare sono abituati a decisioni partecipate,
quindi bisognerà superare delle resistenze, che naturalmente saranno più forti
da chi finora è stato abituato al lasciar fare da parte delle altre
persone.
La storia della sinodalitá ecclesiale sta a
dimostrare che è sempre andata così, solo che ai tempi nostri siamo in molti di
più e quindi, se veramente si vorrà cambiare metodo, dobbiamo attenderci
difficoltà maggiori. Soprattutto perché la striminzita teologia sulla
sinodalità mediante la quale si cerca di far quadrare i conti sul lato della
cultura è assolutamente insufficiente. Quando il clero presenta la cosa alle
persone laiche in genere non va oltre lo spiegare l’etimologia della parola sinodo
come camminare insieme e poi il predicare che si debba rimanere
insieme dietro qualcuno, con il che si tradisce la missione di suscitare
sinodalità e si cerca di far rimanere le cose così come stanno. Le persone
laiche, d’altra parte, in genere ne sanno poco, perché la sinodalità non era
utile in chiesa e anzi suscitava diffidenze e sospetti; e poi quelle
che, per fatti loro, si sono un po’ più acculturate nella materia, sono tenute
ai margini, del resto secondo i costumi clericali di sempre.
Bisogna dirlo chiaro e forte: si mette in
mezzo troppa spiritualità, quando si affronta il tema della sinodalità, e per
di più spiritualità inadeguata. Ad esempio: non ci riuscirà mai di
essere sinodali al modo trinitario. Questo perché siamo stati creati
come persone umane e l’unica sinodalità che potremo esprimere è quella umana.
Lo spiritualismo in senso contrario che i teologi cercano di riversarci addosso
è solo un blocco di insopportabili e inutili pipponi, per dirla con Zero
Calcare.
Sinodalità è co-decisione e quindi si comincia
bene se si organizzano sedi in cui la co-decisione sia possibile. Ad esempio,
in una parrocchia non è materia di co-decisione nemmeno qualcosa di minimo come
la collocazione delle statue in chiesa. Potrebbe sembrare uno spazio di
decisione tutto sommato superfluo a chi è abituato a vederle sempre nello
stesso posto da generazioni. Da noi, da quando è stata costruita la nuova
chiesa parrocchiale, molto più piccola di quella precedente ipogea (un
modo più sofisticato per dire sotterranea), le statue dei santi, invece,
ruotano a seconda delle stagioni dell’anno liturgico. Una certa
stabilità ha quella della Madonna di Fatima, che però si decise, molti anni fa,
di rinchiudere in una teca di cristallo, per sottrarla ai toccamenti della
gente. Una scelta che mi parve crudele. Ma chi decide? Nessuna persona laica,
per quel che ne so, ha mai avuto voce in capitolo. A me dispiacque quando San
Clemente venne mandato a presidiare la sagrestia, in un piccolo corridoio; ora
l’hanno messo di servizio presso i confessionali e dal mio abituale posto in
chiesa riesco a vederlo; mi va meglio. Dove l’avrebbero voluto i fedeli? Non si
sa, e nemmeno si vuole saperlo. Ed è così per tutto.
Il Consiglio pastorale parrocchiale a
ciò che so, non si riunisce da anni, e quella dovrebbe essere la principale
sede di co-decisione. Parteciparvi era certamente per l’AC un’esperienza forte
(eufemisticamente), a quello che me ne narrano, perché vi prevalevano altri
orientamenti, con i quali la sinodalità non era facile. Non ci si intendeva
proprio, un po’ come se si dovesse fare ecumenismo invece di sinodalità e si
fosse costretti a farlo parlando due lingue diverse, ad esempio greco e latino,
come accadde nel Quattrocento durante il Concilio di Ferrara/Firenze, dove si
decise di unificare di nuovo i cristiani d’Occidente e d’Oriente, lo si scrisse
anche, ma l’unità fu effimera. Invece di gettare la spugna, allora come ora, si sarebbe dovuta continuare a fare pratica di
incontri, e anche di scontri. Le vie per la sinodalità si imparano praticandole.
E’ quello che si è imparato con la grande ripresa del movimento ecumenico dagli
scorsi anni Cinquanta. Non sarebbe questo il momento giusto per ricominciare,
anche da noi?
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa –
Roma, Monte Sacro, Valli