Socialismo e vangelo
Come tutti gli anni quando a messa si legge il
brano degli Atti degli apostoli, capitolo 4, versetti da 32 a 35
La moltitudine di coloro che erano
diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava
sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
i celebranti tengono a precisare che non si
trattava di socialismo o di comunismo. Anche il Papa lo ha fatto, dichiarando
che non si trattava di comunismo, ma di cristianesimo allo stato puro.
Il pensiero del Papa non è certamente né socialista
né comunista, ma riflette una forma di populismo che si è sviluppata in Argentina,
sulla scia di altri populismi dell’America Latina.
Se un gruppo di persone mette tutto in
comune, come in una famiglia, questo non è socialismo. E non è socialismo
nemmeno esercitare azioni caritatevoli verso il prossimo sofferente, al modo
del Buon Samaritano, anche su larga scala, creando apposite istituzioni.
Il vangelo non contiene il socialismo, perché
quest’ultimo è un orientamento di pensiero e di azione politica molto più recente,
che si è sviluppato dalla metà dell’Ottocento, in concomitanza con la seconda
rivoluzione industriale, in tre grandi modelli:
quello riformista, che opera con metodi politici democratici, quello rivoluzionario,
che cerca di forzare la società con azioni violente di massa, e quello
comunista, che è un socialismo rivoluzionario totalitario, che quindi vuole essere irreversibile.
Il socialismo
che si è maggiormente affermato in Europa negli anni passati è stato quello
marxista, che origina dal pensiero del tedesco Karl Marx (1818-1883). In quest’ultimo
si cercò di spiegare perché, nelle società europee più ricche e industrializzate,
gli operai, vale a dire i lavoratori che mettevano nel lavoro la loro fatica
fisica, ricavavano salari che consentivano loro la semplice stentata
sopravvivenza giorno per giorno, rimettendoci progressivamente anche la salute
per le pessime condizioni di lavoro, mentre si arricchivano quelli che
organizzavano la produzione, avendovi investito denaro, che però non faticavano
e non rischiavano salute e vita nei processi produttivi. Quei lavoratori vennero
definiti proletari, che sono coloro che dipendono per vivere dal salario
erogato da altri e che non controllano la produzione. Quel termine venne
impiegato anche nella prima enciclica della dottrina sociale contemporanea, la Le
novità, diffusa nel 1891 dal papa Leone 13°, che è fondamentalmente un
documento (critico) sul socialismo, in cui però non ci si limitò alla critica
ma si propose un nuovo ordinamento sociale che consentisse di migliorare, in modo
non conflittuale, le condizioni dei proletari.
2. Comunque sia, è
chiaro, ed in ciò si accordano tutti, come sia di estrema necessità venir in
aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari, che per la
maggior parte si trovano in assai misere condizioni, indegne dell'uomo. Poiché,
soppresse nel secolo passato le corporazioni di arti e mestieri, senza nulla
sostituire in loro vece, nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi
venivano allontanandosi dallo spirito cristiano, avvenne che poco a poco gli
operai rimanessero soli e indifesi in balda della cupidigia dei padroni e di
una sfrenata concorrenza. Accrebbe il male un'usura divoratrice che, sebbene
condannata tante volte dalla Chiesa, continua lo stesso, sotto altro colore, a
causa di ingordi speculatori. Si aggiunga il monopolio della produzione e del
commercio, tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto
all'infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile. [dall’enciclica Le novità, 1891]
Perché un pensiero possa dirsi socialista deve
avere queste caratteristiche:
a) non deve considerare
le sofferenze sociali come eventi di natura, al pari di terremoti e cicloni;
b) deve manifestare
consapevolezza che le sofferenze sociali derivano da un’organizzazione della
società che può essere cambiata;
c) deve voler rimediare
alle sofferenze sociali con riforme della società;
d) deve affidare la riforma
della società all’elevazione e all’azione
delle masse di coloro che nell’organizzazione sociale hanno la peggio, nel
presupposto che esse siano la maggioranza delle persone.
Un socialista marxista individuerà poi specificamente
la causa delle sofferenze sociali nel prevalere della classe dei capitalisti, vale
a dire di coloro che controllano la produzione, sulla classe dei proletari, consentita
da un ordinamento giuridico che consente la proprietà privata dei mezzi di
produzione. La produzione, in un’ottica marxista, dovrebbe quindi farsi nell’interesse generale e il ricavato
dovrebbe andare alle persone secondo il loro bisogno. I processi produttivi
dovrebbero svilupparsi senza recare danno alla salute e alla vita stessa dei
lavoratori.
Un corollario del pensiero marxista è l’osservazione
che i sistemi capitalisti procedono per cicli economici favorevoli e
sfavorevoli e sono travagliati da crisi distruttive, in cui le sofferenze maggiori
sono quelle dei proletari. Questa parte, secondo mio padre, era quella ancora
attuale del pensiero marxista in economia. I sistemi politici socialisti cercarono
e cercano tuttora (la Cina popolare è il più grande e potente stato comunista
mai esistito) di prevenire le crisi cicliche con una adeguata programmazione
economica. L’idea di una programmazione economica per impedire crisi distruttive
è un lascito diretto del pensiero socialista marxista adottato anche dai sistemi
politici che ammettono il capitalismo in economia.
Nessuna forma di dottrina sociale è mai stata
o è socialista, perché non ammette il conflitto sociale, e meno che mai la lotta di classe, come metodo di risoluzione dell’ingiustizia
sociale (pur avendo la Chiesa cattolica storicamente giustificato le guerre tra stati e quelle religiose). Vi sono state invece forme di socialismo, e anche comunismo, di ispirazione
cristiana. Vi è per esse un rilevantissimo problema: in genere il socialismo
considera le religioni uno strumento culturale, una sovrastruttura,
per mantenere le masse asservite alle minoranze che le dominano, e certamente,
storicamente, le religioni sono state anche
questo. Con le religioni viene però anche rigettata l’idea che sta alla loro
base, vale a dire quella di una divinità. Quindi, in genere, il socialismo fu
ateo, come in particolare quello di Karl Marx fu.
Organizzare l’economia in modo che, come si esprime
la nostra Costituzione non si svolga in contrasto
con l’utilità sociale, non rechi danno alla sicurezza, alla libertà e alla
dignità umana e, mediante controlli e programmi pubblici, sia indirizzata e
coordinata a fini sociali (art.41), si è rivelato finora un problema
insolubile, per quanto qualche risultato si sia conseguito, ma di breve durata.
Le società comuniste sono storicamente riuscite a contenere al massimo la povertà
estrema e dare a tutti pane, casa, lavoro, cure sanitarie, assistenza nella
vecchiaia, ma i risultati economici si sono rivelati in genere deludenti, impoverendo progressivamente la
collettività, in ambienti sociali che dovevano far ricorso per contenere il
dissenso a pesanti limitazioni delle libertà personali. Fanno eccezione, per
ora, i comunismi cinese e vietnamita,
che comprendono al loro interno aree economiche in cui è consentito il capitalismo estremo, con
evidente sfruttamento dei proletari, per cui alcuni dubitano di riconoscere ancora
in esse l’orientamento comunista. In quei paesi la situazione economica è più brillante,
ma non si è riusciti a fare a meno delle limitazioni alle libertà civili, particolarmente
grave quella della libertà religiosa.
Nei sistemi capitalistici, oggi come nell’Ottocento,
oltre all’intenso sfruttamento dei proletari
in molti settori produttivi si manifestano ancora aree più o meno estese di
povertà anche estrema e le popolazioni sono soggette alle sofferenze sociali
dei cicli economici sfavorevoli (dal 2011 ad oggi in Italia ne stiamo vivendo una di
quel tipo, eccezionalmente prolungato; esso originò nel 2008 negli Stati Uniti
d’America).
Dagli anni ’50 all’inizio degli anni ’90 del
secolo scorso il maggior peso politico assunto dai sindacati dei lavoratori in
Occidente consentì, nelle società democratiche avanzate, misure sociali di mitigazione dei rigori dell’organizzazione
capitalistica. Negli anni successivi il liberismo economico ha fatto però regredire
la classe lavoratrice e aumentare moltissimo le diseguaglianze sociali. Nel
contempo si sono dissolti i movimenti politici socialisti e comunisti,
trascinati dalla rovina del comunismo sovietico.
Quest’ultimo
era una variante totalitaria del marxismo, ideata e realizzata in Russia dai rivoluzionari Lenin
(1870-1924) e Stalin (1870-1953). Stalin mantenne il suo potere fino alla morte impiegando
metodicamente lo sterminio di massa, una pervasiva e brutale polizia politica
per reprimere ogni incipiente dissenso e un vastissimo sistema di campi di
concentramento dove venivano relegati i dissenzienti, brutalizzati facendoli
lavorare in condizioni estreme. Il marxismo-leninismo sovietico raggiunse la
sua massima capacità di influenza in Occidente, Africa e Asia negli anni ’70:
essa derivava dal fatto che l’Unione Sovietica e i suoi satelliti venivano visti dai proletari sfruttati delle
altre parti del mondo come una società realmente alternativa ai sistemi che li soggiogavano, mantenendo viva
in loro la speranza di un riscatto.
Parabole simili hanno finora avuto i populismi
latino- americani, socialisti o non. Di solito sono caduti nelle mani di
despoti, come tutti i regimi comunisti che finora si sono riusciti ad affermare
politicamente, e hanno impoverito le società da loro dominate.
Nel vangelo non troviamo un pensiero politico
che possa essere applicato al governo delle società. Si comanda di avere
misericordia di chi soffre e di non restare inerti. Si comanda anche di
condividere con i bisognosi le proprie ricchezze. E ai governanti si comanda di esercitare il potere come servizio. Ma il Maestro non si occupò
della politica del suo tempo: il suo Regno, disse, non era di questo mondo. Tuttavia
il vangelo può cambiare il cuore delle persone e questo serve anche in quel
lavoro che consiste nel governare le società. Poi bisogna lasciarsi ammaestrare
dalla storia, per non ripercorrere vie che non si sono rivelate buone. Bisogna
studiare la società del proprio tempo e capirne realisticamente le dinamiche. Questo
è come dire che la religione serve ma non basta.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente
papa - Roma, Monte Sacro, Valli