RIUNIONE IN MEET DI ACSANCLEMENTE!
10 APRILE 2021 ORE 16:45
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Sabato 10 Aprile, ore 16:45 - 17° riunione
in Google Meet del gruppo AC Sanclemente!: continueremo il dialogo sui temi
dell’enciclica Fratelli tutti di
papa Francesco, diffusa il 3 ottobre scorso, e, in particolare sui numeri da
219 a 224, sulla gentilezza come metodo per gli incontri dialoganti.
Dall’enciclica Fratelli tutti:
San Paolo menzionava un
frutto dello Spirito Santo con la parola greca chrestòtes (Gal 5,22), che esprime uno
stato d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave, che sostiene e
conforta.
[Gal 5,22]
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia,
pace, magnanimità, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé [CEI 2008]
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace,
pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé [CEI
1974]
Lo Spirito invece produce: amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà [TILC -
Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
Fructus autem Spiritus est caritas, gaudium, pax, longanimitas, benignitas, bonitas, fides, mansuetudo, continentia [Nova Vulgata]
Ὁ δὲ καρπὸς τοῦ πνεύματός ἐστιν ἀγάπη [=amore
che crea comunità], χαρά [gioia], εἰρήνη [pace], μακροθυμία [magnanimità], χρηστότης, ἀγαθωσύνη [bontà], πίστις
[fede]
si legge: o
de karpòs tu pneumatòs estìn agàpe, karà, eirene, macrotumìa, krestòtes,
agatosùne, pìstis
dal Vocabolario del greco del Nuovo Testamento,
EDB,1997
χρηστότης [da χρηστός, in Paolo: moralmente buono, bontà], in Paolo:
bontà, generosità, benevolenza, mitezza, clemenza, magnanimità.
in 2Cor 6,6
con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità,
con amore sincero [TILC]
ἐν ἁγνότητι, ἐν γνώσει, ἐν μακροθυμίᾳ, ἐν χρηστότητι, ἐν πνεύματι ἁγίῳ, ἐν ἀγάπῃ ἀνυποκρίτῳ,
Confrontiamoci:
abbiamo
esperienza, ad esempio in parrocchia, di relazioni sociali in cui crestòtes
abbia effettivamente consentito di venire a capo di qualche
argomento controverso? E anche: abbiamo esperienza di controversie andate a
finire male perché mancava crestòtes?
Di seguito
trascrivo:
-una sintesi
breve e una estesa dei brani dell’enciclica su cui ci confronteremo;
-il testo
integrale di quei brani dell’enciclica;
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Consigliamo di accedere
dalle ore 16:40 con il link o il codice che vi sono stati comunicati.
Ai soci sono stati comunicati via email, WA e anche per posta ordinaria, quanto
ai soci che ancora non ci hanno comunicato un indirizzo email
Possono essere richiesti con una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
indicando il proprio nome,
la parrocchia di residenza e i temi di
interesse. Questi dati saranno cancellati dopo ogni riunione e occorrerà
inviarli nuovamente per partecipare ad un altro incontro.
A questo indirizzo
di YouTube
https://www.youtube.com/watch?v=GorIYoaHGjk
potrete vedere un
video in cui si insegna, passo per passo, come partecipare.
Per accedere agli incontri in Google Meet:
Registrazione su Google
se già non lo avete fatto (ad esempio
acquisendo un indirizzo email del tipo xxxx@gmail.com -
procedura che consigliamo), registratevi su Google all’indirizzo
https://accounts.google.com/signup/v2/webcreateaccount?flowName=GlifWebSignIn&flowEntry=SignUp
Nel corso della
registrazione, dovrete inserire un indirizzo email che vi identificherà e
scegliere una vostra password.
Terminata la
registrazione, comunicate l’indirizzo email con il quale vi siete
registrati su Google inviando una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
A quella email vi sarà inviato, qualche giorno
prima della riunione programmata, un link
e un codice per accedere a alla videoconferenza in Google
Meet Meet.
Link e codice saranno comunicati ai soci anche
nella Lettera ai soci mensile, inviata via email e anche per posta
ordinaria a chi non ha comunicato un indirizzo email,
POI
da PC fisso, PC portatile,
tablet
1) accedete a Google, con l’email e la password con cui
vi siete registrati, da questo indirizzo
WEB
https://accounts.google.com/login/signinchooser?hl=it&flowName=GlifWebSignIn&flowEntry=ServiceLogin
o
da Chrome [cliccate su ACCEDI e seguite le istruzioni)
2) in Chrome
cliccate sul quadratino di puntini in alto a destra e poi sull’icona
multicolore di Meet;
3) scrivete il codice di accesso che avrete ricevuto nello spazio INSERISCI UN CODICE o copiatelo facendo COPIA/INCOLLA, poi cliccate su PARTECIPA;
4) nella successiva schermata cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE e attendete
di essere ammessi alla riunione.
B) da smartphone:
a) mediante link
1a) cliccate sul link;
2a) nella finestra che
si aprirà, cliccate su CHIEDI DI PARTECIPARE;
b) mediante codice
1b) aprite la app Meet
(che avrete scaricato);
2b) cliccate su CODICE
RIUNIONE e inserite il codice di accesso che avrete ricevuto;
3b) cliccate su CHIEDI
DI PARTECIPARE e attendete di essere ammessi.
Segnalate
eventuali problemi con una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
indicando, se volete
essere contattati telefonicamente, un numero di telefono al quale essere
chiamati.
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Dall’enciclica Fratelli tutti, capitolo sesto, numeri da 219 a 224
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La gentilezza come metodo per l’incontro dialogante
Sintesi breve
Ignorare l’esistenza e i diritti degli altri, prima o poi provoca qualche forma di violenza.
E’ necessario un patto
culturale che rispetti e assuma le diverse visioni del mondo, le culture e gli
stili di vita che coesistono nella società.
i rinunci a intendere
l’identità di un luogo in modo monolitico; si accetti la possibilità di cedere
qualcosa per il bene comune. Nessuno potrà possedere tutta la verità.
Occorre un realismo dialogante, mettersi al posto dell’altro per scoprire che cosa c’è
di autentico.
Molti soprusi
derivano dal considerare gli altri come meri ostacoli alla propria piacevole
tranquillità.
San Paolo
menzionava un frutto dello Spirito Santo con la parola greca chrestòtes (Gal 5,22),
che esprime uno stato d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave, che
sostiene e conforta.
È un modo di trattare gli altri che si manifesta come
gentilezza, attenzione a non ferire con le parole o i gesti, tentativo di alleviare il peso degli altri. Esso
libera dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane.
Il
miracolo di una persona gentile rende possibile uno spazio di ascolto in mezzo
a tanta indifferenza. Presuppone stima e rispetto, facilita la
ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i
ponti.
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Sintesi estesa
Ignorare l’esistenza e i
diritti degli altri, prima o poi provoca qualche forma di
violenza, molte volte
inaspettata. I sogni della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità possono
restare al livello delle mere formalità, perché non sono effettivamente per
tutti.
Un patto sociale realistico e
inclusivo dev’essere anche un “patto culturale”, che rispetti e assuma le diverse
visioni del mondo, le culture e gli stili di vita che coesistono nella società.
Nessun cambiamento autentico,
profondo e stabile è possibile se non si realizza a partire dalle diverse
culture, principalmente dei poveri. Un patto culturale presuppone che si rinunci a intendere
l’identità di un luogo in modo monolitico, ed esige che si rispetti la diversità offrendole vie di promozione e di
integrazione sociale.
Questo patto richiede anche di accettare la possibilità
di cedere qualcosa per il bene comune. Nessuno potrà possedere tutta la verità,
né soddisfare la totalità dei propri
desideri, perché questa pretesa porterebbe a voler distruggere l’altro negando
i suoi diritti. [Occorre un] realismo dialogante: [essere fedeli] ai propri principi, riconoscendo tuttavia che anche
l’altro ha il diritto di provare ad essere fedele ai suoi. [E anche] mettersi al posto
dell’altro per scoprire che cosa c’è di autentico, o almeno di comprensibile, tra le sue motivazioni e i suoi interessi.
L’individualismo consumista provoca
molti
soprusi. Gli altri diventano meri ostacoli alla propria piacevole tranquillità. Dunque si finisce per trattarli come fastidi e l’aggressività aumenta.
Tuttavia, è ancora possibile
scegliere di esercitare la gentilezza. San Paolo menzionava un
frutto dello Spirito Santo con la parola greca chrestòtes (Gal 5,22),
che esprime uno stato d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave, che
sostiene e conforta. La persona che possiede questa qualità aiuta gli altri
affinché la loro esistenza sia più sopportabile, soprattutto quando portano il
peso dei loro problemi, delle urgenze e delle angosce. È un modo di trattare
gli altri che si manifesta in diverse forme: come gentilezza nel tratto, come
attenzione a non ferire con le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il
peso degli altri. Comprende il «dire parole di incoraggiamento, che confortano,
che danno forza, che consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano,
che rattristano, che irritano, che disprezzano». [Essa libera] dalla crudeltà che a volte penetra le
relazioni umane.
Ogni tanto si presenta il miracolo di una persona
gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni
e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una
parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a
tanta indifferenza. Presuppone stima e
rispetto, quando si fa cultura
in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il
modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di
consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti.
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Testo integrale
219. Quando una parte della società pretende di godere di tutto ciò che il
mondo offre, come se i poveri non esistessero, questo a un certo punto ha le
sue conseguenze. Ignorare l’esistenza e i diritti degli altri, prima o poi
provoca qualche forma di violenza, molte volte inaspettata. I sogni della
libertà, dell’uguaglianza e della fraternità possono restare al livello delle
mere formalità, perché non sono effettivamente per tutti. Pertanto, non si
tratta solamente di cercare un incontro tra coloro che detengono varie forme di
potere economico, politico o accademico. Un incontro sociale reale pone in un
vero dialogo le grandi forme culturali che rappresentano la maggioranza della
popolazione. Spesso le buone proposte non sono fatte proprie dai settori più impoveriti
perché si presentano con una veste culturale che non è la loro e con la quale
non possono sentirsi identificati. Di conseguenza, un patto sociale realistico
e inclusivo dev’essere anche un “patto culturale”, che rispetti e assuma le
diverse visioni del mondo, le culture e gli stili di vita che coesistono nella
società.
220. Per esempio, i popoli originari non sono contro il progresso, anche se
hanno un’idea di progresso diversa, molte volte più umanistica di quella della
cultura moderna dei popoli sviluppati. Non è una cultura orientata al vantaggio
di quanti hanno potere, di quanti hanno bisogno di creare una specie di
paradiso sulla terra. L’intolleranza e il disprezzo nei confronti delle culture
popolari indigene è una vera forma di violenza, propria degli “eticisti” senza
bontà che vivono giudicando gli altri. Ma nessun cambiamento autentico,
profondo e stabile è possibile se non si realizza a partire dalle diverse
culture, principalmente dei poveri. Un patto culturale presuppone che si
rinunci a intendere l’identità di un luogo in modo monolitico, ed esige che si
rispetti la diversità offrendole vie di promozione e di integrazione sociale.
221. Questo patto richiede anche di accettare la possibilità di cedere
qualcosa per il bene comune. Nessuno potrà possedere tutta la verità, né
soddisfare la totalità dei propri desideri, perché questa pretesa porterebbe a
voler distruggere l’altro negando i suoi diritti. La ricerca di una falsa
tolleranza deve cedere il passo al realismo dialogante, di chi crede di dover
essere fedele ai propri principi, riconoscendo tuttavia che anche l’altro ha il
diritto di provare ad essere fedele ai suoi. È il vero riconoscimento
dell’altro, che solo l’amore rende possibile e che significa mettersi al posto
dell’altro per scoprire che cosa c’è di autentico, o almeno di comprensibile,
tra le sue motivazioni e i suoi interessi.
Recuperare la gentilezza
222. L’individualismo consumista provoca molti soprusi. Gli altri diventano
meri ostacoli alla propria piacevole tranquillità. Dunque si finisce per
trattarli come fastidi e l’aggressività aumenta. Ciò si accentua e arriva a
livelli esasperanti nei periodi di crisi, in situazioni catastrofiche, in
momenti difficili, quando emerge lo spirito del “si salvi chi può”. Tuttavia, è
ancora possibile scegliere di esercitare la gentilezza. Ci sono persone che lo
fanno e diventano stelle in mezzo all’oscurità.
223. San Paolo menzionava un frutto dello Spirito Santo con la parola
greca chrestòtes (Gal 5,22), che esprime uno stato
d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave, che sostiene e conforta. La
persona che possiede questa qualità aiuta gli altri affinché la loro esistenza
sia più sopportabile, soprattutto quando portano il peso dei loro problemi,
delle urgenze e delle angosce. È un modo di trattare gli altri che si manifesta
in diverse forme: come gentilezza nel tratto, come attenzione a non ferire con
le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli altri. Comprende
il «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che
consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano, che rattristano, che
irritano, che disprezzano».
224. La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le
relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri,
dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere
felici. Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi
a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ogni
tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue
preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un
sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di
ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è
capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene
i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un
atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e
rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile
di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee.
Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge
tutti i ponti.