INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Questo blog è un'iniziativa di laici aderenti all'Azione Cattolica della parrocchia di San Clemente papa e manifesta idee ed opinioni espresse sotto la personale responsabilità di chi scrive. Esso non è un organo informativo della parrocchia né dell'Azione Cattolica e, in particolare, non è espressione delle opinioni del parroco e dei sacerdoti suoi collaboratori, anche se i laici di Azione Cattolica che lo animano le tengono in grande considerazione.

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

NOTA IMPORTANTE / IMPORTANT NOTE

SUL SITO www.bibbiaedu.it POSSONO ESSERE CONSULTATI LE TRADUZIONI IN ITALIANO DELLA BIBBIA CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONALE IN LINGUA CORRENTE, E I TESTI BIBLICI IN GRECO ANTICO ED EBRAICO ANTICO. CON UNA FUNZIONALITA’ DEL SITO POSSONO ESSERE MESSI A CONFRONTO I VARI TESTI.

ON THE WEBSITE www.bibbiaedu.it THE ITALIAN TRANSLATIONS OF THE BIBLE CEI2008, CEI1974, INTERCONFESSIONAL IN CURRENT LANGUAGE AND THE BIBLICAL TEXTS IN ANCIENT GREEK AND ANCIENT JEWISH MAY BE CONSULTED. WITH A FUNCTIONALITY OF THE WEBSITE THE VARIOUS TEXTS MAY BE COMPARED.

martedì 13 aprile 2021

Lettera ai soci n.10 - Aprile 2021

 

Gruppo di Azione Cattolica

nella Parrocchia di San Clemente papa - Roma



Lettera ai soci - n.10 – Aprile  2021

 

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L’Azione Cattolica non vi lascia mai soli!

Rimanete in contatto!

Inviateci un indirizzo e-mail per scrivervi!

Informatevi sulle attività del gruppo sul blog

http://acvivearomavalli.blogspot.com/

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Carissime e carissimi,

se la situazione sanitaria migliorerà, riprenderemo le nostre riunioni in presenza nel mese di ottobre, probabilmente sabato 9 ottobre, alle ore 17:00 in sala rossa.  Questo sarà possibile se saremo riusciti a superare il periodo più difficile della pandemia di Covid 19, pur dovendo ancora mantenere qualche precauzione.

  Abbiamo continuato a riunirci in videoconferenza su Google Meet. Le riunioni sono state molto interessanti e proseguiranno con questa modalità fino al 22 maggio.

  In particolare, sabato 17 e sabato 24 aprile proseguiremo il percorso “Da corpo a corpo” dell’Azione Cattolica con la quinta e ultima tappa, caratterizzata dalla parola “Mangiare.”

  A maggio, sabato 8 e sabato 15, concluderemo il dialogo sull’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, confrontandoci sul settimo e sull’ottavo capitolo, rispettivamente intitolati “Percorsi di un nuovo incontro” e “Le religioni al servizio della fraternità nel mondo”.  Infine, sabato 22 ci incontreremo, sempre su Google Meet, per fare un bilancio di questa nuova esperienza di lavoro associativo, realizzata mediante lo strumento telematico, e per salutarci dandoci appuntamento per la ripresa.

  Agli incontri in Meet ha partecipato circa la metà dei soci che venivano alle riunioni in parrocchia. Gli altri li abbiamo comunque raggiunti con la Lettera ai soci mensile. Ma abbiamo avuto anche la partecipazione di soci che, per impegni di lavoro, non potevano partecipare in presenza. Abbiamo tenuto un ritiro (vi alleghiamo la trascrizione della meditazione svolta da don Emanuele) e celebrato una Via Crucis.

 Ci troviamo all’inizio del processo sinodale della Chiesa italiana, che si concluderà nel 2025, anno del Giubileo. Il Papa e i nostri vescovi vogliono che coinvolga anche le realtà di base, come le parrocchie. Credo che, anche in questo ambito, potremmo pensare di continuare a utilizzare lo strumento telematico, per approfondimenti, letture e confronti.

  Tutte e tutti ci siamo sforzati di non farci vincere dalla pandemia, di continuare le nostre care consuetudini di Azione Cattolica, chi riuscendo a partecipare, chi, comunque, con la preghiera e rimanendo unito al gruppo per mezzo della Lettera ai soci e tramite il gruppo Whatsapp creato nel corso di quest’anno.

  Grazie a tutte e tutti!

 Qui sotto trovate i link e i codici di accesso delle riunioni di aprile in Google Meet. Le riunioni iniziano alle 16:45, ma consigliamo di accedere dalle 16:40.

Un caro saluto da

                                                                    Giulia

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I link e i codici di accesso per partecipare agli incontri in Google Meet  sono stati inviati ai soci con la Lettera ai soci  di aprile, inviata anche per posta ordinarie per i soci che non ci hanno ancora comunicato un recapito email, e via WA.  Possono essere ancora chiesti con una email a

mario.ardigo@acsanclemente.net

indicando il proprio nome, la parrocchia di residenza e  i temi di interesse. Questi dati saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno essere nuovamente inviati per partecipare a un incontro successivo

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Appunti dalla meditazione svolta dall’assistente ecclesiastico don Emanuele nel corso del ritiro che abbiamo tenuto in Google Meet sabato 13 marzo.

(appunti di Mario, per come ha compreso le parole del sacerdote. Il testo non è stato rivisto dall’AE)

 

Anche se siamo lontani, cerchiamo di vivere questo momento di preghiera in modo profondo, sentendone veramente l’importanza

 

 

Dal salmo 42

Come la cerva anela
ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela
a te, o Dio.

  L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?

 Le lacrime sono il mio pane
giorno e notte,
mentre mi dicono sempre:
"Dov'è il tuo Dio?".

  Questo io ricordo
e l'anima mia si strugge:
avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.

  Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

 

 In me si rattrista l'anima mia;
perciò di te mi ricordo
dalla terra del Giordano e dell'Ermon,
dal monte Misar.

 Un abisso chiama l'abisso
al fragore delle tue cascate;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.

 Di giorno il Signore mi dona il suo amore
e di notte il suo canto è con me,
preghiera al Dio della mia vita.
 

 Dirò a Dio: "Mia roccia!
Perché mi hai dimenticato?
Perché triste me ne vado,
oppresso dal nemico?".

  Mi insultano i miei avversari
quando rompono le mie ossa,
mentre mi dicono sempre:
"Dov'è il tuo Dio?".
  Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

 

Per la meditazione viene proposto un brano dal Vangelo secondo Giovanni, dal capitolo  19, versetto 16, al capitolo 20, versetto 10 [Gv 19,16b-20,10]


19

Crocifissione di Gesù

16bEssi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei»». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». 23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato - e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
E i soldati fecero così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.

 

Agonia e morte di Gesù

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero, dunque, i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo, infatti, avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

 

Sepoltura di Gesù

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là, dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

20

Il sepolcro vuoto

1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10I discepoli, perciò, se ne tornarono di nuovo a casa.

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 Da questo brano, capiamo sempre meglio chi è Gesù.

 

La crocifissione

 

 Nel lessico dell’evangelista Giovanni, ogni termine  è essenziale, ma solenne e di portata spirituale.

  Gesù ci viene presentato come colui che sta portando a termine la promessa di Dio.

 La parola che traduciamo con presero [Gesù] significa ricevettero, per significare che la decisione di consegnarsi fu di Gesù. Anche l’accento posto sul  portare da se stesso la Croce sottolinea che fu Gesù a decidere quell’azione, scegliendo da se stesso. L’evangelista Giovanni non racconta né del Cireneo né dell’episodio delle donne che, lungo il cammino verso il Calvario, lamentavano la sorte di Gesù. Ce le presenta sotto la Croce. Al centro della salita verso la crocifissione c’è solo Gesù.

  Gesù andò verso il luogo detto Golgota che significa altura.  E’ come per salire verso un nuovo santuario, verso quello che può essere definito il suo trono regale.

 Nella scena della crocifissione Gesù non è solo, ci sono altre due persone e Gesù sta in mezzo a loro.

 Gesù, ne corso della sua vita, aveva cercato di comprendere sempre meglio quale fosse la sua missione e giunse a capire che era su quella croce che doveva dimorare, era lì che doveva essere intronizzato. E sulla croce il suo amore si trova al centro dell’umanità.

  Anche Pilato, nel cartiglio in latino, ebraico e greco posto sulla croce, definendo Gesù Re dei Giudei aveva utilizzato un linguaggio regale. Attribuendo a Gesù non solo un titolo di condanna ma anche di gloria, quasi a significare che veramente egli era re, nonostante l’intento beffeggiatorio.

  La scoperta della croce come gloria ci deve far comprendere che nella carne di Gesù fu esposto un Signore che scelse l’amore per  i fratelli per sconfiggere l’odio. Anche sulla croce, Gesù fu il pastore bello.

Perché, come anticipato nelle antiche profezie, quella sofferenza e quella morte furono per la salvezza di tutti.

 L’evangelista utilizza lo stesso verbo del greco antico che traduciamo con presero Gesù per l’azione del prendere le sue vesti. Quelle vesti rappresentano lo stesso corpo di Gesù, la sua parte più intima. La tunica per un ebreo di quel tempo era tutto. La corrispondenza tra corpo e veste è data anche dal fatto che la tunica fosse senza cuciture, quindi indivisa. Nella decisione dei soldati di non squarciarla è stato visto un richiamo all’origine divina di Gesù: fu invece il velo del tempio a squarciarsi, dopo la sua morte.

  Anche la Chiesa, nella sequela di Gesù, accetta di  spogliarsi delle sue vesti.

 Sotto la croce, nella narrazione di Giovanni, non c’erano solo i soldati, ma anche quattro donne. Di due ci viene detto anche il loro nome. Poi c’è Maria, madre di Gesù, particolarmente vicina al Signore, in quell’unità a cui anche noi siamo chiamati. Nell’affidamento di Maria al discepolo e di quest’ultimo a Maria possiamo vedere un insegnamento ancora attuale. E’ Maria chiunque sa amare come Maria ed è discepolo colui che riceve quell’amore materno con spirito filiale.

 L’ora di Gesù arrivò fino all’estremo, fino all’ultimo.

 

 La morte di Gesù

 

   Tutto è compiuto, disse Gesù Si è scritto molto su questo verbo, compiere.

 Sotto la croce ci sentiamo veramente assetati  di Dio come anche Gesù fu, da crocifisso. Sete d’amore. Il Signore si accontenta anche della nostra spugna imbevuta d’aceto. La sete rappresenta il bisogno di Dio. Sulla croce Gesù sperimentò la propria umanità e, attraverso di essa, il portare a compimento la volontà del Padre, donando il suo spirito.

  Compiersi  significò ristabilire l’unità di tutto il Creato, a compimento di tutta la Creazione.

 Morendo Gesù trasmise  il suo spirito, in quel compimento.

  Quello spirito continua a rimanere in noi e a permettere anche a noi di gridare Padre.

 Ai crocefissi con Gesù vennero spezzate le gambe, ma non a Gesù, perché era già morto, era andato dall’altra parte ad accogliere. I soldati, quindi, lo vedono già morto. La prima confessione, dopo la morte di Gesù, fu quella del centurione che comandava quel drappello.

   Gli trafissero il costato: nell’acqua e sangue usciti dal costato di Gesù, dopo che fu trafitto, vengono visti i sacramenti. L’acqua è vita che sgorga. Gesù è colui che già sotto la croce dona lo spirito: fu la prima Pentecoste.

 Anche noi, come i soldati, dobbiamo volgere lo sguardo verso colui che fu trafitto, per comprendere l’importanza del nostro essere cristiani.

 

La sepoltura

 

 Nelle crocifissione le azioni sono centrate sul prendere, nella narrazione della sepoltura, invece, nel posare. Fu la fase in cui si iniziò a comprendere il senso di quel compiersi.

 L’unzione del corpo di Gesù, nella sepoltura, ci rimanda all’unzione di Betania e all’episodio di Lazzaro, con l’importanza che vi ebbe la sepoltura. La sepoltura di Gesù richiama la nostra attesa, l’attesa della resurrezione.

   Il corpo che viene sepolto è quello del protagonista di tutto il vangelo. Dobbiamo anche noi sentire il peso di quel corpo, con la sua ferita dal quale sgorgò sangue e acqua. Una ferita che è stata capace di farci rinascere.

 L’unzione del corpo di Gesù richiama anche il profumo degli olii che usiamo nei sacramenti, in particolare nel Battesimo.

 Il racconto della preparazione del corpo di Gesù per la sepoltura deve spingere anche noi a prepararci per la Pasqua nella quale cerchiamo di comprendere il senso del messaggio cristiano.

  Dobbiamo cercare l’unione con il Signore per comprendere noi stessi e per stare con gli altri capendo ciò di cui hanno bisogno, senza parole giudicanti.

 Nella nostra conversione dobbiamo tendere al mattino pasquale. Il Signore è gioia e lo sperimentiamo nella Pasqua.

 Dobbiamo riscoprire la presenza del Signore nella nostra vita.

 La pietra del sepolcro rotolata  ci deve far ricordare che anche noi possiamo scoprire aperto  quel sepolcro e incontrare nuovamente Gesù.

 

La resurrezione

 

 Non possiamo dirci cristiani se non crediamo in quel sepolcro vuoto.

 Nel racconto della resurrezione, torniamo a quella Chiesa che nacque dalla croce e dal sepolcro  vuoto del Signore. Dunque ci riscopriamo Chiesa.

  Gesù non fu più trovato nel sepolcro e la pietra che lo chiudeva era stata rotolata.

  Pensare che avessero rubato il corpo del crocifisso fu umano. Dobbiamo riscoprire quell’amore che vinse la morte. Con Simon Pietro e l’altro discepolo  è tutta la Chiesa che corre al sepolcro vuoto. Pietro, il primo tra i discepoli, era stato colui che aveva anche rinnegato Gesù e che aveva anche sperimentato la fedeltà del Signore. L’altro, amato dal Signore, arriva per primo: mostra di aver capito l’importanza del Signore. Anche noi dobbiamo riscoprirci uniti dalla fede nel Signore, nel suo amore.

 Credere non è solo vedere, è un atto che ci coinvolge prima di tutto nel cuore. Coinvolse quei discepoli, ma coinvolge anche noi. Per capire la bellezza di un uomo che muore per noi e risorgere dai morti, per vincere la morte. adempiendo le antiche profezie, come quella di Zaccaria.

 L’esperienza pasquale deve coglierci in cammino, per ripartire nella nostra vita di cristiani, così come i discepoli quando videro e credettero: ritornarono alla loro vita arricchiti, per ritrovarsi insieme nel nome del Signore, liberi dalle precedenti paure.