Sui Cantieri di Betania– 1 –
Lo scorso 11 luglio, Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, cardinale e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha diffuso due documenti: uno, intitolato I cantieri di Betania, con l’esposizione delle trearee tematiche sulle quali svolgere il secondo anno della fase di ascolto del processo sinodale delle Chiese in Italia avviato quest’anno, parallelamente a quello per il Sinodo dei vescovi, e l’altro Continuiamo a camminare insieme - Vademecum per il secondo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia a cura del Gruppo di coordinamento nazionale, con indicazioni operative su come organizzare i cantieri.
Nella presentazione dei documenti, Zuppi ha chiarito che ci si muove per ordine di papa Francesco. Fosse stato per i vescovi italiani, quindi, non lo si sarebbe fatto. A riprova di questo, osservò che fin dal 2015 il Papa aveva esortato i vescovi ad agire in quel senso, ma, fino a che non ha disposto personalmente e direttamente, nella primavera dello scorso anno, non s’era fatto nulla. In particolare sul tema della partecipazione delle donne ai ministeri ecclesiastici e sulla rimozione delle discriminazioni che colpiscono le persone divorziate che iniziano altre relazioni d’amore, sui quali una certa diffusa richiesta di cambiamento c’era stata.
Qual è l’obiettivo di queste attività che sono state programmate? È scritto nel primo documento: «È diventato sempre più chiaro che lo scopo non è tanto quello di produrre un nuovo documento – pure utile e necessario alla fine del percorso – ma quello di avviare una nuova esperienza di Chiesa.» Perché, quella di adesso non va bene? Il Papa, fin dall’inizio del suo regno, ha spiegato perché non ne è soddisfatto, in particolare lo ha fatto nel documento che è considerato il programma del suo ministero, l’Esortazione apostolica La gioia del Vangelo – in latino Evangelii gaudium, del 2013.
Nel documento I cantieri l’esposizione di quelle ragioni manca, ma qualche accenno se ne può cogliere: l’estraneità al mondo intorno e l’aver ignorato lo stesso attivismo sociale delle persone di fede; l’aver considerato “Chiesa” solo la burocrazia ecclesiastica; le insufficienze della formazione religiosa delle persone di fede e l’irragionevole emarginazione delle persone laiche dagli spazi decisionali e dai ministeri ecclesiali. Si dice che questi temi sarebbero emersi dall’ascolto effettuato nei circa 50.000 gruppi sinodali svolti, che hanno coinvolto circa mezzo milione di persone. Da essi sarebbe venuto l’unanime apprezzamento del metodo della conversazione spirituale seguito, per ordine dell’episcopato, negli incontri di quei gruppi. Stento a crederlo, ma è scritto così. Con quel metodo si è impedito il dialogo tra i partecipanti. E, infatti, ciò che si scrive ne sia uscito è pari pari ciò che ha detto il Papa. È poco credibile perché il pensiero e l’azione di papa Francesco sono vivamente osteggiati nella Chiesa italiana. Se ciò non è emerso nei gruppi sinodali, vuol dire che non ci si è potuti esprimere liberamente. La mancanza di libertà è il problema dei problemi della nostra Chiesa e la ragione della crescente sensazione di estraneità della gente verso la Chiesa.
Il primo documento è intitolato I cantieri di Betania perché, secondo il costume del clero, è scritto al modo di una omelia e lo si è voluto immaginificamente collegare al brano evangelico della visita alla casa di Betania di Marta e Maria, narrato nel Vangelo secondo Luca, al capitolo 10, versetti da 38 a 42.
Mentre era in cammino con i suoi discepoli Gesù entrò in un villaggio e una donna che si chiamava Marta, lo ospitò in casa sua.
Marta si mise subito a preparare per loro, ed era molto affaccendata. Sua sorella invece, che si chiamava Maria, si era seduta ai piedi del Signore e stava ad ascoltare quel che diceva.
Allora Marta si fece avanti e disse:
— Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille di aiutarmi!
Ma il Signore le rispose:
— Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose! Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via. [versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
Il collegamento con la sinodalità è che si parla di un gruppo di discepoli che giunse in quel villaggio dove c’era la casa di Marta e di Maria.
Qualche tempo dopo Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunziando il lieto messaggio del regno di Dio. Con lui c’erano i dodici discepoli e alcune donne che egli aveva guarito da malattie e liberato da spiriti maligni. Le donne erano Maria di Màgdala, dalla quale Gesù aveva scacciato sette demòni, Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre. Con i loro beni esse aiutavano Gesù e i suoi discepoli. [Dal Vangelo secondo Luca, capitolo 8, versetti da 1 a 3 – versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
Ma com’è che del villaggio menzionato nel Vangelo secondo Luca se ne parla come di Betania, un villaggio dell’antica Giudea? È scritto nel Vangelo secondo Giovanni:
Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato [dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 11, versetto 1 - versione in italiano TILC Traduzione interconfessionale in lingua corrente]
e poi:
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
I biblisti identificano le Marta e Maria di cui si parla nel Vangelo secondo Luca con quelle di cui si parla nel Vangelo secondo Giovanni e che quindi ritengono che il villaggio di cui si parla nel Vangelo secondo Luca fosse Betania.
Dunque il gruppo giunse a Betania, ospitato da Marta e Maria, Ci fu una predicazione, ascoltata da Maria insieme al gruppo. E venne la richiesta di Marta di mandare anche Maria a servire e quindi il famoso detto su chi tra le due avesse scelto la parte migliore.
L’autore del documento I cantieri di Betania ci ragiona sopra per avvalorare le indicazioni che vuole dare per lo svolgimento del secondo anno della fase di ascolto del processo sinodale.
Questo gruppo che cammina con il Maestro è il primo nucleo della Chiesa: i Dodici e alcune donne che seguono il Signore lungo la via, peccatori e peccatrici che hanno il coraggio e l’umiltà di andargli dietro. I discepoli e le discepole del Signore non percorrono itinerari alternativi, ma le stesse strade del mondo, per portare l’annuncio del Regno.
I discepoli sono “coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace” (Costituzione Luce per le genti, del Concilio Vaticano 2º, n.9): non un gruppo esclusivo, ma uomini e donne come gli altri, con uno sguardo però illuminato dalla fede nel Salvatore, che condividono “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (Costituzione La gioia e la speranza, del Concilio Vaticano 2º, n.1).
Il primo anno della fase narrativa del Cammino sinodale ha rappresentato per molti questa esperienza discepolare di “strada” percorsa con Gesù. Si sono create preziose sinergie tra le diverse vocazioni e componenti del popolo di Dio (laici, consacrati, vescovi, presbiteri, diaconi, ecc.), tra condizioni di vita e generazioni, tra varie competenze.
È unanime la richiesta di proseguire con lo stesso stile, trovando i modi per coinvolgere le persone rimaste ai margini del Cammino e mettersi in ascolto delle loro narrazioni. [Dal documento I cantieri di Betania]
Il mezzo milione di persone che, secondo gli autori de I cantieri di Betania, hanno partecipato quest’anno all’ascolto sinodale sono stati solo una minima parte, più o meno il 3,5 %, dei 15 milioni di italiani che ancora vanno in chiesa ogni tanto. Quindi, la gran parte di chi va in Chiesa non è stata coinvolta nel processo sinodale. C’è da esserne soddisfatti? Gli autori del documento sembrano esserlo. E addirittura ne traggono argomento per proseguire come s’è iniziato, in particolare con il magnificato metodo della conversazione spirituale. Ritengono che sia venuta un’unanime indicazione a continuare così. Però, circa il 96% di chi ancora viene in chiesa mi pare si sia espressa in senso contrario, non partecipando. Ma, poi, ne avrà mai saputo qualcosa? Ad esempio, nella nostra parrocchia, dove , se ben ricordo, ai quattro incontri sinodali ha partecipato una quarantina di persone su circa mille che vengono in chiesa, l’attività sinodale è stata annunciata brevemente solo durante le messe domenicali e in nessun altro modo. Nè è stato comunicato alla comunità come se ne è riferito in diocesi.
Obiettivamente si è trattato di un ascolto molto deludente, a meno di non considerare Chiesa solamente le persone che hanno partecipato, contro gli obiettivi che ci si proponeva.
Mario Ardigó- Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte, Sacro Valli.