Mia forza e mio canto
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
"Il suo amore è per sempre".
Dica la casa di Aronne:
"Il suo amore è per sempre".
Dicano quelli che temono il Signore:
"Il suo amore è per sempre".
Nel pericolo ho gridato al Signore:
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
Il Signore è per me, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
Il Signore è per me, è il mio aiuto,
e io guarderò dall'alto i miei nemici.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
Tutte le nazioni mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore le ho distrutte.
Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore le ho distrutte.
Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra i rovi,
ma nel nome del Signore le ho distrutte.
Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze,
la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
Apritemi le porte della giustizia:
vi entrerò per ringraziare il Signore.
È questa la porta del Signore:
per essa entrano i giusti.
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.
Formate il corteo con rami frondosi
fino agli angoli dell'altare.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
[Salmo 118 - versione in italiano CEI 2008]
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Questo salmo, oltre al versetto
Mia forza e mio canto è il Signore
contiene anche il versetto:
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
che ritroviamo nel Vangelo secondo Matteo, al capitolo 21, versetti da 33 a 46, un brano che racconta un drammatico episodio avvenuto nel Tempio di Gerusalemme, durante il quale fu raccontata la parabola dei “Vignaioli omicidi”. Essa ci parla della missione del Maestro e, dunque, anche di noi, che ci siamo messi alla sua sequela.
Egli non fu quel condottiero di cui si parla nel salmo ma nemmeno quel guerriero che nel medesimo testo rende lode per essere stato prodigiosamente salvato dai nemici, distrutti, anche se quell’episodio evangelico ci narra di un episodio conflittuale del quale fu protagonista polemizzando, in quel luogo sacro, con i sacerdoti e gli anziani del popolo, quindi con alcuni dei capi religiosi della città. Il giorno prima aveva scacciato dal Tempio quelli che compravano e vendevano.
Al termine del capitolo del Vangelo secondo Matteo che ho citato si legge:
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Chi era dunque? L’uomo che ordina l’agàpe anche con chi è nemico, o colui che se ne attende la distruzione?
Non è una questione di facile soluzione. La persona di fede si aspetta un aiuto dalla predicazione e qui si capisce che anche la teologia serve. Di fatto, storicamente, i cristiani sono scesi in guerra, addirittura tra loro come accade di questi tempi in Ucraina, anche confidando nell’aiuto del Cielo alle loro armate. Nel caso di vittoria, hanno pensato di rivivere l’esperienza del salmo.
Mia forza e mio canto
Troviamo questa espressione anche in un altro brano biblico guerresco, in cui si rende lode per la salvezza da un nemico in guerra, nel libro dell’Esodo, capitolo 15, versetti da 1 a 18:
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
"Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!
Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.
Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico;
con sublime maestà
abbatti i tuoi avversari,
scateni il tuo furore,
che li divora come paglia.
Al soffio della tua ira
si accumularono le acque,
si alzarono le onde come un argine,
si rappresero gli abissi nel fondo del mare.
Il nemico aveva detto:
"Inseguirò, raggiungerò,
spartirò il bottino,
se ne sazierà la mia brama;
sfodererò la spada,
li conquisterà la mia mano!".
Soffiasti con il tuo alito:
li ricoprì il mare,
sprofondarono come piombo
in acque profonde.
Chi è come te fra gli dèi, Signore?
Chi è come te, maestoso in santità,
terribile nelle imprese,
autore di prodigi?
Stendesti la destra:
li inghiottì la terra.
Guidasti con il tuo amore
questo popolo che hai riscattato,
lo conducesti con la tua potenza
alla tua santa dimora.
Udirono i popoli: sono atterriti.
L'angoscia afferrò gli abitanti della Filistea.
Allora si sono spaventati i capi di Edom,
il panico prende i potenti di Moab;
hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan.
Piombino su di loro
paura e terrore;
per la potenza del tuo braccio
restino muti come pietra,
finché sia passato il tuo popolo, Signore,
finché sia passato questo tuo popolo,
che ti sei acquistato.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!".
“Mia forza e mio canto”
Descrive bene l’esperienza che si vive nella fede religiosa, nella quale l’emotività è molto importante. Al fondo, molti, e io tra loro, parlano della propria fede anche come di un canto che dà forza e, in effetti, cantando ci si fa forza.
Però si osserva che nei Vangeli, quindi nella nostra Bibbia, il Maestro ci viene presentato una volta sola mentre canta, e in un altro momento altamente drammatico della sua vita:
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?". Ed egli rispose: "Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: "Prendete, mangiate: questo è il mio corpo". Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d'ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio".
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
[dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 26, versetto da 20 a 30]
Si trattò però, per così dire, di un canto liturgico. Del resto anche il salmo che ho trascritto all’inizio lo è. Si può pensare però che sia originato non in ambito liturgico, ma nel quadro di una vera esperienza di guerra, in cui si riuscì a prevalere quando non ce se lo aspettava. Il nostro inno nazionale, il Canto degli italiani o Inno di Mameli, scaturì da un contesto simile.
Il Maestro, nella sua vita terrena, non combatté nessuna guerra, ma fu in vivo contrasto con le autorità religiose del suo tempo, riunite a Gerusalemme nel Sinedrio, un organismo che potremmo riconoscere come sinodale anche se inserito in una cultura e in una società tanto diverse dalle nostre. È in questa situazione che, evidentemente, gli venne alla mente quel salmo guerresco:
E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi.”
Mi viene da pensare, così, che la predicazione non sia veramente attività sinodalizzabile, perché può richiedere di porsi contro la propria comunità e i suoi capi. Di fatto è ciò che più meno è sempre accaduto ai riformatori cristiani, i quali in genere hanno fatto l’esperienza dell’essere scartati, che potremmo rendere anche con emarginati. Un’esperienza molto dolorosa, drammatica, nella quale la fede-ragione consola poco e allora si fa appello alla fede-canto.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli