L’immaginazione e il potere
In un mondo ormai non troppo lontano nel futuro, esseri pensanti non biologici, produzioni delle nostre tecnologie, avranno un ruolo sempre più importante nel fare le cose e tenere l’ordine.
Le loro menti non risiederanno nei dispositivi che saranno loro necessari per interfacciarsi con gli esseri umani, come avviene a noi con il nostro cervello, ma in molte altre strutture dedicate, sparse fisicamente in diversi luoghi, organizzate in un sistema del quale non si potrà più dire che sia in un qualche preciso luogo, con le quali quei dispositivi si connetteranno.
Già oggi i precursori di quegli esseri, che definiamo intelligenze artificiali, funzionano così, ad esempio il motore di ricerca ed elaborazione massiva di dati Google che è un’intelligenza artificiale, della quale l’I-Pad che sto usando è un terminale.
Chi controllerà questi nuovi esseri avrà sulle società degli umani un potere quale non c’è mai stato, fino a che essi, una volta imparato a controllare le nostre società, impareranno a controllare anche i loro creatori, e allora saranno i nuovi dei.
Nelle scienze giuridiche già si discute come e in che limiti attribuire ai sistemi più evoluti di intelligenza artificiale personalità giuridica, come avviene per le società commerciali e con altri tipi di enti. Solo che dietro alle attuali persone giuridiche ci sono organizzazioni di umani, nell’altro caso non più. Già in alcuni settori della società si è arrivati a questo, ad esempio nei sistemi di intelligenza artificiale ai quali è stato concesso di prendere importanti decisioni sui mercati degli strumenti finanziari, vendendo e comprando.
Ciò che ancora negli scorsi anni ’70, quando iniziai ad appassionarmi della fantascienza, rientrava in quel genere di letteratura, ai tempi nostri è già realtà.
Non si è però ancora arrivati a produrre ciò che viene definito singolarità, e che possiamo descrivere come un nuovo essere pensante non biologico.
Per ora si privilegia l’interazione delle intelligenze artificiali con gli umani, innanzi tutto perché è economicamente più conveniente (la biologia di un essere umano può sostentarsi in un deserto inospitale mangiando cavallette, come è scritto che facesse Giovanni il Battezzatore), ma poi anche per il fatto che se per fare cose e distruggerle i sistemi di intelligenza artificiale superano gli esseri umani, per avere questi ultimi nelle proprie mani basta l’immaginazione, il mito, e avere gli esseri umani in proprio potere è stato finora il fine principale delle organizzazioni di governo. Queste ultime sono fatte di esseri umani e la nostra biologia, della quale le nostre menti sono produzioni, ci assoggetta, tutti, i potenti come gli schiavi, alle relazioni profonde con altri come noi, senza i quali quindi non raggiungiamo emotivamente ciò che definiamo il senso della vita. Ciò ha consentito, finora, di limitare il potere sociale delle organizzazioni di governo semplicemente rovesciandone i miti fondativi. I processi democratici si sono sviluppati in questo modo in Europa dalla fine del Settecento, trovando però la loro prima realizzazione politica in Nord America, in una società lontana di colonizzazione europea dove fu meno forte la resistenza del potere fino a quel momento dominante.
E tuttavia in futuro potrebbe non essere più così. Gli dei infatti potrebbero non essere più umani e, anche prima di quel momento, i nuovi dominatori del mondo, con l’ausilio dei nuovi esseri pensanti, potrebbero divenire così pochi che tutte le moltitudini intorno potrebbero essere sovrabbondanti per soddisfare le loro esigenze emotive di senso.
La gran parte degli esseri umani potrebbe diventare inutile a strutture sociali dominanti, composte da minoranze sempre più esigue, che non abbiano più bisogno di allestire miti per legittimarsi al governo, ma che sfruttino la potenza di controllo sociale, del fare e nel distruggere,garantita dai nuovi esseri pensanti non biologici. L’intuizione di papa Francesco di uno scarto sociale, con sempre più persone ridotte in una condizione sub-umana da un sistema tecnocratico, potrebbe rivelarsi allora sempre più azzeccata.
La democrazia, intesa come complesso di miti e procedure che consentano alle masse di influenzare in qualche modo il governo sociale potrebbe diventare obsoleta, e, per la verità, ci sono segni inequivocabili che lo stia già diventando.
È un fenomeno sociale che ha iniziato a manifestarsi nel nuovo Millennio, l’epoca in cui i sistemi di intelligenza artificiale sono stati sempre più utilizzati per conquistare il consenso sociale. L’Italia, gli Stati Uniti d’America e il Brasile appaiono essere stati i massimi laboratori, a livello mondiale, di questi nuovi sistemi di potere sociale. In Italia negli ultimi dieci anni si sono prodotti per questa via processi francamente rivoluzionari, anche se non mi pare che la gente se ne sia resa bene conto. Fondamentalmente perché manca di un immaginario adeguato per comprendere ciò che sta avvenendo, che invece è ben chiaro, mi pare, ai sociologi.
Il principale mito fondativo che sta traballando è quello dell’uguaglianza. La via ideologica seguita per superarlo è quella del contrapposto mito del merito. La società del futuro che sarà dominata sfruttando sistemi pensanti non biologici, sarà immaginata come fatta di persone diseguali dove la diseguaglianza sarà legittimata dal merito, che sarà riconosciuto ai gruppi che saranno riusciti ad assicurarsi il controllo di quei sistemi.
In una società così non ci sarà più posto per i cristianesimi.
La sfida tra essi e il nuovo modello di egemonia sociale sarà mortale. Sorgeranno infatti nuovi dei.
Di fronte a questi scenari, i deludenti tentativi di riforma allestiti nella nostra Chiesa da una gerarchia ostinatamente autoreferenziale, che si appaga di coinvolgervi solo le proprie esigue corti, lasciano il tempo che trovano. Ciò che si fa potrebbe essere stato fatto, così com’è, negli scorsi anni Sessanta, e infatti i riferimenti culturali proposti, i documenti di un Concilio ormai divenuti obsoleti, risalgono a quell’epoca. Il pervicace rifiuto del metodo democratico rende tutto inutile a fronteggiare la sfida dei tempi nuovi e del resto tutto procede stancamente e senza convinzione, più che altro per inscenare un’obbedienza gerarchica ad un Papa vegliardo, con scarsissimo coinvolgimento popolare, del quale non si sente il bisogno, appunto perché si respingono tutte le istanze democratiche.
Si ripropone allo sfinimento lo stesso immaginario dell’ultimo secolo e mezzo, con il quale sinora si è riusciti a salvare l’autocrazia clericale, ma che, almeno in Europa, sta conducendo all’annichilimento delle nostre Chiese.
Mario Ardigò – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli