Nuovi miti
Una cultura priva di miti non renderebbe il senso della nostra vita, ma una vita sociale organizzata solo intorno a miti ci ricondurrebbe alle collettività ancestrali e forse soccomberemmo alle forze della natura, basata appunto sulla legge della forza. Comunque, affidandoci solo ai miti, non potremmo certamente vivere in oltre otto miliardi contemporaneamente sul pianeta. In particolare dobbiamo essere in grado di capire e valerci delle dinamiche naturali di causalità in modo da saper costruire delle macchine senza confidare di poterle far funzionare mediante qualche rito, ma comprendendo anche che senza riti non ci è possibile creare le nostre società. Quest’ultima consapevolezza sfuggiva alle correnti del Positivismo europeo, prodottesi intorno a metà Ottocento mitizzando i successi tecnologici. Anche i marxismi in genere ne furono espressione. Il tratto comune fu la mitizzazione delle scienze naturali. Su queste basi, tutti, salvo uno, i comunismi di impronta marxista finora realizzati (detti perciò reali) nel mondo, quelli nei quali quindi dei partiti comunisti passarono dall’essere da forze sociali di opposizione a forze egemoni nel governo, si sfiancarono nell’inutile tentativo di sradicare le religioni storiche, compreso quello più potente di tutti che impera tuttora nella Cina continentale. Fu diverso il solo comunismo italiano, potentemente inculturato dal cattolicesimo sociale. Anche da esso ci derivò la nostra Costituzione vigente, che a ragione le formazioni politiche oggi egemoni, prodotti sociali di una cultura radicalmente diversa, vivono come imbarazzante.
La nostra sopravvivenza sul pianeta si basa quindi su un delicato e dinamico equilibrio culturale tra mitologie sociali e tecnologie basate sulle scienze naturali, per il quale si possano far funzionare, al contempo, le nostre società, basate sulla fisiologia dell’emotività che crea le nostre menti, e le nostre macchine, basate sulle forze naturali. La necessità di un equilibrio simile spiega perché una parte considerevole degli scienziati della natura, compresi gli scienziati sociali, aderiscono a una qualche religione storica: un controsenso per i vecchi Positivisti europei.
Comprendere questo è molto importante ora che stiamo tentando di organizzare la nostra vita ecclesiale, nelle realtà sociali di base, non solo nella sovrastante burocrazia ecclesiastica, nella quale in fin dei conti si risolve dal punto di vista sociologico e giuridico ciò che viene chiamato Chiesa universale, in modo più partecipato e responsabile, secondo il principio “Non senza di me, ma non solo da me”, quindi senza annichilimento della personalità individuale nella pura soggezione ad una qualche autorità sociale sacralizzata, ma senza il rifiuto anarchico di ogni autorità sociale e anche del sacro in sé.
Le nostre teologie correnti hanno fatto il loro tempo, ma non per le loro basi mitologiche, bensì perché rispondono ad esigenze non più attuali e quindi sono organizzate sulla base di diversi equilibri culturali dei fattori che dicevo. La cultura europea occidentale contemporanea è la prima nella storia dell’umanità a porsi l’obiettivo di un’umanità globalmente pacificata come condizione per la sopravvivenza sul pianeta. Tutte le altre culture correnti nel mondo, compreso il neo-positivismo ipertecnologico imperante negli Stati Uniti d’America, ordinamento politico multi-etnico che costituisce ancora il modello mondiale della potenza imperiale come quello bizantino lo fu per il mondo antico e lo è anche oggi per la nostra Chiesa, sono da questo punto di vista più arretrate e per questo non si scandalizzano del ricorso alla guerra come via di raggiungimento degli equilibri internazionali.
Secondo questa cultura ad ogni forza che preme bisogna contrapporre una forza almeno equivalente in modo da creare le condizioni di deterrenza: è l’equilibrio del terrore, vissuto tra il blocco imperiale capitalista egemonizzato dagli Stati Uniti d’America e quello comunista leninista-stalinista egemonizzato dall’Unione sovietica tra il 1949, anno in cui l’Unione sovietica iniziò a produrre industrialmente bombe atomiche a fissione e poi quelle a fusione, all’idrogeno, e il 3 dicembre 1989, giorno in cui nell’incontro svoltosi a La Valletta, a Malta, sulla nave sovietica Maxim Gorki, George Bush padre, che nel gennaio successivo si sarebbe insediato come presidente federale statunitense, e Michail Gorbaciov, all’epoca Segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, posero le basi per il superamento di quella contrapposizione.
Se da un lato l’obsolescenza di quelle teologie ha comportato, in Europa, una progressiva perdita di consenso sociale sui poteri sociali da esse sacralizzati, interpretata a torto come secolarizzazione, quindi come abbandono del soprannaturale, mentre si trattava di desacralizzazione, vale a dire relativizzazione di assolutismi politici arbitrariamente sacralizzati, dall’altro sta portando a nuove forme di sacralizzazioni, ad esempio intorno alle idee di libertà, dignità sociale, eguaglianza, solidarietà.
Proprio in questo quadro si è venuto sviluppando il movimento per la sinodalità ecclesiale nei vari filoni che si sono manifestati, su basi piuttosto diverse, negli attuali cattolicesimi, in particolare nell’America Latina e in Germania, e che ora, su impulso di Papa Francesco, espressione dei primi, si sta cercando di diffondere a livello globale, con risultati per ora modesti in Italia.
Mario Ardigó – Azione Cattolica in San Clemente papa – Roma, Monte Sacro, Valli