Impegno associativo
1. Il
blog http://acvivearomavalli.blogspot.com/ è dedicato alla quarantina di socie
e soci del gruppo parrocchiale di Azione
Cattolica nella parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, nel quartiere
Montesacro - Valli, nel Nord-est della città, sulla riva destra del fiume
Aniene, nel Terzo Municipio di Roma Capitale. Ma storicamente ha avuto un
pubblico di lettori molto più vasto, addirittura sparso in tutto il mondo. E’
il prodigio della telematica del WEB, sigla che significa rete mondiale.
In effetti, aprendolo, avevamo pensato che
potesse essere anche uno strumento per coinvolgere nuove persone nel nostro
gruppo. Così non è stato. Sono arrivate nuove adesioni, ma da persone attratte
nel modo tradizionale, mediante una relazione faccia a faccia.
Tra il semplice
interessarsi e il partecipare c’è un abisso.
Le persone sembrano
aver paura di legarsi a un gruppo, e in particolare a un gruppo ecclesiale,
come indubbiamente il nostro è. Ma temono anche solo di dialogare con le persone di
quella piccola società. ll dialogo, in effetti, è la forma iniziale di
relazione sociale partecipativa.
Certamente, aderire
all’Azione Cattolica manifesta alcuni impegni importanti: innanzi tutto quello
dell’azione sociale democratica per affermarvi i valori
caratteristici del pensiero sociale ispirato dalla nostra fede. Per fare questo
l’Azione Cattolica fu costituita, agli albori della democrazia di popolo in
Italia, dopo che, dalla metà dell’Ottocento la democrazia italiana era stata cosa che
riguardava i ceti più abbienti e colti. Ma il semplice dialogare ancora non è questo.
Mi pare che ci si
appaghi di assistere, ritraendosi da partecipare.
2. Un
motivo di quell’atteggiamento può essere
l’esitazione nel dialogare su temi legati a valori di fede.
Si sospetta che la
religione sia solo un complesso di fantasie.
Se si digita nella
striscia di ricerca di Google la frase “Dio
non c’è”, in italiano, si ottengono 45 milioni di risultati. Se la si
digita in inglese, “God doesn’t exist”,
se ne ottengono 185 milioni. Una vita non basterebbe ad esaminare tutti gli
argomenti che sostengono l’inesistenza di Dio.
Storicamente le prove della sua esistenza sono molte di meno: si
contano sulle dita della mano, anche se con molte varianti. Ma non sono
veramente prove, bensì argomenti ragionevoli.
La prova
fondamentale dell’inesistenza di Dio è nella estrema facilità di immaginare una religione e la relativa divinità, per cui
ogni società ne può sognare diverse, come in effetti storicamente è
accaduto e ancora accade. Il paradosso di ogni teologia è di essere un discorso
raziocinante fondato essenzialmente sull’immaginazione.
Nella visione
cristiana, uno degli argomenti più convincenti dell’esistenza di Dio è l’agàpe. Gli esseri umani, pur discendendo
biologicamente da antiche belve, sono capaci di agàpe, e in questo si distinguono da ogni altro vivente. L’agàpe è la tensione verso società
universali benevolenti, misericordiose, solidali, nelle quali ogni persona sia
accolta, trovando ristoro e affetto, e, in ciò, appagamento. Per quel
sentimento, soffriamo per la violenza
sociale e siamo capaci di compassione verso gli sconfitti e i sofferenti. L’agàpe è una caratteristica profondamente umana e
diverge da come va la natura intorno a noi, sottomessa al duro servaggio del
conflitto di sterminio, in cui si sopravvive uccidendo e mangiando altri
viventi. L’agàpe non è
immaginazione, è realtà. Da dove ci
viene? Natura o sopranatura? Nella fede cristiana, Dio è agàpe, è scritto. L’agàpe
è presentata come soprannaturale, e,
certo, non la troviamo in natura
salvo che negli esseri umani.
Leggiamo, ad esempio nella prima lettera di
Giovanni, capitolo 4, versetto 16:
Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama. Dio è
amore, e chi vive nell’amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui
[Versione della TILC - Traduzione interconfessionale in
lingua corrente]
καὶ ἡμεῖς ἐγνώκαμεν καὶ πεπιστεύκαμεν τὴν ἀγάπην ἣν ἔχει ὁ θεὸς
ἐν ἡμῖν. Ὁ θεὸς ἀγάπη ἐστίν, [si
legge: O Teòs agàpe estìn = Dio è agàpe] καὶ ὁ μένων ἐν τῇ ἀγάπῃ ἐν τῷ θεῷ μένει καὶ ὁ θεὸς ἐν αὐτῷ ⸀μένει.
[testo originario in greco da http://
https://www.bibbiaedu.it/GRECO_NT/nt/1Gv/4/]
L’ideale e la meta dell’agàpe è al centro dell’azione sociale dei cristiani,
e naturalmente di molte altre cose importanti per la loro fede. E’ il
principale comandamento:
Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 22, versetti dal 34 al 40:
Quando i farisei vennero a sapere
che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei si radunarono insieme. Uno di
loro, che era *maestro della Legge, gli domandò per metterlo alla prova: —
Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge? Gesù gli
rispose: — Ama il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua
anima e con tutta la tua mente. Questo è il comandamento più grande e più importante. Il
secondo è ugualmente importante: Ama il tuo prossimo come te stesso. Tutta la
legge di Mosè e tutto l’insegnamento dei *profeti dipendono da questi due
comandamenti.
[Versione della TILC - Traduzione interconfessionale in
lingua corrente]
Οἱ δὲ Φαρισαῖοι ἀκούσαντες ὅτι ἐφίμωσεν τοὺς Σαδδουκαίους
συνήχθησαν ἐπὶ τὸ αὐτό. 35 καὶ ἐπηρώτησεν εἷς ἐξ αὐτῶν νομικὸς πειράζων ⸀αὐτόν· Διδάσκαλε,
ποία ἐντολὴ μεγάλη ἐν τῷ νόμῳ; ὁ ⸀δὲ ἔφη αὐτῷ· Ἀγαπήσεις
κύριον τὸν θεόν [si legge: agapèseis kùrion ton teòn = amerai il tuo Dio] σου ἐν ὅλῃ ⸀τῇ καρδίᾳ
σου καὶ ἐν ὅλῃ ⸁τῇ ψυχῇ σου καὶ ἐν ὅλῃ τῇ διανοίᾳ σου· 38 αὕτη ἐστὶν
⸂ἡ μεγάλη καὶ πρώτη⸃ ἐντολή. Δευτέρα ⸀δὲ ὁμοία ⸀αὐτῇ· Ἀγαπήσεις τὸν
πλησίον σου ὡς σεαυτόν[si legge: agapèseis
ton plesion su os seautòn = amerai il tuo prossimo come te stesso]. ἐν
ταύταις ταῖς δυσὶν ἐντολαῖς ὅλος ὁ νόμος ⸂κρέμαται
καὶ οἱ προφῆται⸃.
[testo originario in greco antico da http:// https://www.bibbiaedu.it/GRECO_NT/nt/Mt/22/
-nel lessico di Gesù in quel brano, come anche altrove, amore traduce ἀγάπη (si legge: agàpe)]
Nell’omelia svolta domenica 25 ottobre nelle
Chiesa madre di Salve, in Puglia, provincia di Lecce, trasmessa in televisione
sulla rete Rai 1, il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca Vito Angiuli, commentando
quel brano evangelico, ha insegnato:
[…] La Parola di Dio di
questa domenica ci ricorda che tutta la nostra vita è fondata sul comandamento
dell’amore [agàpe nel testo
evangelico commentato] di Dio e del prossimo. E’ questo il vero
antidoto a tutti le malattie spirituali.
Quei
comandamenti sono presenti nell’Antico Testamento.
La novità
dell’insegnamento di Cristo è nell’aver ribadito l’assolutezza del primo
comandamento e nell’aver legato il precetto dell’amore di Dio a quello
dell’amore del prossimo. I due comandamenti sono come due facce della stessa
medaglia, sono distinti ma interdipendenti. Si rapportano l’uno all’altro, in
una inscindibile unità, che non comporta la totale identificazione, ma esprime
la stretta interrelazione. Il primo è la radice e il
fondamento di tutto. Se l’amore di Dio è il primo e il più grande dei
comandamenti, l’amore del prossimo è simile al primo, dice Gesù. Non
sono identici: il secondo è il riflesso, l’esplicitazione, l’epifania, il banco
di prova, lo specchio dell’amore verso Dio. Da questi due precetti,
che sono in realtà un solo comandamento, dipendono tutta la Legge e i Profeti.
Il grande
comandamento dell’amore è il punto di aggancio e la sintesi di tutti gli altri
precetti: la pienezza della legge, il compimento della rivelazione,
l’orientamento fondamentale della nostra vita.
[…]
Non basta essere soci,
cioè avere gli stessi interessi, bisogna farsi prossimi, farsi vicino a chi è
nel bisogno, come scrive il papa nell’enciclica Fratelli Tutti,
prendersi cura di lui come il Buon Samaritano, gratuitamente e fraternamente.
[…]
Nascerà così il volto
di una nuova umanità rinnovata dall’amore.
Ha insegnato il papa
Joseph Ratzinger - Benedetto 16° nell’enciclica Dio è amore - Deus caritas est:
«3. All'amore
tra uomo e donna, che non nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo
s'impone all'essere umano, l'antica Grecia ha dato il nome di eros.
Diciamo già in anticipo che l'Antico Testamento greco usa solo due volte la
parola eros, mentre il Nuovo Testamento non la usa mai: delle tre
parole greche relative all'amore — eros, philia [si legge: filìa] (amore
di amicizia) e agape — gli scritti neotestamentari
privilegiano l'ultima, che nel linguaggio greco era piuttosto messa ai margini.
Quanto all'amore di amicizia (philia), esso viene ripreso e approfondito
nel Vangelo di Giovanni per esprimere il rapporto tra Gesù e i
suoi discepoli. La messa in disparte della parola eros, insieme
alla nuova visione dell'amore che si esprime attraverso la parola agape,
denota indubbiamente nella novità del cristianesimo qualcosa di essenziale,
proprio a riguardo della comprensione dell'amore.»
L’agàpe non
è un valore solo cristiano, e in particolare solo cattolico: pervade infatti le
grandi religioni storiche, che in questo possono sentirsi avvicinate, e tutte le confessioni che si richiamano
all’insegnamento di Cristo. Di questo la Chiesa cattolica ha preso piena
consapevolezza solo di recente, in particolare a partire dal Concilio Vaticano
2°, celebrato a Roma tra il 1962 e il 1965. In precedenza, tra cristiani e religioni
diverse, e anche tra diverse confessioni cristiane, ci si era duramente
combattuti.
Ebbene l’azione dell’Azione Cattolica è principalmente diretta
a costruire quella nuova umanità universale rinnovata nell’agàpe,
innanzi tutto capendo e praticando l’agàpe a cominciare dalle
proprie realtà sociali di prossimità, i gruppi parrocchiali.
L’agàpe è anche un linguaggio e un linguaggio
universale: ognuno l’intende. Ed è anche per parlarlo, nel dialogo
sociale, che ci incontriamo in Azione Cattolica.
3. I cristiani, da un certo punto di vista, possono essere considerati le
persone che praticano in società l’agàpe soprannaturale. Li si può osservare, come fanno i sociologi e gli
antropologi. E allora li si avvicina dall’esterno, senza lasciarsi coinvolgere,
a volte per semplice curiosità o interesse colto. Ma vi basta?
Chi spende tempo e un certo impegno per
leggere quello che è scritto sul blog del gruppo non cerca qualcos’altro? Noi,
però, non abbiamo altro da offrire che l’agàpe
che cerchiamo di praticare, e anche
di imparare a praticare sempre meglio aiutandoci in questo gli uni gli altri.
Nella fede cristiana, la questione puramente
intellettuale, razionale, sull’esistenza di Dio, sulla quale tanto si
sono affaticati i filosofi, è, in fondo, secondaria, perché, una volta
accettato razionalmente uno dei pochi argomenti a favore dell’esistenza di Dio, superando i milioni di
argomenti in contrario, innanzi tutto l’evidenza che Dio nessuno lo ha mai visto [come è scritto all’inizio del Vangelo
secondo Giovanni], si è in fondo appena all’inizio e, soprattutto, lontani
dall’essenziale, dal fondamento, che è l’agàpe.
E’ solo accostandosi a una comunità viva e iniziando a cercare di praticarla
che si avanza. Sembra un legarsi, ma i cristiani la vivono come una
liberazione, innanzi tutto dai conflitti sulle parole che tanto duramente hanno
travagliato le loro società e quelle da essi influenzate, dirette od
oppresse, e poi da duro servaggio della
legge di natura, secondo la quale pesce grande mangia pesce piccolo. Il peccato dal quale i cristiani chiedono
di essere liberati è, essenzialmente, quello del tradimento pratico, prima che razionale, dell’agàpe. Ma non è forse tutta la nostra società a sentirsene
afflitta.
Quello che ho capito dell’iniziazione alla
fede cristiana è questo: se non è anche agàpe
è solo erudizione. Con l’agàpe diventa
sapienza.
Concludo quindi con un invito ad accettare la
sfida cristiana dell’agàpe, a non
esitare, a non rimanere nel ruolo di semplici osservatori. Coraggio!
Coraggio ci vuole, specie di questi tempi, in
cui un malefico agente virale cerca di colpirci proprio nella nostra attitudine
sociale, facendoci temere gli uni degli altri.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
Associative commitment
1. The blog
http://acvivearomavalli.blogspot.com/ is dedicated to the forty members of the
Catholic Action parish group in the parish of San Clemente Papa, in Rome, in
the Montesacro - Valli district, in the north-east of the city, on the banks of
the Aniene river, in the Third Municipality of Rome. But historically it has
had a much larger readership, even spread all over the world. It is the prodigy
of WEB telematics, an acronym that means worldwide network.
Indeed, opening it, we thought it could also
be a tool to involve new people in our group. This was not the case. New
members have arrived, but from people attracted in the traditional way, through
a face-to-face relationship.
There is an abyss between simply taking an
interest and participating.
People seem to be afraid of becoming attached
to a group, and in particular an ecclesial group, as ours undoubtedly is. But
they are also afraid of just talking to the people of that small company. In
fact, dialogue is the initial form of participatory social relationship.
Certainly, joining Catholic Action manifests
some important commitments: first of all that of democratic social action to
affirm the characteristic values of social thought inspired by our faith. To
do this, Catholic Action was established, at the dawn of people's democracy in
Italy, after Italian democracy had been a matter for the wealthiest and most
educated classes from the mid-nineteenth century. But the simple dialogue
still does not.
It seems to me that we are satisfied to
assist, withdrawing to participate.
2. A reason for that
attitude may be the hesitation in discussing issues related to values of faith.
Religion is suspected to be just a complex of
fantasies.
If you type the phrase "God is not
there", in Italian, in the Google search strip, you will get 45 million
results. If you type it in English, "God doesn't exist", you get 185
million. One life would not be enough to examine all the arguments that support
the non-existence of God.
Historically, the evidences of its existence
is much less: it can be counted on the fingers of the hand, albeit with many
variations. But they are not really evidences, but reasonable arguments.
The fundamental evidence of the non-existence
of God is in the extreme ease of imagining a religion and its divinity, so that
every society can dream of different ones, as in fact historically has happened
and still happens. The paradox of any theology is that it is a reasoning
discourse based essentially on the imagination.
In the Christian view, one of the most
convincing arguments of the existence of God is the agape. Human beings,
although biologically descended from ancient beasts, are capable of agape, and
in this they are distinguished from any other living thing. The agape is the
tension towards benevolent, merciful, supportive universal societies, in which
every person is welcomed, finding refreshment and affection, and, in this,
satisfaction. For that feeling, we suffer for social violence and are capable
of compassion for the defeated and the suffering. The agape is a profoundly
human characteristic and diverges from the nature around us, subjected to the
harsh servitude of the extermination conflict, in which one survives by killing
and eating other living beings. The agape is not imagination, it is reality.
Where does it come from? Nature or overnature? In the Christian faith, God is
agape, it is written. The agape is presented as supernatural, and, of course,
we do not find it in nature except in human beings.
We
read, for example, in the first letter of John, chapter 4, verse 16:
We
know and believe that God loves us. God is love, and whoever lives in love is
united with God, and God is present in him
[Version
of the TILC - Interfaith Translation in Current Language]
καὶ
ἡμεῖς ἐγνώκαμεν καὶ πεπιστεύκαμεν τὴν ἀγάπην ἣν ἔχει ὁ θεὸς ἐν ἡμῖν. Ὁ θεὸς ἀγάπη
ἐστίν, [we read: O Teòs agàpe estìn = God is agàpe] καὶ ὁ μένων ἐν τῇ ἀγάπῃ ἐν
τῷ θεῷ μένει καὶ ὁ θεὸς ῷν αὐν.
[original
text in Greek from http: // https://www.bibbiaedu.it/GRECO_NT/nt/1Gv/4/]
The ideal and goal of the agape is at the
center of the social action of Christians, and of course of many other things
important for their faith. It is the main commandment:
From
the Gospel according to Matthew, chapter 22, verses 34 to 40:
When
the Pharisees learned that Jesus had shut the mouth of the Sadducees, they
gathered together. One of them, who was * teacher of the Law, asked him to put
him to the test: - Teacher, what is the greatest commandment of the Law? Jesus
answered him: - Love the Lord, your God, with all your heart, with all your
soul and with all your mind. This is the greatest and most important
commandment. The second is equally important: Love your neighbor as yourself.
All the law of Moses and all the teaching of the * prophets depend on these two
commandments.
[Version
of the TILC - Interfaith Translation in Current Language]
Οἱ δὲ Φαρισαῖοι ἀκούσαντες ὅτι ἐφίμωσεν τοὺς
Σαδδουκαίους συνήχθησαν ἐπὶ τὸ αὐτό. 35 καὶ ἐπηρώτησεν εἷς ἐξ αὐτῶν νομικὸς
πειράζων ⸀αὐτόν · Διδάσκαλε, ποία
ἐντολὴ μεγάλη ἐν τῷ νόμῳ; ὁ ⸀δὲ ἔφη αὐτῷ · Ἀγαπήσεις κύριον τὸν θεόν [reads: agapeseis Kurion ton = Teon
shall love your God] σου ἐν ὅλῃ ⸀τῇ καρδίᾳ σου καὶ ἐν ὅλῃ ⸁τῇ ψυχῇ σου καὶ ἐν ὅλῃ τῇ διανοίᾳ σου · 38 αὕτη ἐστὶν ⸂ἡ μεγάλη καὶ πρώτη⸃ ἐντολή. Δευτέρα ⸀δὲ ὁμοία ⸀αὐτῇ
· Ἀγαπήσεις τὸν πλησίον σου ὡς σεαυτόν [reads: agapèseis ton plesion su os
seautòn = you will love your neighbor as yourself]. ἐν ταύταις ταῖς δυσὶν ἐντολαῖς
ὅλος ὁ νόμος ⸂κρέμαται καὶ οἱ προφῆται⸃.
[original
text in ancient Greek from http: // https://www.bibbiaedu.it/GRECO_NT/nt/Mt/22/
- in the lexicon of Jesus in that passage, as well as elsewhere, love
translates ἀγάπη (reads: agàpe )]
In the homily held on Sunday 25 October in the
mother church of Salve, in Puglia, in the province of Lecce, broadcast on
television on Rai 1, the bishop of Ugento-Santa Maria di Leuca Vito Angiuli,
commenting on that Gospel passage, taught:
[...]
The Word of God this Sunday reminds us that our whole life is founded on the
commandment of love [agàpe in the commented Gospel text] of God and neighbor.
This is the real antidote to all spiritual diseases.
Those commandments are present in the Old
Testament.
The novelty of Christ's teaching is in having
reaffirmed the absoluteness of the first commandment and in having linked the
precept of God's love to that of love of neighbor. The two commandments are like
two sides of the same coin, they are distinct but interdependent. They relate
to each other, in an inseparable unity, which does not involve total
identification, but expresses the close interrelation. The first is the root
and foundation of everything. If the love of God is the first and greatest of
the commandments, love of neighbor is similar to the first, Jesus says. They
are not identical: the second is the reflection, the explication, the epiphany,
the bench of proof, the mirror of love for God. The whole Law and the Prophets
depend on these two precepts, which are in reality a single commandment.
The great commandment of love is the
connection point and the synthesis of all the other precepts: the fullness of
the law, the fulfillment of revelation, the fundamental orientation of our
life.
[...]
It is not enough to be partners, that is, to
have the same interests, you need to be close, to be close to those in need, as
the pope writes in the encyclical Fratelli Tutti, to take care of him like the Good
Samaritan, freely and fraternally.
[...]
Thus
the face of a new humanity renewed by love will be born.
Pope
Joseph Ratzinger taught - Benedict 16th in the encyclical God is love - Deus
caritas est
«3.
Ancient Greece gave the name of eros to the love between man and woman, which
does not arise from thinking and willing but in a certain way imposes itself on
the human being. We already say in advance that the Greek Old Testament only
uses the word eros twice, while the New Testament never uses it: of the three
Greek words relating to love - eros, philia [reads: filìa] (love of friendship)
and agape - the New Testament writings favor the latter, which in Greek
language was rather marginalized. As for the love of friendship (philia), it is
taken up and deepened in the Gospel of John to express the relationship between
Jesus and his disciples. The setting aside of the word eros, together with the
new vision of love which is expressed through the word agape, undoubtedly
denotes something essential in the novelty of Christianity, precisely with
regard to the understanding of love.»
The
agape is not only a Christian value, and in particular only a Catholic one: it
pervades the great historical religions, which in this can feel approached and
all confessions that refer to the teaching of Christ. The Catholic Church has only recently become fully aware of this, in particular since the 2nd Vatican Council, celebrated in Rome between 1962 and 1965. Previously, between Christians and different religions, and also between different Christian confessions, there they had fought hard.
Well,
the action of Catholic Action is mainly aimed at building that new universal
humanity renewed in the agape, first of all by understanding and practicing the
agape starting from their own social realities of proximity, the parish groups.
The agàpe is also a language and a universal
language: everyone understands it. And it is also to speak about it, in social
dialogue, that we meet in Catholic Action.
3.
Christians, from a certain point of view, can be considered people who practice
the supernatural agape in society. You can observe them, as sociologists and
anthropologists do. And then he approaches them from the outside, without
getting involved, sometimes out of simple curiosity or cultured interest. But
is that enough for you?
Doesn't anyone who spends time and a certain
effort to read what is written on the group's blog look for something else? We,
however, have nothing to offer other than the agape we are trying to practice,
and also to learn to practice better and better by helping each other in this.
In the Christian faith, the purely
intellectual, rational question on the existence of God, on which philosophers
have worked so hard, is, after all, secondary, because, once rationally
accepted one of the few arguments in favor of the existence of God , overcoming
the millions of arguments to the contrary, first of all the evidence that no
one has ever seen God [as it is written at the beginning of the Gospel
according to John], we are basically just at the beginning and, above all, far
from the essential , from the foundation, which is the agape. It is only by
approaching a living community and starting to try to practice it that one
advances. It seems like a bond, but Christians live it as a liberation, first
of all from the conflicts over the words that have so severely tormented their
societies and those influenced, directed or oppressed by them, and then from
the harsh servitude of the law of nature, according to which big fish eat small
fish. The sin from which Christians ask to be freed is essentially that of the
practical, rather than rational, betrayal of the agape. But perhaps not all of
our society feels afflicted by it. What
I understood of the initiation into the Christian faith is this: if it is not
also agàpe it is only erudition. With the agape it becomes wisdom.
I therefore conclude with an invitation to
accept the Christian challenge of the agape, not to hesitate, not to remain in
the role of mere observers. Courage!
Courage is needed, especially in these times,
when an evil viral agent tries to strike us right in our social attitude,
making us fear each other.
Mario
Ardigò - Catholic Action in Saint Clemente pope parish- Rome, Monte Sacro,
Valli, district