ripubblico
Appunti di lettura da
Il Cielo e la Terra di
Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013
1 parte
Dopo l'elezione del
nuovo Papa molti stanno cercando capirne il pensiero. Sono stati quindi posti
in commercio molto velocemente suoi scritti di quando non era ancora papa. Uno
dei primi, che ha avuto grande diffusione perché è stato distribuito con il
quotidiano La Repubblica, è Il
cielo e la terra, pubblicato due anni fa e scritto con il rabbino Abraham
Skorka. Anche se è stato scritto da due
persone che esercitano il ministero religioso nelle rispettive comunità, non è
un libro di religione e nemmeno sulla religione. Il dialogo tra i due autori è centrato
sull'Argentina del loro tempo e su vari problemi che storicamente quella
nazione ha avuto. Ma non è nemmeno un libro di politica, perché non dà
indirizzi operativi né si schiera. Piuttosto riflette su come da persona
animate da un forte senso etico si può agire di fronte ai problemi del proprio
tempo.
L'Europa e la sua storia sono molto lontane
dagli interessi degli autori. Nel libro si fanno rapidi cenni alla storia
argentina, che è in genere poco conosciuta in Italia.
L'indipendenza
nazionale argentina dalla monarchia spagnola si compì tra il 1810 e il 1816 ed
ebbe le caratteristiche di un processo di decolonizzazione da una potenza
europea. Esso ebbe caratteristiche molto diverse da quello italiano il quale,
oltre all'indipendenza dalla potenza austriaca, che tuttavia considerava le
regioni italiane sotto il suo dominio non territori coloniali ma parte integrante
del suo impero, comportò l'abbattimento di diverse monarchie indipendenti
italiane, tra le quali quella del Papa. L'indipendentismo argentino non ebbe,
in particolare, l'accentuazione anticlericale che caratterizzò quello italiano,
per la presenza, tra i principi che si opponevano all'unità nazionale, del
papa.
Alcuni dei temi del
libro sono stati recentemente riproposti dal Papa nella sua predicazione. Ad
esempio quello della lotta contro le passioni che generano narcisismo, consumismo,
relativismo, edonismo (pag.31;61). E il tema dell'umiltà. E, ancora, la
necessità di accompagnare l'elemosina con un gesto che stabilisca una relazione
più profonda con il bisognoso.
Possiamo anche
immaginare che parlando di certi problemi di spiritualità, il Papa abbia inteso
riferirsi ad esempi negativi concretamente esistenti nella società argentina di
oggi. Tutto il libro è centrato sul dialogo, ma può pensarsi che in Argentina questo non
sia la normalità. A proposito di una sua partecipazione a un'assemblea di protestanti,
nel corso della quale ricevette la benedizione dei fedeli di quella
confessione, il Papa riferisce che poi su una rivista apparve un titolo del
seguente tenore Buenos Aires, seggio
vacante. L'arcivescovo è incorso nel reato di apostasia (pag.197).
Appunti di lettura da
Il Cielo e la Terra di
Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013
2 parte
La persona che decide
di essere religiosa si trova a vivere in mezzo a molte altre persone che non lo
sono e a dover entrare in relazione e a collaborare con loro in molte attività
sociali. Negli insegnamenti religiosi che vengono impartiti oggi spesso, come
reazione ad eccessi del passato, la religiosità di una persona non è vista di
buon occhio e si preferisce porre l'accento sulla fede in Gesù e, in particolare,
sul proprio rapporto emotivo con la persona di Gesù e l'affidarsi emotivo a
Gesù. Di fatto poi un fedele è giudicato dalla comunità da come si comporta,
quindi in base alla sua etica, e alla sua etica religiosa, insegnata come
esigenza religiosa, anche se poi ci si dichiara disposti a passare sopra molte
sue mancanze, purché in certe cose si conformi a quello la comunità pretende da
lui considerandolo irrinunciabile.
Nel libro Bergoglio
dichiara che il dialogo con altri che non condividono la nostra fede religiosa
deve avere alla base un atteggiamento di
rispetto, presuppone che si faccia
spazio ai punti di vista e alle opinioni degli altri, senza alcuna condanna preventiva. E' necessario anche disporsi ad
un'accoglienza cordiale, abbassare le difese e offrire calore umano
(pag.32).
Questo è necessario
anche confrontandosi con gli atei. Non bisogna affrontarli con spirito di
proselitismo, ma fare reciproca
conoscenza, perché da questo
affiorano l'apprezzamento, l'affetto e l'amicizia (pag.22).
Come molte persone
religiose, Bergoglio è più disposto a riconoscere in chi la pensa diversamente
l'agnosticismo, la posizione di chi si dichiara non convinto del
soprannaturale, che l'ateismo, l'escludere decisamente il soprannaturale.
Conformemente alla dottrina millenaria della Chiesa egli ritiene che ogni
uomo sia fatto a immagine di Dio, che sia o non sia credente e che questo crei
una certa affinità tra gli esseri umani, ad esempio in tema di virtù, qualità,
grandezze, come anche in tema di meschinità (pag.23). Lo spirito religioso è
sempre in ricerca: nell'esperienza di Dio c'è sempre un punto
interrogativo. Definisce arroganti
quelle teologie che hanno avuto la
pretesa di dire esattamente com'era Dio, invece di imitarsi a definirne gli
attributi. Dio lo si trova e lo si cerca
di continuo (pag.24).
Osservo che
l'esperienza europea è oggi caratterizzata da un franco ed esplicito ateismo di
massa, in cui la religione e i problemi di fede interessano poco. Non si tratta
di semplice agnosticismo. Prevale una concezione utilitaristica e
materialistica dei problemi della vita. Che cosa si ricava dal credere in Dio?
Nell'opera missionaria allora può accadere di eccedere, di fare promesse che
non potranno essere mantenute, come quelle secondo le quali se uno si affida a
Dio vedrà magicamente risolversi tutti i problemi della vita, sul lavoro, nella
salute, negli affetti. Salvo poi ripiegare in una spiegazione psicologica del
benessere spirituale che si ricava: in religione ci si fa una ragione del male
che ci accade. In realtà molte volte la soddisfazione religiosa deriva dal
sentirsi accolti in una comunità di eletti, ma ogni esperienza comunitaria alla
lunga delude, se non sorretta da altre motivazioni più profonde.
L'atteggiamento di
cordialità umana verso gli altri che non la pensano come noi prescinde dal
proselitismo attuato verso piccole comunità di eletti, che poi diventano molto
esigenti verso i propri membri. E' cordialità disinteressata, senza secondi
fini. Non si va verso gli altri per catturarli, per farli propri. L'assenza di
questa finalità ha reso possibile ad una arcivescovo cattolico, Bergoglio, e a
un rabbino, Skorka, di dialogare insieme
nel libro di cui tratto. Nessuno dei due tenta di convertire l'altro e nessuno dei due prende nemmeno in considerazione
l'idea di conversione alla fede
dell'altro. Eppure i dialoganti individuano molte esperienze umane in cui
mettono in pratica principi etici analoghi.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma,
Monte Sacro, Valli
Appunti di lettura da
Il Cielo e la Terra di
Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013
3° parte
"ONG"
Nei discorsi di Papa
Francesco si è fatto qualche volta riferimento alle ONG, per dire che la Chiesa "non è una ONG". Questa espressione, che risulta chiara in un
contesto non europeo, in particolare in paesi
poco sviluppati o ex poco sviluppati, quelli che venivano compresi
nell'espressione Terzo Mondo, richiede qualche spiegazione da noi in Italia.
ONG significa "organizzazione non governativa"
e designa un tipo di associazione
privata, quindi non emanazione di un'organizzazione statale o delle Nazioni
Unite o di altre organizzazione internazionali pubbliche, che
opera con finalità caritative e assistenziali all'estero, in zone del mondo
sottosviluppate. La diversità rispetto ad una organizzazione privata caritativa
come la Caritas sta nel fatto che una
ONG lavora all'estero e cura particolarmente
l'aspetto dell'assistenza allo sviluppo delle società a favore delle quale
opera. E' chiaro quindi perché in Italia non abbiamo esperienza diretta del
lavoro di una ONG (di solito le
attività di questo tipo di organizzazioni ci vengono presentate per richiedere
contributi). L'Italia non è una parte del mondo sottosviluppata. Ha fatto
impressione quando, qualche settimana fa, una vera e propria ONG, Emergency, ha
annunciato che inizierà a lavorare in alcune zone del nostro Meridione, dove
vive popolazione immigrata in condizioni pessime, quasi totalmente priva di
assistenza sanitaria.
In Il Cielo e la Terra la questione della
diversità della Chiesa cattolica da una ONG
viene trattata nel capitolo 5°, sui leader
religiosi e questo manifesta con chiarezza il discorso che si vuole sviluppare.
In Italia è sempre
latente una polemica reazionaria contro i preti che operano nel sociale, a
favore dei senza casa, dei tossicodipendenti, degli ex detenuti, degli
immigrati poveri e via dicendo. Li si accusa di trascurare i doveri
propriamente religiosi di insegnamento e propaganda religiosa. Non è questa la
prospettiva del Papa.
Nel capitolo i
discorsi che si fanno sono intrecciati tra gli interventi di Bergoglio e
Skorka, che però si trovano sulla stessa linea.
Poiché la Chiesa non è
una ONG i suoi capi devono avere particolari caratteristiche, in
particolare quella della santità:
"La parola -santità- non ha nulla a
che vedere con una ONG. Certo, ci deve essere un comportamento sociale
adeguato, l'onestà, un'idea su come portare avanti la propria missione, una
politica interna. Può funzionare nell'ambito della sua laicità. Ma nella religione
la santità è ineludibile nei suoi leader" (pag.44).
Santità, in un capo
religioso, è dunque qualcosa di più che organizzare i propri sottoposti per operare per il bene degli altri.
Riassumendo quello che si spiega nel capitolo citato: bisogna avere una forte
interiorità, la consapevolezza che la missione inizia sempre con una chiamata;
ci vuole discernimento spirituale, per respingere motivazioni che
inconsapevolmente possono evolvere in fanatismo
e altre deformazioni; non
bisogna, attraverso il potere psichico e il linguaggio religioso, pretendere di
dominare il cuore degli altri e tenerli in pugno; ci vuole umiltà che consente anche di lasciare spazio al dubbio (l'umiltà lascia spazio al Signore); non
bisogna essere ostinati, troppo prescrittivi e troppo sicuri di sé.
A pag.40 c'è un
brano di Bergoglio che è stato molto citato dopo la sua elezione a Papa:
"…l'umiltà è ciò
che garantisce che lì si trova Dio. Quando qualcuno è autosufficiente, quando
ha tute le risposte a tutte le domande, questa è la prova che Dio non è con
lui. La sufficienza si avverte in ogni falso profeta, nei cattivi leader
religiosi che usano la religione a favore del proprio ego. E' la posizione dei
religiosi ipocriti, perché parlano di Dio, che è sopra ogni cosa, ma non
mettono in pratica i suoi mandati".
Una
delle accuse che spesso vengono mosse alle ONG
è di agire da colonizzatrici delle
popolazioni in cui operano, proponendo i
propri valori e le proprie idee su che fare senza tenere
sufficientemente conto della cultura locale. Esse ribattono elencando i loro
risultati, la loro efficienza. Ma questa difesa non è valida per chi agisce
come Chiesa. E' l'interiorità che fa la differenza in un'azione ecclesiale,
specialmente nei suoi capi.
In Italia non abbiamo
esperienza diretta di ONG, ma di
posizioni religiose eccessivamente assertive sì.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma,
Monte Sacro, Valli
Appunti di lettura da
Il Cielo e la Terra di
Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013
4° parte
Politica, giustizia
sociale: ruolo dei cattolici
Sul tema della
politica, e del ruolo dei cattolici in politica, si sente la maggiore diversità
tra il modo di pensare europeo, in particolare degli italiani, e quello di due
argentini Bergoglio e Skorka. Si sente una forte impronta nazionalista che
porta ad affrontare molto alla lontana alcuni momenti molto critici della
storia argentina (che in Europa è in genere poco conosciuta).
L'argentina conquistò l'indipendenza nazionale
da un'unica potenza colonizzatrice europea: la monarchia spagnola, negli anni dal 1810 al 1816 (pag.123), a
cominciare da un'epoca i cui però la Spagna era caduta nelle mani dei francesi
bonapartisti. Si capisce perché, quindi, come riferito nel libro, la Chiesa
cattolica fu "al fianco di un popolo
in maggioranza cattolico, evangelizzato, catechizzato". La differenza
con la situazione italiana dell'Ottocento è molto profonda. Innanzi tutto il
nostro Risorgimento non fu un moto anticoloniale, ma essenzialmente un
movimento per l'unificazione nazionale. Si noti che il nostro Lombardo-Veneto non era una colonia austriaca, ma era
sostanzialmente una articolazione con rango di stato dell'impero multinazionale austriaco, in continuità
territoriale con la potenza dominante. In secondo luogo il nostro Risorgimento fu animato da movimenti che
scaturirono in continuità con i moti rivoluzionari francesi e con l'ideologia
bonapartista.
Per quanto gli italiani costituiscono un'etnia
nazionale ben rappresentata nella popolazione argentina, l'Italia rimane una potenza
europea e, per un argentino, l'Europa
ha rappresentato storicamente una minaccia colonizzatrice. Questi accenti sono
molto chiari nel contenzioso, ancora
caldissimo, tra l'Argentina e la Gran Bretagna.
Riassumendo e
semplificando molto: in Argentina nell'Ottocento si lottò per fare
dell'Argentina una potenza americana,
mentre in Italia si lottò per unificare la nazione e farne una potenza europea.
Si può immaginare che, nella lotta
d'indipendenza, la Chiesa cattolica non si sia battuta per i principi che erano
scaturiti dalla rivoluzione francese e che sono alla base dell'attuale
ideologia dei diritti umani espressa nelle leggi fondamentali dell'Unione
Europea. L'argomento non viene affrontato dai due autori.
Dalla storia
dell'Argentina sappiamo che la politica di quella nazione si articolò nel
confronto/scontro tra radicali e conservatori. Possiamo immaginare che la
Chiesa cattolica stesse dalla parte dei conservatori.
Non si dà conto di movimenti cattolici analoghi a quelli che tra l'Ottocento e
il Novecento in Italia produssero l a faticosa assimilazione tra i cattolici
della democrazia popolare come oggi la intendiamo in Europa.
Nel libro si accenna
alla questione della Conquista, vale
a dire dell'insediamento degli spagnoli in Argentina, dal Cinquecento. Quando
arrivarono i colonizzatori spagnoli, quella che sarebbe diventata l'Argentina
era popolata da amerindi, che, nel corso dell'insediamento degli europei, si
estinsero quasi completamente. Nel libro Bergoglio di questo non tratta, limitandosi
a ricordare che a quell'epoca fede e spada andavano di pari passo, che vi
furono le riduzioni dei gesuiti, zone in cui gli amerindi si autoamministravano
consigliati dai missionari, che vi fu chi, come Bartolomeo De La Casas
contrastò la riduzione in schiavitù degli amerindi e che la realtà del
continente, prima dell'arrivo degli europei, era già quella di un luogo segnato
dal dominio dei più forti sui più deboli.
Nel libro non si
parla dello schiavismo contro le popolazioni africane, che purè interessò
l'Argentina e, in particolare, Buenos Aires. E questo anche se, per il tipo di
economia che prevalse nella nazione,
basata molto sull'allevamento del bestiame, l'impiego della manodopera schiava
africana ebbe meno importanza che, ad esempio, in Brasile. Ciò trova riscontro
nelle scarse proporzioni del meticciato etnico tra discendenti degli europei e
degli africani. Bisogna ricordare che l'Argentina abolì il commercio degli
schiavi all'inizio della sua indipendenza nazionale, probabilmente anche perché
esso non rivestiva o non rivestiva più quell'importanza che conservò ancora a
lungo, ad esempio, in Brasile.
Nel libro si accenna
ad altri eventi storici cruciali dell'Argentina.
Non si fa menzione
della posizione della Chiesa cattolica durante la lunga (1829-1852) dittatura
di Juan Manuel De Rosas (contro le cui truppe combatté anche il nostro Giuseppe Garibaldi per
l'indipendenza dell'Uruguay).
Si fa menzione
dell'appoggio di parte della Chiesa cattolica al regime di Juan Domingo Peron
(dal 1946) per dire che inizialmente una parte della gerarchia l'appoggiò, anche
per le iniziative sociali promosse, poi vi fu una rottura. Non si specifica che
la rottura ebbe spiccato carattere religioso e che il Peron fu scomunicato,
dopo aver promosso l'approvazione di una legge che introduceva il divorzio. Si
fa menzione di chiese distrutte dai peronisti e di aerei di rivoltosi
antiperonisti che nel 1954 bombardavano il palazzo presidenziale, in Plaza de
Mayo di Buenos Aires, con aerei su cui era scritto "Cristo Vince".
Anche in ordine al
periodo dittatoriale che seguì l'ultima caduta di Peron, dal 1976 al 1982, non
ci si dilunga molto nel libro, se non per ricordare un documento del maggio 76
sui diritti umani e persone del clero che si spesero per sottrarre gente ai
torturatori, anche senza arrivare a un conflitto esplicito. Si legge a pag.176:
"Che cosa fece la
Chiesa in quegli anni? Fece ciò che fa un'organizzazione che vanta al suo
interno santi e peccatori. C'erano uomini che riuscivano ad essere entrambe le
cose. Alcuni cattolici sbagliarono, altri andarono avanti fino alla fine.
C'erano cattolici che giustificavano quel modo di agire con i pretesto della
lotta al comunismo … Riassumendo brevemente, nella Chiesa ci furono cristiani
da entrambe le parti: cristiani morti come guerriglieri, cristiani che
aiutarono a salvare vite umane e cristiani che aderirono alla repressione
convinti di salvare la patria. E c'erano anche chierici dalle sfumature più
complesse: la Conferenza episcopale condusse non poche trattative riservate e
fece dichiarazioni pubbliche. Concordo con il rabbino sul fatto che bisogna
ancora indagare a fondo. Ma non bisogna nemmeno credere alla teoria
semplicistica della complicità."
Si
può dedurre che in quegli anni parte dei cattolici siano stati complici della
dittatura, che si presentava come restauratrici dei valori cristiani contro il
comunismo, e che anche la stessa gerarchia sia sospettata di complicità con il
regime.
Nel libro non si
hanno scarse notizie sui rapporti tra il mondo cattolico e i regimi democratici
succeduti alla caduta della dittatura militare. Non si accenna all'influsso
statunitense nelle vicende argentine, che pure verosimilmente vi fu.
Nel libro Bergoglio
cita l'espressione di Paolo 6°, secondo cui la politica è la forma più alta di
carità sociale. A pag.130 si legge:
""Partecipare alla vita
politica è certamente una maniera di
rendere onore alla democrazia". Ma i problemi che in Italia
storicamente abbiamo avuto su come conciliare fede e democrazia non sono affrontati.
Si menziona di
sfuggita la dottrina sociale della Chiesa, ma non le implicazioni n senso
democratico del movimento sociale che in Europa ne fu storicamente l'origine
(pag.157). Vi è una valutazione positiva
dell'impegno sociale (pag.185), ma un giudizio negativo sul clero che impersonò
il tentativo di conciliare fede cattolica e socialismo.
Si centra
l'attenzione sull'impegno per i poveri come espressione di un'interiorità
autentica, non di mera facciata, per esibizione a fini di affermazione sociale.
E' un argomento su cui il Papa è tornato anche nei suoi primi insegnamenti dopo
la sua elezione.
Il Concilio Vaticano
2° e l'evoluzione della dottrina sociale che ne conseguì sono poco presenti.
Da diversi passi del
libro si avverte che in Argentina c'è un problema di dialogo e di intolleranza.
Lo stesso Bergoglio viene accusato di dialogare troppo.
Bergoglio ricorda
però che in Argentina si fu capaci di favorire la mescolanza delle
"razze", ma questa espressione si deve intendere piuttosto riferita a
diverse culture, in prevalenza
europee, che giunsero in quella nazione, in particolare verso la fine
dell'Ottocento. Bergoglio diffida della globalizzazione,
vi vede un pericolo di fusione di popoli, che, a suo avviso, devono mantenere
la propria identità per integrarsi armoniosamente con gli altri.
In definitiva le
indicazioni specifiche che riguardano l'agire politico di un cattolico sono
scarse.
A pag.132 ve ne sono
due: la prima è quello di cercare e praticare il dialogo. La seconda è centrata sul nazionalismo e sulla patria
e suona storicamente obsoleta per un europeo di oggi:
"…salvaguardare
la sovranità della nazione, della patria. Il Paese costituisce la dimensione
geografica e la nazione i principi costituzionali e gli aspetti giuridico-legali
che permettono l'esistenza di una società. Un Paese o una nazione possono
subire un declino in seguito a una guerra, essere mutilati o ricostituiti.
Diversamente la patria è il patrimonio che abbiamo ricevuto dai nostri padri
fondatori, sono i valori che ci hanno affidato non perché li custodissimo
dentro un barattolo di conserva, ma per farli crescere affrontando le sfide del
presente e proiettarli verso l'utopia del futuro. Se la patria si perde non si
recupera: è il nostro patrimonio…La patria è mettersi sulle spalle i genitori.
Con l'eredità che ci è stata affidata dobbiamo negoziare il presente dobbiamo farla
crescere e lanciarla verso il futuro".
La caratteristica
dell'Europa di oggi è invece quella di superare le patrie nazionali e di rifondare un nuovo sistema di valori, sostituendo/modificando/integrando quelli
storicamente ricevuti, per rendere possibile la coesistenza di una grande
quantità di etnie e di culture,
secondo la situazione creatasi a seguito della globalizzazione non solo del commercio di merci e di valute ma
anche delle migrazioni dei popoli.
Un esempio che ho già
fatto: in tutta l'America Latina le lingue-veicolo sono fondamentalmente due: spagnolo e portoghese. Nell'Unione
Europea, in uno spazio territoriale molto più limitato, decine.
E' chiaro che il
nuovo Papa avrà modo nel corso del suo ministero di chiarire molti aspetti che
nel libro non sono trattati o sono trattati di sfuggita dato il carattere e i
destinatari dell'opera. Il libro, in particolare, era destinato a un pubblico
argentino, che molti particolari storici li conosce in modo approfondito, a differenza di un pubblico europeo. Si
tratta di un'opera in cui l'elemento fondamentale e costituito dall'essere un
esempio di dialogo vero, tra due
esponenti di religioni insieme vicine e distanti, di religioni che in passato
furono avversarie, in un mondo, quello argentino, in cui il dialogo probabilmente non è ancora
ampiamente praticato.
Mario Ardigò - Azione
Cattolica in San Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli
Appunti di lettura da Il Cielo e la Terra di Bergoglio-Skorka, Mondadori, 2013
4° parte - I matrimoni omosessuali
Nel libro Il Cielo e la Terra un capitolo, il 16°,
è dedicato al tema del matrimonio fra
persone dello stesso sesso. E' un argomento difficile per i cattolici europei,
in particolare per quelli italiani. In Italia la gerarchica cattolica ha il
controllo di una forza politica, diffusa in più partiti, che ha finora impedito una regolamentazione
giuridica delle convivenze omosessuali al modo del matrimonio tra uomo e donna.
La dottrina insegnata diverge
dall'ideologia antidiscriminatoria che è legge dell'Unione Europea e della
Repubblica italiana. Su basi bibliche e della tradizione la pratica dell'amore
omosessuale viene ancora considerata peccato, non più però la semplice tendenza
della personalità. Nella società civile si è passato piuttosto rapidamente, nel
giro di cinquanta anni circa, dal considerare l'omosessualità una colpa morale,
al considerarla una perversione, quindi una malattia, e poi al ritenerla un semplice orientamento
sessuale al pari di quello eterosessuale (queste sono oggi le conclusioni del
pensiero scientifico sul punto). Convivono nella nostra società anziani ai
quali l'omosessualità è stata presentata come colpa morale, meno anziani ai
quali è stata presentata come malattia e più giovani che sono vissuti dopo che
essa ha cominciato ad essere ritenuta solo un tipo di orientamento sessuale,
senza significato immorale o patologico.
Nel libro Bergoglio
inizia con il rivendicare alla religione il diritto di esprimere la propria
opinione, anche se si dichiara contrario a un eccesso di pressione spirituale,
a un'eccessiva ingerenza spirituale nella vita privata dei fedeli.
Ritiene poi che
disciplinare le convivenze omosessuali al modo di matrimoni indebolirebbe la
millenaria istituzione del matrimonio, forgiata in accordo con la natura e
l'antropologia. Ne verrebbe svalorizzato il matrimonio.
Riconosce che
l'omosessualità è sempre esistita. Osserva che solo nella nostra epoca si
pretende di assimilare le convivenze omosessuali al matrimonio eterosessuale. Considera
questo un disvalore e un regresso antropologico. Il riconoscimento giuridico di
un legame omosessuale verrebbe a danneggiare la società, in particolare dando
accesso all'adozione di bambini ai conviventi omosessuali. Finché invece le
convivenze omosessuali rimangono esperienze private questo non accade. Osserva anche che ogni individuo ha bisogno di
un padre maschio e di una madre femmina che lo aiutino a plasmare la propria
identità.
Bergoglio continua
poi dichiarando che la dottrina cattolica sul matrimonio omosessuale non ha un
fondamento religioso, ma antropologico. Non approfondisce l'argomento.
Dichiara che solo una
volta, da arcivescovo, è in intervenuto nei confronti della politca sul tema
delle nozze omosessuali e senza utilizzare termini dispregiativi. Fu quando
sollecitò il sindaco di Buenos Aires a ricorrere in appello contro una sentenza di un giudice di prima istanza
che autorizzava le nozze omosessuali. E lo fece perché il giudice, a suo
parere, aveva ecceduto i suoi poteri, arrivando a modificare il codice civile,
quindi per i profili legali della vicenda.
Conclude manifestando
l'opinione che per assistere meglio i minori abbandonati occorrerebbe,
piuttosto che consentire la loro adozione a coppie omosessuali riconosciute
legalmente, un maggiore impegno dello Stato, delle organizzazioni di impegno
sociale (ONG) e delle confessioni religiosi per farsi carico dei problemi dei
minori abbandonati. In particolare, a suo avviso, occorre modificare la
disciplina dell'adozione per rendere più veloci i relativi procedimenti
burocratici.
In definitiva, si può
ritenere che il nuovo Papa non abbia espresso nel suo precedente ministero
opinioni innovative rispetto alla dottrina
più comune corrente in merito all'istituzione di forme di matrimonio
omosessuale. E tuttavia, come dichiara
nel libro, se ne è occupato poco e mai in termini offensivi per le persone
omosessuali. Questo orientamento mi pare
che abbia trovato conferma nei primi atti del magistero pubblico del nuovo
Papa.
Contrariamente a
quanto accaduto anche nel recente passato le prese di posizione politiche
favorevoli a forme di regolamentazione giuridica delle convivenze omosessuali
non hanno più suscitato interventi polemici della gerarchia.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San Clemente papa - Roma,
Monte Sacro, Valli