Legami deboli per la politica
Sabato 8 maggio, ore 16:45, 20° riunione in Google Meet del gruppo AC San Clemente per dialogare sul settimo capitolo dell'enciclica "Fratelli tutti".
Trovate link e codice di accesso nella Lettera ai soci che è stata inviata via email e che in questi giorni è stata consegnata per posta ai soci che ancora non ci hanno comunicato un recapito email.
Se osserviamo le cerchie
dell’amicizia proposte dall’antropologo
inglese Robin Dunbar capiamo subito che ogni persona umana ha una limitata
capacità di stringere legami sociali con le altre persone e che, in più, non
tutti i legami hanno la stessa forza.
Se, come si cerca di fare nelle
comunità che vogliono strutturarsi come una famiglia,
si cerca di rafforzare molto i legami sociali del piccolo gruppo di
riferimento, quindi estendendo i legami molto forti della cerchia che Dunbar
definisce degli amici fraterni ad un
gruppo diciamo di una cinquantina di persone, quello dei buoni amici secondo Dunbar,
probabilmente satureremmo le capacità di legami sociali dei membri di quel
gruppo, che quindi perderà capacità politica, di costruzione sociale, verso l’esterno
e sarà concentrato solo verso il suo interno. Sarà quindi un gruppo chiuso verso l’esterno. Ne abbiamo avuto abbondante
conferma sperimentale osservando il metodo neo-comunitario che a lungo si è
cercato di far affermare nella nostra parrocchia, basato appunto su piccoli
gruppi molto coesi al modo di famiglie.
Questa strategia è stata incoraggiata negli anni ’70 al tempo del
rinnovamento della catechesi in Italia. Si pensava che comunità di tipo
fraterno, molto coese, potessero produrre quella pressione sociale sulle
persone, per indurle a una vita di fede, che la società non produceva più,
perché non voleva più produrla, ritenendo che contrastasse con la libertà di
coscienza. Nelle esperienze neocomunitarie che furono favorite durante il lungo
regno del papa Giovanni Paolo 2° questa via fu estremizzata, a fini di
contenimento dell’effervescenza riformatrice che si era prodotta negli anni ’70
sulla spunto dei principi deliberati durante il Concilio Vaticano 2°,
introducendo una connotazione patriarcale che consentiva di mantenere uno
spazio sacrale di direzione al nostro clero, composto tutto di maschi. Essa ha
prodotto un progressivo decremento della capacità politica dei cattolici
italiani. Se ora il processo sinodale che si è attivato in Italia deve essere finalizzato
a una riforma, che richiede capacità politica, occorre ripensarla, liberando
capacità di relazioni sociali.
Paradossalmente per unire politicamente è necessario indebolire i legami
sociali, nonostante che si ritenga proprio il contrario. Questo dipende da come
siamo fatti, dalle capacità cognitive della nostra mente, sorretta da un
organismo che è quello che è e non può essere diverso, perché risale a 200.000 anni fa e ce ne vorranno più o meno altrettanti perché cambi.
Un sistema di intelligenza artificiale supererà questo limite, e, anzi,
lo sta già superando, anche se istintivamente lo collochiamo in un futuro
lontano, considerandolo fantascienza. Le reti sociali che dall’inizio di questo
decennio hanno avuto sempre più importanza nella politica e a cui siamo
connessi mediante in nostri telefoni cellulari sono gestite appunto da sistemi
di intelligenza artificiale che, riuscendo a stabilire legami forti con
moltitudini di noi, che sviluppiamo una dipendenza emotiva dal cellulare.
riescono anche a farci decidere in un senso invece che in un altro.
L’equivalente non tecnologico ma culturale dell’intelligenza artificiale
è il mito.
La politica si regge culturalmente su dei miti, e così anche le
religioni, che anch’esse vogliono unire su larghissima scala, giungendo ora ad
ambire di unire il mondo interno come una
famiglia. Ecco, questo non potrà mai farsi, se non in una dimensione mitica.
Un gruppo di riflessione e di azione sulla politica dovrà
necessariamente avere spazio per legami con altre persone e quindi dovrà essere
caratterizzato da legami deboli e da miti culturali. Altrimenti perderà
capacità politica.
Le narrazioni evangeliche ci danno molti spunti per capire quello che ho
proposto. Esse ci manifestano dinamiche di riforma sociale e religiosa a
partire da un piccolo gruppo molto coeso intorno al Maestro. Egli precisò che
non voleva estenderlo: solamente in quel gruppo spiegava tutto. Gli altri
legami, anche se molto coinvolgenti, erano di tipo più debole. Le folle che ci
vengono presentate intorno al Maestro rimangono folle nella narrazione. Emerge
questo o quel personaggio che in genere però ritorna nella folla e non lo si
incontra più nel seguito dei racconti. La velocissima capacità di espansione
del vangelo nel mondo giudaico delle
origini si basò su legami deboli sorretti da miti molto forti che,
appunto, consistono proprio nel vangelo.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro, Valli