INFORMAZIONI UTILI SU QUESTO BLOG

  Questo blog è stato aperto da Mario Ardigò per consentire il dialogo fra gli associati dell'associazione parrocchiale di Azione Cattolica della Parrocchia di San Clemente Papa, a Roma, quartiere Roma - Montesacro - Valli, un gruppo cattolico, e fra essi e altre persone interessate a capire il senso dell'associarsi in Azione Cattolica, palestra di libertà e democrazia nello sforzo di proporre alla società del nostro tempo i principi di fede, secondo lo Statuto approvato nel 1969, sotto la presidenza nazionale di Vittorio Bachelet, e aggiornato nel 2003.

  This blog was opened by Mario Ardigò to allow dialogue between the members of the parish association of Catholic Action of the Parish of San Clemente Papa, in Rome, the Roma - Montesacro - Valli district, a Catholic group, and between them and other interested persons to understand the meaning of joining in Catholic Action, a center of freedom and democracy in the effort to propose the principles of faith to the society of our time, according to the Statute approved in 1969, under the national presidency of Vittorio Bachelet, and updated in 2003.

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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa cattolica che si impegnano liberamente per realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica. (dallo Statuto)

Italian Catholic Action is an association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and democratic experience in the Christian community and in civil society. (from the Statute)

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  Scrivo per dare motivazioni ragionevoli all’impegno sociale. Lo faccio secondo l’ideologia corrente dell’Azione Cattolica, che opera principalmente in quel campo, e secondo la mia ormai lunga esperienza di vita sociale. Quindi nell’ordine di idee di una fede religiosa, dalla quale l’Azione Cattolica trae i suoi più importanti principi sociali, ma senza fare un discorso teologico, non sono un teologo, e nemmeno catechistico, di introduzione a quella fede. Secondo il metodo dell’Azione Cattolica cerco di dare argomenti per una migliore consapevolezza storica e sociale, perché per agire in società occorre conoscerla in maniera affidabile. Penso ai miei interlocutori come a persone che hanno finito le scuole superiori, o hanno raggiunto un livello di cultura corrispondente a quel livello scolastico, e che hanno il tempo e l’esigenza di ragionare su quei temi. Non do per scontato che intendano il senso della terminologia religiosa, per cui ne adotto una neutra, non esplicitamente religiosa, e, se mi capita di usare le parole della religione, ne spiego il senso. Tengo fuori la spiritualità, perché essa richiede relazioni personali molto più forti di quelle che si possono sviluppare sul WEB, cresce nella preghiera e nella liturgia: chi sente il desiderio di esservi introdotto deve raggiungere una comunità di fede. Può essere studiata nelle sue manifestazioni esteriori e sociali, come fanno gli antropologi, ma così si rimane al suo esterno e non la si conosce veramente.

  Cerco di sviluppare un discorso colto, non superficiale, fatto di ragionamenti compiuti e con precisi riferimenti culturali, sui quali chi vuole può discutere. Il mio però non è un discorso scientifico, perché di quei temi non tratto da specialista, come sono i teologi, gli storici, i sociologi, gli antropologi e gli psicologi: non ne conosco abbastanza e, soprattutto, non so tutto quello che è necessario sapere per essere un specialista. Del resto questa è la condizione di ogni specialista riguardo alle altre specializzazioni. Le scienze evolvono anche nelle relazioni tra varie specializzazioni, in un rapporto interdisciplinare, e allora il discorso colto costituisce la base per una comune comprensione. E, comunque, per gli scopi del mio discorso, non occorre una precisione specialistica, ma semmai una certa affidabilità nei riferimento, ad esempio nella ricostruzione sommaria dei fenomeni storici. Per raggiungerla, nelle relazioni intellettuali, ci si aiuta a vicenda, formulando obiezioni e proposte di correzioni: in questo consiste il dialogo intellettuale. Anch’io mi valgo di questo lavoro, ma non appare qui, è fatto nei miei ambienti sociali di riferimento.

  Un cordiale benvenuto a tutti e un vivo ringraziamento a tutti coloro che vorranno interloquire.

  Dall’anno associativo 2020/2021 il gruppo di AC di San Clemente Papa si riunisce abitualmente due martedì e due sabati al mese, alle 17, e anima la Messa domenicale delle 9. Durante la pandemia da Covid 19 ci siamo riuniti in videoconferenza Google Meet. Anche dopo che la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità, organizzeremo riunioni dedicate a temi specifici e aperte ai non soci con questa modalità.

 Per partecipare alle riunioni del gruppo on line con Google Meet, inviare, dopo la convocazione della riunione di cui verrà data notizia sul blog, una email a mario.ardigo@acsanclemente.net comunicando come ci si chiama, la email con cui si vuole partecipare, il nome e la città della propria parrocchia e i temi di interesse. Via email vi saranno confermati la data e l’ora della riunione e vi verrà inviato il codice di accesso. Dopo ogni riunione, i dati delle persone non iscritte verranno cancellati e dovranno essere inviati nuovamente per partecipare alla riunione successiva.

 La riunione Meet sarà attivata cinque minuti prima dell’orario fissato per il suo inizio.

Mario Ardigò, dell'associazione di AC S. Clemente Papa - Roma

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lunedì 3 maggio 2021

La “Lettera ai fedeli laici «Fare di Cristo il cuore del mondo»”, pubblicata il 27 marzo 2005 dalla Commissione episcopale per il laicato della Conferenza Episcopale Italiana – la “nuova primavera del laicato”

ripubblico 


La “Lettera ai fedeli laici «Fare di Cristo il cuore del mondo», pubblicata il 27 marzo 2005 dalla Commissione episcopale per il laicato della Conferenza Episcopale Italiana – la “nuova primavera del laicato” 

 

 La “Lettera ai fedeli laici «Fare di Cristo il cuore il cuore del mondo», pubblicata il 27 marzo 2005 dalla Commissione episcopale per il laicato della Conferenza Episcopale Italiana,  viene considerata la manifestazione di un nuovo indirizzo dell’episcopato italiano verso il laicato italiano, dopo una lunga fase storica iniziata vent’anni prima. Di seguito ne offro una sintesi (il documento originale è di 17 pagine), che è una mia elaborazione dal testo originale, il quel può essere esaminato in formato “pdf” all’indirizzo WEB 

< http://www.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_cei/2005-07/18-16/letterafedelilaici.pdf > 

Mario Ardigò – AC San Clemente Papa – Roma, Montesacro, Valli 

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Sintesi della “Lettera ai fedeli laici «Fare di Cristo il cuore del mondo»”, pubblicata il 27 marzo 2005 dalla Commissione episcopale per il laicato della Conferenza Episcopale Italiana 

 

 Sorelle e fratelli nel Signore, 

 si avvicina il prossimo Convegno Ecclesiale, che vedrà riunite le Chiese d’Italia a Verona nell’ottobre del 2006. Sarà un appuntamento in cui verificare se e in quale misura noi cristiani siamo oggi, di fatto, presenti e incisivi nel mondo contemporaneo, quali testimoni di Gesù Risorto […] 

 Il compito e dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo ci riguarda tutti: vescovi, presbiteri, diaconi, uomini e donne di vita consacrata, laici e liche siamo una Chiesa di “collaboratori per il Vangelo (cfr Fil 4,3). Ma quest’opera assume una specifica connotazione nella vita dei fedeli laici, cui vogliamo indirizzarci con questa lettera. Come pastori sappiamo bene, infatti, di dover condividere con loro la missione della Chiesa nel mondo, consapevoli del bene che deriva dall’opera dei laici (cfr Vaticano II – Cost. Lumen Gentium, n. 30) e dallo specifico apporto che nella loro condizione sono chiamati a offrire al dispiegarsi del regno di Dio nella Storia. […] Solo coniugando i nostri rispettivi e complementari compiti, di pastori, di religiosi e di laici, la Chiesa sarà in grado di “Fare di Cristo il cuore del mondo”.[…] 

 Nella pagine che seguono offriamo alcune riflessioni sulla condizione e sulla missione del laico cristiano nel nostro tempo, lasciandoci guidare dalla narrazione dell’incontro di Gesù risorto con i due discepoli sulla strada  verso Emmaus (Lc, 24,13-35). 

Roma, 27 marzo 2005, Pasqua di Risurrezione 

+Paolo Rabiti -  presidente della Commissione episcopale per il laicato. 

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1° parte – “Gesù in persona si accostò e camminava con loro” 

 

 1.Insieme, dentro il nostro tempo 

  

  Siamo di fronte a eventi e fenomeni spettacolari e inquietanti, destinati a segnare fortemente il futuro. Non è facile poter dire se le coordinate culturali che hanno plasmato l’epoca moderna siano ancora del tutto attuali o, se, al contrario, siamo all’alba non solo di un nuovo secolo, ma anche di una nuova società, di nuovi modi di pensare, di giudicare, di orientare, di organizzare l’esistenza. […] 

 E’ proprio tale incertezza a rendere nuovo, in un certo senso, il tempo che viviamo e in gran parte inedite le sfide che esso presenta: sfide di carattere culturale, educativo, morale, spirituale, di fronte alle quali nessuno può restare indifferente, meno di tutti il laico cristiano, che vive il suo radicamento nel mondo come vocazione particolare. […]. 

 La comunità cristiana, a volte, appare disorientata di fronte a questo mutato scenario storico: è messa a dura prova la sua capacità di compiere scelte pastorali organiche e lungimiranti, e perfino la stessa fede di molti. Nella percezione di una sempre più diffusa indifferenza all’annuncio cristiano, può insinuarsi nei credenti un senso di scoramento e di rinuncia o, al contrario, una forma di reazione frontale verso il mondo. 

 Ma come Gesù rincuorò i due discepoli di Emmaus e li abilitò ad  affrontare gli altri discepoli scoraggiati, così avverrà oggi  se ci lasceremo permeare dalla forza del Vangelo nell’affrontare la crisi attuale […] 

 Con questa lettera desideriamo condividere con voi laici l’esigenza e il desiderio di  “rimetterci per strada” e portare l’annuncio di Gesù Risorto alla gente che vive accanto a noi […] Solo uniti possiamo attivare un vero dialogo di salvezza fra la Chiesa e il mondo. 

 

2. Laico, cioè corresponsabile 

 

 Molti passi sonstati compiuti, negli ultimi decenni, sulla strada della promozione dei fedeli laici nella vita e nella missione della Chiesa. […] La riflessione teologica ha fatto progressi significativi in quest’ambito, anche se altro cammino rimane da fare per una visione  ancora più ricca e articolata. Soprattutto, ha ricevuto luce quella che il Concilio Vaticano II, dopo aver ricordato che il Battesimo, incorporandoci a Cristo, fonda la missione di testimonianza cristiana di ogni credente, indica come “propria e specifica indole secolare del laico” (Cost.Lumen Gentium, n.31): la vocazione, cioè, dei laici a vivere le realtà del mondo ordinandole secondo Dio e la piena responsabilità ecclesiale del loro apostolato all’interno della comunità cristiana. 

 Non sempre l’auspicata corresponsabilità ha avuto adeguata realizzazione e non mancano segnali contraddittori. Si ha talora la sensazione che lo slanci conciliare si sia attenuato. Sembra di notare, in particolare, una diminuita passione per l’animazione cristiana del mondo del lavoro e delle professioni, della politica e della cultura ecc. Vi è in alcuni casi anche un impoverimento del servizio pastorale all’interno della comunità ecclesiale. Serve un’analisi attenta ed equilibrata della ragioni dei ritardi e delle distonie, per poterle colmare con il concorso di tutti. 

 A volte, può essere che il laico nella Chiesa si senta ancora poco valorizzato, poco ascoltato o compreso. Oppure, all’opposto, può sembrare che anche la ripetuta convocazione dei fedeli laici da parte dei pastori non trovi pronta e adeguata risposta, per disattenzione o per una certa sfiducia o un larvato disimpegno. Dobbiamo superare questa situazione. La diversità dei carismi e dei ministeri nell’unico popolo di Dio riguarda le forme della risposta, non l’universalità della chiamata. Nel mistero della comunione ecclesiale dobbiamo ricercare la coralità di una risposta armonica e differenziata alla chiamata e alla missione che il Signore affida a ogni membro della Chiesa. Il momento attuale richiede cristiani missionari, non abitudinari. 

 

3. La comunione, vero volto della Chiesa 

[…] 

 E’ indispensabile uscire da quello strano ed errato atteggiamento interiore che faceva sentire il laico più “cliente” che compartecipe della vita e della missione della Chiesa. La riscoperta della comunione, come piena partecipazione alla natura della Chies, postula che anche tutti noi scopriamo la Chiesa come nostra patria spirituale e ci poniamo al suo  servizio, condividendo gioie, prove, lotte; non restando indifferenti o insensibili a tutto ciò che la riguarda; nutrendo per la Chiesa stesa un sentimento di profonda devozione filiale: “Non può avere Dio per Padre colui che non ha la Chiesa come per Madre” (San Cipriano, L’unità della Chiesa cattolica, 6). 

 Il fedele laico, pertanto “non può mai chiudersi in se stesso, isolandosi spiritualmente dalla comunità, ma deve vivere in continuo  scambio con gli altri, con un vivo senso di fraternità, n ella gioia di un’uguale dignità e nell’impegno di far fruttificare insieme l’immenso tesoro ricevuto in eredità. Lo Spirito del Signore dona a lui, come agli altri, molteplici carismi; lo invita a differenti ministeri e incarichi; gli ricorda, come anche lo ricorda agli altri in rapporto con lui, che tutto ciò che lo distingue no è un di più di dignità, ma una speciale e complementare abilitazione al servizio … Così, i carismi, i ministeri, gli incarichi e i servizi del fedele laico esistono nella comunione e per la comunione. Sono ricchezze complementari a favore di tutti, sotto la saggia guida dei pastori” (Giovanni Paolo II, esortazione apostolica Christifideles laici, n. 16). 

 

4. Alla sorgente di ogni apostolato 

 

[…] 

 I due di Emmaus ebbero le scritture spiegate, il Pane spezzato, il volto svelato e il cuore riscaldato da Gesù in persona. Noi, dopo l’Ascensione di Gesù al Padre, ritroviamo il volto dello stesso Signore attraverso le Scritture, l’Eucaristia, i Sacramenti e la Chiesa.  […] L’Eucaristia, in particolare, fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione (cfr Giovanni Paolo II, lett. encEcclesia de Eucharistia, n.21) impegna “i fedeli laici alla testimonianza evangelica, all’assunzione di nuove forme ministeriali, soprattutto a essere, nella società e nei diversi ambienti di vita, capaci di vigilanza profetica e costruttori di una città terrena i cui regnino sempre di più la giustizia, la pace e l’amore” (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 68). E’ un impegno di missionarietà e di santità laicale. 

 

2° parte – “Egli entrò per rimanere con loro” 

 

5. Un regno di sacerdoti 

 

[…] Cristo ha fatto del nuovo popolo di Dio “un regno di sacerdoti”: ha rivestito del “sacerdozio ministeriale” i pastori, ai quali ha affidato il compito di formare e dirigere tale popolo, e ha partecipato il “sacerdozio regale”, o comune, a tutti i battezzati, affinché esercitino il culto spirituale e operino per la salvezza degli uomini (Cost.Lumen Gentium, n. 10 e 34). 

[…] 

 Si può dire pertanto che il sacerdozio ordinato dei pastori è finalizzato a far emergere e rendere operante il sacerdozio regale di tutti i fedeli; e il sacerdozio regale dei fedeli sussiste ed è autentico in quanto è congiunto con il sacerdozio gerarchico, la cui pienezza risiede nel Vescovo “dispensatore della grazia del supremo sacerdozio” (Cost.Lumen Gentium, n.26). 

[…] 

 La distinzione di grado e di funzione, quindi, non significa che nella Chiesa vi sia una zona riservata all’opera dei pastori e una riservata all’opera dei laici. L’azione pastorale è affidata alla Chiesa particolare, “ad essa nella comunione dei suoi membri e sotto la guida del Vescovo, è dato il mandato di annunciare il Vangelo” (CEI – Il volto missionario della parrocchie in un mondo che cambia, n. 3), con compiti e responsabilità distinte e complementari per pastori e laici. Così pure l’azione pastorale nell’ambito secolare, è altrettanto condivisa fra tutti i membri della Chiesa, anche se questa è ambito peculiare dei laici. 

 Alla luce di tali principi, individuiamo alcuni necessari contributi dei fedeli laici alla vita intraecclesiale del popolo di Dio, e, in particolare, nelle nostre Diocesi. 

 

6. Impegno e disponibilità per le vocazioni al sacerdozio ordinato 

 

 Non possiamo nascondere la sofferenza per un preoccupante fenomeno del nostro tempo: la diffusa indisponibilità dei giovani a desiderare, a riconoscere, ad accogliere la vocazione al sacerdozio ordinato. 

[…] 

 Riteniamo, pertanto, che un vero segno della effettiva ecclesialità del laicato nelle nostre diocesi sia il suo impegno in questo essenziale problema nella Chiesa. 

 

7. Il valore del matrimonio 

 

 Accanto alle vocazioni di speciale consacrazione, la nostra attenzione si rivolge alla vocazione al matrimonio e alla famiglia […] Crediamo che sarà dalla viva e convincente testimonianza di vita dei laici coniugati e dei genitori che il Vangelo della vita, dell’amore, della fecondità farà presa nel mondo che cambia. 

[…] 

 

8. Rifare il tessuto delle comunità ecclesiali 

 

[…] 

 Quando invitiamo i laici a farsi nuovi protagonisti nella comunicazione della fede, mediante l’assunzione di nuove ministerialità, dalla spiccata “fisionomia missionaria” (CEI – Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 62), non pensiamo alla redistribuzione di qualche compito oggi svolto dal presbitero (anche se è necessario che questi si concentri di più sul proprio essenziale), ma alla ricerca di nuove opportunità e modalità tipiche della loro condizione laicale per il servizio della comunità cristiana (CEI- Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n.54). La disponibilità dei laici è preziosa e insostituibile nell’individuare, assumere e promuovere forme di servizio stabili e realmente profetiche, dove anche il “genio femminile” possa trovare modalità di servizio più significative e appropriate. 

[…] 

 

9. Diocesi e parrocchia: famiglia di tutti 

 

[…] 

 Essendo la parrocchia  “come una cellula” della diocesi (Vaticano II – Decr.Apostolicam Actuositatem, n. 10), raccomandiamo ad ogni laico di avere contestualmente il senso della parrocchia e il senso della diocesi, non sottraendosi mai a tale appartenenza, ma anzi ponendola a base di eventuali inserimenti in peculiari aggregazioni. 

[…] 

 

10. Associazioni, movimenti gruppi 

 

[…] 

 Seguiamo con premuroso affetto le articolazioni del laicato, abituati ormai ad identificarle con i termini di associazioni, movimenti e gruppi, ben sapendo che “la varietà nella Chiesa non solo non nuoce alla sua unità, ma, anzi, la manifesta (Vaticano II – decr. Orientalium ecclesiarum, n.1) 

[…] 

 Molteplicità e varietà delle aggregazioni, per non dar luogo a dispersione o contrapposizione, esigono complementarietà e convergenza nel “partecipare responsabilmente alla missione della Chiesa di portare il Vangelo di Cristo come fonte di speranza per l’uomo e di rinnovamento per la società” (Giovanni Paolo II, esort.apost. Christifideles laici, n. 29). Le aggregazioni attuano ciò concretamente con l’impegno “a convergere nelle scelte pastorali della Chiesa in Italia e della propria Chiesa particolare, al cui piano pastorale offrono il contributo della loro esperienza con la peculiarità dello stile comunitario” (Commissione episcopale per il laicato, Le aggregazioni laicali nella Chiesa, n. 34). 

[…] 

 Il nostro sguardo si allarga poi, dai laici consociati, a tutti quei laici e laiche che –nella semplicità della loro esistenza, nella silenziosa comunione con la Chiesa, nella coerenza tra vita e fede, nell’onestà della condotta, nelle responsabilità dei propri compiti domestici, professionali, sociali – costituiscono la gran parte dei fedeli delle nostre Diocesi e “operano santamente consacrando a Dio il mondo stesso” (Vaticano II – Cost. Lumen Gentium n.34). Sono essi il “tessuto basilare” della comunità della Chiesa; tra loro è diffusa in molte forme la “semplicità e purezza nei riguardi di Cristo” (2 Cor 11,3). 

 Anche a questa moltitudine di laici si indirizza questo messaggio, che certifica la grande attenzione e ammirazione dei pastori della Chiesa per la loro testimonianza concreta e discreta, il loro quotidiano servizio nella Chiesa, la loro comunione con i fratelli di fede e di umanità vissuta nella spontaneità delle occasioni. Anche a loro chiediamo di “restare sul campo”, nel mondo che cambia e nella Chiesa, ben sapendo che “moltissimi uomini non possono né ascoltare il Vangelo né conoscere Cristo se non per mezzo di laici, che siano loro vicini” (Vaticano II, decr. Ad gentes, n.21). 

 

3° parte – “E partirono senz’indugio” 

“E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme” (Lc 24,33) 

 

11. Sale e lievito del mondo 

  

Da parte della Chiesa, oggi più che mai, vi è una duplice attesa nei confronti dei laici. Da un lato, essa ripropone gli ampi spazi di servizio in cui i laici possono e debbono dare il proprio specifico apporto, dall’evangelizzazione alle varie forme di educazione alla fede e alla preghiera, alla celebrazione dei sacramenti, alla carità fraterna, all’attenzione ai poveri, soprattutto attraverso iniziative di volontariato e scelte profetiche di condivisione e di solidarietà ecc. Dall’altro lato, li esorta ad assumere in pieno la prossimità con tutti gli uomini e le donne del proprio tempo, con i loro problemi e i loro percorsi sociali e culturali. Spetta al laico saper declinare nelle situazioni “secolari” l’annuncio cristiano. Spetta a lui trovare le parole per comunicare in modo vero ed efficace, l’unica Parola che salva, portare l’annuncio della misericordia e del perdono nella città degli uomini, inserendolo nelle sue leggi, dialogare con le culture in cui è immerso, imparare ad ascoltarle, a metterle in crisi, a rianimarle alla luce del Vangelo. 

 In questo modo il laico cristiano contribuisce a incarnare, nella storia e nel tessuto della vita umana, la missione della Chiesa, come “sacramento universale di salvezza” (cost.Lumen Gentium, n.48). Il piena comunione con l’intera comunità cristiana è suo specifico compito adoperarsi per creare occasioni di testimonianza e di comunicazione  del Vangelo “nella vita quotidiana, nel contatto giornaliero nei luoghi di lavoro e di vita sociale … Qui si incontrano battezzati da risvegliare alla fede, ma anche sempre più numerosi uomini e donne, giovani e fanciulli non battezzati, eredi di situazioni di ateismo o agnosticismo o seguaci di altre religioni” (CEI – Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia) cui offrire l’annuncio della Parola che salva. 

 

12. L’intelligenza delle situazioni 

 La peculiare diaconia del laico, nelle ordinarie condizioni di vita, deve aiutare la Chiesa a decifrare i segni di Dio sparsi nella storia e ad irradiare i semi della sua Parola. Come ricorda il Concilio Vaticano II, “bisogna che i laici assumano l’instaurazione dell’ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operino direttamente e in modo concreto” (Vaticano II – decr. Apostolicam actuositatem, n. 7). A tal fine non basta un’analisi superficiale ed affrettata della realtà; occorre un vero e proprio discernimento evangelico, che sappia fare sintesi fra il dono della fede e le risorse dell’intelligenza e che non sia fine a se stesso, ma aiuti a individuare e suggerire linee di priorità, indicazioni di metodo, prospettive di impegno attorno alle quali far crescere un nuovo progetto di vita cristiana, in cui fede e cultura tornino a darsi la mano. 

 Alle soglie del nuovo millennio cristiano, invitiamo il laicato delle nostre Chiese ad aiutarci a leggere la mappa del nostro tempo e a concorrere efficacemente per far crescere un nuovo modello di vita ispirato ai più alti valori umani e cristiani. In tal modo potranno dare un grande contributo al progetto culturale della Chiesa italiana. 

 Con questa lettera ci limitiamo, ora, a segnalare quelle che, a nostro giudizio, sono le zone più delicate di questa mappa, dove l’assenza del Vangelo appare oggi più grave e la necessità missionaria si rende più urgente. 

[…] 

 

13. La luce della fede sulla persona e il suo profondo 

 

 Nel ritorno al più profondo del nostro io, possiamo incontrare colui che “è più interiore di me stesso” (Sant’Agostino, Confessioni, 3,6,11). 

[…] 

 La possibilità di incontrare il Signore della vita, nel cuore della mia più profonda interiorità in cui io incontro me stesso, distingue la fede da qualsiasi evasione alienante e ne fa uno straordinario “valore aggiunto” recato dal cristianesimo, che consente di unificare il vissuto umano, nel segno di un’autentica integrità antropologica. I cristiani hanno molto da dire al riguardo. 

 

14. Novità cristiana e rapporti sociali 

 

 Anche la sfera delle relazioni interumane richiede di essere rapportata  a Dio. Il Padre di tutti non può essere estraneo ad ogni relazione dell’io con l’altro. 

 La relazione uomo-donna, ad esempio, alla quale il Creatore ha impresso lineamenti originari “divini”, viene banalizzata o distorta da concezioni e prassi odierne ampiamente divulgate. Lo stesso accade per la relazione con il prossimo e con lo straniero; con chi incontro occasionalmente e con coloro con i quali condivido una storia, una cultura, un ethos, fatto di comportamenti solidali e sostenuti da istituzioni al servizio del bene comune. 

[…] 

  La fede in Gesù Cristo non può lasciarci indifferenti rispetto a questi modi di vivere la relazione, né può mai rassegnarsi a chiusure settarie o ad aperture strumentali. In lui scopriamo la radice ultima della nostra comune umanità, che ci fa vedere in ogni persone un nostro fratello. 

 In un mondo globalizzato, continuamente in bilico tra il sogno di un nuovo ordine mondiale e feroci sussulti di violenza terroristica, questo richiamo pacificante alla fraternità è particolarmente attuale ed urgente. 

[…] 

  In una convivenza umana, ferita dal peccato personale e mortificata da vere e proprie “strutture di peccato” (Giovanni Paolo II, lettera enciclSollecitudo rei socialisn. 36), il cristiano deve alimentare la profezia evangelica di una civiltà fraterna, traducendola in una nuova sintesi di giustizia e amore, capace di mettere in equilibrio, nella città degli uomini, l’obbedienza alla legge e la gratuità del dono. Come possiamo abitare il mondo dell’economia e della politica, dei mass-media e della cultura, della scienza e della tecnologia, riconoscendone le leggi costitutive, ma nello stesso tempo professandovi, in modo non retorico o indolore, il messaggio liberante del Vangelo? 

[…] 

 

15. L’ecologia interpella la coscienza cristiana 

 

 Nel creato, infine, possiamo ritrovare le tracce indelebili dell’opera di Dio. 

[…] 

 Crediamo che spetti al laico il compito di adoperarsi concretamente per spingere in profondità la sonda dell’umana intelligenza e ridisegnare continuamente i terminidi un corretto equilibrio tra azione e contemplazione nel nostro rapporto con il creato. Il mistero di Dio non teme la ricerca dell’uomo, quando essa è veramente libera e genuina, e non esige mai di mortificarla o di bloccarla: al contrario, la orienta e l’arricchisce, dilatando continuamente i suoi confini troppo angusti. “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità” (Lettera enciclFides et ratio, preambolo). 

 

16. Con lo sguardo rivolto al Signore, prendiamo il largo 

 

  “Con lo sguardo fisso al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio” (Giovanni Paolo II, bolla Incarnationis mysterium n.1). Con lo sguardo rivolto al Signore Gesù il Papa ci ha invitati a prendere il largo, a disegnare un grande progetto cristiano per il nuovo millennio. 

[…] 

 In questo momento storico, in cui si va plasmando la complessa fisionomia di una nuova civiltà planetaria; mentre la comunità cristiana italiana si prepara a celebrare nel 2007 a Verona il suo quarto Convegno ecclesiale nazionale, che ruoterà intorno a tali problemic’è bisogno di una nuova primavera del laicato, che possa  letteralmente rianimare, in forme significative e comunicabili, tutti gli ambiti di vita in cui un fedele laico può essere apostolo; nell’evangelizzazione e santificazione, nell’animazione cristiana della società, nell’opera caritativa; nell’azione pastorale della Chiesa, così come nella famiglia e nella vita pubblica; in forme individuali e associate; delineando un nuovo stile di vita, segnato dalla conversione dell’intelligenza e degli affetti, in cui l’intera rete di relazioni con se stesso, con gli altri e con il creato sia abitata dal soffio dello Spirito. Ma per fare ciò bisogna ovviamente pregare, riflettere, estrarre dal nostro tesoro “cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52): essere cioè veri cristiani. 

 Facendoci eco della voce del Signore, chiediamo al laicato delle nostre Chiese di “venire nella vigna”, operosi e missionari, così che questa nazione, la quale ebbe la grazia di ricevere il Vangelo nella prima ora dell’era cristiana, sia in grado di custodirlo e di irradiarlo nel nuovo millennio. Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di cristiani autentici, che sappiano essere “testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”.