Catechista
Di seguito trascrivo la lettera apostolica Un ministero antico, del 10 maggio scorso, con la quale papa
Francesco, ha deciso, da solo, di
istituire il ministero ecclesiale laicale del catechista, già di fatto
praticato ampiamente nella nostra Chiesa, da decenni (anch’io, ormai più che adulto, ebbi
catechisti laici nella nostra parrocchia), da fedeli donne
e uomini di tutte le età. La norma segue quindi la pratica e le conferisce la
giusta dignità ecclesiale.
Perché
di questo si è trattato: il Papa ha deciso di dare la dignità di ministero
ecclesiale al lavoro del catechista. Quando mia madre, dopo essersi formata in
catechetica alla vicina università salesiana, venne brutalmente allontanata dal
catechismo nella nostra parrocchia, fondamentalmente a motivo del
conservatorismo di chi ne aveva la direzione, certamente non gli era
riconosciuta.
Seguiranno disposizioni attuative per organizzare la liturgia del
conferimento dell’incarico alle persone designate e soprattutto la loro
formazione, che oggi, in genere, si fa poco.
Fare
catechismo è diverso dall’evangelizzazione.
L’evangelizzazione è compito di ogni fedele e consiste essenzialmente
nel rendere ragione della propria fede e nel cercare di praticarne in modo
coerente e credibile la benevolenza misericordiosa, cose che conducono a Cristo chi agisce così e le persone con le quali si relaziona, anche senza necessità di predicare esplicitamente.
Il
compito del catechista è invece quello di dare a chi è stato evangelizzato, che
è stato quindi raggiunto dall’annuncio del vangelo e si è avvicinato alla
Chiesa, le informazioni culturali di base per intenderne il linguaggio, la
simbologia, la liturgia e soprattutto le concezioni sul senso della vita e
sulle relazioni soprannaturali, in particolare con riferimento agli
insegnamenti di Gesù, il Cristo, e al suo vangelo.
Questo
comporta che si debba imparare a fare il catechista: non è una capacità innata.
E che non lo si debba fare di testa propria o secondo gli indirizzi di questo o
quel gruppo in cui si è coinvolti. Il riferimento del lavoro del catechista è
la Chiesa locale, la diocesi, che assegna la missione. Alla fine del lavoro,
chi è stato catechizzato dovrebbe essere in grado di intendere le esortazioni
del suo vescovo senza cadere dalle nuvole.
La
catechesi non dovrebbe creare dipendenza dal catechista, il quale non deve
abusare del suo ministero per crearla. In particolare, la direzione spirituale
non rientra tra i compiti del catechista, ma in quelli dei preti che sono stati
specificamente formati per esercitarla. Altrimenti si rischia di fare danni
enormi alle persone e finanche di disamorarle alla fede e alla religione.
Il
catechista dovrebbe ricevere le istruzioni di base in scienze dell’educazione
sul modo di trasmettere le informazioni religiose di base nel modo più
efficace, senza suscitare il rigetto o addirittura la repulsione delle persone
catechizzate.
Nella
mia vita ho sperimentato catechesi straordinariamente inefficaci e addirittura
controproducenti: ne ho fatto tesoro per il lavoro di evangelizzazione che ho
svolto per le mie figlie. Per loro però non ho mai voluto essere un catechista,
se non a loro specifica domanda su qualche tema. Un genitore non può essere il
catechista dei propri figli, almeno finché esercita su di loro un potere di
supremazia riconosciuto anche a livello legale. Può essere un evangelizzatore
nella misura in cui vive realmente il vangelo, facendo tesoro dell’insegnamento
dell’apostolo Paolo di non esasperare i propri figli. Il vangelo è scuola di
libertà, la libertà dei figli di Dio: questo fa parte delle sue buone notizie.
Nella catechesi consiglio sempre il libretto di Pierre Riches Note di catechismo per ignoranti colti, ancora in commercio anche in e-book. Mi fu regalato, quando ero universitario, dall’assistente ecclesiastico del mio gruppo FUCI, che è professore di antropologia teologica e successivamente fu a lungo arcivescovo. A me è stato utilissimo per tutta la vita, l’ho tenuto sempre vicino a me, a portata di mano. E’ una buona base. Ma la CEI pubblica, anche sul WEB [ http://www.educat.it/ ], accessibili gratuitamente, ottimi catechismi per tutte le età. Se dovessi fare catechismo non andrei oltre. Siccome io invece tendo ad andare oltre, non sarei un buon catechista, ma correggendomi forse potrei raggiungere la sufficienza parlando agli adulti (per parlare ai giovani occorre non essere più anziani dei loro genitori). Fortunatamente in parrocchia non siamo tanto a corto di bravi e volenterosi catechiste e catechisti perché si debba, come dire, raschiare il fondo del barile arruolando me.
Sulla
catechesi fin da giovane sono stato piuttosto informato leggendo i manuali di
mia madre e ne ho comprato un altro quando mia figlia iniziò a fare la catechista. Ma il tirocinio è
altrettanto importante di ciò che si è letto: si migliora solo correggendosi in
base all’esperienza.
Mi
sono fatto l’idea che nella catechesi parrocchiale si dovrebbe agire come un
gruppo di lavoro, per imparare ciascuno dall’esperienza dell’altro e per darsi
un’impostazione comune sotto la direzione (non tirannia, altrimenti ne va della
dignità del catechista) del parroco, che in parrocchia fa le veci del vescovo e
dovrebbe seguire gli orientamenti della diocesi. In genere per ragioni di tempo non si riesce
a confrontarsi come sarebbe necessario, perché il lavoro e la famiglia premono,
ma si incontrano anche difficoltà per la diversità di orientamenti che
l’insicurezza nelle nozioni religiose rende a volte irriducibili. Quando si è insicuri si cerca
di supplire con l’autorità, tagliando corto e mettendo gli altri
nell’alternativa di sottomettersi o andarsene. Mai e poi mai un catechista
dovrebbe sbottare con un “Se non ti va
bene, quella è la porta”.
Quando le mie figlie furono catechizzate in parrocchia mi toccò
rimediare d’urgenza a gravi errori educativi compiuti in quella loro
esperienza, ciò che feci da evangelizzatore. Il principale errore educativo che ricorre è parlare di religione con i paraocchi, senza considerare la
situazione in cui si trova la persona che si vuole catechizzare. A mia madre
insegnarono invece a tenerne conto. Dai salesiani faceva dei tirocini pratici,
chiamati simulate, in cui si imparava
come affrontare le varie situazioni che nella pratica si potevano
presentare. Un altro errore educativo
che si fa con i giovani è di pretendere di raddrizzarli,
in ogni senso, ma in particolare nelle relazioni sessuali. Ora mi dispiaccio un
po’ di aver reagito male quando, molti anni fa, nell’incontro con i genitori
che si fece dopo la Cresima di una delle mie figlie, il parroco di allora ci
disse che voleva raddrizzare i nostri figli mandandoli a catechismo in altre famiglie. Insorsi
dicendogli che le mie figlie avevano già una famiglia capace di evangelizzare e
che non mi passava assolutamente per la testa di farmele raddrizzare da altri, con il che sicuramente si sarebbero
disamorate alla fede. La parrocchia non è un centro correzionale. In
particolare ero d’accordo con Carlo Maria Martini quando consigliava di
rispettare l’intimità della sfera sessuale dei giovani. Infine: il catechismo a domande e risposte che mi fu
impartito da fanciullo lasciò poche e labili tracce, procura una formazione
povera. Ora la catechesi dei giovani non la si fa assomigliare a ciò che si fa
in una classe scolastica. Questo però richiede un di più di preparazione.
Mario Ardigò - Azione Cattolica in San
Clemente papa - Roma, Monte Sacro Valli.
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LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»
[10 maggio 2021]
DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO
“Un ministero
antico”
"ANTIQUUM
MINISTERIUM"
CON LA QUALE SI ISTITUISCE
IL MINISTERO DI CATECHISTA
1. Il
ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico. È pensiero comune tra i
teologi che i primi esempi si ritrovino già negli scritti del Nuovo Testamento.
Il servizio dell’insegnamento trova la sua prima forma germinale nei “maestri”
a cui l’Apostolo fa menzione scrivendo alla comunità di Corinto: «Alcuni perciò
Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo
come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il
dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue.
Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli?
Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le
interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi
mostro la via più sublime» (1 Cor 12,28-31).
Lo stesso Luca apre il suo
Vangelo attestando: «Ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza,
fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo,
in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai
ricevuto» (Lc 1,3-4). L’evangelista sembra essere ben consapevole
che con i suoi scritti sta fornendo una forma specifica di insegnamento che
permette di dare solidità e forza a quanti hanno già ricevuto il Battesimo.
L’apostolo Paolo ritorna di nuovo sull’argomento quando raccomanda ai Galati:
«Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo
istruisce» (Gal 6,6). Come si nota, il testo aggiunge una
peculiarità fondamentale: la comunione di vita come caratteristica della
fecondità della vera catechesi ricevuta.
2. Fin dai
suoi inizi la comunità cristiana ha sperimentato una diffusa forma di
ministerialità che si è resa concreta nel servizio di uomini e donne i quali, obbedienti
all’azione dello Spirito Santo, hanno dedicato la loro vita per l’edificazione
della Chiesa. I carismi che lo Spirito non ha mai cessato di effondere sui
battezzati, trovarono in alcuni momenti una forma visibile e tangibile di
servizio diretto alla comunità cristiana nelle sue molteplici espressioni,
tanto da essere riconosciuto come una diaconia indispensabile per la comunità.
L’apostolo Paolo se ne fa interprete autorevole quando attesta: «Vi sono
diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno
solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto
in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare
dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene
dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il
linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro,
nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a
un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti;
a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma
tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a
ciascuno come vuole» (1 Cor 12,4-11).
All’interno della grande
tradizione carismatica del Nuovo Testamento, dunque, è possibile riconoscere la
fattiva presenza di battezzati che hanno esercitato il ministero di trasmettere
in forma più organica, permanente e legato alle diverse circostanze della vita,
l’insegnamento degli apostoli e degli evangelisti (cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. Dei Verbum, 8). La Chiesa ha voluto riconoscere questo
servizio come espressione concreta del carisma personale che ha favorito non
poco l’esercizio della sua missione evangelizzatrice. Lo sguardo alla vita
delle prime comunità cristiane che si sono impegnate nella diffusione e
sviluppo del Vangelo, sollecita anche oggi la Chiesa a comprendere quali
possano essere le nuove espressioni con cui continuare a rimanere fedeli alla
Parola del Signore per far giungere il suo Vangelo a ogni creatura.
3. L’intera
storia dell’evangelizzazione di questi due millenni mostra con grande evidenza
quanto sia stata efficace la missione dei catechisti. Vescovi, sacerdoti e
diaconi, insieme a tanti uomini e donne di vita consacrata, hanno dedicato la
loro vita all’istruzione catechistica perché la fede fosse un valido sostegno
per l’esistenza personale di ogni essere umano. Alcuni inoltre hanno raccolto
intorno a sé altri fratelli e sorelle che nella condivisione dello stesso
carisma hanno costituito degli Ordini religiosi a totale servizio della
catechesi.
Non si può dimenticare,
l’innumerevole moltitudine di laici e laiche che hanno preso parte direttamente
alla diffusione del Vangelo attraverso l’insegnamento catechistico. Uomini e
donne animati da una grande fede e autentici testimoni di santità che, in alcuni
casi, sono stati anche fondatori di Chiese, giungendo perfino a donare la loro
vita. Anche ai nostri giorni, tanti catechisti capaci e tenaci sono a capo di
comunità in diverse regioni e svolgono una missione insostituibile nella
trasmissione e nell’approfondimento della fede. La lunga schiera di beati,
santi e martiri catechisti ha segnato la missione della Chiesa che merita di
essere conosciuta perché costituisce una feconda sorgente non solo per la
catechesi, ma per l’intera storia della spiritualità cristiana.
4. A partire
dal Concilio Ecumenico Vaticano II, la Chiesa ha sentito con rinnovata
coscienza l’importanza dell’impegno del laicato nell’opera di evangelizzazione.
I Padri conciliari hanno ribadito più volte quanto sia necessario per la “plantatio Ecclesiae” e lo sviluppo della
comunità cristiana il coinvolgimento diretto dei fedeli laici nelle varie forme
in cui può esprimersi il loro carisma. «Degna di lode è anche quella schiera,
tanto benemerita dell’opera missionaria tra i pagani, che è costituita dai
catechisti, sia uomini che donne. Essi, animati da spirito apostolico e facendo
grandi sacrifici, danno un contributo singolare ed insostituibile alla
propagazione della fede e della Chiesa…Nel nostro tempo poi, in cui il clero è
insufficiente per l’evangelizzazione di tante moltitudini e per l’esercizio del
ministero pastorale, il compito del Catechista è della massima importanza»
(Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Ad gentes, 17).
Insieme al ricco insegnamento conciliare è necessario far
riferimento al costante interesse dei Sommi Pontefici, del Sinodo dei Vescovi,
delle Conferenze Episcopali e dei singoli Pastori che nel corso di questi
decenni hanno impresso un notevole rinnovamento alla catechesi. Il Catechismo
della Chiesa Cattolica, l’Esortazione apostolica Catechesi
tradendae, il Direttorio catechistico generale, il Direttorio
generale per la catechesi, il recente Direttorio per la catechesi,
unitamente a tanti Catechismi nazionali, regionali e diocesani
sono un’espressione del valore centrale dell’opera catechistica che mette in
primo piano l’istruzione e la formazione permanente dei credenti.
5. Senza
nulla togliere alla missione propria del Vescovo di essere il primo Catechista
nella sua Diocesi insieme al presbiterio che con lui condivide la stessa cura
pastorale, e alla responsabilità peculiare dei genitori riguardo la formazione
cristiana dei loro figli (cfr CIC can. 774 §2; CCEO can. 618), è necessario
riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si
sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi (cfr CIC can. 225;
CCEO cann. 401 e 406). Questa presenza si rende ancora più urgente ai nostri
giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo
contemporaneo (cfr Esort. Ap. Evangelii gaudium, 163-168), e per
l’imporsi di una cultura globalizzata (cfr Lett. enc. Fratelli tutti,
100.138), che richiede un incontro
autentico con le giovani generazioni, senza dimenticare l’esigenza di
metodologie e strumenti creativi che rendano l’annuncio del Vangelo coerente
con la trasformazione missionaria che la Chiesa ha intrapreso. Fedeltà al
passato e responsabilità per il presente sono le condizioni indispensabili
perché la Chiesa possa svolgere la sua missione nel mondo.
Risvegliare l’entusiasmo
personale di ogni battezzato e ravvivare la consapevolezza di essere chiamato a
svolgere la propria missione nella comunità, richiede l’ascolto alla voce dello
Spirito che non fa mai mancare la sua presenza feconda (cfr CIC can. 774 §1;
CCEO can. 617). Lo Spirito chiama anche oggi uomini e donne perché si mettano
in cammino per andare incontro ai tanti che attendono di conoscere la bellezza,
la bontà e la verità della fede cristiana. È compito dei Pastori sostenere
questo percorso e arricchire la vita della comunità cristiana con il
riconoscimento di ministeri laicali capaci di contribuire alla trasformazione
della società attraverso la «penetrazione dei valori cristiani nel mondo
sociale, politico ed economico» (Evangelii gaudium, 102).
6.
L’apostolato laicale possiede una indiscussa valenza secolare. Essa chiede di
«cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo
Dio» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen Gentium, 31). La loro
vita quotidiana è intessuta di rapporti e relazioni familiari e sociali che
permette di verificare quanto «sono soprattutto chiamati a rendere presente e
operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può
diventare sale della terra se non per loro mezzo» (Lumen Gentium, 33). È
bene ricordare, comunque, che oltre a questo apostolato «i laici possono anche
essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con
l’apostolato della Gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che
aiutavano l’apostolo Paolo nell’evangelizzazione, faticando molto per il
Signore» (Lumen Gentium, 33).
La funzione peculiare
svolta dal Catechista, comunque, si specifica all’interno di altri servizi
presenti nella comunità cristiana. Il Catechista, infatti, è chiamato in primo
luogo a esprimere la sua competenza nel servizio pastorale della trasmissione
della fede che si sviluppa nelle sue diverse tappe: dal primo annuncio che
introduce al kerygma, all’istruzione che rende consapevoli della
vita nuova in Cristo e prepara in particolare ai sacramenti dell’iniziazione
cristiana, fino alla formazione permanente che consente ad ogni battezzato di
essere sempre pronto «a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza» (1
Pt 3,15). Il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede,
maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della
Chiesa. Un’identità che solo mediante la preghiera, lo studio e la
partecipazione diretta alla vita della comunità può svilupparsi con coerenza e
responsabilità (cfr Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione, Direttorio per la Catechesi, 113).
7. Con
lungimiranza, San Paolo VI emanò la Lettera apostolica Ministeria
quaedam con l’intento non solo di adattare al cambiato momento storico
il ministero del Lettore e dell’Accolito (cfr Lett. ap. Spiritus Domini),
ma anche di sollecitare le Conferenze Episcopali perché si facessero promotrici
per altri ministeri tra cui quello di Catechista: “Oltre questi uffici comuni
della Chiesa Latina, nulla impedisce che le Conferenze Episcopali ne chiedano
altri alla Sede Apostolica, se ne giudicheranno, per particolari motivi, la
istituzione necessaria o molto utile nella propria regione. Di questo genere
sono, ad esempio, gli uffici di Ostiario, di Esorcista e
di Catechista”. Lo stesso invito pressante ritornò nell’Esortazione
apostolica Evangelii nuntiandi quando, chiedendo di saper leggere
le esigenze attuali della comunità cristiana in fedele continuità con le
origini, esortava a trovare nuove forme ministeriali per una rinnovata
pastorale: «Tali ministeri, nuovi in apparenza ma molto legati ad esperienze
vissute dalla Chiesa nel corso della sua esistenza, - per esempio quelli di
Catechista… sono preziosi per la «plantatio», la vita e la crescita della
Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro
che sono lontani» (San Paolo VI, Esort. Ap. Evangelii nuntiandi,
73).
Non si può negare, dunque,
che «è cresciuta la coscienza dell’identità e della missione del laico nella
Chiesa. Disponiamo di un numeroso laicato, benché non sufficiente, con un
radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della
catechesi, della celebrazione della fede» (Evangelii gaudium, 102). Ne
consegue che ricevere un ministero laicale come quello di Catechista imprime
un’accentuazione maggiore all’impegno missionario tipico di ciascun battezzato
che si deve svolgere comunque in forma pienamente secolare senza cadere in
alcuna espressione di clericalizzazione.
8. Questo
ministero possiede una forte valenza vocazionale che richiede il dovuto
discernimento da parte del Vescovo e si evidenzia con il Rito di istituzione.
Esso, infatti, è un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le
esigenze pastorali individuate dall’Ordinario del luogo, ma svolto in maniera
laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero. È bene che al
ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda
fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della
comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di
comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica,
pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede,
e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus
Dominus, 14; CIC can. 231 §1; CCEO can. 409 §1). È richiesto che siano
fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il
ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico.
Pertanto, dopo aver
ponderato ogni aspetto, in forza dell’autorità apostolica
istituisco
il ministero laicale di Catechista
La Congregazione per il
Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti provvederà entro breve tempo a
pubblicare il Rito di Istituzione del ministero laicale di Catechista.
9. Invito,
dunque, le Conferenze Episcopali a rendere fattivo il ministero di Catechista,
stabilendo l’iter formativo necessario e i criteri normativi per
potervi accedere, trovando le forme più coerenti per il servizio che costoro
saranno chiamati a svolgere conformemente a quanto espresso da questa Lettera
apostolica.
10. I Sinodi
delle Chiese Orientali o le Assemblee dei Gerarchi potranno recepire quanto qui
stabilito per le rispettive Chiese sui juris, in base al proprio
diritto particolare.
11. I Pastori
non cessino di fare propria l’esortazione dei Padri conciliari quando
ricordavano: «Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da
soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo, ma che
il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di pastori
nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi propri a
questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella loro misura,
al bene comune» (Lumen Gentium, 30). Il discernimento dei doni che lo
Spirito Santo non fa mai mancare alla sua Chiesa sia per loro il sostegno
dovuto per rendere fattivo il ministero di Catechista per la crescita della
propria comunità.
Quanto stabilito con questa Lettera apostolica in forma di “Motu
proprio”, ordino che abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa
contraria anche se degna di speciale menzione, e che sia promulgato tramite
pubblicazione su L’Osservatore Romano, entrando in vigore nello
stesso giorno, e quindi pubblicato nel commentario ufficiale degli Acta
Apostolicae Sedis.
Dato a Roma, presso San Giovanni in Laterano, il giorno 10 maggio
dell’anno 2021, Memoria liturgica di San Giovanni d’Avila, presbitero e dottore
della Chiesa, nono del mio pontificato.
Francesco