Domenica 14 febbraio 2021 – 6° Domenica del Tempo ordinario - Lezionario dell’anno B per le domeniche e le
solennità – colore liturgico: verde –
salterio: 2° settimana -Letture della Messa - Sintesi dell’omelia svolta
durante la Messa celebrata in parrocchia alle nove - Avvisi di Azione cattolica
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Sunday February 14, 2021 - 6th Sunday in Ordinary
Time - Lectionary of year B for Sundays and solemnities - Liturgical color:
green - Psalter: 2nd week - Mass readings - Summary of the homily given during
Mass celebrated in the parish at nine o’clock - Notices of Catholic Action
Osservazioni ambientali:
cielo sereno, c’è molto vento; temperatura ambientale 4°C. Nel vicino Abruzzo ieri è nevicato.
Tuttavia, da molti segni si capisce che
stiamo entrando nella primavera. Roma è bellissima in primavera! In particolare
perché è una città con molti parchi pubblici e con tanta grande architettura
nel grande centro storico.
Environmental
observations: clear sky, there is a lot of wind; ambient temperature 4 ° C. In
nearby Abruzzo it snowed yesterday. However, it is clear from many signs that
we are entering spring. Rome is beautiful in spring! Particularly because it is
a city with many public parks and with a lot of great architecture in the great
historic center.
Canti:
Introduzione, “Ti esalto Dio, mio re”; Offertorio, “Se m’accogli”;
Comunione, “Il tuo popolo in cammino”; finale, “Andate per le strade!”.
Songs: Introduction, "I exalt you God, my king"; Offertory,
"If you welcome me"; Communion, "Your people on the way";
final, "Go to the streets!".
Un augurio di pace a
tutti i lettori!
Wishes for peace to all readers!
Durante
la messa delle nove il gruppo parrocchiale di AC era sui banchi sulla sinistra
dell’altare, guardando l’abside.
During the nine o'clock mass, the parish group of AC was on the pews to the
left of the altar, looking at the apse.
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Le riunioni del gruppo AC San Clemente in
presenza, nella sala rossa della sede parrocchiale, sono state sospese,
in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità
sanitarie per ora le sconsigliano.
Abbiamo continuato a riunirci in Google Meet. Ieri c’è stata l’11°
riunione con questa modalità. Gli incontri sono stati molto interessanti.
Abbiamo inviato per posta ordinaria i resoconti delle riunioni ai soci che non
ci hanno ancora comunicato un indirizzo email.
Nel mese di febbraio abbiamo programmato di
riunirci il 13 e il 20. Il 20 per
dialogare su quelli dell’enciclica Fratelli tutti, di papa Francesco.
Il link e il
codici di accesso per l’incontro saranno
comunicati ai soci nella Lettera
ai soci mensile, inviata via email e per posta ai soci che non hanno ancora
comunicato un indirizzo email.
Chi desidera
partecipare può chiederli inviando una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
precisando il
proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di
coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno
essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.
Daremo ulteriori informazioni su questo blog.
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Si fa festa incontrandosi, ma la raccomandazione del
distanziamento ce lo sconsiglia.
I nostri incontri in
Google Meet sono feste dell’incontro tra
noi e con Cristo, perché, quando si è riuniti nel suo nome, anche in quel modo,
egli è presente: è scritto.
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The meetings of the AC San
Clemente group in the presence, in the red room of the parish seat, have been
suspended, pending a favorable evolution of the pandemic from Covid 19. The
health authorities for now advise against them.
We continued to reunite in
Google Meet. Yesterday there was the 11th meeting in this way. The meetings
were very interesting. We have sent the reports of the meetings by ordinary
mail to the members who have not yet given us an email address.
In February we have planned to meet on 13 and 20. On the 20th to talk
about those of the encyclical Fratelli tutti, by Pope Francis.
The link and access codes for
the meeting will be communicated to the members in the monthly Letter to the
members, sent by email and by post to members who have not yet communicated an
email address
Those who wish to participate can
ask for them by sending an email to
mario.ardigo@acsanclemente.net
specifying their name, the parish they belong to and the topics of
interest. The data of non-members will be deleted after each meeting and will
have to be resent to attend the next one.
We will
give more information on this blog.
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We celebrate by
meeting, but the recommendation of the spacing advises us against it.
Our meetings in Google Meet are celebrations
of the encounter between us and with Christ, because, when we are gathered in
his name, even in that way, he is present: it is written.
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RACCOMANDIAMO DI OSSERVARE
LE PRESCRIZIONI DELL’AUTORITA’ SANITARIA:
1) indossare la maschera
facciale anche all’aperto, coprendo anche il naso;
2) mantenere una distanza
non inferiori a m 2 dagli altri;
3) evitare gli
assembramenti di persone, anche al momento di ricevere la Comunione.
4) ricevere la Comunione sulla mano, aspettando che il
sacerdote vi posi l’ostia consacrata, senza cercare di afferrarla prima.
WE RECOMMEND TO FOLLOW THE
REQUIREMENTS OF THE HEALTH AUTHORITY:
1) wearing the face mask even outdoors, also covering the nose;
2) keeping a distance of no less than m 2 from the others;
3) avoiding gatherings of people, even at the moment of receiving
Communion.
4) receiving Communion on the hand, waiting for the priest to place the
consecrated host there, without trying to grab it first.
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L’Azione Cattolica Italiana è un’associazione di laici nella chiesa
cattolica che si impegnano liberamente per
realizzare, nella comunità cristiana e nella società civile, una
specifica esperienza, ecclesiale e laicale, comunitaria e organica, popolare e democratica.
(dallo Statuto)
Italian Catholic Action is an
association of lay people in the Catholic Church who are freely committed to
creating a specific ecclesial and lay, community and organic, popular and
democratic experience in the Christian community and in civil society. (from
the Statute)
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Note: after
the Italian text there is the translation in English, done with the help of
Google Translator. I tried to correct, within the limits of my knowledge of
English, some inaccuracies that automatic translation still inevitably entails.
I have experimented that even with these inaccuracies the translation allows us
to be understood by those who speak English, in the many national versions of
the world, or who use it as a second or third language. It is the function that
in ancient times carried out the Greek. Trying to be understood by other
peoples corresponds to an ancient vocation of the Church of Rome, which is
still current. The biblical
texts in English are taken from https://www.associationofcatholicpriests.ie and from other Catholic sites in English and from
http://www.vatican.va/archive/ENG0839/_INDEX.HTM (The New American
Bible); the texts in english of the documents of the
Second Vatican Council, are taken from sites of Holy See.
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Pillole di Concilio / Council pills
Dalla Costituzione
pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo La gioia e la speranza - Gaudium et spes, del Concilio Vaticano 2° (1962-1965)
From the
Pastoral Constitution on the Church in the modern world Joy and Hope - Gaudium et Spes, of the Second Vatican Council
(1962-1965)
10. Gli interrogativi più profondi del genere umano.
In verità gli squilibri di
cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio
che è radicato nel cuore dell'uomo. È proprio all'interno dell'uomo che molti
elementi si combattono a vicenda. Da una parte infatti, come creatura, esperimenta
in mille modi i suoi limiti; d'altra parte sente di essere senza confini nelle
sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte
attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunziare alle altre.
Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa
quello che vorrebbe .
Per cui soffre in se
stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie
nella società. Molti, è vero, la cui vita è impregnata di materialismo pratico,
sono lungi dall'avere una chiara percezione di questo dramma; oppure, oppressi
dalla miseria, non hanno modo di rifletterci. Altri, in gran numero, credono di
trovare la loro tranquillità nelle diverse spiegazioni del mondo che sono loro
proposte. Alcuni poi dai soli sforzi umani attendono una vera e piena
liberazione dell'umanità, e sono persuasi che il futuro regno dell'uomo sulla
terra appagherà tutti i desideri del suo cuore. Né manca chi, disperando di
dare uno scopo alla vita, loda l'audacia di quanti, stimando l'esistenza umana
vuota in se stessa di significato, si sforzano di darne una spiegazione
completa mediante la loro sola ispirazione.
Con tutto ciò, di fronte
all'evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si
pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali: cos'è
l'uomo?
Qual è il significato del
dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni
progresso?
Cosa valgono quelle
conquiste pagate a così caro prezzo?
Che apporta l'uomo alla
società, e cosa può attendersi da essa?
Cosa ci sarà dopo questa
vita?
Ecco: la Chiesa crede che
Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all'uomo, mediante il suo Spirito,
luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione; né è dato in terra un
altro Nome agli uomini, mediante il quale possono essere salvati . Essa crede
anche di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di
tutta la storia umana.
Inoltre la Chiesa afferma
che al di là di tutto ciò che muta stanno realtà immutabili; esse trovano il
loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei
secoli.
Così nella luce di Cristo, immagine del Dio invisibile, primogenito
di tutte le creature il Concilio intende
rivolgersi a tutti per illustrare il mistero dell'uomo e per cooperare nella
ricerca di una soluzione ai principali problemi del nostro tempo.
10. The deepest questions of mankind.
The
truth is that the imbalances under which the modern world labors are linked
with that more basic imbalance which is rooted in the heart of man. For in man
himself many elements wrestle with one another. Thus, on the one hand, as a
creature he experiences his limitations in a multitude of ways; on the other he
feels himself to be boundless in his desires and summoned to a higher life.
Pulled by manifold attractions he is constantly forced to choose among them and
renounce some. Indeed, as a weak and sinful being, he often does what he would
not, and fails to do what he would. Hence he suffers from internal divisions, and
from these flow so many and such great discords in society. No doubt many whose
lives are infected with a practical materialism are blinded against any sharp
insight into this kind of dramatic situation; or else, weighed down by
unhappiness they are prevented from giving the matter any thought. Thinking
they have found serenity in an interpretation of reality everywhere proposed
these days, many look forward to a genuine and total emancipation of humanity
wrought solely by human effort; they are convinced that the future rule of man
over the earth will satisfy every desire of his heart. Nor are there lacking
men who despair of any meaning to life and praise the boldness of those who
think that human existence is devoid of any inherent significance and strive to
confer a total meaning on it by their own ingenuity alone.
Nevertheless,
in the face of the modern development of the world, the number constantly
swells of the people who raise the most basic questions or recognize them with
a new sharpness: what is man? What is this sense of sorrow, of evil, of death,
which continues to exist despite so much progress? What purpose have these victories
purchased at so high a cost? What can man offer to society, what can he expect
from it? What follows this earthly life?
The
Church firmly believes that Christ, who died and was raised up for all, can
through His Spirit offer man the light and the strength to measure up to his
supreme destiny. Nor has any other name under the heaven been given to man by
which it is fitting for him to be saved. She likewise holds that in her most
benign Lord and Master can be found the key, the focal point and the goal of
man, as well as of all human history. The Church also maintains that beneath
all changes there are many realities which do not change and which have their
ultimate foundation in Christ, Who is the same yesterday and today, yes and
forever.(4) Hence under the light of Christ, the image of the unseen God, the
firstborn of every creature,(5) the council wishes to speak to all men in order
to shed light on the mystery of man and to cooperate in finding the solution to
the outstanding problems of our time.
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Letture bibliche della Messa - Biblical readings of the Mass
Prima lettura -1st
Reading
Dal libro del Levitico
(Lv 13,1-2.45-46)
From the
book of Leviticus (Lev 13: 1-2.45-46)
Il Signore parlò a Mosè e ad
Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o
macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà
condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli. Il
lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato
fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!". Sarà
impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori
dell'accampamento».
The Lord spoke to Moses and Aaron, saying: “When a
person has on the skin of his body a swelling or an eruption or a spot, and it
turns into a leprous disease on the skin of his body, he shall be brought to
Aaron the priest or to one of his sons the priests. he is leprous, he is
unclean. The priest shall pronounce him unclean; the disease is on his head.
The person who has the leprous disease shall
wear torn clothes and let the hair of his head be disheveled; and he shall
cover his upper lip and cry out, “Unclean, unclean.” He shall remain unclean as
long as he has the disease; he is unclean. He shall live alone; his dwelling
shall be outside the camp.”
Salmo responsoriale
dal salmo 31
Responsorial psalm
From psalm 31
Ritornello
/ Response:
Tu sei il
mio rifugio, mi liberi dall'angoscia.
Beato l'uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho fatto conoscere il mio
peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Rallegratevi nel Signore ed
esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
Blessed is
he whose fault is taken away,
whose sin is covered.
Blessed the man to whom the Lord imputes not guilt,
in whose spirit there is no guile.
Then I
acknowledged my sin to you,
my guilt I did not hide.
I said, I confess my faults to the Lord,
and you took away the guilt of my sin.
Be glad in
the Lord and rejoice, you just;
exult, all you upright of heart.
Seconda lettura / Second
reading
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 10,31-11,1)
From the first letter of St. Paul to the Corinthians
(1 Cor 10,31-11,1)
Fratelli,
sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate
tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai
Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in
tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla
salvezza.
Diventate miei imitatori, come io
lo sono di Cristo.
My
brethren, whether you eat or drink, or whatever you do, do all to the glory of
God. Give no offence to Jews or to Greeks or to the church of God, just as I
try to please all men in everything I do, not seeking my own advantage, but
that of many, that they may be saved.
Be
imitators of me, as I am of Christ.
Acclamazione al Vangelo
Acclamation to the Gospel
Alleluia, alleluia.
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo. (Lc 7,16)
A great prophet has arisen among us,
and God visited his people. (Lk 7:16)
Alleluia.
Vangelo - Gospel
Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 1,40-45)
From the Gospel according to Mark (Mk 1:40-45)
In quel tempo, venne da Gesù
un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi
purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo
voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non
dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua
purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma
quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che
Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in
luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
A leper came to Jesus begging him, and
kneeling he said to him, “If you choose, you can make me clean.” Moved with
pity, Jesus stretched out his hand and touched him, and said to him, “I do
choose. Be made clean!” Immediately the leprosy left him, and he was made
clean.
After sternly warning him he sent him away
at once, saying to him, “See that you say nothing to anyone; but go, show
yourself to the priest, and offer for your cleansing what Moses commanded, as a
testimony to them.” But he went out and began to proclaim it freely, and to
spread the word, so that Jesus could no longer go into a town openly, but
stayed out in the country; and people came to him from every quarter.
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Sintesi dell’omelia svolta durante la Messa celebrata in parrocchia alle
nove
Summary of the homily given during the Mass celebrated in the parish at
nine o’clock
La
prima e la seconda lettura ci parlano di lebbrosi. I lebbrosi venivano
considerati impuri nell’antico ebraismo.
Il brano
evangelico è importante perché ci dice che cosa Gesù è venuto a fare tra noi.
Nasciamo peccatori: per il peccato
originale. Dunque siamo impuri. Facciamo l’esperienza personale di peccare.
Come diceva san Paolo: facciamo il male che non vorremmo fare.
Gesù è
venuto a salvarci da questa condizione. Nel Battesimo ne siamo liberato. Ma
continuiamo ad esserne salvati perché Gesù rimane tra noi nei sacramenti, in particolare nell’Eucaristia.
Il
contatto con Gesù salva: Gesù toccò il lebbroso, il quale fu subito guarito
dalla malattia e dunque purificato anche
dal punto religioso. Nell’Eucaristia
Gesù tocca anche noi.
Lasciamoci dunque purificare, e così salvare,
da Gesù!
We are born sinners: for original sin.
Therefore we are impure. We have the personal experience of sinning. As Saint
Paul said: we do evil that we do not want to do.
Jesus came to save us from this condition. In Baptism we are freed from
it. But we continue to be saved by it because Jesus remains among us in the
sacraments, especially in the Eucharist.
Contact with Jesus saves: Jesus touched the leper, who was immediately
cured of his illness and therefore also purified from the religious point of
view. In the Eucharist, Jesus touches us too.
Let
us therefore allow ourselves to be purified, and thus saved, by Jesus!
Sintesi di Mario Ardigò, per come ha compreso le
parole del celebrante.
Summary of Mario Ardigò, as how he
understood the words of the celebrant.
Avvisi del parroco / Notices
from the parson
- mercoledì inizia la
Quaresima: è il mercoledì delle Ceneri.
- quel giorno il rito delle Ceneri verrà
celebrato durante le messe delle nove, delle 18 e delle 19:30;
- mercoledì la
tradizione raccomanda digiuno e
astinenza, nel senso precisato dalla CEI nel documento che trovate di seguito,
vale a dire, in sintesi:
1) La legge del digiuno obbliga a fare
un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo
al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini
locali approvate.
2) La legge dell’astinenza proibisce
l’uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, ad un prudente
giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.
Sono obbligate le
persone tra i 14 e i 60 anni di età, salvo motivi di salute.
Notices from the parson
- Wednesday begins Lent: it
is Ash Wednesday.
- on that day the rite of
Ashes will be celebrated during the masses of nine o’ clock, 18 and 19:30 o’clock;
- on Wednesday, tradition
recommends fasting and abstinence, in the sense specified by the CEI in the
document you find below, that is, in summary:
1) The law of fasting
obliges you to eat only one meal during the day, but does not prohibit taking
some food in the morning and in the evening, respecting, for quantity and
quality, the approved local customs.
2) The law of abstinence
prohibits the use of meat, as well as food and drinks which, in a prudent
judgment, are considered particularly sought after and expensive.
People between 14 and 60 years of age are
obliged, except for health reasons.
Avvisi di Azione
Cattolica: / Catholic Action Notices:
Le riunioni del gruppo AC San
Clemente in presenza, nella sala rossa della sede parrocchiale, sono state sospese,
in attesa di una evoluzione favorevole della pandemia da Covid 19. Le autorità
sanitarie per ora le sconsigliano.
Nel
mese di febbraio abbiamo programmato di riunirci il 13 e il 20. Il 20 per dialogare su
quelli dell’enciclica Fratelli tutti, di papa Francesco.
Il link e
il codici di accesso per l’incontro saranno
comunicati ai soci nella Lettera
ai soci mensile, inviata via email e per posta ai soci che non hanno ancora
comunicato un indirizzo email.
Chi desidera partecipare può chiederli
inviando una email a
mario.ardigo@acsanclemente.net
precisando
il proprio nome, la parrocchia di appartenenza e i temi di interesse. I dati di
coloro che non sono soci saranno cancellati dopo ogni riunione e dovranno
essere nuovamente inviati per partecipare a quella successiva.
In February we have planned to meet on 13
and 20. On the 20th to talk about those of the encyclical Fratelli tutti, by
Pope Francis.
The link and access codes for the meeting will be communicated to the
members in the monthly Letter to the members, sent by email and by post to
members who have not yet communicated an email address.
Those who wish to participate can ask for
them by sending an email to
mario.ardigo@acsanclemente.net
specifying their name, the parish they
belong to and the topics of interest. The data of non-members will be deleted
after each meeting and will have to be resent to attend the next one.
Nota dell'Episcopato italiano
Il senso cristiano
del digiuno e dell'astinenza
DECRETO DI
PROMULGAZIONE
Prot. n. 662/94
CAMILLO card.
RUINI
Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Note from the Italian
Episcopate
The Christian sense
of fasting and abstinence
________________________________________
PROMULGATION DECREE
Prot. N. 662/94
CAMILLO card. RUINI
Vicar General of His
Holiness for the Diocese of Rome
President of the Italian
Episcopal Conference
In ossequio alla
legislazione canonica e in piena comunione con la Sede Apostolica la Conferenza
Episcopale Italiana nella 39a Assemblea Generale, svoltasi a Roma
dal 16 al 20maggio
1994, in applicazione dei
canoni 1251 e 1253, ha approvato con la maggioranza richiesta le disposizioni
di carattere normativo sul digiuno e l’astinenza, contenute nel n. 1 3 della
Nota pastorale «Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza».
In conformità al can. 455,
par. 2, del Codice di diritto canonico ho chiesto con lettera n. 39 5/94 del 9
giugno 1994 la prescritta «recognitio» della Santa Sede.
Con il presente decreto,
nella mia qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per
mandato della medesima Assemblea Generale e in conformità dell’art. 28/a dello
Statuto della C.E.l., dopo aver ottenuto, in data 12 settembre 1994, la
prescritta «recognitio» della Santa Sede con foglio n. 960/83 del Prefetto
della Congregazione per i Vescovi, intendo promulgare e di fatto promulgo le
disposizioni normative contenute nella Nota pastorale che viene pubblicata con
il presente decreto.
Ai fini della più precisa
identificazione degli elementi costituenti il corpo normativo spettante alle
competenze della Conferenza Episcopale Italiana, resta inteso che le
disposizioni normative contenute nel n. 1 3 del presente documento saranno da
intendere come Delibera C.E.I. n. 59.
Stabilisco altresì che, in
conformità al can. 8, par. 2, del Codice di diritto canonico, tali norme
entrino in vigore a partire dal 27 novembre 1994, prima domenica di Avvento.
INTRODUZIONE
Il valore della
penitenza per il nostro tempo
1. Il digiuno e l’astinenza — insieme alla preghiera,
all’elemosina e alle altre opere di carità — appartengono, da sempre, alla vita
e alla prassi penitenziale della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno
permanente del cristiano di conversione al regno di Dio, di richiesta di
perdono per i peccati, di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di
grazie e di lode al Padre.
Nella penitenza è coinvolto
l’uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l’uomo che ha un corpo
bisognoso di cibo e di riposo e l’uomo che pensa, progetta e prega; l’uomo che
si appropria e si nutre delle cose e l’uomo che fa dono di esse; l’uomo che
tende al possesso e al godimento dei beni e l’uomo che avverte l’esigenza di
solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini. Digiuno e astinenza non sono
forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito,
rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità
della persona.
Ma perché il digiuno e
l’astinenza rientrino nel vero significato della prassi penitenziale della
Chiesa devono avere un’anima autenticamente religiosa, anzi cristiana. Ci preme
pertanto riproporre il significato del digiuno e dell’astinenza secondo
l’esempio e l’insegnamento di Gesù e secondo l’esperienza spirituale della
comunità cristiana. Occorre, per questo, riscoprirne l’identità originaria e
lo spirito autentico alla luce della parola di Dio e della viva tradizione
della Chiesa. Occorre poi precisarne le modalità espressive in riferimento
alle condizioni di vita del nostro tempo.
Il digiuno e l’astinenza,
infatti, rientrano in quelle forme di comportamento religioso che sono
costantemente soggette alla mutazione degli usi e dei costumi. In questo senso
la Delibera dell’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana del 18
aprile 1985 chiede che si stabiliscano le opportune determinazioni a norma dei
canoni 1251 e 1253 del Codice di Diritto Canonico per l’osservanza del digiuno
e dell’astinenza nelle Chiese che sono in Italia (1).
È quanto noi Vescovi
italiani intendiamo fare con la presente Nota pastorale, che
indirizziamo a tutti i membri della comunità ecclesiale, presbiteri, diaconi,
religiosi e fedeli laici, per sollecitare una convinta e vigorosa ripresa
della prassi penitenziale all’interno del popolo cristiano. Ciò è
richiesto, anzitutto, per essere fedeli alle esigenze evangeliche della
penitenza, ma anche per dare una coerente risposta alla sfida del consumismo e
dell’edonismo diffusi nella nostra società. In tal senso condividiamo la
convinzione espressa da Paolo VI all’indomani del Concilio Vaticano II nella
Costituzione apostolica Paenitemini: «Tra i gravi e urgenti problemi che
si pongono alla nostra sollecitudine pastorale, non ultimo ci sembra quello di
richiamare ai nostri figli — e a tutti gli uomini religiosi del nostro tempo —
il significato e l’importanza del precetto divino della penitenza» (2).
- I -
IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
NELL’ESPERIENZA STORICA DELLA CHIESA
Il digiuno
nell’esempio e nella parola di Gesù
2. Il digiuno dei cristiani trova il suo modello e il suo
significato nuovo e originale in Gesù.
E vero che il Maestro non impone in modo esplicito ai discepoli nessuna pratica
particolare di digiuno e di astinenza. Ma ricorda la necessità del digiuno per
lottare contro il maligno e durante tutta la sua vita, in alcuni momenti
particolarmente significativi, ne mette in luce l’importanza e ne indica lo
spirito e lo stile secondo cui viverlo.
Quaranta giorni di digiuno precedono il combattimento spirituale delle “tentazioni”,
che Gesù affronta nel deserto e che supera con la ferma adesione alla parola di
Dio: «Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di
ogni parola che esce dalla bocca di Dio"» (Mt 4,4) (3).
Con il suo digiuno Gesù si prepara a compiere la sua missione di salvezza
in filiale obbedienza al Padre e in servizio d’amore agli uomini.
Riprendendo la pratica e il valore del digiuno in uso presso il popolo di
Israele, Gesù ne afferma con forza il significato essenzialmente interiore e
religioso, e rifiuta pertanto gli atteggiamenti puramente esteriori e
«ipocriti» (cfr. Mt 6,1-6.16-18): digiuno, preghiera ed elemosina sono un atto
di offerta e di amore al Padre «che è nel segreto» e «che vede nel segreto» (Mt
6,18). Sono un aspetto essenziale della sequela di Cristo da parte dei
discepoli.
Quando gli viene domandato per quale motivo i suoi discepoli non praticano le
forme di digiuno che sono in uso presso taluni ambienti del giudaismo del
tempo, Gesù risponde: «Finché [gli invitati alle nozze] hanno lo sposo con
loro, non possono digiunare» (Mc 2,19). La pratica penitenziale del digiuno non
è adatta a manifestare la gioia della comunione sponsale dei discepoli con
Gesù. Ma egli subito aggiunge: «Verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo
sposo e allora digiuneranno» (Mc 2,20). In queste parole la Chiesa trova il
fondamento dell’invito al digiuno come segno di partecipazione dei discepoli
all’evento doloroso della passione e della morte del Signore, e come forma di
culto spirituale e di vigilante attesa, che si fa particolarmente intensa nella
celebrazione del Triduo della Santa Pasqua.
Il riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione è essenziale e decisivo
per definire il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, come di ogni
altra forma di mortificazione: «Se qualcuno vuoi venire dietro di me rinneghi
se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). E infatti nella sequela
di Cristo e nella conformità con la sua croce gloriosa che il cristiano trova
la propria identità e la forza per accogliere e vivere con frutto la penitenza.
La prassi
penitenziale nell’Antico Testamento
3. La
pratica del digiuno, così come quella dell’elemosina e della preghiera, non è
una novità portata da Gesù:
egli rimanda all’esperienza religiosa del popolo d’Israele, dove il digiuno è
praticato come momento di professione di fede nell’unico vero Dio, fonte di
ogni bene, e come elemento necessario per superare le prove alle quali sono
sottoposte la fede e la fiducia nel Signore.
Mosè ed Elia si astengono dal cibo per prepararsi all’incontro con Dio (4).
La coscienza del peccato, il dolore e il pentimento, la conversione e
l’espiazione, pur manifestandosi in molteplici modi, trovano nel digiuno la
loro espressione più naturale e immediata (5).
Le celebrazioni penitenziali, in tempo di gravi calamità e nei momenti decisivi
dell’Alleanza fra Dio e il suo popolo, comportano anche l’indizione di un
solenne digiuno per l’intera comunità (6).
A rendere più intensa l’implorazione della preghiera, Israele ricorre alla
prostrazione fisica che segue alla rinuncia del cibo (7).
Privandosi del cibo, alcuni protagonisti della storia del popolo d’Israele
riconoscono i limiti della loro forza umana e si appellano alla forza di Dio,
che solo li può salvare (8).
E tuttavia anche nelle pratiche di digiuno, come in ogni espressione della
religiosità, si possono annidare molte insidie: l’autocompiacimento, la pretesa
di rivendicare diritti di fronte a Dio, l’illusione di esimersi con un dovere
cultuale dai più stringenti doveri verso il prossimo. Per questo il profeta
denuncia la falsità del formalismo e predica il vero digiuno che il Signore
vuole:
«Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli
oppressi e spezzare ogni giogo... Dividere il pane con l’affamato, introdurre
in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo» (Is 58,6-7).
C’è dunque un intimo legame fra il digiuno e la conversione della vita, il
pentimento dei peccati, la preghiera umile e fiduciosa, l’esercizio della
carità fraterna e la lotta contro l’ingiustizia: «Buona cosa è la preghiera con
il digiuno e l’elemosina con la giustizia» (Tob 12,8).
La vita nuova
secondo lo Spirito
4. Per il cristiano la mortificazione non è
mai fine a se stessa né si configura come semplice strumento di controllo di
sé, ma rappresenta la via necessaria per partecipare alla morte gloriosa di
Cristo: in questa morte egli viene inserito con il Battesimo e dal Battesimo
riceve il dono e il compito di esprimerla nella vita morale (cfr. Rm 6,3-4), in
una condotta che comporta il dominio su tutto ciò che è segno e frutto del
male: «fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia
insaziabile che è idolatria» (Col 3,5).
L’adesione a Cristo morto e risorto e la fedeltà al dono della vita nuova e
della vera libertà esigono la lotta contro il peccato che inquina il cuore
dell’uomo, e contro tutto ciò che al peccato conduce: di qui la necessità della
rinuncia. «Cristo ci ha liberati perché restassimo liben» (Gal 5,1).
Consapevole di questa responsabilità, l’apostolo Paolo, ad imitazione degli
atleti che si preparano a gareggiare nello stadio, afferma senza timori:
«Tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda
che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato» (1Cor 9,27).
L’impegno al dominio di sé e alla mortificazione è dunque parte integrante
dell’esperienza cristiana come tale e rientra nelle esigenze della vita nuova
secondo lo Spirito: «Vi dico dunque: Camminate secondo lo Spirito e non sarete
portati a soddisfare i desideri della carne... Il frutto dello Spirito è amore,
gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé»
(Gal 5,16.22).
In particolare, per il cristiano l’astinenza non nasce dal rifiuto di alcuni
cibi come se fossero cattivi: egli accoglie l’insegnamento di Gesù, per il
quale non esistono né cibi proibiti né osservanze di semplice purità legale: «Non
c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece
le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» (Mc 7,15).
La tradizione
spirituale e pastorale della Chiesa
5. La dottrina e la pratica del digiuno e dell’astinenza,
da sempre presenti nella vita della Chiesa, assumono una fisionomia più
definita negli ambienti monastici del IV secolo, sia con la sottolineatura
abituale della frugalità, sia con la privazione del cibo in determinati tempi
dell’anno liturgico. Nel medesimo periodo, sotto l’influsso degli usi
monastici, le comunità ecclesiali delineano le forme concrete della prassi penitenziale.
La pratica antica del digiuno consiste normalmente nel consumare un solo pasto
nella giornata, dopo il vespro, a cui fa seguito, abitualmente, la riunione
serale per l’ascolto della parola di Dio e la preghiera comunitaria. Si
consolida, attraverso i secoli, l’usanza secondo cui quanto i cristiani
risparmiano con il digiuno venga destinato per l’assistenza ai poveri ed agli
ammalati. «Quanto sarebbe religioso il digiuno, se quello che spendi per
il tuo banchetto lo inviassi ai poveri!» (9),
esorta Sant’Ambrogio; e Sant’Agostino gli fa eco: «Diamo in elemosina quanto
riceviamo dal digiuno e dall’astinenza» (10).
Così l’astensione dal cibo è sempre unita all’ascolto e alla meditazione della
parola di Dio, alla preghiera e all’amore generoso verso coloro che hanno
bisogno. In questo senso San Pietro Crisologo afferma: «Queste tre cose, preghiera,
digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra. Il
digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno.
Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha
solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega,
digiuni. Chi digiuna abbia misericordia» (11).
Nel IV secolo prende corpo anche l’organizzazione del tempo della Quaresima per
i catecumeni e per i penitenti. Questo viene proposto e vissuto come cammino di
preparazione alla rinascita pasquale nel Battesimo e nella Penitenza (12)
e quindi è orientato verso il Triduo pasquale, centro e cardine dell’anno
liturgico che celebra l’intera opera della redenzione e che costituisce
l’itinerario privilegiato di fede della comunità cristiana (13).
Per questo San Leone Magno può dire che il vero digiuno quaresimale
consiste «nell’astenersi non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai
peccati». (14)
Durante l’epoca medioevale e moderna, la pratica penitenziale viene tenuta in
grande considerazione, diventando oggetto di numerosi interventi normativi ed
entrando a far parte delle osservanze religiose più comuni e diffuse tra il
popolo cristiano.
Il Concilio e il
rinnovamento della disciplina penitenziale
6. Il Concilio Vaticano II,
nella sua finalità di cammino verso la santità e di «aggiornamento pastorale»,
chiede che siano rinnovate le disposizioni della Chiesa sul digiuno e
sull’astinenza, chiarendone le motivazioni nel contesto attuale della vita
cristiana personale e comunitana (15).
Alla richiesta del Concilio risponde Paolo VI con la Costituzione apostolica Paenitemini
sulla disciplina penitenziale (17 febbraio 1966). In essa viene richiamato
in particolare il valore della penitenza come atteggiamento interiore, come
«atto religioso personale, che ha come termine l’amore e l’abbandono nel
Signore: digiunare per Dio, non per se stessi» (16).
Da questo valore fondamentale dipende l’autenticità di ogni forma penitenziale.
In questo contesto Paolo VI sollecita tutti a riscoprire e a vivere il
collegamento del digiuno e dell’astinenza con le altre forme di penitenza e
soprattutto con le opere di carità, di giustizia e di solidarietà: «Là dove è
maggiore il benessere economico, si dovrà piuttosto dare testimonianza di
ascesi, affinché i figli della Chiesa non siano coinvolti dallo spirito del
“mondo”, e si dovrà dare nello stesso tempo una testimonianza di carità verso i
fratelli che soffrono nella povertà e nella fame, oltre ogni barriera di
nazioni e di continenti. Nei paesi invece dove il tenore di vita è più
disagiato, sarà più accetto al Padre e più utile alle membra del Corpo di
Cristo che i cristiani — mentre cercano con ogni mezzo di promuovere una
migliore giustizia sociale — offrano, nella preghiera, la loro sofferenza al
Signore, in intima unione con i dolori di Cristo» (17).
- II -
IL DIGIUNO E L’ASTINENZA
NELLA VITA ATTUALE DELLA CHIESA
L’originalità
del digiuno cristiano
7. Di fronte al rapido mutare delle
condizioni sociali e culturali caratteristico del nostro tempo, e in
particolare di fronte al moltiplicarsi dei contatti interreligiosi e al
diffondersi di nuovi fenomeni di costume, diventa sempre più necessario riscoprire
e riaffermare con chiarezza l’originalità del digiuno e dell’astinenza
cristiani.
Oggi, infatti, il digiuno viene praticato per i più svariati motivi e talvolta
assume espressioni per così dire laiche, come quando diventa segno di protesta,
di contestazione, di partecipazione alle aspirazioni e alle lotte degli uomini
ingiustamente trattati. Circa poi l’astinenza da determinati cibi, oggi si
stanno diffondendo tradizioni ascetico-religiose che si presentano non poco
diverse da quella cristiana.
Pur guardando con rispetto a queste usanze e prescrizioni — specialmente a
quelle degli ebrei e dei musulmani —, la Chiesa segue il suo Maestro e Signore,
per il quale tutti i cibi sono in sé buoni e non sono sottoposti ad alcuna
proibizione religiosa (18),
e accoglie l’insegnamento dell’apostolo Paolo che scrive: «Chi mangia, mangia
per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio» (Rm 14,6).
In tal senso, qualsiasi pratica di rinuncia trova il suo pieno valore, secondo
il pensiero e l’esperienza della Chiesa, solo se compiuta in comunione viva con
Cristo, e quindi se è animata dalla preghiera ed è orientata alla crescita
della libertà cristiana, mediante il dono di sé nell’esercizio concreto della
carità fraterna.
Custodire l’originalità della penitenza cristiana, proporla e viverla in tutta
la ricchezza spirituale del suo contenuto nelle condizioni attuali di vita è un
compito che la Chiesa deve assolvere con grande vigilanza e coraggio.
Il sacramento
della Penitenza e della Riconciliazione
8. In rapporto all’originalità del digiuno e
dell’astinenza è da risvegliare la consapevolezza che la prassi penitenziale
della Chiesa, nelle sue forme molteplici e diverse, raggiunge il suo vertice
nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione.
Il cammino per la conversione del cuore, il desiderio e l’impegno per il
rinnovamento spirituale, l’apertura sincera al «credere al vangelo» (cfr. Mc
1,15) trovano la loro verità piena e la loro singolare efficacia nel segno
sacramentale della salvezza, operata dalla morte e risurrezione di Gesù e da
lui donata alla Chiesa con l’effusione del suo Spirito.
Solo nell’inserimento nel mistero di Cristo morto e risorto, mediante la fede e
i sacramenti, tutti i gesti, grandi e piccoli, di penitenza e di digiuno e
tutte le opere, note e nascoste, di carità e di misericordia acquistano
significato e valore di salvezza.
Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione si rivela in tal modo
necessario non solo per ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il
Battesimo, ma anche per assicurare autenticità e profondità alla virtù della
penitenza e alle diverse pratiche penitenziali della vita cristiana.
Dal rifiorire di una più diffusa e frequente partecipazione a questo
sacramento, vissuto nella fede in tutti gli atti che lo compongono — dall’umile
confessione delle colpe al pentimento, dal proposito di rinnovare la propria
vita all’accoglienza del dono divino della misericordia, fino al compimento
della soddisfazione —‘ l’insieme della prassi penitenziale della Chiesa potrà
acquistare la pienezza del suo significato interiore e religioso, e farsi
strumento di sincero e genuino rinnovamento morale e spirituale. Mediante il
sacramento, infatti, lo Spirito crea il cuore nuovo, diventando così legge di
vita, ossia risorsa di grazia e sollecitazione per un’esistenza convertita e
penitente (19).
I giorni
penitenziali di digiuno e di astinenza
9. Il digiuno e l’astinenza,
nella loro originalità cristiana, presentano anche un valore sociale e
comunitario: chiamato a penitenza non è solo il singolo credente, ma l’intera
comunità dei discepoli di Cristo (20).
Per rendere più manifesto il carattere comunitario della pratica penitenziale
la Chiesa stabilisce che i fedeli facciano digiuno e astinenza negli stessi
tempi e giorni: è così l’intera comunità ecclesiale ad essere comunità
penitente.
Questi tempi e giorni, come scrive Paolo VI, vengono scelti dalla Chiesa «fra
quelli che, nel corso dell’anno liturgico, sono più vicini al mistero pasquale
di Cristo o vengono richiesti da particolari bisogni della comunità ecclesiale»
(21).
Fin dai primi secoli il digiuno pasquale si osserva il Venerdì santo e, se
possibile, anche il Sabato santo fino alla Veglia pasquale (22);
così come si ha cura di iniziare la Quaresima, tempo privilegiato per la
penitenza in preparazione alla Pasqua, con il digiuno del Mercoledì delle
Ceneri o per il rito ambrosiano con il digiuno del primo venerdì di Quaresima.
Mentre il digiuno nel Sacro Triduo è un seguo della partecipazione comunitaria
alla morte del Signore, quello d’inizio della Quaresima è ordinato alla
confessione dei peccati, alla implorazione del perdono e alla volontà di
conversione.
Anche i venerdì di ogni settimana dell’anno sono giorni particolarmente propizi
e significativi per la pratica penitenziale della Chiesa, sia per il loro
richiamo a quel Venerdì che culmina nella Pasqua, sia come preparazione alla
comunione eucaristica nella assemblea domenica-le: in tal modo i cristiani si
preparano alla gioia fraterna della «Pasqua settimanale» — la domenica, il
giorno del Signore risorto — con un gesto che manifesta la loro volontà di
conversione e il loro impegno di novità di vita.
La celebrazione della domenica sollecita, infatti, la comunità cristiana a dare
concretezza e slancio alla propria testimonianza di carità: «E soprattutto la
domenica il giorno in cui l’annuncio della carità celebrato nell’Eucaristia può
esprimersi con gesti e segni visibili concreti, che fanno di ogni assemblea e
di ogni comunità il luogo della carità vissuta nell’incontro fraterno e nel
servizio verso chi soffre e ha bisogno. Il giorno del Signore si manifesta così
come il giorno della Chiesa e quindi della solidarietà e della comunione» (23).
Ciò acquista maggior significato se la domenica è stata preceduta dal venerdì
di digiuno, di astinenza e di mortificazione, ordinati alla preghiera e alla
carità.
Nuove forme
penitenziali
10. Le profonde trasformazioni sociali e
culturali, che segnano i costumi di vita del nostro tempo, rendono
problematici, se non addirittura anacronistici e superati, usi e abitudini di
vita fino a ieri da tutti accettati. Per la pratica dell’astinenza, si pensi
alla distinzione tra cibi «magri» e cibi «grassi»: una simile distinzione porta
in sé il rischio di allontanarsi da quella sobrietà che appartiene al genuino spirito
penitenziale e di ricercare di fatto cibi particolarmente raffinati e costosi,
che di per sé non contrastano con le norme tradizionali fissate dalla Chiesa.
Diventa allora necessario ripensare le forme concrete secondo cui la prassi
penitenziale deve essere vissuta dalla Chiesa dei nostri giorni perché rimanga
nella sua originaria verità. Le comunità ecclesiali, come pure ogni singolo
cristiano, sono impegnati a trovare i modi più adatti per praticare il digiuno
e l’astinenza secondo l’autentico spirito della tradizione della Chiesa, nella
fedeltà viva alla loro originalità cristiana.
Questi modi consistono nella privazione e comunque in una più radicale
moderazione non solo del cibo, ma anche di tutto ciò che può essere di qualche
ostacolo ad una vita spirituale pronta al rapporto con Dio nella meditazione e
nella preghiera, ricca e feconda di virtù cristiane e disponibile al servizio
umile e disinteressato del prossimo.
Il nostro tempo è caratterizzato, infatti, da un consumo alimentare che spesso
giunge allo spreco e da una corsa sovente sfrenata verso spese voluttuarie, e,
insieme, da diffuse e gravi forme di povertà, o addirittura di miseria
materiale, culturale, morale e spirituale. In particolare, il divario tra Nord
e Sud del mondo presenta abitualmente una diversità di condizioni economiche e
sociali veramente spaventosa. A fronte di paesi e nazioni del Nord del pianeta,
dove vige un tenore di vita molto alto, intere popolazioni del Sud vivono in
condizioni subumane di povertà, di malattia e di miseria.
In questo contesto, il problema del digiuno e dell’astinenza si collega, a suo
modo, con il problema della giustizia sociale e della solidale condivisione dei
beni su scala nazionale e mondiale. E in questione allora la responsabilità di
tutti e di ciascuno: anche la singola persona è sollecitata ad assumere uno
stile di vita improntato ad una maggiore sobrietà e talvolta anche
all’austerità, e nello stesso tempo capace di risvegliare una forte sensibilità
per gesti generosi verso coloro che vivono nell’indigenza e nella miseria. Il
grido dei poveri che muoiono di fame non può essere inteso come un semplice
invito ad un qualche gesto di carità; è piuttosto un urlo disperato che reclama
giustizia ed esige che i gesti religiosi del digiuno e dell’astinenza diventino
il segno trasparente di un più ampio impegno di giustizia e di solidarietà:
«Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso
sentirlo! Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un
torrente perenne» (Am 5,23-24).
Alcuni settori
di particolare attenzione
11. Il senso cristiano del digiuno e
dell’astinenza spingerà i credenti non solo a coltivare una più grande sobrietà
di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso discernimento nei confronti
delle scelte da fare in alcuni settori della vita di oggi: lo esige la fedeltà
agli impegni del Battesimo.
Ricordiamo, a titolo di esempio, alcuni comportamenti che possono facilmente
rendere tutti, in qualche modo, schiavi del superfluo e persino complici
dell’ingiustizia:
- il consumo alimentare senza una giusta regola, accompagnato a volte da un
intollerabile spreco di risorse;
- l’uso eccessivo di bevande alcooliche e di fumo;
- la ricerca incessante di cose superflue, accettando acriticamente ogni moda e
ogni sollecitazione della pubblicità commerciale;
- le spese abnormi che talvolta accompagnano le feste popolari e persino alcune
ricorrenze religiose;
- la ricerca smodata di forme di divertimento che non servono al necessario
recupero psicologico e fisico, ma sono finì a se stesse e conducono ad evadere
dalla realtà e dalle proprie responsabilità;
- l’occupazione frenetica, che non lascia spazio al silenzio, alla riflessione
e alla preghiera;
- il ricorso esagerato alla televisione e agli altri mezzi di comunicazione,
che può creare dipendenza, ostacolare la riflessione personale e impedisce il
dialogo in famiglia.
I cristiani sono chiamati dalla grazia di Cristo a comportarsi «come i figli
della luce» e quindi a non partecipare «alle opere infruttuose delle tenebre»
(Ef 5,8.11). Così, praticando un giusto «digiuno» in questi e in altri settori
della vita personale e sociale, i cristiani non solo si fanno solidali con
quanti, anche non cristiani, tengono in grande considerazione la sobrietà di
vita come componente essenziale dell’esistenza morale, ma anche offrono una
preziosa testimonianza di fede circa i veri valori della vita umana, favorendo
la nostalgia e la ricerca di quella spiritualità di cui ogni persona ha grande
bisogno.
Il digiuno e la testimonianza
di carità
12. Lo stile, con il quale Gesù invita i discepoli a digiunare,
insegna che la mortificazione è sì esercizio di austerità in chi la pratica, ma
non per questo deve diventare motivo di peso e di tristezza per il prossimo,
che attende un atteggiamento sereno e gioioso.
Questa delicata attenzione agli altri è una caratteristica irrinunciabile del
digiuno cristiano, al punto che esso è sempre stato collegato con la carità: il
frutto economico della privazione del cibo o di altri beni non deve arricchire
colui che digiuna, ma deve servire per aiutare il prossimo bisognoso: «I
cristiani devono dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, è stato messo da
parte», ammonisce la Didascalia Apostolica (24).
In questo senso il digiuno dei cristiani deve diventare un segno concreto di
comunione con chi soffre la fame, e una forma di condivisione e di aiuto con
chi si sforza di costruire una vita sociale più giusta e umana.
Anche all’interno del nostro Paese, dove permangono e «per certi versi si
accentuano acute contraddizioni, come le molteplici forme di povertà, antiche e
nuove» (25),
la Chiesa si sente interpellata a rivivere e riproporre, nello spirito del
vangelo della carità, la pratica penitenziale come segno e stimolo concreto a
farsi carico delle situazioni di bisogno e ad aiutare le persone, le famiglie e
le comunità nell’affrontare i problemi quotidiani della vita.
Così, i digiuni che accompagnano alcune manifestazioni pubbliche, come sono le
assemblee di preghiera e le marce di solidarietà, possono sollecitare persone e
famiglie, ma anche comunità e istituzioni, a trovare risorse da mettere a
disposizione di organismi impegnati in opere di assistenza e di promozione
sociale. In tal modo è possibile realizzare iniziative di soccorso per i più
poveri, come i servizi di prima accoglienza o i sostegni domiciliari per le
persone anziane, e nello stesso tempo sensibilizzare le comunità alle esigenze
della pace, rendendole accoglienti e solidali con le vittime della violenza e
delle guerre.
- III -
DISPOSIZIONI NORMATIVE
E ORIENTAMENTI PASTORALI
Disposizioni normative
13. Concludiamo
la presente Nota pastorale con le seguenti disposizioni normative, che
trovano la loro ispirazione e forza nel canone 1249 del Codice di diritto
canonico: «Per legge divina, tutti i fedeli sono tenuti a fare penitenza,
ciascuno a proprio modo; ma perché tutti siano tra loro uniti da una comune
osservanza della penitenza, vengono stabiliti dei giorni penitenziali in cui i
fedeli attendano in modo speciale alla preghiera, facciano opere di pietà e di
carità, sacrifichino se stessi compiendo più fedelmente i propri doveri e
soprattutto osservando il digiuno e l’astinenza». Queste disposizioni normative
sono la determinazione della disciplina penitenziale della Chiesa
universale (26),
che i canoni 1251 e 1253 del Codice di diritto canonico affidano alle
Conferenze Episcopali.
1) La legge del digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la
giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera,
attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate»
(27).
2) La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, come pure dei
cibi e delle bevande che, ad un prudente giudizio, sono da considerarsi come
particolarmente ricercati e costosi.
3) Il digiuno e l’astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere
osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo venerdì di Quaresima per
il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore
Nostro Gesù Cristo; sono consigliati il Sabato Santo sino alla Veglia pasquale
(28).
4) L’astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di
Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità
(come il 19 o il 25 marzo).
In tutti gli altri venerdì dell’anno, a meno che coincidano con un
giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l’astinenza nel
senso detto oppure si deve compiere qualche altra opera di penitenza, di
preghiera, di carità.
5) Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60°
anno iniziato; alla legge dell’astinenza coloro che hanno compiuto il
14° anno di età.
6) Dall’osservanza dell’obbligo della legge del digiuno e dell’astinenza può scusare
una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, «il parroco, per
una giusta causa e conforme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può
concedere la dispensa dall’obbligo di osservare il giorno (…) di
penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il
Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, se sono
clericali di diritto pontificio, relativamente ai propri sudditi e agli altri
che vivono giorno e notte nella loro casa» (29).
Orientamenti pastorali
14. Presentiamo
ora, alla luce dei libri liturgici, delle usanze ecclesiali e della
maturazione spirituale dei fedeli, alcuni orientamenti pastorali.
Può essere di grande utilità proporre il digiuno e l’astinenza, unitamente
a momenti di preghiera e a forme di carità:
a) alla vigilia di eventi significativi per la comunità ecclesiale, come sono,
ad esempio, la Confermazione, l’Ordinazione, la Professione religiosa, la
Dedicazione della chiesa o la Festa del patrono o del titolare;
b) nella preparazione o nello svolgimento degli Esercizi e Ritiri spirituali,
delle Missioni al popolo, o di circostanze analoghe, come sono i Sinodi, le
riunioni d’inizio o fine anno pastorale;
c) nelle Quattro Tempora (30)
e, analogamente, nelle ricorrenze collegate alla pietà popolare, come
nella vigilia delle feste dei Santi o nei pellegrinaggi;
d) in particolari circostanze civili ed ecclesiali, nelle quali si fa più
urgente il ricorso a Dio e impellente l’aiuto fraterno (catastrofi, carestie,
guerre, disordini sociali, discriminazioni etniche, crimini contro le persone).
15. Partecipi
della sollecitudine pastorale dei nostri sacerdoti, li invitiamo a
sviluppare una costante opera educativa verso i fedeli loro affidati, così che
la pratica penitenziale si inserisca in modo abituale e armonico nella vita
cristiana personale e comunitaria. In tal senso possono essere utili i seguenti
suggerimenti.
a) Nel tempo sacro della Quaresima i Vescovi, i presbiteri, i diaconi, i
religiosi, ma anche i catechisti e gli educatori, favoriscano la riscoperta e
l’approfondimento dell’originalità cristiana del digiuno e dell’astinenza,
collegandoli intimamente con l’impegno a maturare nella vita di fede e di
carità. In tal senso sono da valorizzare l’ascolto e la meditazione della
parola di Dio, una più intensa vita liturgica, iniziative di preghiera
personale e di gruppo, forme di carità e di servizio.
b) Ogni anno, durante la Quaresima, si propongano alle comunità parrocchiali,
ma anche a gruppi, movimenti e associazioni, uno o più interventi di aiuto a
favore delle situazioni di bisogno, verso le quali far convergere i «frutti»
del digiuno e della carità. E giusto che la comunità abbia poi il resoconto di
quanto si è attuato.
c) È particolarmente importante assicurare il coordinamento delle varie
iniziative catechistiche, liturgiche e caritative in ambito sia nazionale che
locale; così da assumere qualche impegno penitenziale condiviso da tutti: si
renderà più visibile e incisivo il cammino penitenziale della comunità
cristiana come tale.
d) Al fine di diffondere e di approfondire la coscienza cristiana della
penitenza, i vari organismi diocesani — specialmente i Consigli presbiterali e
pastorali, il seminario e gli Istituti di Scienze Religiose —‘ nonché i
superiori degli Istituti di vita consacrata, le comunità parrocchiali, i
responsabili delle aggregazioni ecclesiali e gli operatori della comunicazione
sociale potrebbero promuovere momenti di riflessione sul digiuno e
sull’astinenza nella vita dei singoli cristiani e delle comunità ecclesiali, così
da proporre e programmare in modo convincente, soprattutto all'inizio della
Quaresima, cammini formativi e iniziative di penitenza.
16. L’insieme
di queste riflessioni, destinate a rimotivare e a rinvigorire la prassi
penitenziale del digiuno e dell’astinenza all’interno della comunità cristiana,
non può concludersi senza un appello particolare alle famiglie e a quanti
hanno responsabilità educative.
I genitori e gli educatori avvertano l’importanza e la bellezza di formare
i fanciulli, i ragazzi e i giovani al senso dell’adorazione di Dio e
all’atteggiamento della gratitudine per i suoi doni: da questa radice religiosa
scaturirà la forza per l’autocontrollo, la sobrietà, la libertà critica di
fronte ai bisogni superflui indotti dalla cultura consumista, il dono sincero
di sé attraverso il volontariato, l’impegno a costruire rapporti solidali e
fraterni.
I genitori, per primi, sentano la responsabilità di essere testimoni con la
loro stessa vita, segnata da sobrietà, apertura e attenzione operosa agli altri.
Non indulgano alla diffusa tendenza di assecondare in tutto i figli, ma
propongano loro coraggiosamente forti ideali e valori di vita, e li
accompagnino a conseguirli con convinzione e generosità e senza temere
l’inevitabile fatica connessa. Spingano verso uno stile di vita contrassegnato
dalla gratuità e da uno spirito di servizio che sa vincere l’egoismo e
l’indolenza.
Quest’opera educativa ha motivazioni evangeliche e risorse originali: è parte
integrante di quella formazione alla fede, alla preghiera personale e liturgica
e al coinvolgimento attivo e responsabile nella vita e missione della Chiesa
che i genitori cristiani sono chiamati ad assicurare ai loro figli in forza del
ministero ricevuto con il sacramento del Matrimonio (31).
Anche nella scuola, in particolare attraverso l’insegnamento della religione
cattolica, si espongano i motivi e le forme del digiuno cristiano e si
illustrino i significati personali e sociali dell’impegno penitenziale e in
generale di ogni sforzo ascetico equilibrato.
I giovani siano istruiti anche circa l’obbligo morale e canonico del digiuno,
che ha inizio con i 18 anni (32).
Ai fanciulli e ai ragazzi si propongano forme semplici e concrete di astinenza
e di carità, aiutandoli a vincere la mentalità non poco diffusa per la quale il
cibo e i beni materiali sarebbero fonte unica e sicura di felicità e a sperimentare
la gioia di dedicare il frutto di una rinuncia a colmare la necessità del
fratello: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35).
CONCLUSIONE
Una grazia e una responsabilità per tutta la
Chiesa
17. Con
la pratica penitenziale del digiuno e dell’astinenza la Chiesa accoglie e vive
l’invito di Gesù ai discepoli ad abbandonarsi fiduciosi alla Provvidenza di
Dio, senza alcuna ansia per il cibo: «La vita vale più del cibo e il corpo più
del vestito... Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con
l’animo in ansia... Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno
date in aggiunta» (Lc 12,23.29.3 1).
La comunità cristiana deve mantenere viva la coscienza di essere destinataria
di una particolare grazia ed insieme protagonista di una conseguente
responsabilità, anche nell’ambito della penitenza. Cristo vuole la sua Chiesa
come custode vigile e fedele del dono della salvezza: essa proclama questo dono
nella confessione della fede, lo comunica con la celebrazione dei sacramenti e
lo manifesta con la testimonianza della vita.
I cristiani, partecipi per la grazia del Signore alla vita e alla missione
della Chiesa, possono e devono dare un contributo originale e determinante, non
solo all’edificazione del Corpo di Cristo, ma anche al benessere spirituale e
sociale della comunità umana. Tale contributo è offerto anche dal loro stile di
vita sobrio e talvolta austero: così diventano costruttori di una società più
accogliente e solidale, e fanno crescere nella storia quella «civiltà
dell’amore» che trova il suo principio nella verità proclamata dal Concilio con
le parole: «L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha» (33).
Roma, dalla sede
della C.E.I., 4 ottobre 1994
Festa di S. Francesco d’Assisi Patrono d’Italia
CAMILLO Card.
RUINI
Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
DIONIGI
TETTAMANZI
Segretario Generale
NOTE
1. |
Cfr. Delibera n. 27 (ECEI
3, n. 2282). |
2. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
i7 febbraio 1966 (EV 2, 625). |
3. |
All’esperienza del digiuno
di Gesù la Chiesa nella sua liturgia collega l’istituzione quaresimale: «Egli
consacrò l’istituzione del tempo penitenziale — così canta nel Prefazio della
Prima Domenica di Quaresima — con il digiuno dei quaranta giorni e vincendo
le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del
peccato». |
4. |
Cfr. Es 34,28; 1 Re 19,8. |
5. |
Cfr.
1Sam 7.6. |
6. |
Cfr.GI 2,12-18; Ne
8,13-9,2. |
7. |
Cfr. Ne 1,4; 2Cr 20,3; 2Mc 13,12; Dn 9,3. |
8. |
Cfr. Gdt 8,6; Est 4,3.16. |
9. |
SANT’AMBROGIO, Storia
di Nabot X, 45. |
10. |
SANT’AGOSTINO, Discorso
209,2. |
11. |
SAN PIETRO CRISOLOGO, Discorso
43: PL 52, 320. |
12. |
«Ogni anno — così loda la
Chiesa il suo Dio — tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché assidui
nella preghiera e nella carità operosa attingano ai misteri della redenzione
la pienezza della vita nuova» (Messale romano, I Prefazio di
Quaresima). |
13. |
Cfr. CEI, Evangelizzazione
e Sacramenti, 85 (ECEI, 2,476). |
14. |
SAN LEONE MAGNO, Discorso
6 sulla Quaresima, 1,2. |
15. |
Cfr. Sacrosanctum
Concilium, 109-110 (EV 1, 194-198). |
16. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
I (EV 2,628). |
17. |
Ivi, III (EV 2, 641-642). |
18. |
Cfr.Mt 15,11. |
19. |
Cfr. Sal 50, 12-15. |
20. |
Cfr. Sacrosanctum
Concilium, 110 (EV 1,197). |
21. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
III (EV, 644). |
22. |
Cfr. Sacrosanctum
Concilium, 110 (EV 1,198); l’estensione al Sabato santo è consigliata
anche nelle «Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del
calendario», n. 19 (Messale romano p. LV). |
23. |
CEI, Evangelizzazione e
testimonianza della carità, 28 (ECEI 4, 2747); Cfr. CEI, Precisazioni
sull’anno liturgico, Messale romano, 2a ed., p. LX-LXI. |
24. |
Didascalia
Apostolica V, 20,18. |
25. |
CEI, Evangelizzazione e
testimonianza della carità, n. 4 (ECEI 4, 2721). |
26. |
Cfr. CIC, can. 1250-1253. |
27. |
PAOLO VI, Cost. apost. Paenitemini,
III (EV 2, 647) |
28. |
Cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 110 (EV 1, 198). |
29. |
CIC, can. 1245. |
30. |
Cfr. CEI, Precisazioni
sull’anno liturgico. Messale romano, 2a ed., p. LX (ECEI 3,
1406-1409). |
31. |
Cfr. GIOVANNI PAOLO II,
Esort. apost. Familiaris consortio, nn. 38-39. |
32. |
Cfr. CIC, can. 1252. |
33. |
«Gaudium et
spes. 35. |